Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]




Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 865 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41 ... 58  Prossimo
Autore Messaggio

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 41080
Iscritto il: 22/06/2006, 23:58
 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 08/12/2015, 10:42 
30 novembre 2015

Il Piano per la Fine dell'Europa: La Nuova URSS

URSS-URSE.jpg



http://www.anticorpi.info/2015/11/il-pi ... pa-la.html

di J. Rappoport

“Se controlli il significato de 'il Bene' e possiedi illimitate risorse propagandistiche e il controllo sulla stampa, nonché il controllo di forze armate e forze di polizia, puoi edificare una nuova società in tempi relativamente brevi. Puoi spazzare via secoli di tradizioni in poche decadi. Se hai pure il sistema dell’istruzione nelle tue tasche poi, puoi persino cancellare la memoria di ciò che è esistito. Nessuno ricorderà e a nessuno interesserà. Sta già succedendo in Europa, dove l’ignoranza è ormai forza.” John Rappoport, The Underground

Uno dei principi cardine del globalismo elitario (NWO - n.d.r.) è: fine dei confini, cessare l’esistenza di nazioni separate e distinte.

L’Unione Europea fu concepita a tale scopo ed edificata, a piccoli passi, a partire dalle macerie della seconda guerra mondiale: una superburocrazia ed un sistema di gestione politica per l’intero continente.

Ma questo non era ancora abbastanza. Doveva esserci pure un modo di demolire nazioni diverse tra loro e sovrane fino a lasciare una tabula rasa, un modo di alterare radicalmente il paesaggio.

Aprire i confini, lasciare che i territori nazionali siano inondati da migranti. 'Sostituire le popolazioni', flussi di gente che non ha la minima intenzione di accettare costumi e stili di vita in voga nelle loro nuove case.

Il risultato finale? Una riconfigurazione di fatto delle popolazioni nazionali, al punto che, guardando all'Europa tra vent'anni potremo dire: Perché mai parliamo di Germania, Francia o Inghilterra? Non esistono realmente. L’intera Europa è un miscuglio non omogeneo di vari migranti, l’Europa oggi è una sola nazione, è tempo di cancellare tutti questi confini artificiali.

A un certo punto anche solo pronunciare parole quali 'svedesi, norvegesi, tedeschi, francesi, olandesi' sarà considerata una più o meno micro, o macro, aggressione contro le genti d’Europa.

Chiaramente una volta raggiunto questo stadio a ciò si accompagnerebbe un certo quantitativo di caos e violenza. La UE sta scommettendo sulla sua capacità di gestire il disordine, di reprimerlo quando necessario, e consolidare e mantenere lo status di unica forza di Governo effettiva in Europa.

Ad un livello culturale, nomi come Locke, Shakespeare, Goethe, Mozart, Beethoven, Bach, Lorca, Goya, Cezanne, Monet, Van Gogh, Michelangelo, Rembrandt, Dante, Galileo, Faraday e persino nomi moderni come Bartok, Stravinsky, Rimbaud, Orwell e Camus non resteranno che vaghi fantasmi polverosi in grado di provocare null'altro che sguardi di incomprensione. 'Il passato è morto.'

“Ma non c’è nulla da temere; quel che conta è che ogni persona che vive in Europa è cittadino europeo e gode dei benefici che ne derivano. E’ tutto molto umano, questo è il Bene, il trionfo dello Stato benevolo. Nient’altro conta."

Tutte le lingue europee cadranno progressivamente in disuso. Chi ha il diritto di esprimersi con parole che la maggioranza non è in grado di capire?

Questo schizzo che sto tracciando descrive la griglia che sta per essere lanciata sull'Europa.

E chiaramente, dal momento che l’automazione galoppa, molti “cittadini-lavoratori d’Europa” diventeranno inutili. Persino grandi multinazionali crolleranno, perché non potranno più vendere i loro prodotti alle popolazioni impoverite. Non fanno che sperare che milioni di asiatici, Cina ed India in testa, gli regaleranno nuovi mercati.

Su questo sfondo l’essere umano individuale sarà considerato dall'alto come una cifra, un'astratta unità buona per modelli e algoritmi.

La domanda è: quanti individui abboccheranno e accetteranno di vedere se stessi come semplici parti interscambiabili nel sistema generale? Quanti getteranno via ogni speranza e accetteranno il futuro solo come una funzione di ciò che lo Stato è disposto a concedere? In quanti realizzeranno che il loro potere come individui è non consequenziale, o meglio: pura illusione?

Come mai ho avuto voglia di far salire a galla cose simili? Perché, nonostante la prevalente mentalità collettivistica, propagandata, promossa e sfruttata al livello dell'elite, la repressione di Stato, a tutti i livelli, colpisce ogni individuo.

Se il concetto stesso di individuo viene spezzato via, cosa resta?

Nel 1859 John Stuart Mill scrisse:

“Se ci fosse coscienza del fatto che il libero sviluppo dell’individualità è un fattore essenziale al benessere non ci sarebbe alcun rischio che l’importanza della libertà sia sottovalutata."

Contrariamente, dove il libero sviluppo dell’individualità non è preoccupazione di alcuno, la libertà è destinata a morire. Boris Pasternak, scrittore e poeta Russo, che certamente sapeva un paio di cosette sulla repressione politica, scrisse (nel 1960):

“Loro (I burocrati sovietici) non pretendono molto da te. Soltanto di odiare le cose che ami e amare le cose che odi."

Questa inversione viene riproposta oggi, in Europa.

URSS-URSE.jpg



I dissidenti della vecchia URSS lo riconosceranno in un lampo, dal momento che ci sono già passati. La versione europea ci tiene ad apparire più morbida e gentile, ma non è altro che questione di strategia. La cultura se la stanno cuocendo a fuoco lento.
Ma il semplice fatto che non abbiamo la polizia segreta che bussa alle nostre porte nel mezzo della notte per eseguire arresti di massa non è di per se garanzia che la libertà individuale regni.
Parecchi politici europei dicono ai loro elettori “non avete il diritto di opporvi in alcun modo alla marea di migranti in arrivo. Dichiarare pubblicamente ostilità ai migranti è offensivo."

Suona familiare?

Il sogno segreto di ogni collettivista sta divenendo realtà. Tutto il potere accentrato al vertice; e totale conformità (definita 'unità') ad ogni altro livello. La nuova URSS.

Ai vecchi tempi la polizia della Germania Est aveva un fascicolo su ogni cittadino e seminava per la popolazione spie e informatori. Il moderno stato di sorveglianza ha rimpiazzato questi sistemi, cercando piuttosto i 'nodi dello scontento.'

I collettivisti possono, a parole, anche denunciare all'occorrenza i rischi di uno stato di polizia, ma ogni volta che questi sistemi sono usati per sbarazzarsi di qualcuno che possiede la visione di un mondo migliore di quello basato, tra le altre cose, sull'assenza di confini, allora è soltanto il Bene imposto a chi non sa riconoscere il bene da solo.

Se un tale nobile scopo umanitario ha bisogno di qualche spintarella per essere inculcato, che senso ha? Per i collettivisti fatti e finiti, la libertà non è solo un fastidioso blocco stradale; peggio, è una illusione irrilevante, non è mai esistita. Tutti gli esseri umani funzionano per come sono programmati a farlo sin dalla nascita. Quindi, basta installare un programma migliore, inculcarlo con ogni mezzo a disposizione, purché si producano i desiderati uomini-bambino.

E’ un imperativo sia politico che tecnologico.

Confini aperti ed immigrazione illimitata sono un ottimo caso-prova. Per la gente che pensa gli venga imposta la frammentazione delle proprie comunità mediante una cover-op per trasformare l’Europa in una nuova URSS, urge rieducazione al livello più profondo possibile. Per il loro bene, perché certamente soffrono di gravi disturbi mentali. I loro circuiti sono bruciati, dev'esserci qualche difetto hardware del cervello, sono incapaci di vedere le cose correttamente.

Tra le cose che non possono vedere, ad esempio, vi è la saggezza in queste parole di Zbigniew Brzezinski, ovvero l’alter ego di David Rockfeller, che nel 1969 scriveva:

“Lo stato nazione, inteso come unità fondamentale nella vita organizzata dell’uomo ha cessato di rappresentare la principale forza creativa: le banche internazionali e le aziende multinazionali agiscono e pianificano in termini che scavalcano ed eludono i concetti politici dello Stato-nazione.”

Qui vediamo il tattico globalista in azione, un uomo che formalmente odia la vecchia URSS ma in sostanza punta all'installazione del medesimo collettivismo attraverso altri mezzi.

Se Lenin fosse vivo oggi, guardando all'Europa sarebbe d’accordo che la sua agenda è in pieno corso e gode di ottima salute. Potrebbe obiettare solamente per il passo relativamente lento a cui procede. Potrebbe sostenere che serve maggiore violenza. Ma non potrebbe non riconoscere come i suoi successori hanno scoperto un bel pò di utili trucchetti nuovi.

Dell’altruismo umanitario approverebbe il modo in cui viene presentato e manipolato, in modo che l’edificio del Bene appaia come una luce che brilla nell'oscurità.

Gran film. Bel lavoro di produzione. Le lacrime sulle gote degli spettatori. Le menti ridotte a una sola costante: dobbiamo interessarci a chi è meno fortunato di noi.
Milioni di migliaia di migliaia di dollari spesi per instillare il sentimento, indipendentemente dalle circostanze o dalle vere intenzioni malevole sottostanti, o le indicibili sinistre intenzioni dei plasmatori della realtà.

Fonte: https://jonrappoport.wordpress.com/2015 ... -new-ussr/
Fonte: http://www.comedonchisciotte.org/site// ... &sid=15774

Traduzione per www.comedonchsciotte.org a cura di CONZI



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

UfoPlanet Informazione Ufologica - Ufoforum Channel Video
thethirdeye@ufoforum.it
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 41080
Iscritto il: 22/06/2006, 23:58
 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 09/12/2015, 09:56 
Sono disperati............. [:246]


“Ue schiacciata da nazionalismi, tra dieci anni potrebbe sparire”
8 dicembre 2015, di Laura Naka Antonelli

http://www.wallstreetitalia.com/ue-schi ... e-sparire/

ROMA (WSI) – L’Unione Europea è in pericolo: rischia di essere schiacciata dal peso crescente dei nazionalismi e dei populismi e tra dieci anni potrebbe non esistere più. L’allarme arriva direttamente dal presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, nel corso di una intervista rilasciata a La Repubblica:

“Sono all’opera forze che vogliono dividerci. Dobbiamo impedirlo, poiché le conseguenze sarebbero drammatiche. L’Unione Europea è in pericolo: non sappiamo se tra dieci anni l’Ue di oggi esisterà ancora. Se lo vogliamo evitare, dovremo lottare duramente”.

Sulle contraddizioni dell’Unione europea, Schulz spiega:

“Molti governi prima concordano sulla cessione di sovranità all’Unione, per poi lamentare inaccettabili interferenze nella sovranità nazionale e bloccare un’azione comune. Sono gli stessi che rimproverano l’Ue perché non sa risolvere i problemi di fronte ai quali ci troviamo”.

La questione, è che:

“Attualmente non è l’Unione Europea a mostrare le proprie debolezze, ma sono gli Stati a fallire. Quando qualche ministro dichiara che il suo Paese difenderà da sé le proprie frontiere, dimentica che in qualche caso sono anche le frontiere dell’Ue. Il ritorno di molti governi al paradigma nazionale è fatale. Nessun Paese da solo può fronteggiare sfide come le migrazioni, il mutamento climatico, il terrorismo, il commercio o la criminalità internazionale”.

In riferimento alla contrarietà di alcuni paesi sul sistema della ripartizione di quote- in particolare di Ungheria e Slovacchia -, nella gestione della crisi dei migranti, Schulz afferma:

“Purtroppo qualche Paese si sottrae alle sue responsabilità e si appella con successo alla solidarietà quando si tratta di rivendicare qualcosa per sé, ma si tira indietro quando tocca a lui fare la sua parte. Non dimentichiamo che gli Stati che sopportano il peso maggiore della crisi dei profughi sono anche quelli che contribuiscono di più al bilancio dell’Unione Europea. Quando l’anno prossimo comincerà la revisione del quadro finanziario pluriennale affronteremo un’intensa discussione sulle priorità dell’Ue”.

Così come sulla fissazione di un numero massimo di profughi da accogliere:

“Una discussione sui limiti massimi ai profughi non ci porta lontano. Cosa succede, se si fissa il limite a un milione di persone e poi arriva il bambino che è il numero un milione e uno? Lo mandiamo indietro e diciamo: “Scusaci, ne abbiamo già un milione, purtroppo devi andartene anche se sei in pericolo di vita?” È chiaro che dobbiamo difendere meglio le frontiere dell’Unione Europea, è un compito comune. Quello che non va è l’innalzamento di muri o di barriere di filo spinato all’interno dell’Europa. Questo danneggia tutti, e oltretutto è inutile”.

Il presidente del Parlamento europeo lancia un appello a tutti gli Stati membri dell’Ue:

“Tutti gli Stati membri dell’UE devono fare di più. Qui purtroppo si riproducono sempre gli stessi schemi: si organizzano incontri, si adottano risoluzioni, si promettono soldi e alla fine nessuno rispetta questi impegni o versa del denaro. È uno spettacolo indegno, che deve finire quanto prima. Nel 2016 i contributi degli Stati membri per l’UE scenderanno a 9,4 miliardi di euro. Significa che i soldi ci sono. E cosa fanno gli Stati membri? Invece di darne una parte per l’assistenza ai profughi nei Paesi vicini della Siria li includono nei bilanci nazionali. Così non può durare”.



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

UfoPlanet Informazione Ufologica - Ufoforum Channel Video
thethirdeye@ufoforum.it
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 19760
Iscritto il: 06/06/2009, 15:26
Località: VARESE
 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 09/12/2015, 10:23 
cominciasse l'europa
a riservare al parlamento europeo
l'attività legislativa esclusiva,
sarebbe già un passo avanti..

anzichè a un gruppo di burocrati..

la commissione dovrebbe gestire l'ordinario,
non imporre direttive e regolamenti.

e ogni decisione dei consigli dei ministri
(interno, finanze, ecc.)
dovrebbe passare il vaglio finale
del parlamento..

la bce andrebbe ri-pensata completamente.


ora è tutta una fregatura..
un casino.



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 41080
Iscritto il: 22/06/2006, 23:58
 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 30/12/2015, 10:23 
O si svaluta la moneta o si svalutano i salari.

Cosa decidono di fare i nazifascisti NON eletti
che siedono nella stanza dei bottoni di Bruxelles?

DRAGHI – Abbasseremo lo stipendio per salvare l’euro

crisi-euro.jpg



http://www.ilfattaccio.org/2015/12/18/24757/

SVALUTAZIONE NON MONETARIA MA SALARIALE. Bce vuole abbassare remunerazioni mantenendo l’obiettivo di una inflazione vicina alla soglia del 2%. Draghi ha lanciato un appello nemmeno troppo velato in cui chiede di poter aggiustare gli stipendi per aiutare l’euro. Si tratta in pratica di una svalutazione non monetaria bensì salariale nel blocco a 18. Abbandonare così come salvare la moneta unica ha un prezzo. “Il prezzo da pagare per voler mantenere a tutti i costi l’euro comporta dei costi economici, ma anche dei costi in termina di perdita di crescita e dei costi sociali”, dice Charles Sannat, giornalista e analista ‘contrarian’, professore di economia in diverse università di business parigine. Ricapitolando, nelle sue ultime uscite ufficiali in pubblico, Draghi ha detto che “ogni economia deve essere abbastanza flessibile da trovare e sfruttare i suoi vantaggi concorrenziali, per poter beneficiare del mercato unico”. Aggiungendo anche ogni paese deve essere abbastanza flessibile da “rispondere agli shock di breve termine, inclusi gli aggiustamenti al ribasso degli stipendi o il ribilanciamento delle risorse tra i settori“.

UNIONE MONETARIA - IL BANCHIERE CENTRALE HA SPIEGATO CHE L’UNIONE MONETARIA, sebbene irrevocabile rimane ancora incompleta senza il trasferimento del budget permanente tra i paesi e senza una forte mobilità di disoccupati tra i confini dell’Europa. “La mancanza di riforme strutturali ha creato lo spettro di una divergenza economica permamente tra i membri del blocco a 18″, ha osservato Draghi. Interrogato sui rischi di ritornare al sistema del XIX secolo, in cui i salari e i prezzi potevano abbassarsi e aumentare fortemente, Draghi ha difeso la necessità di adottare una “svalutazione interna” (ovvero abbassare i costi di un paese se non è possibile abbassare i tassi di cambio). La principale lezione, secondo Draghi, che ci ha fornito la crisi è che “in seno all’Ue dobbiamo stare attenti a non lasciare che i salari e i prezzi deviino”. “Dobbiamo stare molto attenti a mantenere i paesi competitivi“. Ma senza aggiustamenti monetari, non restano che aggiustamenti dei salari. La sola maniera relativamente rapida per ritrovare la competitività è abbassare gli stipendi, come è successo in Grecia e in Spagna.

IN MEDIA GLI SPAGNOLI SONO PAGATI 675 EURO AL MESE E UNO GRECO 480 EURO. Ma il vero problema è che la riduzione delle buste paga non è accompagnata da un calo dei prezzi necessari per poter veramente ritrovare la crescita economica o piuttosto dell’attività economica. In pratica anche in caso di salario dimezzato, se l’affitto passasse da 600 euro al mese a 100 ovviamente il contraente ne uscirebbe vincitore. Ma non è il caso nel Sud d’Europa. Parlando di “aberrazione economica” di proporzioni “storiche”, Sannat scrive che se la Bce ci chiede di abbassare i salari, lo stesso Draghi vuole mantenere l’inflazione vicina al 2%, ovvero un rincaro dei prezzi al consumo rispetto ai valori bassi attuali. Il board della Bce dovrebbe decidere a maggioranza sulle nuove misure non convenzionali anti-deflazione, tra cui l’acquisto di titoli di Stato. Lo ha detto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, secondo cui nella riunione della Banca centrale europea giovedì “mi sembra di aver capito chiaramente” che si va verso una “decisione a maggioranza”. “Mi aspetto ragionevolmente delle scelte che non siano penalizzate da qualcuno che deve essere contrario per forza”.



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

UfoPlanet Informazione Ufologica - Ufoforum Channel Video
thethirdeye@ufoforum.it
Top
 Profilo  
 

Grigio
Grigio

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 2731
Iscritto il: 17/01/2012, 17:31
Località:
 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 07/01/2016, 12:03 
"Come riporta Sputnik news, è sempre più viva in Germania la nostalgia per il vecchio Marco Tedesco, al punto che una catena di supermercati questo mese accetterà le vecchie monete come mezzo di pagamento. L’insofferenza dei cittadini tedeschi verso le politiche UE sui temi più disparati, dai migranti ai salvataggi bancari, dal QE alle sanzioni alla Russia, si fa sempre più forte e non può essere ignorata dalla sua classe politica.

Le vecchie monete raramente riescono ad avere una seconda vita, e se lo fanno in genere è grazie alle forze politiche. In Germania, una catena di supermercati ha deciso di fare breccia nel cuore dei nostalgici, e questo mese accetterà il vecchio Marco Tedesco.
I politici di destra non hanno mai smesso di ipotizzare un ritorno al Marco sin da quando è stato introdotto l’euro nel 2002. 14 anni dopo, una catena di supermercati realizzerà involontariamente il loro sogno. L’avvenimento è una breve campagna in supporto al vecchio Marco e ai nostalgici.


Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 13917
Iscritto il: 03/12/2008, 20:45
 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 07/01/2016, 13:58 
xfabiox ha scritto:
"Come riporta Sputnik news, è sempre più viva in Germania la nostalgia per il vecchio Marco Tedesco, al punto che una catena di supermercati questo mese accetterà le vecchie monete come mezzo di pagamento. L’insofferenza dei cittadini tedeschi verso le politiche UE sui temi più disparati, dai migranti ai salvataggi bancari, dal QE alle sanzioni alla Russia, si fa sempre più forte e non può essere ignorata dalla sua classe politica.

Le vecchie monete raramente riescono ad avere una seconda vita, e se lo fanno in genere è grazie alle forze politiche. In Germania, una catena di supermercati ha deciso di fare breccia nel cuore dei nostalgici, e questo mese accetterà il vecchio Marco Tedesco.
I politici di destra non hanno mai smesso di ipotizzare un ritorno al Marco sin da quando è stato introdotto l’euro nel 2002. 14 anni dopo, una catena di supermercati realizzerà involontariamente il loro sogno. L’avvenimento è una breve campagna in supporto al vecchio Marco e ai nostalgici.

Questo perchè le loro Leggi non hanno abolito il valore del loro "vecchio"Marco,in Italia invece le Leggi si cambiano oggi giorno però in peggio. [:(]


Top
 Profilo  
 

Essere Interdimensionale
Essere Interdimensionale

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 6994
Iscritto il: 10/01/2009, 13:06
Località: Barletta
 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 22/01/2016, 00:59 
Cita:
Francia, Le Pen presidente causerebbe disastro in Europa

GINEVRA (WSI) – L’elezione di Marine Le Pen alla presidenza francese, un evento che non è così improbabile come poteva sembrare fino a qualche anno fa, sarebbe una catastrofe per la Francia e per l’intero continente europeo. Lo sostiene Joschka Fischer, ex ministro degli Affari Esteri tedesco.

“Seminerebbe il disastro in Francia e in Europa”, ha detto il politico al quotidiano svizzero Le Temps.

Il progresso nei sondaggi e il successo alle elezioni dei partiti populisti ed euro scettici non è un fenomeno di poco tempo fa scatenato dalla crisi dei migranti, bensì è un processo che è iniziato ben prima dell’arrivo dei primi gruppi di rifugiati siriani. I movimenti filo fascisti, come li chiama il politico tedesco, sono alimentati dalla paura del declino dell’uomo bianco, dell’immigrazione e dell’indebolimento economico occidentale a favore dei paesi del Sud del mondo.

Fischer parla di un “inquietante dirottamento politico a destra, indissociabile dall’influenza crescente esercitata dai partiti politici nazionalisti e da personaggi della vita pubblica apertamente sciovinisti, come Donald Trump negli Stati Uniti e Marine Le Pen in Francia”. Ma si potrebbero fare altri nomi, come Geert Wilders in Olanda, Vlaams Blok in Belgio, I Veri Finlandesi, il Partito del popolo danese e ancora i Democratici di Svezia.

Fischer paragona i fenomeni politici del genere a “nazionalismi estremi”, che fanno appello al sentimento di appartenenza alla comunità. Oltre alla dichiarata xenofobia della loro agenda politica, adottano senza scrupoli una definizione etnica della nazione.

“La comunità politica non è prodotta, secondo loro, dalla volontà dei cittadini di difendere l’ordine costituzionale e giuridico comune, al contrario, l’appartenenza alla nazione è dettata, come negli Anni 30, dall’origine natia e dalla religione”.

La politica della paura funziona, perché in un mondo globalizzato l’Occidente non è più il solo a trarre profitto della mondializzazione dei mercati e del commercio. Dopo la crisi del 2008 e per via della trasformazione in atto in Cina, “è diventato sempre più evidente che la globalizzazione non è più a senso unico, ma a doppio senso, e che l’Occidente finisce per perdere, a favore dell’Oriente, una buona parte della sua potenza e della sua ricchezza”.

Intanto all’interno il mondo dell’uomo bianco caucasico si sente minacciato dall’immigrazione, dalla mondializzazione del mercato del lavoro, dall’emancipazione giuridica e sociale delle minoranze e dalla parità tra uomo e donna. Questo porta a cercare soluzioni politiche rapide e semplici, come successo in Ungheria e nel sud degli Stati Uniti, dove non si è riusciti a trovare soluzione migliore che erigere muri.

“La nuova ondata di nazionalismi minaccia il processo di integrazione europea. La chiave del problema è in Francia. Senza di lei, l’Europa non è concepibile né realizzabile e l’elezione di Le Pen alla presidenza della Repubblica francese – a cui si oppone in blocco anche la forza politica di centro destra, non solo le sinistre – sarebbe la fine dell’Unione Europea.


http://www.wallstreetitalia.com/francia ... in-europa/

Cita:
Soros: “Europa al collasso, colpa di Merkel”


NEW YORK (WSI) – Dopo che Vladimir Putin ha attaccato l’Ucraina, Angela Merkel è diventata a tutti gli effetti la leader incontrastata dell’Unione Europea, e quindi anche “la Cancelliera del mondo libero”, come l’ha definita il Time nella sua famosa copertina, ma questo non significa che non sia colpevole o almeno complice del caos in cui è sprofondata l’Europa in questi mesi.

È l’opinione del finanziere miliardario George Soros, che rimane fermamente convinto che le politiche di austerity imposte dai paesi teutonici e virtuosi dell’area euro, con la Germania in prima fila, abbiano causato i problemi attuali. Tutto questo si poteva evitare, è il concetto espresso dallo speculatore di fama mondiale.

Come con la decisione di opporsi all’offensiva russa nell’Ucraina dell’Est, anche nel caso della crisi dei migranti, Merkel ha saputo anticipare i rischi di disintegrazione dell’Unione Europea, a cominciare dal trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone e finendo con il mercato della moneta unica.

Sfortunatamente per Merkel, il suo piano non è stato preparato adeguatamente. “La crisi è lontana dall’essere risolta e la sua leadership non solo in Europa ma anche in Germania e persino all’interno del suo partito viene messa in discussione”.

La crisi dei rifugiati potrebbe aver rappresentato una svolta politica per la Cancelliera. Famosa per le sue accurate analisi dei pro e contro prima di prendere decisioni importanti, con l’ultima crisi l’impressione è che abbia agito impulsivamente, senza fare troppi calcoli. Il suo stile è cambiato e questo rende nervose molte persone in Europa.
Almeno 6 crisi rischiano di disintegrare l’Ue

L’Unione Europea rischia di disintegrarsi e secondo alcuni analisti il paradosso è che il rischio maggiore che corre l’Europa è la fine dell’era Merkel al potere, proprio colei che non è riuscita – sotto la sua leadership – a raddrizzare la barca europea che ora rischia di affondare. “La crisi greca ci ha insegnato alle autorità europee l’arte di cavarsela rimbalzando da una crisi all’altra. Senza mai riuscire a risolvere nulla definitivamente. Una pratica conosciuta anche come rimandare a domani quello che non puoi fare oggi”.

“Siccome non è ancora riuscita a risolvere le crisi precedenti a quella dell’immigrazione, ora l’Ue si trova a dover gestire cinque o sei crisi allo stesso tempo“.

Nello specifico Soros si riferisce a l’eventualità di una Grexit, il braccio di ferro con la Russia, la guerra civile in Ucraina, il referendum per la Brexit e la crisi dei migranti. La cui causa principale scatenante è stata il conflitto in Siria. Senza contare la crescita dei movimenti populisti euroscettici, in particolare dopo gli attentati di Parigi, “che hanno avuto un impatto molto forte nell’opinione pubblica”.

Sempre a margine del Forum di Davos, il premier francese Manuel Valls, ha elencato le stesse crisi che l’Unione Europea dovrà affrontare, citando il rischio che si formi una “frattura” nel “mesi a venire”. Tra le crisi citate l’immigrazione, il terrorismo, l’auge del populismo e la minaccia di un’uscita della Gran Bretagna.

Merkel ha previsto che la crisi dei rifugiati avrebbe avuto il potenziale di distruggere l’Unione Europea, un progetto ancora in divenire che adesso rischia di precipitare. Gli unici che possano impedire che la previsione lugubre di Merkel diventi realtà sono i tedeschi.

“Penso che il popolo tedesco, guidato da Merkel, ha raggiunto una posizione di egemonia. Ma ci sono arrivati senza concedere troppo. Di solito i leader arrivano dove sono avendo fatto i propri interessi ma anche quelli delle persone sotto la loro protezione. Ora i tedeschi devono decidere: vogliono accettare le responsabilità e le passività che accompagnano implicitamente il ruolo di potenza dominante in Europa?”

Secondo Soros l’Europa avrebbe avuto bisogno della leadership che Angela Merkel sta mostrando nell’affrontare la crisi dei rifugiati per risolvere la crisi del debito sovrano. “Sfortunatmente quando Lehman Brothers ha fatto crac nel 2008, la Cancelliera non era pronta a consnrire che il sistema bancario europeo venisse salvato con il contributo di tutti gli stati membri dell’Eurozona, nella convinzione che l’opinione pubblica tedesca non l’avrebbe mai accettato.

Se avesse invece tentato di cambiare l’opinione pubblica in patria invece di seguirne la direzione, la tragedia che sta vivendo ora l’Unione Europea sarebbe stata evitata. La buona notizia è che la partita non è ancora finita. La negativa è che la palla è nel campo dei tedeschi, popolo che in certi aspetti – come la condivisione dei debiti – si è dimostrato negli ultimi anni intransigente.


http://www.wallstreetitalia.com/soros-e ... di-merkel/


Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 13684
Iscritto il: 05/12/2008, 22:49
Località: Laveno Mombello (Va)
 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 24/01/2016, 17:38 
Spero che questo segni la fine dell' egemonia tedesca sull ' Europa.



Gli occhi dell’Europa sono rimasti puntati per giorni sulle cenerentole italiane del credito. Ma anche la Merkel ha i suoi conti che non tornano allo sportello: mentre ieri le nostre banche finalmente rivedevano gli acquisti rimbalzando in Borsa, sul listino di Francoforte colava a picco Deutsche Bank. Il colosso tedesco ha infatti lanciato un allarme sui profitti in vista dei risultati che saranno resi noti il 28 gennaio e ha detto di aspettarsi nel quarto trimestre del 2015 una perdita netta di 2,1 miliardi di euro principalmente a causa di costi legali (1,2 miliardi di euro solo nei tre mesi scorsi) e di penali relative alle rescissioni di alcuni contratti con clienti privati (800 milioni).

Un dato che porta il totale delle perdite del gruppo nel 2015 a 6,7 miliardi, il primo bilancio in rosso dal 2008. Il manager inglese John Cryan, che è dallo scorso luglio ha preso il timone del gruppo, ha annunciato a ottobre una cura lacrime e sangue da portare avanti fino al 2020 con il taglio di 35 mila posti di lavoro e nessun dividendo per due anni. Ma secondo alcuni analisti potrebbe non bastare e qualcuno teme il peggio, ovvero che la Deutsche Bank possa diventare un nuovo caso Lehman Brothers, il cui fallimento (15 settembre 2008) segnò l’inizio della crisi finanziaria mondiale.

Colpa del lungo elenco di infortuni finanziari in cui è inciampato il gigante teutonico reduce da una conduzione manageriale spericolata, tra illegalità e scommesse sui derivati. Negli ultimi tre anni Deutsche Bank ha dovuto sborsare 9 miliardi di dollari per contenziosi legali. Ad aprile dell’anno scorso si è accordata con il Dow Jones per pagare un’altra multa di 2,5 miliardi di dollari (25.472 dollari per dipendente), a cui è seguita una sanzione della Sec (la Consob americana) di 55 milioni di dollari per registrazioni irregolari.

Infine, l’incubo dell’esposizione ai derivati stimata pari a 75 mila miliardi di dollari, venti volte il pil della Germania. E pensare che uno dei due ex amministratori delegati, l’indiano Anshu Jain, era stato ingaggiato proprio perché ritenuto un esperto di finanza speculativa. Morale: il titolo Deutsche Bank ieri ha chiuso la seduta in calo di oltre il 3% dopo aver perso quasi il 10 per cento. A ciascuno la sua Caporetto.



_________________
Nutrirsi di fantasia, ingrassa la mente.

Immagine
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 41080
Iscritto il: 22/06/2006, 23:58
 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 13/02/2016, 10:44 
A LISBONA "IL TRATTAMENTO ATENE". POI TOCCA A NOI

Merry-Crisis-In-Portugal-by-STRA-770x375.jpg


http://www.altrainformazione.it/wp/2016 ... cca-a-noi/

DI MAURIZIO BLONDET

Aumenta lo spread dei titoli di stato portoghesi. Il governo di sinistra, che si aspetta un deficit di bilancio del 2,2 per cento del Pil, è ovviamente allarmato: deve chieder quel 2,2 per cento che manca a quadrare i bilanci ai “mercati”. Le agenzie di rating già hanno catalogato il debito pubblico portoghese “speculativo”, ossia a massimo rischio di insolvenza: i “mercati” (l’usura) esigono ovviamente di estrarre dal paese interessi altissimi, proibitivi dopo 8 anni di tagli della cinghia e austerità feroce. Feroce come prova il fatto che il deficit di bilancio portoghese, l’anno scorso, è stato del 4,2 per cento. Contrariamente all’Italia, Lisbona ha fatto i compiti a casa, tagliando il deficit quasi della metà.

Otto anni di sacrifici durissimi senza prospettive di miglioramento sono anche la causa per cui l’elettorato ha votato “a sinistra”. A novembre, il primo ministro Antonio Costa, eletto (non come il nostro), ha promesso di porre fine alla “strategia di impoverimento dell’Unione Europea”. Con l’appoggio di verdi, comunisti e blocco delle sinistre, ha aumentato il salario minimo, l’IVA, e approvato una legge che protegge dal pignoramento della casa gli insolventi. Ha anche promesso un aumento delle pensioni e riduzione delle contribuzioni sociali per i lavoratori a più basso reddito.

Ovviamente, Bruxelles si è avventata contro Lisbona: “La UE ritiene la bozza di bilancio di previsione a rischio di non-adempimento della Patto di Stabilità e di Crescita”, ha comunicato nella sua neolingua orwelliana, ed obbligato il governo eletto a cambiarlo, mettendo in forse le promesse di Costa. La Commissione ha di fatto preso il bilancio portoghese sotto la sua amministrazione controllata ed annunciato che lo “valuterà” (correggerà) ad aprile. Il governo eletto ha scongiurato il rigetto puro e semplice del bilancio mettendosi a trattare: Bruxelles ha ordinato che Lisbona tiri fuori quasi un altro miliardo (950 milioni di euro) dalla sua miseria per dedicarlo alla riduzione del debito. Mario Centeno, il ministro delle finanze, ha proposto tagli per 450. Alla fine ha dovuto accettare tagli per 850 milioni. A questo scopo, dovrà rincarare ulteriormente l’Iva su petrolio e tabacchi, varare una supertassa per l’acquisto di auto nuove, prelievi fiscali sui servizi bancari e sulle transazioni finanziarie.

Non basta. Quindi è entrata in scena la vera padrona d’Europa, la cancelliera. Ha convocato il primo ministro socialista a Berlino per fargli la lezione. In una intervista al Frankfurter Allegemeine Zeitung, Costa ha provato a difendere la sua posizione con argomenti del tipo: il lavoro portoghese soffre la concorrenza globale con i paesi a bassi salari, Cina ed Est Europa; dall’entrata nell’euro, “la nostra economia è in stagnazione”; il governo precedente non ha corretto la situazione: “Era un errore pensare che fosse possibile a forza di impoverire ciascuno”. La Merkel ha respinto il ragionamento. “Tutto si deve fare per continuare nella direzione precedente, che ha avuto successo”.

Secondo certe valutazioni il vero scopo della durezza di Berlino è spaccare la alleanza delle sinistre e far cadere il governo. L’alleanza è fratturata. Già la liquidazione della Banca Banif, che su “suggerimento” europeo è stata accollata ai contribuenti portoghesi, facendo aumentare il deficit del Pil dal 3 a 4,2 per cento, ha visto la viva opposizione di tutte le formazioni che sostengono il governo socialista, comunisti, verdi, blocco delle sinistre. La Troika ha naturalmente fatto la sua parte, lanciando “avvertimenti”. Adesso la portavoce di quest’ultima formazione, Catarina Martins, sembra aver capito il gioco, perché ha dichiarato: “Nessun avvertimento da nessuna parte lanciato può mettere in questione l’accordo che abbiamo firmato per mettere fine all’impoverimento in Portogallo”.

Il giornale del blocco delle sinistre, Esquerda, ritiene che la inflessibilità brutale di Bruxelles (Berlino) serva anche come messaggio lanciato alla Spagna: “Dissuadere il partito socialista spagnolo dall’optare per una soluzione di tipo portoghese”. Berlino vuol spingere Madrid, dove la disoccupazione è al 24 per cento, a tornare entro i limiti del famoso 3%: che si tradurrebbe nell’estrazione dalle tasche spagnole di altri 8 miliardi di euro. “Podemos” ha come programma dichiarato di metter fine alla politica di austerità, che “ha avuto tanto successo”. Il commissario europeo all’economia e finanze, il francese Moscovici non ha fatto commenti sui negoziati in corso fra il partito socialista iberico e “Podemos” (sarebbe stato imbarazzante, essendo Moscovici un ‘socialista’, il che fa’ un po’ ridere), ma ha pronunciato le solite frasi in neolingua sull’obbligo per Madrid di rispettare “Il patto di stabilità e crescita” con “un maggiore sforzo”.

Commerzbank, il bastonatore

A questo punto si è chiamato nel gioco – come bastonatore, figura che non può mai mancare nel sistema dell’usura (il “recupero crediti”, in neolingua) – un attore inatteso: la Commerzbank. E’ stata questa gigantesca banca germanica – che ha ricevuto dal governo un dieci miliardi di euro, altrimenti sarebbe fallita – a attaccare, il 19 gennaio, il governo socialista portoghese eletto: “Evidentemente il nuovo governo non si affida alla deregulation e alle privatizzazioni per ravvivare l’economia”, ha scritto sul suo report: “Preferisce tornare alle politiche espansive e all’intervento dello stato in economia”: traduzione dalla lingua di legno: il premier Costa s’è rifiutato di applicare alla Banca centrale portoghese il bailout (salvataggio a spese dello Stato) che il precedente governo liberista aveva applicato alla Banif; quindi, vi facciamo fare la fine che la UE ha fatto fare a Syriza. Il report di Commerzank del 19 gennaio è stato anche,forse soprattutto, un segnale per le libere agenzie di rating: alzate il rischio-paese.

Ora, la sola agenzia di rating che non ha catalogato il debito pubblico portoghese come spazzatura, la canadese DBRS, deve revisionare le sue valutazioni ad aprile. Se anche questa svaluta il rating portoghese, il Portogallo corre un rischio letale: la BCE non ha più, secondo le regole, il permesso di comprare i titoli del debito portoghese, che quindi dovrà essere venduto sul “mercato”, offrendo interessi proibitivi. E’ precisamente ciò che la Commerzbank vuole. L’ha scritto nel suo report: “Il nuovo governo – prevede – non chiederà un nuovo pacchetto di bailout (alla Troika), proverà a scongiurare questo rischio prendendo una direzione più moderata verso la politica economica. Ciò provocherà la rivolta nella coalizione di sinistra, portando il governo in minoranza e a nuove elezioni” (Economic insight. www.commerzbank.com.)

La causa

E’ appena il caso di ricordare che questi “problemi” – come quello italiano – non nascono dalla naturale inferiorità dei latinos, bensì da un evento imposto artificialmente una quarantina di anni fa? Il “divorzio” fra banche e centrali e ministeri del Tesoro? Prima del divorzio, la banca centrale era obbligata a comprare le emissioni che restavano invendute sul mercato: ciò costituiva un calmiere al costo del denaro, che i “mercati” non potevano tollerare. Non sarà nemmeno il caso di ricordare che in quegli anni, con quel metodo di finanziamento, il debito pubblico italiano era al 54 per cento, e solo “dopo” il divorzio ha cominciato a salire a manetta, fino al 120 per cento attuale? Che allora, al prezzo di una certa inflazione, si ottenne lo sviluppo industriale, il miracolo economico, il tendenziale pieno impiego?

No. Non si può evocare la soluzione, che è quella. La “sinistra” italiota è favorevole al divorzio, anche e soprattutto quello voluto dalla finanza internazionale. Su tema, mantiene fermo il tabù; non si può parlare di rimettere Bankitalia sotto lo Stato. Il tabù sul sesso invertito, invece, lo attacca: facile….

Tutto si aggravò poi con l’entrata nell’euro e la perdita di sovranità monetaria. Come il Portogallo, anche l’Italia ha smesso di essere un concorrente dell’industria tedesca, e gli è stato prescritto di concorrere con i salari di Cina ed Est, ossia con la riduzione delle paghe. Esito fallimentare e rovinoso, che disgrega la società e blocca il futuro nazionale.

Il fatto strano – che non si ha voglia di notare – è che la BCE fa’ oggi quel che faceva la banca centrale nazionale al tempo del “matrimonio” col rispettivo Tesoro nazionale: compra titoli del debito pubblico che altrimenti il mercato (l’usura speculativa) non accetterebbe se non con interessi altissimi, mortali per le economie. Come mai ciò che “non andava bene” allora diventa bene oggi? Perché allora rispondono, si dava ai politici (ai governi eletti) il modo di spendere. Oggi, lo si dà ai banchieri. Quanto meglio spendono il denaro creato dal nulla, i profitti generati dall’esazione di interessi altissimi dai lavoratori, e i profitti degli esportatori, lo dice il caso Deutsche Bank: ha “investito” in derivati pari a molto più del pil tedesco. O se volete, Montepaschi Etruria, eccetera.

Siccome sono le banche a possedere la BCE, va’ bene anche la “repressione finanziaria” che prima faceva il matrimonio fra banche centrali e Tesoro di ogni paese. Fino alla morte, “austerità” è la legge.

Naturalmente il gioco degli usurai e di Berlino riesce perché i paesi che hanno solo da perdere vanno in ordine sparso, e sono sconfitti uno per uno. Ovviamente ha ragione Varoufakis, che lancia una coalizione internazionale per mettere in atto una resistenza coordinata fra i molti scontenti che, per vari motivi, vogliono una riforma della UE: anche la Polonia di Jarosław Kaczyński, già minacciato da Bruxelles e Berlino (“Non salvaguarda lo stato di diritto). Ma da quelle parti c’è già il Patto di Visegrad (Polonia Ungheria Slovacchia) che si oppone con successo alla inondazione delle identità nazionali nella marea di “immigrati” decretata dalla Merkel.

Chi deve formare un simile Patto fra i popoli del Sud, se non l’Italia, viste le sue dimensioni? Due giorni fa, Varoufakis ha criticato Renzi e la sua presunta resistenza alla Merkel: “Chiedere più flessibilità per aggirare le regole dell’Europa è un’idea stupida. E controproducente con i tedeschi. Se ognuno nella Ue decide di fare ciò che vuole, l’Unione è finita. La vera battaglia oggi nella Ue è cambiare le regole. L’Europa è un edificio costruito male, dove un processo decisionale opaco presentato dalla burocrazia comunitaria come “apolitico e tecnico” sta rubando la democrazia al popolo”.

Già nel settembre 2015, quando la Grecia veniva schiacciata e Renzi fece la parte dello zelante ai desideri di Berlino, giungendo a deridere Varoufakis (in romanesco, che è la lingua della feccia: “Ce semo liberati di lui”), il greco replicò: “Non di me ti sei liberato, ma della democrazia”.

Oggi Renzi fa’ interviste in cui sembra avvicinarsi al greco: “UE come Titanic”, eccetera. Se fosse serio, si libererebbe di Padoan, licenzierebbe in tronco il Visco di Bankitalia (omessa sorveglianza come minimo), e prenderebbe come ministro alcuni degli economisti che pure esistono in Italia: Sapelli, Savona, Galloni. O magari proprio Varoufakis.

https://player.fm/series/rai-podcast-ra ... l-gsapelli


Fonte: www.maurizioblondet.it
- See more at: http://www.altrainformazione.it/wp/2016 ... 2fnja.dpuf



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

UfoPlanet Informazione Ufologica - Ufoforum Channel Video
thethirdeye@ufoforum.it
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 19760
Iscritto il: 06/06/2009, 15:26
Località: VARESE
 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 13/02/2016, 10:53 
Thethirdeye ha scritto:
A LISBONA "IL TRATTAMENTO ATENE". POI TOCCA A NOI

Merry-Crisis-In-Portugal-by-STRA-770x375.jpg
http://www.altrainformazione.it/wp/2016 ... cca-a-noi/

DI MAURIZIO BLONDET

Aumenta lo spread dei titoli di stato portoghesi. Il governo di sinistra, che si aspetta un deficit di bilancio del 2,2 per cento del Pil, è ovviamente allarmato: deve chieder quel 2,2 per cento che manca a quadrare i bilanci ai “mercati”. Le agenzie di rating già hanno catalogato il debito pubblico portoghese “speculativo”, ossia a massimo rischio di insolvenza: i “mercati” (l’usura) esigono ovviamente di estrarre dal paese interessi altissimi, proibitivi dopo 8 anni di tagli della cinghia e austerità feroce. Feroce come prova il fatto che il deficit di bilancio portoghese, l’anno scorso, è stato del 4,2 per cento. Contrariamente all’Italia, Lisbona ha fatto i compiti a casa, tagliando il deficit quasi della metà.

Otto anni di sacrifici durissimi senza prospettive di miglioramento sono anche la causa per cui l’elettorato ha votato “a sinistra”. A novembre, il primo ministro Antonio Costa, eletto (non come il nostro), ha promesso di porre fine alla “strategia di impoverimento dell’Unione Europea”. Con l’appoggio di verdi, comunisti e blocco delle sinistre, ha aumentato il salario minimo, l’IVA, e approvato una legge che protegge dal pignoramento della casa gli insolventi. Ha anche promesso un aumento delle pensioni e riduzione delle contribuzioni sociali per i lavoratori a più basso reddito.

Ovviamente, Bruxelles si è avventata contro Lisbona: “La UE ritiene la bozza di bilancio di previsione a rischio di non-adempimento della Patto di Stabilità e di Crescita”, ha comunicato nella sua neolingua orwelliana, ed obbligato il governo eletto a cambiarlo, mettendo in forse le promesse di Costa. La Commissione ha di fatto preso il bilancio portoghese sotto la sua amministrazione controllata ed annunciato che lo “valuterà” (correggerà) ad aprile. Il governo eletto ha scongiurato il rigetto puro e semplice del bilancio mettendosi a trattare: Bruxelles ha ordinato che Lisbona tiri fuori quasi un altro miliardo (950 milioni di euro) dalla sua miseria per dedicarlo alla riduzione del debito. Mario Centeno, il ministro delle finanze, ha proposto tagli per 450. Alla fine ha dovuto accettare tagli per 850 milioni. A questo scopo, dovrà rincarare ulteriormente l’Iva su petrolio e tabacchi, varare una supertassa per l’acquisto di auto nuove, prelievi fiscali sui servizi bancari e sulle transazioni finanziarie.

Non basta. Quindi è entrata in scena la vera padrona d’Europa, la cancelliera. Ha convocato il primo ministro socialista a Berlino per fargli la lezione. In una intervista al Frankfurter Allegemeine Zeitung, Costa ha provato a difendere la sua posizione con argomenti del tipo: il lavoro portoghese soffre la concorrenza globale con i paesi a bassi salari, Cina ed Est Europa; dall’entrata nell’euro, “la nostra economia è in stagnazione”; il governo precedente non ha corretto la situazione: “Era un errore pensare che fosse possibile a forza di impoverire ciascuno”. La Merkel ha respinto il ragionamento. “Tutto si deve fare per continuare nella direzione precedente, che ha avuto successo”.

Secondo certe valutazioni il vero scopo della durezza di Berlino è spaccare la alleanza delle sinistre e far cadere il governo. L’alleanza è fratturata. Già la liquidazione della Banca Banif, che su “suggerimento” europeo è stata accollata ai contribuenti portoghesi, facendo aumentare il deficit del Pil dal 3 a 4,2 per cento, ha visto la viva opposizione di tutte le formazioni che sostengono il governo socialista, comunisti, verdi, blocco delle sinistre. La Troika ha naturalmente fatto la sua parte, lanciando “avvertimenti”. Adesso la portavoce di quest’ultima formazione, Catarina Martins, sembra aver capito il gioco, perché ha dichiarato: “Nessun avvertimento da nessuna parte lanciato può mettere in questione l’accordo che abbiamo firmato per mettere fine all’impoverimento in Portogallo”.

Il giornale del blocco delle sinistre, Esquerda, ritiene che la inflessibilità brutale di Bruxelles (Berlino) serva anche come messaggio lanciato alla Spagna: “Dissuadere il partito socialista spagnolo dall’optare per una soluzione di tipo portoghese”. Berlino vuol spingere Madrid, dove la disoccupazione è al 24 per cento, a tornare entro i limiti del famoso 3%: che si tradurrebbe nell’estrazione dalle tasche spagnole di altri 8 miliardi di euro. “Podemos” ha come programma dichiarato di metter fine alla politica di austerità, che “ha avuto tanto successo”. Il commissario europeo all’economia e finanze, il francese Moscovici non ha fatto commenti sui negoziati in corso fra il partito socialista iberico e “Podemos” (sarebbe stato imbarazzante, essendo Moscovici un ‘socialista’, il che fa’ un po’ ridere), ma ha pronunciato le solite frasi in neolingua sull’obbligo per Madrid di rispettare “Il patto di stabilità e crescita” con “un maggiore sforzo”.

Commerzbank, il bastonatore

A questo punto si è chiamato nel gioco – come bastonatore, figura che non può mai mancare nel sistema dell’usura (il “recupero crediti”, in neolingua) – un attore inatteso: la Commerzbank. E’ stata questa gigantesca banca germanica – che ha ricevuto dal governo un dieci miliardi di euro, altrimenti sarebbe fallita – a attaccare, il 19 gennaio, il governo socialista portoghese eletto: “Evidentemente il nuovo governo non si affida alla deregulation e alle privatizzazioni per ravvivare l’economia”, ha scritto sul suo report: “Preferisce tornare alle politiche espansive e all’intervento dello stato in economia”: traduzione dalla lingua di legno: il premier Costa s’è rifiutato di applicare alla Banca centrale portoghese il bailout (salvataggio a spese dello Stato) che il precedente governo liberista aveva applicato alla Banif; quindi, vi facciamo fare la fine che la UE ha fatto fare a Syriza. Il report di Commerzank del 19 gennaio è stato anche,forse soprattutto, un segnale per le libere agenzie di rating: alzate il rischio-paese.

Ora, la sola agenzia di rating che non ha catalogato il debito pubblico portoghese come spazzatura, la canadese DBRS, deve revisionare le sue valutazioni ad aprile. Se anche questa svaluta il rating portoghese, il Portogallo corre un rischio letale: la BCE non ha più, secondo le regole, il permesso di comprare i titoli del debito portoghese, che quindi dovrà essere venduto sul “mercato”, offrendo interessi proibitivi. E’ precisamente ciò che la Commerzbank vuole. L’ha scritto nel suo report: “Il nuovo governo – prevede – non chiederà un nuovo pacchetto di bailout (alla Troika), proverà a scongiurare questo rischio prendendo una direzione più moderata verso la politica economica. Ciò provocherà la rivolta nella coalizione di sinistra, portando il governo in minoranza e a nuove elezioni” (Economic insight. http://www.commerzbank.com.)

La causa

E’ appena il caso di ricordare che questi “problemi” – come quello italiano – non nascono dalla naturale inferiorità dei latinos, bensì da un evento imposto artificialmente una quarantina di anni fa? Il “divorzio” fra banche e centrali e ministeri del Tesoro? Prima del divorzio, la banca centrale era obbligata a comprare le emissioni che restavano invendute sul mercato: ciò costituiva un calmiere al costo del denaro, che i “mercati” non potevano tollerare. Non sarà nemmeno il caso di ricordare che in quegli anni, con quel metodo di finanziamento, il debito pubblico italiano era al 54 per cento, e solo “dopo” il divorzio ha cominciato a salire a manetta, fino al 120 per cento attuale? Che allora, al prezzo di una certa inflazione, si ottenne lo sviluppo industriale, il miracolo economico, il tendenziale pieno impiego?

No. Non si può evocare la soluzione, che è quella. La “sinistra” italiota è favorevole al divorzio, anche e soprattutto quello voluto dalla finanza internazionale. Su tema, mantiene fermo il tabù; non si può parlare di rimettere Bankitalia sotto lo Stato. Il tabù sul sesso invertito, invece, lo attacca: facile….

Tutto si aggravò poi con l’entrata nell’euro e la perdita di sovranità monetaria. Come il Portogallo, anche l’Italia ha smesso di essere un concorrente dell’industria tedesca, e gli è stato prescritto di concorrere con i salari di Cina ed Est, ossia con la riduzione delle paghe. Esito fallimentare e rovinoso, che disgrega la società e blocca il futuro nazionale.

Il fatto strano – che non si ha voglia di notare – è che la BCE fa’ oggi quel che faceva la banca centrale nazionale al tempo del “matrimonio” col rispettivo Tesoro nazionale: compra titoli del debito pubblico che altrimenti il mercato (l’usura speculativa) non accetterebbe se non con interessi altissimi, mortali per le economie. Come mai ciò che “non andava bene” allora diventa bene oggi? Perché allora rispondono, si dava ai politici (ai governi eletti) il modo di spendere. Oggi, lo si dà ai banchieri. Quanto meglio spendono il denaro creato dal nulla, i profitti generati dall’esazione di interessi altissimi dai lavoratori, e i profitti degli esportatori, lo dice il caso Deutsche Bank: ha “investito” in derivati pari a molto più del pil tedesco. O se volete, Montepaschi Etruria, eccetera.

Siccome sono le banche a possedere la BCE, va’ bene anche la “repressione finanziaria” che prima faceva il matrimonio fra banche centrali e Tesoro di ogni paese. Fino alla morte, “austerità” è la legge.

Naturalmente il gioco degli usurai e di Berlino riesce perché i paesi che hanno solo da perdere vanno in ordine sparso, e sono sconfitti uno per uno. Ovviamente ha ragione Varoufakis, che lancia una coalizione internazionale per mettere in atto una resistenza coordinata fra i molti scontenti che, per vari motivi, vogliono una riforma della UE: anche la Polonia di Jarosław Kaczyński, già minacciato da Bruxelles e Berlino (“Non salvaguarda lo stato di diritto). Ma da quelle parti c’è già il Patto di Visegrad (Polonia Ungheria Slovacchia) che si oppone con successo alla inondazione delle identità nazionali nella marea di “immigrati” decretata dalla Merkel.

Chi deve formare un simile Patto fra i popoli del Sud, se non l’Italia, viste le sue dimensioni? Due giorni fa, Varoufakis ha criticato Renzi e la sua presunta resistenza alla Merkel: “Chiedere più flessibilità per aggirare le regole dell’Europa è un’idea stupida. E controproducente con i tedeschi. Se ognuno nella Ue decide di fare ciò che vuole, l’Unione è finita. La vera battaglia oggi nella Ue è cambiare le regole. L’Europa è un edificio costruito male, dove un processo decisionale opaco presentato dalla burocrazia comunitaria come “apolitico e tecnico” sta rubando la democrazia al popolo”.

Già nel settembre 2015, quando la Grecia veniva schiacciata e Renzi fece la parte dello zelante ai desideri di Berlino, giungendo a deridere Varoufakis (in romanesco, che è la lingua della feccia: “Ce semo liberati di lui”), il greco replicò: “Non di me ti sei liberato, ma della democrazia”.

Oggi Renzi fa’ interviste in cui sembra avvicinarsi al greco: “UE come Titanic”, eccetera. Se fosse serio, si libererebbe di Padoan, licenzierebbe in tronco il Visco di Bankitalia (omessa sorveglianza come minimo), e prenderebbe come ministro alcuni degli economisti che pure esistono in Italia: Sapelli, Savona, Galloni. O magari proprio Varoufakis.

https://player.fm/series/rai-podcast-ra ... l-gsapelli


Fonte: http://www.maurizioblondet.it
- See more at: http://www.altrainformazione.it/wp/2016 ... 2fnja.dpuf



e con chi si schiererà il bomba??



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 994
Iscritto il: 18/10/2013, 13:02
Località:
 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 19/02/2016, 19:59 
Thethirdeye ha scritto:

Il Piano per la Fine dell'Europa: La Nuova URSS


Cita:
Vladimir Bukovskij sull'Unione Europea

Immagine

Vladimir Konstantinovič Bukovskij (Belebej, 1942) è uno scrittore russo, ex dissidente e convinto attivista anticomunista. Fu tra i primi prigionieri politici ad essere rinchiuso in una psikhushka, rete di ospedali psichiatrici istituiti dal governo dove venivano internati i dissidenti dell'ex-Unione Sovietica. In totale trascorse dodici anni tra prigioni, campi di lavoro ed ospedali psichiatrici.
Nel saggio Eurss. Unione Europea delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, scritto a quattro mani con Pavel Stroilov, e pubblicato in Italia da Spirali Edizioni (2007), Bukovskij recapita un preciso avvertimento alle popolazioni europee.

"Fa impressione la somiglianza della Unione Europea con l'Unione Sovietica. Il sempre maggiore deficit democratico, la dilagante inettitudine burocratica (...)"
Nel video a seguire, Bukovskij ribadisce il concetto, illustrando le notevoli analogie esistenti tra l'attuale Unione Europea e l'ex Unione Sovietica.

Guarda su youtube.com



http://www.anticorpi.info/2016/02/vladi ... .html#more


Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 41080
Iscritto il: 22/06/2006, 23:58
 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 20/02/2016, 11:23 
COSA VI AVEVO DETTO 5 ANNI FA?
CHE 2+2 FA SEMPRE 4. INFATTI LA BANCA D’ITALIA…


Brindisi a eroe.jpg


http://www.paolobarnard.info/intervento ... hp?id=1443

Da 8 anni, ma in realtà è da 24 anni almeno, in Italia il Vero Potere (UE, FMI, BCE, Neoliberismo, Neofeudalesimo) ci bombarda con la formula delle Austerità, la cui logica è che se lo Stato spende pochissimo e tassa moltissimo, finirà col ridurre il suo debito pubblico, e quindi tornerà sano e prospero.

Dal 2009 Paolo Barnard ha portato in Italia la moderna versione delle teorie economiche Keynesiane, che chiamiamo Mosler Economics MMT, che ci dicono l’esatto opposto. Ci dicono: se lo Stato spende pochissimo e tassa moltissimo, finirà con l’aumentare il suo debito pubblico, e quindi sprofonderà sempre più.

Per capire questo assunto, va capita una verità INCONTESTABILE nella sfera economico scientifica, e cioè che, al contrario di quanto dice il Vero Potere, la spesa dello Stato (il suo debito) è precisamente il CREDITO (benessere) dei cittadini. Se i cittadini stanno bene grazie alla spesa/debito dello Stato PRODUTTIVI (investimenti, salari, case, tecnologie, istruzione, credito agevolato…), essi creano poi ricchezza privata, e questa DIMINUISCE il bisogno dello Stato di spendere a debito e diminuisce il bisogno dello Stato di tassarci. Lapalissiano.

Ora, capito questo, capirete facilmente perché la formuletta catastrofica delle Austerità AUMENTA IL DEBITO PUBBLICO, non lo diminuisce. Infatti venendo meno, secondo gli ordini delle Austerità, la spesa dello Stato, viene meno il credito (benessere) dei cittadini, e l’economia crolla a spirale. A quel punto lo Stato è costretto a intervenire con spese per mettere pezze ovunque (ammortizzatori sociali, aumento vertiginoso della spesa sanitaria per aumentate patologie, esborsi per salvare le banche, garanzie all’export in agonia, fughe di cervelli…) e finisce così per SPENDERE PIU’ DEBITO, NON MENO, ma queste spese sono IMPRODUTTIVE, debito IMPRODUTTIVO. Allora che fa? Ci tassa a morte per recuperare lo sperpero di spesa che ha fatto.

Ecco le prove, per gentile concessione della Banca d’Italia, che annuncia con la sua proverbiale sobrietà che i conti dello Stato italiano condotto dal Coccige della Merkel sig. Matteo Renzi secondo le regole delle Austerità, sono infatti… da piangere E HANNO AUMENTATO IL DEBITO PUBBLICO. Ecco i dati della nostra Banca Centrale pubblicati 4 giorni fa:

1) ll debito pubblico chiude il 2015 con una crescita di 33 miliardi e 800 milioni, altro che riduzione del debito se si fanno i compitini della maestra Merkel.

2) Assolutamente falso incolpare le amministrazioni locali, che Bankitalia definisce diligenti nella spesa e anzi, risparmiatrici. La colpa è tutta di Palazzo Chigi.

3) Mentre, tristemente, le tasse sono aumentate del 6,4% da un anno fa.

Per forza, 2+2 fa 4, e non si scappa. E Barnard ribadisce ancora: Se cala la spesa pubblica PRODUTTIVA come comandano le Austerità, cala il benessere dei cittadini, l’economia va giù per il gabinetto, quindi lo Stato deve metterci le pezze di cui sopra aumentando vertiginosamente la sua spesa pubblica/debito di tipo IMPRODUTTIVO, e poi tenta di recuperare lo spreco tassandoci a morte. Banca d'Italia conferma.

Che formula magica le Austerità! un successone! Io ve l’avevo detto. Ora basta, dovete tornare alla mangiatoia, e vi dedico un brindisi. Baci.



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

UfoPlanet Informazione Ufologica - Ufoforum Channel Video
thethirdeye@ufoforum.it
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 10377
Iscritto il: 01/11/2011, 19:28
Località: Astana
 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 24/02/2016, 22:51 
Nigel Farage: la Turchia in Europa? Pazzesco, stupido e pericoloso!

Pubblicato 24 febbraio 2016 - 21.00 - Da Claudio Messora



Nigel Farage ad alzo zero sulla Turchia: 75 milioni di persone con un prodotto interno loro pro-capite pari alla metà di quello dello Stato membro UE più povero, invaderanno l’Unione Europea. Finiremo per confinare con la Siria, con l’Iraq e con l’Iran. Far entrare la Turchia nell’Unione Europea a ottobre è la cosa più pazzesca, stupida e pericolosa che l’Unione Europea abbia fatto. Il testo integrale.
Guarda su dailymotion.com

Trascrizione e traduzione dell’intervento di Nigel Farage al Parlamento Europeo sull’integrazione politica della Turchia.

Nigel Farage: L’Unione Europea ha fatto molti errori durante la mia permanenza qui. Ho visto l’invenzione di una moneta che ha impoverito il Mediterraneo, ho visto l’idealizzazione dell’area Schengen condurre alla libera circolazione dei kalashnikov, e ogni mese e ogni settimana assistiamo al tentativo di creare un unico Stato Europeo, che naturalmente i popoli europei non vogliono. Ma la politica di asilo comune è certamente il punto più basso della politica dell’UE. La cancelliera Merkel ha tolto il tappo a una bottiglia di champagne e ha detto che chiunque poteva entrare. E adesso voi cercate di rimettere il tappo dentro e vi accorgete che non è possibile. Quindi vi siete rivolti a qualcun altro per venire a capo del vostro problema.

Parliamo quindi della Turchia. Beh, questi hanno preso le vostre debolezze e le stanno usando per ricattarvi. Non solo vogliono 3 miliardi di € da voi quest’anno: vorranno 3 miliardi di € da voi ogni anno che verrà! E in cambio non offrono assolutamente nessuna garanzia di impedire alla gente di venire o in effetti di riprendersi indietro le persone. E sono riusciti a convincervi, nonostante quello che dice il Commissario, che entro ottobre del prossimo anno dovremo dare libero accesso a 75 milioni di persone, il cui reddito pro-capite medio è la metà di quello del più povero degli Stati membri dell’UE. Immagino che quello che state facendo sia come dire che fermerete l’immigrazione clandestina rendendola legale e, come se non bastasse, state accelerando il processo di integrazione della Turchia in UE.

E allora parliamone! A quanto pare volete far entrare in Europa un paese il cui territorio è per il 97% in Asia. Si tratta di un paese che sembra essere più intento a bombardare i Curdi di quanto non sia occupato a combattere l’ISIS. Si tratta di un paese che ha fatto finta di non vedere i combattenti ISIS che passano attraverso il suo territorio. Si tratta di un paese in cui, secondo un sondaggio dell’Istituto Pew della scorsa settimana, l’8% di questi 75 milioni di persone incoraggia e sostiene attivamente gli obiettivi dell’ISIS. Un paese direttamente e strettamente collegato all’acquisto di petrolio dall’ISIS. E noi finiremo con il confinare con la Siria, con l’Iraq e con l’Iran! È pazzesco! È la decisione più pericolosa che l’Unione Europea abbia preso finora. Sono sicuro che il Primo Ministro UK ne sarà lieto, visto che ha fatto una campagna per questo fin dal 2005. Per me, tralasciando tutte le altre ragioni, se ci fosse una sola ragione per cui la Gran Bretagna dovrebbe, in questo referendum, votare per l’uscita dall’Unione Europea, è la follia di integrazione politica con la Turchia. Non è soltanto stupido, ma è dannatamente pericoloso!

Martin Schulz: Signor Farage, il signor Ivo Vajgl (ndr: europarlamentare sloveno) ha una domanda per lei.

Ivo Vajgl: Signor Farage, lei è molto determinato nel descrivere tutte le cose cattive del nostro rapporto con la Turchia. Potrebbe nominare un altro paese che saprebbe contribuire in modo più efficiente a quello che stiamo cercando di superare oggi? Stiamo cercando di ottenere una risoluzione della crisi dei rifugiati. E la seconda domanda: era altrettanto determinato, parlando in UK, quando il suo Paese partecipava nella distruzione di quel Paese da cui i profughi sono ora in fuga?

Nigel Farage: Credetemi, non ero sostenitore della serie infinita di guerre intraprese da Tony Blair. E se fossi stato in un Parlamento diverso da questo, avrei votato contro la campagna di bombardamenti che il signor Cameron ha voluto per unirsi agli americani e ai francesi, perché è stata pianificata miseramente, male e senza alcuna strategia a lungo termine. E guardi, nella vita se si vuole affrontare un problema che si è causato da soli, piuttosto che fare affidamento su qualcun altro per risolverlo, forse è meglio riconoscerlo e rendersi conto di aver commesso un errore.

L’unica soluzione aperta per l’Unione Europea è quella di seguire l’esempio dell’Australia, che a partire dal 2008 in avanti ha visto un sacco di barche dirigersi verso il proprio paese, un sacco di barche affondare, un sacco di persone annegare, molti dei sintomi e dei problemi simili ai nostri. E il governo australiano ha detto allora: “Se volete diventare rifugiati o migranti in Australia non ci riuscirete così, se venite per questa strada“. E le barche hanno smesso di arrivare!

L’Unione Europea deve avere il coraggio morale di dirlo, ma francamente non ha gli attributi.

Immaginela mia intervista del 2011 a Nigel Farage

Source: Nigel Farage: la Turchia in Eu...ido e pericoloso! - Byoblu.com


Ma quanto ha ragioneeeee.
Farage è l'unico che ha gli attributi, gli altri sono scialbi molluschi e disonesti.



_________________
“El saòn no’l sa gnente, l’inteligente el sa poco, l’ignorante el sa tanto, el mona el sa tuto!”
Top
 Profilo  
 

Essere Interdimensionale
Essere Interdimensionale

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 8132
Iscritto il: 24/01/2011, 14:04
 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 25/02/2016, 09:54 
Wolframio ha scritto:
Cita:
L’Unione Europea deve avere il coraggio morale di dirlo, ma francamente non ha gli attributi.


Ma quanto ha ragioneeeee.
Farage è l'unico che ha gli attributi, gli altri sono scialbi molluschi e disonesti.


Su questo concordo, bisogna avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome e poi avere gli attributi per sostenere le proprie azioni/posizioni e/o riconoscere i propri errori.



_________________
"Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te hanno perso la testa, forse non hai afferrato bene la situazione" - Jean Kerr

"People willing to trade their freedom for temporary security deserve neither and will lose both" - Benjamin Franklin
"Chi e' disposto a dar via le proprie liberta' fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non otterra' né la liberta' ne' la sicurezza ma le perdera' entrambe" - Benjamin Franklin

"Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni" - Emil Cioran

"Quanto piu' una persona e' intelligente, tanto meno diffida dell'assurdo" - Joseph Conrad

"Guardati dalla maggioranza. Se tante persone seguono qualcosa, potrebbe essere una prova sufficiente che è una cosa sbagliata. La verità accade agli individui, non alle masse." – Osho

Immagine
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 22337
Iscritto il: 08/07/2012, 15:33
 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 25/02/2016, 13:52 
D'accordassimo.

Cita:
Ufficiale: la Turchia è ora in ‘regime di sospensione’ da parte della NATO per il sostegno illegale sia dell’ISIS che di al-Nusra e per le azioni militari condotte contro obiettivi siriani. La Turchia resterà fuori dalla NATO fino a quando Erdogan resterà in carica.

Veterans Today – Gordon Duff, Jim W. Dean e James Hanke, Colonnello (in pensione) della US Army Special Forces



Fonte: http://www.veteranstoday.com

Link: http://www.veteranstoday.com/2016/02/22/cooked-goose-turkey-wont-last-6-months-against-russia/
23.02.2016


fonte: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16268&mode=&order=0&thold=0



_________________
la prima religione nasce quando la prima scimmia, guardando il sole, dice all'altra scimmia: "LUI mi ha detto che TU devi dare A ME la tua banana. (cit.)
Top
 Profilo  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 865 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41 ... 58  Prossimo

Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
Oggi è 04/06/2024, 11:54
© 2015 UfoPlanet di Ufoforum.it, © RMcGirr83.org