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MessaggioInviato: 25/03/2013, 00:50 
200mila i ragazzi senza lavoro nonostante in possesso di un titolo di studio. In aumento del 28% rispetto al 2011. Se si guarda al 2008 la crescita è del 43% per cento.
Giovani disoccupati

ROMA - Laurearsi non basta più per lavorare: nel 2012 si contano circa 200.000 disoccupati tra gli under 35 laureati. E' quanto emerge da dati Istat, che indicano un aumento di circa il 28% sul 2011. La crisi colpisce quindi anche i giovani con i titoli di studio più elevati: a confronto con il 2008 si registra una crescita quasi del 43 per cento.

200MILA DISOCCUPATI UNDER 35. Nel dettaglio si tratta di 197 mila ragazzi tra i 15 e i 34 anni, in cerca di un impiego e con in tasca un titolo accademico (+27,6% sul 2011). E il risultato non cambia anche allargando lo sguardo al totale delle persone disoccupate (15 anni e più) con 'certificati' di laurea e post laurea: se ne contano 307.000, in aumento del 32,3% su base annua. Un rialzo perfino superiore all'incremento medio dei disoccupati complessivi (+30,1%).

LA LAUREA NON BASTA. Naturalmente l'aumento dei 'dottori' alla ricerca di un lavoro è anche spinto dalla crescita complessiva delle persone con il titolo di studio più alto. Quindi l'aumento dei laureati tra i disoccupati dipende anche dal fatto che stanno crescendo nella popolazione attiva. Infatti, se si osservano i tassi di disoccupazione, ovvero il rapporto percentuale tra il numero di chi cerca un impiego e il totale delle forze lavoro, ai giovani con 'passaporto' accademico va ancora meno peggio rispetto ai coetanei con titoli di studio inferiori.

http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/artic ... 1c7e0.html


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MessaggioInviato: 25/03/2013, 10:41 
Da Brescia sono partiti più di 200 persone, un paio le conosco: bèh, si sono fermati a pranzare all'Autogrill, altro ché 10 euro! Come al solito ognuno racconta fesserie sull'altro.[;)]



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MessaggioInviato: 26/03/2013, 14:33 
Sì pensioni e accompagnamento anche a immigrati senza carta di soggiorno

25 mar – Con una sentenza destinata a far scalpore la Corte costituzionale ha stabilito che l’indennità di accompagnamento e la pensione di inabilità ai cittadini non comunitari può essere concessa anche a chi non è titolare della carta di soggiorno purché gli stessi siano legalmente soggiornanti in Italia. La sentenza n. 40 del 15 marzo 2013, ha infatti dichiarato l’illegittimità costituzionale di un comma dell’articolo 80 della legge 388/2000 (legge finanziaria del 2001).

Secondo i giudici della Consulta che hanno esaminato la fattispecie, in ragione delle gravi condizioni di salute di portatori di handicap fortemente invalidanti, sono coinvolti una serie di valori di essenziale risalto – quali, in particolare, la salvaguardia della salute, le esigenze di solidarietà rispetto a condizioni di elevato disagio sociale, i doveri di assistenza per le famiglie.

Il ricorso al giudice a quo che a sua volta aveva presentato questione di legittimità costituzionale innanzi alla Consulta, era stato presentato dai genitori di un minore i quali avevano subìto il rigetto da parte dell’Inps della richiesta d’indennità di accompagnamento. Nella motivazione adottata dai giudici costituzionale è stato rilevato che è priva di giustificazione la previsione di un regime restrittivo, che poggia su principi di ordine temporale o economico, nei confronti di cittadini extracomunitari, legalmente soggiornanti nel territorio dello Stato da tempo apprezzabile ed in modo non episodico.

Com’è è noto, l’articolo ritenuto incostituzionale prevedeva che indennità di accompagnamento e pensione di inabilità possano essere concessi solo in presenza di determinate condizioni di reddito, alloggio e con un permesso di soggiorno valido da almeno 5 anni.

Proprio per tali ragioni, sostiene la Corte, la norma si rivela fortemente restrittiva anche rispetto alla generale previsione dettata in materia di prestazioni sociali ed assistenziali in favore dei cittadini extracomunitari dall’art. 41 del decreto legislativo n. 286 del 1998, il quale, al contrario stabilisce che gli stranieri titolari della carta di soggiorno o di permesso di soggiorno di durata non inferiore ad un anno, nonché i minori iscritti nella loro carta o nel loro permesso di soggiorno, sono equiparati ai cittadini italiani ai fini della fruizione delle provvidenze e delle prestazioni, anche economiche, di assistenza sociale.

Alla luce di questa straordinaria sentenza di civiltà, Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, dichiara che l’associazione è pronta a coadiuvare e sostenere con i suoi esperti e collaboratori, tutti i cittadini extraUE e le famiglie che si trovano nelle condizioni per chiedere l’indennità di accompagnamento e la pensione d’inabilità, indipendentemente dal possesso della carta di soggiorno, purché però soggiornanti legalmente in Italia, ovverosia con regolare permesso.

http://www.imolaoggi.it/?p=45230#comment-8103


Il parassitaggio aumenta!! .I Pensionati italiani non percepiscono nemmeno 500 euro al mese e dobbiamo buttarci sulle spalle pure questa gente qui ?.Mi sta bene tutto ,ma prima gli italiani .


Ultima modifica di Werther il 26/03/2013, 14:33, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 28/03/2013, 17:26 
Fondi Lazio, Franco Fiorito è di nuovo libero. Revocati gli arresti domiciliari

Il giudice ha deciso di accogliere la richiesta della difesa dell'ex capogruppo Pdl in consiglio regionale. L'8 aprile prossimo il giudice dovrà decidere se accogliere la richiesta dell'imputato di essere giudicato con rito abbreviato

Di nuovo libero. Il giudice ha revocato gli arresti domiciliari a Franco Fiorito, ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio, arrestato lo scorso 2 ottobre con l’accusa di peculato per essersi appropriato di circa 1 milione 400mila euro dei fondi destinati al suo gruppo in consiglio regionale.

Dal 27 dicembre Fiorito era ai domiciliari nella sua abitazione di Anagni, in provincia di Frosinone. Il giudice per le indagini preliminari ha quindi accolto un’istanza presentata dagli avvocati Carlo Taormina ed Enrico Pavia. Per i fatti attribuiti al politico Pdl è scaturito uno scandalo che ha travolto la Regione Lazio: tra le spese di Fiorito anche una Smart da 16mila euro e una Bmw da 88mila. Il consigliere, però, aveva risposto alle accuse presentando un dossier contro i suoi ex colleghi di partito e in una intervista al Fatto del 15 settembre scorso aveva confessato che i soldi venivano spesi anche in festini privati. Da una lettera, inoltre, emerge che Silvio Berlusconi fosse a conoscenza della vicenda, ben prima che lo scandalo venisse alla luce.

In attesa del processo, intanto, l’ex capogruppo è stato rimesso in libertà e l’8 aprile prossimo il gup dovrà decidere se accogliere la sua richiesta di essere giudicato con il rito abbreviato.

http://www.ilfattoquotidiano.it


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MessaggioInviato: 30/03/2013, 13:49 
la decisione del colle

L'ira di Napolitano contro il Pd e Bersani: "Alleatevi con il Pdl"

Gli ultimi febbrili tentativi del Colle per trovare un premier

http://www.liberoquotidiano.it/index.jsp



Napolitano non molla "Resto fino alla fine"
Niente dimissioni per il capo dello Stato che rilancia sul governo: "Chiederò proposte a due gruppi ristretti"


Napolitano smentisce l'ipotesi dimissioni circolate negli ultimi giorni. Poi ammonisce: "Chiederò a due gruppi ristretti di personalità anche distanti culturalmente tra loro di formulare precise proposte programmatiche, istituzionali ed economiche che possano divenire in varie forme oggetto di condivisione delle forze politiche". Nel pomeriggio i nomi dei "saggi"

http://www.ilgiornale.it/

Ma ... gli spargi-m e r d a, dove sono? Perché non si trovano davanti a Montecitorio? [^]


Ultima modifica di Ufologo 555 il 30/03/2013, 13:51, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 30/03/2013, 14:25 
Cgia, dal 2000 fuggite dall'Italia oltre 27mila imprese

Creati all'estero 1,5 mln di posti di lavoro

Sono oltre 27mila le imprese italiane che hanno deciso di trasferire all'estero parte dell'attivita' produttiva dal 2000. Lo rileva uno studio della Cgia di Mestre secondo il quale se in questi ultimi anni la crescita del numero delle aziende che delocalizzano e' stato abbastanza contenuto, +4,5% tra il 2008 ed il 2011, nell'arco temporale che va dal 2000 al 2011, invece, l'incremento e' stato molto consistente: +65%. Alla fine del 2011 ammontavano a poco piu' di 1.557.000 i posti di lavoro creati oltre confine.

[:(!] [:(!] [:(!] [xx(]

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 80396.html


Ultima modifica di GanjaMan il 30/03/2013, 14:26, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 30/03/2013, 14:27 
[:(!]



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MessaggioInviato: 31/03/2013, 10:56 
Colpo di mano di Re Giorgio: partiti in castigo, potere a lui

Smentite le dimissioni anticipate. Napolitano vuole gestire la partita politica fino alla fine



Immagine:
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25,59 KB


Partiti commissariati, Parla­mento congelato e tutto il pote­re ai due gruppi di saggi, uno po­litico­ istituzionale uno econo­mico- sociale, che da martedì si siederanno attorno a un tavolo e stenderanno "precise propo­ste" che possano essere "condi­vise dalle forze politiche"


http://www.ilgiornale.it/


Ecco qui! FESTA per tutti!!! [:o)] [:o)] [:o)] E TUTTO rimarrà invariato .... [^] [8)] [8)]



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MessaggioInviato: 31/03/2013, 11:32 
come ga' detto da altra parte,siamo all'inizio di un percorso di repubblica presidenziale...........questi sono i primi vagiti.....[;)]


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MessaggioInviato: 31/03/2013, 11:40 
Quelli che ha proposto il Presidente della Repubblica per scrivere la road map di riforme essenziali per il Paese sono i soliti noti. Forse il peggio dei soliti noti. La commissione speciale e' un atto straordinario mai capitato prima nella storia democratica italiana: sprecato. I nomi: vecchie cariatidi, personaggi che gli italiani non vogliono piu' vedere. Cosa possono partorire costoro? Solo un maxi inciucio da servire al prossimo inquilino del Colle come unica via per il nuovo governo.
ROMA (WSI) - Altro che dieci "saggi". Quelli che ha tirato fuori Napolitano dal cilindro per scrivere la road map di riforme essenziali per il Paese sono i soliti noti. Forse il peggio dei soliti noti, se possibile. Eppure, sorprendentemente, saranno loro a dover costituire il "tesoro" di idee e provvedimenti su cui il prossimo Presidente della Repubblica si dovrà basare per formare (forse) un nuovo governo. C’è di che restare senza parole. Sono nomi che rappresentano gli assi portanti di quell’antico sistema politico e istituzionale che ha portato l’Italia nel baratro in cui si trova oggi. Lentamente ma sistematicamente. E adesso siamo di nuovo nelle loro mani.

A destare scandalo è soprattutto la commissione cosidetta "politico-istituzionale". E fatto salvo il nome di Valerio Onida, costituzionalista di area piddina, sugli altri corre rapido un brivido lungo la schiena. A partire da Luciano Violante, con tutto il suo passato partitocratico alle spalle, simbolo della storia più antica (e non sempre limpida) del Nazareno (ma nel suo caso si potrebbe parlare meglio di Botteghe Oscure). E poi Mario Mauro, uomo di Monti (e di Cl vicinissmo a Roberto Formigoni) che qualcuno voleva a presidente del Senato al posto di Pietro Grasso, di cui non si ricordano negli anni particolari exploit legislativi nel segno del cambiamento.

Ma soprattutto Gaetano Quagliariello, ex vicecapogruppo del Pdl al Senato, uomo delle leggi ad personam di Silvio sulla giustizia, dunque personaggio di stretta osservanza berlusconiana, primo tra i soldati di prima fila del Cavaliere e (anche lui) personalità su cui l’intero centrodestra si sarebbe speso per fargli avere una carica istituzionale. Dopo quello che ha fatto per loro. E per il suo Capo. Ecco, Mauro è l’uomo di un Monti che continuerà a governare l’Italia nonostante i disastri economici e le figuracce cosmiche internazionali (i Marò) e Quagliariello è un portabandiera di Arcore. Davvero non c’era nulla di meglio sul mercato? Davvero è questo la summa della intellighenzia politica che Giorgio Napolitano ha saputo esprimere in un momento tanto drammatico per la democrazia? Cosa potranno mai studiare di nuovo queste cariatidi politiche del sistema? Che avranno mai da tessere e rinnovare elementi che mai sarebbero stati eletti davvero dal popolo se non ci fosse stato il Porcellum? L’unica cosa che possono partorire, a ben guardare, è un inciucio codificato sotto forma di programma da servire freddo sul piatto del prossimo presidente della Repubblica come unica via per avere un nuovo governo. D’inciucio, s’intende, non certo di rinnovamento.

Ma anche l’altra commissione, quella chiamata a studiare le emergenze economiche e sociali del Paese, non è meno inquietante. Si parte da Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, istituto che continua a fotografare lo stato del Paese senza aver mai suggerito una misura utile al suo sviluppo neppure per sbaglio e di Giovanni Pitruzzella, presidente del’autorità garante della concorrenza e del mercato, istituto abbastanza inutile se si considera che in Italia, com’è noto, non c’è una legge sul conflitto d’interessi degna di questo nome, per cui l’operato del Garante è stato fino a oggi abbastanza oscuro. Ma si resta ancora senza parole quando lo sguardo arriva ai nomi di due degli altri membri della commissione; uomini strettamente legati uno a Monti e l’altro alla storia del Pci, ovvero ministro Moavero Milanesi e il senatore Filippo Bubbico. E che anche il terzo, Salvatore Rossi, membro del Direttorio della Banca D’Italia, è "cresciuto" dopo l’entrata in scena del governo Monti. Insomma, il "sistema" al potere che viene chiamato a rinnovare se stesso. Un paradosso

Napolitano, proponendo questi nomi, ha certamente deluso le aspettative di chi, soprattutto tra i giovani della politica anche in Parlamento (e non stiamo parlando solo dei grillini) si aspettavano una scossa. Invece, Napolitano oggi è tornato ad essere quel "Morfeo" di grillesca memoria, che trovandosi nell’impossibilità di fare alcunchè per partorire un nuovo governo, ha deciso di "addormentare" il sistema con questa sorta di "bicamerale ghiacciata" composta da chi, come si diceva, è in alcuni casi l’emblema di tutti ciò che gli italiani vorrebbero lasciarsi alle spalle. Insomma, il capolavoro di Napolitano è questo: Monti resta al suo posto (e chissà per quanto tempo) e per il resto è stata mandata letteralmente la palla in tribuna, fermando il gioco. Un’astuzia da antico politico, quale certamente Napolitano è, che ha anche archiviato senza scosse l’era Bersani, facendolo uscire di scena in modo netto, senza appello. Per quanto molto morbido.

Intanto, si è aperta ufficialmente la crisi del Pd, i cui esiti saranno certamente drammatici, ma non è questo certo il punto. Il vero scontro, quello più acceso, si giocherà sulla successione al Qurinale. E il Parlamento si trasformerà in un Vietnam. Insomma, il Capo dello Stato, ancora una volta, ha messo la sordina al cambiamento, fischiando il "tutti negli spogliatoi" e lasciando la patata bollente di riscattare, in qualche modo, il Paese dal torpore all’uomo del Colle che verrà. I supplementari, se ci saranno, li giocheranno (loro, i partiti) tutti con un altro arbitro. Che si troverà però vincolato al suo predecessore dal patto di sistema che verrà sancito in questa "bicamerale". E sarà ancora un inciucio. Senza sbocco. Ma il prezzo di questo stallo e di questo "nuovo" che avanza e continua a dettar legge puzzando di polvere e di muffa ci costerà (a noi, cittadini) ancora moltissimo.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... siamo.aspx

poteva pure essere un nuovo inizio,ma purtroppo i partecipanti sono i solito burocrati che ci hanno condotto a questa situazione,speriamo solo che il fine sia dei migliori......ne dubito [:(!]


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MessaggioInviato: 01/04/2013, 23:56 
Unioncamere, credito alle imprese in calo del 2,5 per cento

Le banche si tengono i soldi. Le contrazioni più marcate nel Nord Ovest, nel Nord Est, in Molise e Sardegna. In controtendenza i prestiti alle famiglie

http://www.liberoquotidiano.it/news/eco ... cento.html


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Tutte le volte che Re Giorgio ha calpestato la Costituzione


Si moltiplicano i dubbi dei costituzionalisti sul comportamento di Napolitano: dalla proroga di Monti al Bersani "congelato". Se il centrodestra avesse fatto simili strappi si sarebbe urlato al golpe!


La battuta più bella l'ha scritta un ricercatore, Rosario Napoli, sul web: l'agonia della Seconda repubblica somiglia sempre più a quella, interminabile, del maresciallo Tito.



Solo che nella Jugoslavia pre-esplosione, erano i medici a gestire quella drammatica fase. A Roma, invece, è il presidente Giorgio Napolitano a dettare i ritmi e a scegliere le modalità con cui provare a dribblare la paralisi di queste settimane. E le successive mosse del capo dello Stato cominciano a suscitare i dubbi e i distinguo dei costituzionalisti. Siamo dentro una crisi gravissima e, come si dice, a mali estremi rimedi: ma c'è chi nota come ormai si stia entrando in una terra sconosciuta e i giornali, un po' a spanne, battezzano una sorta di presidenzialismo strisciante per marcare le differenze con un passato che appare sempre più lontano.

L'ultima mossa o meglio, l'ultimo tratto di navigazione a vista si presta a riflessioni e critiche: Napolitano, in pieno stallo post-elettorale, ha di fatto reinsediato Monti, ha nominato un esploratore, Bersani, che s'è impantanato ma non è stato revocato, ora gli ha affiancato dieci saggi che cominceranno a lavorare proprio oggi. Sono tutti passaggi controversi. Dalle parti del centrodestra gridano al golpe, ma certo non ci vuole un cattedratico per capire che qualcosa non quadra. C'è la crisi, c'è lo spread e la fibrillazione dei mercati, ma in un certo senso è come se gli italiani non fossero andati alle urne. Questo governo arriva dalla precedente legislatura, non ha l'investitura popolare e neppure la benedizione delle Camere. Intanto, va avanti, a oltre un mese dalle elezioni, e affronta, forte delle parole di Napolitano, questioni delicatissime che a fatica possono essere catalogate alla voce affari correnti: l'eventuale rinvio della Tares, la nuova tassa sui rifiuti, è ordinaria amministrazione? E il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione è un tema urgente. Ma lo era anche prima e invece sarà proprio Monti a mettere mano al portafoglio. E perché prorogare, come si è fatto, il comandante dell'Arma e non sostituire invece il defunto capo della polizia?

Gli esperti fanno notare, forse con un filo d'imbarazzo, che la discrezionalità del Quirinale è amplissima. Insomma, si può tirare la coperta da una parte e dall'altra, Napolitano sarebbe pur sempre dentro i confini della sacra Carta. Però la situazione di commissariamento della democrazia inizia a preoccupare: ci governa sempre Monti, sopravvissuto a se stesso, e a sua volta catapultato prima a Palazzo Madama, come senatore a vita e, subito dopo, a Palazzo Chigi con una doppia accelerazione che non ha precedenti nella nostra storia. Per carità, anche Dini e Ciampi, messi a capo del governo negli anni Novanta, erano tecnici, ma qui c'è di più: il presidente ha combinato i poteri di cui dispone per costruire il profilo di una figura credibile, poi l'ha collocata sul piedistallo e da lì non l'ha più mossa. Solo che sul piedistallo è salito pure Bersani e Bersani è ancora lì, congelato ma scongelabile. Insieme ai saggi, strani centauri, che serviranno certamente per svelenire un clima irrespirabile, ma non si capisce bene cosa siano. Di domanda in domanda si può andare molto lontano: di sicuro si sarebbe gridato al colpo di Stato se solo il centrodestra avesse osato abbozzare quel che Napolitano ha stabilito. Ad ogni stormir di Berlusconi si gridava all'attentato, ora tutto sembra componibile.

Del resto, anche sul fronte della decretazione il presidente sembra aver ragionato con un metro non sempre uguale. Esageriamo? Se si torna all'ultima fase del governo Berlusconi si vedrà che anche il Cavaliere spingeva sul pedale dei decreti, necessari e urgenti, a suo dire, per tenere in piedi l'economia del Paese. Napolitano lo stoppò e gli ricordò che gli abusi non vanno bene. Perfetto. Poi è atterrato Monti, la musica è cambiata, l'Italia era o pensava di essere sul ciglio del burrone, e l'eresia è diventata la norma. Decreti su decreti, un po' di tutto. L'arbitro, l'arbitro che aveva fatto entrare in campo Monti e gli aveva dato una maglia da supertitolare, non ha fischiato. E non ha fischiato nemmeno in questi giorni, ben oltre il novantesimo della legislatura. Certo, tutte le alternative erano fragili, ma non c'è dubbio che Napolitano stia cambiando la fisionomia del nostro sistema. E chissà dove ci porterà.

http://www.ilgiornale.it/news/interni/t ... 01953.html



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MessaggioInviato: 02/04/2013, 18:14 
La nuova scure sugli italiani dovrebbe entrare in vigore il primo luglio ma si sono alzate proposte per un suo rinvio. Monti non se l’è sentita. L'idea della presidente della Camera Laura Boldrini (foto). Incombe intanto la madre di tutte le tasse...








ROMA (WSI) - Questa settimana si decide sui pagamenti della pubblica amministrazione, col varo del primo decreto che sblocca 40 miliardi di pagamenti arretrati. Ma all’esame del governo c’è anche il nodo dell’aumento Iva di luglio e, altra urgenza, l’introduzione della Tares.

Prepariamoci al peggio. Quale che sia la scelta (rinvio o non rinvio) dovremo tirare fuori «altri» due miliardi per l’immondizia.

La sostanza è questa. Il consiglio dei ministri di mercoledì scorso, dove il provvedimento è arrivato «fuori sacco» non se l’è sentita di rinviare di nuovo la Tares con l’idea che potesse essere il nuovo governo ad occuparsene. Ora che i tempi si allungano la questione torna di bruciante attualità e ci si aspetta che il prossimo cdm se ne occupi.

La Tares - per chi si fosse perso questa nuova sigla - è la nuova tassa in cui confluiranno tutti i tributi relativi allo smaltimento dei rifiuti, una nuova versione di quella che in alcuni comuni si chiamava Tarsu e in altri Tia (nella duplice edizione Tia 1 e Tia 2): da una parte era tassa, altrove tariffa.

Un pastrocchio. Il decreto dell’ottobre 2011 sul federalismo fiscale ha pensato bene di omologare questo prelievo, ribattezzandolo Tares ma, dato che c’era, ha anche fornito le modalità di calcolo - metri quadri, quantità di rifiuti, tipo di rifiuto e relative modalità di smaltimento - e, per quel che ci riguarda, questo sapiente maquillage si è risolto in un aumento che si aggira sul 30%.

La Tares dovrebbe entrare in vigore il prossimo primo luglio ma un coro di soggetti sociali ha invocato la clemenza di un rinvio. Il governo dimissionario, però, non se l’è sentita - almeno questo si dice - di prendere una decisone su un eventuale posticipo, essendo, per l’appunto, in carica solo per la normale amministrazione.

Fin tanto che il Quirinale non lo ha reinvestito nei giorni scorsi di una sua pienezza di azione, considerando che lo stallo politico non si sa quanto potrebbe durare, e quindi una parola definitiva sulla Tares non sembra ulteriormente rinviabile.

La tassa non sembra riducibile, ma potrebbe essere dilazionata nella sua applicazione: non più il primo luglio ma il primo gennaio 2014. La scorsa settimana anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha scritto una lettera a Mario Monti per sottoporgli una simile eventualità.

Sia Boldrini che Confcommercio che altri soggetti sociali (i sindacati, per esempio), fanno presente al governo che la batosta della Tares a inizio estate, si andrebbe a sommare ad altri balzelli tutt’altro che irrilevanti, come la prima tranche dell’Imu, le addizionali dell’Irpef, per non dire della madre di tutte le stangate, e cioè l’ennesimo aggravio dell’Iva di un punto, che porterebbe il prelievo sugli acquisti dal 22 al 23%.

Una misura - quest’ultima - che secondo Confcommercio porterebbe la dinamica dei consumi dalla riduzione all’agonia, sortendo un esito paradossale per cui l’aliquota aumenta ma, determinando una contrazione dei consumi, il gettito diminuisce. Si sta provando a congelare questo aumento, ma ogni auspicio è prematuro fintanto che il Governo non presenterà il Documento di Economia e Finanza nel quale indicherà gli andamenti macro e quindi la possibile sostenibilità di un intervento riduttivo.

Tutto questo è sul tavolo del governo. E se sull’Iva nessuno si è ancora pronunciato, sulla Tares è possibile che si possa andare ad un o slittamento. Ma di quanto? I comuni, attraverso l’Anci, si fanno carico della sofferenza dei contribuenti ma, d’altra parte, però, hanno le casse a secco e dire no a questo flusso di denaro sembra impossibile. Il gettito atteso dalla Tarsu è, infatti, di 8 miliardi, ben due in più delle vecchie tasse sui rifiuti. Ma se l’aumento atteso per le famiglie oscilla, appunto, intorno al 30%, per gli esercizi commerciali e di ristorazione la batosta potrebbe essere ben maggiore, in quanto la nuova tassa distingue tra rifiuti e rifiuti, in base alle modalità di raccolta e smaltimento, per cui - è sempre Confcommercio a dirlo - i negozi in genere conoscerebbero un aumento del 290%, che diventerebbe del 400% per ristoranti, bar e pizzerie, e di ben il 600% per i negozi di frutta e verdura


http://www.wallstreetitalia.com/article ... fiuti.aspx

mentre i politici parlano do monate varie,altre stangate sono in arrivo,.....[:(!]


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MessaggioInviato: 03/04/2013, 23:26 
Notizie poco confortanti sul deficit italiano, che nel mese di marzo è salito a 21,4 miliardi di euro, contro i 17,9 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno.

notizia wallstreetitalia

ma qualkuno aveva avvisato di una luce in fondo al tunnel.......[:(!]


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MessaggioInviato: 04/04/2013, 19:21 
... Certo, non s'era accorto che c'era uno .... specchio! [:246]



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