IL M5S NON E’ ALTRO CHE LA BRUTTA COPIA DEL PD !!!!
29 novembre 2017
Questi, assieme a tutto il PD e a tutto il M5S sono i responsabili del degrado dell’Italia!!!!

Patrick di Majan
da IL GIORNALE.IT
La Raggi apre le porte dei romani: “Mille euro al mese a chi accoglie migranti”
Il Comune di Roma ridisegna la mappa dell’accoglienza. E chiede ai romani di ospitare i richiedenti asilo a casa propria. Spunta uno Sprar vicino a casa della Raggi
Sergio Rame – Mar, 28/11/2017 – 09:48
La situazione è ormai al collasso. Virginia Raggi e compagni pentastellati stanno mettendo a punto un piano d’emergenza per spargere gli immigrati, già presenti a Roma, in tutti i Municipi della Capitale.
Come spiega il Messaggero, i centri di accoglienza al Tiburtino III e a Tor Bella Monaca verrebbero, gradualmente, svuotati “portando per la prima volta gli Sprar (le strutture per i richiedenti asilo) anche ad Acilia (nel complicato X Municipio, quello di Ostia) e a Ottavia nel territorio del XIV”. Non solo. In una intervista sempre al Messaggero l’assessore ai Servizi sociali Laura Baldassarre ha annunciato che “le famiglie romane, che potranno ospitare i migranti, avranno mille euro al mese”.
Da mesi la convivenza è sempre più difficili. La cronaca è stata segnata da rivolte, sit in e scontri. Da una parte e dall’altra: residenti che non ne possono più di convivere con svariate decine di immigrati e richiedenti asilo che chiedono sempre più diritti. A Roma i posti dovrebbero essere circa 1900 ma è in arrivo un nuovo bando per ottocento persone. Nel prossimo biennio i centri del Tiburtino III e di Tor Bella Monaca saranno “alleggeriti” di 163 unità. Gli stranieri verranno spostati nel X e nel XIV municipio: trentasette di questi verranno portati in uno Sprar che si trova a meno di un chilometro dalla casa della Raggi. Sulla base del piano, che oggi il Messaggero ha pubblicato in esclusiva, emerge il tentativo dell’amministrazione grillina di “distribuire l’accoglienza con modalità più diffusa”. Da qui l’idea di creare una sorta di cabina di regia con municipi e dipartimento delle Politiche sociali per superare i conflitti sociali che infiammano le periferie della Capitale.
Il progetto della Giunta Raggi mira a coinvolgere anche i romani. Anche loro potranno, infatti, ospitare i richiedenti asilo. L’assessore Baldassarre ha mutuato il modello dai Paesi del Nord Europa. “Lì funziona…”, assicura. Chi deciderà di accogliere un immigrato, otterrà mille euro al mese. È l’equivalente dei 35 euro al giorno versati alle associazioni che assistono gli stranieri. “Puntiamo su un’ accoglienza diffusa e di qualità, con associazioni e università, per arrivare all’inclusione”, spiega al Messaggero.
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Così la malavita degli stranieri cancella la messa di Natale
A Bari nel multietnico rione Libertà il parroco abolisce la funzione di mezzanotte: «Pericoloso, qui c’è il coprifuoco»
Lodovica Bulian – Mer, 29/11/2017 – 08:21
A volte accade che tra le polemiche politiche e le accuse incrociate di populismo, buonismo o razzismo faccia capolino la realtà.
A raccontare che nel cuore di Bari c’è un parroco che ha paura. Di tenere aperta la chiesa quando fuori cala il buio, quando i banchi si svuotano e lui si ritrova a chiudere i portoni guardandosi le spalle. Ne ha quanto basta da convincersi quest’anno a non celebrare la messa la notte di Natale.
Ci sono luoghi dove il disagio non è un sentito dire, come «qui, dove a una certa ora scatta il coprifuoco». «Qui» è il cuore del multietnico quartiere Libertà, zona popolare ad alta densità di immigrati, malavita e degrado. È stato il vice parroco della chiesa di Santa Cecilia, don Giovanni Lorusso, il primo ad avvertire che la liturgia di mezzanotte con ogni probabilità non si farà: «Abbiamo deciso di eliminare la celebrazione perché ormai, complici le abitudini dei baresi, ci sarebbe venuta pochissima gente». E perché il fuggi fuggi non ammette deroghe di orario neanche a Natale. Parole che descrivono una situazione «inaccettabile» anche per chi è in prima linea nel tentativo di favorire l’integrazione, di coniugare problematiche e soluzioni di un quartiere attraversato da un mix di criminalità, immigrazione e povertà pronto a esplodere dietro alveari di cemento. Don Giovanni non è una voce fuori dal coro. Gli altri parroci si uniscono al grido di allarme e sembrano tutti, o quasi, pronti alla ritirata. Questione di prudenza: l’ora tarda sconsiglia la celebrazione.
Senza giri di parole e seppur senza deviare dal sentiero dell’accoglienza indicato dal Papa, questi preti in trincea raccontano che «la sera è diventato terribile. Abbiamo tutti paura, c’è poca luce – confidano al Corriere del Mezzogiorno – Non cammina nessuno. Qualche volta ho visto immigrati armati di bastoni. Ci conviviamo ma non è facile».
Don Marco Simone ricorda di aver «già denunciato più volte il problema delle case alveare e della prostituzione tra le donne africane. Le difficoltà restano e non riguardano solo i migranti. Venerdì ho chiuso la chiesa alle 21.45 e mi sono fatto accompagnare all’auto». Il suo ufficio, qualche giorno prima, era stato preso di mira da un raid vandalico. Nonostante l’attivismo non manchi, tra corsi di italiano per stranieri e assistenza per i minori non accompagnati, tra le maglie lacunose del sistema di accoglienza i migranti rischiano di diventare prede da arruolare nell’esercito della delinquenza. «Ci facciamo coraggio, ma ci sentiamo soli»: la percezione di sicurezza è sprofondata sotto il livello di guardia, se è vero che anche la Chiesa, ultimo avamposto sociale, ora è pronta a gettare la spugna. Oggi è a rischio il Natale, domani chissà. Tanto che il sindaco di Bari e presidente Anci, Antonio Decaro (Pd), dopo aver incontrato nelle scorse settimane i sacerdoti e aver disposto maggiori controlli, chiede al Viminale rinforzi. Spera così che Santa Cecilia ci ripensi: «Con il questore avevo già illustrato ai parroci il piano di riqualificazione: strumenti e misure con tempi certi. Mi dispiace leggere queste dichiarazioni che hanno il sapore di una resa. Anche una sola Chiesa che restasse chiusa la notte di Natale sarebbe una sconfitta per la città».
Proprio Bari l’8 dicembre accoglierà il ministro dell’Interno Marco Minniti, che parteciperà al comitato di sicurezza. Insieme proveranno a dare una risposta a chi, dal Libertà, invoca più presenza dello Stato. A partire, promette il sindaco, da quella «fissa» delle forze dell’ordine.
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“Troppi migranti”: e Trenitalia chiude due stazioni in Piemonte
Trenitalia chiude le sale d’attesa di Bardonecchia e di Oulx: “Ci sono troppi migranti, si pone un problema di sicurezza”. E la Francia respinge tutti da noi
Luca Romano – Mer, 29/11/2017 – 12:26
Anche quest’anno, all’avvicinarsi dell’inverno, i bivacchi dei migranti ricompaiono puntuali nelle stazioni ferroviarie italiane: li avevamo visti a Ventimiglia, a Bolzano, a Como, a Milano.
Ovunque ci sia un treno e un confine da attraversare, per proseguire il viaggio della speranza verso il cuore dell’Europa più ricca ma non più accogliente.
L’ultimo allarme arriva dalle stazioni piemontesi di Bardonecchia e di Oulx, in provincia di Torino, dove Trenitalia ha deciso di chiudere le sale d’attesa per i passeggeri dopo che decine di migranti vi bivaccavano ripetutamente in attesa di salire su questo o quel convoglio. Come riporta La Stampa, da settimane il flusso di persone in movimento verso la Francia è ripreso con i ritmi dei grandi spostamenti, come non si vedeva almeno da Ferragosto.
I francesi hanno schierato l’esercito per sorvegliare la frontiera ma i profughi non si lasciano scoraggiare. E così, come era già avvenuto in tanti altri scali ferroviari del Nord dello Stivale, le banchine e le sale delle stazioni si trasformano in tanti accampamenti per riposare qualche ora in attesa di tentare il passaggio clandestino della frontiera.
Ad Oulx e Bardonecchia Trenitalia ha chiuso le sale di attesa per “motivi di sicurezza” ma il problema è stato semplicemente spostato di qualche metro. Ora i migranti sono costretti a dormire all’addiaccio, magari riparandosi nei sottopassaggi nei pressi della stazione. I sindaci dei due paesi hanno già chieso un incontro col prefetto di torino per cercare una soluzione a un problema che è a un tempo umanitario e di ordine pubblico.
Caritas, Croce rossa e i volontari della parrocchia provano a portare un po’ di conforto con tè caldo e coperte, ora che le temperature raramente salgono sopra lo zero. Nel terzo settore c’è chi invoca un intervento del governo che sblocchi il tema dei respingimenti ma la verità è che senza una riforma della legislazione europea sull’asilo non si può fare molto.