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05/10/2012, 09:14

Articolo 4 statuto nato

Le Parti si consulteranno quando, secondo il giudizio di una di esse, ritengano che l'integrità territoriale, l'indipendenza politica o la sicurezza di una di esse siano minacciate.

non mi pare che un colpo siriano
sparato per sbaglio
costituisca pericolo per l'integrità,
ecc. ecc.
ci vuole intenzione, mezzi idonei,
(aerei, carri, ecc.)
ecc.

infatti erdogan..
http://www.corriere.it/esteri/12_ottobr ... de5c.shtml
La Turchia bombarda la Siria: «Pronti
ad azioni militari». Sì del Parlamento
Uccisi diversi soldati siriani dai colpi di artiglieria turchi. Erdogan: «Non vogliamo una guerra nella regione»

05/10/2012, 17:10

Si sa,che alle volte(Nato,Stati Uniti,Israele) il colpo sparato per errore,verrà sempre considerato uno spiacevole incidente.Si sa,che alle volte(Serbia,Russia,Corea del Nord, Siria)il colpo sparato per errore,verrà sempre considerato una brutale aggressione.

05/10/2012, 17:44

AleBon ha scritto:

Si sa,che alle volte(Nato,Stati Uniti,Israele) il colpo sparato per errore,verrà sempre considerato uno spiacevole incidente.Si sa,che alle volte(Serbia,Russia,Corea del Nord, Siria)il colpo sparato per errore,verrà sempre considerato una brutale aggressione.


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05/10/2012, 19:52

Dichiarazione di oggi turca,non prevede escalation militare con la Siria.Il fatto che vogliano fermare Assad credo sia evidente.La Russia aveva iniziato bene,inviando navi nella zona di Tartus.Suo scopo credo fosse quello di proteggere da eventuali attacchi esterni.La Cina sembrava aver inviato navi,ma non si è saputo più niente.Era prevista una esercitazione per quest'Estate fra Siria,Russia,Iran,ma anche questo è risultato un mistero.Il quadro è come sempre confusionario,il solito scenario prima di avvenimenti importanti.Il famoso jet turco abbattuto in Luglio,altri non era che saggiare le difese antiaeree siriane.Vedremo.

08/10/2012, 12:11

08 Ottobre 2012 11:45 Corriere della Sera ha scritto:

Siria:nuovo colpo mortaio,risposta turca
(ANSA) - ANKARA - Un nuovo colpo di mortaio siriano e' caduto in territorio turco nella provincia di Antiochia (Hatay) senza provocare danni, innescando l'immediata risposta dell'artiglieria turca. Lo ha indicato questa mattina l'ufficio del governatore provinciale citato dall'agenzia Anadolu. Il proiettile e' esploso in una zona disabitata a 150 metri oltre il confine nel comune di Altinozu. L'artiglieria turca ha sparato qualche colpo in direzione delle postazioni siriane oltre frontiera.
FONTE: http://www.corriere.it/notizie-ultima-o ... 5348.shtml


E intanto la Russia:

lunedì 8 ottobre 2012 10.23 (AGI) ha scritto:

Siria: Mosca, "Turchia non prenda misure unilaterali"
(AGI) - Mosca, 8 ott. - La Russia auspica che Ankara non prenda azioni unilaterali contro la Siria, nel crescendo di tensioni lungo il confine tra i due Paesi. "Speriamo che la Turchia rimanga calma ed eviti di compiere passi che portino a un'ulteriore escalation delle tensioni nella regione", si legge in una nota del ministero degli Esteri di Mosca, diffusa dalle agenzie di stampa locali. Giovedi' scorso il Parlamento turco ha approvato la richiesta del governo di poter condurre, se necessario, operazioni militari fuori dalle frontiere nazionali, dopo che colpi di mortaio provenienti dalla Siria, il giorno prima, avevano ucciso cinque persone. "Prendiamo nota delle dichiarazioni del governo turco e del ministero degli Esteri", aggiunge la diplomazia russa nel suo comunicato, "secondo cui Ankara coordinera' la propria politica sulla Siria con la comunita' internazionale".
FONTE: http://www.agienergia.it/NewsML.aspx?id ... =67&ante=0


Lo scenario che si sta configurando in questa regione è molto preoccupante, e mi preoccupa molto la possibile reazione della Russia/Cina/Iran in caso di escalation militare...

08/10/2012, 17:44

lunedì 8 ottobre 2012 16:52 (Reuters) ha scritto:

Siria, presidente turco: comunità internazionale agisca

AKARA (Reuters) - Il presidente turco Abdullah Gul ha detto oggi che in Siria si sta avverando lo "scenario peggiore" e ha invitato la comunità internazionale ad agire, affermando che la Turchia continuerà a fare tutto il necessario per proteggere i propri confini.

"Il nostro governo è in costante consultazione con le forze militari turche. Qualsiasi cosa necessaria viene fatta immediatamente, come potete vedere, e continuerà ad essere fatta", ha detto Gul ai giornalisti nella capitale Ankara.

Oggi, per il sesto giorno consecutivo, le forze armate turche hanno lanciato un attacco di rappresaglia contro la Siria, dopo che un colpo di mortaio sparato dal territorio siriano è caduto nei campi di Hatay, provincia della Turchia meridionale.

FONTE: http://it.reuters.com/article/topNews/i ... 2820121008

09/10/2012, 00:12

A breve,potrebbe esserci un'incursione aerea turca su obiettivi siriani vicino al confine.Mi domando perchè la Russia non lasci una forza navale nella zona come deterrente ad ogni azione unilaterale.La famose navi cinesi che sarebbero state viste nel Mediterraneo?Possibile che siano state fermate o dirottate in altre zone?

10/10/2012, 19:48

mercoledì 10 ottobre 2012

Siria: Intelligence tedesco, “Il 95% dei ribelli sono stranieri”

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In effetti, il quotidiano tedesco “Die Welt”, ha annunciato che il servizio di intelligence federale ha a disposizione una relazione dettagliata ufficiale sulla nazionalità dei ribelli in Siria, così come i luoghi in cui sono distribuiti in Siria. Secondo il rapporto, la maggior parte di questi uomini armati di origine straniera la cui adesione ad Al Qaeda è “probabile”. Il rapporto stima a 14.800 il numero di ribelli in Siria. Si noti che uno dei comandanti dei ribelli armati è stato ucciso nel sud-ovest della Siria, durante gli scontri tra lui stesso ed uomini armati a Deraa, durante la divisione del bottino rubato e gli aiuti finanziari inviati dai paesi occidentali. Secondo i media “alternativi” , 5.000 terroristi devrebbero essere inviati in Siria, in virtù di un “accordo segreto” tra l’Occidente e l’Arabia Saudita. L’accordo prevede come capo di questo esercito di terroristi, Tariq al-Fadhli, un leader del ramo yemenita di Al Qaeda, un gruppo indicato come terrorista da Washington. Questo leader terrorista, un compagno di Osama bin Laden, sarà il responsabile del comando dei “5000 jihadisti” che provengono dalle città yemenita di Zinjibar e Ja’ar del sud dello Yemen. Ciò spiegherebbe il “ritiro improvviso di uomini armati dalla regione dello Yemen Abyan” , hanno segnalato i media citati, le cui informazioni sono state riprese dal canale Russia Today. Il quotidiano The New York Times ha recentemente ricordato che al-Fadhli “è uno dei più pericolosi terroristi del Yemen.

La Turchia tenta di provocare una guerra contro la Siria

2012 http://www.aurorasito.wordpress.com

La Turchia spara sulla Siria dopo che degli sconosciuti hanno attaccato una città di confine turca
Tony Cartalucci, Land Destroyer, 3 ottobre 2012

Dopo aver ospitato terroristi stranieri e sostenuto le loro operazioni lungo tutto il confine siriano-turco per oltre un anno, la Turchia, membro della NATO, ha sostenuto di aver risposto militarmente contro “obiettivi” in Siria, per un presunto attacco al territorio turco che essa attribuisce al governo siriano. Nonostante le organizzazioni terroristiche pesantemente armate che operano in gran numero su entrambi i lati del confine turco, con l’esplicita approvazione e il supporto logistico della Turchia, il governo di Ankara sembra aver escluso la possibilità che queste forze terroristiche, non l’esercito siriano, siano responsabili dell’attacco con dei colpi di mortaio, che i militanti armati sono noti usare ampiamente.

Immagine: i terroristi che operano in Siria posano accanto a un grande mortaio. I mortai di ogni calibro sono i favoriti dai terroristi, che operano in Siria per attuare, per conto della NATO, un cambiamento violento del regime. I mortai che hanno sparato in territorio turco probabilmente potrebbero provenire dalla Turchia, che finanzia, arma e accoglie i terroristi per conto delle a lungo pianificate macchinazioni della NATO. A differenza del governo siriano, i terroristi, la Turchia, e di conseguenza la NATO, hanno una motivazione reale per lanciare l’attacco iniziale che giustificherebbe la Turchia nel reagire e prevedibilmente nel chiedere alla NATO di intervenire.

Il New York Times, nel suo articolo intitolato “L’artiglieria della Turchia spara su obiettivi siriani in rappresaglia per la morte di civili”, ammette che: “Non si sa se i proiettili di mortaio siano stati sparati dalle forze governative siriane o dai ribelli che combattono per rovesciare il governo del presidente Bashar al-Assad. La risposta turca sembrava dare per scontato che il governo siriano ne sia responsabile”. L’immediato atto ingiustificato di aggressione militare della Turchia, insieme all’istintiva condanna degli Stati Uniti, ha tutte le caratteristiche di un evento orchestrato, o per lo meno, di un tentativo di cogliere opportunisticamente un caso isolato per far avanzare in modo infido l’agenda geopolitica collettiva dell’Occidente. La Siria non ha evidentemente alcun interesse a minacciare la sicurezza della Turchia, né alcun motivo di attaccare il territorio turco, cosa che fonirebbe sicuramente la scusa che si cerca per poter intervenire direttamente a fianco dei fallimentari terroristi fantocci della NATO.

La Turchia desidera ardentemente un pretesto per avviare la seconda guerra con la Siria
E’ stato precedentemente riportato che la Turchia è stata designata dalla NATO e, più specificamente, da Wall Street e Londra, a guidare gli sforzi per ritagliare “zone franche” nel nord della Siria, e di farlo tramite una falsa forza “umanitaria” o un falso pretesto per la “sicurezza”. Ciò è stato confermato dal Brookings Institution, un think-tank sulla politica estera degli Stati Uniti, finanziato da Fortune-500, che ha stilato i progetti per il cambiamento di regime in Libia così come in Siria e Iran. Nella sua relazione “Valutazione delle opzioni di un cambio di regime” si afferma: “Un’alternativa agli sforzi diplomatici su come concentrarsi per porre fine alle violenze e avere accesso umanitario, come si sta facendo sotto la guida di Annan. Ciò potrebbe portare alla creazione di zone franche e corridoi umanitari che dovrebbero essere sostenuti da un limitato potere militare. Ciò, naturalmente, non raggiunge gli obiettivi degli Stati Uniti per la Siria, in cui Assad potrebbe conservare il potere. Da questo punto di partenza, però, è possibile che una vasta coalizione con un mandato internazionale possa aggiungere ulteriori azioni coercitive ai suoi sforzi“. Pagina 4, ‘Valutazione delle opzioni per il cambiamento di regime’, Brookings Institution.

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Immagine:Brookings Institution, Memo N°21 sul Medio Oriente, “Valutazione delle opzioni di un cambio di regime (.pdf), non è un segreto che l’umanitaria “responsabilità di proteggere” non sia che un pretesto per un cambio di regime a lungo pianificato.

Il Brookings continua descrivendo come la Turchia potrebbe allineare grandi quantità di armi e truppe lungo il confine, in coordinamento con gli sforzi israeliani nel sud della Siria, che potrebbe contribuire a un violento cambiamento del regime vigente in Siria: “Inoltre, i servizi di intelligence d’Israele hanno una forte conoscenza della Siria, così come delle attività nel regime siriano, che potrebbero essere utilizzate per sovvertire la base di potere del regime e avviare la rimozione di Assad. Israele potrebbe inviare truppe su o vicino le alture del Golan e, in tal modo, potrebbe distogliere le forze del regime dal reprimere l’opposizione. Questa posizione può evocare la paura nel regime di Assad di una guerra su vari fronti, in particolare se la Turchia è disposta a fare lo stesso sul suo confine, e se l’opposizione siriana è alimentata continuamente con armi e addestramento. Una tale mobilitazione potrebbe, forse, convincere la leadership militare della Siria a cacciare Assad al fine di preservare se stessa. I sostenitori argomentano che questa pressione supplementare potrebbe far pendere la bilancia contro Assad in Siria, se altre forze vi si allineano correttamente”. Pagina 6, ‘Valutazione delle opzioni per il cambiamento di regime’, Brookings Institution.
I leader turchi hanno chiaramente passato molto tempo a fabbricare scuse varie per soddisfare le richieste di Washington, fabbricando o approfittando delle violenze che la stessa Turchia promuove lungo il confine con la Siria. La relazione menzionerebbe anche il ruolo della Turchia nel contribuire a minare, sovvertire e staccare l’antica città settentrionale di Aleppo: “Poiché la creazione di un’opposizione nazionale unificata è un progetto a lungo termine che non avrà probabilmente mai pieno successo, il gruppo di contatto, pur non abbandonando questo sforzo, può chiedere obiettivi più realistici. Ad esempio, potrebbe concentrare il massimo sforzo per l’attesa frattura tra Assad e, diciamo, l’elite di Aleppo, la capitale commerciale e città in cui la Turchia ha il maggior effetto leva. Se Aleppo dovesse cadere in mao all’opposizione, l’effetto demoralizzante sul regime sarebbe notevole. Se questa opzione fallisce, gli Stati Uniti potrebbero semplicemente accettare una pessima situazione in Siria o intensificare una delle seguenti opzioni militari”. Pagina 6, ‘Valutazione delle opzioni per il cambiamento di regime’, Brookings Institution.
Le opzioni militari comprendono tutto ciò che serve a perpetuare le violenze, secondo laBrookings,facendolo sanguinare, si mantene un avversario regionale debole, evitando i costi dell’intervento diretto“, dalla “no-fly zone” in stile ad libico a una vera invasione militare. E’ chiaro, leggendo la nota della Brookings, che la cospirazione ha avuto inizio fin dalla sua redazione; con varie opzioni militari in fase di preparazione e vari cospiratori che si posizionano per eseguirle. Per la Brookings Institution le “zone franche” e i “corridoi umanitari” sono destinati ad essere creati dal membro della NATO, la Turchia, che per mesi ha minacciato di invadere parzialmente la Siria, al fine di raggiungere questo obiettivo. E mentre la Turchia sostiene che tutto ciò si basa su “questioni umanitarie”, esaminando la situazione abissale dei diritti umani in Turchia, oltre alle proprie attuali campagne di genocidio contro il popolo curdo, sia all’interno che all’esterno delle sue frontiere, è chiaro che sta semplicemente adempiendo agli ordini dettati dai suoi padroni occidentali di Wall Street e della City di Londra.

ImmagineFoto: nel 2008, carri armati turchi entrano in Iraq per un’incursione contro città curde e per cacciare sospetti ribelli. Più recentemente, la Turchia ha bombardato “sospette” basi dei ribelli sia in Turchia che in Iraq, così come ha effettuato massicci arresti a livello nazionale. Stranamente, la Turchia verifica ciò di cui la Libia di Gheddafi e la Siria di Assad vengono accusate di fare, in totale ipocrisia, chiedendo l’invasione parziale della Siria sulla base di “preoccupazioni umanitarie.”

Questo ultimo scambio a fuoco tra la Turchia e la Siria non è il primo. La Turchia ha fabbricato storie su pretesi ‘attacchi’ delle truppe siriane oltre il confine turco-siriano. The New York Times ha pubblicato queste accuse in grassetto, prima di ammettere, in fondo pagina, che “non è chiaro che tipo di armi hanno causato danni, domenica, a circa sei miglia all’interno del territorio turco“, e che “ci sono resoconti contrastanti circa l’incidente“. Come lo sono tutte le accuse fatte dalla NATO, dall’ONU e dai singoli Stati membri per giustificare l’ingerenza negli affari della Siria, questi resoconti comprendo le voci sparse dagli stessi ribelli. E’ chiaro che la Turchia, la NATO e le Nazioni Unite tentano continuamente di inventarsi un pretesto per la creazione di “zone franche” e “corridoi umanitari” destinati ad aggirare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ha visto i tentativi di via libero all’intervento militare bloccati dal veto multiplo posto da Russia e Cina. Che le Nazioni Unite non siano riuscite del tutto a condannare le provocazioni combinate e l’ingerenza negli affari della Siria, illustra il fallimento assoluto della sovranazionalità, per non parlare della governance globale.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

http://www.stampalibera.com/?p=53482

Source: TERRA REAL TIME: Siria: Intell... dei ribelli sono stranieri”

18/10/2012, 19:30

Siria: la Svizzera vuole un'inchiesta

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Chiesto all'Onu che la Corte penale internazionale indaghi sulle violenze

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NEW YORK - Nel corso di un dibattito aperto che si è tenuto mercoledì in seno al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, la Svizzera ha chiesto che la Corte penale internazionale venga incaricata di far luce sulle violenze commesse in Siria.
«Se uno Stato non rispetta la sua principale responsabilità, ossia la protezione dei civili, e vengono commesse violenze nei confronti della popolazione, allora la Corte penale internazionale deve intervenire», ha affermato l'ambasciatore svizzero all'Onu, Paul Seger.

18.10.2012 - 07:33

ats

Source: CdT.ch - Mondo - Siria: la Svizzera vuole un'inchiesta

18/10/2012, 19:46

Chiedo scusa se già postato

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Siria: L’emiro, Erdogan e Hollande… combattono la stessa guerra!

ottobre 17, 2012 Lascia un commento

Mouna Alno-Nakhal Mondialisation, 16 ottobre 2012
Copyright © 2012 Global Research

Alla vigilia del quattordicesimo vertice francofono tenutosi a Kinshasa, il 12-14 ottobre 2012, il presidente francese François Hollande ha indicato i buoni e i cattivi… la Palma d’oro è andata a due paesi: Qatar e Turchia, che ha omaggiato per il loro atteggiamento e/o comportamento, in quanto campioni della democrazia e/o dell’azione umanitaria in relazione al “conflitto siriano!”
I meriti dell’emiro del Qatar fanno colare molto inchiostro nel nostro bell’esagono, lasciamo che i nostri parlamentari e funzionari democratici, come il signor Yves Bonnet, ex prefetto ed ex direttore della DST, dibattano, come ha fatto su France 5. Poi, dopo aver sentito o letto i punti chiave dell’intervento del nostro Presidente su France 24, date un’occhiata qui sotto alle “cartine”, soprattutto quella corrispondente alla famosa “zona cuscinetto”, corridoio umanitario, area protetta, o come volete, lento a materializzarsi per i nostri governi, precedente e attuale, desiderosi di porre fine allo stato siriano, alla sua geografia, al suo popolo, alla sua cultura, alla sua storia e alle sue infrastrutture che non si è finito di demolire…
Un pezzo di carta, tra le altre carte, ridisegnato per le esigenze occidentali, un secolo dopo l’altro… semplice “ri-partizione” di un Medio Oriente da sempre ambito, e che sperano materializzarsi al momento convenuto, costi quel che costi!

I. I punti chiave dell’intervento di Yves Bonnet su France 5 [1]
[...] C’è ancora la propaganda salafita. Dobbiamo ancora chiamare le cose con il loro nome! Ci sono paesi stranieri, due in particolare: Qatar e Arabia Saudita… non si limitano solo pagare i calciatori del Paris Saint Germain! Quando vedo il Qatar preoccupato per la situazione nella nostra periferia… Di che s’immischia? É una grande democrazia il Qatar! Tutti sanno che è una democrazia… ero Prefetto, trovo assolutamente intollerabile che un certi paesi stranieri vengano a far fronte alla situazione delle nostre periferie … E l’Arabia Saudita? Qual’è la tolleranza religiosa in questo paese? Si tratta di paesi che sono la negazione stessa dell’espressione democratica. E questi sono i paesi che vengono ad occuparsi dei nostri affari… è propaganda salafita! Tutti sanno che si tratta di propaganda salafita oggi, non solo in Francia, ma anche nei paesi dell’Africa sub-sahariana è pagata da Arabia Saudita e Qatar! Credo che tutti dovremmo porci chiaramente delle domande su questi paesi che si pretendono nostri alleati, nostri amici… [...]
Quello che vorrei anche dire, se mi permettete di chiarire. Questo è quello che siamo, siamo una democrazia, cerchiamo di assimilare in qualche modo, con i vecchi processi francesi, nuove popolazioni musulmane e che in genere non pongono problemi… E siamo nella confluenza di due strategie principali. C’è la strategia americana per la demolizione di tutti i regimi arabi laici. Ciò è stato fatto in modo sistematico. Ne vediamo i risultati meravigliosi! Con, vorrei dire e lo dirò in ogni caso, il problema dei cristiani d’Oriente di cui nessuno parla… scomparsi… che stanno scomparendo dall’Iraq … che scompariranno dalla Siria! E mi dispiace, non vedo perché non prestarvi attenzione! Penso che ci sia un problema troppo grave… [...]
Quindi c’è questa strategia americana per demolire i regimi arabi laici, sospettati di aver avuto rapporti più o meno amichevoli con l’Unione Sovietica. Sono ancora gli americani che hanno creato al-Qaida… Mi dispiace, questo è un fatto che non è contestato da nessuno! Seconda cosa: è la strategia dei paesi del Golfo che accresce il salafismo, lo diffonde… Penso che siamo d’accordo. Ho detto per inciso, inoltre, che il termine antisemita non mi va bene per nulla, perché gli arabi sono semiti e si sa che i due terzi degli ebrei non sono semiti… ma alla fine, andiamo! Poi parlare di giudeo-fobia… ma no, parliamo francese! Entrambe le politiche sono confluite, perché questi due paesi del Golfo, in particolare il più potente è un fedele alleato degli Stati Uniti. E siamo presi in questo tipo di vortice in cui cerchiamo di preservare la nostra identità, la nostra democrazia, con non poche difficoltà. Ma non buttiamo via il bambino con l’acqua sporca. Credo che siamo ancora in una società che è in fase di guarigione, in termini di vita tra le comunità…
[Trascrizione parziale, ma parola per parola.]

II. I punti chiave del discorso del Presidente Holland su France 24 [2]
[...] Il Qatar sostiene l’opposizione a Bashar al-Assad, dopo, ricordo recentemente… esserne stato uno dei sostenitori. E’ con l’opposizione. Vuole aiutare l’opposizione. Anche Noi! Anche la Francia! Quindi diciamo che si deve unire l’opposizione e deve essere preparata al dopo Bashar al-Assad! E questa transizione deve essere una transizione verso la democrazia… non al caos… alla democrazia… vale a dire che il progetto deve soddisfare tutte le forze interne ed esterne, che domani vorranno un libera e democratica Siria! Il Qatar ha il suo posto. Può aiutare. E’ in grado di supportarli e noi lo facciamo con buon accordo. Ma per noi, non si tratta di fornire armi, e l’abbiamo detto ai ribelli … di cui non sapremmo nulla delle loro intenzioni. Dei “territori che sono stati liberati”, ho chiesto da chi questi territori possono essere protetti. Poi ho detto il Qatar, ma non solo il Qatar, che conduce un “lavoro umanitario” in una serie di paesi, tra cui il Mali…!
Ho detto loro: “Fate attenzione, a volte pensate di essere nel campo umanitario, ma è possibile che siate responsabili senza saperlo, e che vi ritroviate a finanziare iniziative di cui possono beneficiare i terroristi“. Hanno detto che le autorità del Qatar… e così… l’Emiro e il suo primo ministro, sono estremamente vigili in relazione a ciò, e io gli credo! Quindi… io sono in una posizione in cui non lascio passare nulla! [...] prima parte Bashar, più la transizione sarà sicura in Siria… Più a lungo dura il conflitto, più i rischi sono grandi… allora prima c’è il rischio di una guerra civile, dopo il rischio del caos… o della “partizione”. Mi rifiuto!
Quindi… la Francia, è in prima linea. E’ stata molo “osservata” negli ultimi mesi … dalla mia elezione! Guardate quello che abbiamo fatto. Siamo noi che abbiamo chiesto che l’opposizione possa riunirsi, questo è già stato fatto, a luglio, qui a Parigi… e riunirsi in un “governo provvisorio”! Siamo stati i primi a dirlo, i primi a dire che bisognava anche “proteggere le zone liberate”, i primi ad assicurare che ci potesse essere un aiuto “umanitario”… è ciò che facciamo in Giordania [3]; i primi a dire anche che dovevamo coordinarci affinché gli “sfollati e i rifugiati” possano essere ricevuti in buone condizioni, in particolare per il prossimo inverno, i primi a dire che dobbiamo fare di tutto affinché Bashar al-Assad se ne vada e a trovare una soluzione, anche vicino a lui… ho sentito la proposta della Turchia dal suo vice presidente. [4]
Ci sono delle “personalità” in Siria che possono essere una soluzione per la transizione, ma non nessun compromesso con Bashar al-Assad! [...] La Turchia si è “trattenuta in modo particolare” e voglio elogiare l’atteggiamento dei suoi leader, perché sono stati assalti, ci sono state delle provocazioni [5]!
Quindi… La Turchia sta facendo di tutto per impedire il conflitto… che sarebbe anche nell’interesse della Siria: “la creazione di un conflitto internazionale potrebbe unire la Siria contro un aggressore che dovrebbe provenire dall’esterno!” Quindi… dobbiamo fare di tutto affinché il conflitto siriano, più esattamente, “la rivoluzione siriana” non trabocchi in Turchia, Libano, Giordania. Allora… la mia responsabilità è grande, perché la Francia vuole che il Libano mantenga la sua integrità! La mia responsabilità è grande perché condivido ciò che accade in Giordania [6]… di nuovo, un processo democratico… e i rifugiati che sono ancora molto numerosi!
[Trascrizione parziale, ma parola per parola.]

III. La mappa della “zona cuscinetto” di Erdogan che tarda a realizzarsi [7]
Il progetto di una “zona cuscinetto” in territorio siriano, che il governo turco vorrebbe stabilire con il sangue e il fuoco, ammassando e sostenendo “bande armate” che provengono da tutto il mondo e attraversano i confini nord e nord-ovest della Siria, su una regione che dovrebbe estendersi dal punto di confine siriano di al-Salama alle coste settentrionali, attraversando la regione di Idlib [8]; gli obiettivi essenziali della sua realizzazione sono i seguenti:
1. A’zaz e le piccole città a nord di Aleppo, tra cui Maaret al-Nouman, Khan Shaykhun e Jisr al-Shughour, che si trovano intorno alla città di Idlib, che l’opposizione armata vorrebbe destinare a sua capitale tramite il sostegno del vicino turco! Questa zona rappresenta il 5% della superficie della Siria, è densamente popolata [17% della popolazione] è ricco di petrolio e di zone agricole [40% dei terreni arabili]. Aprirebbe la strada verso le coste del Mediterraneo, attraversando la bellissima zona conosciuta come al-Kassatel, quindi al-Kassab e al-Hafa, e i villaggi turcomanni e curdi nella campagna circostante Latakia, senza dimenticare l’incrocio con l’atteso “Sangiaccato di Alessandretta”, usurpato con il Trattato di Losanna nel 1923. Infatti, è importante notare che questi luoghi quasi confinanti con la Turchia, sono caratterizzati da una popolazione mista araba e turcomanna, ancora influenzata da tradizioni, cultura e usanze della Turchia. Da qui l’operazione del governo turco che, prima dell’avvio delle sue ‘bande armate’, era volto a carpire la fiducia dei siriani di questa zona, facilitando il loro passaggio del confine e, strada facendo, il lucroso contrabbando di armi, poi spedite in tutto il paese come preludio per la creazione della necessaria zona cuscinetto, una volta che le operazioni armate avessero raggiunto il punto culminante ad Aleppo, nelle zone di accesso a Idlib e intorno alla città di Latakia. Così il governo Erdogan ha previsto l’isolamento di questo territorio, ricco e strategico, nel nord-ovest della Siria, prima di annetterlo alla provincia di Hatay, all’incirca corrispondente al vicino sangiaccato di Alessandretta, precedentemente già annesso. Infine, ciò avrebbe realizzato il piano del mandato francese del secolo scorso, per la partizione della Siria in tre piccoli Stati, come dimostrano le “tre stelle” della bandiera brandita dai cosiddetti valorosi rivoluzionari della libertà!
2. Jabal al-Zawiya, il cui territorio accidentato ha notevolmente aiutato le bande armate a diffondersi, cercando di controllare la regione fin dall’inizio della cosiddetta “crisi siriana”, e in cui si sono rifuggiati sottraendosi all’esercito regolare siriano quando è arrivato a Idlib.
3. Maaret al-Nouman è diventato il rifugio, l’arsenale e la base principale per la riassegnazione di queste bande, ora che Jabal al-Zawiya ha mantenuto la sua promessa. 4. la provincia di Idlib, particolarmente strategica, perché si trova alla confluenza di tre grandi città: Aleppo, Hama, Homs e financo Latakia. Questo è il piano assegnato al governo turco, che è intenzionato a creare la sua famosa zona cuscinetto sotto la copertura di un aiuto presumibilmente umanitario, per la protezione dei “profughi e dei rifugiati sul proprio territorio.” Dietro l’impegno di Ankara ad accogliere e sostenere i terroristi jihadisti, destinati alla Siria, si profila il sogno neo-ottomano di ripristinare l’egemonia sulla regione dell’impero ottomano decaduto, partendo dalla Siria!
[Traduzione completa dell'articolo originale di Salloum Abdullah per TopNews di Nasser Kandil].

IV. Mappa, tra le altre, del “Medio Oriente ridisegnato” a vantaggio dell’occidente [9]
“Quanto sarebbe migliore il Medio Oriente!“, aveva detto il colonnello Ralph Peters sull’Armed Forces Journal degli Stati Uniti [10], presentando il ridisegno del Medio Oriente come un accordo “umanitario” e “giusto”. Aveva detto: “i confini internazionali non sono mai completamente giusti. Ma il grado di ingiustizia che pesa sulle spalle di quanti sono costretti a riunirsi o separarsi, fa un enorme differenza… spesso la differenza tra la libertà e l’oppressione, la tolleranza e la barbarie, l’autorità della legge e il terrorismo, o anche la pace e la guerra.” Capisca chi vuole!
Per non parlare delle tragedie palestinese, irachena, libica… a Voi giudicare le conseguenze di tale cinismo, a quanto pare condiviso da molti leader occidentali, sui cittadini siriani consegnati e martirizzati dall’”orda terrorista” sostenuta dalle potenze civili e democratiche con il pretesto della responsabilità… di proteggere!

Mouna Alno-Nakhal 16/10/2012

Riferimenti:
[1] i punti chiave dell’intervento dell’ex prefetto ed ex direttore della DST, Yves Bonnet su France 5
[2] Altri punti chiave dell’intervento di Francois Hollande
[3] Siria: manovre militari in Giordania… semplice messaggio o segni premonitori di una operazione militare congiunta di 19 paesi [Dr. Amin Hoteit]
[4] Siria: non avete trovato nulla di meglio di Faruk al-Shara? [Al-Hayat quotidiano siriano filo-opposizione!]
[5] Nessuna guerra, niente lacrime! (Hürriyet) [Nuray da Mert]
[6] Preparazione di una escalation della guerra in Siria, il Pentagono sta dispiegando forze speciali in Giordania [Bill VanAuken]
[7] Articolo originale del 14/10/2012, di Salloum Abdullah per TopNews di Nasser Kandil [Libano]
[8] NB: Mappa completata da quella indicata nella’rticolo originale [7] per individuare i punti chiave, in mancanza di meglio.
[9] Il progetto per un ‘Nuovo Medio Oriente’ [Mahdi Darius Nazemroava]
[10] ‘Come sarebbe migliore il Medio Oriente’ [Ralph Peters]

06/12/2012, 21:09

Siria, terroristi salafiti uccidono soldati che implorano

TEHERAN – Un nuovo video diffuso dai media iraniani mostra scene raccapriccianti dell’attivita’ dei gruppi terroristici salafiti/wahhabiti in Siria.

Un gruppo di questo genere, tra quelli sostenuti solitamente da Qatar, Arabia Saudita e Turchia, ha sequestrato vivi alcuni soldati siriani. Come si vede nel video questi implorano ma senza esito. I terroristi li uccidono uno per uno con colpi nella tempia. Una carneficina scioccante che soprattutto aiuta a capire la situazione in Siria. E soprattutto mostra chi sia quella “opposizione” che l’Occidente sostiene cosi’ tanto…

(SCONSIGLIATO A PERSONE SENSIBILI)
http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z2EIuHCDab

06/12/2012, 21:23

Abbiamo finanziato e armato delle bande di tagliagole per far cadere Assad, insiema ad Arabia Saudita e quant'altro. Caduto il "dittatore" con chi ci troveremmo a trattare? Questa è la gente che vogliamo che vada al potere in Siria? Ma non impariamo niente dalla storia... andranno al potere e ci accoltelleranno alle spalle. Proprio faccio fatica a capire.

07/12/2012, 13:10

Bèh, vista la fesseria compiuta da Sarkozy, vedo che nessuno gliel'ha rinfacciata ... Nemmeno l'Italia che aveva dei contratti con la Libia; sene vedono davvero delle "belle"! [8)]

10/12/2012, 20:48

intanto puo'darsi che ne sia iniziata un'altra non strombazzata,ma fatta nell'oblio,quando si dice che le materie prime possono essere catalizzatrici di foschi eventi....
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Francia e Stati Uniti si preparano a invadere il nord del Paese africano controllato da Al Qaeda e jihadisti. Ma il vero obiettivo sono le immense risorse poco sfruttate del Nordafrica.

C’è uno Stato africano che è al centro dei pensieri di molti governi occidentali. Il Mali si trova a sud dell’Algeria, in pieno deserto del Sahara. Oltre al cotone, di cui è uno dei principali produttori mondiali, possiede giacimenti di fosfati, oro, uranio, bauxite e manganese. Giacimenti considerati marginali, non perché siano piccoli, bensì perché siano poco sfruttati a causa di infrastrutture decisamente carenti. In altre parole, il Mali è uno dei Paesi del futuro. Basta investire. Prima, però, bisogna pacificare il Paese.

Il prossimo 7 dicembre, presso la sede della Fao di Roma, si terrà una conferenza per approfondire il problema della crisi in Mali. Padrone di casa sarà l’ex premier e inviato speciale dell’Onu Romano Prodi, il quale sta guidando la missione di peacekeeping in Africa. «È stata una riunione preparatoria – ha affermato Prodi – erano presenti rappresentanti dell’Unione Africana, dell’Onu, della Gran Bretagna, della Francia e dell’Algeria». Lo Stato nordafricano è precipitato nel caos dopo il colpo di Stato dello scorso marzo, che ha permesso a gruppi di ribelli tuareg e a gruppi filo-islamici di acquisire il controllo della parte settentrionale del Paese.

Nel 1991, dopo i due colpi di Stato seguiti all’indipendenza del 1960, il potere fu conquistato dai gruppi etnici che abitano il 40% del sud del Paese, mentre il restante 60% disperso nel nord era costituito da tuareg. I quali hanno più volte tentato di ribellarsi e si sono organizzati nel Movimento Nazionale per la Liberazione di Azawad (Mnla). Il 22 marzo di quest’anno, Amadou Haya Sanogo ha capeggiato un gruppo di ufficiali, che hanno denunciato l’inefficacia dell’esercito malese nella lotta all’Mnla e annunciato un terzo colpo di Stato. Salvo fare un passo indietro dopo l’intervento di Francia e Stati Uniti. Oggi l’esercito è ancora mal addestrato e non sia chi realmente controlli il sud del Paese.

I musulmani interni all’Mnla hanno cercato alleanze con i gruppi più fondamentalisti, Ansar Eddine, Al Qaeda nel Maghreb e il Movimento per la Jihad. Che ne hanno subito approfittato per assumere il controllo delle più importanti città settentrionali. I Paesi confinanti con il Mali vorrebbero intervenire per spazzare via i salafiti dall’Azawad, ma sono divisi sul da farsi. Francia e Stati Uniti hanno lo stesso obiettivo, ma questi ultimi, già impegnati su altri fronti, non vorrebbero inviare truppe. La Francia sta cercando di convincere l’Algeria, con il suo grande esercito, a guidare la missione. Il rischio, denunciato dagli stessi algerini, è che si creino le condizioni per il ripetersi di una situazione molto simile all’Afghanistan, che rafforzerebbe i salafiti in nord Africa.

L’Onu ha condannato sia i gruppi vicini ad Al Qaeda, che controllano l’Azawad e praticano le forme più dure della sharia, sia, con voto unanime al Consiglio di Sicurezza, l’eventualità dell’occupazione militare. Più praticabile sarebbe la costituzione di una forza militare internazionale che recuperi le regioni occupate del nord del Mali. L’Unione Africana (Ua) ha dato il via libera a un dispiegamento militare pianificato, senza però abbandonare gli sforzi di una soluzione negoziata. La posizione assunta dall’Ua ha favorito le iniziative avanzate dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Cedeao), che spinge per un intervento militare e ha messo a disposizione 3.300 soldati.

La situazione è peggiorata attorno alla metà di novembre, quando le forze islamico-jihadiste hanno attaccato i ribelli dell’Mnla, provocando decine di morti e assicurandosi il dominio sull’ultima roccaforte tuareg. Ma lo stesso Romano Prodi ha dichiarato che «l’intervento armato della Cedeao non potrà essere intrapreso prima del settembre 2013». Mentre il Ministro dell’Interno algerino, Dahou Ould Kablia, ha detto che per risolvere la crisi nel nord del Mali «è necessario un impegno diplomatico e non un intervento militare». Nel frattempo la Francia ha inviato soldati e droni nel’Azawar e, dopo aver consegnato il dossier sul Mali al Consiglio di sicurezza dell’Onu, ha esercitato forti pressioni diplomatiche per arrivare all’opzione militare.

Il 22 novembre l’Unione Europea ha deciso l’invio di una missione nel Mali, nonostante le riserve della Germania. I ministri degli esteri dell’Ue hanno approvato un piano che prevede circa 250 addestratori europei dispiegati dal gennaio del 2013 nel sud del Mali, per formare quattro battaglioni di 650 soldati maliani. Il giorno successivo un cittadino francese è stato rapito dal Movimento per la Jihad in Africa Occidentale, che ha minacciato di ucciderlo nel caso in cui la Francia intervenga militarmente. La settimana seguente alcuni razzi, probabilmente di costruzione russa e quindi provenienti dagli arsenali saccheggiati dell’ex rais libico Gheddafi, sono stati lanciati senza provocare danni contro due aerei francesi in ricognizione sulla città maliana di Gao, in mano ai jihadisti. Contro gli aerei sarebbero stati sparati anche raffiche di mitragliatrici pesanti, montate su dei quad, che insieme ai pick up sono i mezzi preferiti dai miliziani qaedisti per spostarsi nelle zone desertiche del Mali. Tutte armi e mezzi che potrebbero provenire dai magazzini dell’esercito libico, conquistati dai gruppi islamici dopo la dissoluzione del regime.

Negli ultimi giorni i tuareg sconfitti dell’Mnla sono stati ricevuti dai francesi. La delegazione guidata da Bilal Ag Acherif ha affermato la propria contrarietà a un’offensiva militare internazionale alla riconquista del nord, ma si è detto pronto a combattere con ogni mezzo i terroristici islamici. Parigi sarebbe sempre più interessata all’appoggio diplomatico e militare dell’Mnla, che non vede l’ora di vendicarsi dell’avanzata jihadista. Intanto, quasi 50.000 sfollati hanno raggiunto il sud del Paese, ma vivono in condizioni precarie a causa della scarsità di alimenti e della mancanza di acqua potabile.

In seguito alla risoluzione dell’Onu e alla decisione dell’Ue il fronte islamico si è diviso. Da una parte Ansar Eldine, i tuareg di religione islamica, spingono per il negoziato, dall’altro il Movimento per la Jihad e Al Qaeda, che sta perdendo peso tra i ribelli, non ne vogliono sapere di sedersi al tavolo della trattativa e continuano a reclutare e addestrare jihadisti per sostenere il conflitto. Una situazione che potrebbe favorire l’intervento militare. La questione del Mali si gioca su scala globale. Riguarda l’economia mondiale e il controllo di zone d’influenza da parte delle potenze internazionali storicamente presenti in Africa alle quali si aggiungono Cina e Stati Uniti. In realtà lo scontro che c’è dietro la guerra maliana è per l’accesso alle ricchezze minerali come petrolio, gas, uranio, oro e fosfati, di cui abbondano anche la Libia, l’Algeria e il Niger.



http://popoff.globalist.it/Detail_News_ ... 27&typeb=0

http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z2EgDllvFx

Tratto da: Mali, lo Stato che fa gola a governi e multinazionali | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z2EgEjtSTV

10/12/2012, 20:51

Lavrov: “La Russia non permetterà uno scenario libico in Siria”


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Il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha espresso la forte opposizione di Mosca a che si ripeta lo scenario libico nel conflitto che investe la Siria, sottolineando che il Cremlino non permetterà che ciò accada di nuovo.

“Non permetteremo che l'esperienza libica si riproduca in Siria. Purtroppo i nostri partner occidentali si sono allontanati dagli accordi di Ginevra e chiedono la partenza del presidente siriano Bashar al-Asad”, riferisce l’agenzia RIA Novosti.

Lavrov ha poi proseguito osservando che la Russia non è stata coinvolta in colloqui riguardanti il futuro di al-Asad, respingendo quindi le illazioni sul fatto che Mosca starebbe preparando la partenza del presidente siriano.

“Non siamo tenendo alcun colloquio sul destino di al-Asad”, ha detto Lavrov. “Tutti i tentativi di presentare la situazione in modo diverso sono piuttosto ambigui, anche per la diplomazia di quei Paesi noti per distorcere i fatti a proprio favore”.

Egli ha poi sottolineato che la priorità era quella di porre fine ai disordini in Siria, non di discutere il destino di un uomo.

Il ministro degli Esteri russo ha inoltre aggiunto che il Cremlino non si è aggrappato ad un singolo leader in Siria: “La nostra posizione sulla Siria è ben nota. Mosca non si attacca ad al-Asad o a qualsiasi altra singola figura sulla scena politica siriana”.

La Siria sta vivendo dei disordini dal marzo 2011. Molte persone, tra cui un gran numero di elementi delle Forze di sicurezza governative, sono state uccise nei tumulti.

Il governo siriano afferma che il caos è orchestrato da fuori del Paese, ed esistono rapporti i quali provano che un gran numero di militanti sono in effetti stranieri.

Fonte: Press Tv, 9 dicembre 2012 (traduzione di Europeanphoenix.it ©)

Source: Lavrov: “La Russia non perme...no scenario libico in Siria”
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