L'analisi/ Il Rais le tenterà tutte ma ormai il suo destino è segnato Venerdí 18.03.2011 18:19
Come sempre avviene alla vigilia di una guerra, tanto più se nel cortile di casa nostra, tutti si pongono mille domande. Ma non è il momento delle risposte. E’ l’ora in cui si affinano le strategie militari e i caccia iniziano a spostarsi sulle piste in posizione di rullaggio. Il regime di Gheddafi - dopo la storica risoluzione 1973 sulla Libia finalmente adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha sancito il principio della protezione internazionale delle popolazione civile – è decisamente estromesso dalla storia. I continui bluff , come la dichiarazione di “ cessate il fuoco”, che prevengono da Tripoli non spostano di una virgola i termini, ben più ampi, della questione.
La minaccia sul terreno non è cambiata, anzi rischia di peggiorare nelle prossime ore. Certo, il Rais le tenterà tutte ma ormai il suo destino è segnato. Il dispositivo militare della Nato si è messo in movimento, forte di una votazione nella quale, pure l’astensione di Russia, Cina, Germania, hanno un fortissimo significato. Perché l’astensione significa non partecipazione diretta, non disapprovazione della risoluzione d’intervento. Anche il nostro Paese, alla fine, ha rotto gli indugi, garantendo l’uso delle basi “ e non solo” alla “ coalizione di volenterosi” – come ha detto il ministro della Difesa La Russa che si preparano a intervenire. L’intelligence, sia quella strategica che quella politica, nelle ultime due settimane hanno lavorato fianco a fianco, anche direttamente sul terreno, come nel caso di francesi e inglesi, per raccogliere il maggior numero di informazioni possibili per mettere i decisori politici in grado di agire.
Certo, ci sono stati ritardi e troppe indifferenze, come ha detto il Presidente Napolitano, ma alla fine è scattato il momento delle decisioni difficili. In termini strettamente operativi, francesi e inglesi, dispongono di mezzi aerei in grado di raggiungere la Libia nel volgere di poche ore. In teoria potrebbero decollare subito. Ma prima di effettuare raid di questo tipo è necessaria un’attenta ricognizione dell’area, dove peraltro proseguono i combattimenti e gli schieramenti sono molto ravvicinati. E’ assolutamente necessaria una strategia comune, partendo dall’individuazione dei bersagli: dislocazione delle aree che ospitano aerei ed elicotteri, centrali di telecomunicazioni, basi militari, posizionamento dei mezzi terrestri pesanti, batterie antiaeree, eventuali sistemi missilistici, e tutto ciò che è considerato strategico per la macchina militare di Gheddafi. Ed è esattamente a questo tipo di pianificazione che si sta lavorando a ritmi serrati in queste ore.
Quando scatterà l’ora “X” ogni squadriglia aerea alleata dal momento in cui si leverà in volo saprà perfettamente dove dirigersi e cosa colpire. Il mandato Nato è chiarissimo nell’applicazione della “no-fly zone” ma anche sulla necessità di far cessare ogni atto di ostilità nei confronti dei civili e degli oppositori che si battono a Bengasi. Il che, pur escludendo “uomini a terra” ( inteso come massiccio sbarco di soldati sul territorio libico) lascia spazio di manovra per eventuali azioni mirate di commando e di forze speciali, del resto alcuni team di “ specialisti” e di “ consiglieri” si trovano già a Bengasi e dintorni, anche per guidare le prossime azioni aeree. I leader della “rivoluzione dei ragazzi” che sta infiammando tutto il Nord Africa, il Medio Oriente, e parte della penisola araba, hanno accolto l’annuncio dell’intervento dell’Onu e della Nato con urla di giubilo, il che di per sé stesso è un grande avvenimento, perché mai prima di oggi si era visto tanto entusiasmo nei confronti dell’Occidente e degli Stati Uniti. Siamo solo agli inizi di un cambiamento realmente epocale nell’intera area, crollano equilibri che finora avevano garantito lo status quo. La stessa partecipazione alla no-fly zone del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti, scelta sicuramente dettata da motivi di politica interna, visto che entrambi questi Paesi hanno problemi di stabilità e devono fare i conti con le richieste e le proteste dei loro ragazzi, fino all’altro ieri sarebbe stata impensabile. E’ assolutamente prematuro e azzardato ipotizzare adesso cosa accadrà “dopo”. Di certo, americani, ma soprattutto francesi e inglesi, stanno lanciando pesanti opzioni per il futuro controllo delle risorse energetiche libiche, e non solo. Ma di questo non mancherà occasione di parlare. Adesso è l’ora delle decisioni che pesano.
di Guglielmo Sasinini
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