Dopo aver letto l'ennesimo schifo prodotto da quella cosa indefinibile che è "Il Giornale" e che non è catalogabile come giornalismo e dopo aver superato i conati di vomito che mi ha provocato mi sono messo su internet a cercare materiale relativo all'importanza di una corretta informazione e altrettanto senso critico da parte dei cittadini per la realizzazione di una corretta democrazia.
Tutte cose che in questo paese, ma ormai in mezzo occidente, mancano da troppo tempo...
Ho trovato questo e vorrei condividerlo con voi...
Televisione, Informazione e DemocraziaLa televisione arrivò in Italia nel 1954, quando io frequentavo già la scuola media. Per tutti gli anni della mia infanzia, come avveniva prima della mia nascita, le notizie arrivavano ai cittadini dalle pagine dei giornali e dalla radio.
Notizie fatte di parole e non di immagini, a parte poche foto in bianco e nero sulle riviste settimanali.
Qualche volta al cinema, nell’intervallo tra una proiezione e l’altra del film, si poteva vedere un ‘cinegiornale’, che però di solito riguardava la celebrazione di un evento pubblico, come l’inaugurazione di una nuova autostrada o di un ospedale. Il cinema invece esisteva già da moltissimi anni, ed era nelle sale cinematografiche che andavamo a goderci le ‘storie raccontate con immagini’. Sapendo benissimo che erano finte, inventate. Oggi le chiameremmo fiction.
Ma, rispetto all’intera popolazione italiana, le persone che leggevano i giornali, ascoltavano la radio e andavano al cinema, erano molto poche.
Con la televisione, che dopo gli anni Sessanta del secolo scorso, quasi tutte le famiglie italiane potevano comprare e che guardavano tutti i giorni, entrarono in ogni casa sia le notizie che i racconti.
Io da bambina andavo al cinema quasi tutti i giorni perché avevo il privilegio di non pagare il biglietto (come la protagonista di Diana, Cupido e il Commendatore). Invece i primi anni della televisione coincisero con la mia adolescenza, quando ero molto più interessata a uscire con i miei coetanei e ad assaggiare ‘dal vero’ il mondo, non a guardarlo su un teleschermo.
Però l’interesse per il nuovo tipo di comunicazione non mi abbandonò mai, tanto che, dopo essermi laureata in Lettere, mi iscrissi a una Scuola Superiore (oggi si direbbe un master) per specializzarmi appunto in Cinema e in Televisione. Questo mi portò a lavorare come programmista alla RAI, dove rimasi per sette anni e feci esperienza dei tanti modi in cui noi, che stavamo al di qua del teleschermo, potevamo ‘parlare’ con i telespettatori che invece stavano al di là.
Imparai che per realizzare un programma, come per fare un film, occorreva disporre di moltissimo denaro e che dunque la comunicazione era a senso unico perché mai un singolo cittadino avrebbe potuto ‘rispondere’ ai discorsi che gli arrivavano dal teleschermo e tantomeno ‘dialogare’ dicendo la propria opinione e facendosi sentire dagli altri telespettatori.
Mi resi conto perciò di come era facile influenzare e persino ingannare la gente. E’ molto difficile per chi guarda e ascolta ciò che gli arriva dal teleschermo distinguere la verità dalle bugie.Questa esperienza diretta mi portò a scrivere, nel 1989, il romanzo Speciale Violante, in cui raccontavo e riflettevo sull’influenza che avevano in quegli anni le telenovelas latino-americane sul modo di concepire la vita da parte dei telespettatori più ingenui e sprovvisti di senso critico. In quel caso si trattava di fiction, cioè di finzione, di storie dichiaratamente inventate, che però finivano per diventare un modello per i comportamenti quotidiani della gente e per i loro ‘valori’, ossia le cose che consideravano più importanti.
Intanto, anno dopo anno, la televisione cambiava, si moltiplicavano i canali privati, si moltiplicavano i programmi, sia di fiction che di informazione. Cambiava anche la società italiana. Molti dei valori che la mia generazione credeva indiscutibili, come l’uguaglianza delle singole persone e dei diversi popoli della terra, venivano invece messi in discussione. Non avevano più lo stesso valore i concetti di ‘riserbo’ e ‘intimità’.
Dal mio disagio per questa situazione è nata la storia che avete appena letto, i cui interrogativi principali riguardano da un lato la possibilità della convivenza e dell’amicizia fra persone di origini diverse, e dall’altro
il modo in cui i cittadini vengono informati e sviluppano le proprie opinioni -quelle che li porteranno a votare in un modo piuttosto che in un altro- e che sta alla base di una vera democrazia.http://www.biancapitzorno.it/index.php/ ... democrazia