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Marziano
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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 25/03/2016, 09:04 
Ufologo 555 ha scritto:
Ma il titolo non è "a sinistra intanto .... ovvero, compagni che sbagliano"? E allora ...! [:D]


certo, ma in base a cosa sono stati definiti "studenti tossici di sinistra"?
per il fatto che sono andati a chiedere uno ad uno per chi avessero votato alle ultime elezioni o per la banale associazione droga=sinistroide da centro sociale?

per quel che ne sai/sappiamo potrebbero essere tutti iscritti a partiti di destra... ecco perchè ho fatto notare che l'uso di droghe non ha appartenenza politica o bandiera!



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 25/03/2016, 13:05 
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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 28/06/2016, 14:08 
LONDRA SPUTTANA PRODI, QUASI TUTTA LA STAMPA ITALICA CENSURA LA NOTIZIA: MORTADELLA E’ STATO PER UNA VITA AL SERVIZIO DEL KGB. ECCO I DOCUMENTI


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La vituperata commissione parlamentare d’inchiesta Mitrokhin istituita nel 2002 per indagare sui rapporti tra i servizi segreti sovietici e i politici italiani sta rifiorendo a Londra. Dove sono stati depositati gran parte dei documenti raccolti in Italia e sono state rese pubbliche, senza troppi distinguo, le accuse contro Romano Prodi. Il tutto all’interno di quella che gli inglesi considerano l’inchiesta (inquiry) del secolo: quella che indaga sull’uccisione con il polonio radioattivo dell’ex colonnello russo del Kgb e del Fsb Aleksandr Litvinenko, avvenuta nel novembre del 2005. L’«inquiry» è un procedimento speciale in cui il giudice dell’Alta Corte sir Robert Owen ha pieno accesso ai segreti di Stato; è stata disposta dal Guardasigilli inglese per investigare sulle responsabilità del governo russo e dei suoi servizi segreti in questo omicidio.

L’AUDIO-INTERVISTA
Gli inglesi hanno desecretato anche l’audio-intervista del 2004 concessa alla commissione dall’ex spia e ne hanno pubblicato una traduzione sul sito della «Litvinenko inquiry». Uno dei temi del colloquio è la famosa seduta spiritica a cui l’ex premier avrebbe partecipato durante il sequestro da parte delle Brigate rosse di Aldo Moro e in cui uno spirito avrebbe indicato alcuni toponimi. «Uscirono Bolsena, Viterbo e Gradoli» disse Prodi alla commissione Moro nel 1981. «Nessuno ci ha badato: poi in un atlante abbiamo visto che esiste il paese di Gradoli. Abbiamo chiesto se qualcuno sapeva qualcosa, e, visto che nessuno ne sapeva niente, ho ritenuto mio dovere, anche a costo di sembrare ridicolo, come mi sento in questo momento, di riferire la cosa». Ma Gradoli era anche la via in cui si trovava uno dei covi utilizzati dai sequestratori del presidente della Dc. Grazie all’inchiesta londinese possiamo leggere l’opinione di Litvinenko sulla versione di Prodi (la traduzione è quella letterale dell’interprete): «Primo o lui è stato di persona in questo appartamento, poi poteva avere questa informazione da testimoni, ma questo è poco probabile non penso che i terroristi lasciano i testimoni vivi. Oppure poteva avere l’informazione direttamente da persone che hanno commesso questo crimine, oppure lui ha ricevuto questa informazione dal Kgb che aveva l’intenzione di spingerlo sopra nella carriera e hanno dato, hanno regalato, presentato a lui questa informazione per tenerlo in seguito come un ostaggio da questa informazione». In pratica Litvinenko sostiene di non credere che l’ex presidente della commissione europea abbia saputo l’indirizzo del covo da un fantasma, ma che è molto più probabile che quell’informazione l’abbia ricevuta dai servizi segreti sovietici. Nello stesso capitolo Litvinenko parla anche dei rapporti della Olivetti di Carlo De Benedetti con l’Unione sovietica. Dopo qualche mese i giornalisti di Repubblica (edita dallo stesso De Benedetti) raggiunsero Litvinenko a Londra per raccogliere questa chiosa: «Osservai soltanto che, se volevano (quelli della Mitrokhin ndr) il mio parere di esperto, era poco credibile che Prodi avesse appreso la notizia durante una seduta spiritica e che sicuramente il Kgb aveva seguito il sequestro provando ad acquisire informazioni. Io non avevo e non ho nessun tipo di prove su Prodi». Ma per il consulente della Mitrokhin, Mario Scaramella, ex giudice onorario ed esperto di pirateria nel Corno d’Africa, c’è differenza tra le dichiarazioni alla commissione e quelle più prudenti a Repubblica: «Le prime furono audio registrate le seconde solo appuntate su un block notes». Eppure nel libro-intervista realizzato con Marco Damilano («Missione incompiuta»), Prodi ha seppellito il lavoro della Mitrokhin con queste parole: «L’assurdità delle accuse venne presto dimostrata, ma mi resta ancora oggi da capire chi ha sostenuto le ingentissime spese che sono state necessarie per imbastire documenti e testimonianze false in giro per il mondo». Ora questi documenti e queste testimonianze «false» sono state pubblicate su un sito governativo inglese alla voce «prove».

Scaramella a Londra ha collaborato su base volontaria, gli inquirenti gli hanno riservato due udienze pubbliche e il 27 marzo scorso il giudice Owen gli ha fatto recapitare il suo ringraziamento personale per «l’utile» collaborazione. Sarà per questo che i Queen’s counsels, gli avvocati della regina, il 18 marzo scorso, hanno ricostruito in aula il suo curriculum e le vicende che gli sono costate diversi guai giudiziari in Italia, senza mettere in dubbio la sua versione.

Scaramella nella Mitrokhin era l’esperto con delega al reperimento delle prove all’estero e alla gestione dei contatti con gli ex ufficiali del Kgb, Litvinenko compreso. Dalla sua viva voce ha raccolto in due anni 120 pagine di testimonianza scritta, una trentina di ore di file audio e due ore di videoriprese. Tra i file consultabili sul sito dell’«inquiry» ce n’è uno del 13 febbraio 2004, siglato «lug000092», in cui si legge: «Io (Litvinenko ndr) chiedo che questa informazione rimanga confidenziale siccome l’ho ricevuta da un ufficiale di alto rango del Fsb (…) e lui potrebbe essere ucciso come traditore. Tra le cose che mi ha rivelato c’è che Romano Prodi, il presidente della Commissione europea, è una persona legata al Kgb». L’informazione l’avrebbe ricevuta il 20 settembre del 2000, prima di fuggire in Italia per raggiungere il fratello Maksim. La fonte di Litvinenko lo sconsigliò di andare in Germania e Italia dove c’erano molti ex agenti di Kgb «nel governo di quei paesi e avrebbero dato una mano a punirlo». L’ex colonnello chiese chi fossero quegli ex agenti nei posti chiave e l’interlocutore rispose: «Ti dirò giusto il nome di uno dei nostri che in questo momento è il presidente della commissione europea e si chiama Romano Prodi: questa informazione è abbastanza per te? (…) In Italia il Kgb collaborava con lui per questioni altamente confidenziali, perciò io non andrei in Italia per nessuno motivo». La fonte era Anatoly Trofimov, vicedirettore dell’Fsb, capo dell’ufficio moscovita. Morirà due anni dopo, nel 2006, in circostanze non del tutto chiarite.

Scaramella ha depositato a Londra anche una lettera di scuse dell’ex colonello del Kgb Oleg Gordievsky, che lo aveva coperto di insulti in un’intervista a Repubblica: «Le mie parole furono male interpretate e tradotte in modo errato in lingua italiana» si legge nell’epistola. Gordievsky rilasciò anche un’intervista all’ex presidente della commissione Mitrokhin Paolo Guzzanti dai contenuti espliciti: «Quando ero a Mosca fra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta, Prodi era popolarissimo nel Kgb perché era più o meno sempre pro Unione Sovietica. Il Kgb non arruolava mai iscritti al partito comunista perché era proibito, ma sempre persone orientate a sinistra non comuniste, con una predilezione per i professori universitari e coloro che potevano orientare l’opinione pubblica».

Gli inquirenti inglesi hanno posto diverse domande su Prodi a Scaramella. Il 25 febbraio l’avvocato della regina si è rivolto così all’ex consulente napoletano: «Abbiamo visto un po’ del materiale raccolto durante le indagini della commissione in base al quale Prodi sarebbe stato un agente della Federazione russa. È corretto?». Scaramella ha inizialmente tergiversato («questa è una parte sensibile del lavoro che abbiamo condotto»), ma nell’udienza successiva ha risposto: «Litvinenko presentò questa come l’informazione più importante in suo possesso, tanto da dire: “Stop, ora fuori gli interpreti. Io devo spiegarle perché sono un po’ timoroso per questa collaborazione con l’Italia. La ragione è questa”. E poi, un po’ per volta, mi diede altre informazioni». Nell’aula della gotica Royal courts a pochi passi da Trafalgar square l’esiliato ceceno Akhmed Zakayev ha dovuto ammettere di essersi inventato pesanti accuse contro Scaramella e l’ex istruttore di lingue del Kgb Evgheniy Limarev, vecchia fonte di Repubblica («probabilmente da prima di conoscere Scaramella» ha ammesso Limarev), non ha potuto negare l’invio di documenti riservati alla commissione.

IL GIUDIZIO
Al termine delle udienze pubbliche abbiamo chiesto agli inquirenti un giudizio su Scaramella. Mike Wicksteed il responsabile dei rapporti con la stampa della «Litvinenko inquiry» ci ha risposto così: «Non possiamo fare commenti sulle dichiarazioni di un testimone. Per giudizi di questa natura bisognerà aspettare fino a quando il presidente della corte depositerà il suo rapporto a fine anno». Nel frattempo i documenti e le «false» testimonianze della Mitrokhin su Prodi sono diventate di pubblico dominio sul sito governativo. Senza alcuna censura. Tuttavia Prodi non ha perso il gusto per la battuta e in «Missione incompiuta» ha bofonchiato: «L’affare Mitrokhin è stata una vicenda (…) assurda, tanto che Vladimir Putin (ex 007 sovietico ndr) mi disse ridendo: “Avresti dovuto dirmi che eri del Kgb: avremmo potuto fare un sacco di cose assieme”». Forse per recuperare il tempo perduto nel 2013 lo stesso Putin ha scelto, un po’ a sorpresa, Prodi come consulente del Cremlino per il G8 di Sochi.

http://www.newsitalys.com/2016/06/01/lo ... documenti/


Per questo viscido essere ci vorrebbe la pena capitale per tutti i misfatti che ha fatto (non ultimo quello dell'Euro)! [:(!]



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 28/06/2016, 17:08 
Il servizio di sopra mi sembra una montatura giornalistica anticomunista per screditare Prodi,no che lo voglia difendere,però per come si è mosso abbracciando la causa e sottomettendosi all'"Europa",non credo assolutamente che fosse un agente del KGB.
Comunque Il titolo di "Compagni che sbagliano" è sbagliato!, dovrebbe essere IMPOSTORI CHE AZZECCANO. [:290]
Questi sono Impostori che vogliono far capire di avere idee di sinistra. [:D]


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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 28/06/2016, 19:22 
... ma perché, il KGB che era? i compagni della parrocchietta ...? [:302]
E poi, Prrrrrrrodi era a capo della coalizione sinistrosa ... mica delle ACLI! Un cattocomunista insomma (che sono peggio degli altri; infatti ...) [:306]



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 28/06/2016, 19:51 
Veramente non sono compagni che sbagliano ma sono ... paracu.li!) [;)]



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 04/01/2017, 19:56 
Cita:
I progressisti pensosi, gli orfani del popolo

A margine del repellente programma di Raitre in apologia dell’omosessualismo e della simil nozze gay all’italiana, con la partecipazione dei giulivi omo sposi, colpisce una dichiarazione di Carlo Freccero, l’intellettuale savonese grande esperto di televisione, per anni cervello pensante della sinistrissima terza rete pubblica.

“La sinistra si è sempre battuta per i valori sociali, ha scelto di privilegiare le libertà individuali ed il diritto all’autodeterminazione della sessualità (…). Anziché anteporre l’uguaglianza e l’impegno per l’abolizione del jobs act dà la precedenza ai diritti individuali come la teoria gender. E’ interessante perché documenta il cambiamento in atto nella sinistra da pensiero unico, nella quale il valore della libertà domina a scapito dell’uguaglianza e della fraternità.”

Analoghe riflessioni svolgono il francese Jean Paul Michéa, giovani neo-marxisti irregolari come Diego Fusaro e Paolo Borgognone della scuola torinese di Costanzo Preve, e, con accenti diversi, Aldo Tronti, operaista di lungo corso. Un filosofo ex marxista, approdato alla fede cattolica nell’ultima parte della vita e recentemente scomparso, Pietro Barcellona, ha pronunciato in materia parole importanti, e con lui un altro grande vecchio del comunismo colto, Gianfranco La Grassa.

Si impone dunque, da tutt’altro versante ideale e culturale, di esprimere una riflessione seria sul problema posto da Freccero, che è di capitale rilievo politico e di attualità assoluta: ovvero, se e perché la gran parte della sinistra, ed in particolare il ceto progressista “riflessivo”, tanto caro alla sociologia da Bignami, sia diventata “liberal”, iper individualista, amica e sostenitrice di tutte le periferie morali ed esistenziali, abbandonando la sua tradizionale base sociale, operai, lavoratori a basso reddito, precari, disoccupati. Innanzitutto, la presa d’atto: sì, la sinistra occidentale di ascendenza marxista ha cambiato pelle, per diventare post borghese e, in senso lato, se ci passate il termine, transgender. Già in avvio, tuttavia, il ragionamento si inceppa, ed incorre nella sindrome delle premesse necessarie, una principale e l’altra subordinata, ma non troppo.

Il fatto è che sono le categorie di destra e sinistra ad essere diventate inservibili, obsolete, inadatte a descrivere il Terzo Millennio, incapaci di dare conto della realtà vera e dei suoi mutamenti tanto rapidi. I due termini restano – ed è la seconda premessa – come segnali stradali non rimossi, che indicano ad un bivio una strada ormai ostruita o la direzione da seguire per raggiungere un paese distrutto da un terremoto. Permangono, destra e sinistra, per pigrizia intellettuale e soprattutto per gli interessi di chi, dai due versanti, ha bisogno di tenere vive a fini di potere antiche contrapposizioni e fidelizzare quel che resta delle curve dei tifosi rivali.

Pure, per motivi pratici, tocca ancora utilizzare un lessico tramontato. La destra sedicente tale, una volta di più tace, o tutt’al più depreca, esercizio nel quale eccelle da oltre mezzo secolo. Teorici trionfatori della contesa per la disfatta del comunismo, quelli di destra avevano la storica occasione della rivincita ideale, antropologica e culturale. Invece no, a dimostrazione che da Reagan alla Thatcher in poi, passando per Berlusconi e per gli spregevoli neocons americani, la sola agenda che conti è quella dettata dal mercato misura di tutte le cose e dalle cupole economiche e finanziarie. Tante declamazioni di principio per lucrare il favore della destra morale e civica, velocissime ritirate nel ridotto del liberismo e degli interessi di ceto al grido di passata la festa, gabbato lo santo; nessuna attenzione, più spesso ostentato disprezzo per l’universo popolare ed intellettuale di chi professa i principi detti conservatori.

Destra e sinistra, dunque, pari sono: gli uni paghi di possedere e controllare l’industria e le fonti del denaro, gli altri a dettare la linea sui cambiamenti di costume, orientamento morale, i valori condivisi di riferimento di massa . Una pessima, collaudata ditta , una “old firm” di ladri di Pisa che può stupire solo i più ingenui tra gli ultrà dei due schieramenti. Non certo Carlo Freccero, personalità troppo fine, provveduta e con uso di mondo. Egli si limita a lanciare un segnale, sollevare un velo, squarciare una nebbia creata ad arte ed enuncia una verità , purtroppo ancora assai simile a quella del bimbo della fiaba di Andersen, unico privo di interessi, unico a dire la verità: il re è nudo.

I marxisti in ansia da elaborazione del lutto regrediscono al 1789, tornano giacobini, sono quelli che vogliono cambiare tutto, ma nella direzione prescritta dalla classe emergente. Era la borghesia nemica dei nobili e del feudalesimo al tempio della Bastiglia e delle ghigliottine, è l’oligarchia della finanza e delle multinazionali dagli anni Settanta del Novecento in poi. Dopo il 68, sono stati protagonisti della rivoluzione culturale soffice per conto del volto nuovo, permissivo ed antiborghese del capitalismo Zelig, trionfante sul suo fratello inetto, violento e pasticcione, il comunismo.

Dal 1989 tutto ciò è, o meglio, avrebbe dovuto essere molto chiaro. Il comunismo è franato su se stesso, una fine indegna delle promesse e perfino della drammatica grandezza dei suoi torti e dei suoi crimini. Sbagliarono i comunisti, sulle piste di Marx ed Engels, a considerare il mondo liberale e borghese in cui si forgiò il capitalismo una fase necessaria ed intermedia sulla via della rivoluzione rossa. Allo stesso modo, mancò il bersaglio la previsione conservatrice del liberalismo anticamera del socialismo. E’ accaduto il contrario. Il comunismo reale dell’Est ed i suoi epigoni all’Ovest hanno, molto semplicemente, spianato la strada per il trionfo ( e la presente decadenza civile) capitalista . Tutto è mercato poiché nulla ha più valore, demitizzato, decostruito, schernito, ridicolizzato, ridotto a sovrastruttura dalla critica marxista.

Sono stati bravissimi, con l’ausilio di progressisti di varia estrazione, a cancellare e distruggere. Non avevano previsto che il capitalismo stesso, nella sua marcia inarrestabile contro ogni limite e frontiera materiale e morale, si sarebbe servito di loro come del migliore esercito di riserva. Hanno usato genialmente il Marx filosofo e sociologo contro il Marx economista, la “falsa coscienza” l’hanno ritorta contro i suoi teorizzatori, la “struttura” non era il borghese, maschera momentanea, sovrastruttura anch’essa, ma il capitalista perenne, finanziario, industriale multi e transnazionale. Sulle eleganti macerie attivamente prodotte dal marxismo e dal progressismo, regna incontrastato il cartellino con il prezzo in denaro, posto lì dai capitalisti, frutto dei calcoli degli economisti liberali.

Dovevano saperlo: l’uomo di Treviri ed il suo sodale Engels furono chiarissimi, nel celeberrimo Manifesto del 1948, con l’unico infortunio, ma determinante, di confondere lo spirito borghese con quello capitalista. “Dove ha raggiunto il dominio, la borghesia ha distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliche (sic! N.d.R.). Ha lacerato spietatamente tutti i vincoli feudali che legavano l’uomo al suo superiore naturale, e non ha lasciato tra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, il freddo pagamento in contanti. Ha affogato nell’acqua gelida del calcolo egoistico i sacri brividi dell’esaltazione devota, dell’entusiasmo cavalleresco, della malinconia filistea. Ha disciolto la dignità personale nel valore di scambio e al posto delle innumerevoli libertà patentate e onestamente conquistate, ha messo, unica, la libertà di commercio priva di scrupoli. In una parola, ha messo lo sfruttamento aperto, spudorato, diretto e arido al posto dello sfruttamento mascherato d’illusioni religiose e politiche” .

Dopo questa tirata, cui è difficile obiettare, non ci si aspetterebbe di trovare il neonato comunismo schierato con tutte le forze sul versante del “progresso”, del “futuro” e del “nuovo”. Alleato tattico della borghesia del XIX secolo nella sua corsa forsennata, in fremente attesa di sconfiggerla abolendo la proprietà privata dei mezzi di produzione per consegnarla provvisoriamente allo Stato, il marxismo si è lentamente allontanato dal comunismo reale, e si è trasformato in motore e banditore del progresso, dunque in battistrada e chierico del vecchio nemico di classe.

Il comunismo, osserva Adriano Scianca, giovane ma già affermato studioso di area nazionalpopolare, aveva insegnato il primato dell’oggettivo sul soggettivo, ed è scivolato nei narcisismi viziati di un intellighenzia capricciosa ed infantile, ritrovandosi a fianco di ogni possibile ed insensata minoranza, a frammentare sempre più la società, spostando il suo vecchio odio classista (cui non sa proprio rinunciare) contro il popolo in carne ed ossa, poco sensibile ai luminosi insegnamenti impartiti, dunque bifolco, buzzurro, ignorante da rieducare.

Un’analisi da consegnare a Carlo Freccero affinché la affidi alla sua coscienza di intellettuale organico, protagonista della gramsciana egemonia, ma fallito, giacché, lo riconosce indirettamente, ha lavorato per il Re di Prussia. Colpisce che , rimasti senz’arte né parte, non riescano ad ammettere la parentela tanto stretta con il liberalcapitalismo, così pacificamente affermata dal loro capostipite, che li ha portati – moltissimi senza battere ciglio o addirittura senza accorgersene, con uno sconcertante trasbordo ideologico – a diventare le guardie rosse, scolorite e stinte, dell’antico nemico.

Stessa razza, stesso DNA: materialismo, indifferenza o aperta ostilità religiosa, internazionalismo, primato del nuovo, costruttivismo sociale, mito del progresso, odio nei confronti della famiglia e di qualsiasi tradizione, esaltazione della scienza come unico criterio veritativo, mistica dei diritti, valutazione positiva del consumo ( le parole di Marx in materia sono chiarissime). Nessuno stupore, dottor Freccero, neanche il suo che è finto, lei teologo di una religione secolare rivelata ma inesorabilmente falsa, una credenza tra le tante smascherata, demitizzata con il vostro stesso criterio dialettico, strumento raffinato messo in mano al nemico di classe. I comunisti di ieri difendevano, a loro modo, i diritti sociali, i poveri, la condizione dei lavoratori e dei proletari, ma, chiusa la stagione della grande fabbrica industriale e della mobilitazione attorno al partito-intellettuale collettivo, si è dissolto il modello reale di riferimento tra povertà, nuova classe burocratica, incapacità di diffondere benessere e consumo, violenza materiale, ateismo, repressione del dissenso. Nessuna liberazione del proletariato, scaffali vuoti, una disciplina sociale più proterva ed indiscutibile di quella capitalistica, avvelenati tutti i pozzi.

Restavano, nudi e crudi, i “diritti”, la mitologia del progresso come liberazione. Sopravviveva intatta, oltre ogni fallimento, la convinzione, comune anche al liberalcapitalismo non più borghese, che tutte le formazioni sociali, gli antichi corpi intermedi, le idee ricevute, i principi ereditati, fossero solo inganni, impalcature innalzate per legittimare il dominio, secondo la testuale definizione del Manifesto. Dall’idea di libertà si è facilmente passati a quella di liberazione, che è fatalmente perdita, sottrazione, abolizione, zavorra che si getta in blocco. Il terreno preparato dai philosophes dei Lumi e violentemente arato dai giacobini ha prodotto una delle tante eterogenesi dei fini . Liberato dalle vecchie idee, “a tutti i suoi retaggi indifferente”, l’uomo nuovo non ha più che se stesso. Su di lui regnano allora il mercato, la tecnica, l’impulso, il principio di piacere, la novità fine a se stessa, un precipitato del consumismo unito al discredito del passato, imbarazzante infanzia dell’umanità secondo il pensiero francese accolto dall’ideologia tedesca di cui Marx fu debitore.

E’ il trionfo di Jeremy Bentham, il più illustre banditore dell’utilitarismo. L’umanità progressista è una massa puntiforme di individui isolati senza altro riferimento che l’utile immediato, eterodiretta e sorvegliata dal Panopticon, la grande prigione reticolare concepita dal Bentham, oggi tecnicamente possibile ed in gran parte realizzata grazie al dominio della Tecnica . Ai poveri sinistri senza più una causa da brandire, privati delle magnifiche sorti e progressive dell’Umanità, non è rimasto che quello che Christopher Lasch chiamò l’”io minimo”, difendere e promuovere qualsiasi soggettività, per quanto narcisistica, malata o informe.

Il destino di chi non ha bandiera è impugnare la prima che trova ovvero inventarne una che, contenendo tutti, non è di nessuno. Di qui il proliferare di ridicoli drappi con i colori dell’ arcobaleno, cittadini del mondo, quindi del nulla, la difesa di qualsiasi stranezza, l’impressionante, ossessiva e poliziesca pretesa dell’uguaglianza a tutti i costi, nella forma distorta dell’equivalenza obbligatoria e nell’attacco contro tutto ciò che è normale, anzi, parola che suscita il loro orrore, “naturale”, sino all’abrogazione del termine.

Così, la famiglia naturale diventa “tradizionale”, con l’intero carico di disprezzo e discredito rovesciato su quell’aggettivo;il padre e la madre non sono che genitori “biologici”, come se ne esistessero altri in natura, al di fuori dei certificati delle leggi umane; decostruzione dell’istituto familiare, ed il Manifesto di Marx, lo ripeteremo nel finale della presente riflessione, indicò la strada. La nazionalità declina in cittadinanza, un timbro su un documento amministrativo, il sesso si trasforma in genere, come nell’analisi grammaticale della scuola media. Il nome, ora il cognome, possono essere a scelta, in segno di liberazione da vincoli e delirante autocreazione, ma più ancora per chirurgica resezione dei legami con “prima”, figli di se stessi nella libertà assoluta di “io”.

L’aggettivo assoluto è quello che meglio descrive il mondo nuovo, ab solutus, sciolto “da”, liberato definitivamente da antiquate, barbare, insopportabili catene. Non siamo più nani sulle spalle di giganti, come disse Bernardo di Chiaravalle, ma creatori, fabbri di noi stessi che hanno raggiunto vette che neppure i grandi del passato osarono immaginare. Dottor Freccero, non si stupisca del pensiero unico titanico ed individualista dei suoi sodali e compagni, lei così colto ed attento, sismografo della realtà nuova che ha registrato, diffuso, imposto attraverso il mezzo televisivo. Della triade giacobina, la liberté è il principio più dirompente per quanto vago e soggettivo è il concetto. Lei, come molti , rimpiange il tempo in cui la sua parte preferiva l’egalité e sognava la fraternità. Ma certe parole sono come pietre difficili da maneggiare e più ancora da sollevare, e non si può essere contemporaneamente uguali, fratelli e liberi.

Si può invece, tutti insieme appassionatamente, essere per il nuovo e per il futuro, ossia per il vecchio, irrinunciabile progresso. Qui liberali e marxisti di ieri e di oggi concordano senz’altro: bisogna andare “avanti”, qualsiasi cosa voglia dire. Questo impose la rivoluzione francese, ed il messaggio è stato raccolto da Marx ed Engels sin dal Manifesto del 1848, un testo che dovremmo tutti rileggere per comprendere un secolo e mezzo di storia, ed identificare non le radici, ma i primi germogli concreti del messaggio e di tutte le visioni del mondo figlie dell’Ottantanove. E’ tutto lì, nero su bianco, cari esponenti del ceto progressista riflessivo sempre di sinistra, che lamentate l’abbandono dei poveri da parte dei vostri politici e maestri di pensiero, ed anche per voi, destri ritardatari e testardi, stupiti che i vostri beniamini non riescano mai a rovesciare il tavolo.

Non possono né vogliono, è il tavolo comune, sono fratelli, una vecchia ditta li abbiamo chiamati, un cartello, nel loro lessico, che si divide il mercato vendendo contenitori diversi per nascondere l’identità del contenuto, che risale al 14 luglio 1789. Un prodotto scaduto sul bancone del supermercato ( super e mercato…..) in cui sono esposti decine di yogurt diversi per colore, etichetta, prezzo. Se ci prendiamo la briga di controllare, tuttavia, le marche risultano tre o quattro al massimo, le multinazionali del settore. I consumatori sono però convinti di avere scelto liberamente e nessuno, osservò Goethe, è più schiavo di chi si crede libero. Uguale è il market delle idee: molti accenti diversi per esprimere il solito concetto: mito del progresso, divieto di distinguere ( discriminare…..) il bene dal male , il giusto e l’ingiusto, enfasi assoluta sul soggetto, nessun criterio oggettivo di giudizio se non l’utile, l’immediato, il nuovo, il comodo, il facile.

Stupisce che un Marx, pensatore comunque tra i più potenti della civiltà moderna, non avesse capito, a meno di non accettare la conclusione più sgradita all’esercito degli orfani, ovvero che le sue idee, giacobinismo più filosofia tedesca, nonostante il comunismo reale novecentesco, sono una forma malata ed estrema di individualismo. Egli cantò le lodi dei grandi capitalisti, esaltando la loro energica subordinazione dei mezzi agli scopi e la mancanza di scrupoli; non ebbe mai nulla da dire sulla tecnologia emergente o l’individualismo. Si limitò a combatterne la forma borghese, secondo lui la fine delle comunità poteva sì essere spiacevole, ma non era che il prezzo da pagare per il “progresso”.

Del pari, le prime avvisaglie di individualismo sessuale non lo infastidivano affatto. La visione marxista del matrimonio e della famiglia è sì contraria alla sua riduzione a contratto, ma solo per giungere alla conclusione più coerente, ovvero il superamento del vincolo matrimoniale con libere unioni, fondate sulle preferenze personali. L’unico interesse sociale riservato alla famiglia, bontà sua, è per la riproduzione e l’allevamento della prole, niente più di zootecnia igienica ed organizzata, poi penserà a tutto lo Stato socialista. Gli adulti consenzienti possono decidere di instaurare qualsiasi tipo di relazione, poiché scopo ultimo del socialismo è il pieno sviluppo dell’individuo. La morale borghese è , né più né meno, una truffa, e le mogli dei borghesi esercitano, in qualità di sfruttate, una prostituzione mascherata da virtù e da “produzione “ dei figli.

Nel Manifesto si arriva a sostenere che il matrimonio borghese non è che “la comunanza delle mogli”, adulteri incrociati, una specie di circolo di scambisti ante litteram, nonché sfruttamento dei figli. I comunisti, più franchi ed onesti, la sostituiranno con l’assoluta libertà di unione, ergo, se le parole hanno un senso, anche di scioglimento e disunione . Di che cosa stanno parlando, dunque, i tanti Freccero perplessi ? Il marxismo si è limitato a portare a logica conseguenza il modo liberale di intendere la vita ed i rapporti civili ed umani, demitizzando ipocrisie e tentennamenti. Giù la maschera, spunta il volto. In più, ha fornito una cornice ideale e parareligiosa al quadro dipinto dagli illuminati sin dal XVIII secolo.

La destra, per pigrizia mentale e per non scoprire gli scheletri del proprio armadio, addossa al mondo marxista la distruzione dei valori familiari, patriottici, religiosi, morali, e formula l’accusa di aver abbandonato la nozione di bene comune. Ha torto. I responsabili sono molti e diversi, il principale è il liberalismo progressista, quello della reductio ad unum : abolire limiti, valori, freni, credenze, scrupoli affinché vinca il mercato con i suoi valori, denaro misura di tutte le cose, successo, utile. Gli altri si sono limitati a pretendere che la torta venisse divisa più equamente. Anche per i socialisti le leggi economiche sono infatti “naturali” ed inderogabili. L’ottimismo storico di tutti i progressismi, regolarmente smentito dai fatti, si basa sulla negazione dei limiti che la natura pone alla libertà ed all’agire umano.

Anche nei riguardi della proprietà privata si possono fare paralleli arditi, ma non così folli. Marx intese abolire la proprietà “borghese” e non ebbe nulla da ridire sul fatto che i primi vagiti dell’economia capitalistica espellessero dal mercato, riducendo a proletari, i piccoli contadini, gli artigiani, tanti commercianti, i piccoli e medi imprenditori: è il progresso, bellezza, domani metteremo tutto a posto noi, e ciascuno avrà secondo i suoi bisogni ( nessun egalitarismo, quindi…) ed i magazzini saranno pieni di merci. Nella edificazione del paese dei balocchi, hanno perduto su tutta la linea di fronte al liberalcapitalismo, ma uguale è la determinazione a ridurre gli uomini a mezzi ed a concentrare la proprietà. Là lo Stato, o meglio i burocrati di partito più abili e svelti ad impadronirsi dell’apparato produttivo, qui le grandi società, le concentrazioni, le fusioni, partecipazioni incrociate, multinazionali e giganti finanziari all’ombra delle banche centrali .

Fu un ex marxista americano, James Burnham, negli anni Quaranta del secolo passato a teorizzare l’avvento di una nuova classe, quella dei tecnici e dei managers nel fondamentale saggio La rivoluzione manageriale, tradotta in italiano nel 1946. La nuova classe, quella per intenderci dei Marchionne e dei Montezemolo, è distinta da quella dei proprietari – azionisti, il loro orizzonte orientato al profitto immediato con ogni mezzo. La nuova classe non può che essere la più progressista della storia, se incremento di vendite, conquista di mercati, bilancio ed indici di borsa sono gli unici criteri di giudizio. Anni fa, il titolare di un emporio di materiale pornografico affermò con orgoglio: io ho la partita IVA e pago le tasse. Buon per lui, come per i titolari del gioco d’azzardo e persino per gli spacciatori di droga, la cui attività è da qualche anno calcolata nel Prodotto Interno Lordo. E buon per il pittoresco “Boss delle Cerimonie” se si festeggiano con gran spreco di denaro le unioni incivili di omosessuali e, presto, forse i matrimoni poligamici.

Negli anni Ottanta, Ronald Reagan andò al potere negli Stati Uniti con il programma di ripristinare i valori tradizionali dell’America profonda. Finì con un ampio programma di diminuzione di tasse per i ricchi, la costruzione di migliaia di centri commerciali che trasformarono i commercianti in dipendenti a basso reddito o disoccupati e gli americani in consumatori compulsivi. Non passarono neppure blande restrizioni dell’aborto, sembra per l’opposizione (femminista ?) della dolce signora Nancy Reagan; in Gran Bretagna Margaret Thatcher piegò i minatori e spiegò di non conoscere né sindacati né operai, né inglesi o stranieri, ma solo individui.

La libertà liberale, dunque, su questo Marx vide giusto, si riduce al libero commercio ed alla volontà prometeica di spostare l’orizzonte sempre più in là, operazione insensata negata dalla logica, giacché l’orizzonte non esiste che rispetto all’osservatore ed al suo punto di vista. In quest’ottica, per cambiare le cose occorre liberarsi dell’idea di progresso lineare e del preteso senso della storia. Diversamente, se oggi è più di ieri e meno di domani, ed il cammino dell’uomo è una marcia inarrestabile a disfarsi del passato, resteranno solo il consumo sfrenato e una libertà astratta di cui l’uomo non saprà fare uso se non riducendo se stesso alla sua parte più bassa, istintuale o infera.

A destra, ci si ostina a non vedere quel che davvero importa ai piani più alti, a sinistra contemplano le parti intime. Tra guardie bianche e ascari rossi, vincono i padroni globali. E’ un panorama desolante, dottor Freccero, ha proprio ragione, ma non c’è nulla di strano, in questo mondo rovesciato, se coloro a cui ha dedicato la vita preferiscono i presunti diritti sessuali ed omosessuali e il libero soddisfacimento delle pulsioni alla coesione sociale ed ai diritti popolari. Quando si enuncia un principio ( l’inarrestabile progresso e la libertà come inesausta distruzione di vincoli e limiti ) e lo si persegue con coerenza, qualcuno vorrà pur andare fino in fondo, alzare la posta, spingersi più in là. I suoi compagni – se la parola ha ancora per lei un senso ed un significato – saranno sempre i migliori inventori/produttori di nuovi “diritti” da rivendicare e consumare con moneta sonante ,carte di credito o a strozzo sul libero, liberissimo mercato dominato dai nemici di ieri e dell’altro ieri.

Fraternità e uguaglianza non pervenute, ma, mi creda, non è il peggiore dei mali.

ROBERTO PECCHIOLI



http://www.ereticamente.net/2017/01/i-p ... hioli.html


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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 05/01/2017, 13:04 
Sempre compagni sono ... [^]
Una volta si chiamavano affari, ora "ACCOGLIENZA" ... [:o)]



L'invasione costa un miliardo. E ci guadagnano solo le COOP

Le condizioni minime di igiene non vengono garantite. Eppure i centri costano allo Stato 2,5 milioni al giorno

Immagine

Guardate queste foto, scattate negli ultimi tempi nel centro di accoglienza di Conetta, quello gestito da Ecofficina, coop padovana mattatrice sul territorio nel business dell'accoglienza.

E in queste immagini, precedenti alla rivolta, c'è più business che accoglienza. Muri sbrecciati, pavimenti lerci, bagni sudici, letti di recupero dove gli «ospiti» dormono accatastati l'uno sull'altro, usando coperte e asciugamani come «pareti» per avere un po' di privacy, taniche d'acqua poggiate sul pavimento. E poi insetti, sporcizia, persino serpenti nella struttura.

Carenze simili sono spesso la norma per i Cas, incapaci a dispetto del nome di assicurare non solo una straordinaria accoglienza, ma anche una normale. Mancando spesso di rispettare quanto previsto dai capitolati d'appalto. Se questi sono gli standard del sistema di accoglienza per le decine di migliaia di immigrati che arrivano in Italia, un sistema che per i soli Cas - gestiti da coop e privati - ci costa più di 2,5 milioni di euro al giorno, sfiorando il miliardo di euro l'anno, forse c'è qualcosa che non va. E se a questo ci porta il dovere di rispondere alla chiamata umanitaria di fronte al flusso continuo di arrivi sulle nostre coste, forse è il caso una volta per tutte di piantar grane in Europa. Perché diversi partner Ue se ne fregano della solidarietà e si fregano le mani per la convenzione di Dublino, quella che stabilisce che i richiedenti asilo sono obbligati a chiedere la protezione nel Paese di ingresso. Che praticamente sempre vuol dire o Grecia o Italia, mentre i «ricollocamenti» sembrano già falliti.

Emergenza endemica, dunque, proprio mentre ieri sono stati espulsi un marocchino (a Padova) e un tunisino (a Siracusa) per ragioni di sicurezza nazinale e «pericoloso proselitismo». un'emergenza gestita affidandosi anche ai Cas. Gli effetti sono spesso dirompenti come quelli di Cona, tra rivolte, sequestri di persona e polemiche che tornano caldissime. Ma i problemi non sono nuovi. La coop Ecofficine, per esempio, è impelagata da tempo in inchieste giudiziarie. Ad aprile Rovigo aveva indagato per truffa aggravata e maltrattamenti il presidente della coop Gaetano Battocchio e la vicepresidente Sara Felpati. A maggio scorso Battocchio e il marito della Felpati, Simone Borile, s'erano ritrovati indagati per truffa aggravata e falso. A settembre Confcooperative Veneto aveva sospeso Ecofficine perché troppo attiva nel business dell'accoglienza. Durissimo il commento del presidente dell'associazione, Ugo Campagnaro: «Vogliamo prendere le distanze da questa cooperativa e dal modello che propone». Poco attento alla «qualità dell'intervento». Molto al business, se il bilancio della coop è passato da 114mila euro del 2011 a quasi 10 milioni nel 2015. Ora spunta un video nel quale la vicepresidente della Coop, nel corso di un presunto «sequestro» da parte di alcuni ospiti (in 5 sono sotto processo a Padova) che chiedevano i documenti d'identità, li rimprovera duramente chiamandoli ripetutamente «macachi», che in Veneto sarà pure un sinonimo di «cretini» ma certo non è un complimento. L'istantanea è impietosa. Il sistema fa acqua e va riformato. Lo dicono tutti, soprattutto dopo ogni scandalo. Ma il business fa gola a molti. Gli stessi che aspettano che le acque torbide sollevate a Cona sedimentino. Per tornare a far soldi a spese dei macachi - noi e gli ospiti - fino al prossimo «incidente».

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 48292.html



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 07/01/2017, 20:11 
Lerner su Bello Figo: "È il futuro, se li mangia tutti. Presto altri come lui"

Lerner fa l'elogio del rapper di origini ghanesi: "Gli immigrati suscitano in noi una segreta ammirazione per i pericoli che riescono ad affrontare.

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Bello Figo Gu è "il futuro". Parola di Gad Lerner. Il celebre giornalista televisivo lo confessa in un'intervista a la Gazzetta di Modena, a margine di un incontro dedicato all'immigrazione.

"Bello Figo se li mangerà tutti - spiega - È un rapper che ha ironia, è scafato, sa usare il linguaggio come pochi e ne capovolge il significato ideologico. Credo che ne spunteranno tanti come lui. "

Lerner da tempo segue con attenzione le vicende degli immigrati, dentro e fuori il nostro Paese. E intervistato dal quotidiano modenese argomenta che i migranti "provocano in noi un incontro e scontro culturale": "Ci spaventano e ci affascinano. Nel migrante vediamo uno spirito di iniziativa, il coraggio di strapparsi dai Paesi in cui si è cresciuti. Suscitano in alcuni di noi ammirazione, in altri inquietudine. Ci consoliamo a pensare che sono dei barbari ma in realtà nutriamo una segreta ammirazione per la loro capacità di affrontare grandi sfide".

Per quanto riguarda l'attualità stretta, invece, Lerner boccia la soluzione dei rimpatri forzati: "Pensate che la regola di far avere i diritti solo a chi è concittadino sul nostro territorio funzioni ancora?", si interroga.

Naturalmente su http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 48961.html

Questo lo mettiamo insieme a Saviano a pulire i vetri sulla strada Bujumbura-Tripoli .... Magari riusciranno a scoprire altre risorse.
Cose da manincomio. [^]



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 07/01/2017, 21:50 
Ufologo 555 ha scritto:
Questo lo mettiamo insieme a Saviano a pulire i vetri sulla strada Bujumbura-Tripoli .... Magari riusciranno a scoprire altre risorse.
Cose da manincomio. [^]


Forse bisognerebbe chiedersi come mai la stragrande maggioranza dei nomi che contano nel giornalismo nazionale (e non solo nel giornalismo) sono definiti "devoti sayanim".



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"Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni" - Emil Cioran

"Quanto piu' una persona e' intelligente, tanto meno diffida dell'assurdo" - Joseph Conrad

"Guardati dalla maggioranza. Se tante persone seguono qualcosa, potrebbe essere una prova sufficiente che è una cosa sbagliata. La verità accade agli individui, non alle masse." – Osho

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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 08/01/2017, 00:09 
Oh signur!

"Lerner è nato a Beirut, in Libano, il 7 dicembre del 1954 da una benestante famiglia ebraica, stabilitasi in Palestina sin da prima della fondazione dello Stato di Israele." Wikipedia

Non serve dire altro, no?



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 08/01/2017, 14:56 
Sono sempre loro.

6 milioni sono usciti dall'Egitto; dalla fine del 1800 6 milioni si sapeva sarebbero stati presto uccisi (mi chiedo chi lo sapesse già visti gli articoli sui giornali) e così è stato effettivamente dopo 50 ani per mezzo di Hitler... Ora sono di nuovo 6 milioni, da poco tra l'altro...

In america li hanno sfanculati, speriamo di riuscire a liberarci anche noi dell'influenza di questi razzisti sionisti.



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 13/01/2017, 17:39 
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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 21/01/2017, 17:02 
... eccolo, ECCOLO! Ci riprova ... [:o)]



Prodi, tornare a centrosinistra unito
Gente ha bisogno di unità in un mondo che si disgrega

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Quella del centrosinistra unito "non penso sia un'esperienza irripetibile. Non penso sia irripetibile, soprattutto dopo quello che sta succedendo. Io vedo che la gente ha bisogno di sentirsi unita in questo mondo che si disgrega, con Trump, con la Brexit, con le crepe che arrivano dappertutto. Io vedo che c'è un naturale desiderio di riunirsi ma è uno sforzo che non mi sembra impossibile". L'ha detto Romano Prodi, a Bologna rispondendo a una domanda sul dibattito interno al Pd sulla necessità di 'un nuovo Prodi'‎.

Per Prodi, è però necessario "riunirsi su delle idee, su un rinnovamento. Perché riunirsi per riunirsi non serve e niente. Il grande problema è ricominciare a parlare di politica. Di problemi veri come la distribuzione del reddito, l'occupazione, la scuola, pensare nel lungo periodo e non nello scontro quotidiano per riformare una società che è diventata profondamente ingiusta. Perché le basi di queste tensioni - ha concluso - sono date dall'ingiustizia".

http://www.ansa.it/sito/notizie/politic ... b2e59.html

Catto comunisti all'attacco! [}:)] (Non ci salviamo più ......) [8)]



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 21/01/2017, 17:23 
Riunirsi... Rinnovamento... Ma che sta a parlá ancora sto insaccato?!

NON GLI É BASTATA L'OPERA RIUNIFICATRICE DEL SUO AMATO EURO?!



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