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Re: SILVIO (seconda parte)

10/07/2015, 14:33

Berlusconi si deve togliere dalle scatole che ormai non ragiona più lucidaente

Re: SILVIO (seconda parte)

10/07/2015, 15:51

... [:264]

Re: SILVIO (seconda parte)

10/07/2015, 16:04

Plutone77 ha scritto:Premesso che chi sbaglia deve pagare, guarda caso la sentenza arriva proprio quando il Berlusca smette di fare comunella con il Babbeo Addormentato... toghe rosse back in action [:246]


Sottoscrivo.


Berlusconi è un pluricriminale e se finalmente si fa davvero qualche annetto di galera a fronte dell' ergastolo che dovrebbero dargli (se non peggio, sapete come la penso quando si toccano certi temi) dobbiamo tutti festeggiare.

Peccato solo che tutti questi crimini sono stati perdonati a suo tempo dalla magistratura quando il Cav era alleato di Renzi.

E che ora che si è davvero ritirato dal patto del Nazareno (non con l' elezione di Mattarella, ma con il ritorno in campo indipendente) si torna a usare il bastone.


Magistratura politicizzata che agisce a senso unico.

Non importa se sei colpevole o innocente, in Italia vai in galera a seconda che sei di destra o di sinistra.

Questa è la "giustizia" italiana basata sulla "legge uguale per tutti" (ROTFL)

Atlanticus81 ha scritto:
"Salvini peggio della Le Pen. Meglio Renzi". Così Silvio su Salvini


La facciamo finita di guardare a questo manigoldo come il salvatore della patria?

[:p]
Ufologo 555 ha scritto: [;)] Salvini non va bene a Berlusconi perché gli porta via una caterva di voti! [^]


Su questo non ci piove.

Re: SILVIO (seconda parte)

10/07/2015, 16:14

... che poi è un "pluricriminale" ... bèh, ce ne sono di peggio! (Con tanto di morti sulla coscenza! Uno a caso: De benedetti)

Re: SILVIO (seconda parte)

19/07/2015, 19:25

[;)]



Arreso
Il Fatto quotidiano chiede scusa a Silvio Berlusconi: "Su Martin Schulz avevi ragione tu"


Al lettore già provato dalle temperature africane di questi giorni sarà sembrato di aver avuto un abbaglio leggendo il titolo di un articolo sull'ultima pagina del Fatto quotidiano diretto da Marco Travaglio. Eppure il testo recitava: "Chiediamo scusa a Berlusconi: aveva davvero ragione lui". Roba da non crederci, ma è tutto vero. Prima di arrivare al cuore della questione, però, Marco Palombi che firma l'articolo deve sgranare tutto il Rosario della liturgia antiberlusconiana, i processi dell'ex premier nel corso degli anni, i rapporti con Marcello Dell'Utri e Salvatore Mangano, il caso Ruby che neanche un'assoluzione riesce a cancellare dalla coscienza indignata dei più. "Però - scrive il Fatto - una volta Silvio Berlusconi ha avuto ragione e noi gli abbiamo dato torto, quindi gli vanno fatte le nostre scuse e gli va restituito l'onore delle armi". Il riferimento è all'attuale Presidente del parlamento euroopeo, il tedesco Martin Schulz, e alla sua uscita infelicissima alla vigilia del voto sul referendum in Grecia. Il socialista aveva di fatto minacciato i greci che se avessero votato "no" - come poi hanno fatto in maggioranza - doveva essere cacciati dall'euro e dall'Unione europea. "Quello Schulz - aggiunge il Fatto - che (a Berlusconi) aveva rinfacciato il conflitto di interesse a Bruxelles e a cui ha regalato una carriera internazionale con una rispostaccia". Insomma proprio quel Schulz che il Cav bollò nel gruppo di "turisti della democrazia", anzi quello che per tanti indignati di quel tempo sembrò il peggior insulto che si potesse fare a un tedesco (mah!) oggi viene riabilitato anche dal Fatto. Schulz per il giornale di Travaglio: "sarebbe davvero perfetto per fare la parte del Kapò in un film".

http://www.liberoquotidiano.it/news/sfo ... usa-a.html

Re: SILVIO (seconda parte)

24/07/2015, 13:22

Silvio Berlusconi: "Vladimir Putin mi ha offerto di diventare ministro dell'economia russo"

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Nuove frontiere per il bistrattato Silvio nazionale? Alla cena di martedì sera in un ristorante in zona Testaccio a Roma, nella quale Berlusconi ha riunito una folla di fedelissime in gonnella (Gabriella Giammanco, Annagrazia Calabria, Deborah Bergamini, Maria Rosaria Rossi, Micaela Biancofiore) e il responsabile media Andrea Ruggieri, il Cavaliere si è lasciato sfuggire un'indiscrezione: l'amico Vladimir Putin sarebbe pronto a offrirgli la cittadinanza russa e una poltrona alla guida del Ministero dell'economia. Steppa russa nel futuro del Cav? Forse: "Qui vengo trattato come un delinquente, e lì sarebbero pronti a farmi ponti d’oro" afferma Silvio a cena. Ponti d'oro su cui far scorrere le due idee sull'Ucraina, sulla Libia, sulla Grecia e l'economia europea. Ponti d'oro da percorrere senza la preoccupazione dei processi, delle defezioni di partito e con la sicurezza di avere ad aspettarlo l'amico Vladimir, compagno di tante marachelle e avventure. A tavola Berlusconi ricorda di quando fecero rafting in Russia, di quando indossarono entrambi il colbacco, di quando Putin gli fece visitare un castello. Un paradiso, in confronto all'atmosfera tesa del panorama politico italiano, nel quale il Cav si deve continuamente difendere dai giudici, dagli attacchi dei Verdini e dei Fitto di turno, una politica in cui i fedeli li puoi distribuire intorno a un piccolo tavolo per una cena intima. Ci sarebbe da rivedere il repertorio di barzellette sui comunisti.

http://www.liberoquotidiano.it/news/sfo ... Putin.html

Re: SILVIO (seconda parte)

24/07/2015, 14:27

se potesse, berlusca
affiderebbe tutta f.i. a renzi..

ma non è detto che non c si riesca..
forse verdini
è solo l'avanguardia..

Re: SILVIO (seconda parte)

24/07/2015, 17:05

Mah .. Visto come è stato trattato in italia fossi in lui andrei davvero a Mosca! E Putin non lo farebbe passare per paglaiccio come ha fatto la troika merkel ... [:298]

Re: SILVIO (seconda parte)

04/10/2015, 11:09

Quell'amicizia tra Berlusconi e Putin che salvò l'Europa

L'8 ottobre esce "My way" di Friedman che svela il legame dell'ex premier con il leader russo

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Roma - L'uscita di May Way , la prima biografia autorizzata di Silvio Berlusconi a cura di Alan Friedman, è fissata per l'8 ottobre.

Un'anteprima, pubblicata dal Corriere della Sera , svela e approfondisce dettagli di quella «special relationship» tra l'ex premier italiano e Vladimir Putin. Un capitolo al quale contribuisce con ricordi personali lo stesso presidente della Federazione Russa che al di là degli attestati umani, sottolinea il ruolo avuto da Berlusconi nel superamento di storiche distanze tra Stati Uniti e Russia.

La memoria torna al 28 maggio 2002 a Pratica di Mare, al vertice Nato dove per la prima volta le porte dell'Alleanza Atlantica si aprirono all'ex-potenza sovietica. Berlusconi si assunse un ruolo di mediatore tra Putin e George W. Bush. Quel Consiglio, racconta il leader russo, è stato «un positivo passo in avanti nella costruzione di rapporti di partnership tra Russia e Nato. Ha creato le condizioni per collaborare in una prospettiva a lungo termine. Ma purtroppo noi - e parlo di tutti, non voglio addossare la responsabilità a nessuno in particolare - non abbiamo saputo trarre pienamente vantaggio da quanto è stato fatto allora in Italia. Il trattato Russia-Nato, in quanto tale, è senza dubbio la piattaforma su cui costruire i rapporti, ma sarebbero stati necessari anche cambiamenti nella politica concreta».

Oggi a dividere la Russia dall'Occidente è soprattutto la questione ucraina, ma Putin promette che non ci sarà un ritorno alla Guerra Fredda. «Qualcuno vorrebbe separare la Russia dall'Europa e l'Ucraina dalla Russia. Non ci faremo coinvolgere in nessuna nuova Guerra fredda. Non lo consentiremo». Il libro di Friedman approfondisce anche la posizione di Berlusconi in merito al conflitto tra Russia e Ucraina. «Sulla questione dell'Ucraina» sostiene Berlusconi «io sono in disaccordo con la politica dell'Ue e degli Stati Uniti, e con il comportamento della Nato. Il popolo della Crimea parla russo e ha votato con un referendum per riunirsi alla Madre Russia. Le sanzioni internazionali decise contro cittadini russi considerati vicini a Putin sono assurde. Espellere la Russia dal G8 è stato un errore. Purtroppo, la politica dell'Occidente potrebbe riportarci all'isolamento della Russia, come prima del trattato di Pratica di Mare. Sinceramente, in Occidente vedo oggi una totale mancanza di leadership».

Putin, racconta il libro, «parla con affetto sincero, e in una conversazione di mezz'ora si riferisce dieci volte a Berlusconi chiamandolo «Silvio». «Silvio» dice Putin «è un uomo franco, a volte forse eccessivamente, può anche offendere qualcuno o suscitare la reazione sia dei colleghi sia della stampa». Putin dimostra grande conoscenza e comprensione delle inchieste, dei processi e degli scandali che l'amico italiano ha dovuto affrontare nel corso degli ultimi vent'anni. «Se la memoria non mi inganna, Berlusconi ha cominciato a fare politica nel '94 ma prima aveva fatto l'imprenditore per più di trent'anni e non aveva mai avuto alcun problema giudiziario. Appena ha cominciato a fare politica, nel giro di tre anni è stato oggetto di una trentina di procedimenti penali. Purtroppo, questo è tipico non solo dell'Italia, ma del mondo in generale».
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 78743.html

Re: SILVIO (seconda parte)

30/10/2015, 12:01

Così il Cavaliere provò a fermare Bush in Irak

Nella sua biografia "My way", Friedman racconta l'incontro tra Bush e l'ex premier. Che però non riuscì a convincerlo a fermare l'invasione
Alan Friedman - Ven, 30/10/2015 - 08:15

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Fu nel gennaio 2003, sedici mesi dopo gli attacchi al World Trade Center, che i tamburi di guerra rullarono sempre più forti. Ai primi di febbraio, quando il segretario di Stato americano, il povero Colin Powell, fu costretto a presentarsi al Consiglio di sicurezza dell'Onu agitando una provetta che, a suo dire, poteva contenere l'equivalente di un cucchiaino di antrace, era ormai chiaro che Bush voleva la guerra contro Saddam Hussein.

«Io ero molto preoccupato» ricorda Berlusconi. «Ero preoccupato e volevo provare a far cambiare idea a Bush. Stavo cercando un'alternativa all'invasione dell'Irak. Pensavo a un paese in cui Saddam potesse andare in esilio, una via d'uscita per evitare la guerra. Così contattai Gheddafi e discutemmo la possibilità che la Libia accogliesse Saddam. Ne parlammo una mezza dozzina di volte, tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003. Ed ero riuscito quasi a convincerlo ad accettare Saddam».

Berlusconi doveva essere ricevuto alla Casa Bianca il 30 gennaio. Nelle settimane che precedettero la visita si impegnò in una frenetica attività di diplomazia telefonica.

«Fu un periodo pazzesco e Berlusconi parlò più volte con Gheddafi», ricorda uno dei suoi più stretti collaboratori. «Bush era disposto ad accettare la soluzione dell'esilio a patto che garantisse un vero cambio di regime in Irak, ma non credeva che ce l'avremmo fatta. E Gheddafi era un uomo incontrollabile, imprevedibile. Telefonava a Berlusconi nel cuore della notte e gli promettevamo di richiamarlo subito mentre andavamo a recuperare in fretta e furia un interprete. Era davvero pazzesco, stressante». (…)

Ciò che, all'epoca, l'opinione pubblica italiana non sapeva è che Berlusconi stava ancora tentando di dissuadere l'amico George W. dalla follia di quella guerra.

«La verità è che io volevo fermare la guerra», dice Berlusconi, misurando l'impatto delle sue parole.

«Andai da Bush - ricorda -perché volevo spiegargli la mia opinione sull'Irak, che è molto semplice. Quella è una nazione i cui confini sono stati tracciati a tavolino. È abitata da tre diversi gruppi etnici, rivali da secoli. Gli analfabeti sono il 65 per cento. Una nazione così non può essere governata come una democrazia, con un governo democraticamente eletto. Può essere governata solo con un regime, auspicabilmente con un leader che non sia un dittatore sanguinario. Così volevo evitare una guerra. Ecco perché ho fatto di tutto per convincere Gheddafi ad accogliere Saddam. In realtà Bush non era contrario all'idea, e l'avrebbe accettata, se ci fosse stato tempo sufficiente».

(…)

La mattina del 30 gennaio, nello Studio ovale della Casa Bianca, Berlusconi incontrò Bush. Come al solito, i due presidenti si scambiarono i loro migliori sorrisi. (...) Dopodiché la conversazione fu tutta su Saddam Hussein, sulle armi di distruzione di massa e sulle ispezioni da parte dell'inviato delle Nazioni Unite, Hans Blix. Berlusconi provò a insistere sull'idea dell'esilio di Saddam in Libia.

«Ricordo di aver riferito al presidente Bush i miei colloqui con Gheddafi. Lui era molto interessato».

«Berlusconi cercava di essere d'aiuto», ricorda l'ex ambasciatore americano a Roma Mel Sembler, presente all'incontro nello Studio ovale. «Si comportava da buon alleato. Era in cerca di un'alternativa alla guerra. Il presidente ascoltò Berlusconi. Non era contrario all'idea che Saddam se ne andasse in esilio: la cosa essenziale era che lasciasse l'Irak».

Dopo quarantacinque minuti, Bush accompagnò Berlusconi a pranzo al piano superiore. A tavola, oltre ai due leader, c'erano i collaboratori più stretti: il consigliere per la Sicurezza nazionale Condoleezza Rice, il segretario di Stato Colin Powell, l'ambasciatore Sembler e Andy Card, capo dello staff del presidente; per Berlusconi il portavoce Paolo Bonaiuti, il consigliere diplomatico Giovanni Castellaneta e l'ambasciatore italiano a Washington Ferdinando Salleo. (…)

Subito prima del dessert (un'americanissima torta di mele), Berlusconi cominciò a spiegare a Bush la necessità che un'azione militare avesse solide giustificazioni, anche formalmente corrette, dal punto di vista del diritto internazionale. (…)

«Volevo trovare una maniera amichevole e ironica di trasmettere il mio messaggio», racconta. «In fondo, stavo dicendo al presidente degli Stati Uniti che non ero favorevole a un'azione militare. Così sull'aereo, in volo tra Londra e Washington, avevo passato ore con Valentino Valentini per tirar fuori una bella storia, una favola, una specie di allegoria».

La storia di Berlusconi richiese più di dieci minuti. Era lunga. Era complicata. Era un po' tirata per i capelli. Alle persone sedute a tavola il premier italiano parve estremamente animato, pronto a interpretare le parti dei diversi animali e a mimare varie scene di una foresta di fantasia. (…)

«Raccontai la storia di un leone e di un lupo. Il leone era Bush, il re della foresta. Il leone non ama il lupo, cioè Saddam Hussein. Ma ogni giorno il lupo deve passare davanti alla casa del leone e ogni volta che lo vede il leone gli dice “tu, ti sei fatto i capelli!” e lo picchia. Così il lupo va a protestare dalla volpe, il capo dell'Assemblea generale di tutti gli animali della foresta. La volpe sarebbe Kofi Annan, il segretario generale dell'Onu. La volpe allora ordina al leone di smetterla di dare addosso al lupo, ma il leone replica che il lupo è un delinquente. “E cosa avrebbe fatto il lupo?” chiede la volpe al leone. “Ha mangiato i tre porcellini, ha fatto fuori la nonna di Cappuccetto Rosso”, risponde il leone. La volpe vuole le prove dei delitti, così manda l'aquila svedese - il capo degli ispettori Onu alla ricerca delle armi di distruzione di massa in Irak, lo svedese Hans Blix - a fare indagini sul lupo. L'aquila però non trova nessuna prova. Allora la volpe dice al leone che se davvero vuole continuare a picchiare il lupo ha bisogno di trovare una buona ragione, una buona scusa. E gli suggerisce di mandare il lupo a comprargli un pacchetto di Marlboro. “E quando torna”, spiega la volpe "se ti ha portato le Marlboro normali dici che volevi le light, e lo meni. E se ti porta le light dici che volevi le normali, e lo meni lo stesso." (...)».

«In altre parole» dice Berlusconi, ridacchiando del suo aneddoto «cercavo il modo di dire a Bush che davvero aveva bisogno di una buona ragione, di una ragione plausibile e credibile se voleva attaccare Saddam Hussein».

Quando Berlusconi finì di raccontare il suo lungo e intricato aneddoto, gli ascoltatori alla Casa Bianca risero educatamente. Poi tutti guardarono il presidente. Nella stanza si sarebbe sentita volare una mosca.

«Tutti risero alla fine della storia» ricorda Berlusconi. «Tutti tranne George...».

George W. Bush è un uomo di poche parole.

«Già», disse il presidente degli Stati Uniti d'America a Silvio Berlusconi. « I'm gonna kick his ass! ». Io a quello...

Come ricorda Berlusconi, quella dichiarazione d'intenti fu seguita da un'altra lunga storia, stavolta raccontata da Bush, su come Saddam Hussein avesse tentato di assassinare suo padre George.

«Il presidente Bush aveva una particolare... diciamo una convinzione particolarmente fondata, una vera certezza: che Saddam Hussein fosse una minaccia per tutta l'umanità e dovesse essere eliminato», ricorda Berlusconi.

Al momento di lasciare la Casa Bianca, Berlusconi si rivolse ai suoi consiglieri e disse che di sicuro Bush non avrebbe cambiato idea. (…)

Quel giorno, nelle successive dichiarazioni pubbliche, Berlusconi si fece forza e continuò a offrire il suo leale sostegno a Bush, come l'indomani avrebbe fatto Tony Blair, anche lui in visita alla Casa Bianca.

La stessa sera, Berlusconi e il suo staff ripresero l'Airbus per il rientro a Roma. Sul suo diario personale, quella notte, tra jet lag e spossatezza generale, Berlusconi ricorda di aver scritto qualche appunto sulla sua missione fallita. Le cose non erano andate come aveva sperato.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 88930.html

Re: SILVIO (seconda parte)

28/02/2016, 10:57

I rapporti segreti degli Usa sui complotti del Quirinale

Le carte choc della diplomazia americana dimostrano il pressing del Quirinale dietro le cadute dei governi Berlusconi

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Da Scalfaro a Napolitano: le trame anti Cav del Colle nei rapporti segreti Usa

Ecco le carte choc della diplomazia americana che dimostrano il pressing del Quirinale dietro le cadute dei governi Berlusconi nel 1994 e nel 2011

Strategie e complotti. Washington e Silvio Berlusconi. Amministrazioni diverse, repubblicana e poi soprattutto democratica, ma grande attenzione ai volteggi del Cavaliere, alle convulsioni della politica italiana dominata da Berlusconi alle cospirazioni di Palazzo.

Un monitoraggio fittissimo e a tratti invasivo lungo un ventennio. Alcune carte inedite, oggi pubblicate per la prima volta dal Giornale, documentano rapporti consolidati e preferenziali con alcune personalità, dubbi e oscillazioni dei presidenti a stelle e strisce e dei loro staff. Una mole di carte che Andrea Spiri, professore a contratto alla Luiss, ha scovato al Dipartimento di Stato di Washington, dopo la progressiva desecretazione dei file fra l'ottobre 2012 e il dicembre 2015.

Gli americani mostrano di avere antenne molto sensibili nel nostro Paese e individuano subito, addirittura nell'ottobre '92, in piena tempesta Mani pulite, Silvio Berlusconi come possibile leader di un nuovo partito. Siamo molto prima della discesa in campo, a Washington sono gli ultimi mesi della presidenza di Bush padre, ma i riflettori si accendono subito su un futuro che ancora nessuno conosce. L'ambasciatore Peter Secchia invia un documento classificato come confidential: Le incertezze italiane. La soluzione è un nuovo partito politico? L'ambasciatore ha fatto indagini che riassume con concisione e pragmatismo: «Il segretario del Pli Altissimo ha organizzato una cena di lavoro segreta il 12 ottobre per proporre la formazione di un nuovo partito... La cena si è tenuta il 13 ottobre presso il Grand Hotel. Da quanto viene riferito il gruppo, di cui faceva parte il magnate dei media Berlusconi, così come Francesco Cossiga, ha deciso di chiedere allo stesso Cossiga di formare un nuovo partito... La partecipazione di Berlusconi è di speciale significato, per via della vicinanza di Craxi. La sua apparizione come un nuovo leader politico potrebbe avere la benedizione dello stesso Craxi. Comunque è anche la riprova che la potenza di Craxi, duramente colpito dagli scandali, continua a declinare». In ogni caso, «gli italiani - spiega - sono confusi e cercano il cambiamento».

Una discontinuità che porterà a Palazzo Chigi nel '94 proprio Berlusconi.Due anni più tardi, a fine '94, il nuovo ambasciatore Reginald Bartholomew scrive a Washington e descrive con una certa preoccupazione l'agonia del primo esecutivo Berlusconi, minato dall'avviso di garanzia e dalla manovre del presidente Oscar Luigi Scalfaro. «Il governo Berlusconi - nota l'ambasciatore - sembra cadere. E poi? Se cade, questo potrebbe rafforzare l'impressione che l'Italia stia scivolando indietro verso la politica screditata che ha visto succedersi dalla fine della Seconda guerra mondiale 52 governi. Potrebbe inoltre consolidare la percezione che la politica operi essenzialmente in maniera indipendente e lontana dalla gente». Bartholomew, insomma, ha più di un dubbio sull'operazione in corso a Roma per sloggiare il Cavaliere. Ma non c'è niente da fare. Il 20 dicembre, due giorni prima delle dimissioni, Bartholomew invia una nota a Washington in cui spiega senza tanti giri di parole che il presidente Scalfaro l'ha giurata a Berlusconi e vuole cacciarlo da Palazzo Chigi. A svelargli gli intrighi è stato un testimone eccellente come Francesco Cossiga. «Cossiga - scrive l'ambasciatore rivolgendosi alo staff di Bill Clinton - ha sottolineato che uno dei fattori che stanno incidendo sulla crisi è la rottura irrecuperabile fra Scalfaro e Berlusconi. Cossiga ha riferito che Scalfaro si sentiva profondamente offeso dalle recenti batoste pubbliche ricevute dai berlusconiani, in particolare dal portavoce del governo Ferrara. Cossiga ha detto di ritenere che Scalfaro farebbe qualunque cosa pur di evitare un ritorno di Berlusconi al governo». Il destino è segnato.

Di crisi in crisi si arriva fino all'attualità. E all'ultimo giro di valzer del Cavaliere a Palazzo Chigi. A novembre 2011, con lo spread impazzito e la coppia Merkel-Sarkozy che lo guarda con sorrisetti di scherno, Berlusconi getta la spugna. Il 12 novembre il sottosegretario alla crescita economica Robert Hormats invia una mail a Jacob Sullivan, capo dello staff del segretario di Stato Hillary Clinton. Hormats riprende il report spedito il 9 novembre dall'ambasciatore David Thorne: «Continuano i battibecchi politici, ma la direzione generale è fissata». Segue un misterioso omissis. Quindi Thorne riprende: «Sono anche intervenuti la Merkel e Sarkozy. Lo spread è sotto il picco, ma ancora molto alto. L'Italia sa quello che deve fare. David». «Spero - riprende un per niente galvanizzato Hormats - che Thorne abbia ragione, che l'Italia sappia quello che deve fare. Dovremmo vedere se Monti può farcela con gli insofferenti e se può portare dalla sua parte l'opinione pubblica. Egli è molto brillante, ma le sue capacità politiche e motivazionali andranno verificate». E infatti Monti si rivelerà un disastro.Intanto, Giorgio Napolitano, presunto regista del complotto anti Cav del 2011, annuncia che non risponderà alle domande su quel che successe in quelle settimane. Quel che è accaduto nel 2011 - confida all'Huffington Post - possono ricavarsi da molteplici miei interventi pubblici. Non ritengo ritornarci attraverso mie memorie che al pari dei miei predecessori non scriverò».

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 30038.html

Capito perché il nostro è un Paese ridicolizzato, buffone, senza valori? Siamo noi stessi a minarne le fondamenta .... [xx(] [:291] [:287]

Re: SILVIO (seconda parte)

29/02/2016, 11:24

[;)]


Gli USA: l'ex PCI voleva rovinare Berlusconi e tutte le sue aziende

Nel maggio '94 l'ambasciatore avvisò la presidenza Clinton: "Il Pds è deciso a distruggere il nuovo premier". Pochi mesi dopo l'agguato dei pm di Milano


La sinistra vuole distruggere Silvio Berlusconi. I postcomunisti non accettano la discesa in campo del Cavaliere e hanno deciso di toglierlo di mezzo.


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Come un abusivo. Le carte della diplomazia Usa, pubblicate oggi per la prima volta dal Giornale, sono un documento straordinario, un'anticipazione di quel che sarebbe puntualmente successo di lì a pochi mesi: l'uscita di scena del premier, azzoppato dall'avviso di garanzia del Pool Mani pulite. L'ambasciatore Usa Reginald «Reg» Bartholomew aveva capito tutto e aveva avvisato Washington e l'amministrazione Clinton. I documenti trovati a Washington al Dipartimento di Stato da Andrea Spiri, professore della Luiss, confermano la previsione dell'accerchiamento e poi dell'attacco letale.È il 4 maggio 1994 quando Bartholomew invia a Washington un documento profetico, chiamato «Profilo del primo ministro incaricato Silvio Berlusconi». Il 4 maggio il governo deve ancora insediarsi, il Cavaliere entrerà a Palazzo Chigi solo il 10 maggio, ma il film è già scritto: il countdown è partito, il Pds non tollera l'idea che la gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto sia stata battuta quando pensava di avere campo libero sulle macerie della Prima Repubblica.A dicembre, ben prima delle elezioni, Bartholomew aveva già incontrato Berlusconi e il Cavaliere gli aveva spiegato che «il suo primo obiettivo, quando ha deciso di entrare in politica, era sconfiggere la sinistra». Il problema è che la sinistra, che verrà presa in contropiede dal clamoroso successo di Forza Italia, ha deciso di far fuori la nascente anomalia in grado di scompaginare i piani di D'Alema e Occhetto. Berlusconi l'ha raccontato subito all'ambasciatore che però ha messo insieme altri indizi e non si fa nessuna illusione su quello che avverrà: «Berlusconi ha riferito, e i contatti giornalistici giurano sia vero, che gli uomini del Pds (e D'Alema in particolare) hanno apertamente fatto sapere che se venissero eletti distruggerebbero economicamente Berlusconi. È stato riferito che D'Alema avrebbe detto (e non l'ha mai smentito) che il suo grande desiderio era quello di vedere Berlusconi elemosinare nel parco. È stato anche riferito che altri esponenti Pds avrebbero detto che lo stesso Berlusconi farebbe bene a lasciare l'Italia in caso di loro vittoria perché l'avrebbero distrutto».Storie note, fra voci e suggestioni, rimbalzate per molti anni nell'arena del bipolarismo italiano. Ma certo, in quel fatale maggio di 22 anni fa, Bartholomew, scomparso nel 2012 a 76 anni, mette in fila gli elementi e prefigura il copione che puntualmente si svolgerà nelle settimane successive: il 10 maggio, solo sei giorni dopo, il Cavaliere giura ma la macchina bellica, per niente gioiosa, è già in moto. I postcomunisti troveranno una sponda decisiva nell'azione della magistratura che il 21 novembre uccide di fatto il governo inviando al premier un invito a comparire per corruzione, recapitato direttamente in edicola dal Corriere della sera. Per di più nelle stesse ore in cui Berlusconi è impegnato in una conferenza internazionale contro la criminalità a Napoli. L'effetto è devastante e si somma alle manovre di Palazzo del presidente Oscar Luigi Scalfaro, lo stesso di cui altri report americani, pubblicati ieri in esclusiva dal Giornale, documentano l'ostilità totale verso il Cavaliere. Un intruso da sloggiare prima possibile, come ha svelato agli americani una fonte autorevolissima: l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga. «Cossiga - scriverà Bartholomew il 20 dicembre, quando ormai Berlusconi è sull'orlo delle dimissioni - ha detto di ritenere che Scalfaro farebbe qualunque cosa pur di evitare un ritorno di Berlusconi al governo».Ma il 4 maggio 1994 la breve avventura del Cavaliere deve ancora cominciare. Eppure, con alcuni distinguo e con la necessaria prudenza, l'amministrazione democratica sembra accogliere senza diffidenza l'uomo cresciuto lontano dal Palazzo: «Berlusconi è un uomo che si assume dei rischi... che si è mosso in maniera rapida per colmare il vuoto politico provocato da Tangentopoli».Del resto con straordinaria preveggenza in un altro report, datato addirittura 15 ottobre '92, l'ambasciatore Peter Secchia, a Roma prima di Bartholomew, già aveva battezzato il Cavaliere «come nuovo leader politico», con la benedizione del declinante Craxi. E aveva evidenziato la sua partecipazione a una cena organizzata dal segretario del Pli Renato Altissimo per creare un soggetto politico in grado di raccogliere l'eredità del pentapartito. «Il governo Berlusconi sembra cadere - scrive a dicembre Bartholomew - E poi? Se cade - nota con un affilato giudizio controcorrente - questo potrebbe rafforzare l'impressione che l'Italia stia scivolando indietro».

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 30215.html

Re: SILVIO (seconda parte)

14/03/2016, 18:00

Il bunga bunga era una bufala

La sentenza della Cassazione: Berlusconi assolto definitivamente. La vergogna della Boccassini che ha rovinato un uomo e un Paese

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Il bunga bunga non è mai esistito. La Corte di Cassazione ha scritto la parola fine a una delle vicende giudiziarie più infami della storia della Repubblica. Migliaia di intercettazioni, milioni di soldi pubblici spesi, un premier, Silvio Berlusconi, ferito personalmente e politicamente, l'Italia trascinata nel ridicolo sul piano internazionale.

Tutto per un reato che non è mai stato commesso, come avevano già sentenziato i giudici della Corte di Appello, che avevano ribaltato una condanna a sette anni inflitta in primo grado da una corte acciecata dall'odio e dal pregiudizio. Dovrebbe essere un giorno di festa per chi, come noi, non aveva mai dubitato del fatto che Silvio Berlusconi potesse avere abusato di una minorenne, sia pure anomala e discutibile come Ruby. E invece non lo è, perchè il danno provocato da questa farsa messa in scena dalla procura di Milano per mano di Ilda Boccassini, è stato talmente grave per la famiglia Berlusconi e per il centrodestra italiano, che una ritrovata giustizia suona più come un premio di consolazione che come una vittoria. Sarebbe un sollievo immaginare che gli autori di un simile errore giudiziario siano messi in condizione di non nuocere più. Non per vendetta, ma per la sicurezza di noi singoli cittadini e della comunità intera. In un paese appena normale, come la Spagna, è successo. Nel 2012, il giudice Garzon venne radiato dalla magistratura proprio per aver messo a soqquadro la classe politica iberica senza alcun motivo o prova. Ilda Boccassini deve vergognarsi, la magistratura tutta deve vergognarsi di avere al suo interno esponenti che calpestano il diritto per motivi politici e ambizioni personali e collettive. E chi ha l'onere del comando e del governo, il presidente Mattarella e il premier Renzi, devono prendere atto di questa anomalia che rende monca la nostra democrazia. Pretendiamo le scuse dello Stato, datore di lavoro di questi signori, pretendiamo una riforma della giustizia che vada oltre la farsa vista nei giorni scorsi sulla responsabilità civile dei magistrati. Cercare di togliere di mezzo il leader della maggioranza e accanirsi poi sullo stesso diventato di conseguenza leader dell'opposizione è da dittature sudamericane. E nessuna riforma potrà migliorare il paese se prima non verranno ripristinate minime condizioni di giustizia e libertà, degne di un paese moderno e civile. La riabilitazione di Berlusconi, senza la punizione della macchina del fango della procura di Milano, è una ennesima ingiustizia.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 03890.html


Che non ci crediate voi non me ne frega un caxxo! Fessi quelli che ci hanno creduto! Molti sono i cervelli all'AMMASSO ..
Mi dispiace solo che la bocassa ha speso soldi del contribuente! E per anni ...
Sono andati avanti 20 anni. Hanno speso miliardi di euro. E ci hanno sputtanato in tutto il globo !
Ma si sa, così fanno normalmente i sinistronzi ..............

Re: SILVIO (seconda parte)

14/03/2016, 20:09

è odioso che certe categorie possano fare quello che vogliono senza che paghino per i propri errori.

Re: SILVIO (seconda parte)

14/03/2016, 21:50

Ufologo 555 ha scritto:Che non ci crediate voi non me ne frega un caxxo! Fessi quelli che ci hanno creduto! Molti sono i cervelli all'AMMASSO ..
Mi dispiace solo che la bocassa ha speso soldi del contribuente! E per anni ...
Sono andati avanti 20 anni. Hanno speso miliardi di euro. E ci hanno sputtanato in tutto il globo !
Ma si sa, così fanno normalmente i sinistronzi ..............


Vabbe' capisco lo sfogo, ma magari qualcuno puo' anche sentirsi offeso da parole tipo "sinistronzi". Non credi?

Quanto al Berlusca poi, ora che e' stata approvata la legge Buemi, voluta da Renzi ma con l'astensione di FI, puo' fare causa ai magistrati. Che aspetta?

In ogni caso mi pare di ricordare che la disgrazia politica sia subentrata in seguito ai reati fiscali passati in giudicato con sentenza definitiva e non certo per il Bunga Bunga, che alla fine forse ha causato solo il mancato sostegno dei clericali (si sa questi sempre piu' attenti all'apparenza che alla sostanza).
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