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Re: La guerra in Siria

11/04/2018, 18:18

lox1 ha scritto:Diventerai filo turco?

Scherzi? Fosse per me la Turchia sarebbe anche fuori dalla Nato.

Ps: secondo me tu hai capito poco il mio pensiero.

Re: La guerra in Siria

11/04/2018, 18:21

Il vaso di coccio israeliano tra i vasi di ferro occidentale ed eurasiatico

aprile 11, 2018

Alastair Crooke, SCF, 10.04.2018

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La recente serie di eventi porta Israele a ripiegarsi; o almeno, a una profonda riflessione esistenziale, nel settantesimo anniversario della fondazione. La profondità di questa introspezione piuttosto ansiosa è diventata esplicita nella discussione ospitata da Yediot Ahronoth, il più importante giornale israeliano, tra sei ex-capi del Mossad, il servizio d’intelligence israeliano. L’irruzione più diretta in questo stato d’animo cupo era la dichiarazione alla Knesset (parlamento) secondo cui la popolazione tra Giordania e mare era esattamente bilanciata, 6,5 milioni per parte, tra israeliani e palestinesi. Certo, l’uguaglianza demografica si sarebbe verificata a un certo punto, lo sapevano tutti. Non è quindi una sorpresa; ma è uno schiaffo della realtà, nondimeno. Queste cifre furono pubblicate dalle IDF e sono quindi difficili da contestare. Questo momento di realtà riduce così la capacità di certi israeliani di persistere col pio desiderio che i palestinesi sia assai di meno. Questa svolta enormemente simbolica è qui, è arrivata. La domanda su quale tipo di Stato sarà Israele non è più teorica. Uno dei sei ex-direttori del Mossad, Pardo, rispondeva alla domanda qual è, secondo lei, la peggiore minaccia alla sicurezza nazionale israeliana?: “La peggiore minaccia, è il fatto che tra il mare e il fiume Giordano c’è un numero quasi identico di ebrei e non ebrei. Il problema centrale dal 1967 ad oggi è che Israele, per l’intera dirigenza politica, non ha deciso che Paese essere. Siamo l’unico Paese al mondo che non ha definito i propri confini. Tutti i governi vi si sono sottratti… Se lo Stato d’Israele non decide ciò che vuole, alla fine ci sarà uno Stato unico tra mare e Giordano. Questa è la fine della visione sionista“. Due altri eventi definivano il dilemma: in primo luogo, il primo ministro israeliano è stato costretto a un’inversione di marcia su un’iniziativa che avrebbe consentito a decine di migliaia di immigrati africani in Israele di essere reinsediati in Europa. La destra del suo governo di coalizione non voleva che Israele diventasse un canale della migrazione economica africana in Europa, costringendolo alla ritrattazione politica. È probabile che i rifugiati siano ora espulsi in Africa. Potrebbe sembrare un evento relativamente insignificante (tranne che per i migranti), ma ha nuovamente messo a fuoco, specialmente tra gli ebrei liberali in Israele e Stati Uniti, la questione di ciò che ora è la base morale dello Stato israeliano: Israele s’è gonfiato con milioni di immigrati dall’URSS (molti dei quali non sono ebrei). Israele ora abbandona la missione dello Stato su “esilio e rifugio”, allargando lo scisma tra gli ebrei statunitensi.
Il terzo evento sconcertante è stata la “marcia del ritorno” degli abitanti di Gaza verso il recinto che separa Gaza da Israele: Israele rispose sparando uccidendo 17 palestinesi: “Immaginate il risultato“, aveva detto a Ben Caspit un ufficiale israeliano, “se avessero spezzato il recinto, anche in un solo punto, marciando verso Israele. Sarebbe finita in un bagno di sangue“. La collisione tra la notizia che i palestinesi sono ora 6,5 milioni, con la nuova inedita tattica della dimostrazione di massa palestinese per i diritti civili con proteste pacifiche, da i brividi alla sicurezza israeliana: quale sarebbe la conseguenza se centomila palestinesi affollassero la recinzione, irrompendo e invadendo città e campagne vicine? Panico, e quindi sparatorie. Ma queste domande esistenziali sorgono mentre sorge la difficile costellazione geostrategica d’Israele. Un esempio, citato dal New Yorker, un ex-funzionario statunitense che partecipò al primo briefing di Jared Kushner presso l’NSC: ““Abbiamo tirato fuori la mappa e valutato la situazione”, aveva detto l’ex-funzionario della difesa. “Esaminando la regione, hanno concluso che la fascia settentrionale del Medio Oriente era persa a favore dell’Iran. In Libano, Hezbollah, agente iraniano, controlla il governo. In Siria, l’Iran ha contribuito a salvare il Presidente Bashar al-Assad dal disastro militare e ora ne rafforza il futuro politico. In Iraq, il governo, nominalmente filo-USA, è influenzato da Teheran. “Abbiamo quel tipo da mettere da parte”, mi disse il funzionario. “Abbiamo pensato, e ora? Le nostre ancore sono Israele e Arabia Saudita”. E il risultato: Kushner, che non ha esperienza del Medio Oriente, si recò a Riyadh per diverse sessioni “tutta la notte” col suo nuovo amico MbS, per discutere le “idee di quest’ultimo su come rifare il Medio Oriente… Ma, Bannon disse al New Yorker, il messaggio che lui e Kushner volevano che Trump trasmettesse ai capi della regione era che lo status quo doveva cambiare, e in più posti, così era meglio. “Gli abbiamo detto, Trump gli ha detto: “Vi sosteniamo, ma vogliamo azione, azione”, disse Bannon. Nessuno sembrava più desideroso di sentire quel messaggio del vice-principe ereditario. “Il giudizio era che dovevamo trovare un agente del cambiamento”, mi disse l’ex-funzionario della difesa. “È qui che arrivò MbS. L’avremmo accolto come agente del cambiamento”. Cosa? Bannon e Kushner dichiaravano di volere cambiare lo status quo del Medio Oriente, ma avendo appena concluso di aver già perso il settentrione e forse anche l’Iraq, a favore dell’Iran, decisero di assegnare il compito a MbS che aveva detto a un incredulo Tony Blinken (nel 2015): ““Mi ha detto che il suo obiettivo era sradicare l’influenza iraniana nello Yemen”, secondo Blinken. Fui colto alla sprovvista, osservò Blinken: scacciare i simpatizzanti dell’Iran dal Paese richiederebbe un bagno di sangue. “Gli dissi che poteva fare molte cose per minimizzare o ridurre l’influenza iraniana. Ma per eliminarla…?”” MbS è colui che può “respingere i persiani”, come sosteneva Steve Bannon? Questo non può essere preso sul serio. Qualcuno ricordò a Kushner le parole di Stalin a Pierre Laval nel 1935: “Il Papa! Quante divisioni ha il Papa di Roma?“. Non c’è da stupirsi che la dirigenza della sicurezza israeliana sia cauta.
Yediot Ahoronot racconta: “Ho chiesto agli ex-direttori del Mossad se loro, guardando Israele nel 70° anniversario, fossero soddisfatti: “Fui il primo direttore del Mossad che non faceva parte della generazione del 1948”, disse Shabtai Shavit. “Sono nato nello Stato, e mi sento molto male per ciò che vi accade. I problemi sono così grandi, profondi, ampli. Non ci sono linee rosse, niente è tabù. Come membri della comunità d’intelligence, la nostra capacità più importante è cercare di prevedere il futuro. Mi chiedo che tipo di Paese lascerò ai miei nipoti, e non riesco a trovare una risposta”.” Shavit si riferiva principalmente alle divisioni interne e alla perdita d’integrità della leadership politica israeliana; ma la situazione geopolitica non è nemmeno favorevole ad Israele. Gli USA, in un modo o nell’altro, si ritirano dal Medio Oriente. Più significativamente, tuttavia, diventa evidente che, col desiderio degli USA di ridurre Cina e Russia. s’innescava una risposta inaspettata. Sembra che Cina e Russia ne abbiano abbastanza del belluismo occidentale. Forse fu la strambata delle “potenze revisioniste” nella dichiarazione sulla postura della difesa nazionale degli Stati Uniti; forse l’escalation della guerra dei dazi; o forse “l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso” è stata l’espulsione dei diplomatici russi coordinata cogli “Skripal” (che sembra aver infuriato la Cina tanto quanto la Russia) ad aver scatenato questa reazione. Qualunque sia la causa, i “guanti sono tolti” a quanto pare. Cina e Russia non intendono più “subire”. Ciò ha importanti implicazioni per il Medio Oriente: Cina e Russia illustrano in modo molto visibile agli USA profondità e forza dell’unità strategica esistente tra esse. L’Iran ne fa parte ed è anche un partner strategico. La Cina infliggerà danni agli Stati Uniti se persistono con la guerra dei dazi (o altra modalità di guerra finanziaria). La Russia, cooperando con la Cina, causerà danni agli Stati Uniti, nel caso in cui ritenga che il loro Stato profondo continui a minacciarla. Neanche Iran o Siria accetteranno di essere ingiustificatamente presi di mira dagli interessi occidentali. Il Presidente Putin l’ha chiarito al primo ministro Netanyahu dopo l’abbattimento dell’F16 israeliano: la Russia ha ora interessi nella regione, e non permetterà ad Israele di “fare casino”. Chi si tirerà indietro da questo “gioco del pollo”? Non è chiaro. Potrebbe invece intensificarsi. Apparentemente, la Cina ha molto da perdere da una guerra dei dazi, ma gli Stati Uniti potrebbero essere più vulnerabili di quanto si pensi. Questa amministrazione ha legato indissolubilmente la credibilità politica dello Stato ai mercati finanziari (in particolare azionario). I mercati azionari sono quindi diventati la via del successo politico degli USA. Ci sono segnali che la Cina sappia che i mercati azionari e del debito statunitensi sono il tallone d’Achille degli USA. Steven Englander di Rafiki Capital Management nota: “Il trade spider si gioca in gran parte sui mercati finanziari, con la reazione sui titoli usati per determinare la saggezza della Cina o la politica degli Stati Uniti. I dazi statunitensi sembrano essere stati scelti per favorire economia e commercio. La risposta della Cina oggi è dettata dal desiderio d’infliggere il più netto danno politico e finanziario al mercato. È difficile credere che un Paese con dazi più alti ed esportazioni negli USA ad alta intensità di manodopera e quasi quattro volte le importazioni dagli USA, possa vincere una guerra commerciale. Tuttavia, ciò potrebbe avverarsi se la politica statunitense sarà più sensibile ai prezzi di azioni e prodotti politicamente sensibili che non alla politica della Cina, coi beni appena sottoposti a dazi. Un voto di fiducia percepito dai mercati finanziari può avere conseguenze sul mondo reale rafforzando i rispettivi processi negoziali: le reazioni positive danno ai politici maggiore margine di manovra nel sospingere le proprie politiche; una svendita sul mercato aumenterà la pressione per arretrare o trovare una soluzione rapida“.
La deterrenza d’Israele ne sarà probabilmente vittima, dato che USA ed asse Cina-Russia si scontrano. Il borbottio belluino di Bannon sul “nostro piano per annientare il califfato fisico dello SIIL in Iraq e in Siria, non attrito e annientamento, e far retrocedere i Persiani”, potrebbe sembrare neo-realista, ma sarebbe anche vuota retorica. L’Iran è un interesse russo, per diversi motivi, gli israeliani sono stati avvertiti e la loro capacità di agire è limitata. E i mercati azionari israeliani, oltre a Wall Street, potrebbero subire anche “danni collaterali” con queste nuove guerre finanziarie, esacerbandone le tensioni interne. Infine, la concatenazione di eventi può far sì che alcuni israeliani riflettano sul perché antagonizzare l’Iran, se Cina e Russia sembrano pronti a emergere come prossimo asse di potenze dell’Eurasia. È in corso un cambiamento strategico. E, dopotutto, Israele fu abbastanza pragmatico da avere relazioni coi nuovi leader rivoluzionari dell’Iran immediatamente dopo il 1979. Israele si fermò ed iniziò a demonizzare l’Iran solo come conseguenza del cambiamento nella politica interna israeliana, e non per una nuova minaccia.
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Traduzione di Alessandro Lattanzio
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Re: La guerra in Siria

11/04/2018, 18:39

TheApologist ha scritto:Prima bisogna capire se stanno bluffando o meno...

La possibilità esiste, abbiamo già visto il bluff degli USA sulla Nord Corea
Tuttavia penso che Trump non stava affatto bluffando con la Nord Corea, è stato fermato da quelli attorno a lui, come Bannon che ci ha rimesso il posto proprio per quel motivo.
Ma ora temo che siamo in una situazione diversa, sembra che gli USA e Francia siano già convinti per l'intervento
Dobbiamo sperare nell'Inghilterra come nel 2013, a quell'epoca il rifiuto inglese ha influito molto sulle decisioni successive che alla fine hanno portato Kerry alla mediazione sulle armi chimiche.
Penso che la situazione dipenda molto dalla posizione inglese, Theresa May mi è parsa piuttosto incaxxata

Re: La guerra in Siria

11/04/2018, 18:53

Media: jet Usa da Sigonella verso Siria

http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... fa69e.html

Re: La guerra in Siria

11/04/2018, 18:56

Certo che qualcuno fa proprio di tutto per fare incaxxare Putin... [8]

Ghouta, fuoco contro giornalisti russi
Mondo
18:44 11.04.2018

Attaccato autobus con giornalisti russi al ritorno dalla Ghouta Orientale.

L'autobus è stato attaccato mentre era in moto, tre corrispondenti sono stati feriti, soccorsi e ricoverati.

"Il 11 aprile, intorno alle 18:20 ora locale un autobus con a bordo giornalisti russi al ritorno dalla Ghouta Orientale, dove avevano girato un reportage, è finito sotto il fuoco da parte di ignoti che hanno sparato con armi di piccolo calibro", ha reso noto il ministero Difesa russo.
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Edit: Molto interessanti le considerazioni di un nostro ufficiale...

IL GENERALE BERTOLINI AL MATTINO: GLI USA POTREBBERO INNESCARE UNA DEFLAGRAZIONE SIRIANA

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IL MATTINO del 10 Aprile 2018
«Spero che gli Usa non prendano decisioni sciagurate»

Il generale Bertolini teme che un attacco statunitense possa innescare la miccia

Escalation Se i russi capiscono che Assad è all’angolo interverranno a loro volta

di Ebe Pierini
Entro poche ore Donald Trump deciderà se intervenire militarmente in Siria. Un’opzione che potrebbe cambiare ed aggravare l’attuale scenario. Il generale Marco Bertolini, che è stato al vertice del Comando operativo interforze italiano, analizza la delicata situazione e quelle che potrebbero essere le conseguenze dell’attacco.
Come verrebbe condotto un eventuale intervento militare americano?
«Quello che possono fare gli Stati Uniti è lanciare dei missili Cruise dalle loro portaerei come fecero a Baghdad nel 2001. Oppure possono effettuare degli interventi aerei con caccia o con droni. Non credo assolutamente che prevederebbero il dispiegamento di ulteriori truppe sul terreno. Impiegare militari a terra richiede un’organizzazione non indifferente. Occorre possedere basi di partenza, basi intermedie e una logistica importante. Pensiamo a quanto accadde in Iraq allorché misero in campo un dispositivo enorme in Arabia Saudita prima di iniziare l’intervento. Secondo quanto riportato dai turchi in Siria i soldati americani sono già presenti. Non possiamo stabilire il loro numero preciso ma vi sarebbero una dozzina di basi statunitensi nel Kurdistan siriano e una base a sud, al confine con la Giordania. Il loro obiettivo è quello di controllare gli itinerari che arrivano dall’Iraq per isolare la Siria dall’Iran».
Quali sarebbero gli obiettivi principali di possibili bombardamenti americani?
«Interverrebbero contro strutture militari, aeroporti, sistemi di comando e controllo per fiaccare Assad e per cercare di impedire alla difesa aerea siriana di rispondere. Non credo però che bombarderebbero la città di Damasco».
Quali le insidie maggiori per gli americani in caso di attacco?
«Oggi la difesa aerea siriana può contare sui missili S400 di fabbricazione russa. Gli stessi che sono stati venduti ai turchi. Questo rappresenta un serio pericolo per l’aviazione americana. Se la difesa aerea di Assad non può coprire l’intero territorio siriano di sicuro può farlo per quanto riguarda le aree principali. Quindi qualche aereo americano potrebbe essere abbattuto dai siriani».
Nel caso di un’escalation e di un intervento americano quale potrebbe essere il ruolo dell’Italia?
«Non ci sono dubbi sul fatto che l’Italia offrirebbe le proprie basi. D’altronde lo si è visto già in altre occasioni. Poi, dopo un eventuale attacco, andremmo a fare le cosiddette missioni di pace».

Generale cosa accadrebbe se Trump decidesse di agire in Siria?
«Spero che Trump non prenda una decisione così sciagurata perché Assad è colui che finora ci ha salvato dall’Isis facendoci da argine al terrorismo jihadista e perché, se cadesse la Siria, poi sarebbe la volta del Libano. Un intervento americano sarebbe la miccia di un conflitto pericolosissimo in quanto coinvolgerebbe di sicuro anche la Russia e sarebbe una cosa davvero spaventosa. Spero che quello di Trump sia soltanto un abbaiare per non mordere. Sarebbe davvero una mossa sciagurata intervenire. Di sicuro ci stiamo avvicinando ad un momento critico per la storia del Mediterraneo. Se i russi capiscono che Assad è a rischio si sentiranno spinti ad intervenire a loro volta. Se succedesse una cosa del genere lo scenario sarebbe completamente differente e ci troveremmo di fronte alla terza guerra mondiale che vedrebbe il coinvolgimento di numerosi attori. Inoltre questo comporterebbe il rischio di un’escalation nucleare».
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Ultima modifica di Angel_ il 11/04/2018, 19:11, modificato 1 volta in totale.

Re: La guerra in Siria

11/04/2018, 19:10

Angel_ ha scritto:Certo che qualcuno fa proprio di tutto per fare incaxxare Putin... [8]
Ghouta, fuoco contro giornalisti russi
Mondo
18:44 11.04.2018
Attaccato autobus con giornalisti russi al ritorno dalla Ghouta Orientale.
L'autobus è stato attaccato mentre era in moto, tre corrispondenti sono stati feriti, soccorsi e ricoverati.
"Il 11 aprile, intorno alle 18:20 ora locale un autobus con a bordo giornalisti russi al ritorno dalla Ghouta Orientale, dove avevano girato un reportage, è finito sotto il fuoco da parte di ignoti che hanno sparato con armi di piccolo calibro", ha reso noto il ministero Difesa russo.
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Beh sono anni che i russi accoppano gente da quelle parti ...

Re: La guerra in Siria

11/04/2018, 19:20

Israele in massima allerta: ora teme la risposta dell’Iran

Israele è in stato d’allerta. Il bombardamento della base aerea T-4 in Siria, con la morte di sette consiglieri iraniani, è un punto di svolta della guerra. Dopo il presunto attacco chimico di Douma, la tensione in Medio Oriente è alle stelle. La flotta Usa si avvicina alle coste siriane, Eurocontrol ha diramato l’allerta ai voli civili per le prossime 72 ore e ci si aspetta che, questa volta, Iran e Russia possano rispondere a un’eventuale operazione della coalizione composta da Usa, Francia e Gran Bretagna e, probabilmente, Paesi arabi alleati.

L’Iran questa volta non è disposto a soprassedere a quello che è a tutti gli effetti un bombardamento diretto nei suoi confronti. Israele ha periodicamente bombardato in territorio siriano contro i movimenti delle forze legate all’Iran, ma erano quasi tutti strike mirati contro Hezbollah e su convogli. Una base è un’altra cosa. E quelle sette bare arrivate a Teheran sono state considerate vittime di una guerra diretta tra Iran e Israele. Attacco che Tel Aviv non ha rivendicato – ma neanche smentito – e che per Russia, Siria e Iran ha una chiara matrice.

Ali Akbar Velayati, consigliere del leader supremo dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha detto in un’intervista al canale libanese Al Mayadeen che “il crimine di Israele non rimarrà senza risposta”. E il ministro israeliano della Difesa Avigdor Lieberman ha detto esplicitamente: “Non permetteremo all’Iran di stabilirsi in Siria: a qualunque costo. Non abbiamo altra scelta. Accettare una presenza iraniana permanente in Siria significa accettare una garrota iraniana al collo. Non possiamo permettere che questo accada”.

Ieri, il ministero degli Esteri russo ha convocato l’ambasciatore israeliano Gary Koren per un incontro con il vice ministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov. Il Cremlino vuole vederci chiaro. L’attacco in Siria è stato un gesto considerato da Mosca “molto pericoloso”. E c’è chi dice che gli israeliani non abbiano informato i russi, ma solo gli americani.

Per Israele, i fronti aperti sono tre: Siria, Libano e Striscia di Gaza. Oggi si riunirà il gabinetto di sicurezza per discutere le tensioni sul confine settentrionale. All’incontro, saranno presenti i funzionari delle agenzie di intelligence che daranno ai ministri le loro valutazioni sui recenti sviluppi. L’esercito israeliano è pronto a ogni evenienza. L’attacco vicino Homs ne è la dimostrazione.

Le Israel defense forces (Idf) si preparano per un altro giorno di manifestazioni palestinesi vicino al confine israeliano con la Striscia di Gaza. Il video pubblicato ieri di un cecchino israeliano che spara a un palestinese inerme festeggiandone l’uccisione, può essere l’ennesimo motivo per riaccendere la miccia, dopo che l’Egitto si era impegnato a far abbassare i toni dello scontro.

Ieri, proprio per cercare un minimo spiraglio, l’esercito aveva annunciato che avrebbe allargato la zona di pesca per le barche di Gaza. I leader di Hamas, l’organizzazione che controlla la Striscia, avevano chiesto questa estensione come dimostrazione di buona volontà. Ma quest’idea era precedente a quanto avvenuto al confine in questi giorni.

La speranza, per i palestinesi, è che i vertici della Difesa israeliana siano distratti da quanto avviene nel nord. Gaza è evidentemente una priorità inferiore rispetto agli eventi a nord di Israele. Ma potrebbe anche avvenire qualcos’altro: e cioè che l’esercito intensifichi ulteriormente la sua risposta contro le proteste palestinesi. Il tutto per convincere Hamas a desistere. Per Tel Aviv, in questo momento, non è assolutamente auspicabile una guerra di logoramento lungo il confine con la Striscia. Questa mattina, le Idf hanno già annunciato di aver ripreso lanci di artiglieria contro obiettivi di Hamas.

L’idea di un conflitto su tre fronti, che coinvolga Siria, Libano – in particolare Hezbollah – e la Striscia di Gaza, è una cosa paventata da molti vertici dell’intelligence e della Difesa di Israele. Ma sarebbe un gioco pericolosissimo. Proprio per questo motivo, a nord, Benjamin Netanyahu e tutti i vertici israeliani hanno chiesto agli Stati Uniti e agli alleati occidentali di intervenire. L’idea è che le prossime ore siano decisive.

http://www.occhidellaguerra.it/israele-allerta-iran/

Re: La guerra in Siria

11/04/2018, 19:30

gippo ha scritto:
Angel_ ha scritto:Certo che qualcuno fa proprio di tutto per fare incaxxare Putin... [8]
Ghouta, fuoco contro giornalisti russi
Mondo
18:44 11.04.2018
Attaccato autobus con giornalisti russi al ritorno dalla Ghouta Orientale.
L'autobus è stato attaccato mentre era in moto, tre corrispondenti sono stati feriti, soccorsi e ricoverati.
"Il 11 aprile, intorno alle 18:20 ora locale un autobus con a bordo giornalisti russi al ritorno dalla Ghouta Orientale, dove avevano girato un reportage, è finito sotto il fuoco da parte di ignoti che hanno sparato con armi di piccolo calibro", ha reso noto il ministero Difesa russo.
Fonte

Beh sono anni che i russi accoppano gente da quelle parti ...


Ghouta è dove si sostiene che ci sia stato un attacco chimico da parte di Assad...i giornalisti russi probabilmente erano la per documentare questa notizia... [8D]
https://www.veteranstoday.com/2018/04/1 ... rn-ghouta/

Re: La guerra in Siria

11/04/2018, 20:03

[:291]



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http://www.difesaonline.it/mondo-milita ... io-oriente

Re: La guerra in Siria

11/04/2018, 20:18

[:296]



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A quanto apprendiamo, un’aerocisterna italiana Kc-767 di stanza in Kuwait sta rifornendo sui cieli tra Giordania e Arabia Saudita aerei della coalizione internazionale, non si sa se americani o di altra nazionalità. Il nostro aereo, insieme con altri quattro, si trova in Kuwait per le operazioni in Iraq. Sarebbe interessante sapere il governo italiano cosa ne pensa di questa operazione contro uno Stato sovrano, la Siria, e sapere se gli “alleati” lo hanno almeno avvisato. Senza prove, senza mandato Onu, si sta per consumare un’aggressione che potrebbe causare conseguenze inimmaginabili per il mondo intero. Non riuscendo a sconfiggere il legittimo governo di Bashar el Assad sul campo tramite mercenari jihadisti, ora si tenta di attaccarlo militarmente. Si apprende anche che 11 navi militari presumiibilmente russe stanno abbandonando i porti siriani. Nelle prossime ore se ne saprà di più. Sull’inettitudine del governo italiano morente sappiamo invece già tutto…

Re: La guerra in Siria

11/04/2018, 20:19

questi ancora vanno in giro con sti pachidermi di metallo. Secondo me lo fanno apposta per farsela affondare così si risparmiano i miliardi di dollari per il suo smantellamento e smaltimento. Una volta sul fondo del mediterraneo, colpita in una fase di guerra, chi volete che gli chieda di rimuoverla...

Con le 2 torri ha funzionato a dovere no?

Re: La guerra in Siria

11/04/2018, 20:23

hanno rotto i coglion1 sti anglo americani di merd4, vi mancano iran, siria e nord corea sotto il controllo della banca centrale rothschild? bene prendetevele senza causare troppe vittime ci siamo stufati. instaurate sto nwo e toglietevi dai coglion1.

Re: La guerra in Siria

11/04/2018, 20:28

... Bèh, visto che Obama ha combinato tutto il casino in M.O. ora ci prova Putin a beccarselo (e ci sta provando) ... [8D]

Re: La guerra in Siria

11/04/2018, 20:38

Qua andiamo in guerra e manco ci avvisano...

Re: La guerra in Siria

11/04/2018, 20:40

Ufologo 555 ha scritto:Sarebbe interessante sapere il governo italiano cosa ne pensa di questa operazione contro uno Stato sovrano, la Siria

Quale governo??!!!
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