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MessaggioInviato: 10/01/2015, 01:53 
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Aztlan ha scritto:

Davvero fanno il lavaggio del cervello, ci vorrebbe uno studio per capire se è il modo in cui vengono usate, i contenuti, o se è proprio lo strumento da buttare via.



Uno studio c'è...
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=10339



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 10/01/2015, 17:54 
Bambino sbaglia dettato alle elementari
e scrive un articolo de Il Giornale


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Scritto il 10-01-2015

http://www.lercio.it/bambino-sbaglia-de ... -giornale/

NAPOLI – Clamoroso quanto accaduto qualche settimana fa alla Scuola Elementare “Intro Mondannelli” di Napoli.
Gli alunni della classe 2a B avevano da poco terminato un esercizio di dettato proposto dalla loro maestra, Pina Silvestre, quando l’insegnante, accingendosi alla correzione dei compiti, si è accorta che uno dei dettati era davvero strano. Gli errori avevano infatti trasformato una favola di Esopo in un coacervo di castronerie fuori da ogni logica, zeppe di concetti reazionari e discriminatori privi di senso.
Alessandro Palustri, il bambino autore del compito, ha assistito dunque alla trasformazione del carattere della docente da “simpatica e dolce” a “Daniela Santanchè assatanata” e si è preparato al peggio.
Lo sguardo della donna, però, si è improvvisamente trasformato in gioioso e solare quando ha scorto, nel cestino della spazzatura, una copia de Il Giornale. La maestra ha subito collegato le potenzialità degli strafalcioni di Alessandro con l’ignoranza e l’approssimazione media di un articolo del quotidiano della famiglia Berlusconi e ha agito senza ulteriori indugi.
Nel giro di due giorni, Il bimbo è stato assunto come redattore delle pagine di cronaca ed economia, dove adesso ha anche la libertà di fornire notizie parziali, errate o completamente campate per aria oltre che sgrammaticate. “Un sogno che si realizza”, ha detto la madre del bimbo, “in famiglia siamo tutti disoccupati o precari, lo stipendio di Alessandruccio servirà per farlo studiare e affrancarsi dal destino crudele che sembrava scritto per lui: lavorare a Il Giornale.

Davide Pascarella


................... [:D] [:261] [:255] [:263] [:81]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 12/01/2015, 13:04 
VUOI SAPERE CHI CONTROLLA LA STAMPA? CHI DECIDE CHE COSA LEGGERAI DOMANI SUL GIORNALE?

Pensi che il giornale che leggi sia veramente di destra/sinistra? Ecco una lista dei proprietari della grande stampa italiana, e delle connessioni che hanno tra di loro.

IL CORRIERE DELLA SERA appartiene al gruppo internazionale Mediagroup, è quotato in Borsa e controlla altri giornali e riviste popolari come “Il Mondo” “L’Europeo” “Oggi” “Visto” “Novella” “Max”. Nel suo Consiglio di Amministrazione ci sono personaggi indissolubilmente legati all’elite finanziaria internazionale e ai suoi circoli mondialisti come John Elkan (Gruppo Bilderberg), presidente di FIAT e di Exor (la holding finanziaria della famiglia Agnelli); Carlo Pesenti, consigliere di Italcementi, Unicredit, Italmobiliare e Mediobanca; Berardino Libonati, consigliere di Telecom Italia e Pirelli; Diego Della Valle, possessore del 4% di Banca Nazionale del Lavoro, consigliere di Tod’s e Generali Assicurazioni, ex dirigente della Fiorentina coinvolto nello scandalo di Calciopoli; Renato Pagliaro, consigliere di Telecom Italia, Pirelli e Mediobanca.

LA REPUBBLICA è il quotidiano del Gruppo l’Espresso di Carlo de Benedetti (Gruppo Bilderberg) ex amministratore delegato FIAT, banchiere ex vicepresidente del Banco Ambrosiano. Nel consiglio di amministrazione del Gruppo l’Espresso siedono Sergio Erede, amministratore di Luxottica e Carlo Secchi ex Rettore della Bocconi e amministratore di Mediaset.

IL GIORNALE
: edito dal Gruppo Mondadori è il quotidiano della Famiglia Berlusconi.

LA STAMPA: è il quotidiano torinese della Famiglia Agnelli (Club Bilderberg)

IL MESSAGGERO di Roma
, IL MATTINO di Napoli, IL GAZZETTINO di Venezia e IL NUOVO QUOTIDIANO DI PUGLIA sono quotidiani editi dalla Caltagirone Editori (Club Bilderberg) di proprietà della Famiglia Caltagirone (Grandi Opere,, cementifici, immobili). Francesco Gaetano Caltagirone, anche noto come Franco (Roma, 2 marzo 1943), è un imprenditore italiano, a capo di uno dei più importanti gruppi industriali italiani, con un fatturato globale di circa 1,7 miliardi di euro e oltre 5.600 dipendenti; le sue ricchezze ammontano a circa 2,6 miliardi di dollari, questo fece di lui nel 2008 il decimo uomo più ricco d’Italia e il 446° uomo più ricco del mondo. Siedono nel consiglio di amministrazione di Caltagirone Editore Azzurra Caltagirone, moglie dell’Onorevole Pier Ferdinando Casini e Francesco Gaetano Caltagirone, consigliere di Monte dei Paschi di Siena e di Generali Assicurazioni.

IL RESTO DEL CARLINO di Bologna, LA NAZIONE di Firenze e IL GIORNO di Milano
appartengono alla Poligrafici Editorile, collegata a Telecom Italia, Generali Assicurazioni e alla Premafin di della famiglia Ligresti. Salvatore Ligresti è stato membro del consiglio di amministrazione di Unicredit, è presidente onorario di Fondiaria Sai, gruppo assicurativo torinese quotato sulla Borsa di Milano e controllato dalla famiglia Ligresti; è coinvolto nei più rilevanti interventi urbanistici di Milano (Expo, Fiera e Garibaldi-Repubblica), di Firenze (Castello e Manifattura Tabacchi) e di Torino.

LIBERO (l’aggressiva testata di destra) e IL RIFORMISTA (quotidiano timidamente di sinistra) hanno lo stesso editore Giampaolo Angelucci proprietario di un impero fatto di cliniche e strutture sanitarie, fra cui l’Ospedale San Raffaele di Roma, condannato agli arresti domiciliari per falso e truffa ai danni delle ASL.

L’UNITA
’: il quotidiano fondato da Gramsci e attualmente vicino al principale partito della sinistra italiana , il PD, ha come editore Nuova Iniziativa Editoriale S.p.A. il cui azionista principale è Renato Soru, presidente e amministratore delegato della compagnia di servizi internet Tiscali Italia S.p.A. Renato Soru è apparso nella lista edita da “Forbes” come uno degli uomini più ricchi del mondo con un capitale stimato in 4 miliardi di dollari nel 2001. Negli ultimi anni la sua compagnia ha rilevato sei compagnie telefoniche in Germania, Francia, Svizzera, Belgio e Repubblica Ceca.

IL SOLE 24 ORE: ha nel suo consiglio di amministrazione Luigi Abete, Membro del Comitato Esecutivo dell’Aspen Institute Italia e presidente della Banca Nazionale del Lavoro; fa anche parte del consiglio di amministrazione della Carlo Erba Farmitalia; il fratello di Giancarlo Abete (Presidente della Figc) è consigliere della Tod’s di Diego Della Valle.

Tutte le aziende citate sono direttamente collegate fra di loro: grande finanza, banche, assicurazioni, telecomunicazioni, cementifici, costruzioni, farmaceutica, acciaierie, pneumatici, moda. Mentre nelle dittature il popolo è sempre consapevole di essere oppresso e l’ordine deve necessariamente essere mantenuto con la forza, nei regimi dove vige la “democrazia rappresentativa” il sistema sociale è stabile poiché il controllo sull’informazione e sul consenso avviene in maniera occulta, proprio per lasciar credere alla popolazione di vivere in un mondo libero.

http://coscienzeinrete.net/politica/ite ... o-la-lista


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MessaggioInviato: 12/01/2015, 13:08 
Cita:
nemesis-gt ha scritto:

VUOI SAPERE CHI CONTROLLA LA STAMPA? CHI DECIDE CHE COSA LEGGERAI DOMANI SUL GIORNALE?

Pensi che il giornale che leggi sia veramente di destra/sinistra? Ecco una lista dei proprietari della grande stampa italiana, e delle connessioni che hanno tra di loro.

IL CORRIERE DELLA SERA appartiene al gruppo internazionale Mediagroup, è quotato in Borsa e controlla altri giornali e riviste popolari come “Il Mondo” “L’Europeo” “Oggi” “Visto” “Novella” “Max”. Nel suo Consiglio di Amministrazione ci sono personaggi indissolubilmente legati all’elite finanziaria internazionale e ai suoi circoli mondialisti come John Elkan (Gruppo Bilderberg), presidente di FIAT e di Exor (la holding finanziaria della famiglia Agnelli); Carlo Pesenti, consigliere di Italcementi, Unicredit, Italmobiliare e Mediobanca; Berardino Libonati, consigliere di Telecom Italia e Pirelli; Diego Della Valle, possessore del 4% di Banca Nazionale del Lavoro, consigliere di Tod’s e Generali Assicurazioni, ex dirigente della Fiorentina coinvolto nello scandalo di Calciopoli; Renato Pagliaro, consigliere di Telecom Italia, Pirelli e Mediobanca.

LA REPUBBLICA è il quotidiano del Gruppo l’Espresso di Carlo de Benedetti (Gruppo Bilderberg) ex amministratore delegato FIAT, banchiere ex vicepresidente del Banco Ambrosiano. Nel consiglio di amministrazione del Gruppo l’Espresso siedono Sergio Erede, amministratore di Luxottica e Carlo Secchi ex Rettore della Bocconi e amministratore di Mediaset.

IL GIORNALE
: edito dal Gruppo Mondadori è il quotidiano della Famiglia Berlusconi.

LA STAMPA: è il quotidiano torinese della Famiglia Agnelli (Club Bilderberg)

IL MESSAGGERO di Roma
, IL MATTINO di Napoli, IL GAZZETTINO di Venezia e IL NUOVO QUOTIDIANO DI PUGLIA sono quotidiani editi dalla Caltagirone Editori (Club Bilderberg) di proprietà della Famiglia Caltagirone (Grandi Opere,, cementifici, immobili). Francesco Gaetano Caltagirone, anche noto come Franco (Roma, 2 marzo 1943), è un imprenditore italiano, a capo di uno dei più importanti gruppi industriali italiani, con un fatturato globale di circa 1,7 miliardi di euro e oltre 5.600 dipendenti; le sue ricchezze ammontano a circa 2,6 miliardi di dollari, questo fece di lui nel 2008 il decimo uomo più ricco d’Italia e il 446° uomo più ricco del mondo. Siedono nel consiglio di amministrazione di Caltagirone Editore Azzurra Caltagirone, moglie dell’Onorevole Pier Ferdinando Casini e Francesco Gaetano Caltagirone, consigliere di Monte dei Paschi di Siena e di Generali Assicurazioni.

IL RESTO DEL CARLINO di Bologna, LA NAZIONE di Firenze e IL GIORNO di Milano
appartengono alla Poligrafici Editorile, collegata a Telecom Italia, Generali Assicurazioni e alla Premafin di della famiglia Ligresti. Salvatore Ligresti è stato membro del consiglio di amministrazione di Unicredit, è presidente onorario di Fondiaria Sai, gruppo assicurativo torinese quotato sulla Borsa di Milano e controllato dalla famiglia Ligresti; è coinvolto nei più rilevanti interventi urbanistici di Milano (Expo, Fiera e Garibaldi-Repubblica), di Firenze (Castello e Manifattura Tabacchi) e di Torino.

LIBERO (l’aggressiva testata di destra) e IL RIFORMISTA (quotidiano timidamente di sinistra) hanno lo stesso editore Giampaolo Angelucci proprietario di un impero fatto di cliniche e strutture sanitarie, fra cui l’Ospedale San Raffaele di Roma, condannato agli arresti domiciliari per falso e truffa ai danni delle ASL.

L’UNITA
’: il quotidiano fondato da Gramsci e attualmente vicino al principale partito della sinistra italiana , il PD, ha come editore Nuova Iniziativa Editoriale S.p.A. il cui azionista principale è Renato Soru, presidente e amministratore delegato della compagnia di servizi internet Tiscali Italia S.p.A. Renato Soru è apparso nella lista edita da “Forbes” come uno degli uomini più ricchi del mondo con un capitale stimato in 4 miliardi di dollari nel 2001. Negli ultimi anni la sua compagnia ha rilevato sei compagnie telefoniche in Germania, Francia, Svizzera, Belgio e Repubblica Ceca.

IL SOLE 24 ORE: ha nel suo consiglio di amministrazione Luigi Abete, Membro del Comitato Esecutivo dell’Aspen Institute Italia e presidente della Banca Nazionale del Lavoro; fa anche parte del consiglio di amministrazione della Carlo Erba Farmitalia; il fratello di Giancarlo Abete (Presidente della Figc) è consigliere della Tod’s di Diego Della Valle.

Tutte le aziende citate sono direttamente collegate fra di loro: grande finanza, banche, assicurazioni, telecomunicazioni, cementifici, costruzioni, farmaceutica, acciaierie, pneumatici, moda. Mentre nelle dittature il popolo è sempre consapevole di essere oppresso e l’ordine deve necessariamente essere mantenuto con la forza, nei regimi dove vige la “democrazia rappresentativa” il sistema sociale è stabile poiché il controllo sull’informazione e sul consenso avviene in maniera occulta, proprio per lasciar credere alla popolazione di vivere in un mondo libero.

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Assurdo,comunque penso e spero che ci sia ben poca gente che legge un giornale pensando che le notizie siano del tutto imparziali.


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MessaggioInviato: 12/01/2015, 14:48 
Su questo non ci farei troppo affidamento, per la maggior parte degli itaGliani il giornale è come il proprio partito, chiesa o squadra di calcio.


Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Cita:
Aztlan ha scritto:

Davvero fanno il lavaggio del cervello, ci vorrebbe uno studio per capire se è il modo in cui vengono usate, i contenuti, o se è proprio lo strumento da buttare via.



Uno studio c'è...
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=10339



Come sempre preziosissimo. [:)]


Ultima modifica di Aztlan il 12/01/2015, 14:54, modificato 1 volta in totale.


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Per quanto possa essere buia la notte sulla Terra, il sole sorgerà quando è l' ora, e c' è sempre la luce delle stelle per illuminarci nel cammino.

Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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MessaggioInviato: 17/01/2015, 18:28 
Giornalisti, propaganda e guerra mediatica. E' ora che la gente sappia la verità

Traduzione di un illuminante pezzo "riassuntivo", di questo giornalista australiano (che negli anni '60 ha tentato anche una avventura free lance in Italia) su dove siamo e siamo andati nella informazione in Occidente, ovvero sul suo ruolo preminente come "propaganda del potere" e quindi... sulla falsità e faziosità del giornalismo mainstream, votato non alla verità e all'informazione ma a servire le agende del potere. Questo anche in relazioni alle grandi guerre...come quella che stanno preparando.

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Perché così tanto giornalismo si è arreso alla propaganda? Perché censura e distorsione sono diventate una pratica standard? Perché la BBC è cosi spesso portavoce di un potere rapace? Perché il New York Times e il Washington Post ingannano i loro lettori? Perché ai giovani giornalisti non viene insegnato a comprendere le finalità dei media e a sfidare le affermazioni eclatanti e le basse intenzioni di una oggettività fasulla?

E perché a loro non si insegna che l'essenza di gran parte di ciò che definiamo media mainstream non è informazione, ma potere?

Queste sono domande urgenti. Il mondo si trova di fronte all'eventualità di una grande guerra, forse addirittura nucleare - con gli Stati Uniti chiaramente determinati ad isolare e provocare la Russia e poi la Cina. Questa verità viene capovolta e messa sottosopra dai giornalisti, inclusi quelli che promossero le menzogne che portarono al bagno di sangue in Iraq nel 2003.

I tempi in cui viviamo sono così pericolosi e distorti nella pubblica percezione, che la propaganda non è più, come Edward Bernays la definì, un "governo invisibile", ma è il governo stesso, che governa direttamente senza timore di essere contraddetto; il suo scopo principale è conquistare noi, il nostro senso del mondo, la nostra capacità di separare la verità dalle menzogne.

L'era dell'informazione è in realtà un'era mediatica. Abbiamo guerre mediatiche; censura mediatica; demonizzazione mediatica; punizione mediatica; deviazioni mediatiche: una surreale linea di assemblaggio di obbedienti luoghi comuni e false supposizioni.

Questo potere di creare una nuova "realtà" è in corso da lungo tempo. Quarantacinque anni fa, un libro intitolato "The Greening of America" fece scalpore. La copertina riportava queste parole: "E' in arrivo una rivoluzione. Non sarà come le rivoluzioni del passato. Avrà origine dall'individuo..."

In quel periodo facevo il corrispondente negli Stati Uniti, e mi ricordo che l'autore, da un giorno all'altro, divenne un guru. Era un giovane accademico dell'Università di Yale: Charles Reich. Il suo messaggio era che il dire la verità e l'azione politica avevano fallito e che solo "cultura" e introspezione avrebbero potuto cambiare il mondo.

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Spinto dalle forze del profitto, nel giro di pochi anni l'ideologia del "me-stesso" (me-ismo) avrebbe sopraffatto il nostro senso di azione comune, di giustizia sociale e di internazionalismo. Si separarono classe, genere e razza. Il personale divenne politico e i media divennero il messaggio. Sulla scia della guerra fredda, l'invezione di nuove "minacce" completò il disorientamento politico di coloro che, 20 anni prima, avrebbero formato una veemente opposizione.

Nel 2003 filmai un'intervista a Washington con Charles Lewis, l'illustre giornalista investigativo americano. Discutemmo sull'invasione dell'Iraq pochi mesi prima che avvenne.

Gli chiesi: "Cosa sarebbe successo se i media più liberi del mondo avessero seriamente sfidato George Bush e Donald Rumsfeld, indagando sulle loro affermazioni, anziché veicolare ciò che poi si rivelò essere rozza propaganda?".

Rispose che, se noi giornalisti avessimo fatto il nostro lavoro, "ci sarebbe stata una grandissima probabilità che non saremmo andati a fare la guerra in Iraq."

Questa shockante affermazione, che fu anche sostenuta da altri giornalisti famosi a cui feci la stessa domanda. Dan Rather, ex di CBS, mi diede la stessa risposta. David Rose dell'Observer e altri giornalisti di lunga esperienza e produttori della BBC, che vollero restare anonimi, mi diedero la stessa risposta.

In altre parole, se i giornalisti avessero fatto il loro mestiere, se avessero indagato e messo in discussione la propaganda invece di amplificarla, centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini potrebbero essere vivi oggi; milioni di persone non avrebbero dovuto abbandonare le loro case; la guerra settaria tra sunniti e sciiti avrebbe potuto non essere scatenata e il famigerato Stato islamico forse ora non esisterebbe.

Persino ora, nonostante i milioni di persone che sono scesi in piazza in segno di protesta, la piu' parte del pubblico nei paesi occidentali ha una scarsissima idea della vastità del crimine commesso dai nostri governi in Iraq. Ancora meno persone sono consapevoli del fatto che, nei 12 anni prima dell'invasione, i governi statunitense e britannico avevano messo in moto un olocausto negando alla popolazione civile dell'Iraq i mezzi per la sopravvivenza.

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Queste sono parole del funzionario britannico responsabile per le sanzioni contro l'Iraq negli anni '90: un assedio medievale che ha causato la morte di mezzo milione di bambini sotto i cinque anni, come riferito dall'Unicef Il nome del funzionario è Carne Ross. All'Ufficio Esteri di Londra era conosciuto come "Mr Iraq". Oggi ha deciso di dire la verità su come i governi ingannano e su come i giornalisti volontariamente si prestano a diffondere l'inganno. "Davamo in pasto ai giornalisti presunti fatti di intelligence edulcorata", mi ha riferito, "oppure li tenevamo fuori."

Il "whistelblower" (che spiffera la notizia) principale durante questo terribile periodo di silenzio è stato Denis Halliday. Allora Assistente Segretario Generale delle Nazioni Unite e alto funzionario delle Nazioni Unite in Iraq, Halliday si dimise piuttosto di attuare politiche da lui stesso ritenute da genocidio. Ha stimato che le sanzioni uccisero più di un milione di iracheni.

Cosa successe poi ad Halliday è piuttosto istruttivo. Quando le sue affermazioni non venivano ritoccate, veniva diffamato. Durante il programma "Newsnight" della BBC, il presentatore Jeremy Paxman gli gridò: "Non sei forse solo un difensore di Saddam Hussein?" The Guardian ha recentemente descritto questo come uno dei "momenti memorabili" di Paxman. La scorsa settimana, Paxman ha siglato una trattativa da 1.000.000 di sterline per un libro.

Le ancelle della soppressione (dei fatti) hanno fatto bene il loro lavoro. Consideriamo gli effetti. Nel 2013, un sondaggio di ComRes, rivelò che la maggioranza del pubblico britannico credeva che il bilancio delle vittime in Iraq fosse 10.000: una piccola frazione della verità. La scia di sangue che va dall'Iraq a Londra è stata quasi del tutto ripulita.

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Rupert Murdoch si dice sia il padrino della mafia mediatica e nessuno dovrebbe dubitare dello strapotere dei suoi giornali - 127 in tutto – con una tiratura congiunta di 40 milioni, e della sua rete, la Fox. Ma l'influenza dell'impero di Murdoch non supera di riflesso i media più ampi.

La propaganda più efficace non si trova su The Sun o su Fox News, piuttosto sotto un' aura "liberale". Quando il New York Times pubblico' le affermazioni sul fatto che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa, si credette a questa falsa evidenza, perché non provenivano da Fox News, ma dal New York Times.

Lo stesso vale per il Washington Post e per il Guardian, entrambi i quali hanno svolto un ruolo fondamentale nel condizionare i loro lettori ad accettare una nuova e pericolosa guerra fredda. Tutti e tre i giornali liberali hanno travisato gli eventi in Ucraina, presentandoli come atto malvagio da parte della Russia, quando, in realtà, il colpo di stato guidato dai fascisti in Ucraina è stato il lavoro degli Stati Uniti, aiutati dalla Germania e dalla Nato.

Questo capovolgere la realtà è fatto cosi pervasivo, che l'accerchiamento militare di Washington e l'intimidazione della Russia non sono neanche presi in considerazione. Non fanno neppure notizia, ma sono soppressi dietro una campagna diffamatoria e di paura, come quella con cui sono cresciuto durante la prima guerra fredda.

Ancora una volta, l'impero del male è venuto a prenderci, guidato da un altro Stalin o, perversamente , da un nuovo Hitler. Dai un nome al tuo demone e sguinzaglialo. (No, non lo sguinzagliare, guardalo e fagli amorevolmente capire chi comanda, NDR)

La soppressione della verità sui fatti in Ucraina è uno dei piu' completi blackout di notizie che io ricordi. Il più grande potenziamento militare occidentale nel Caucaso e in Europa orientale, dalla seconda guerra mondiale, è stato occultato. Gli aiuti segreti di Washington a Kiev e alle sue brigate neonaziste responsabili di crimini di guerra contro la popolazione dell'Ucraina orientale, è occultato. Le prove che contraddicono la propaganda che sia la Russia ad essere responsabile per l'abbattimento di un aereo di linea della Malesia, sono tenute nascoste.

E, per di più, sono proprio i media che si presumono liberali, ad essere i censori. Senza citare alcun fatto, senza alcuna prova, un giornalista ha individuato un leader filo-russo in Ucraina, come l'uomo che ha abbattuto l'aereo di linea. Quest'uomo, scrive il giornalista, era conosciuto come The Demon. Era un uomo spaventoso che impauriva il giornalista: ecco, questa era la prova.

Molti degli addetti nei media occidentali hanno lavorato alacremente per presentare la popolazione di etnia russa dell'Ucraina, come straniera in patria propria, quasi mai come ucraini alla ricerca di una federazione all'interno dell'Ucraina e come cittadini ucraini che resistono ad un colpo di stato orchestrato da stranieri contro il governo da loro eletto.

Quello che il presidente russo ha da dire è irrilevante; non è che un cattivo da pantomima teatrale, che può essere abusato impunemente. Un generale americano che guida la Nato e che sembra essere uscito direttamente dal film "Il Dottor Stranamore" - un certo gen. Breedlove - sostiene abitualmente la tesi delle invasioni russe, senza uno straccio di prova visiva. La sua imitazione del generale Jack D. Ripper del film di Stanley Kubrick è perfetta.

Quarantamila russi stavano ammassandosi al confine, secondo Breedlove. È bastata questa affermazione per il New York Times, il Washington Post e The Observer - quest'ultimo si era già distinto in precedenza con menzogne e invenzioni che avevano sostenuto l'invasione di Blair in Iraq, come il suo ex reporter, David Rose, ha poi rivelato.
Si respira quasi lo spirito gioioso di una riunione di classe. I suonatori di tamburi del Washington Post sono gli stessi editorialisti che dichiararono che l'esistenza di armi di distruzione di massa di Saddam, è un "dato di fatto".

Lo scrittore investigativo americano Robert Parry scrisse: "Se vi stupite su come il mondo possa finire dentro una terza guerra mondiale, così come ha fatto nella guerra mondiale di un secolo fa – tutto quello che dovete fare è guardare alla pazzia che praticamente ha avvolto l'intera struttura politica e mediatica degli Stati Uniti, sulla questione Ucraina, dove una falsa narrativa di colletti bianchi opposta a quelli neri, ha preso piede dall'inizio e si rende impermeabile a fatti o a alla ragione".

Parry, il giornalista che ha rivelato lo scandalo Iran-Contra, è uno dei pochi che indaga sul ruolo centrale dei mezzi di comunicazione in questo "gioco dei polli", come il Ministro degli Esteri russo lo ha chiamato. Ma si tratta veramente di un gioco? Mentre scrivo, il Congresso degli Stati Uniti sta votando la Risoluzione 758, che, in poche parole, dice: "Prepariamoci per la guerra contro la Russia."

Nel 19° secolo, lo scrittore Alexander Herzen descrisse il liberalismo laico come "la religione finale, sebbene la sua chiesa non sia dell'altro mondo, ma di questo". Oggi, questo diritto divino è molto più violento e pericoloso di ogni altra cosa che il mondo musulmano possa escogitare, anche se forse il suo più grande trionfo è l'illusione di una informazione libera e aperta.

Dai notiziari, interi paesi sono fatti sparire. L'Arabia Saudita, la fonte di estremismo e terrore sostenuto dall'occidente, non fa storia, tranne quando spinge verso il basso il prezzo del petrolio. Lo Yemen ha subito dodici anni di attacchi di droni americani. Chi lo sa? A chi importa?

Pilger6Nel 2009, l'Università del West of England pubblicò i risultati di uno studio decennale sulla copertura mediatica della BBC per quanto riguardava il Venezuela. Di 304 reportage trasmessi, solo tre parlarono delle politiche positive introdotte dal governo di Hugo Chavez. Il più grande programma di alfabetizzazione nella storia umana, ricevette appena un accenno.

In Europa e negli Stati Uniti, milioni di lettori e spettatori non sanno quasi nulla dei notevoli, vivificanti cambiamenti avvenuti in America Latina, molti dei quali ispirati da Chavez. Come per la BBC, le inchieste del New York Times, del Washington Post, del Guardian e del resto dei media occidentali rispettabili, erano notoriamente in malafede. Chavez venne deriso persino sul letto di morte. Come viene spiegato questo, mi chiedo, nelle scuole di giornalismo?

Perché milioni di persone in Gran Bretagna sono convinte che una punizione collettiva chiamata "austerity", è necessaria?

A seguito del crollo economico del 2008, un sistema marcio è venuto alla luce. Per una frazione di secondo le banche sono state messe in fila come truffatori con obblighi verso il pubblico che avevano tradito. Ma nel giro di pochi mesi – a parte alcune pietre gettate contro eccessivi "bonus" aziendali – il messaggio cambiò. Le foto segnaletiche dei banchieri colpevoli sono sparite dai giornali e qualcosa chiamato "austerity" ha iniziato a pesare su milioni di persone normali. C'è mai stato un gioco di prestigio più palese?

Oggi, molti dei presupposti della vita della "civiltà" inglese, in Gran Bretagna sono in fase di smantellamento, questo per ripagare un debito fraudolento , ovvero il debito di truffatori. I tagli dell'"austerity" si dice che siano di 83 miliardi di sterline. Questo è quasi esattamente l'importo delle tasse non pagate dalle stesse banche e da multinazionali come Amazon e Murdoch News UK.
Inoltre, le banche truffaldine ricevono una sovvenzione annua di 100 miliardi di sterline in assicurazione gratuita e garanzie - una cifra che potrebbe finanziare l'intero servizio sanitario nazionale (NHS).

La crisi economica è propaganda pura. Politiche estreme ora governano la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, gran parte dell'Europa, il Canada e l'Australia. Chi difende la maggioranza della gente? Chi ci racconta la loro storia? Chi ci dice le cose come stanno? Non è questo ciò che i giornalisti dovrebbero fare?

Nel 1977, Carl Bernstein, famoso per l'indagine sul caso Watergate, rivelò che più di 400 giornalisti e direttori di notiziari lavoravano per la CIA. Tra questi, giornalisti del New York Times, Time e di reti televisive. Nel 1991, Richard Norton Taylor del Guardian rivelò qualcosa di simile in questo paese (la Gran Bretagna, appunto n.d.t.).

Oggi niente di tutto questo è necessario. Dubito che qualcuno abbia pagato il Washington Post e molti altri media per accusare Edward Snowden di fiancheggiare il terrorismo. Dubito che qualcuno paghi chi di routine infanga Julian Assange - anche se ci sono molte altre possibili ricompense.

Mi è chiaro che il motivo principale per cui Assange ha attirato tutto quel veleno, quelle ripicche e gelosie, è perché WikiLeaks ha buttato giù la facciata di una élite politica corrotta, sostenuta dai giornalisti. Nel proclamare un'era straordinaria di rilevazioni, Assange si è fatto nemici illuminando e svergognando i guardiani dei media, non da ultimo il giornale che pubblicò e fece proprio il grande scoop di Assange, che non solo divenne un bersaglio, ma anche una gallina dalle uova d'oro.

Si son fatti affari lucrativi per libri e film hollywoodiani, si sono lanciate carriere mediatiche o sono partite sulla pelle di Wikileaks e del suo fondatore. La gente ha fatto un sacco di soldi, mentre WikiLeaks è in lotta per la sopravvivenza.

Niente di tutto ciò è stato ricordato a Stoccolma il 1° dicembre scorso [2014], quando il direttore del Guardian, Alan Rusbridger, ha condiviso con Edward Snowden il "Right Livelihood Award", noto come premio Nobel Alternativo per la pace. La cosa più shockante in questo evento è stata che Assange e WikiLeaks sono stati cancellati. Non esistevano, erano non-persone. Nessuno parlò per l'uomo che fece da pioniere alla "denuncia spifferata" in forma digitale. Così è stato consegnando al Guardian uno dei più grandi scoop della storia. Sia detto che è stato Assange, con il suo team di WikiLeaks che con efficacia e brillantemente ha salvato Edward Snowden in Hong Kong e lo ha messo al sicuro. Ma su questo non una parola.

Ma ciò che ha reso questa censura per omissione così ironicamente beffarda e scandalosa, che la cerimonia si è svolta nel Parlamento svedese - il cui vile silenzio sul caso Assange ha cospirato con il grottesco aborto giudiziario di Stoccolma.

"Quando la verità è sostituita dal silenzio", diceva il dissidente sovietico Yevtushenko, "il silenzio è una menzogna."

È questo tipo di silenzio che noi giornalisti dobbiamo rompere. Dobbiamo guardare nello specchio. Dobbiamo far render conto ai media irresponsabili che servono il potere ed una psicosi che minaccia una guerra mondiale.

Nel 18° secolo, Edmund Burke descrisse il ruolo della stampa come Quarto Stato (nel senso di Ceto Sociale,ndt) che controlla il potente. È mai stato vero? Se... certamente non piu' oggidì. Ciò di cui abbiamo bisogno è di un Quinto Stato: un giornalismo che monitori, smonti e controbatta la propaganda e che insegni ai giovani ad essere agenti per la gente, non il potere. Abbiamo bisogno di ciò che i russi chiamarono perestroika: una insurrezione dalla conoscenza soggiogata. Io lo chiamerei vero giornalismo.

Sono trascorsi 100 anni dalla prima guerra mondiale. A quei tempi i reporter vennero premiati e fatti cavalieri per il loro silenzio e la loro collusione. Al culmine della strage, il primo ministro britannico David Lloyd George confidò a C.P. Scott, direttore del Manchester Guardian: "Se la gente sapesse [la verità] la guerra verrebbe interrotta domani, ma ovviamente non sa, e non può sapere."

È ora che la sappiano.

http://www.coscienzeinrete.net/politica ... erit%C3%A0



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MessaggioInviato: 17/01/2015, 19:13 
ma non credo che ai tempi di hitler
funzionasse molto diversamente..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 18/01/2015, 20:10 
Sulla libertà di espressione nel contesto di una società democratica

http://www.unipegaso.it/materiali/Scien ... one_II.pdf



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MessaggioInviato: 19/01/2015, 11:46 
Le nuove maschere della disinformacija

Da gioco delle spie la disinformazione è divenuta strumento di poteri finanziari, che la utilizzano per destabilizzare il quadro geopolitico generale

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Disinformacija, disinformazione… in lingua russa, il termine assume un significato più complesso, se vogliamo più… completo, comunque venato di sfumature che ci riportano, di colpo, alla Rivoluzione d’Ottobre, ai lunghi anni della Guerra Fredda – il cosiddetto “secolo breve” secondo Hobsbawne – ai romanzi di Le Carré, ai film di spionaggio… E questo perché la “disinformacija” era stata elevata, nell’URSS, a ruolo di vera e propria scienza, o meglio di tecnica con cui disorientare l’antagonista, metterne in crisi le certezze, indebolirne la determinazione.


E distruggere, ovviamente, l’immagine. “Calunniate, calunniate... qualcosa resterà…” si tramanda avesse esortato lo stesso Lenin; frase di dubbia attribuzione storica, certo, ma che, comunque, ben rispecchia una visione ideologica per la quale non esiste la verità dei fatti, ma questa è sempre relativa, condizionata dall’interpretazione funzionale dettata dall’ideologia.


E l’URSS, che dell’ideologia marxista-leninista era il centro permotore, nell’arte della disinformacija fu, a lungo, maestra, sfruttando, con scaltrezza e spregiudicatezza, le “simpatie” ideologiche degli intellettuali dell’Occidente capitalista. Simpatie che diventavano, quasi sempre, fette di salame davanti agli occhi, spingendo i figli dell’opulenta borghesia europea – talvolta, anche se più di rado, statunitense – a sposare acriticamente la causa della rivoluzione, che poi, alla fin fine, si traduceva nell’interesse di Mosca. E Questa “suggestione” andava dall’incapacità di vedere le cose per come erano – e quindi, via all’apologia dei Vietcong, dei Khmer Rossi, della Rivoluzione Culturale maoista… e di altri regimi e fenomeni sanguinosi e aberranti – alla vera e propria cosciente “intelligenza col nemico”. Quando non al tradimento puro e semplice, come accadde nei casi di Philby, Burgess ed altri aristocratici figli di Oxbridge divenuti spie del KGB, che fecero saltare, letteralmente, l’intelligence britannica. Campagne di reclutamento e d’opinione cui l’Occidente, l’altro fronte, il “nostro”, rispondeva colpo su colpo, forte non di una coesione ideologica, ma piuttosto di una “visione della vita”, di un modello sociale alla fine vincente. Di un “soft power” meno esplicitamente invasivo, ma, a ben vedere, ben più sottile e capace di conquistare menti e cuori. E come, poi, la Cold War sia andata a chiudersi è cosa nota.

Questa, ovviamente, è storia, o meglio un insieme di storie ormai vecchie, entrate (quasi) nella leggenda giornalistica. Ma non è, al contrario, consegnato alla storia, dimenticato, lo strumento della “disinformacija”, che, anzi, oggi più che mai, viene utilizzato su scala universale, sfruttando proprio le enormi possibilità della comunicazione pervasiva di questa “Era della Globalizzazione”. Strumenti di comunicazione possenti e, soprattutto, pervasivi, dietro ai quali, però, non si stagliano più le ombre delle vecchie spie, degli agenti del KGB – o, in versione occidentale, della CIA – bensì quelle, molto meno romantiche ed avventurose, e tutto sommato paradossalmente più misteriose, di speculatori, finanzieri che manipolano l’informazione per trarre, da questo, profitti di dimensioni anche solo difficili da immaginare. Capaci di sconvolgere paesi, far crollare sistemi statuali, scatenare “rivoluzioni” – più o meno colorate – e addirittura guerre solo perché i “loro” interessi verrebbero da questi disordini favoriti. O, più semplicemente, perché una condizione internazionale di squilibrio e tensioni favorisce quei centri di potere economico che non producono alcuna ricchezza reale, ma che sfruttano l’aleatorietà dei nuovi strumenti telematici per giocare, con capitali puramente nominali, sulla scena globale come se si trattasse di un’immane partita a Monopoli.

Esempi, dalla storia, o meglio dalla cronaca recente, se ne possono trarre a bizzeffe. Le “Primavere arabe” innanzi tutto, cronaca, appunto dell’altro ieri. I Media ce le rivendettero come grandiosi e felici movimenti di popolo per la democrazia, contro dittatori, o meglio Rais, sanguinari e corrotti… l’Occidente, la nostra opinione pubblica vi credette, ed applaudì la cacciata dei vari Ben Alì e Mubarak, persino, coprendosi gli occhi, lo scempio del corpo di Gheddafi… e poi, come ben sappiamo, il silenzio. Il silenzio mediatico, anche della stessa, mitizzata, “rete”. E oltre questa nuova, impalpabile ma pesante, “cortina di ferro” il precipitare di Maghreb e Medio Oriente nel caos, l’emergere di nuovi regimi tali dal fare impallidire la memoria di quelli passati, guerre civili, masse di disperati migranti verso le nostre coste. Neppure l’ombra – se si eccettua, forse, l’ambiguo status della Tunisia – di una democrazia moderna, di una qualche liberalizzazione dei costumi, di giustizia sociale o stato di diritto… anzi. E qualcuno, però, che da tutto ha tratto, e continua a trarre, profitto, non solo conquistando nuove, succose, fette della grande torta del gas e del petrolio, ma anche, anzi soprattutto, manipolando i Mercati con questi, continui, alti e bassi indotti dall’insicurezza generalizzata in un’area critica per l’economia e gli equilibri del Globo. E altri esempi ne potremmo trarre dal passato, più o meno recente. La Bosnia, il Kosovo, tanto per fare alcuni nomi. E crediamo che la cosa più difficile sarebbe riuscire a fare il conto di quanto siano costate quelle campagne di Disinformacija mediatica tradottesi in sconvolgimenti politici e geopolitici. Di quanto siano costate in termini umani e generali, e di quanto ci siano costate come sistema Italia. Pensiamo solo alla Libia…

Ora, i riflettori dell’informazione/disinformazione sono tutti puntati sulla crisi dell’Ucraina. Non abbiamo l’animo dei tifosi, e, sinceramente, viviamo ormai in un’epoca, come è stato più volte ribadito, post-ideologica. Quindi non vediamo motivo di sposare, acriticamente, una causa o l’altra. Solo, da cronisti degli accadimenti geopolitici, ci limitiamo a notare, e registrare, come sia stata e continui a venire attuata una campagna di “informazione” mondiale tutta volta ad acuire la crisi e ad accentuare il conflitto tra Mosca e Kiev, quindi, per traslato, fra Russia ed Occidente, o se si vuole semplificare fra Cremlino e Casa Bianca. Informazioni false o sottilmente falsate; demonizzazione dell’avversario; evocazione spiritistica degli spettri della Guerra Fredda. Tutto questo tende e rendere sempre più tese le relazioni internazionali, in spregio al fatto che – come ha sottolineato Dimitri Trenin, direttore del Carneige Endowment di Mosca, uno dei più acuti analisti della scena russa – l’intreccio di interessi e i legami fra Russia e Stati Uniti renderebbe, realisticamente, oggi impensabile il riproporsi degli scenari della Cold War. Eppure c’è qualcuno che agitando questi fantasmi inconsistenti sta, ancora una volta, traendo profitto. A scapito di tanti. Di interi popoli, anche del nostro. E acuendo così, una crisi generale ed epocale sulla cui genesi, forse, si dovrebbe riflettere più a fondo. Perché anche su quella sembra stagliarsi l’ombra della nuova Disinformacija.

Andrea Marcigliano
Senior fellow de “Il Nodo di Gordio”
http://www.nododigordio.org
#65279;
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/nuo ... 83914.html



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MessaggioInviato: 19/01/2015, 16:46 
Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

l’Occidente, la nostra opinione pubblica vi credette, ed applaudì la cacciata dei vari Ben Alì e Mubarak, persino, coprendosi gli occhi, lo scempio del corpo di Gheddafi… e poi, come ben sappiamo, il silenzio. Il silenzio mediatico, anche della stessa, mitizzata, “rete”.


Beh... per la verità la "rete" non è stata zitta per nulla evidenziando fin da subito il ruolo di personaggi come Soros e dei servizi a tutela degli interessi dei potentati occidentali.

http://www.ufoforum.it/topic.asp?rand=5 ... _ID=14280&

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=mjZHUlyeK48[/BBvideo]

Non so a quale "rete" si riferisca l'articolista, ma sicuramente non è passato per Ufoforum!

[:D]

Per cui prima di accusare la "rete" guardassero in casa loro, questi giornalastri servi di regime...

[:(!]



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MessaggioInviato: 19/01/2015, 19:22 
Società

La libertà, la stampa e l’Occidente “totalitario”.

Capire il presente con un discorso di Solženicyn del 1978

gennaio 18, 2015 Aleksandr Solženicyn

Pubblichiamo stralci del discorso tenuto da Aleksandr Solženicyn all’Università di Harvard l’8 giugno 1978



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25,39 KB

Nella società occidentale di oggi è avvertibile uno squilibrio fra la libertà di fare il bene e la libertà di fare il male. Un uomo politico che voglia realizzare, nell’interesse del suo paese, una qualche opera importante, si trova costretto a procedere a passi prudenti e perfino timidi, assillato da migliaia di critiche affrettate (e irresponsabili) e bersagliato com’è dalla stampa e dal Parlamento. Deve giustificare ogni passo che fa e dimostrarne l’assoluta rettitudine. Di fatto è escluso che un uomo fuori dall’ordinario, un grande uomo che si riprometta di prendere delle iniziative insolite e inattese, possa mai dimostrare ciò di cui è capace: riceverebbe tanti di quegli sgambetti da doverci rinunciare fin dall’inizio. Ed è così che col pretesto di controllo democratico si assicura il trionfo della mediocrità.

Per contro è cosa facilissima scalzare l’autorità dell’Amministrazione, e in tutti i paesi occidentali i poteri pubblici sono considerevolmente indeboliti. la difesa dei diritti del singolo giunge a tali eccessi che la stessa società si trova disarmata davanti a certi suoi membri: è giunto decisamente il momento per l’Occidente di affermare non tanto i diritti della gente, quanto i suoi doveri.

Al contrario la libertà di fare il bene, la libertà di distruggere, la libertà dell’irresponsabilità, ha visto aprirsi davanti a sé vasti campi d’azione. La società si è rivelata scarsamente difesa contro gli abissi del decadimento umano, per esempio contro ‘utilizzazione della libertà per esercitare una violenza morale sulla gioventù: si pretende che il fatto di poter proporre film pieni di pornografia, di crimini o di satanismo costituisca anch’esso una libertà, il cui contrappeso teorico è la libertà per i giovani di non andarli a vedere. Così la vita basata sul giuridismo si rivela incapace di difendere perfino se stessa contro il male e se ne lascia poco a poco divorare.

E che dire degli oscuri spazi in cui si muove la criminalità vera e propria? L’ampiezza dei limiti giuridici (specialmente in America) costituisce per l’individuo non solo un incoraggiamento a esercitare la sua libertà ma anche un incoraggiamento a commettere certi crimini, poiché offre al criminale la possibilità di sfuggire al castigo o di beneficiare di un’immeritata indulgenza, grazie magari al sostegno di un migliaio di voci che si leveranno in suo favore. E quando in un paese i poteri pubblici affrontano con durezza il terrorismo e si prefiggono di sradicarlo, l’opinione pubblica li accusa immediatamente di aver calpestato i diritti civili dei banditi. Ci sono al riguardo numerosi esempi.

La libertà non ha così deviato verso il male in un colpo solo, c’è stata un’evoluzione graduale, ma credo si possa affermare che il punto di partenza sia stato la filantropica concezione umanistica per la quale l’uomo, padrone del mondo, non porta in sé alcun germe del male, e tutto ciò che vi è di viziato nella nostra esistenza deriva unicamente da sistemi sociali erronei che è importante appunto correggere. Che strano però:l’Occidente, dove le condizioni sociali sono le migliori, presenta una criminalità indiscutibilmente elevata e decisamente più forte nel nell’Unione Sovietica, con tutta la sua miseria e il disprezzo della legge. (Da noi, nei campi di lavoro, ci sono moltissimi detenuti definiti comuni, che in realtà, nella stragrande maggioranza, non sono affatto criminali, ma gente che ha cercato di difendersi con mezzi non giuridici contro uno Stato senza legge)

Anche la stampa (uso il termine “stampa” per designare tutti i mass media) gode naturalmente della massima libertà. ma come la usa?

Lo sappiamo già: guardandosi bene dall’oltrepassare i limiti giuridici ma senza alcuna vera responsabilità morale se snatura i fatti e deforma le proporzioni. Un giornalista e il suo giornale sono veramente responsabili davanti ai loro lettori o davanti alla storia? Se, fornendo informazioni false o conclusioni erronee, capita loro di indurre in errore l’opinione pubblica o addirittura di far compiere un passo falso a tutto lo Stato, li si vede mai dichiarare pubblicamente la loro colpa? No, naturalmente, perché questo nuocerebbe alle vendite. In casi del genere lo Stato può anche lasciarci le penne, ma il giornalista ne esce sempre pulito. Anzi, potete giurarci che si metterà a scrivere con rinnovato sussiego il contrario di ciò che affermava prima.

La necessità di dare una informazione immediata e che insieme appaia autorevole costringe a riempire le lacune con delle congetture, a riportare voci e supposizioni che in seguito non verranno mai smentite e si sedimenteranno nella memoria delle masse. Quanti giudizi affrettati, temerari, presuntuosi ed erronei confondono ogni giorno il cervello di lettori e ascoltatori e vi si fissano! la stampa ha il potere di contraffare l’opinione pubblica e anche quello di pervertirla. Così, la vediamo coronare i terroristi del lauro di Erostato, svelare perfino i segreti della difesa del proprio paese, violare impunemente la vita privata delle celebrità al grido «Tutti hanno il diritto di sapere tutto» (slogan menzognero per un secolo di menzogna, perché assai al di sopra di questo diritto ce n’è un altro, perduto oggigiorno: il diritto per l’uomo di non sapere, di non ingombrare la sua anima divina di pettegolezzi, chiacchiere, oziose futilità. Chi lavora veramente, chi ha la vita colma, non ha affato bisogno di questo fiume pletorico di informazioni abbrutenti).

È nella stampa che si manifestano, più che altrove, quella superficialità e quella fretta che costituiscono la malattia mentale del XX secolo. Penetrare in profondità i problemi è controindicato, non è nella sua natura, essa si limita ad afferrare al volo qualche elemento di effetto.

E, con tutto questo, la stampa è diventata la forza più importante degli Stati occidentali, essa supera per potenza i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario. Ma chiediamoci un momento: in virtù di quale legge è stata eletta e a chi rende conto del suo operato? Se nell’Est comunista un giornalista viene apertamente designato dall’alto come ogni altro funzionario statale, chi sono gli elettori cui i giornalisti occidentali devono invece la posizione di potere che occupano? E per quanto tempo la occupano? E con quale mandato?

E infine c’è un altro tratto inatteso per un uomo che proviene dall’Est totalitario, dove la stampa è rigidamente unificata: se si considera la stampa occidentale nel suo insieme, si scopre che anch’essa presenta degli orientamenti uniformi, nella stessa direzione (quella del vento del secolo), dei giudizi mantenuti entro determinati limiti accettati da tutti e forse anche degli interessi corporativi comuni, e tutto ciò ha per risultato non la concorrenza ma una certa unificazione. E se la stampa gode di una libertà senza freno, non si può dire altrettanto dei suoi lettori: infatti i giornali danno rilievo risonanza soltanto a quelle opinioni che non sono troppo in contraddizione con quelle dei giornali stessi e della tendenza generale della stampa di cui si è detto.

In Occidente, anche senza bisogno della censura, viene operata una puntigliosa selezione che separa le idee alla moda da quelle che non lo sono, e benché queste ultime non vengano colpite da alcun esplicito divieto, non hanno la possibilità di esprimersi veramente né nella stampa periodica, né in un libro, né da alcuna cattedra universitaria. Lo spirito dei vostri ricercatori è si libero, giuridicamente, ma in realtà impedito dagli idoli del pensiero alla moda. senza che ci sia, come all’Est, un’aperta violenza, quella selezione operata dalla mode, questa necessità di conformare ogni cosa a dei modelli standardizzati, impediscono ai pensatori più originali e indipendenti di apportare il loro contributo alla vita pubblica e determinano il manifestarsi di un pericoloso spirito gregario che è di ostacolo a qualsiasi sviluppo degno di questo nome. Da quando sono in America, ho ricevuto lettere da persone straordinariamente intelligenti, ad esempio da un certo professore di un college sperduto in una remota provincia, che potrebbe davvero fare molto per rinnovare e salvare il suo paese: ma il paese non potrà mai sentirlo perché i media non lo appoggiano. Ed è così che i pregiudizi si radicano nelle masse, che la cecità colpisce un intero paese, con conseguenze che nel nostro secolo dinamico possono risultare assai pericolose.

Prendiamo ad esempio l’illusoria rappresentazione che si ha dell’attuale situazione del mondo: essa forma attorno alle teste una corazza così dura che nessuna delle voci che ci provengono da 17 paesi dell’Europa dell’Est e dell’Asia orientale riesce ad attraversarla, in attesa che l’implacabile maglio degli eventi la faccia volare in mille pezzi.

http://www.tempi.it/la-liberta-la-stamp ... L1KfyyGVmM



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MessaggioInviato: 20/01/2015, 20:06 
LA VERITA’ NON VI VERRA’ MAI DETTA… QUESTA E’ L’UNICA CERTEZZA!!!
Che questo accadesse, diciamocela tutta: non avevamo dubbi. Ma che a dirlo e spiattellarlo ai 4 venti, fosse una giornalista Rai…Beh non lo avremmo mai pensato. La donna in questione è Elisa Ansaldo. Lei stessa ha reclamato e si è battuta per i diritti ad un’ informazione giusta e veritiera! Cosa che in Rai non accadeva e non accade neppure adesso!!
Nelle 2006 e nel 2007 conduce la sezione giornalistica durante le due edizione di Unomattina. Poi nel Settembre 2008 passa alla conduzione del TG1 della notte.
Il 25 maggio 2011, in polemica con il direttore Augusto Minzolini, annuncia il suo ritiro da conduttrice del TG1, contestando il fatto che esso violerebbe i più elementari doveri dell’informazione pubblica come equilibrio, correttezza, imparzialità e completezza dell’informazione seguendo di circa un anno la medesima decisione della collega di redazione e amica Maria Luisa Busi.

La stessa Elisa Ansaldo aveva affermato: “Per motivi professionali e deontologici non ritengo più possibile mettere la faccia in un tg che fa una campagna di informazione contro”
Solo nel 2013 torna alla conduzione del TG1 conducendo: prima l’edizione dell 17, poi quella delle 13:30. E’ proprio nel periodo della sua pausa giornalistica Rai che la stessa giornalista ha manifestato pubblicamente il suo disappunto nei confronti di una testata giornalistica, quale il TG1. Privo di veridicità e fondamenti basati sulla lealtà alla notizia…
Insomma, la giornalista Elisa Ansaldo non le ha mandate a dire a nessuno e non ha accettato il modus operandi della Rai, in quanto non conforme alle leggi ma soprattutto determinato a celare, nascondere e modificare la notizia.
Ha reclamato il diritto all’informazione: un’ informazione corretta, integrale e non censurata. -In Rai si ha paura della notizia, e le cose accadono sempre dove noi non siamo…Nella case, nelle industrie, nelle carceri, nella aziende…Guarda caso noi siamo da un’ altra parte.”e continua polemizzando: -”Chi si poteva immaginare che le gente comune si trovava a combattere con la disoccupazione, i licenziamenti e la cassa integrazione. Che esiste il problema del precariato nelle scuole. In vece no…Noi pensavamo che a voi questo non interessasse…Credevamo che voleste sentir parlare di Michele e Sbrina Misseri, Sara spistolini, e Yara… Insomma di tutto lo spettacolo montato intorno a queste povere ragazze”
Ascoltate l’intero intervento della giornalista Elisa Ansaldi e capirete mote cose… Il video è caricato in fondo all’articolo!
A nostro avviso, la situazione è grave. E i politici vogliono la nostra disinformazione perchè è comoda. Solo così possono continuare ad operare indisturbati. E’ proprio per questo che noi stessi non seguiamo più l’informazione che viene passata dalla tv. Che sia pubblica o privata, esse è un’ informazione corrotta e manipolata. Non è un’informazione che nasce per informare. ma è determinata a disinformare!!!


Fonte: jedasupport.altervista.org

http://www.informarexresistere.fr/2015/ ... lista-rai/




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MessaggioInviato: 25/01/2015, 03:46 
SVOLTA CLAMOROSA / LA MERKEL PROPONE ALLA RUSSIA
”AREA DI LIBERO COMMERCIO” TRA UE E UNIONE EUROASIATICA
VARATA DA PUTIN


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http://www.iconicon.it/blog/2015/01/la- ... -il-fosso/

BERLINO – Il presidente della commissione “Est” dell’economia tedesca, Eckhard Cordes, ha fatto sapere che nel 2014 le esportazioni tedesche in Russia sono crollate del 18 per cento: un calo dell’export da piu’ di sei miliardi di euro, ha dichiarato Cordes.

“Il calo delle esportazioni e’ accelerato sempre piu’ mese per mese cosicche’ per il 2015 dobbiamo temere uno sviluppo ancora piu’ negativo, se non si dovesse trovare una soluzione politica della crisi in breve tempo”, ha sottolineato Cordes, il quale lamenta il fatto che siano “soprattutto gli europei a pagare il prezzo economico di questa crisi politica” perche’ l’interscambio commerciale della Russia sta crescendo con i partner asiatici e sudamericani.

E’ forse alla luce di questo preoccupante bilancio che ieri il governo di Berlino ha proposto alla Russia l’avvio di una cooperazione economica che potrebbe sfociare in una zona di libero scambio comune.

Al forum economico di Davos, infatti, il cancelliere Angela Merkel (della Cdu) ha avanzato la proposta di una serie di trattative tra l’Unione Europea e l’Unione Eurasiatica istituita da Mosca per “parlare di una cooperazione e di uno spazio commerciale comune”, a condizione pero’ che si trovi una soluzione pacifica al conflitto nell’Est dell’Ucraina.

Il ministro dell’Economia Sigmar Gabriel (Spd) ha avviato un dibattito su cosa la Russia potra’ offrire dopo la fine del conflitto in Ucraina: il prossimo passo potrebbe essere una discussione sulla zona di libero scambio: “Dobbiamo dare una via d’uscita alla Russia”, ha dichiarato il vice-cancelliere.

Una proposta che arriva a poche ore dal termine dell’incontro tra i ministri degli Esteri di Germania, Russia, Francia e Ucraina e dalla decisione di creare nell’Est del paese in conflitto una zona cuscinetto larga 30 chilometri, dalla quale dovranno essere ritirate tutte le armi pesanti come i mortai e i pezzi d’artiglieria.

Dopo l’incontro, l’incaricato per la Russia del governo di Berlino, Gernot Erler, si e’ detto cautamente ottimista: “In questo modo la Russia si rimette in gioco e torna al tavolo delle trattative”, ha dichiarato l’esponente dell’Spd, secondo cui “per l’Unione Europea e’ ed e’ sempre stato chiaro che non ci puo’ essere una soluzione militare per l’Est dell’Ucraina ma solo una politica”.

Ma la vera notizia è data da questa clamorosa svolta di Angela Merkel, che propone un rivoluzionario trattato di libero scambio – che è quindi alternativo all’americano TTIP, il Transatlantic Trade and Investment Partnership – tra l’Unione Europea e l’Unione Eurasiatica varata da Putin, che comprende la Russia e un blocco consistente di stati dell’ex Unione Sovietica e che potrebbe anche includere a breve la Cina.

Con questa mossa, la Germania si stacca in modo radicale dalle posizioni anti-russe imposte alla Ue dagli Stati Uniti e dalla Nato, della quale per altro la Germania fa parte. Purtroppo, davanti a questa svolta decisiva per far rinascere anche l’economia oltre stabilizzare le relazioni internazionali e la pace in Europa, l’evanescente governo Renzi tace, come se nulla fosse accaduto e tacciono anche tutti i mezzi di informazione italiani.

Incredibile, ma vero.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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..cosa puo' fare la pecunia...........................[;)]


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Media : Facebook apre la strada ai debunkers

Immagine

http://www.altrainformazione.it/wp/2015 ... debunkers/

di Massimo Mazzucco

Piano piano, quatto quatto, il debunking di regime sta per arrivare anche su Facebook.
I responsabili di FB infatti hanno deciso di introdurre un nuovo sistema di filtratura, che permetterà di segnalare ai lettori le presunte notizie-bufala trovate sulle loro pagine.
Naturalmente Facebook si lava immediatamente le mani (la classica excusatio non petita) da qualunque sospetto di censura, dicendo che saranno i lettori stessi a segnalare le bufale da evidenziare. Ecco come FB presenta la novità sulla propria pagina di news:

[wbf]“Molta gente ci dice che vogliono vedere circolare meno storie false, o comunque meno notizie distorte. L’aggiornamento del News Feed ridurrà la diffusione di post che i lettori avranno segnalato come “bufale” (“hoaxes”), e aggiungerà una notifica ai post che avranno ricevuto molteplici segnalazioni di questo tipo, in modo da allertare gli altri lettori di Facebook. Noi non rimuoveremo le notizie che la gente denuncia come false, nè saremo noi a valutarne i contenuti o a determinarne l’accuratezza”.


Certo che no. Saranno quelli del CICAP a farlo, ci potete scommettere. Già possiamo immaginare orde di cicappini di mezzo mondo che si organizzano e iniziano a battere sistematicamente le pagine di FB, per poi intervenire in massa su qualunque notizia “loro” decidano che sia falsa.
Ma aspettate, perchè il bello della spiegazione di Facebook deve ancora arrivare. [...]
Sentite qual’è, secondo loro, la definizione di bufala: “Che cosa sono le bufale? Le bufale sono una forma di News Feed che include truffe (“Cliccate qui per vincere una scorta di caffè per tutta la vita”), oppure notizie intenzionalmente false o fuorvianti (“Un uomo vede un dinosauro a passeggio nello Utah”).
Avete capito? Il moderno lettore di Facebook ha bisogno di un “papà” che gli dica in anticipo che quella notizia è falsa, altrimenti rischia di cliccarla e magari pure di crederci. (“Piero, vieni a vedere, cavolo! Ci sono i dinosauri nello Utah!”)
In realtà lo sappiamo bene come funzionano queste cose: si inizia con la scusa di “smascherare maghi e fattucchiere” (vedi sotto), e poi si finisce per fare il debunking sull’11 settembre, sulle scie chimiche o sulla medicina alternativa.
E pensare che la cosa più bella di Internet è proprio quella di lasciare a ciascuno la possibilità di valutare da solo a cosa credere e a cosa non credere. E’ solo così che lo spirito critico di ciascuno può crescere, verso una sana e costruttiva presa di coscienza individuale. Ma evidentemente, per qualcuno, questo era troppo pericoloso.

Immagine

Fonte: Luogocomune.net

LINK: http://www.luogocomune.net/site/modules ... oryid=4636[/wbf]



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