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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 25/01/2016, 15:14 
MaxpoweR ha scritto:
Atlanticus81 ha scritto:

Io inizio a pensare che non siano concretizzabili solo PERCHE' NON LO VOGLIAMO... e allora siamo solo degli sporchi ipocriti poiché quando un bambino muore in una miniera di coltan la responsabilità è NOSTRA prima ancora dei potenti della terra.


Muoiono bambini ovunque ed a causa della qualunque così come muoiono persone ovunque e dovunque. E' il ciclo della vita. Anche per permetterti di navigare in internet muoiono persone o pensi che i PC i tablet i cellulari e le reti siano fatti di polvere di fata?.


Col ca**o che questo è il ciclo della vita... questo è sopruso e prevaricazione da parte dell'Uomo (in questo caso l'occidente) sull'Uomo (in questo caso l'Africa)

Coltan: strage di bambini e innocenti sotto gli occhi conniventi del mondo
http://www.improntaunika.it/2015/07/col ... del-mondo/

E a tutte le tue osservazioni di cui sopra la risposta è semplice anche se tanto la ignorerai e la biasimerai.

La risposta è CON UN ATTO DI AUTO-RESPONSABILIZZAZIONE COSCIENTE... sia singola che collettiva.

Se ho la possibilità di spostarmi attraverso mezzi pubblici o posso andare in bicicletta dovrei preferirlo rispetto all'utilizzo del veicolo privato... serve una norma per questo?

La verità è che ci sguazziamo nel "Sistema" e che siamo noi stessi tutori dello status-quo... le chiacchiere le facciamo noi, non chi propone o realizza nel suo piccolo stili di vita alternativi che, se adottati a livello macro, GIA' migliorerebbero questo schifo di mondo.

La Rinascita Sociale Globale SIAMO NOI a non volerla... allora amen e così sia...



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 25/01/2016, 19:30 
Atlanticus81 ha scritto:

Col ca**o che questo è il ciclo della vita... questo è sopruso e prevaricazione da parte dell'Uomo (in questo caso l'occidente) sull'Uomo (in questo caso l'Africa)

Coltan: strage di bambini e innocenti sotto gli occhi conniventi del mondo
http://www.improntaunika.it/2015/07/col ... del-mondo/


Ritieni di dover fermar questo specifico sopruso? Come?

Hai 2 possibilità:

1) fermare lo "stupro" (roftl) della terra e bloccarne l'estrazione.
2) rendere quel lavoro tale che a morire non siano i bambini ma gli adulti e magari cercando di farne morire il meno possibile.

Vedo sprazzi di ipocrisia e irrealizzabilità in entrambe le soluzioni.

Vediamo il punto 1.

Posto che:

Cita:
Utilizzi[modifica | modifica wikitesto]
Il niobio si usa nell'industria metallurgica per la preparazione di leghe metalliche con elevato punto di fusione, per aumentare la resistenza alla corrosione in alcuni tipi di acciai inossidabili e, infine, nella preparazione di superconduttori elettromagnetici.
Il tantalio si usa sotto forma di polvere metallica nell'industria elettronica e dei semiconduttori per la costruzione di condensatori ad alta capacità e dimensioni ridotte che sono largamente usati in telefoni cellulari e computer.


Come procederesti? Fermiamo la produzione di componenti elettronici? Mentre che arrivi un qualche asceta a dirci quale altre materiale usare per utilizzarlo? Ma senza i suddetti strumenti come si fa a studiare sperimentare e testare nuovi materiali e nuove leghe? Mistero. Ma si sa a chiacchiere tutto è fattibile no?

Per non parlare di cosa accadrebbe all'intero sistema mondiale togliendo tutto l'apparato tecnologico di cui disponiamo.

Spiegami come intendi fare sono tutt'orecchi.

Punto 2.

L'intera industria tecnologica vedrebbe schizzare alle stelle i costi causando una diminuzione dei profitti quindi una diminuzione della produzione ed una diminuzione dei posti di lavoro. questo giusto per semplificare la questione.

L'ipocrisia dov'è? L'ipocrisia sta nel dispiacersi per questa gente ma continuare ad usare PC, TABLET, CELLULARE, TV e tutti gli altri apparati tecnologici anche per uso scientifico e MEDICO che richiedono l'uso di questo "minerale". E soprattutto il coltan no ma il petrolio il gas il carbone il legname si? Uccidere piante ed animali per nutrirsi non è uno stupro? Uccidere un orso per ricavarne una pelliccia non è uno stupro? Parliamo smepre di estrazione di RISORSE NATURALE per soddisfare i propri bisogni.

Cita:
La risposta è CON UN ATTO DI AUTO-RESPONSABILIZZAZIONE COSCIENTE... sia singola che collettiva.


Non è una risposta, sono chiacchiere. Io sono cosciente del problema ma lo ritengo un male necessario. Tu sei cosciente del problema ma ipocritamente biasimi me perchè lo accetto quando tu stesso non fai altro che goderne i frutti sputando nel piatto in cui mangi. volessi essere coerente dovresti spegnere il pc il cellulare e tutta la tecnologia di cui disponi ma a quel punto chi raggiungeresti? Potresti metterti a fare volantinaggio ma in quel caso consumeresti inutilmente LA CARTA distruggendo la foresta pluviale...

quindi te lo ripeto invece di fare chiacchiere inutili, (che si sono piacevoli ma fino ad un certo punto e cioè fino a quando non ci si convince che LE CHIACCHIERE SIANO LA SOLUZIONE perchè a quel punto non restano piacevoli ma sono solo fastidiose ed inutili) bisognerebbe cominciare a parlare di COSE CONCRETE quali soluzioni tecnologiche alternative soluzioni socio-economiche fattibili ed implementabili con road map precise. Perché a tutti piacerebbe vivere nel mondo delle favole ma ancora nessuno ha scperto come lo si possa trasporre nel mondo reale.

Cita:
Se ho la possibilità di spostarmi attraverso mezzi pubblici o posso andare in bicicletta dovrei preferirlo rispetto all'utilizzo del veicolo privato... serve una norma per questo?


Io se ho la possibilità di NON usarli non li uso invece.
Perché non la ritengo una azione che possa salvare il mondo lo ritengo solo un gesto ipocrita per salvarsi la coscienza. Uso il mezzo pubblico quando mi serve i mezzo pubblico ed il mezzo privato quando lo ritengo necessario IN BASE ALLE MIE ESIGENZE non a quelle DELLA TERRA. Anche perchè dal mio punto di vista io sono un "frutto" del pianeta ed il mio comportamento è frutto della mia evoluzione sullo stesso e quindi il mio comportamento è del tutto NATURALE.Se la terra soffre per aver generato una specie infestante prima o poi se ne libererà :)

Ma l'esempio che hai fatto è comunque poco significativo rispetto a ciò che ti ho chiesto anche in altre circostanze e che tu hai eluso.

Partiamo dal coltan qual'è la tua road map e in coerenza col suo non utilizzo quali mezzi alternativi proponi per studiare soluzioni adeguate?



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 25/01/2016, 21:01 
MaxpoweR ha scritto:
Atlanticus81 ha scritto:

Col ca**o che questo è il ciclo della vita... questo è sopruso e prevaricazione da parte dell'Uomo (in questo caso l'occidente) sull'Uomo (in questo caso l'Africa)

Coltan: strage di bambini e innocenti sotto gli occhi conniventi del mondo
http://www.improntaunika.it/2015/07/col ... del-mondo/


Ritieni di dover fermar questo specifico sopruso? Come?

Hai 2 possibilità:

1) fermare lo "stupro" (roftl) della terra e bloccarne l'estrazione.
2) rendere quel lavoro tale che a morire non siano i bambini ma gli adulti e magari cercando di farne morire il meno possibile.

Vedo sprazzi di ipocrisia e irrealizzabilità in entrambe le soluzioni.

Vediamo il punto 1.

Posto che:

Cita:
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Il niobio si usa nell'industria metallurgica per la preparazione di leghe metalliche con elevato punto di fusione, per aumentare la resistenza alla corrosione in alcuni tipi di acciai inossidabili e, infine, nella preparazione di superconduttori elettromagnetici.
Il tantalio si usa sotto forma di polvere metallica nell'industria elettronica e dei semiconduttori per la costruzione di condensatori ad alta capacità e dimensioni ridotte che sono largamente usati in telefoni cellulari e computer.


Come procederesti? Fermiamo la produzione di componenti elettronici? Mentre che arrivi un qualche asceta a dirci quale altre materiale usare per utilizzarlo? Ma senza i suddetti strumenti come si fa a studiare sperimentare e testare nuovi materiali e nuove leghe? Mistero. Ma si sa a chiacchiere tutto è fattibile no?

Per non parlare di cosa accadrebbe all'intero sistema mondiale togliendo tutto l'apparato tecnologico di cui disponiamo.

Spiegami come intendi fare sono tutt'orecchi.

Punto 2.

L'intera industria tecnologica vedrebbe schizzare alle stelle i costi causando una diminuzione dei profitti quindi una diminuzione della produzione ed una diminuzione dei posti di lavoro. questo giusto per semplificare la questione.

L'ipocrisia dov'è? L'ipocrisia sta nel dispiacersi per questa gente ma continuare ad usare PC, TABLET, CELLULARE, TV e tutti gli altri apparati tecnologici anche per uso scientifico e MEDICO che richiedono l'uso di questo "minerale". E soprattutto il coltan no ma il petrolio il gas il carbone il legname si? Uccidere piante ed animali per nutrirsi non è uno stupro? Uccidere un orso per ricavarne una pelliccia non è uno stupro? Parliamo smepre di estrazione di RISORSE NATURALE per soddisfare i propri bisogni.

Cita:
La risposta è CON UN ATTO DI AUTO-RESPONSABILIZZAZIONE COSCIENTE... sia singola che collettiva.


Non è una risposta, sono chiacchiere. Io sono cosciente del problema ma lo ritengo un male necessario. Tu sei cosciente del problema ma ipocritamente biasimi me perchè lo accetto quando tu stesso non fai altro che goderne i frutti sputando nel piatto in cui mangi. volessi essere coerente dovresti spegnere il pc il cellulare e tutta la tecnologia di cui disponi ma a quel punto chi raggiungeresti? Potresti metterti a fare volantinaggio ma in quel caso consumeresti inutilmente LA CARTA distruggendo la foresta pluviale...

quindi te lo ripeto invece di fare chiacchiere inutili, (che si sono piacevoli ma fino ad un certo punto e cioè fino a quando non ci si convince che LE CHIACCHIERE SIANO LA SOLUZIONE perchè a quel punto non restano piacevoli ma sono solo fastidiose ed inutili) bisognerebbe cominciare a parlare di COSE CONCRETE quali soluzioni tecnologiche alternative soluzioni socio-economiche fattibili ed implementabili con road map precise. Perché a tutti piacerebbe vivere nel mondo delle favole ma ancora nessuno ha scperto come lo si possa trasporre nel mondo reale.

Cita:
Se ho la possibilità di spostarmi attraverso mezzi pubblici o posso andare in bicicletta dovrei preferirlo rispetto all'utilizzo del veicolo privato... serve una norma per questo?


Io se ho la possibilità di NON usarli non li uso invece.
Perché non la ritengo una azione che possa salvare il mondo lo ritengo solo un gesto ipocrita per salvarsi la coscienza. Uso il mezzo pubblico quando mi serve i mezzo pubblico ed il mezzo privato quando lo ritengo necessario IN BASE ALLE MIE ESIGENZE non a quelle DELLA TERRA. Anche perchè dal mio punto di vista io sono un "frutto" del pianeta ed il mio comportamento è frutto della mia evoluzione sullo stesso e quindi il mio comportamento è del tutto NATURALE.Se la terra soffre per aver generato una specie infestante prima o poi se ne libererà :)

Ma l'esempio che hai fatto è comunque poco significativo rispetto a ciò che ti ho chiesto anche in altre circostanze e che tu hai eluso.

Partiamo dal coltan qual'è la tua road map e in coerenza col suo non utilizzo quali mezzi alternativi proponi per studiare soluzioni adeguate?


Ma guarda Max basterebbe che a lavorare in miniera siano uomini adulti consenzienti, pagati adeguatamente rispetto al lavoro di mer.da che andranno a fare e fornirli di attrezzature tecniche necessarie a garantirne la protezione fisica...
Basterebbe far aggiustare il pc o il telefonino quando si rompono senza sentirsi un perdente perche non è un hiphone, basta non cambiare l'auto ogni 6 mesi etc etc...basterebbero pochi accorgimenti perchè "l'abuso" sia sostenibile...
E' impossibile cambiare totalmente un sistema dall'oggi al domani, il cambiamento è un processo lento ma possibile e come dice Paolo se non parte dal singolo, non ci sarà cambiamento.



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 26/01/2016, 00:27 
shighella ha scritto:
Ma guarda Max basterebbe che a lavorare in miniera siano uomini adulti consenzienti, pagati adeguatamente rispetto al lavoro di mer.da che andranno a fare e fornirli di attrezzature tecniche necessarie a garantirne la protezione fisica...
Basterebbe far aggiustare il pc o il telefonino quando si rompono senza sentirsi un perdente perche non è un hiphone, basta non cambiare l'auto ogni 6 mesi etc etc...basterebbero pochi accorgimenti perchè "l'abuso" sia sostenibile...
E' impossibile cambiare totalmente un sistema dall'oggi al domani, il cambiamento è un processo lento ma possibile e come dice Paolo se non parte dal singolo, non ci sarà cambiamento.


Tutto giusto e tutto condivisibile... A parole però.

Nei fatti...

....un cellulare ti costa 2mila€ ed invece di poterlo acquistare tutti potrebbero comprarlo il 90% in meno di presone quindi se ne venderebbero molti dimeno e se ne dovrebbero produrre molti di meno dando lavoro a meno gente tra produzione e l'immenso indotto dando una enorme battuta d'arresto anche a ricerca e sviluppo nella tecnologia digitale e la miniaturizzazione... E sto considerando solo i cellulari senza provare nemmeno ad immaginare le rieprcussioni sugli altri comparti.

Vuoi aiutarli? smetti di usare apparati tecnologici :) Solo così puoi essere coerente ed aiutare quella gente.


Le persone che cambiano auto ogni 6 mesi sono pochissime non vedo cosa centri questo esempio. quelli che cambiano auto ogni 6 mesi non sono il problema. Il problema sei tu (io, Atlantucus) che hai cellulare televisore pc elettrodomstici ecc. ecc. ecc. :)

Ma per me non è un problema è la natura che è così, non mi pongo proprio il problema. Il problema è che a governare il "sistema" ci sono dei babbei, ci fossero persone diverse le cose potrebbero funzionare meglio, senza mettersi ad aspettare pseudo cambi di mentalità che mai avverranno.



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 30/01/2016, 10:48 
Un pueblo okkupado è il punto di riferimento di tutte le comunità autogestite dei Pirenei. Da 30 anni si autogestiscono, panificano, si autoproducono energia elettrica e biodiesel, ristrutturano case, si fanno la birra, allevano animali, coltivano orti ed educano i loro figli. Un video che dovrebbe far riflettere chi ancora crede che l'autosufficienza è pura utopia, che dovrebbe far riflettere chi ancora crede che Decrescere significa tornare al medioevo.

Guarda su youtube.com


Per i sottotitoli in Italiano premere il tasto cc rosso e selezionare Italiano.



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 30/01/2016, 13:33 
Non c'è abbastanza spazio per tutti per vivere così :)



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 01/02/2016, 11:06 
Atlanticus81 ha scritto:
zakmck ha scritto:
Atlanticus81 ha scritto:
Io lo ripeto.... vogliamo sconfiggerli e liberarci del loro giogo? Facciamoci tutti un bell'orto...


Ok, ma scendendo sul pratico, quanti mq. di terra ci vogliono per il sostentamento di una famiglia di 4 persone?


La quantità di terreno necessario per la sostenibilità di 10 persone dipende dalla qualità della progettazione, tipo terreno, condizioni climatiche.. e anche dal tipo di alimentazione delle persone. Importante è anche la capacità di conservare e scambiare cibi con altre persone.

Da quanto ho appreso da un inizio di approfondimento di permacultura, nelle migliori delle ipotesi, per la sostenibilità di un gruppo di 15 persone possono essere sufficienti anche soltanto 200mq di terreno.

Girovagando in rete ho trovato l'interessante esperienza di Devis Bonanni, alias "Pecoranera", un ragazzo di 23 anni che ha lasciato il lavoro per dedicarsi alla vita "frugale". Questo ciò che scrive lui, a seguito di qualche anno di esperienza "sul campo":

Quanta terra serve per nutrire una persona? Non c’è una
risposta unica a questa domanda perché i fattori in gioco
sono tanti: consumo o meno di carne e/o prodotti di origine
animale, agricoltura convenzionale o biologica, latitudine e
altimetria delle coltivazioni, qualità del terreno etc.
Per quanto riguarda la mia personale esperienza di
contadino questo è quanto farei se mi venisse chiesto di
ricominciare da zero un esperimento di autosufficienza per
tre quarti delle calorie necessarie.
Seminerei 150 mq a mais calcolando, nella peggiore delle
ipotesi, di ricavarne 60 kg di farina, sufficienti a mangiare
polenta per un anno intero. Nella dieta il mais fornirebbe
almeno 600 calorie giornaliere.
Pari superficie destinerei alla patata, scommetto di poter
ricavare almeno un chilogrammo di tuberi per metro
quadro e quindi, sempre secondo calcoli che tengono conto
della percentuale edibile del prodotto, questa coltura
fornirebbe 350 calorie giornaliere.
Per le proteine, e per una buona consociazione delle
colture, servono i legumi. Per semplicità faccio riferimento
ai fagioli che coltivo in grande quantità e sui quali posso
dire la mia. Supponendo di consumare 35-40 kg di fagioli
secchi all’anno abbiamo circa 350 calorie giornaliere dai
legumi. Approssimando per difetto, la superficie necessaria
a soddisfare questa necessità è di circa 150 metri quadrati.
La base dell’alimentazione dovrebbe essere quindi
garantita da circa 450 metri quadri di campi.


Di testimonianze e di persone che ci hanno provato riuscendoci ce ne sono diverse e sto appunto realizzando uno spin-off del gruppo facebook "Il Salotto di Atlanticus" per realizzare uno spazio di condivisione/divulgazione proprio su queste tematiche e iniziative volto a promuovere e presentare azioni di emancipazione dal sistema di delega (in questo caso alimentare) che abbiamo concesso ai nostri "padroni".

Ovvio zakmck, in una ottica più ampia tutto questo non può esimersi dall'applicazione dei concetti e dei valori vicini alla decrescita felice e all'economia del dono, altrimenti alla prima grandinata sono ca**i amari...
Per non andare off-topic suggerisco di continuare il discorso nel thread "Rinascita Sociale Globale"


Sono molto interessato a tutto quello che puo' portare verso una maggiore indipendenza dal sistema.
Tuttavia, come premessa, direi che 450 mq. di terreno procapite sono un pessimo punto di partenza.

Atlanticus81 ha scritto:
Di testimonianze e di persone che ci hanno provato riuscendoci ce ne sono diverse e sto appunto realizzando uno spin-off del gruppo facebook "Il Salotto di Atlanticus" per realizzare uno spazio di condivisione/divulgazione proprio su queste tematiche e iniziative volto a promuovere e presentare azioni di emancipazione dal sistema di delega (in questo caso alimentare) che abbiamo concesso ai nostri "padroni".

Che ne dici di aprire una discussione anche qui su queste tematiche? Personalmente non mettero' mai piede sul libro delle facce.



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"Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te hanno perso la testa, forse non hai afferrato bene la situazione" - Jean Kerr

"People willing to trade their freedom for temporary security deserve neither and will lose both" - Benjamin Franklin
"Chi e' disposto a dar via le proprie liberta' fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non otterra' né la liberta' ne' la sicurezza ma le perdera' entrambe" - Benjamin Franklin

"Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni" - Emil Cioran

"Quanto piu' una persona e' intelligente, tanto meno diffida dell'assurdo" - Joseph Conrad

"Guardati dalla maggioranza. Se tante persone seguono qualcosa, potrebbe essere una prova sufficiente che è una cosa sbagliata. La verità accade agli individui, non alle masse." – Osho

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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 01/02/2016, 11:30 
Pensavo infatti di ricondividere qui i contributi del nuovo gruppo nascente proprio sfruttando il thread "Rinascita Sociale Globale" poiché ritengo la EMANCIPAZIONE dal "Sistema" lo strumento più efficace per poterci liberare dal giogo dei "Padroni".

Tornando alla problematica sollevata da zakmck certamente da considerare è questo il motivo del perché NIENTE di tutto ciò risulterebbe fattibile senza l'applicazione di Decrescita Felice ed Economia del Dono.

Poi sia chiaro... non è che ci possiamo inventare tutti contadini dall'oggi al domani! Specialmente noi cittadini, ma perlomeno provare a iniziare già a costruirsi il proprio orto significa GIA' ridurre la propria dipendenza dalle multinazionali e il proprio essere semplice "quota di mercato".

Non so se mi sono spiegato...

Un esempio...

I Gruppi di Autoproduzione Solidale e di Scambio (GASeS) sono gruppi locali autogestiti nati nell'ambito della Comunità di BIOsCAMBIO degli autoproduttori/autocostruttori per l'autosostentamento e per il dono-scambio di semi, altro materiale propagativo e quant'altro utile all'autoproduzione agricola (biologica, sinergica e/o biodinamica) per autoconsumo.

I GASeS si costituiscono spontaneamente, come semplici gruppi di base essendo contro l'associazionismo riconosciuto legalmente, nelle varie realtà locali di cui gli stessi bioscambisti fanno parte, organizzando iniziative a favore dell'autoproduzione/autocostruzione ai fini dell'autosostentamento e a sostegno della cultura solidale e libertaria del dono-scambio.

Tutta l'attività dei GASeS e della Comunità di BIOsCAMBIO in generale è all'insegna del PDA (Pubblico Dominio Antiscadenza) che propugna l'anticopyright basato sulla rinuncia volontaria ai diritti d'autore.

Nell'intenzione del GASeS c'è la volontà di andare oltre le finalità dei GAS (Gruppi di acquisto solidale), che invece mantengono la caratteristica di puri consumatori e sostengono il modello consumistico e commerciale.

Il GASeS prende forma quindi in un ambito puramente libertario, fortemente critico del sistema economico capitalistico che riduce tutto a profitto:

«... si parte dalla convinzione che una società alternativa, equa e solidale, possa e debba rinunciare a quei meccanismi che rendono, qualunque attività o bene, remunerabile per mezzo di un controvalore in denaro ben definito, detto “valore di mercato”, e dalla convinzione che ci sono beni di valore inestimabile come quelli bio-eco-naturali (l'aria, l’acqua, gli organismi viventi, ecc.), ma anche il tempo libero, i sentimenti, la cultura, ecc., che non possono essere nè comprati e nè venduti, ma solo utilizzati e scambiati liberamente e gratuitamente da tutti.»


I GASeS possono essere considerati la concretizzazione delle proposte sviluppate nel sito web BIOsCAMBIO, un sito indirizzato a chi «pratica l'autoproduzione agricola sia essa biologica, biodinamica e/o sinergica, a carattere familiare e finalizzata all’autoconsumo e pratica lo scambio non già come baratto, che è pur sempre una delle prime forme commerciali sviluppatesi nel passaggio dalla comunità alla società, bensì come DONO-SCAMBIO di semi e quant'altro utile per l'autoproduzione.

Sebbene si chiami BIOsCAMBIO, la nostra è una “comunità” nel senso etimologico della parola (da cum munus = con dono), per cui quando diamo agli altri semplicemente doniamo ciò che a nostra volta abbiamo ricevuto in dono dalla natura ed è nel seguire questo suo esempio che facciamo altrettanto con gli altri, condividendo la cultura dell’autoproduzione e della solidarietà, senza alcuna pretesa di ricevere, cosicché quando riceviamo è solo come conseguenza del donare degli altri».

http://ita.anarchopedia.org/Gruppo_di_A ... di_Scambio



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MessaggioInviato: 01/02/2016, 16:24 
Per chi volesse approfondire il tema della "Decrescita"

http://www.decrescita.com/news/download/



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MessaggioInviato: 04/02/2016, 12:47 
Come preannunciato nel thread "Progetto Atlanticus" qui

viewtopic.php?p=412194#p412194

il nuovo gruppo facebook "L'Orto di Atlanticus" ha finalmente visto la luce e, come promesso, cercherò di condividere qui i contributi e i contenuti migliori... come il seguente.

"L'ecologia della libertà", opera della maturità intellettuale di Bookchin, si conferma a trent'anni di distanza dalla sua uscita, un grande classico del pensiero utopico contemporaneo.

cop.jpg



Il libro spazia dalla biologia all'economia, dalla storia delle religioni all'antropologia, delineando un grande affresco libertario che ripercorre il contrastato rapporto tra umanità e natura alla luce di un altro contrastato rapporto, quello tra dominio e libertà.

E postula, dopo lo storico emergere e affermarsi nei millenni del principio gerarchico, la sua dissoluzione, proponendo un'appassionante versione sociale dell'ecologia che va ben al di là del banale ambientalismo conservativo e conservatore oggi prevalente.

http://www.ibs.it/code/9788889490839/bo ... berta.html



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MessaggioInviato: 11/02/2016, 10:07 
Dall'Orto di Atlanticus (il nostro gruppo facebook specializzato nel proporre stili di vita alternativi per sfuggire agli ingranaggi del "Sistema")

Culture per il Cambiamento

Scegliamo la nostra terra per vivere in maniera naturale e sostenibile

Stefania e Silverio a 25anni decidono di cambiare vita: “Volevamo finire gli studi e andare a lavorare all’estero, poi un ritorno alle origini ci ha cambiato la vita e oggi dedichiamo ogni secondo del nostro tempo alla nostra terra, all’agricoltura naturale e alla condivisione di antichi e nuovi saperi”.

di Elena Tioli - 7 Agosto 2015

“Sveglia alle 5.00 per essere in campagna alle 5.30”. Ci sono cose che senti solo nelle storie dei nonni. E invece, in questo caso, a raccontarle sono Stefania e Silverio due ragazzi di venticinque anni che hanno scelto di vivere di terra e di sogni.

Stefania Cannone e Silverio Liso, pugliesi, classe 1990, laureati in Tutele e benessere animale lei e Bioteconologie lui, entrambi all’Università di Teramo, oggi agrotecnici. “Un percorso simbiotico di scelte fatte insieme” lo definiscono loro, uniti da dieci anni di amore, amicizia e tanta passione. “Abbiamo un amore viscerale per la terra e per la nostra terra” racconta Stefania. “Non mi piaceva studiare ma l’agricoltura ce l’ho nel sangue” gli fa eco Silverio, che aggiunge: “Mai avrei pensato di trovare però una donna con la quale condividere il sogno di una vita in campagna”. E invece la donna non solo l’ha trovata ma è anche più appassionata di lui. “Stefania non pensa ad altro - continua Silverio - da quando abbiamo lasciato Teramo per tornare ad Andria la nostra vita ruota attorno a questo pezzo di terra”.

Un pezzo di terra comprato con pochi soldi e quasi per caso: “Era un’occasione. Ma non avevamo ancora un progetto concreto… ” dice Silverio. “Dopo la laurea pensavamo di andare all’estero - prosegue Stefania - Ogni volta che tornavamo al nostro paese però vedevamo le cose peggiorare, tanti nostri coetanei se ne erano andati e in tanti si erano rassegnati. Allora ci siamo detti: perché non provare a migliorare le cose qui?”. “Abbiamo fatto le valigie e siamo tornati a casa - continua Silverio - Gli esami che ho dato stando a Teramo in tre anni, li ho fatti da pendolare in un anno, vivendo ad Andria e lavorando”.

L’entusiasmo è sorprendente e i risultati ottenuti pure, perché l'azienda agricola Calì non è solo un'azienda agricola, anzi. E' un laboratorio di idee, un luogo in cui si piantano amore e passione e se ne condividono i frutti. Certo, la strada non è sempre semplice... “oggi siamo inquadrati come aspiranti imprenditori agricoli, un passo necessario per poter aprire un'azienda agricola. La burocrazia è la parte più complicata e costosa... confronto a queste pratiche zappare o svegliarsi alle cinque sono cose da nulla!” sorride Silverio. “I miei genitori ancora non si rassegnano - continua Stefania - sognano per noi il posto statale, l'impiego fisso... non hanno capito che questa ormai è la nostra vita”

Una vita che in brevissimo tempo si è parecchio riempita. "Abbiamo tre ettari di terreno, quindici galline, un pavone, una faraona e due cani che hanno abbandonato sul nostro terreno l’anno scorso - ricorda Silverio - Stavamo per partire per il campeggio ma abbiamo deciso di rinunciare alla vacanza per far loro i vaccini. Così abbiamo passato l’estate lì, a fare campeggio in campagna!”. “Il terreno è diviso tra uliveto, orto e vigneto - prosegue orgogliosa Stefania - facciamo vino, olio, ci dedichiamo all’autoproduzione e vendiamo i nostri prodotti tramite un Gas, un Gruppo di Acquisto Solidale fondato da noi... facciamo le consegne in bicicletta per essere sostenibili dall’inizio alla fine!”. Lo scopo è infatti proprio quello di promuovere uno stile di vita più sostenibile, un’agricoltura naturale e un modo di mangiare sano... ma non parlategli di biologico! “Naturale - spiega Silverio - significa totalmente priva di trattamenti, il biologico è un’altra cosa...” “Naturale, genuino, salutare ma a costi accessibili e concorrenziali - sottolinea Stefania - Perché non deve essere una cosa per pochi...”.

“Vorremmo organizzare corsi di Orticoltura Naturale, Ortoterapia, Fitoalimurgia, Formazione settoriale… Magari un giorno aprire un Agrinido e creare una masseria eco-didattica per ospitare animali e persone, piccoli e grandi” afferma Stefania, una mente in fermento e tantissimi progetti per promuovere le loro idee. “Con Legambiente di Andria, per esempio, abbiamo progettato e realizzato un orto urbano insieme ai cittadini e agli immigrati… per fortuna hanno aderito tanti immigrati perché in molti nostri compaesani non sapevano tenere neanche una zappa in mano!” sorride Stefania mentre racconta quest’avventura che ha segnato molto entrambi. “Sono persone che vogliamo aiutare, meritano una mano - continua Silverio - Per questo, insieme al progetto SfruttaZaro, vorremmo creare uno spazio all’interno del nostro terreno da dedicare agli immigrati… per permettergli di lavorare e vivere in modo dignitoso”.

“E intanto facciamo anche consulenze - prosegue Silverio - Vogliamo condividere la nostra esperienza e le nostre conoscenze. Ci sono tantissimi ragazzi che come noi vorrebbero intraprendere questa strada ma non sanno come muoversi. Noi proviamo ad aiutarli”. “A tutti comunque diciamo di venirci a trovare - sottolinea Stefania - venite! Anche nel week end ci troverete sempre in azienda”. E pure per chi non è comodo ad Andria c’è una soluzione: “Abbiamo aperto una sorta di Bed and Breakfast per dare la possibilità a chi sta pensando di tornare ad una vita più naturale di mettersi alla prova e a chi non ha mai avuto la fortuna di sporcarsi le mani, di farlo” E chissà che non riescano a contagiare anche qualche ospite. Perché alla fine, quando si scopre la Pugliosità, come la chiama Stefania, poi è difficile tornare indietro.

“Questo modo di vivere, genuino e a contatto con la natura, ti da gioia, ti riempie il cuore. Non è solo un lavoro. Noi qui siamo felici e questo traspare a chi ci incontra” spiega Stefania. “Certo, forse non uno stile di vita che si confà alla nostra età - continua Silverio, che oltre a tutto questo aiuta anche il padre lavorando come fabbro, per arrotondare le entrate - Per i nostri coetanei, per esempio, è normale uscire dopo le dieci, noi invece a quell’ora siamo già a letto! Ma a noi va bene così. Non ci manca nulla, anzi! Pensiamo al tempo sprecato. Potevamo finire prima l’Università. Potevamo iniziare prima! Se tornassi indietro farei le cose più velocemente”.

Ma quest’anno ci andate in vacanza? “Assolutamente no! - ride Stefania - Tra pochi giorni inizieremo a costruire la serra e quindi dobbiamo necessariamente stare qui. Però abbiamo montato una piscina per rinfrescarci dopo il lavoro e va benissimo così. Perché, alla fine, le vacanze non sono altro che uno stato mentale”.

http://www.ilcambiamento.it/culture_cam ... /cali.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 15/02/2016, 10:24 
Assalire gli inferni

“Prendere il potere o costruire la società dal basso? Un manuale per assalire gli inferni”, di Carlos Taibo, è un libro di cui c’era proprio bisogno. Se è vero che viviamo tempi di orrore è anche vero che in tutto il mondo donne e uomini sperimentano strade diverse dall’opzione dalla democrazia rappresentativa per resistere e cambiare il mondo. L’autogestione si nutre di molte azioni diverse: secondo lo scrittore e docente universitario spagnolo si tratta di decrescere, de-urbanizzare, de-tecnologizzare, de-patriarcalizzare, de-complessizzare, sfide che ci obbligano prima di tutto “a difendere processi destituenti, e non processi costituenti”

di Carlos Taibo*

Quando difendiamo la democrazia diretta spesso riceviamo una risposta del tipo: “bella storia la democrazia diretta! Ma purtroppo in società complesse come le nostre diventa letteralmente una proposta di applicazione impraticabile”. Quando sbatto contro questa risposta mi sento sempre nell’obbligo di spiegare che il nostro progetto non può limitarsi alla difesa della democrazia diretta. Anzi, quello che sollecitiamo è una trasformazione radicale delle nostre società con l’obiettivo (nella sua espressione più alta) di permettere che la democrazia diretta permei tutti gli ambiti della vita.

Se poi qualcuno con vocazione pedagogica mi invitasse a fotografare il senso profondo di quella trasformazione alla quale richiamo, utilizzerei cinque verbi: decrescere, de-urbanizzare, de-tecnologizzare, de-patriarcalizzare, de-complessizzare le nostre società. Certamente se ne potrebbero aggiungere altri. Ad esempio, potrei parlare della urgenza di demilitarizzare le relazioni o della necessità imperiosa di portare in primo piano i diritti di tutte le specie con le quali condividiamo il pianeta.

Nell’opulento Nord dobbiamo in primo luogo decrescere, perché se viviamo – come viviamo – in un luogo, il pianeta Terra, con delle risorse limitate, non risulta molto sensato voler continuare a crescere illimitatamente, sopratutto quando è evidente che abbiamo superato da molto le possibilità ambientali e le risorse offerte. Se ad esempio pensiamo che al presente la impronta ecologica spagnola è di 3,5, cosa ci dice questa cifra? Significa che in Spagna per mantenere le attività economiche attualmente esistenti abbiamo bisogno di niente altro che tre volte e mezzo il territorio spagnolo. Quale soluzione sbagliata troviamo per questo ingente problema? Attraverso una pressione inaudita sui i diritti dei componenti delle future generazioni, e anche per mezzo di una altrettanto inaudita pressione sui diritti di gran parte degli abitanti dei paesi del Sud del mondo.

In questo scenario, la proposta di decrescita ci dice che nel Nord ricco siamo inesorabilmente obbligati a ridurre i nostri livelli di produzione e di consumo. Inoltre ci dice che dobbiamo introdurre principi e valori che oggi evidentemente mancano. Così dobbiamo recuperare la vita sociale che abbiamo poco a poco dilapidato, talmente occupati dalla logica della produzione, del consumo e della competitività. Dobbiamo scommettere su formule di ozio ricreativo in contrapposizione all’ozio mercificato, sempre vincolato ai soldi, offertoci ovunque.

Dobbiamo spartire il lavoro-i lavori – anche quello domestico che pesantemente ricade in maggioranza sulle donne (di divisione sessuale del lavoro e di modello di sviluppo ragiona Lea Melandri in I talenti delle donne e il Pil) – vecchia richiesta sindacale che è andata sparendo con il tempo. Dobbiamo ridurre le dimensioni di molte delle infrastrutture amministrative, produttive e di trasporto che utilizziamo oggi. Dobbiamo recuperare la vita locale, di fronte alla condizione depredatrice della globalizzazione, in uno scenario di ritrovate forme di autogestione e di democrazia diretta. Dobbiamo mostrare, insomma, nell’ambito individuale il nostro impegno con la causa della sobrietà e della semplicità volontaria.

Nessuno dei principi e valori che ho appena citato ci mette fuori dal mondo: fanno parte delle pratiche storiche del movimento operaio da sempre, si svelano ancora una volta attraverso il lavoro di cura, mantengono un legame stretto con molti degli elementi di saggezza popolare dei nostri vecchi contadini, e infine si intrecciano con gran parte delle percezioni che guidano la vita quotidiana di tanti abitanti del sud del mondo che insistiamo nel presentare come primitivi e arretrati.

Risulterà più semplice spiegare il significato del secondo verbo “sfoderato”: deurbanizzare. Come ben sappiamo, qualche decade fa i nostri nonni e bisnonni decisero di lasciare i paesini dove abitavano per cercare l’orizzonte più confortevole – almeno sulla carta – che le città offrivano. Oggi stiamo assistendo a un incipiente processo inverso: gli ambienti urbani ci risultano sempre di più ostili e inabitabili, così poco a poco sta crescendo il numero di persone che cercano altri orizzonti.

Questo atteggiamento è evidente nel caso di quelli che – consapevoli del rischio derivante di un collasso integrale del sistema – sono arrivati alla conclusione che alcune possibili risposte al problema passano, come suggerito prima, dal recupero di molti elementi della saggezza popolare, e di molte pratiche di solidarietà e vita quotidiana, relazionate con il mondo rurale. Ma nel frattempo, inesorabilmente si deve affrontare una franca discussione sul futuro delle nostre città, manifestamente insostenibili. Io non so, scusatemi la battuta, se guardando al messaggio trasmesso dallo slogan di alcuni liste per le elezioni amministrative, “Ganemos”, cioè “Vinciamo”, non sarebbe più intelligente riconvertirlo al contrario: “Perdiamo”. O cominciamo a pensare seriamente a quello che dobbiamo fare per iniziare a svuotare molti dei mastodonti urbani da noi creati o questi finiranno senza sconti di pena con noi, come ormai lo stanno facendo.

In terzo luogo ho parlato della convenienza di de-tecnologizzare le nostre società. Ammetto che il verbo utilizzato è un po’ provocatorio. Se dovessi formulare l’argomento in modo più misurato, mi limiterei a suggerire che siamo obbligati a considerare criticamente quale è la dimensione emancipatrice di molte – di tutte – delle tecnologie che il sistema ci ha consegnato in forma apparentemente generosa, col rischio di scoprire che sono molto meno lusinghiere di quello che a prima lettura appaiono. John Zerzan è il pensatore che ha messo le basi a quello che conosciamo come anarcoprimitivismo, e anche riconoscendo che sicuramente è un pensatore smisurato, ho la impressione che solo i pensatori smisurati sono realmente interessanti.

Zerzan vede che tutte le tecnologie generate dal capitalismo si portano dietro la impronta della divisione del lavoro, della gerarchia e dello sfruttamento. È una tesi seria che merita di essere considerata, anche sapendo che – sparando così in alto – si rischiano conseguenze in certa misura paralizzanti. Comunque, colgo quello che è evidente: faremo bene a proteggerci di fronte alla tecnofilia che ci insegue ovunque, e che preferisce ignorare la doppiezza di molte delle tecnologie che usiamo.

Mi limito al riguardo a proporre un esempio sempliciotto che rimanda all’uso sociale di alcune tecnologie di comunicazione: quello che offre facebook e le illusioni ottiche che lo accompagnano. C’è chi pensa, ad esempio, che avere cinque mila amici in Fb sia un efficiente segno di ricchezza nella nostra vita sociale; anche se sappiamo che con molta probabilità alla maggior parte di quegli amici non li conosceremo mai.

Ovviando a questo, è probabile che rientrando di sera a casa accendiamo il computer, entriamo in Fb e finiamo per pensare che stiamo vivendo in un paese nel quale è in atto una rivoluzione. Purtroppo ho paura che la realtà presto arriverà in nostro soccorso per ricordarci che non è opportuno confondere quello che pubblicano i nostri amici con quello che succede nel resto del paese. Al di là di questo, mi sembra che siamo costretti a concludere che le tecnologie, come spesso viene suggerito, non sono neutre pertanto non è vero che il suo impiego, ragionevole o meno, dipenda soltanto da chi le dirige.

A prescindere da ciò, dobbiamo interrogarci sempre sulla sua dimensione sociale e ecologica, evitando il rischio di finire nella difesa di dispositivi e formule che discriminano alcuni favorendo altri o che ignorano completamente i diritti delle generazioni future e degli appartenenti alle altre specie che condividono la Terra con noi.

In quarto luogo, è urgente lavorare in modo snodato per una attiva de-patriarcalizzazione delle nostre società. In una successiva epigrafe difenderò – ancora – la gestazione di spazi autonomi e de-mercificati (su questo tema, dello stesso autore è possibile leggere anche Perché abbiamo bisogno di spazi autonomi ndr). È opportuno che ricordi che quegli spazi esistono già e che di fatto sono avanzati sensibilmente nel cammino della autogestione e della de-mercantilizzazione di tutte le relazioni. Anche se mi piacerebbe molto poter aggiungere che lo hanno fatto pure nell’ambito della de-patriarcalizzazione, ma purtroppo generalmente non è così; in certe occasioni le relazioni patriarcali di sempre ci sopravvivono infelicemente incolumi. E sicuramente questo non ci sorprende molto.

Frequentemente mi sono lasciato trasportare dalla tentazione di suggerire che una fondamentale differenza tra la visione del mondo libertaria e di quella che con leggerezza chiamo la sinistra tradizionale, rimanda al cuore di questo argomento.

Agli occhi della sinistra tradizionale il problema principale si riassume in forma semplice: qui ci siamo noi e li c’è il sistema che vogliamo abbattere; quello che dobbiamo dimostrare è che siamo più numerosi e più forti di quel sistema. Sebbene la posizione libertaria sia simile, aggiunge però un elemento importante che, bene o male, ci dice: qui ci siamo noi, sì, e li c’è il sistema che vogliamo abbattere; dobbiamo certamente dimostrare che siamo più numerosi e più forti di quel sistema, ma non dobbiamo mai dimenticare che ne siamo parte indelebile, che – per dirlo meglio – siamo il sistema, e in conseguenza purtroppo il nostro comportamento è frequentemente influenzato da quello a cui intendiamo opporci. Sarà difficile arrivare a cambiare qualcosa se non siamo consapevoli di quello che comporta questa affermazione.

Quindi, in questo terreno non dovrebbe sorprendere che la logica della società patriarcale sopravviva incolume in molte delle manifestazioni dei movimenti che sulla carta desiderano liberarsene in maniera urgente e radicale. Infine, lo sfondo risulta poco lusinghiero e obbliga a diffidare del criterio di chi, in sintonia con quello che spesso diffonde il femminismo istituzionalizzato, considera che i molteplici problemi delle donne fortunatamente stanno trovando risoluzione.

Davanti a questo occorre ricordare i dati recenti per i quali la emarginazione storica che tanto nell’ambito materiale quanto simbolico continua a subire la maggioranza delle donne. Sebbene il dato raccoglie solo una parte della realtà, sicuramente più complessa e plurale, non è superfluo aggiungere che il 70 per cento dei poveri del pianeta oggi sono donne, cifra che obbliga a richiamare il peso di quello che a suo tempo venne chiamato “femminilizzazione della povertà”. Guardate bene il significato della percentuale dichiarata: non si parla di un 52 per cento di donne povere in confronto con un 48 per cento di uomini. Stiamo parlando piuttosto alla distanza abissale che separa un 70 da un 30 per cento.

Voglio chiudere riferendomi alla necessità imperiosa di de-complessizzare le nostre società. Abbiamo dovuto accettare società sempre più complesse, con un correlativo molto complicato: siamo sempre più dipendenti. Ramón Fernández Durán, mio caro amico, morì in Madrid nel mese di maggio del 2011, pochi giorni prima che accadesse il 15-M. Nei suoi ultimi scritti gli piaceva ripetere, con insistenza, un’idea suggestiva: che molti dei diseredati del pianeta, abitanti dei paesi del sud del mondo, si trovano sicuramente in una posizione migliore di noi per fare fronte al collasso che si avvicina. Basta ricordare che vivono in piccole comunità umane, hanno conservato una vita sociale più ricca della nostra, hanno preservato un rapporto più fluido con l’ambiente naturale, e infine sono paradossalmente molto più indipendenti di quanto lo siamo noi.

Immaginiamo quello che potrebbe succedere, in un posto come questo dove siamo adesso, nel caso che non arrivassero più i rifornimenti di petrolio: tutto questo crollerebbe, letteralmente, dal mattino alla sera. Per questo sembra ragionevole esaminare attentamente cosa dobbiamo fare per mettere in atto una progressiva de-complessizzazione delle nostre società, che in una delle sue principali dimensioni richiede una attiva decentralizzazione verso comunità politiche di dimensioni minori. Ovviamente esige anche una sfida parallela per la dissoluzione del potere. Sfida che, a mio parere, ci obbliga a difendere processi destituenti, e non processi costituenti.

* Scrittore e docente a Madrid, è uno dei più noti teorici e sostenitori del movimento della decrescita in Spagna. Le sue tesi sono «orgogliosamente anti-capitaliste», anti-patriarcali e internazionaliste.

L’articolo di questa pagina – tradotto per Comune da Nora Rodriguez – è tratto dall’ultimo libro di Carlos Taibo, “Prendere il potere o costruire la società dal basso? Un manuale per assalire gli inferni” (“¿Tomar el poder o construir la sociedad desde abajo? Un manual para asaltar los infiernos” al momento edito solo in spagnolo, da Catarata).

Per la campagna Facciamo Comune insieme Carlos Taibo ha scritto: “Comune es un proyecto que conviene apoyar (è un progetto che è opportuno sostenere)”.


http://comune-info.net/2016/02/inferni- ... ecrescita/



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 15/02/2016, 13:41 
Cita:
decrescere, de-urbanizzare, de-tecnologizzare, de-patriarcalizzare, de-complessizzare


Immagino che il prof abbia scritto il suo libro scolpendo su tavolette d'argilla e poi pagato migliaia di amanuensi per farne copie su altre tavolette per poi portarlo in giro a piedi e distribuirlo gratuitamente...

Cita:
Zerzan vede che tutte le tecnologie generate dal capitalismo si portano dietro la impronta della divisione del lavoro, della gerarchia e dello sfruttamento. È una tesi seria che merita di essere considerata, anche sapendo che – sparando così in alto – si rischiano conseguenze in certa misura paralizzanti. Comunque, colgo quello che è evidente: faremo bene a proteggerci di fronte alla tecnofilia che ci insegue ovunque, e che preferisce ignorare la doppiezza di molte delle tecnologie che usiamo.


Ok spegnano internet allora, vediamo poi il libro di sto tizio chi se lo compra.
Spegniamo i PC.
spegniamo i Satelliti.
Spegniamo, che sò, le macchine per le risonanze magnetiche o i raggi X
spegniamo tutti i cellulari.
Spegniamo le tv.

Spegniamo tutto e viviamo ognuno nella propria bolla di sapone. Poi però il prof. mi deve spiegare a chi le va a raccontare le idiozie che dice se non è in gradi di raggiungere più nessuno.



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 15/02/2016, 14:52 
MaxpoweR ha scritto:
Cita:
decrescere, de-urbanizzare, de-tecnologizzare, de-patriarcalizzare, de-complessizzare


Immagino che il prof abbia scritto il suo libro scolpendo su tavolette d'argilla e poi pagato migliaia di amanuensi per farne copie su altre tavolette per poi portarlo in giro a piedi e distribuirlo gratuitamente...

Cita:
Zerzan vede che tutte le tecnologie generate dal capitalismo si portano dietro la impronta della divisione del lavoro, della gerarchia e dello sfruttamento. È una tesi seria che merita di essere considerata, anche sapendo che – sparando così in alto – si rischiano conseguenze in certa misura paralizzanti. Comunque, colgo quello che è evidente: faremo bene a proteggerci di fronte alla tecnofilia che ci insegue ovunque, e che preferisce ignorare la doppiezza di molte delle tecnologie che usiamo.


Ok spegnano internet allora, vediamo poi il libro di sto tizio chi se lo compra.
Spegniamo i PC.
spegniamo i Satelliti.
Spegniamo, che sò, le macchine per le risonanze magnetiche o i raggi X
spegniamo tutti i cellulari.
Spegniamo le tv.

Spegniamo tutto e viviamo ognuno nella propria bolla di sapone. Poi però il prof. mi deve spiegare a chi le va a raccontare le idiozie che dice se non è in gradi di raggiungere più nessuno.


Chiuso nel tuo disfattismo o nella pigrizia di non voler approfondire il tema non riesci a comprendere che l'auspicio che possiamo dedurre dall'articolo e dal libro di Taibo è quello di ricondurre il tutto a una dimensione più "umana" rispetto alla disumanizzazione del ciclo produttivo-economico e dell'uso della tecnologia realizzato dal tessuto sociale.

Quante volte ci siamo lamentati dell'uso distorto che viene fatto relativamente agli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione?

Invece di continuare a ripetere di spegnere i PC, perché tu stesso non aiuti a veicolare il messaggio di USARLI MEGLIO QUESTI CA**O DI PC!? (e la tecnologia in generale?)

Perché è QUESTO CONCETTO che dovrebbe passare (tra le altre cose) dall'articolo e dal libro di Taibo... non il "buttare via tutto" che certa ottusità culturale abbina ai principi di 'decrescita', al fine di neutralizzarne il potere rivoluzionario.

Non il "buttare via tutto" o "spegnere tutto", ma "usare meglio"... in modo più "umano"... cosa ti spaventa di questo discorso Max?



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 15/02/2016, 15:11 
Io non voglio veicolare nulla, anzi sono contrario a chiunque si senta in diritto di giudicare lo stile di vita altrui.

Le persone sono libere di comportarsi come meglio credono senza che ci debba essere per forza qualcuno che si senta in obbligo di spiegarle come DOVREBBE vivere.

Il mio unico profeta (colui che parla per conto di) sono IO e così dovrebbe essere per tutti.

Finché ci sarà qualcuno che si sentirà in diritto di imporre e\o VEICOLARE il comportamento altrui sulla base di PROPRIE convinzioni il problema non si risolverà mai.

Perché il punto di vista dei fautori del NWO è NOBILE quanto quello del prof. o il tuo se guardato dai propri rispettivi punti di vista. E tutti i punti di vista hanno una loro logica e coerenza.

E se permetti guardo le cose DAL MIO PUNTO DI VISTA e mi regolo in base AL MIO punto di vista, che gli altri subiscano le conseguenze del proprio atteggiamento.

Quando anche altri capiranno e cominceranno a fare ciò che ritengono meglio per loro e non ciò che GLI SI DICE sia meglio per se stessi allora si potrà cambiare qualcosa. Ma questa è una consapevolezza che si matura in autonomia, e non immaginando civiltà deindustrializzate e de-tecnologizzate da da film di fantascienza. Basti vedere gli esempi che hai postato tu stesso di persone che stufe del sistema invece di mettersi a scrivere libri dietro le loro cattedre ed indicare con l'indice quanto brutta e cattiva sia la tecnologia si alzano la mattina e cambiano la propria vita senza tante chiacchiere filosofiche e senza che abbiano dovuto dar retta al guru di turno che li ha instradati.

Così come sono in grado io di capire cosa è meglio per me e così come sono in grado quelli che davvero cambiano la propria vita così devono essere in grado gli altri i capire cosa è meglio per loro o cosa gli viene detto essere il meglio; se non sanno farlo PEGGIO PER LORO che rimangano schiavi.

Io uso la tecnologia nel modo che ritengo più giusto PER ME a differenza del prof. che ci chiede di usarla meglio ma per pubblicare il suo libro e pubblicizzarlo non ha fatto altro che usare il sistema come avrebbe fatto chiunque altro. Predicare bene e razzolare male è facile, sono buoni tutti.



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