L'analisi
Il guru americano: la verità se crolla l'Europa. Lo scenario da sogno (anche per l'Italia)
http://www.liberoquotidiano.it/news/eco ... menti.htmlUn' interessante analisi sulla situazione dell' eurozona e dell' Ue viene questa volta dall' economista Doug Casey, intervistato da Nick Giambruno sull' International Man. L' economista americano, titolare della società di investimenti Casey Research, è stato uno dei primi a criticare la struttura dell' Ue fin dal principio e a prevedere un suo inevitabile crollo diversi anni fa. Secondo Casey, l' Ue «è stata costruita su fondamenta di sabbia» e la sua elefantiaca struttura burocratica ne mina efficienza e funzionamento.
Fin dai primi anni di Maastricht, si è pensato che realtà culturali e sociali differenti potessero fondersi senza contraccolpi, ed è stato l' errore più grande perché «svedesi e siciliani sono molto differenti gli uni dagli altri e lo stesso vale per i polacchi e gli irlandesi». Quello che i cantori dell' integrazione europea chiamano «sogno europeo» nei fatti si scontra con una realtà storica fondata sulle differenze degli Stati europei. Già questo primo elemento avrebbe dovuto invitare a maggiore cautela nella costruzione di un' entità sovranazionale, rivelatasi nei fatti un' enorme struttura dai piedi di argilla costituita, per Casey, da una «classe di burocrati pagati estremamente bene, con incredibili privilegi, e con la loro piccola cultura autoreferenziale». Questa frattura tra l' élite di Bruxelles e i popoli degli Stati membri non ha fatto che accentuarsi negli anni recenti, quando, di fronte alla peggiore crisi economica che l' Europa ricordi dal dopoguerra, la domanda di revisione delle politiche di austerità, se non di ritorno all' indipendenza degli Stati nazionali, è stata accolta con scetticismo e arroganza tanto da relegare incautamente il fenomeno nella categoria del populismo.
Forze centrifughe - Per l' economista americano, è impossibile negare che esistano «forze centrifughe all' interno dei paesi europei, come accade in Spagna con i baschi e i catalani e gli scozzesi nel Regno Unito». L' Ue con le sue politiche non ha fatto che esacerbare la volontà delle forze autonomiste all' interno degli Stati. Per Casey, l' obbiettivo auspicabile «non è quello di un governo unico mondiale, agognato dalle élite». Se il fallimento del progetto europeo era contenuto nelle sue premesse, quale futuro attende l' Ue? Per Casey «la Brexit è stata l' inizio della fine, e quello che era inevitabile è diventato ora imminente», non a caso «la Gran Bretagna è stato sempre il paese con la cultura più differente dal resto dei paesi Ue, è entrata in ritardo e controvoglia, tanto da non prendere mai seriamente in considerazione la possibilità di abbandonare la sterlina per l' euro». Il meccanismo è stato messo in moto ed è impossibile arrestarlo.
Il prossimo evento che innescherà una catena di eventi tali da portare alla distruzione dell' eurozona e dell' Ue, per l' economista potrà accadere nel nostro paese: potrebbe infatti essere ipotizzata un' uscita dall' Italia dalla moneta unica e dall' Ue, in caso di vittoria del No al referendum del 4 dicembre. Una data che Casey individua come fondamentale per il futuro dell' Ue e che potrebbe avere una forza distruttiva «5 volte maggiore di quella della Brexit». L' Italia è il candidato ideale per una prossima uscita, perché il suo «sistema bancario è sull' orlo della bancarotta» e proprio per questo ci sono «eccellenti probabilità che l' Italia esca dall' euro e dall' Ue».
La previsione di Casey coincide con quella di un altro noto analista finanziario, Christopher Wood, che ha individuato nel No al referendum costituzionale un evento tale da rendere possibile la caduta dell' eurozona e dell' intera Ue. E i mercati come reagiranno a un evento simile? Per Casey, all' inizio sarà normale aspettarsi «un po' di caos» dal momento che «gli investitori tradizionali non amano le turbolenze, preferite invece dagli speculatori». Ma una volta che «l' Ue sarà crollata, si presenteranno enormi opportunità di investimenti» e in questo l' economista fa il parallelo con i mercati di Spagna, Belgio e Hong Kong negli anni '80, quando le azioni valevano la metà del loro prezzo effettivo, poi cresciute vertiginosamente nel giro di poco tempo.
Catastrofismo inutile - Vanno pertanto respinti i moniti catastrofisti che giungono da molti istituti finanziari, più motivati da ragioni politiche che da reali interessi economici e finanziari. In realtà la fine dell' Ue e della moneta unica può essere un' importante opportunità non solo per le economie degli Stati membri dell' Ue, ma per tutti quegli investitori che sapranno cogliere i vantaggi di economie di mercato che tornano alle valute nazionali e si liberano dai vincoli strutturali che Bruxelles gli impone.
Non c' è quindi da aver paura della fine di un' area valutaria così mal funzionante e di un' organizzazione politica altrettanto inefficiente e dispendiosa. Uscirne è possibile, e non è uno «slogan falsità».
di Paolo Becchi e Cesare Sacchetti