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MessaggioInviato: 22/09/2012, 14:35 
Il pr€zzo della libertà. (Breve documentario sulla MMT)

[BBvideo]ft_3lKQzjQA#![/BBvideo]

Questo video è il frutto della collaborazione degli attivisti della Modern Money Theory: Giacomo Bracci, Lorenzo Carità Morelli, Shirin Chehayed, Paola Coacci, Giuseppe Cristofani, Emanuele Fietta, Emiliano#65279; Galati, Antonello Martinez Gianfreda, Federico Greco, Mara Guidi, Walter Impellizzeri, Francisco La Manna, Fiore Ranauro, Yuri Refolo, Daniele Santolamazza, Nunzia Valerio, Emiliano Vernizzi.


Video da frontediliberazionedaibanchieri.it

Source: nocensura.com: Il pr€zzo del...(Breve documentario sulla MMT)

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Per uscire dalla buca devi smettere di scavare
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Ultima modifica di Wolframio il 22/09/2012, 14:38, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 22/09/2012, 15:06 
venerdì 21 settembre 2012

Stato larvale

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Essere sfruttati e controllati, numerati, vessati, essere derubati della ricchezza prodotta dal lavoro, pagare i padroni dello Stato anche per i tuoi diritti naturali e fondamentali, vederli ingrassare con i tuoi soldi, vederli sfilare in tv come angioletti nel presepe, essere una pezza per i piedi finché ti regge l'età e la mammella alla quale suggono i vampiri che tu eleggi (che forse è meno schifoso farsi derubare da un non eletto). Licenziano, tagliano, discriminano, ordiscono guerre, paure, complotti, crimini, hanno mille astuzie per farti servo, lo fanno in nome della loro legge. Paga il pizzo, è quello di Stato, è roba legale. Ti muovi alienato in uno spazio angusto che ormai chiami libertà per disperazione o per cecità. E' giusto, dici, ma sempre ti lamenti. Essere obbligato a diventare una rotella del sistema, sennò non ti fanno vivere, ma che vita è? E che fai allora? E' giusto così, dici, è la legge, è la consegna, è l'ordine, sei stato abituato a lodare le autorità. Sei pronto alla morte, stringiti a coorte. Soluzioni? Sì, soluzioni, ma ti hanno pure detto che quelle soluzioni è meglio evitarle, che sono cattive. Vuoi mica dubitare delle parole dette dai padroni della tua vita! Infatti ci credi. Soffri, ti lamenti, ti disperi, muori di sistema, ma è giusto, dici, lamentandoti.

Source: ITALIANI IMBECILLI


Ultima modifica di Wolframio il 22/09/2012, 15:08, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 24/09/2012, 10:09 
"Democrazia in pericolo", presidente Rep. Ceca
contro gli Stati uniti d'Europa


Václav Klaus mette in guardia della deriva che provocherebbe una simile decisione: "Significherebbe fuggire dalle responsabilità date dagli elettori". "I politici italiani si lavano le mani".

http://www.wallstreetitalia.com/article ... uropa.aspx

Václav Klaus, presidente della Repubblica Ceca, è in disaccordo con la proposta avanzata da alcuni stati di creare un super Stato in Europa.
Praga - La nuova spinta per gli Stati Uniti d’Europa è ormai entrata nella fase finale: quella della distruzione della democrazia e dello Stato-nazione. E’ il presidente della Repubblica Ceca, Václav Klaus, in un’intervista rilasciata al The Telegraph banche a mettere in guardia della novità in vista sullo scacchiere della crisi del debito.

Lui che è uno dei politici conservatori più esperti di Europa, bollato spesso come la Margaret Thatcher dell’Europa centrale non ha dubbi in merito: la classe politica ha aperto la porta all’ipotesi del super Stato nel Vecchio Continente. Questo visto dal suo punto di vista significa solo due cose: rinunciare alla democrazia e fuggire dalle responsabilità degli elettori.

"Dobbiamo pensare a come ripristinare la nostra sovranità. Tutto questo è impossibile in una federazione. L'Unione europea dovrebbe muoversi nella direzione diametralmente opposta". E invece scorsa settimana Germania, Francia e altri nove paesi hanno chiesto la fine del veto nazionale sulla politica di difesa, seguendo le indicazioni di Guido Westerwelle, ministro degli Esteri tedesco, che ha sollecitato la creazione di un presidente eletto direttamente dall’Unione europeo "che dovrebbe nominare personalmente i membri del suo governo europeo". Il guanto di sfida è stato lanciato. Ancora una volta adesso la palla è nella metà campo della politica.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 25/09/2012, 12:40 
Da una intervista a Romano Prodi pubblicata su "Repubblica" il 29 Giugno 2012

Fonte: http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... prodi.html

BRUXELLES - Allora, Professore, ce la faranno i leader europei a salvare la moneta unica? Intercettato a Bruxelles all'uscita di una riunione del gruppo Spinelli, Romano Prodi si ferma un attimo per riflettere. «Da questo vertice non mi aspetto miracoli. Sarebbe già un buon risultato se finisse la disputa dottrinaria che ha dominato il dibattito negli ultimi tempi, e se si cominciasse a discutere in modo empirico su cosa fare».

Pessimista? «No. Ma non è ancora pienamente maturata nei circoli economici e politici che contano la piena consapevolezza che il tracollo dell'euro sarebbe un disastro per tutti. Solo da poco hanno cominciato a comparire studi come quello fatto da Roland Berger in Germania e dalla Confindustria in Italia, o appelli come quello dell'industria chimica europea pubblicato dal Financial Times. Lo scontro tra la dottrina economica astratta e la realtà della vita di tutti i giorni non è ancora arrivato ad un punto di drammaticità tale da spingere tuttia prendere le decisioni necessarie.

Quindi ci saranno passi in avanti, ma non ancora quel cambiamento radicale che sarebbe necessario. Ci vogliono misure tali da ribaltare le aspettative dei mercati. Oggi l'Europa è un cane piccolo che tutti si permettono di azzannare. Bisogna che diventi un cane tanto grosso che nessuno si azzardi a tentare di morderlo».

Fuor di metafora, che cosa vuol dire? «Oggi nel mondo ci sono solo due governi veramente sovrani: gli Stati Uniti e la Cina. Tutti gli altri non sono liberi di attuare le politiche che vorrebbero per paura degli spread e dei mercati. Non capire che, per i Paesi europei, l'unico modo di riacquistare la propria sovranità è quello di condividerla con gli altri, denota una totale mancanza di senso storico. In Asia si sta creando un complesso industriale multinazionale di dimensioni mai viste al mondo. O l'Europa si mette insieme condividendo non solo le politiche monetarie, ma anche quelle economiche e industriali, oppure è condannata a perdere il primato che ancora detiene. Tutto questo può avvenire solo attorno alla Germania, che è la maggiore potenza industriale del continente. In Germania il settore manifatturiero è pari al 25 per cento del Pil, mentre in Francia è meno della metà e in Gran Bretagna è sotto al 10 per cento. Ma neppure la Germania ce la può fare da sola: ha bisogno dell'apporto di Paesi come la Francia, l'Italia, la Polonia, la Repubblica Ceca. Purtroppo, però, per capire la portata della posta in gioco ci vogliono grandi statisti».

Ma secondo lei, tra dieci anni ci sarà ancora l'euro e l'Italia ne farà ancora parte? «Sono sicuro di sì. Avremo ancora tre, quattro mesi di rimedi parziali. Mesi passati ad inseguire la storia con rimedi insufficienti. Ma più ci si avvicina al baratro, più la leadership politica ed economica si renderà conto della situazione e prenderà le misure necessarie. Non solo tra dieci anni ci sarà ancora la moneta unica, ma l'Europa sarà integrata in modo tale che i mercati non potranno più farla a fette applicando una tattica da Orazi e Curiazi come fanno ora».

Lei è stato presidente della Commissione che ha tenuto trionfalmente a battesimo l'euro. Si sarebbe mai aspettato una crisi di queste proporzioni? «Il problema l'avevo più volte sollevato, ma senza successo. Quando leader come Kohl, Mitterrand, Chirac avevano dato vita all'unione monetaria, erano ben consapevoli che si trattasse di un'opera incompiuta, e che sarebbe stato necessario completarla strada facendo con una vera unione economica. Poi però il clima politico è cambiato. Quando nel 2003 proposi di rafforzare la sorveglianza sulle politiche economiche, perfino Francia e Germania bocciarono la proposta. Non accettarono neppure la mia richiesta di dare a Eurostat i poteri per controllare i dati di bilancio che arrivavano dalle capitali. Questo, almeno, avrebbe impedito al governo greco di truccare i conti per anni. L'aria era cambiata: cominciava l'era delle diffidenze reciproche, la paura dell'idraulico polacco che ha portato alla bocciatura della Costituzione in Francia». Anche la strategia di Lisbona sulla competitività, lanciata dalla sua Commissione, si è risolta in un fallimento...

«Si. Se si fossero rispettati quegli impegni oggi non saremmo a questo punto. Mai governi avevano tolto troppo piume dalle ali di quel progetto.

Hanno abolito ogni vincolo e ogni potere di controllo sulle politiche nazionali. La strategia di Lisbona è rimasta una dichiarazione di buona volontà. I Paesi che l'hanno messa in pratica, come la Germania di Schroeder che ha lavorato in collaborazione con i sindacati, oggi hanno i conti in ordine e continuano a crescere. Ma lo hanno fatto per semplice buon senso.

Non perché vincolati da un obbligo europeo».

E l'Italia non ha fatto nulla? «Quando tornai al governo in Italia ci provai. Ma mi scontrai con una sinistra molto dura e con una maggioranza troppo ristretta per poter portare a termine il lavoro che Schroeder aveva fatto in Germania. In ogni modo le liberalizzazioni di Bersani restano l'unico inizio concreto di riforma dei mercati. E con Tommaso Padoa Schioppa riuscimmo comunque a ridurre il debito pubblico. Ma queste politiche hanno bisogno di respiro lungo. E il mio governo, purtroppo, non lo ha avuto».



Ok, sono sempre più convinto che vincerà il centro sinistra in Italia alle prossime elezioni. Sembrano infatti sempre più questi ultimi a raccogliere in eredità il piano Goldman Sachs sapientemente interpretato da uomini come Draghi, Monti, Trichet, Prodi con l'obiettivo di una UE delle banche e non dei popoli.

D'altronde quale inganno può essere meglio interpretato da far svolgere questo ruolo nel teatro della politica proprio a quei personaggi che dovrebbero (e sottolineo dovrebbero) rappresentare esattamente il contrario?!

Così facendo la gente sempre più confusa voterà senza davvero avere consapevolezza di ciò che sta facendo e succedendo...



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Nessuno è così schiavo come chi crede falsamente di essere libero. (Goethe)
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MessaggioInviato: 26/09/2012, 20:01 
Europa: autunno di protesta

Portogallo, Spagna, Grecia: dilaga la rivolta anti-austerity

L'autunno caldo dell'Europa

Dopo la Spagna, la Grecia. Il 26 settembre i lavoratori greci sono pronti a riversarsi nelle piazze ateniesi per manifestare contro le misure di austerità che stanno soffocando il Paese. In Spagna le proteste degli indignados contro i tagli del governo di Mariano Rajoy sono sfociate in violenti scontri con la polizia. L'autunno europeo si preannuncia caldo come le lacrime e il sangue dei piani imposti finora sulla pelle dei cittadini.

(© El Pais)
http://www.lettera43.it/foto/europa-aut ... 565768.htm


.....l'europa deve essere quella dei popoli solidali,non della finanza sfruttatrice......... [:(!] [:(!]


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MessaggioInviato: 26/09/2012, 21:42 
26/09/12

Il democrazismo in difesa della banco-crazia spara sulla folla

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=q2tPGiOTpOw[/BBvideo]

Fonte: "http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.it/2012/09/la-democratura-in-difesa-della-banco.html"

di Nicoletta Forcheri 25 settembre 2012 Occorre tornare ai biglietti di stato, lo spauracchio del rischio inflazione è stato smontato dal vecchio Chicago plan rivalutato negli USA persino dal FMI (vedi articoli sotto) Non è una manifestazione esattamente organizzata dagli indignados, sembra non portare alcuna etichetta la protesta che dopo le 21, ora prestabilita per la fine del corteo, si è estesa attorno al Parlamento a Madrid, fino a dopo la mezzanotte, ieri 25 settembre 2012.

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La piazza era gremita, dicono 6000 persone, ma dalle immagini si direbbe molte di più, e in questo assomiglia alle tante altre piazze del Mediterraneo dove ultimamente la gente senza voce urla regolarmente, sulla sponda settentrionale contro la democratura dell'usura (Spagna, Grecia, Portogallo, i Forconi in Italia), sulla sponda meridionale a favore del "dittatore" designato di turno dall'usurocrazia internazionale, designato per farlo fuori, quella stessa che ci ha imposto in puro stile dittatoriale la Monti-nomics. Bombe ai derivati, bombe tout court, o proiettili di gomma come ieri sera a Madrid, aggressioni sono, violenza, prepotenza, in poche parole la democratura all'attacco dei popoli, in particolare del Mediterraneo.

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Non è degli indignados, avrebbe avuto la ribalta sulla nostra stampa, è invece la manifestazione dei desesperados, quella di ieri sera a Madrid, del popolo disperato che scende in piazza contro le misure di austerità del governo, e che ne chiede le dimissioni.

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Massimo dei paradossi, il popolo spagnolo chiede le dimissioni del suo governo eletto, mentre il popolo italiano cui è stata imposta direttamente la dittatura dal Bilderberg/Goldman Sachs, se ne sta all'ignaro di quello che sta succedendo in un popolo compagno di sventura di Spread e PIIGS, fratello per latinità e ubicazione geografica. Neanche abbiamo più la forza di chiedere niente. Non per niente ci nascondono la notizia, la minimizzano - 3 paragrafi sul Giornale a pag. 21 e 2 paragrafi sul Corriere, qualche paragrafo sulla Stampa, in una paginetta in fondo: per evitare l'effetto contagio. Ma sulla rassegna stampa della Camera, solo l'articoletto del Giornale... I deputati soprattutto non devono sapere? Immagine

Numerosi scontri con la polizia, si parla di 26 arresti, ma forse di più, decine di feriti: un uomo in mutande si aggira con una scritta davanti ai poliziotti inebetiti, "questa è la Madrid disperata". Un cartello dice: "Spagna in svendita". Un altro dice: "Banchieri e politici al fresco: rubano i nostri soldi".

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Poi verso le 21 un uomo prende il microfono e dice testuale: "Da dove vengono i soldi?? Niente, se li inventano e poi ce li prestano, con gli interessi." (L'ho sentito con le mie orecche, meno male che ho studiato lo spagnolo).
Il segreto di pulcinella apparentemente è oramai di dominio pubblico, come un virus è uscito dal net e infuoca le folle. Solo alcuni, impediti?, ci sono o ci fanno?, si chiedono ancora cos'è che non vada nel pacchetto/soluzione Barnard/MMT e continua imperterrito a chiedermi: ma non c'è rischio di inflazione in caso di stampa moneta popolare? No, non c'è rischio, lo dice persino l'FMI rispolverando il vecchio Piano Chicago degli anni 30, che doveva servire a risolvere la Grande Depressione e che alcune forze politiche vogliono applicare oggi (vedi articolo sotto). E si, la soluzione c'è: ritornare ai biglietti di Stato, come dice così bene Marco Saba in questo articolo (vedi sotto). Applicando il Piano Chicago, si sarebbe evitata la Grande Depressione, altro che la politica rooseveltiana della spesa dello Stato senza specificare chi e come si emette la moneta!! Quegli imbroglioni della MMT, la chiamano sovranità monetaria, ma non lo è: è semplicemente una BC privata che compra direttamente i titoli di Stato senza necessità del mercato/monopolio delle banche dealer. Ma fino a quando ci sarà scambio di moneta e titoli di Stato nell'emissione stessa della moneta, per lo Stato ci sarà rendita da pagare ai privati banchieri e indebitamento del popolo. Perché la sovranità monetaria vera è quella per cui Moro e Kennedy furono uccisi, altro che mafia, fu bankenstein: emissione di biglietti di Stato alla stregua delle monete metalliche, con rendita monetaria senza interessi direttamente allo Stato, senza scambio con i titoli del debito, che come indica la parola, indebitano, e non solo per gli interessi, come affermano imperterriti i negazionisti, ma per l'intero valore nominale della moneta emessa, visto che la BC - per mezzo delle banche dealer - ce la presta tutta... Nicoletta Forcheri Altri link: "http://rt.com/news/spain-protests-parliament-crisis-942/"

Occorre tornare ai biglietti di Stato

Pubblicato il 15 Marzo 2012 di Marco Saba
Se recuperassimo l’idea di Aldo Moro di emettere biglietti di stato a corso legale senza bisogno di chiedere banconote in prestito via Bankitalia-Bce, potremmo non soltanto assolvere i vari bisogni del popolo italiano, ma anche varare un bel corso gratuito di criminologia monetaria e bancaria. Fu infatti così che i governi Moro finanziarono le spese statali, per circa 500 miliardi di lire degli anni ‘60 e ‘70, attraverso l’emissione di cartamoneta da 500 lire “biglietto di stato a corso legale” (emissioni “Aretusa” e “Mercurio”). La prima emissione fu normata con i DPR 20-06-1966 e 20-10-1967 del presidente Giuseppe Saragat per le 500 lire cartacee biglietto di Stato serie Aretusa, (Legge 31-05-1966). La seconda emissione fu regolata con il DPR 14-02-1974, del Presidente Giovanni Leone per le 500 lire cartacee biglietto di stato serie Mercurio, DM 2 aprile 1979. Questa moneta di stato tra l’altro aveva l’importante funzione di immettere denaro senza debito che rendeva solvibile - almeno in parte - il sistema usuraio poiché serviva per pagare gli interessi per i quali il sistema bancario NON emetteva moneta e strozzava il paese (come invece ora fa). L’idea era stata copiata dal periodo fascista in cui tante opere pubbliche vennero finanziate a questo modo. Mentre l’analoga operazione di emettere Am-Lire da parte degli occupanti alleati fu una vera e propria opera di falsari che imposero la loro moneta a suon di bombardamenti addebitandola per lo più a debito pubblico (una perdita di circa 300 miliardi di lire dell’epoca 1943-1952, oltre a tutti i beni di cui si erano appropriati con questo denaro falso). Fu Giovanni Leone a firmare l’ultimo DPR con cui si emettevano le 500 lire. Sia Moro che Leone non ebbero gran fortuna e sappiamo come vennero ringraziati da Bankenstein... Ma ora c’è internet, ora sarebbe molto più facile impedire la reazione della bancocrazia totalitaria diffondendo la conoscenza della materia. Infatti, col senno di poi, non è difficile capire a cosa doveva portare il disegno del terrorismo nel nostro paese: gli anni di piombo si chiusero con due stragi nell’anno del Trattato di Maastricht, il 1992... Questo trattato è un papello tra “Stati” e banchieri mannari, il cui risultato oggi è sotto gli occhi di tutti. Ci ha portato al golpe morbido del governo Monti...

Comunque, in seguito all’assassinio di Moro e alle dimissioni anticipate di Leone, l’Italia smise di emettere cartamoneta di Stato. La bancocrazia ci aveva anche provato prima a ricattare lo Stato, emettendo i famosi miniassegni per erodere il signoraggio che lo stato guadagnava con la propria moneta, ma poi, non essendo la “misura” sufficiente, ricorsero ai mitra e bombe. Ricordatevi che il terrorismo in Italia inizia con due attentati dinamitardi negli anni ‘60 contro due banche di Stato (all’epoca): Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano e BNL a Roma... Oggi lo Stato guadagna decisamente spiccioli con il conio delle monetine, dove i margini e la quantità di signoraggio sono niente rispetto all’emissione di cartamoneta e denaro virtuale, proprio una mancia per salvare le apparenze. Dobbiamo proporre di introdurre con vigore una cartamoneta complementare nazionale chiamata Biglietto di stato, con cui soddisfare i bisogni interni del paese. Questa cartamoneta non influirebbe sui parametri di Francoforte, non creerebbe debito e darebbe la libertà al paese di soddisfare tutte le esigenze di base della cittadinanza. La Moro-nomics è un’alternativa degna di essere seriamente presa in considerazione.

Marco Saba, marzo 2012

FMI SMONTA LO SPAURACCHIO DEL RISCHIO INFLAZIONE IN CASO DI STAMPA MONETA IN MANO ALLO STATO
Fonte: "http://leconomistamascherato.blogspot.it/2012/09/imf-division-chief-speaks-in-chicago.html"Traduzione a cura di Nicoletta Forcheri"http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.com/"http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.com

Il Chicago Plan era stato previsto e promosso dai nostri migliori economisti negli anni '30 (Henry Simons, Irvin Fischer, Doulas et al) per tirar fuori la nazione dalla Grande Depressione. Prevedeva di nazionalizzare il sistema privato della Federal Reserve; di attribuire la facoltà di creare l'offerta monetaria unicamente al governo e di eliminare definitivamente la cosiddetta riserva frazionaria. E' il modello del deputato attuale Dennis Kucinich NEED Act (National Emergency Employment Defense Act – Atto di emergenza nazionale per la tutela del lavoro) introdotto attualmente al Congresso con il nome "HR 2990." Kumhof presenta i risultati dello studio all'8° Conferenza dell'Istituto Monetario americano, presso il centro dell'Università di Chicago alle 9,30 venerdì 21 settembre 2012.
Lo studio conclude che : “Il Piano Chicago potrebbe notevolmente ridurre il ciclo di volatilità del business causato dai rapidi mutamenti negli atteggiamenti bancari nei confronti del rischio al credito, eliminerebbe rischi di corse agli sportelli e provocherebbe la riduzione immediata ed estesa dei livelli di indebitamento sia nel pubblico che nel privato. Nel privato, emettendo moneta statale, che rappresenti valore nel commonwealth e non debito, che è il principale valore liquido dell'economia attuale, mentre le banche si concentrerebbero sulla loro forza, sull'ampliamento del credito ai progetti di investimento che richiedono un controllo e una perizia nella gestione del rischio...
Questa abilità a generare e a vivere con un tasso stabile di inflazione pari a zero è un grosso risultato perché risponde alla dichiarazione confusa degli oppositori della stampa moneta in monopolio pubblico esclusivo, cioè che tale sistema causerebbe alti tassi d'inflazione. Non vi è nulla nel nostro contesto teorico che possa dimostrare tale affermazione e, come visto alla Sezione II, anche nella storia monetaria delle società antiche e delle nazioni occidentali vi sono pochissimi elementi per avvalorarla.”


Ultima modifica di Wolframio il 26/09/2012, 21:43, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 27/09/2012, 08:58 
Nel caso delle manifestazioni spagnole occorre però fare dei distinguo.
Si può discutere sull'uso eccessivo della forza (se tale abuso vi è stato e se su larga scala o meno, ma al momento non pare essere così) ma non sull'uso legittimo della forza per la difesa di un'istituzione come quella di un parlamento sovrano.

Il governo spagnolo non si è autoimposto con la forza ma è lì grazie al voto degli stessi spagnoli.

Manifestare in quel modo contro un governo eletto ci si mette automaticamente dalla parte del torto.

Perchè se è legittimo rovesciare le dittature con ogni mezzo è per contro illegale, antidemocratico cercare di assaltare un parlamento in una democrazia.

Se a quella folla (piccolaminoranza rispetto ai milioni di Spagnoli rimasti a casa) non piace le misure adottate da loro governo, si organizzi per creare un movimento vincente alle prossime elezioni.

Dove vige democrazia e stato di diritto si usa il voto e non la rivoluzione per cambiare i governi.



_________________
[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
© Anonymous/The Irish Rovers
http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/
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MessaggioInviato: 27/09/2012, 11:56 
Cita:
rmnd ha scritto:

Dove vige democrazia e stato di diritto si usa il voto
e non la rivoluzione per cambiare i governi.



Certo.... e dove NON vige la democrazia?

« Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino »

Meraviglioso non trovate? Questo comma scomparso (dalla nostra Costituzione n.d.r.) diceva che noi, liberi cittadini di uno Stato democratico abbiamo il diritto a ribellarci di fronte ad uno Stato che viola i diritti fondamentali e i diritti garantiti dalla Costituzione. Pensateci un attimo: è diritto di ognuno di noi perseguire la felicità el rispetto di quella altrui? Io credo di sì. E credo che questo diritto si eserciti attraverso il frutto del proprio lavoro. Ed il lavoro è garantito, è anzi base su cui si fonda la nostra Repubblica e la nostra Costituzione. Oggi il nostro Stato pone come prioritario, come più importante di altri diritti il dovere del pareggio di bilancio. Senza specificare quale sia il prezzo tollerabile per ottenere questo risultato. Si può affamare la gente, licenziarla senza giusta causa, ridurre in povertà le persone, umiliarle nella loro dignità per raggiungere il pareggio di bilancio?


Continua>>>
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=13714


E' proprio vero..... ce la stanno facendo sotto il naso e nemmeno ce ne rendiamo conto.
E poi si tira fuori il concetto di democrazia (anche quando questa è palesemente assente)?

“La resistenza all’oppressione è diritto e dovere dei cittadini” … più lo rileggo e più mi convinco che le piazze greche avrebbero bisogno di questo articolo scomparso dalla nostra Costituzione. Più lo rileggo e più mi convinco che – forse – l’unica vera battaglia politica che dovremmo fare oggi è questa: chiedere che questo articolo scomparso della Costituzione venga ripristinato. Perché nessun tecnico con il suo operato possa favorire non i cittadini ma gli speculatori, le forze economiche, gli interessi di pochi a danno del diritto di pochi. Su questo sì farei una raccolta di firme. Sul diritto a resistere al potere.



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mercoledì 26 settembre 2012Dublino, Atene e Madrid in rivolta. L'Europa dei popoli si ribella. E noi?

di Sergio Di Cori Modigliani

La scritta che vedete qui riprodotta in bacheca ha decisamente un sapore rètro. E’, infatti, datata 28 aprile del 1968, quando apparve per la prima volta in pubblico a Parigi..
Il suo glamour vintage ha però una forte valenza simbolica, giustamente ignorata da chiunque abbia meno di 50 anni, se non per il fatto di averlo saputo da qualcuno.
Sociologi e antropologi sono d’accordo nell’averla identificata come il “nucleo originatore della cultura pop europea del movimento di protesta del ‘68”. Intraducibile.
Tant’è vero che nessuno ha mai osato neppure provarci.
La traduzione letterale sarebbe “non è che l’inizio, continuiamo a combattere”.
Basterebbe questo per spiegare e giustificare il ruolo protagonista che la Francia, come nazione e soprattutto come Cultura, ha avuto nella formazione, contagio e propagazione, della simbolica necessaria per costruire l’immaginario collettivo delle giovani generazioni. Questa frase è il simbolo del pop europeo.
Non è nata come “moda da seguire” proveniente, ad ovest, dagli Usa, o ad est dalle rivolte studentesche di quella che allora veniva chiamata la ”primavera di Praga”. Fu un mantra originale che si trasformò presto in una febbre e divenne lo slogan propulsore che diede avvio alle rivolte che cambiarono la faccia del sistema allora vigente.
Dietro questa frase c’era una classe intellettuale di pensatori superbi, impeccabili dal punto di vista etico-morale individuale, qualunque fosse la loro origine ideologica. Se c’erano delle contestazioni da fare – e ce ne furono allora a tonnellate- erano sempre comunque relative alle loro posizioni, applauditissime (alcune) detestate (altre). E la Francia diventò, di nuovo, 186 anni dopo la rivoluzione, il punto di riferimento di ogni ribellione europea. Anche la Spagna è sempre stata in Europa un punto di riferimento culturale e politico essenziale nella formazione dei necessari nuclei culturali di rivolta collettiva.. Ma allora (purtroppo per loro e per tutti noi) fu costretta al silenzio e all’isolamento perché viveva sotto la grigia e ferrea censura della dittatura franchista di stampo fascista; un regime al potere dal 1938 che proprio nel 1968 represse immediatamente, nel sangue e con il sangue, qualsivoglia possibilità anche remota di far partecipare il popolo spagnolo alla nuova epica europea.
L’Italia, come al solito, arrivò per ultima. Noi italiani, nei secoli, abbiamo assunto il ruolo dei “comodi pedinatori” delle mode, per scelta di convenienza. Tutto ciò che è accaduto di originale in Europa, in Italia è arrivato sempre con grave ritardo e quindi l’onda d’urto, per forza di cose, è arrivata affievolita. Con un’unica eccezione negli ultimi 300 anni: il fascismo.
Il fascismo è stato l’unico, il primo e l’ultimo, autentico movimento originale politico culturale che abbia permeato la nazione. Tutti i fascismi europei, da quello di Hitler in Germania a quello di Franco in Spagna e Salazar in Portogallo, sono nati come figli del fascismo italiano: il primo a irrompere sullo scenario della Storia. Ed è finita come sappiamo. Esaurita la sua carica, il fascismo avrebbe potuto essere per gli italiani “il primo” modello di rivolta e stravolgimento politico originale, che, in seguito, nei decenni a venire, avrebbe potuto e dovuto –una volta alchemizzato- consentire la gestazione di altri movimenti culturali di pretta originalità italiana che nascevano come evoluzione progressista delle istanze originali del fascismo. Invece non è accaduto. Dal 1946 in poi, si è abbattuta sull’Italia la peggiore tra tutte le cappe possibili: quella della negazione della realtà e dell’immediato passato, della rinuncia all’assunzione di responsabilità in proprio, della discussione, analisi, confronto, dibattito, della impossibilità di elaborare il lutto collettivo (doloroso e tragico come ogni lutto che si rispetti) consentendo al corpus sociale della nazione di dar vita a degli anticorpi necessari e sufficienti per avviare un processo alchemico di trasformazione che avrebbe spinto l’Italia verso la sua evoluzione e il progresso. Non è avvenuto nulla.
Non perché fosse negato o imposto dalla Legge. Anzi.
Per una ragione davvero molto elementare e banale, ma che ogni italiano sensato è in grado di riconoscere subito come “assolutamente tutta nostra”.
Il lutto, la discussione, il dibattito non ci fu, alla fine degli anni’40, per il semplice motivo che non si trovava un fascista a pagarlo a peso d’oro. Non solo. Non c’era più neppure un cittadino italiano che avesse il coraggio di sostenere che lo era stato, come se Benito Mussolini fosse stato un agente estraneo al dna culturale nostro e qualcuno lo avesse appiccicato sopra lo stivale obbligando la popolazione a seguirlo. Questa procedura, abile marchingegno culturale di derivazione gesuitica, comportò la possibilità (per i fascisti che contavano) di riciclarsi all’interno del nuovo sistema politico italiano, offrendo una pratica comportamentale identica a quella sperimentata decenni prima. Con la novità che seguitavano a essere fascisti sotto la bandiera del Vaticano, dei socialisti, dei comunisti, della democrazia cristiana. In tal modo, la società italiana ha seguitato a perpetrare il modello fascista e clerico-fascista senza aver prodotto alcun sistema immunitario adeguato, senza aver prodotto alcuna evoluzione, condannando se stessa a riproporre per l’eternità sempre e soltanto l’unico modello originale che ha prodotto. Tant’è vero che, quando nel 1969, il più libero e geniale provocatore intellettuale che l’Italia abbia prodotto negli ultimi 60 anni, Pier Paolo Pasolini, cominciò a denunciare l’allora sistema vigente come “la prosecuzione del sistema clerico-fascista di cui democristiani e comunisti ben rappresentano la mummificata deriva che impedisce all’Italia la necessaria mutazione antropologica” venne considerato un pazzo pericoloso, accettato soltanto come “artista capriccioso e visionario” ma niente di più. Finchè non venne identificato il pericolo reale delle sue argomentazioni e fisicamente eliminato. Come fecero anche con la Grande Madre del Pensiero Libero Italiano, una intellettuale poderosa, stupefacente interprete e leader di istanze davvero rivoluzionarie, Maria Antonietta Macciocchi (in Italia pressoché sconosciuta al 99% della popolazione) la quale nel 1969 venne radiata dal PCI “per indegnità”, rea di aver iniziato, allora, a denunciare “il pericolo del consociativismo tra l’uso clientelare del potere democristiano e le forze di opposizione, elemento pericoloso per il tessuto sociale, perché sta spingendo il paese verso una omologazione il cui fine obbligato sarà una totale e definitiva incorporazione di un concetto piatto e mercantilista dell’esistenza che spazzerà via il tessuto connettivo dell’intelligenza e della cultura nazionale”. Ci provò un grosso storico, un bravo intellettuale di area moderata, nel 1971, dopo un intenso e magnifico lavoro di ricerca documentata durato ben sette anni di lavoro collettivo, il Prof. Renzo De Felice, che diede inizio alla pubblicazione in diversi volumi della monumentale Storia del Fascismo pubblicata allora dalla casa editrice Einaudi di Torino. In Italia, il suo superbo lavoro venne considerato uno scandalo. Perché aveva osato –nel terzo tomo- dedicare 350 pagine all’analisi di quel periodo che lui aveva definito “Gli anni del consenso” nei quali descriveva, con la consueta meticolosità dei consumati storici d’archivio di prima caratura, il perché, il come, il quando, il quanto, il popolo italiano avesse amato e adorato il fascismo. Venne considerato un mascalzone reazionario. 25 anni dopo, l’Italia non era ancora pronta a ripensare se stessa. Allora, nel dibattito che si aprì (e frettolosamente si chiuse ) nacque una inèdita sorpresa: la cultura ufficiale cattolica sposò la tesi comunista e attaccò il prof. De Felice con le stesse identiche argomentazioni. Sintetizzate in una frase banale: “non è vero che Mussolini ebbe il consenso del popolo; gli italiani furono vittime innocenti di un dittatore”.
Non è così.
Aveva ragione il prof. De Felice, che riposi in pace.
Questa era una premessa per arrivare al tema del giorno che è il seguente:
“Comincia ad allargarsi, provenendo dalla Francia intellettuale, che sta svolgendo un ottimo lavoro capillare silenzioso, un nuovo movimento collettivo di rivolta in Europa. Che sta nascendo adesso in forme nuove e originali, e che ha come baricentro la Spagna”.
Ma non è nato lì. Come “movimento” è nato in Irlanda, etnia orgogliosa, la quale da tre mesi sta affrontando tecnicamente un problema (un problema soprattutto per la BCE e per la Unione Europea) non di lieve entità: il partito Sinn Feinn ha lanciato, con enorme successo, lo sciopero delle tasse. Al 31 luglio 2012, il 67% dei cittadini che doveva pagare la loro IMU si è rifiutata di farlo, con una argomentazione davvero elementare e nient’affatto ideologica: “non abbiamo i soldi”. Il che vuol dire (in Irlanda vale l’uso delle nazioni anglo-sassoni dove l’evasione fiscale è considerato reato penale contro l’integrità dello Stato) che – in teoria- avrebbero dovuto mettere agli arresti milioni di cittadini. L’Europa, saggiamente e subdolamente, ha deciso la strada più ignobilmente sensata: far finta di niente. Gli irlandesi non hanno pagato, ma non verranno puniti, perché intanto si sono inventati di sana pianta un nuovo e magico dispositivo che consente loro (stanno cambiando apposta delle leggi) di pagare in un prossimo futuro. Ma le notizie, anche se esiste la censura della BCE, comunque sia, viaggiano. E, arrivate in Grecia, hanno provocato la richiesta da parte del governo greco “allora anche noi vogliamo delle dilazioni, perché gli irlandesi sì e noi no?” e non potendo dire loro “no, voi no” allora l’hanno risolta così: la troika, ad Atene, avrebbe dovuto emettere un comunicato-sentenza (la scadenza era il 15 settembre) e invece ha dichiarato “abbiamo deciso di rimandare l’emissione del nostro definitivo rapporto al 15 novembre 2012”. La BCE ha accettato.
Che io sappia, non c’è stato nessun giornalista italiano che abbia speso un grammo di energia per andare a domandare ai membri della troika: “perché il 15 novembre?”.
E’ la data entro la quale, secondo l’oligarchia finanziaria, i giochi dovrebbero essere stati fatti definitivamente. Puntano alla sconfitta di Chavez il 7 ottobre, alla sconfitta di Obama il 6 novembre e alla resa incondizionata del Giappone il 31 ottobre che, per la prima volta nella propria storia dal 1945 ad oggi, abbandonerebbe la politica economica keynesiana –pena l’espulsione dal FMI (è per questo che tengono il paese alla corda con la ridicola e pretestuosa storiella di quella isoletta sperduta nel pacifico) e accetterebbe di rispettare i parametri restrittivi, cancellando così il proprio programma di investimento di 2000 miliardi di euro previsto per il 2013. Puntano alla soluzione diplomatica della guerra civile in Siria, sostenuti dall’ingresso dei capitali qatarioti e arabo-sauditi dentro le industrie italiane e spagnole, si sposteranno le aziende più succose nel Golfo Persico e si userà l’Europa continentale come enorme bacino di mano d’opera e forza lavoro pronto a esportare ingegneri, architetti, scienziati, designer, manovali, edili, operai specializzati. Come hanno spiegato molto bene alla televisione spagnola qualche giorno fa “davanti al ricatto o sei disoccupato e muori dalla fame oppure vai a lavorare a Doha, nel deserto, è chiaro che si accetta l’idea di andare lì; ma qual è il prezzo culturale ed esistenziale che paghiamo per tutto ciò? Vale la pena?”.
Ritorniamo quindi ai movimenti.
Dall’Irlanda e dal vicino Portogallo (continue manifestazioni, scioperi, serrate, scontri avvenuti negli ultimi quaranta giorni nel paese) e adesso la Spagna, si è venuto a formare un vastissimo movimento in tutta la zona mediterranea, che sta valicando anche i monti Pirenei, che è andato al di là della consueta e mediatica “indignazione”, perché è sostenuto da una teoria culturale. Ha la forza di un movimento originale autoctono. E’ basato sul recupero della narrativa esistenziale, sulla salvaguardia della propria forza locale e sul principio dell’auto-determinazione in funzione sovranista. A tal punto da aver svegliato addirittura le fantasie scissioniste dei catalani, da decenni assopite, visto che a Barcellona, a San Paol de Mar, si cominciano a formare – spuntano come funghi- delle fortissime sacche di protesta e resistenza non contro la BCE e non contro la Merkel, bensì contro il governo di Madrid, non più identificato come capitale del Regno, bensì come cancelleria di un governo globale extra spagnolo e quindi nemico della fortissima identità iberica di quell’etnia.
Noi, questo lusso, non ce lo possiamo ancora permettere.
Gli italiani non si sono neppure accorti che vivono sotto al fascismo, come potrebbero organizzare una ribellione a qualcosa della cui esistenza non sono consapevoli? Intendiamoci, non il “fascismo” inteso come sostantivo, ovverossia quella specifica ideologia che si richiama a Benito Mussolini, che ha quei simboli, quelle effigi, e pensa al Duce o clownerie del genere. Qui, uso il termine “fascismo” come aggettivo (nel senso pasoliniano e macciocchiano del termine) ovverossia l’identificazione di un sistema politico, culturale, mediatico e quindi anche e soprattutto economico, basato sull’idea che una ristretta cerchia di privilegiati oligarchici ha il diritto di esercitare un predominio di dominanza sul resto della popolazione perché sono superiori come classe, come ceto, come status, garantito dai partiti e dalla leggi vigenti. Il che mi consente di dire che Fiorito è un fascista (lui lo è anche come sostantivo) né più né meno di quanto non lo sia Lusi o Penati o Tedesco, i quali, in teoria sarebbero di sinistra, ma in realtà sono dei fascisti come aggettivo: è l’esecuzione della loro comportamentalità che li definisce. Che veicolino nei comizi dei discorsi di destra o di sinistra, laici o credenti, è irrilevante; così come è irrilevante il partito o la fazione alla quale appartengono.
Una ribellione autentica italiana (nel senso di “assolutamente originale e non scopiazzata”) non è la variante tricolore di” occupy wall street”, Dio me ne scampi e liberi. Quella sarebbe soltanto moda e marketing mediatico, quindi destinato a una pronta usura.
Un’azione originale, necessaria subito, consiste in una trasformazione individuale e interiore, prima di ogni altra cosa, che cominci a produrre delle immediate mutazioni comportamentali, compresi gli anticorpi necessari per individuare subito in qualsivoglia interlocutore il “fascista come aggettivo” andando a rifondare e ritrovare il seme proficuo della grande tradizione della Cultura Italiana, dove ci mescoliamo insieme Michelangelo e Adriano Olivetti, Federico Fellini ed Enrico Mattei: tutti fratelli tra di loro.
Perché quelli sono i Fratelli d’Italia.
E’ sulla esistenzialità che si verifica la novità originale.
E’ sull’applicazione di un nuovo modello psico-culturale che non sia fascista, che non sia autoritario bensì autorevole, che non sia spaventevole bensì eccitante, che non sia avvilente bensì esaltante, in grado di fornire un nuovo modello culturale della solidarietà a partecipazione umana, che parta dal presupposto di porre al centro di ogni vicenda, ogni teoria, ogni impulso, ogni discorso, le persone nella verità delle loro esistenze. E non più teorie, aliquote, grafici, tendenze, mode, e astruse locuzioni incomprensibili che finiscono per operare in maniera terroristica offuscando la possibilità di praticare il libero esercizio del proprio pensiero. Esattamente come operava il fascismo (come sostantivo).
Il vero problema italiano, tutto italiano, non consiste nel fatto che non si hanno più neppure dieci euro, bensì nella codificazione delle proprie fantasie più profonde, tali per cui si invidia uno come Fiorito invece che nutrire per lui un sereno e naturale disprezzo civile. Quando ciò accadrà, quando il furbo sarà disprezzato e non invidiato, allora si potrà cominciare a pensare all’ipotesi di poter organizzare e gestire delle manifestazioni coordinate di protesta come in Spagna.
Quando cominceremo a riappropriarci del Senso esistenziale della Cultura, che avrà abbattuto il fascismo che è in noi, allora saremo pronti a costruire un’alternativa.
Perché la consapevolezza nasce dall’assorbimento e interiorizzazione di una Cultura italiana innovativa, che va verso l’evoluzione della nostra etnia.
Nel frattempo, non possiamo che seguitare a seguire mode altrui.
In attesa che nostra zia Maria ci telefoni per darci la buona notizia che ha convinto il cugino Piero (che noi disprezziamo da sempre) a farsi latore presso l’assessore di turno per aggirare la Legge. Nel nome di “tengo famiglia”. Lo stesso principio che nel 1943 spingeva qualcuno ad andare alla Gestapo a fare la delazione di anime innocenti per avere un tornaconto.
Se non si uccide il fascista aggettivo che è in noi non si può aspirare a pensare di combattere un governo fascista sostantivo. Gli spagnoli lo sanno benissimo. Loro hanno avuto Garcia Lorca. Noi no. E’ per quello che protestano, noi non lo possiamo ancora fare.
Siamo un popolo di fascisti invidiosi, questo siamo diventati.
E tanto prima ne prenderemo atto, tanto più ce ne libereremo.
La strada è ancora molto lunga.
Sta a ciascuno di noi fare in modo che il percorso si accorci sempre di più, per regalarci di nuovo lo splendido panorama di una possibile utopia per la quale valga la pena di combattere e poter capire, dentro al nostro cuore, il Senso di una bellissima frase del reverendo Martin Luther King “se un uomo non riesce a trovare, nella propria esistenza, qualcosa di talmente forte per cui vale la pena di morire pur di sostenere quell’idea, quel principio, quel valore, allora quell’uomo ha buttato via la sua esistenza e la sua vita non vale nulla”.
Lui ci credeva nella sua lotta per dare pari dignità ai neri d’America, e si è fatto uccidere per questo. Sapeva che di lì a qualche decennio un nero sarebbe diventato il loro presidente. Da noi ci sono stati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sono stati i nostri Luther King.
Il fatto di toccare con mano che la vittoria della criminalità organizzata in Italia, oggi, passa attraverso la constatazione che la classe politica che ci rappresenta ha incorporato un atteggiamento individuale di “autentica criminalità esistenziale legalizzata”, la dice tutta sull’inutilità del loro sacrificio e sul grave ritardo dell'intera cittadinanza, compresi i movimenti tutti. Nessuno escluso.
Restituire alla Cultura la prerogativa dell’egemonia sul gossip, vuol dire recuperare il gap.
Non abbiamo molto tempo.

http://blog.libero.it/terrapagana/11608295.html
http://sergiodicorimodiglianji.blogspot ... volta.html

in effetti qui si esplicita l'europa dei popoli.....noi lo siamo un popolo? [;)]
..anke se il progetto europa(euro) con la situazione attuale e' fallito........


Ultima modifica di ubatuba il 28/09/2012, 13:01, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 30/09/2012, 18:07 
L’Italia tarocca i conti: abbiamo un buco di almeno 10 miliardi di euro

rischiocalcolato.it

Con il consenso di GPG imperatrice vorrei riprendere un suo post e renderlo, se possibile ancora più comprensibile (adatto anche per giornalisti).



La questione è molto grave e merita la più ampia attenzione possibile. In sostanza si tratta di questo:

L’Italia sta dichiarando ai partner europei obbiettivi palesemente impossibili da raggiungere, sia il PIL atteso che i rapporti di Deficit/Pil e di Debito/Pil sono attesi per la fine del 2012 sono una evidente operazione di cosmesi.

Partiamo dall’inizio: il DEF

Il documento ufficiale con cui il Governo Italiano fa il punto della situazione e le sue previsioni sui principali indicatori economici e di finanza pubblica si chiama Documento di Economia e Finanza (DEF). Il DEF è redatto almeno una volta all’anno e può essere aggiornato dal governo. Il DEF è pubblico e reperibile in rete a questo indirizzo.

I DEF del Governo Monti : Aprile 2012

La prima cosa fondamentale per risolvere un problema è conoscerlo, nel caso dei conti pubblici italiani ci aspetterebbe , specie da tecnici (supposti) competenti uno sforzo di analisi e di previsione. Non si chiede una precisione millimetrica ma numeri realistici e se possibile prudenti sui quali calibrare i provvedimenti di politica economica.

Andiamo quindi a vedere quali furono le previsioni su crescita (recessione), deficit e debito che il Governo Monti ipotizzo all’inizio di questo anno nella prima versione del DEF:

(dalle schede di presentazione del DEF 2012 redatto ad APRILE a firma Mario Monti, link alla pagina DEF/aprile di Governo.it)



Numeri a capocchia. Questi sono numeri senza senso, messi in un documento ufficiale dello Stato e sui quali sono state costruite le manovre finanziarie del governo Monti. In particolare, il Governo ad Aprile (mica 2 anni fa!) prevedeva una diminuzione del PIL 2012 del -1,2% quando era già chiaro (e denunciato innumerevoli volte da Rischio Calcolato) che era impossibile.

Passiamo alla questione più spinosa, ovvero quella del deficit:





Il numero chiave qui è “l’indebitamento netto” previsto per il 2012 dal Governo Monti, meglio conosciuto come rapporto deficit/Pil, a leggere oggi 1,7% (di deficit) cadono realmente le braccia (e parliamo di previsioni fatte ad APRILE 2012).

Teniamo a mente ad Aprile 2012, il Governo Monti, dopo un immane sforzo di analisi (con modelli matematici avanzatissimi made in Bocconi?) prevede che dopo 8 mesi, l’Italia avrebbe avuto:

a) Una variazione del PIL pari al -1,2%

b) Un rapporto Deficit/PIL pari al 1,7%


Nel frattempo, Rischio Calcolato denunciava che le previsioni del governo su PIL e Deficit erano R-I-D-I-C-O-L-E e che era in formazione un buco di bilancio fra i 20 e i 25 miliardi di euro a causa di minori entrate e maggiori uscite ( specie a causa di spese sociali come la cassa integrazione )

da VERSO LA BANCAROTTA: C’e’ un BUCO di 20-25 miliardi nei conti pubblici; nuova MANOVRA all’orizzonte (12 Maggio 2012)

….

RISCHIO CALCOLATO prova a fare i conti della serva: un BUCO nelle ENTRATE del 2012 di 20-25 miliardi.

Sul fronte delle Entrate Contributive nel DEF si stima una crescita dell’1,7%, ma nel primo trimestre la crescita e’ stata solo dello 0,8% ed a Marzo nulla. Appare evidente che a fine anno su questo fronte vi sara’ un BUCO tra i 2 ed i 3 miliardi di euro.

Assai peggiore la situazione sul fronte delle Entrate tributarie: il governo stima un maggiore incasso sul 2011 di ben 41 miliardi, pari al 9% in piu’. Il primo trimestre s’e’ chiuso con un modesto +0,7%, e Marzo con un apocalittico -6%. Facendo qualche proiezione, ed immaginando che il trend tributario non segua il dato di Marzo, ma quello dell’intero trimestre (il che potrebbe risultare ottimistico), ed aggiungendo gli ammontari previsti per alcune “poste” che non incidono sul primo trimestre (l’IMU che pesa 11 miliardi addizionali ed i rimborsi IVA posticipati da Dicembre 2011 a meta’ 2012 per 3 miliardi) si avrebbe una stima di maggiori entrate nel 2012 sul 2011 pari ad appena 15-19 miliardi. Aggiungiamo i 4 miliardi di IVA previsti per il passaggio dal 21% al 23% che il governo vorrebbe evitare con la Spending Review; risultato? Vi sara’ comunque un BUCO nelle Entrate Tributarie tra i 18 ed i 22 miliardi di euro….

I DEF del Governo Monti : La Revisione di Settembre 2012

A soli 5 mesi dalle previsioni iniziali del Governo Monti, arriva la revisione di Settembre del DEF che certifica il completo fallimento dei modelli previsionali (o meglio delle cifre a capocchia) utilizzati. Lo ripetiamo, su quelle previsioni, Mario Monti anche in qualità di Ministro dell’Economia e delle Finanze ha basato i suoi provvedimenti di finanza pubblica e soprattutto la comunicazione con i partner europei sullo stato dei conti e dell’economia italiana.

Ecco la nuova “previsione” del Governo Monti uscita il 20 Settembre 2012 nella revisione del DEF, abbiamo utilizzato le tavole ufficiali commentate da GPG Imperatrice:





Come si può notare da Aprile a Settembre (5 mesi….) le “previsioni” del Governo Monti per l’andamento dell’economia e delle finanze pubbliche italiane passano da:

a) Una variazione del PIL che diventa -2,6% dal precedente -1,2% (ovvero una variazione del 116%)

b) Un rapporto Deficit/PIL che diventa 2,6% dal precedente 1,7% (ovvero una variazione del 53%)

Questo il livello di analisi certificato del governo dei tecnici,un miserabile fallimento, non si può aggiungere altro.

Ma il peggio deve ancora venire

Persino nella revisione del DEF di Settembre il Governo Monti mente e tarocca i conti, non possiamo accettare la tesi secondo cui si tratterebbe solo di previsioni errate. Qui siamo di fronte alla palese volontà di fare apparire l’azione di governo e i conti italiani migliori di quanto non siano in realtà.

In sostanza il rozzo maquillage si concentra sovrastimando (ancora una volta) il PIL 2012 atteso e sovrastimando le entrate dello stato.

Come noto il rapporto Deficit/Pil dipende dal buon andamento del prodotto interno lordo (o il non troppo disastroso andamento) e al contenimento del Deficit. Il Deficit è la differnza fra entrate e uscite dello stato, le entrate in massima parte sono composte dalle tasse.

Andiamo con ordine, nella revisione del DEF di Settembre il Governo Monti, per l’anno 2012 afferma che:

a) Un aumento del 5,7% di entrate tributarie fra il 2011 e il 2012: Dopo 7 mesi, le entrate tributarie sono aumentate del 4,7% anno su anno ma l’effetto della recessione si farà vedere nella seconda parte dell’anno specie per quello che riguarda gli anticipi sulle tasse 2013. Prevedere un aumento delle entrate a fine anno ancora di un punto percentuale superiore a quanto ottenuto nei primi 7 mesi del 2012 è irrealistico.

b) Un aumento del +0,9% delle entrate contributive fra il 2011 e il 2012: Qui siamo alla fantascienza, anzi alla perfetta malafede. I conti (previsionali) sono palesemente taroccati. Nei primi 7 mesi del 2012 le entrate contributive (pare che i disoccupati e i lavoratori in nero non paghino i contributi,) sono GIA’ diminuite dell’1,5% rispetto al 2011. Non esiste una possibilità al mondo che alla fine di questo anno gli Italiani riescano (o vogliano) pagare tanti contributi da invertire la tendenza. Anzi, la diminuzione delle entrate contributive è destinata a salire di pari passo con il tasso di disoccupazione e l’aumento delle ore di Cassa Integrazione.


Rischio Calcolato fa una stima per difetto di un BUCO di altri 10 miliardi di euro nei conti pubblici a causa di minori entrate fiscali previste e minori entrate contributive previste.

c) Infine abbiamo la previsione di -1,02% del PIL Nominale 2012 (ovvero non corretto per gli effetti dell’inflazione): patetico, semplicemente patetico. Ovviamente in malafede. Anche in questo caso è impossibile che improvvisamente si inverta una tendenza che vede il PIL NOMINALE scendere trimestre su trimstre di 2 miliardi di euro. (sta avvenendo da 4 trimestri consecutivi).


Rischio Calcolato fa una stima per difetto di un PIL Nominale 2012, in discesa fra -1,3% e -1,6%. E dunque di una discesa del PIL Reale fra -2,9% e -3,3% (e non -2,6%)

Sembrano piccole variazioni, ma in realtà sono gigantesche se si pensa che si basano su 7 mesi di dati acquisiti e solo 5 mesi di previsione.

Conclusioni

Il Governo Monti

a) Ha fatto crollare il PIL: nel 2012 chiederemo al -2,5/-2,7% (ben il 2,0-2,5% meno della media UE, mentre da 15 anni crescevamo meno della UE dello 0,7/1,0%)

b) Ha creato 800.000 nuovi disoccupati, 200.000 nuovi cassaintegrati, fatto passare 400.000 lavoratori al full time al part time

c) Ha fatto crollare la produzione industriale, i consumi, gli investimenti

d) Ha fatto peggiorare brutalmente le finanze pubbliche: il debito cresceva nel 2010 e 2011 di circa il 2% all’anno, con lui +7% (dal 120 al 127%), ed il deficit e’ sempre quello

Il Governo Monti e’ una sciagura. La sciagura sta nelle politiche suicide adottate (manovra recessiva basata all’85% sulle tasse).

E per buon peso: Preparatevi perché tra pochi mesi noi cittadini e l’Europa ci renderemo conto che il Governo Monti tarocca palesemente i conti e che abbiamo un uletrore BUCO di BILANCIO di 10 miliardi di euro non ancora rendicontato.

p.s. vi preghiamo di diffondere il più possibile questo post, riteniamo un fatto gravissimo e lesivo della fiducia dell’Italia sui mercati che il Governo in Carica faccia previsioni palesemente false. Queste “previsioni” saranno portate con tutta probabilità nei consessi comunitari e del FMI a supporto della credibilità dell’Italia. NON DEVE ACCADERE. Se si scoprisse ex-post una pratica di palese e rozzo maquillage sulle previsioni dei conti pubblici le conseguenze sarebbero catastrofiche.

Funny King
Fonte: http://www.rischiocalcolato.it Link: http://www.rischiocalcolato.it/2012/09/ ... -euro.html
29.09.2012

http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... &sid=10881
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http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z27yARqEYY

Tratto da: L’Italia tarocca i conti: abbiamo un buco di almeno 10 miliardi di euro | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z27yAvgqbE


dopo avere taroccato i conti x entrare in zona euro,un'altra taroccatina non guasta,tanto poi c'e' chi paga....................
x visionare le tabelle cliccare sull'indirizzo in questione


Ultima modifica di ubatuba il 30/09/2012, 18:08, modificato 1 volta in totale.

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IL BUCO NERO DELLA BCE INGHIOTTIRA' L'€UROPA

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30 settembre 2012

http://www.vocidallastrada.com/2012/09/ ... uropa.html

Voglio cominciare questo articolo ricordando e ringraziando genericamente quanti si stanno adoperando per informare – soprattutto su internet - la popolazione italiana di quello che realmente sta succedendo dietro le quinte. La lista sarebbe lunga e potrei dimenticare qualche nome, consiglio pertanto di mettere in un motore di ricerca le parole: “sovranità monetaria”, “uscire dall'euro”, “biglietti di stato a corso legale”, “signoraggio privato”, “separazione delle banche”, “divorzio bankitalia tesoro”, “emissione falso passivo”, “reddito di cittadinanza”, “reddito minimo garantito”, “truffa dell'euro”, “Aldo Moro 500 lire”, e simili. Avverto che, poiché si tratta di argomenti scottanti sotto il tiro degli spin-doctor (1), evitate di dar credito a quanti si firmano con nomi falsi e pseudonimi: è tutta gente con la coscienza sporca.

Fatta questa premessa importante che permette ad ognuno di farsi una propria opinione confrontando gli interventi in rete, voglio tornare su quello che è il punto importante che non viene mai sufficientemente messo nella dovuta luce, nemmeno nelle recenti esternazioni di Berlusconi (2). Anche se Cossiga ne illustra il contesto nel libro pubblicato postumo. LA BANCA CENTRALE EUROPEA CREA UN ENORME - E FALSO - BUCO DI BILANCIO, CON LA COMPLICITA' POLITICA DELLA COMMISSIONE EUROPEA. QUESTO BUCO INGHIOTTIRA' L'EUROPA.

Ma andiamo per ordine. Per consuetudine storica dei banchieri falsari, quando essi creano moneta dal nulla la postano come passività nel bilancio al valore facciale. Una banconota da 500 euro crea una passività equivalente a 500 euro. Questa passività è falsa perché alla banca l'emissione di moneta costa NULLA. Ma come, e le tipografie come le pagano ? Gli fanno stampare qualche banconota in più e gliela lasciano. Per far quadrare i conti, poi, compensano il falso passivo con un attivo equivalente: in questo modo qualsiasi alunno di ragioneria capisce che la banca – col falso passivo – evade una cifra equivalente al medesimo da sommare alll'attivo dichiarato. Il bilancio formalmente va a zero e le banche non pagano tasse. UN MOMENTO, quali banche, solo quelle centrali ? No, anche le banche commerciali quando creano denaro scritturale lo postano al valore nominale nel passivo, come se un giorno dovessero davvero COPRIRE con mezzi propri questo valore. Ma ciò non accade. Quando si passò dalla Lira all'Euro sostituirono la vecchia cartastraccia con nuova cartastraccia. E l'evasione poté continuare. Sì perché si tratta di una EVASIONE COLOSSALE che deve essere coperta da una tassazione equivalente dei singoli cittadini. Tecnicamente, in economia politica, credo si definisca “Debito pubblico e profitti privati” (4). Ero ancora abbastanza ingenuo quando tradussi in italiano il libro “Révélation$” di Denis Robert (5), talmente ingenuo che l'editore italiano mi promise dei diritti oltre la 15.000esima copia, e ne stampò molte meno... Ma non abbastanza ingenuo per non capire che se le banche avevano 17.000 conti neri non pubblicati nella camera di compensazione interbancaria CLEARSTREAM, evidentemente avevano qualcosa di molto grosso da nascondere nei paradisi fiscali. L'elefante nell'armadio erano i profitti da signoraggio effettivo ottenuti truccando i bilanci contabili. E' un peccato che quando consegnai i tabulati dei conti alla GdF di Milano agli ordini del procuratore Gherardo Colombo, quest'ultimo poi si dette alla politica... ma non è l'unico caso. La GdF mi disse testualmente: “Non ci faccia perdere tempo!”

Me lo aspettavo perché la scusa ufficiale, immagino, è che essendo Clearstream in Lussemburgo, manca la competenza territoriale. La stessa che usarono per non indagare sulle speculazioni avvenute prima delle Torri Gemelle... Però per far le guerre umanitarie dall'altra parte del mondo, le competenze territoriali ci sono eccome ! (6) Ma tant'è. Torniamo all'Europa e cerchiamo di vedere come sistemare l'elefante. Che la messa al passivo del totale della moneta emessa sia un falso in bilancio è stato scritto da un importante membro della London School of Economics, oggi al FMI, in un saggio disponibile su internet (7), non è che mi sono impazzito io. E' proprio rettificando questa grottesca anomalia contabile che sarebbe possibile recuperare enormi risorse da impiegare per un nuovo rinascimento europeo. Ed è quello che succederebbe a livello dei singoli stati che decidessero di rimediare a questa “svista” tropicale dei Banchieri Forcaioli di Francoforte (BFF), uscendo dalla moneta unica e dalla truffa super-unica.
Ora io mi domando, e domando al lettore: che cosa ci vuole ad aprire un dibattito nel merito in questo paese dove tutti sembrano ridotti al “rubi-chi-può” ? Io, nel mio piccolo, cercherò di far mettere l'argomento nel programma di qualche partito, ma ci arriveremo vivi alle elezioni del 2013 ?


Di Marco Saba

Note:

http://it.wikipedia.org/wiki/Spin_doctor
http://pas-fermiamolebanche.blogspot.it ... stati.html
http://seigneuriage.blogspot.it/2011/08 ... e-dei.html
Meglio: socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti.
http://www.beppegrillo.it/2008/01/debito_pubblico.html
http://www.ibs.it/code/9788889091067/ro ... -nero.html
http://pas-fermiamolebanche.blogspot.it ... i-del.html
http://www.nber.org/papers/w12919.pdf

Fonte: http://pas-fermiamolebanche.blogspot.it ... -nero.html



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SENZA LAVORO

Ue-17, disoccupazione giovanile all'11,4%

Nuovo record per l'Eurozona. Spagna e Grecia oltre il 50%.

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(© Getty) Un manifestante, a Madrid, protesta contro i tagli del governo Rajoy.
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Se l'Italia piange, l'Unione europea non ride. Continuano a soffrire i giovani italiani, sempre più disoccupati, ma i colleghi dell'area euro non se la passano tanto meglio.
UN ALTRO PICCO. Ennesimo picco della disoccupazione nell'Ue-17, che ad agosto ha raggiunto il nuovo record dell'11,4%, il più alto dalla creazione della moneta unica. Lo ha reso noto Eurostat, che ha di nuovo rivisto al rialzo il dato di luglio, dall'11,3% all'11,4%. Ai massimi livelli anche il tasso nell'Ue a 27 Paesi, al 10,5%.
Un anno fa, ad agosto 2001, il tasso di disoccupazione nei 17 era al 10,2%, mentre nei 27 era al 9,7%. Complessivamente, Eurostat stima in 25,466 milioni i disoccupati in Europa, di cui 18,196 milioni nell'eurozona, segnando un ulteriore aumento rispetto a luglio di 49 mila unità nei 27 e di 34 mila nei 17.
Grecia e Spagna si sono confermati i Paesi con il livello di senza lavoro più elevato (rispettivamente 25,1% e 24,4%). In Italia il dato (ancora provvisorio) si è confermato stabile per il terzo mese consecutivo al 10,7%.
AUSTRIA E LUSSEMBURGO VIRTUOSI. I tassi più bassi sono invece di nuovo stati registrati in Austria (4,5%), Lussemburgo (5,2%), Olanda (5,3%) e Germania (5,5%). Resta a livelli elevatissimi anche la disoccupazione giovanile, al 22,8% nell'eurozona (contro il 22,9% di luglio) e al 22,7% nell'Ue-27 (22,6% a luglio), con 5,458 milioni persone sotto i 25 anni senza un'occupazione, di cui 3,392 solo nell'eurozona.
In Grecia e in Spagna oltre un giovane su due è disoccupato (rispettivamente 55,4% e 52,9%), a differenza di Germania, Olanda e Austria dove i tassi sono i più bassi d'Europa, inferiori al 10% (rispettivamente all'8,1%, 9,4% e 9,7%).
In particolare la Grecia ha superato Spagna, che deteneva il primato negativo da mesi.

Lunedì, 01 Ottobre 2012

http://www.lettera43.it/economia/macro/ ... 566278.htm


questa e' l'europa della finanza,lasciare le nuove generazioni senza speranza.................................[:(!]


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BCE: la nuova torre, eterno simbolo di potere assoluto

Bce, la nuova sede costa 350 milioni in più

Il costo dei lavori lievita, critiche inglesi: «Fuori budget»


Immagine

Il progetto della nuova torre
MILANO - Dovrebbe diventare operativa nel 2014, ma i ritardi e soprattutto i costi lievitati di circa 350 milioni di euro rispetto alle previsioni iniziali hanno provocato più di un malumore. A dieci giorni dalla cerimonia ufficiale durante la quale la Banca Centrale Europea ha celebrato il completamento delle principali opere strutturali della sua nuova sede, a Francoforte, l'euroscettico Sunday Telegraph presenta un lungo articolo in cui critica l'avveniristica e faraonica struttura definendola «fuori budget» e inutilmente grandiosa.

LA STRUTTURA - Il complesso che sorgerà nell'area dei vecchi mercati generali di Francoforte è costituito da tre unità fondamentali: la Grossmarkthalle, un edificio a sviluppo orizzontale e due torri gemelle poligonali alte rispettivamente 185 e 165 metri. Inizialmente la spesa totale dell'opera doveva raggiungere gli 850 milioni di euro, ma le stime presentate qualche giorno fa sono molto più alte. Alle fine dei lavori il costo dovrebbe essere di 1,2 miliardi di euro, ma non mancano coloro che assicurano che la cifra finale potrebbe lievitare ancora. I ritardi di sei mesi hanno interessato particolarmente le opere edili nella Grossmarkthalle, un imponente edificio storico a carattere industriale del 1928 che fungerà da entrata principale. Secondo la Bce i tempi previsti non sono stati rispettati a causa delle «complessità degli interventi di restauro necessari nella struttura originaria del monumento storico tutelato» e i lavori straordinari su questa struttura da soli hanno fatto crescere il budget di circa 100-150 milioni di euro. Altri 200 milioni di rincari sono stati prodotti dall'aumento del costo dei materiali e delle attività nel settore delle costruzioni. «Ci sono stati una serie di problemi imprevisti che abbiamo dovuto affrontare», spiega Jörg Asmussen, membro del Comitato esecutivo della Bce incaricato del progetto, mentre il designer Wolf Prix, a capo di Coop Himmelb(l)au, lo studio viennese di architettura vincitore nel 2004 del concorso internazionale di progettazione indetto dalla Bce assicura: «Questa struttura avrà una presenza veramente forte perché l'idea di base è una geometria molto complessa».

CRITICHE - Eppure c'è chi davanti a questa avveniristica struttura non riesce proprio ad esaltarsi ed anzi afferma che i costi eccessivi sono uno schiaffo per i cittadini europei, oppressi dalla crisi economica: «Purtroppo capita spesso che progetti di costruzioni grandiosi superino i costi annunciati - dichiara Richard Ashworth, leader del gruppo degli eurodeputati conservatori britannici - Tuttavia usare tutti questi soldi per un unico complesso è davvero uno spreco spettacolare. Fortunatamente per il Regno Unito i costi graveranno solo sulle 17 nazioni dell'eurozona e non su tutti i membri dell'Unione. In un momento di grave recessione in cui tutti i cittadini del Vecchio Continente stanno stringendo la cinghia, la Bce dovrebbe cercare di dare il buon esempio e non sprecare i fondi in questo modo».

Francesco Tortora

Source: Bce, la nuova sede costa 350 milioni in più - Corriere.it

E come nella migliore tradizione delle evil corporations, a pagare tanto sfarzo saremo noi. Il grattacielo costerà 1,2 miliardi di euro, che la BCE stamperà, poi ci presterà, e poi noi 17 Paesi succubi gli daremo indietro caricandoli sul nostro debito. E siccome i fessi continuano a recitare che "i debiti si pagano", ecco che le prossime trattenute o i prossimi tagli alla sanità finiranno dritti dritti ad alimentare la megalomania dei padroni.



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Krugman: nell'austerity tutta la follia dell'Europa

Il premio Nobel per l'economia fa tabula rasa sull'approccio austero per combattere la crisi. "Chi protesta ha ragione": banche tedesche responsabili della crescita della bolla immobiliare spagnola

http://www.wallstreetitalia.com/article ... uropa.aspx

New York - Al centro della critica è ovviamente l'atteggiamento, condiviso da politici e tecnici in Europa, che mira ai tagli della spesa pubblica e alle maggiori imposizioni fiscali. I mercati, nel recente passato, hanno apprezzato tali manovre nell'ottica di una maggiore stabilità e sostenibilità dell'economia dei Paesi ma, dal lato del popolo, certi livelli di austerity non sono più ammortizzabili. Krugman insiste sul fatto che il vero problema non sia il debito in se per sé per sé ma, piuttosto, il quadro economico di fondo: assenza di crescita consolidata (cronica) e disoccupazione prossima alla doppia cifra.

Krugman afferma nel suo editoriale: "Molti pensano che i cittadini spagnoli e greci stiano semplicemente rimandando l'inevitabile, protestando contro sacrifici che, di fatto, devono essere fatti. La verità è, invece, che chi protesta ha ragione. Una maggiore austerità non servirà a nulla; i veri irrazionali, in questo contesto, sono i c.d. "seri" politici e funzionari che chiedono altri sacrifici."

La Spagna - "Consideriamo il caso della Spagna. Qual è il vero problema economico della Spagna? Fondamentalmente la Spagna stà soffrendo la conseguenza di un'enorme bolla immobiliare che ha, al contempo, causato un boom economico e un periodo di inflazione che ha reso l'industria spagnola meno competitiva sul suolo europeo. Quando la bolla è scoppiata, alla Spagna è rimasto il difficile compito di riacquisire competitività, un doloroso processo che avrebbe preso anni. A meno che la Spagna non lasci l'euro, uno step che nessuno si augura, sarà condannata ad anni di alto tasso di disoccupazione.

Krugman sostiene che le politiche di austerity complichino ulteriormente la già difficile situazione economica. Secondo il premio Nobel l'economia spagnola non è entrata in sofferenza a causa di un atteggiamento deficit-spending del Governo. I timori che esistono riguardo la tenuta dell'economia non andranno via, secondo Krugman, tagliando pochi punti dal deficit. Aggiunge, poi, che secondo uno studio del Fondo Monetario Internazionale, i tagli alle spese fatti in economie recessive potrebbero ridurre la fiducia degli investitori poiché aumenterebbero l'andamento (e la percezione) del declino economico.

Il fascino dell'austerity e la favola della Germania - Secondo Krugman molti in Europa, così come in America, sono rimasti vittime del fascino dei piani di austerity: sono convinti che un taglio alle spese, e non una riduzione del numero di disoccupati, possa risolvere il problema più grosso dell'economia. "Al di là di questo, una parte significativa dell'opinione pubblica europea che conta - in primis in Germania - è profondamente legata ad una distorta visione della situazione.

Chiedete ai funzionari tedeschi e loro vi risponderanno che la crisi dell'euro è una storia di moralità, un racconto in cui Stati che hanno vissuto al di sopra delle poprie possibilità sono ora costretti a fare i conti con la realtà. Non pensano affatto che questa è solo una parte della storia; non pensano al fatto che le banche tedesche hanno giocato un importante ruolo nella crescita della bolla immobiliare spagnola. Il peccato e le sue conseguenze, questa è la loro storia e si stanno attaccando a questa visione. La cosa peggiore è che molti elettori tedeschi credono a questa storia, in gran parte perché è ciò che i politici hanno raccontato loro."


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Cipro, 11 miliardi dall'Ue per evitare la bancarotta

L'isola ha richiesto un prestito: deve salvare banche e conti.

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Il presidente cipriota Demetris Christofias.
.
Un prestito sostanzioso da richiedere alle autorità europee per evitare il default. Secondo quando ha riferito Bloomberg, Cipro, che dal 2011 non ha accesso ai mercati internazionali, senza 11 milioni di euro rischierebbe la bancarotta.
Cinque miliardi sarebbero destinati alla ricapitalizzazione delle banche, e sei per pagare il debito fino alla fine del 2015.
IN DIFFICOLTÀ DA MESI. Nell'estate del 2012 il presidente cipriota, Demetris Christofias, aveva già ammesso di aver bisogno di aiuti internazionali, rivolgendosi anche alla Russia, per evitare la bancarotta del Paese.
E a giugno, la Bank of Cyprus, il più grande istituto creditizio dell'isola aveva già dato dei segnali, chiedendo 500 milioni di euro di credito per la ricapitalizzazione.
DEBITO OLTRE IL 50% DEL PIL. Il problema economico del piccolo Paese può essere risolto da agenti esterni. La richiesta di 11 milioni alla comunità internazionale, ha sottolineato la gravità della situazione in quanto il Prodotto interno loro nel 2011 è stato di soli 18 milioni di euro.
DIECI MILIARDI PER LE BANCHE. Secondo la Troika, invece, il debito accumulato da Cipro andrebbe ripianto con cifre molto più ingenti.
Secondo Ue, Bce e Fmi, 10 miliardi di euro sarebbero necessari solo per la ricapitalizzazione delle banche.

http://www.lettera43.it/economia/finanz ... 566752.htm

...e come solito saranno le banche ad essere previlegiate...........[:(!]


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