23/01/2017, 11:57
16/02/2017, 22:18
Rogers: “avremo problemi economici mai visti prima”
Jim Rogers, uno dei piu’ rispettati e famosi investitori al mondo, prevede che la prossima crisi finanziaria sarà la piu’ grave mai sperimentata nelle nostre vite, una crisi durante la quale i governi e i paesi potrebbero addirittura “scomparire”, motivo per il quale bisognerebbe incominciare a preoccuparsi seriamente.
In un’intervista trasmessa via radio sul podcast di MacroVoices, il trader miliardario specializzato nel settore delle materie prime ha lanciato un allarme su una serie di default aziendali, sulla falsa riga di quanto visto con Lehman Brothers e Bear Stearns all’alba della crisi finanziaria del 2008. Lo stesso potrebbe succedere presto, soltanto su scala ancora piu’ grande.
“Tenetevi pronti, perché stiamo per avere i problemi economici maggiori mai avuti nelle nostre vite e quando questo accadrà molti (governi e imprese) spariranno”, ha avvertito Rogers.
A un primo ascolto, la previsione di Rogers sembra eccessivamente pessimista, ma lo è meno se si inizia a riflettere e realizzare che tutto questo è già successo con la crisi di 9 anni fa. Da allora poco o nulla è cambiato per evitare il ripetersi di un simile crac economico e finanziario.
Nel 2008 Bears Stearns è stata costretta a chiudere i battenti dopo una storia di successo lunga oltre 90 anni, mentre la banca d’affari Lehman Brothers è stata lasciata fallire 150 anni dopo la sua nascita. Si tratta di un periodo molto lungo e pieno di insidie: basti pensare che i due gruppi avevano superato fasi critiche come guerre civili, depressione economica e conflitti internazionali.
“La prossima volta sarà ancora peggio: molti istituti, società, persone e certamente governi, forse perino dei paesi interi, scompariranno“, dice Rogers augurandosi che il pubblico all’ascolto sia “molto preoccupato” e che non si faccia trovare impreparato all’appuntamento con la prossima grande crisi.
16/02/2017, 23:40
“Tenetevi pronti, perché stiamo per avere i problemi economici maggiori mai avuti nelle nostre vite e quando questo accadrà molti (governi e imprese) spariranno”, ha avvertito Rogers.
27/02/2017, 22:11
il costo del lavoro In Cina le tute blu guadagnano più dei compagni in Brasile e Messico Salari orari medi della manifattura cinese triplicati in dieci anni mentre scendono in America Latina e nel Sud dell’Europa] il costo del lavoro
In Cina le tute blu guadagnano
più dei compagni in Brasile e Messico
Salari orari medi della manifattura cinese triplicati in dieci anni mentre scendono in America Latina e nel Sud dell'Europa
Era la Fabbrica del Mondo a basso costo. Ora invece gli operai cinesi della manifattura guadagnano più dei compagni lavoratori di Brasile, Messico, Argentina. Sono a un passo dal raggiungere i salari di greci e portoghesi. Non lo dice il Partito comunista cinese per galvanizzare le masse operaie, ma Euromonitor International, società londinese specializzata in analisi strategiche del mercato globalizzato, in uno studio ripreso dal Financial Times.
I numeri: tra il 2005 e il 2016 i salari per i lavoratori della manifattura cinese si sono triplicati arrivando a 3,60 dollari all’ora in media. Negli stessi dieci anni la paga oraria dei brasiliani è scesa da 2,90 dollari a 2,70; da 2,20 a 2,10 in Messico (ecco perché le case automobilistiche vanno a Sud del Rio Grande facendo infuriare Donald Trump).
La paga oraria media offerta dalle catene di montaggio in Cina equivale ormai al 70 per cento di quella in Grecia e Portogallo: i portoghesi sono scesi da 6,30 dollari nel 2005 a 4,50 dollari nel 2016. È l’effetto devastante della grande crisi finanziaria partita dagli Stati Uniti nel 2008.
Il balzo della produttività
L’aumento del costo del lavoro nella manifattura cinese è legato alla produttività migliorata in modo impressionante, al punto da renderla ormai quasi equivalente a quella occidentale. Le tute blu guadagnano più dei lavoratori di altri settori produttivi in Cina: infatti il salario medio di tutti i settori, considerando per esempio anche l’agricoltura e l’edilizia, è arrivato a 3,30 dollari l’ora.
Il pendolo della delocalizzazione
Questa storia di successo delle paghe nell’industria manifatturiera cinese però presenta anche un rischio: il costo del lavoro industriale in Cina supera di molto ormai quello di altri rivali nel Sud Est asiatico, dalla Thailandia al Vietnam all’Indonesia e il pendolo della delocalizzazione è destinato a spostarsi verso queste nuove frontiere del basso costo. Anche per questo la Cina è impegnata in un enorme sforzo di riforma e riequilibrio dell’economia, da Fabbrica del Mondo sostenuta dalle esportazioni di prodotti a società matura di consumi interni.
La guerra alla povertà
Interessante anche leggere i giornali cinesi proprio oggi: in prima pagina (su ispirazione della potente agenzia statale Xinhua che li rifornisce e guida tutti) la «guerra alla povertà» di cui continua a parlare il presidente Xi Jinping. Serve un ultimo assalto per strappare alla linea di povertà 55,7 milioni di cinesi che sopravvivono con 2300 yuan all’anno, un dollaro al giorno. Xi dice che bisogna centrare l’obiettivo di sradicare questa grande sacca di povertà, concentrata soprattutto in remote zone rurali, entro il 2020, per centrare l’obiettivo di «una società moderatamente prospera».
Quando Xi impugnava la zappa
La Xinhua ha rilanciato una foto del 1989, quando il giovane Xi Jinping era ancora solo un promettente segretario di partito a Ningde nel povero Fujian (dal quale sono venuti moltissimi degli immigrati in Italia tra l’altro): «Il futuro segretario generale guida con la zappa in mano una colonna di mille quadri locali di partito impegnati a bonificare un canale di irrigazione», recita la didascalia. Xi era stato mandato in campagna come «giovane istruito bisognoso di rieducazione da parte dei contadini più poveri» nel 1969, sedicenne durante la Rivoluzione Culturale di Mao. Di quel periodo ora i giornali rilanciano un suo ricordo: «Mi ritrovai a fare agevolmente diversi chilometri a piedi in montagna ogni giorno, trasportando sulle spalle, in equilibrio sul bastone dei portatori, 50 chili di peso».
Lo studio di Euromonitor si basa su dati dell’Ilo (International Labour Organisation), Eurostat e ufficio statistico cinese e converte i salari in dollari aggiustati all’inflazione. I dati però non considerano i differenti costi della vita.
08/03/2017, 13:21
Mi sento ricco
Davide 7 marzo 2017 , 19:20 Attualità, Notizie dall'Europa, Opinione 2 Commenti 2,529 Viste
DI MIGUEL MARTINEZ
Poniamo che io abbia 10.000 euro, ma voglio fare il ganzo.
Decido così di comprarmi un’auto da 30.000 euro.
Intorto qualcuno, e mi faccio prestare 20.000 euro che non ho.
Appena l’intortato comincia a mandarmi gli sgherri sotto casa chiedendo indietro i 20.000 euro con gli interessi, intorto qualcun altro per prestarmi i soldi da restituire a lui.
Ma la cosa più interessante, oltre al fatto che non tutti sono fessi e prima o poi qualcuno mi farà fuori, è il fatto che sono riuscito a creare qualcosa dal nulla: l’auto che mi sono comprato, ha consumato davvero 30.000 euro di materiali, di lavoro, di commissioni, di scarti inquinanti…
Insomma, vi ho appena descritto il meccanismo su cui si fonda l’economia mondiale, almeno a dar retta a questa tabella, che mostra il rapporto tra il PIL (i miei 10.000 euro) e il debito (i miei 30.000 euro), “as a % of GDP”.
In Italia, ad esempio, usiamo 10.000 euro per spenderne 38.180.
Gli olandesi sono i più creativi di tutti: con 10.000 euro, se ne inventano 77.360. Per quello gli italiani fanno gli invidiosi e dicono che i nordici sono più bravi di loro.
15/03/2017, 21:56
Spettro crac Cina: la “somiglianza inquietante” di cui parlò Soros
Il ricorso sfrenato al credito da parte della Cina è arrivato a livelli giudicati ormai insostenibili.
Basta qualche numero per dimostrare come il rischio crac che incombe sull’economia cinese non sia secondo per importanza a nessuno degli altri di cui si parla incessantemente da giorni, siano essi riferiti alla Fed e alla Bce, alla virata protezionistica del commercio auspicata dal presidente Usa Donald Trump o alle elezioni olandesi, francesi e tedesche.
L’effetto domino di una crisi cinese sarebbe devastante, con una crisi di fiducia che prenderebbe in ostaggio tutto il mondo.
Il debito pubblico del paese è balzato a oltre il 260% del PIL, dal 150% circa precedente l’esplosione, nel 2008, della crisi finanziaria globale. Pechino sta cercando di correre ai ripari, e ha in programma una profonda ristrutturazione delle aziende alle prese con debiti monstre, oltre che una “purga” della capacità industriale in eccesso.
D’altronde, è stato lo stesso numero uno della Banca centrale della Cina, il governatore Zhou Xiaochuan, a confessare ai giornalisti che “l’indebitamento delle aziende non finanziarie è troppo alto”, invitando contestualmente il governo a ritirare il sostegno che ha finora garantito a quelle che vengono definite imprese “zombie”, tenute in vita solo con la spina del credito.
Zho ha tenuto a precisare tuttavia che il processo di deleveraging non avverrà nell’arco di una notte:
“Personalmente, credo che questo sia un processo relativamente di medio termine. Nel breve termine non ci saranno risultati concreti, perchè lo stock attuale del debito è molto grande”.
Il banchiere centrale rimane cauto e ammette anche che, a dispetto delle misure adottate dalle amministrazioni locali per arginare il surriscaldamento dei prezzi delle case, i prestiti al settore immobiliare continuano a crescere velocemente.
Cresce tra gli investitori la paura per il fattore Cina. E viene alla mente la frase dell’investitore miliardario George Soros, che mesi fa disse di aver notato “una somiglianza inquietante” tra le condizioni in cui versa il paese e quelle che hanno portato gli Stati Uniti a scatenare la crisi finanziaria globale nel 2008.
Stando ai dati di Bloomberg Intelligence, il debito corporate della Cina è balzato nei dieci anni 2005-2015 di 60 punti percentuali, fino al 165% del Pil. E i debiti delle famiglie sono cresciuti di oltre il 40% del Pil, ovvero di 23 punti percentuali.
02/04/2017, 13:34
Fillon prevede collasso economico della Francia sul modello Grecia
Il candidato all'Eliseo del centrodestra, l'ex primo ministro Francois Fillon, ha predetto alla Francia il destino della Grecia in campo economico, riferisce la Reuters.
"Siamo una nazione in bancarotta con un debito di 2,2 trilioni di euro, con un debito pro-capite di 30mila euro per ogni cittadino francese," — ha detto Fillon durante il suo tour elettorale in Corsica. Ha osservato che la Francia rischia di correre la stessa sorte di Spagna, Italia, Portogallo e Grecia.
Secondo Fillon, il debito obbliga la Francia "ogni giorno a cercare miliardi di euro sui mercati internazionali e a genuflettersi davanti a quelli che Francois Hollande considera nemici."
Secondo l'agenzia, il tema del crack economico francese Fillon lo aveva precedentemente sollevato nel 2007, durante una visita in Corsica quando guidava il governo.
Le elezioni presidenziali francesi si svolgeranno in due turni il 23 aprile e il 7 maggio.
02/04/2017, 13:42
02/04/2017, 21:55
Marine Le Pen come Trump: dai sondaggi segreti sarà presidente
Le Pen sottostimata nei sondaggi ufficiali come accadde per Trump
http://www.secoloditalia.it/2017/03/mar ... residente/
02/04/2017, 23:57
sottovento ha scritto:Comunque fra poco più di 2 settimane si vota in Francia e......
In men che non si dica la UE potrebbe disintegrarsi con un botto pazzesco che sarebbe
udito in ogni angolo del pianeta.
03/04/2017, 07:31
Thethirdeye ha scritto:
Se rimaniamo nell'Euro, cominciamo a entrare nell'ottica che diventeremo un paese estremamente povero. Tipo Grecia per intenderci.......
03/04/2017, 10:48
Thethirdeye ha scritto:sottovento ha scritto:Comunque fra poco più di 2 settimane si vota in Francia e......
In men che non si dica la UE potrebbe disintegrarsi con un botto pazzesco che sarebbe
udito in ogni angolo del pianeta.
Sarebbe davvero l'unica salvezza per noi tutti....
Se rimaniamo nell'Euro, cominciamo a entrare nell'ottica che diventeremo un paese estremamente povero.
Tipo Grecia per intenderci.......
06/04/2017, 15:40
Salvini al Parlamento Ue: "Non siete normali, fatevi curare"
http://www.adnkronos.com/fatti/politica ... refresh_ce
06/04/2017, 16:11
06/04/2017, 16:26