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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 26/03/2018, 10:35 
D'altra parte, anche Roma e Cartagine ....... Nulla di nuovo)


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Si chiamano armi atomiche non strategiche – nonstrategic nuclear weapons – dette altrimenti armi “tattiche” e gli Stati Uniti, come evidenziato dalla Nuclear Posture Review pubblicata lo scorso febbraio, intendono rifornisene per riempire nuovamente i propri arsenali.

Le armi atomiche a basso potenziale, o tattiche per l’appunto, sono sempre state a disposizione delle due superpotenze durante la Guerra Fredda: esse erano montate su diversi “vettori” quali missili campali, bombe a caduta libera, mine terrestri e perfino proiettili d’artiglieria.

L’impiego teorizzato di queste particolari armi nucleari era confinato sul campo di battaglia: una mina terrestre a carica atomica piazzata in una valle o in un altro passaggio obbligato, ad esempio, avrebbe potuto fermare una intera offensiva di forze corazzate e rallentare una seconda eventuale avanzata costringendo il nemico a prendere misure contro la ricaduta radioattiva (il “fallout”). Questa strategia era anche stata pensata negli anni ’50 e ’60 per fermare le possibili direttrici di avanzata degli eserciti del Patto di Varsavia nell’Italia del nord-est.

Nel 1991, con la dissoluzione dell’Unione sovietica e la cessazione della minaccia di una guerra globale tra i due blocchi, Mosca e Washington ritirarono ed eliminarono dai propri arsenali la maggior parte delle loro armi nucleari non strategiche.

Gli Stati Uniti, oggi, hanno circa 500 di questi ordigni, di cui 200 sono dislocati in Europa in basi in Turchia, Belgio, Olanda, Germania e Italia. Queste sono le bombe a caduta libera modello B61 nella loro ultima variante recentemente entrata in servizio, la B61-12, con di 50 kton (la mod. 11 aveva una potenza selezionabile tra gli 0,3 ed i 170 kton), più di 4 volte la potenza di quella che distrusse Hiroshima.

Secondo le stime degli analisti, invece, la Russia disporrebbe di un numero di armi atomiche non strategiche che varia tra le mille e le 6mila unità.

Questi ordigni, montabili anche su missili da crociera aviolanciabili, non rientrano nel trattato Inf sulle forze nucleari intermedie, in quanto l’accordo prevede che solo i missili balistici e da crociera basati a terra e le loro infrastrutture di lancio siano eliminati: bombe a caduta libera, e missili da crociera lanciati da aerei e sottomarini, quindi, non sono compresi.

Proprio in questa direzione sta andando la nuova Nuclear Posture Review americana con la finalità di compensare il divario numerico che separa Washington da Mosca in merito a questi ordigni.

La Russia, infatti, già a partire dal 2000, ha preso in considerazione la dottrina “escalate to deescalate”, ovvero quella di utilizzare armi atomiche a basso potenziale sul campo di battaglia per arginare le forze preponderanti del nemico in modo tale da non dover impiegare le armi strategiche, più potenti, e causare un attacco totale di rappresaglia, ovvero un’escalation nucleare, ma sarebbe più logico chiamarlo “olocausto nucleare”.

La dottrina a ben vedere non è affatto nuova. La Nato, per far fronte alla superiorità numerica delle forze corazzate sovietiche e del Patto di Varsavia, prevedeva appunto l’utilizzo di armi nucleari tattiche in Europa e di colpire con contrattacchi mirati le linee di rifornimento ed i centri C3 del nemico.

Mosca sembra quindi aver recuperato e fatto propria quest’idea, evidentemente per sopperire alle lacune delle proprie forze convenzionali che, numericamente parlando, non sono più quelle dei tempi dell’Unione Sovietica, e acquisire così il vantaggio tattico sul campo di battaglia.

Un rischio calcolato, sembrerebbe, dato che nei piani del Cremlino si prevede che le forze occidentali sarebbero costrette ad usare tutto il loro potenziale convenzionale per non ricorrere alle forze nucleari strategiche, il cui impiego significherebbe scatenare un conflitto globale totalmente distruttivo e quindi inaccettabile.

Per questo motivo gli Stati Uniti stanno cercando di rincorrere la Russia sul suo stesso piano ed hanno avviato un primo progetto finanziato con 48,5 milioni di dollari nei prossimi 5 anni per lo sviluppo di una nuova testata a basso potenziale per i propri Slbm così come per la costruzione di nuove testate per missili da crociera lanciati da aerei o unità navali.

A destare particolare preoccupazione tra gli analisti, però, è proprio la decisione di modificare le testate degli Slbm. Secondo alcuni, infatti, la Russia una volta individuato un lancio di un missile di tal tipo da un sommergibile, non potrebbe sapere che tipo di testata stia montando, se a basso o alto potenziale, e quindi potrebbe reagire lanciando un attacco massiccio di rappresaglia anche perché l’utilizzo limitato di un tale sistema non sarebbe evidente sino al momento dell’impatto, cosa inaccettabile in una guerra atomica.

Inoltre è stato sollevato un problema non da poco: al momento del lancio viene rivelata la posizione del sottomarino esponendolo così ad un attacco da parte del nemico, cosa che metterebbe a rischio la capacità di deterrenza strategica in caso di un lancio di missili a basso potenziale, anche considerando la “ridondanza” ovvero il dispiegamento di più unità sottomarine in grado di colpire gli stessi obiettivi.

Dal mero punto di vista strategico, inoltre, non è così garantito che condividere la dottrina “escalate to deescalate” eviti un conflitto di più vasta scala: il senatore dem Jack Reed della Commissione dei Servizi Armati ritiene che una risposta nucleare di “basso profilo” ad un primo attacco russo di tal tipo possa comunque “sfuggire di mano” e portare ad uno scambio di armi di maggior potenza, eventualità che riteniamo sia molto plausibile dato che in un conflitto di questo tipo le informazioni provenienti dal campo di battaglia e dalle altre forme di sorveglianza verrebbero rapidamente deteriorate per la natura del conflitto stesso lasciando i contendenti fondamentalmente quasi all’oscuro: a quel punto un semplice lancio di un missile da crociera o di un Slbm, come abbiamo già visto, potrebbe innescare una reazione spropositata, senza considerare che un attacco con un ordigno atomico, sebbene a basso potenziale, su un centro di comando e controllo sito in o nei pressi di una grande città – come ce ne sono molti – richiederebbe un attacco di rappresaglia avendo coinvolto la popolazione civile inerme.

http://www.occhidellaguerra.it/ecco-per ... otenziale/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 26/03/2018, 15:41 
A tenaglia su Putin. Raffica di espulsioni di diplomatici russi. L'Italia ne caccia 2, Trump ne allontana 60
https://www.huffingtonpost.it/2018/03/2 ... _23395394/


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 26/03/2018, 15:52 
gippo ha scritto:
A tenaglia su Putin. Raffica di espulsioni di diplomatici russi. L'Italia ne caccia 2, Trump ne allontana 60
https://www.huffingtonpost.it/2018/03/2 ... _23395394/

A me Putin non sta particolarmente simpatico ma queste politiche nei riguardi della Russia le trovo totalmente sbagliate specie in un periodo storico come questo dove bisognerebbe lavorare al massimo per la pace e la sintonia tra le varie nazioni. Sembra che facciano di tutto per aumentare la tensione con la Russia. Come vedete per quanto io sia filo-americano sono anche altrettanto critico.



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 26/03/2018, 16:20 
Giustamente un primo attacco nucleare a basso potenziale esporrebbe chi lo fa per primo ad una risposta non adeguata a quel tipo di attacco e risponderebbe con ordigni esponenzialmente superiori,inoltre la Russia se attaccata per prima potrebbe lanciare all'istante le sue armi Atomiche intercontinentali verso l'America e l'Europa Occidentale e sappiamo che tipo di potenza nucleare possono scatenare pensando solo alla bomba ZAR di decine e decine di anni fa, immaginatevi adesso con la loro moderna tecnologia di quale potenza si può parlare, in poche ore non esisterebbe più un pianeta chiamato Terra.


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 26/03/2018, 17:06 
bleffort ha scritto:
Giustamente un primo attacco nucleare a basso potenziale esporrebbe chi lo fa per primo ad una risposta non adeguata a quel tipo di attacco e risponderebbe con ordigni esponenzialmente superiori,inoltre la Russia se attaccata per prima potrebbe lanciare all'istante le sue armi Atomiche intercontinentali verso l'America e l'Europa Occidentale e sappiamo che tipo di potenza nucleare possono scatenare pensando solo alla bomba ZAR di decine e decine di anni fa, immaginatevi adesso con la loro moderna tecnologia di quale potenza si può parlare, in poche ore non esisterebbe più un pianeta chiamato Terra.

Sempre che gli Usa non abbiano qualche arma segreta capace di paralizzare il sistema di difesa/attacco sovietico....pardon, russo!



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 26/03/2018, 17:58 
Hanno le freccette esplosive di Rambo....


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 26/03/2018, 19:08 
ma il governo dimissionario di gentiloni
non dovrebbe occuparsi
solo degli affari correnti??

http://www.corriere.it/esteri/18_marzo_ ... 26e4.shtml

Caso Skripal: per la spia russa avvelenata diplomatici russi espulsi da Usa e Ue. No di Salvini
Il presidente americano ha anche ordinato la chiusura del consolato di Seattle; anche l’Italia allontana due rappresentanti del governo di Mosca. In tutto sono 100 le persone coinvolte



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 26/03/2018, 20:29 
occhio che se l'orso si sveglia sono caxxi


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 26/03/2018, 22:01 
xfabiox ha scritto:
occhio che se l'orso si sveglia sono caxxi

Gli anglosassoni hanno la testa dura... Tanto osso e pochi neuroni.



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“Questa crisi, questo disastro [europeo] è artificiale, e in sostanza questo disastro artificiale ha quattro lettere: EURO.”
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 28/03/2018, 14:06 
... ci risiamo (il bell'affare della NATO) e l'Italia "costretta" a dare le basi e poi a bombardare (con D'Alema, zitto, zitto)! [^] Ero in servizio e vedevo i "Tornado" partrire con le bombe ...Ma nessuno ne parlava tra i media!
Se l'avesse fatto il berlusca ......!!!! [^]


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È di nuovo tensione in Kosovo dopo quanto accaduto nella giornata di lunedì nella città di Mitrovica, appartenente al territorio della piccola Repubblica nata nel 2008 dopo una dichiarazione unilaterale, ma dove nella sua parte settentrionale vive la più importante comunità serba presente nel paese, tanto da essere punto di riferimento per Belgrado per tutti i serbi residenti in Kosovo. Soprattutto dall’indipendenza, Mitrovica si è spesso trovata al centro delle tensioni tra albanesi e serbi e lunedì è arrivato uno degli episodi in tal senso più significativi degli ultimi mesi: durante una conferenza organizzata nella zona serba della città, la Polizia ha fatto irruzione usando gas lacrimogeni e granate stordenti ed ha arrestato Marko Djuric, il responsabile del governo di Belgrado per ciò che concerne la situazione in Kosovo. Non dunque un esponente di un singolo gruppo, bensì un rappresentante dell’esecutivo, ecco il motivo per il quale subito dopo l’episodio di Mitrovica sono nuovamente esplose tensioni in tutto il paese.

Il blitz di Mitrovica e l’arresto di Djuric

Secondo quanto riferisce AgenziaNova, il convegno organizzato dai serbi di Mitrovica era regolarmente autorizzato ma prevedeva per l’appunto la presenza di Marko Djuric, persona non gradita dal governo di Pristina e per la quale infatti non era stato dato il via libera per il suo ingresso in territorio kosovaro; per impedire l’arrivo del rappresentante del governo serbo a Mitrovica, proprio lunedì sarebbero stati schierati almeno quaranta agenti di Polizia alla frontiera con la Serbia, pur tuttavia Djuric già in mattinata è stato rintracciato nella zona nord della città kosovara. Durante l’incontro con la comunità serba, si è avuto il blitz che ha scatenato nuove tensioni e violenze: le immagini dell’irruzione dei poliziotti e dell’arresto di Djuric sono state trasmesse anche dalla tv serba, mentre poco dopo la diffusione della notizia del fermo diversi gruppi serbi hanno iniziato a creare barricate ed a scendere in piazza sia a Mitrovica che dall’altra parte del confine serbo.

Marko Djuric è stato portato prima a Pristina, in nottata invece si è avuta notizia del suo rilascio avvenuto presso una città di confine tra i due paesi; adesso il rappresentante del governo serbo si troverebbe nuovamente nel suo ufficio di Belgrado, mentre non si sa al momento nulla dell’altra importante personalità del governo serbo presente con lui a Mitrovica, ossia il segretario del presidente Vucic, Nikola Selakovic.
Scontri in piazza e tensioni politiche dopo i fatti di Mitrovica

Il primo ed immediato effetto di quanto accaduto nell’enclave a maggioranza serba nel nord del Kosovo, ha natura politica: la Lista Serba infatti, ossia il partito che rappresenta i serbi nel paese, potrebbe lasciare il governo guidato da Ramush Haradinaj, aprendo di fatto una crisi interna alla maggioranza e lasciando senza rappresentanza della minoranza serba l’esecutivo di Pristina. Ad annunciare questa intenzione a seguito dei fatti di Mitrovica, è stato il leader della Lista Serba, ossia Goran Rakic: “L’atteggiamento tenuto dalla Polizia è stato brutale – ha dichiarato il numero uno dei serbi in Kosovo – Non possiamo rimanere in un governo che ha voluto mostrare l’uso della forza”.

Ma, come detto in precedenza, le tensioni sono state anche in piazza: a Mitrovica, così come in altre località del nord del Kosovo ed anche nelle comunità serbe vicine al confine, molta gente è scesa in piazza e non sono mancati scontri; diversi gruppi serbi hanno voluto protestare contro il blitz che ha portato all’arresto di Djuric, con slogan rivolti verso l’Ue e l’Onu, colpevoli secondo molti manifestanti di aver taciuto di fronte a un’irruzione giudicata violenta ed anti democratica. Da parte albanese, alcuni gruppi sono scesi in piazza per il motivo opposto e cioè lanciare un plauso alle forze dell’ordine ed accusare i serbi di aver violato la sovranità kosovara per aver invitato Djuric a Mitrovica.

A livello prettamente diplomatico, è calato il gelo tra Belgrado e Pristina; la situazione viene seguita con attenzione in diverse cancellerie occidentali, a partire da Bruxelles: dopo il generico invito giunto lunedì sera ai rispettivi governi, volto a lavorare per riportare la calma nella regione, in questo martedì è atterrata a Belgrado l’alto rappresentante della politica estera Ue, Federica Mogherini, la quale ha deciso di effettuare uno scalo nella capitale serba prima di volare a Tashkent per la conferenza sull’Afghanistan; Mogherini, si legge su AskaNews, ha tenuto un colloquio con i massimi rappresentanti del governo serbo per spingere verso il superamento della crisi. Da Mosca invece, secondo quanto affermato in un articolo del quotidiano serbo Vecernje Novosti, il presidente Putin avrebbe chiamato l’omologo serbo Vidic proprio per discutere dei fatti di Mitrovica.

http://www.occhidellaguerra.it/ce-alta- ... ia-kosovo/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 29/03/2018, 11:10 
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Esercitazione militare alle isole Curili. Sale la tensione tra Mosca e Tokyo

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Le isole Curili sono un arcipelago che si snoda dalla penisola della Kamcatka sino ad Hokkaido, la più settentrionale delle isole del Giappone e sono al centro di una disputa territoriale sulla loro sovranità tra Mosca e Tokyo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Nella giornata di lunedì due cacciabombardieri Sukhoi Su-35S “Flanker E” sono atterrati all’aeroporto dell’isola di Iturup (Etorofu per Tokyo) nel quadro di una esercitazione per la “difesa dei confini” che ha visto coinvolte anche truppe di una divisione di fucilieri motorizzata sbarcati da elicotteri per eliminare “un gruppo di ricognizione sovversiva di un nemico convenzionale” come riporta un comunicato del ministero della Difesa russo.

I velivoli militari, atterrati nelle isole contese per la prima volta nella storia, sono decollati da una base aerea nel territorio estremo orientale della Federazione Russa di Khabarovsk suscitando le vive proteste del governo nipponico. Il ministro degli Esteri di Tokyo, Taro Kono, ha infatti dichiarato che “questo porta al rafforzamento dell’esercito russo nel Territorio del Nord che è incompatibile con le nostre posizioni in merito alle isole”.

La Russia ha infatti aperto un nuovo aeroporto su Iturup nel 2014 dotato di una pista lunga 2300 metri sufficienti a permettere l’atterraggio ed il decollo di velivoli militari e civili di media grandezza ma non abbastanza da permettere il decollo di un An-124 a pieno carico o di un 747, che abbisognano di una lunghezza di 3000 metri. La costruzione era cominciata nel 2007 per rimpiazzare l’aeroporto già esistente che era più soggetto alle avverse condizioni meteo per via della sua prossimità alle spiagge dell’isola bagnate dal Pacifico, almeno questa era la versione ufficiale di Mosca. Il nuovo aeroporto infatti è posto nella zona centro settentrionale dell’isola, nella regione Ozero Reydovoye distante circa 45 km da quello vecchio, sito all’estremità meridionale della baia di Tankappu-wan.

L’esercitazione con l’impiego di caccia che hanno fatto scalo nell’isola contesa ha fatto seguito all’autorizzazione da parte del primo ministro Medvedev per l’utilizzo delle installazioni aeroportuali a scopi militari. Il 30 gennaio scorso, infatti, è stato siglato un decreto che permette alle Forze Armate russe di utilizzare l’aeroporto civile di nuova costruzione, firma che ha provocato apprensione nel governo di Tokyo dopo il dispiegamento, avvenuto nel 2016, di alcuni sistemi antinave come il “Bal” (SS-C-6 “Sennight” in codice Nato) nell’isola di Kunashiri e del ben noto K-300P “Bastion” (SS-C-5 “Stooge”) sempre a Iturup/Etorofu.

L’anno successivo, ad ottobre del 2017, informazioni provenienti da un alto rappresentate della Camera Alta del Parlamento russo hanno fatto venire “il mal di testa” al governo giapponese: secondo queste indiscrezioni Mosca avrebbe l’intenzione di costruire un porto di grandi dimensioni nelle Curili atto a ricevere il naviglio militare di più grosso tonnellaggio come incrociatori o sottomarini lanciamissili balistici. Il ministero della Difesa avrebbe già individuato la località adatta: la remota isola vulcanica di Matua, 430 km a nord-est di Iturup.

Iturup, insieme a Shikotan, Kunashir ed alle piccole Habomai, è una isola delle Curili che la Russia si è annessa unilateralmente alla fine della Seconda Guerra Mondiale ed è la più grande del gruppo. La questione delle isole, mai risolta nonostante il Trattato di S. Francisco del 1951 in cui si disponeva che il Giappone dovesse abbandonare ogni pretesa sulle isole ma, un po’ bizantinamente, non si riconosceva la sovranità dell’Unione Sovietica su di esse, è il motivo principale per cui formalmente tra i due Paesi vige ancora lo stato di guerra, non essendo mai stato siglato il trattato di pace da parte di Mosca. Un tentativo di accomodamento tra le parti del 1956 in cui l’Unione Sovietica propose di riconsegnare le isole di Shikotan e Habomai fu bloccato dagli Stati Uniti che imposero al Giappone di rifiutare l’offerta minacciando di continuare l’occupazione militare e la giurisdizione dell’isola di Okinawa, dove ha sede la base aerea Usa di Kadena. In ogni caso si giunse alla firma di un accordo provvisorio tra le parti che pose fine, almeno tecnicamente, allo stato di guerra tra Giappone ed Unione Sovietica, ma che non fu il preambolo di un’intesa permanente proprio per la questione delle isole contese.

Offerta di cessione delle isole che fu ripetuta da Putin nel 2006 con la controparte della rinuncia giapponese alla sovranità delle altre due isole, che rappresentano la maggior parte dell’estensione territoriale della contesa, e che pertanto fu rifiutata da Tokyo, che poco tempo dopo si adoperò per una campagna di propaganda mediatica per ribadire la propria sovranità sulle isole che non fu affatto digerita da Mosca.

In ballo, oltre alle questioni del controllo delle zone di pesca – attività economica fondamentale per Tokyo – c’è soprattutto il controllo delle rotte commerciali e militari del Pacifico nord occidentale: la Russia infatti ha bisogno di estendere il proprio ombrello difensivo per proteggere i propri “bastioni” marittimi che vanno dal Mar di Kara sino al Mar di Okhotsk.

http://www.occhidellaguerra.it/esercita ... -tensione/


Gira e rigira il mondo nun se po' sta fermo ........! [8)]



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 29/03/2018, 11:14 
[:296]


Xi Jinping duro contro l’apertura Usa: “Taiwan sarà per sempre cinese”

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A seguito dell’approvazione da parte dell’amministrazione Trump del Taiwan Travel Act, progetto di legge che incoraggia gli scambi di visite tra funzionari statunitensi e di Taiwan a tutti i livelli, il vicesegretario di Stato per gli affari dell’Asia orientale e dell’area del Pacifico Alex Wong si è recato nell’isola a partire dal 20 marzo scorso per incontri ad alti livelli con le istituzioni del Paese, che formalmente Washington riconosce come appartenente alla Cina ma col quale intrattiene un legame solido, per quanto ufficioso.

A riportarlo è Agenzia Nova, che riporta al tempo stesso le dichiarazioni di insoddisfazione dell’ambasciata cinese negli Usa, eco delle durissime accuse lanciate da Xi Jinping contro quella che appare una prima mossa verso la revisione della One China policy ritenuta da Pechino caposaldo delle sue relazioni internazionali.

Intervenendo all’Assemblea Nazionale del Popolo nella giornata del 20 marzo, Xi ha lanciato un vero e proprio anatema contro l’apertura degli Usa a Taiwan, dichiarando che qualsiasi sforzo per separare Taiwan dalla Cina è “destinato a fallire” e andrà incontro alla “punizione della Storia”. Pechino e Taipei mantengono solidi rapporti economici e contatti diplomatici informali, ma la prima non ha mai receduto dalla rivendicazione della sovranità sul territorio della “provincia ribelle” a cui si contrappone dal 1949.
Cos’è il Taiwan Travel Act

Approvato da Camera dei Rappresentanti e Senato all’unanimità e convertito ufficialmente in legge da Donald Trump il 16 marzo scorso, il Taiwan Travel Act prevede, di fatto, un’incentivazione dei contatti tra gli Stati Uniti e l’erede della Cina nazionalista di Chiang Kai-Shek. Esso aggiorna il Taiwan Relations Act approvato nel 1979, poco dopo lo spostamento del riconoscimento americano da Taipei a Pechino, cercando di smussare le restrizioni imposte da Washington ai tempi sulla base del mutato contesto interno di Taiwan, trasformatosi in uno Stato democratico dotato di un dinamico sistema economico.

Nella sua analisi pubblicata su The Diplomat Gerritt van der Wees ha segnalato come di fatto l’approccio della diplomazia americana a Taiwan fosse largamente sorpassato dal mutare degli eventi, e come le precauzioni formali adottate per non scontentare la Cina (come la cautela di non riferirsi alla “provincia ribelle” come a uno “Stato”) non potessero più accompagnarsi a prese di posizioni rigide come l’imposizione di divieti ai contatti tra funzionari di Washington e Taipei.
La Cina non ci sta

Pechino, come detto, ha imposto la linea dura nella sua reazione alla manovra statunitense, ritenendo che dietro l’apertura a Taipei si celi la volontà di sfruttare la “provincia ribelle” come una piazzaforte strategica per avanzare la linea di contenimento della Repubblica Popolare e delle sue ambizioni strategiche sin dentro il proprio cortile di casa.

Il governo cinese, oltre che con le tuonanti parole di Xi Jinping, si è espresso attraverso un editoriale del Global Times, dichiarando di esser disposto a “contrattaccare” l’implementazione dei Taiwan Travel Act attraverso l’imposizione di bandi alla visita nella Repubblica Popolare di funzionari di Washington recatisi nell’isola, lo sviluppo di una pressione diplomatica sugli Stati Uniti in altri scenari rilevanti come quelli della Corea del Nord e dell’Iran e, non da ultimo, il rafforzamento del dispositivo militare nel Mar Cinese in vista di un eventuale scontro nello stretto di Taiwan.

L’apertura statunitense a un Paese che Pechino ritiene parte integrante del suo territorio rafforza la tensione venutasi a creare tra le due più grandi potenze mondiali a seguito dei dazi imposti dall’amministrazione di Washington. Su Taiwan rischia di aprirsi un nuovo braccio di ferro che potrebbe risultare deleterio, sul lungo termine, per il già fragile equilibrio geopolitico del Pacifico occidentale.

http://www.occhidellaguerra.it/xi-jinpi ... sa-taiwan/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 29/03/2018, 16:30 
Cita:
La Russia ha aggiornato Perimeter, l'Ia per la rappresaglia nucleare

Perimeter non è stato progettato per proteggere la continuità di governo, ma per garantire ed assicurare la distruzione degli Stati Uniti.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/rus ... 10416.html



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 29/03/2018, 16:36 
sottovento ha scritto:
Cita:
La Russia ha aggiornato Perimeter, l'Ia per la rappresaglia nucleare

Perimeter non è stato progettato per proteggere la continuità di governo, ma per garantire ed assicurare la distruzione degli Stati Uniti.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/rus ... 10416.html


Vabbè ma tanto l'IA che può fare sottovento? :) Lo sai che perimeter è autonomo e in caso di fine del governo russo può agire in autonomia e predisporre la rappresaglia nucleare contro chi ha sferrato l'attacco? ripeto DECIDERE SE non ESEGUIRE una serie di routine preimpostate.



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 29/03/2018, 16:49 
Occhio per occhio, dente per dente.

La cosa preoccupante è che i neocon sono talmente fuori di cervello che sacrificherebbero volentieri milioni di americani pur di premere il famigerato bottone per primi...



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