Ma quanto e' pericoloso realmente il Marsili ?Immagine:
150,03 KBE' piu' pericoloso o fa piu' paura ?
A guardare con lucidita' la situazione sembra la storia dell' uomo nero.
Tutti ne abbiamo paura, finche' non lo conoasciamo. Finche' non scopriamo che e' una paura insita nella nostra mente. Una paura irreale ce ci pervadeva quando eravamo piccolo, ma che e' scomparsa quando siamo cresciuti e abbiamo imparato, abbiamo scoperto, abbiamo saputo!
Parliamoci chiaramente: Io non sono uno scienziato, ne un geologo, ne un astronomo, ne un fisico. Sono solo un appassionato. E mi piace non rimanere senza risposte. QUindi mi guardo in giro, cerco, e trovo le risposte alla domande che mi nascono in mente.
Tutto quello che dico, quindi, e' frutto di ricerce effettuate in rete, e da mie personali opinioni (condivisibili o meno).
Il Marsili e' li'. E' un vulcano sottomarino localizzato nel Tirreno meridionale e appartenente all'arco insulare Eoliano, a meta' strada fara Campania e Sicilia, fra il Vesuvio e l' Etna. Mar pe qualsiasi dettaglio Vi consiglio l'ottima scheda, ottimo punto di partenza, su Wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Marsili Senza dubbio il Marsili e' considerato il Vulcano piu' grande d'Europa, non potendo battere (anche se veramente di poco) quello piu' alto, che e' l'Etna.
Dobbiamo capire quindi che si tratta di una struttura veramente imponente.
L'Etna infatti e' alto 3.340 metri e' ha un diametro di circa 45 Kilometri.
Non male, vero ?
E il Marsili ?
Beh, partendo dal fondo del Tirreno si eleva per circa 3000 metri (340 metri meno dell' Etna) ma ha un imponete sviluppo laterale. Infatti si estende per 30 Km di larghezza e ben 70 Km di lunghezza.
Praticamente e' quasi come avere due vulcani Etna uno di fianco all'altro. Impressionante, vero ?
Bene, proprio questi motivi (le dimensioni, il fatto che e' sott' acqua e quindi non si vede, l'ignoranza del reale stato delle cose) la gente ha paura e si lascia facilmente condizionare da inutili allarmismi.
Ma cosa ne pensano gli szienziati ?
Fino ad oggi avevamo una sola opinione,
Quella di INGV.
E stanno semplicemente gridando: "al lupo, al lupo!" , "attenti che se frana, e' un apocalisse!" , "Scappiamo".
Questi non sono atteggiamenti da scienziati, ma da untori della peste del Manzoni.
La scienza ci imponde di infondere la conoscienza, non il terrore e la paura.
Per quello abbiamo gia' avuto la Sacra Inquisizione nei tempi andati.
Da qualche giorno, da quando INGV ha lanciato la pietra, anche altri scienziati si sono posti le stesse domande, e hanno cominciato ad analizzati i dati disponibili.
Veramente interessante e' un articolo apparso su rivistahydepark DOT org.
Si tratta di un intervista al Prof. Giuseppe Mastrolorenzo.
Ringrazzio Fabrizio Penao che l'ha trovata e postata sulla Bacheca di Giampaolo.
questo e' il link all'articolo, e piu' in fondo nella pagina ve lo riportero' interamente, in modo che rimanga anche qui come "storico"
http://www.rivistahydepark.org/rischio- ... -di-malko/In sostanza il Prof. Mastrolorenzo, sebbene avverta che bisogna trattare il Marsili (cosi' come i suoi fratelli : il Vavilov, il Magnaghi, il Palinuro e tutti quelli che non abbiamo ancora scoperto, visto che questa zona e' ricca di Sea-mount) con tutte le prudenze del caso, essendo comunque un vulcano, minimizza i rischi di possibili catastrofi derivanti da eruzione o franamento, e quindi Tsunami.
In pratica ribalta quello che ci ha detto fino a ieri il Dott. Boschi, Direttore e padrone di INGV.
Ma allora dove sta la verita' ?
Una volta si diceva "In medio stat virtus" quindi per essere sicuri sarebbe da tenere un atteggiamento di prudenza.
Non sottovalutare la situazione, ma nemmeno sopravvalutarla.
Cosa che invece sta facendo indubbiamente INGV.
Ma come tutti sappiamo, quando un gruppo di scienziati diventa un gruppo di politici.... be, allora le cose cambiano.... il fine ultimo non e' piu' la scienza e la ricerda, ma la ricerca.... dei soldi (e dei fondi)!
Quale sistema migliore, quindi, per ottenere fondi che terrorizzare e minacciare la Gente ?
Come al solito e' stato un piacere scrivere su queste pagine.
Web.
Ecco l'articolo intero:
Il Vulcano Marsili: Intervista al Prof. Giuseppe Mastrolorenzo di MalKo
Il Vulcano Marsili e' un vulcano sottomarino ubicato in modo quasi equidistante tanto dalle coste calabre quanto da quelle sicule per circa 150 chilometri.
Fa parte dellarco insulare eoliano e misura quasi 3000 metri daltezza. Un eventuale subacqueo intenzionato a porre una bandierina in cima al vulcano dovrebbe immergersi per 450 metri. La vetta quindi, e' ancora inviolata. La colonna dacqua che sovrasta lapparato vulcanico dovrebbe comunque essere sufficiente per affogare qualsiasi colonna eruttiva e con essa i fenomeni che maggiormente temiamo in terra ferma (colate piroclastiche, lahar, ecc).
Questa nostra confortevole supposizione supportata anche dallassenza di centri abitati (mare aperto) potrebbe avere qualche fondamento.
Il Marsili recentemente e' balzato alle cronache invece, come possibile fonte di maremoti presumibilmente dovuti al distacco di pareti rocciose che movimenterebbero materiale a sufficienza per generare onde altissime nel tirreno meridionale. Il magma che fluisce in un liquido, infatti, ha un modesto potere collante sugli strati litoidi sottostanti generando un prodotto roccioso (scaglie) alquanto instabile.
Marsili comunque non e' lunico vulcano sorto nelle profondita' del mare. Bisogna contemplare anche il Vavilov a 160 chilometri a sud ovest del golfo di Napoli, cosi' come il Magnaghi forse spento e il Palinuro, attivo, che dista appena sessantacinque chilometri dalla costa cilentana.
E' di qualche giorno fa la notizia che anche nei pressi della costa calabra, al largo di Capo Vaticano, e' stato individuato un vulcano ormai da millenni estinto che ci piacerebbe si chiamasse Talo (gigante a difesa di Creta che si buttava nel fuoco per diventare incandescente, onde bruciare col suo corpo i nemici) .
La sua posizione corrisponde alla faglia calabra i cui sommovimenti causarono in quella regione un terribile terremoto nel 1905. Ancora senza nome, il ventinovesimo vulcano italiano ha una sommita' che si pu toccare ad appena centoventi metri sotto la superficie marina.
Al Prof. Giuseppe Mastrolorenzo abbiamo rivolto alcune domande :
a) Il Marsili recentemente a torto o a ragione viene chiamato in causa dagli esperti come un vulcano temibile perche' simile al Vesuvio . E cosi' ?
L'analogia con il Vesuvio non e' del tutto appropriata. Infatti, il rischio vulcanico e' un parametro dato dal prodotto della pericolosita' del vulcano per il valore esposto (persone e beni soggetti al rischio); nel caso del Marsili entrambi questi fattori sono di fatto e nellordine sconosciuto e assente. Bisogna allora dire che la storia eruttiva e lattuale livello di pericolosita' del vulcano, e, quindi, il rischio potenziale associato a un possibile evento eruttivo, non sono stati ad oggi adeguatamente approfonditi. Di fatto, la distanza dalla costa e la profondita' del vulcano, rendono in linea di massima minimo il rischio legato a uneruzione, se si fa eccezione per la possibile generazione di tsunami. Questultimo tipo di evento nel caso di apparati vulcanici come il Marsili, se pure possibile, richiede una complessa combinazione di fattori che difficilmente si presentano in contemporanea, o quantomeno il livello di probabilita' che ci accada e' basso. Tante', la generazione di onde di tsunami e' associata esclusivamente a eventi sismici di elevata magnitudo in fondali profondi e con peculiari movimenti di faglia. Gli tsunami si verificano anche in seguito a fenomeni franosi e/o di collasso parziale o totale di strutture vulcaniche, ma soltanto in caso di elevata rapidita' ed estensione di tali fenomeni.
b) Che cosa ancora nasconde il tirreno centro meridionale a proposito di faglie, vulcani e tsunami ?
Il bacino tirrenico e' considerato dai geologi come unarea di oceanizzazione, che e' il risultato di prolungati processi di distensione della litosfera che hanno generato un assottigliamento crostale e una piana abissale di profondita' anche superiore ai 3000 metri. Da questi complessi processi geodinamici si e' sviluppato il vulcanismo sommerso di natura basaltica molto diverso da quello delle aree vulcaniche napoletana e siciliana. Data lelevata profondita' del fondale, la conoscenza del bacino tirrenico anche in termini di strutture attive e' ancora incompleta, essendo il risultato di prospezioni geofisiche di dettaglio su settori parziali e/o prospezioni a piu' grande scala ma a minore risoluzione. La difficolta' nella conoscenza e' facilmente comprensibile considerando come lidentificazione delle faglie attive costituisca ancora un problema anche in superficie.
c) Abbiamo una carta del rischio tsunami nel tirreno centro meridionale?
Benche' in passato siano stati realizzati modelli di tsunami per eventi generati nellarea tirrenica, non e' disponibile al momento alcuna carta di rischio tsunami in senso stretto. Tale strumento dovrebbe descrivere la probabilita' di ogni singolo punto della costa di essere interessato nellunita' tempo dal passaggio di onde anomale di una data ampiezza, risultanti da un qualsiasi potenziale evento sismico o vulcanico, sia allinterno dellarea tirrenica sia al di fuori di questultima. Non esiste attualmente disponibilita' di records geologici sufficienti per la realizzazione di tale mappa.
d) Questi vulcani sottomarini sono monitorati sporadicamente o sono dotati di stazioni fisse di misura dei parametri fondamentali ?
I vulcani sommersi come tutto il bacino tirrenico non sono sedi di reti di monitoraggio permanenti, ma sono stati studiati soltanto occasionalmente nellambito di campagne oceanografiche, sia nazionali sia internazionali, e dindagini di sismica crostale. La campagna piu' recente e' proprio quella iniziata nello scorso febbraio dalla nave ocenografica Urania del CNR, che ha rivelato condizioni dinstabilita' dei versanti, a seguito della quale il Marsili e' stato oggetto di numerose interviste, articoli giornalistici, ecc
e) Mentre una rete di sorveglianza per gli tsunami generati da terremoti ha dei parametri di riferimento dettati dallenergia del sisma,che si calcola subito, nel caso di tsunami dovuti a vulcani sottomarini, quali fattori sarebbero presi in esame per la diramazione di un allarme?
Purtroppo nel caso di tsunami generati da collassi di settore di apparati vulcanici sottomarini, non esistono attualmente parametri indicativi affidabili ne in termini di prevenzione ne' di early warning (azioni di prevenzione immediata ad evento accaduto). Una delle strategie adottabili resta comunque la rilevazione in tempo reale dellonda anomala in siti prossimi alla possibile sorgente dellevento attraverso ondametri, con immediata attivazione dellallarme nelle aree potenzialmente esposte al passaggio dello tsunami. Per quanto concerne il Tirreno, in particolare il Tirreno meridionale, tale strategia risulta critica, in quanto date le limitate dimensioni dellarea e lelevata velocita' di propagazione delle onde anomale (dellordine di diverse centinaia di km orari), il tempo per levacuazione delle coste dopo lallarme potrebbe variare da meno di un minuto per le coste piu' prossime a solo qualche decina di minuti per quelle piu' distanti. Questo limite non superabile renderebbe necessario un efficientissimo piano di evacuazione con esercitazioni regolari e continue della popolazione a rischio che dovrebbe essere in grado di trasferirsi nel giro di minuti dalla costa a quote sicure. Lemergenza tsunami si e' manifestata drammaticamente durante la crisi iniziata a fine dicembre 2002 a Stromboli (vedi foto Sciara del Fuoco INGV), quando a seguito del collasso di qualche decine di milioni di metri cubi di versante, si e' generato sullisola unonda anomala dellaltezza di diversi metri che non ha causato vittime solo per la bassissima densita' di popolazione tipica del periodo e per lassenza di turisti e bagnati lungo le coste. In quella circostanza si e' temuta la successiva generazione di uno tsunami di maggiore entita', come quelli gia' avvenuti nella storia geologica dellisola, che si potrebbe manifestare con onde di altezza anche superiori a 10 metri lungo le coste del Tirreno centro-meridionale.
(La redazione di Hyde Park ringrazia il Prof. Giuseppe Mastrolorenzo per la cortese e preziosa collaborazione.)
Ultima modifica di
webmasterone il 06/04/2011, 21:36, modificato 1 volta in totale.