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13/10/2010, 21:35

greenwarrior ha scritto:
Come fermarli?


Beh.... la consapevolezza individuale su certi temi dilaga.... per poi contagiare (almeno si spera) quella collettiva. E determinate scelte, se fatte usando la testa e non i piedi, potrebbero aiutarci molto...

Innanzitutto bisognerebbe cercare di ostacolare, con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, l'avvento di questa moneta unica mondiale.

Loro vorrebbero inculcarci l'idea che per evitare un'incombente "guerra delle valute" è necessaria una coordinazione valutaria a livello globale.

Ma la guerra l'hanno creata (a tavolino) le banche e gli speculatori.
Cioè gli stessi figli di passeggiatrice che propongono la "soluzione".

E non i cittadini del mondo.

E già essere consapevoli di questo..........

18/10/2010, 17:23

Immigrati, così l'Europa ritrova il suo orgoglio

La cancelliera tedesca Angela Merkel ammette il fallimento del multiculturalismo e dà una scossa a un continente che per troppo tempo si è illuso di poter "convertire" alla democrazia popolazioni che non ne vogliono sentir parlare. Tosi: gli stranieri onesti sono i primi a chiedere il rispetto delle regole. Khaled Fouad Allam: con la tolleranza si favorisce la xenofobia

Il discorso della Cancelliera tedesca Angela Merkel sul modello multicultura­le fallito, non è una resa, ma una sfida. Una bella sfida nella forma non di uno squillo di tromba, ma di un pacato richia­mo al buon senso. Di certo la Cancellie­ra, per come la si conosce, liberale e mo­derata, non intende con la sua uscita ten­tare di chiudere le porte della Germania o dell'Europa; né sarebbe possibile bloc­care d'un tratto l'immigrazione e più in generale quei processi di globalizzazio­ne che sono parte del mondo attuale, del nostro mondo. Ma proprio la sua fac­cia tondeggiante eppure dura, i suoi mo­di di usuale cortesia che ci propongono la questione in maniera urbana, il suo mettere avanti la preoccupazione dei giovani da qualificare per un degno lavo­ro, i nostri ragazzi che non sanno che fa­re di se stessi; il parlare del disagio bibli­co della babele di un mondo in cui i tuoi vicini di casa non hanno idea della tua lingua; il disegnare ghetti alieni e total­mente diversi l'uno dall'altro, nazionali­tà per nazionalità, dove quasi non ci si pone affatto il problema di integrarsi, ma solo quello della sopravvivenza e della chiusa conservazione di se stessi, identificata con quella della propria cultura... tutto questo riesce a focalizzare il problema meglio di tante analisi sociologiche. E ci dice che certe culture molto spesso non hanno nessuna intenzione di mescolarsi con la nostra, qualsiasi sia il nostro atteggiamento, con la migliore buona volontà. Parigi è ormai una città dove più di 200mila persone vivono in famiglie dove si pratica la poligamia, in Italia trentamila donne sono stat e sottoposte a mutilazione sessuale, i tribunali islamici, una novantina solo a Londra, comminano pene impensabili. Proprio lei, l'Angela, ha qualche speranza d i proporre il problem a proprio perché non usa i toni di Gert Wilder, che pure h a buone ragioni m a che viene respinto dall'opinion e pubblica politically correct. La cancelliera può porre il problema come forse l'avrebbe posto Alexis de Tocqueville: nel 1830 come si sa egli propose al nostro mondo una descrizione acuta e stupita di chi vede per la prima volta in America ruotare all'impazzata un universo molto veloce fatto del mosaico policromo i n cui schizzano tutte intorno le tessere che stanno creando una società liberale e democratica. L'avidità, l a capacità, l a volontà: ma anche lo spirito comune. Torme di uomini che venivano da tanto lontano alla costa della Nuova Inghilterra, dice Tocqueville, presto forgiarono u n linguaggio uniforme sulla base della comune lingua inglese, tutti volevano far valere l'educazione, il fatto di appartenere alle classi agiate della loro madrepatria, tutti pur nel bisogno, sulla terra vasta e selvaggia, affrontavano la novità con la convinzione di farlo anche i n nome d i un'idea, basilarmente quella dei pellegrini puritani. «La passione inquieta e ardente», «L'avidità verso l'immensa preda» non dimenticò di far fiorire le associazioni civili, i giornali, le poste. Tutto questo insieme di circostanze puntava in una direzione sola: l'invenzione della democrazia. È qui, e non tanto nel fattore linguistico oggi più facilmente affrontabile con i computer e i mezzi di comunicazione di massa, che ha completamente fallito il nostro modo di guardare all'immigrazione. Ci siamo innamorati dei colori e dei costumi, abbiamo pensato che l'intrinseca bellezza di vedere un bambino scuro e uno chiaro insieme magari sorridenti di fronte all'illusoria macchina fotografica degli United Colors of Benetton rispecchiasse un'aspirazione comune, quella della vita in comune non ovunque, ma da noi: nella democrazia. È questo ultimo termine che è spesso distante e percepito come ostile dalle culture che ospitiamo. Noi siamo forti: la cultura democratica nostrana ha divorato, per esempio, la nostra cultura contadina degli anni ’60, con quel «genocidio culturale» di cui parlava Pasolini. Ma si trattava della stessa cultura bianca, la stessa mamma, l o stesso cibo, gli stessi costumi sessuali, con piccole trasformazioni apparenti. Invece, nella globalizzazione che avviene nella odierna società democratica ci sono dei corpi i cui odori, sapori, colori sono totalmente diversi, distanti, e soprattutto non gli piacciamo affatto: della democrazia non ne vogliono proprio sentir parlare, non gli interessa, non l'hanno mai vista a casa loro, non si capisce perché dovrebbero conformarsi alle sue regole di cui la maggiore è quella della libertà individuale. Proprio il contrario di quello che indica per esempio l'Islam com e bene supremo. Altre sono le loro regole, non quelle della democrazia. In Germania, terra della Merkel, un'avvocatessa di Berlino che è stata pestata con la sua cliente musulmana che voleva divorziare, ha subito un'aggressione anche nel metrò e ha dovuto chiudere lo studio. Sempre in Germania, l' Idomeneo di Mozart è stato cancellato per minacce islamiste; il direttore del quotidiano Die Welt Roger Koppel ha fermato per pura fortuna la mano d i u n giovane musulmano che stava per pugnalarlo nel suo ufficio. I n Germania, in Inghilterra, in Francia non si riescono più a rintracciare le «ragazze scomparse», divenute schiave in seguito a matrimoni combinati. A Stoccolm a è d i gran moda, h a scritto Giulio Meotti, una t-shirt che i ragazzi musulmani indossano: porta la scritta «2030 poi prendiamo il controllo». Sono solo episodi. È l a democrazia, stupido. Quando siamo di fronte a una cultura come quella islamica, ci sono delle forme di irriducibilità che investono questioni legali e morali che hanno sfumature diverse. Per noi «immigrazione » è una parola sacra, infarcita d i sensi d i colpa, d i generosità, d i religione e di memoria liberal o di sinistra. Ma anche democrazia è una parola sacra, prima ancora di vivibilità, che pure la gente che vive nei quartieri adiacenti quelli di immigrazione legittimamente pone. Il nodo è tutto là. Forse la Merkel, da democratica tedesca, europeista, borghese, complessata e timida come sa esserlo ogni tedesco colto, c e l'ha fatta a sollevare la questione.

Fonte
http://www.ilgiornale.it/interni/immigr ... comments=1

18/10/2010, 17:30

La disoccupazione?
E' colpa dei robot

La disoccupazione dei lavoratori americani non dipenderebbe dalla crisi economica mondiale e nemmeno dalla concorrenza a basso costo fornita dagli immigrati; sarebbe invece tutta colpa dell’impiego massiccio dei robot in una quantità crescente di processi industriali. È la sorprendente conclusione a cui sono giunti alcuni studiosi del Massachusetts Institute of Technology di Boston e del Centro per gli studi monetari e finanziari di Madrid.

Il ricercatore del Mit David Autor e David Dorn del Cemfi nel loro rapporto “The Growth of Low Skill Service Jobs and the Polarization of the U.S. Labor Market”, un work in progress aggiornato per l’ultima volta lo scorso agosto, fanno notare come la classe media americana, quella con istruzione medio bassa, impiegata in lavori di routine e poco qualificati, stia scomparendo: ci sono troppe macchine che sono in grado di fare le stesse cose, e a costi minori. E il problema non riguarda soltanto gli operai delle fabbriche: fra call center automatizzati, negozi self-service, sportelli bancari privi di personale, molte altre categorie, dalle segretarie ai commessi, agli impiegati, sono a rischio.

Uno studio della London School of Economics, che ha monitorato il grado di sviluppo del settore IT nelle industrie di 11 nazioni fra il 1980 e il 2004, dipinge un quadro simile, anche per il Vecchio Continente. Sono soprattutto le aziende in diretta competizione con la Cina ad aver investito molto nell’innovazione; il che è stato un bene per la loro competitività, ma ha inciso pesantemente sulle chance d’impiego dei lavoratori poco qualificati.

Nei prossimi anni, altri mestieri potrebbero scomparire a seguito dei progressi della Robotica Personale; quella branca della scienza che si occupa della creazione di automi che assistano l’uomo nel disbrigo di piccole faccende quotidiane, come riempire una lavatrice, piegare le lenzuola o tagliarsi i capelli. Da questi androidi ci si aspetta molto specie nel campo dell’assistenza domestica agli anziani: ma che ne sarà delle infermiere e delle badanti, se una macchina potrà fare il lavoro al posto loro?

Uno scenario del genere è ancora lontano, per il momento la maggior parte dei robot sono impiegati a livello industriale, ma non è più solo fantascienza. Isaac Asimov, nel romanzo “Abissi d’acciaio” (1954) aveva immaginato un mondo in cui gran parte della popolazione veniva emarginata e sostituita in campo lavorativo dagli automi: questo dava adito a ribellioni e alla nascita di una rivolta contro la tecnologia che si ispirava al luddismo della fine del 1800.

Studi come quelli del Mit e quello della Lse dimostrano che la polarizzazione del mercato del lavoro causata dall’automatizzazione ci sta spingendo in una direzione non molto dissimile da quella immaginata dal grande scrittore americano. Come ha notato di recente anche l’Economist, la miglior contromisura possibile è quella di aumentare il livello di istruzione medio: perché solo tramite una crescente scolarizzazione e il diffondersi di una “economia della conoscenza” l’uomo potrà ancora fare la differenza ed essere preferibile a una macchina.

Fonte
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplr ... 8&sezione=

18/10/2010, 17:43

Crisi non risparmia nemmeno la fede:
chiese piene di debiti


Le Mc-church americane, luoghi di culto piu' simili a palazzetti dello sport che a chiese tradizionali, accusano il colpo. Dopo anni di grandi investimenti, una mega-cattedrale protestante della ricca California e' affossata da un buco di oltre $37 milioni.


Pubblicato il 18 ottobre 2010 Ore 16:45

Fonte:
http://www.wallstreetitalia.com/article ... ge=1022426

La crisi economica non risparmia nessuno, nemmeno le Mc-church americane, cosi' vengono chiamati quei luoghi di culto piu' simili a palazzetti dello sport che a Chiese tradizionali.

Cosi', dopo anni di grandi investimenti, una mega-cattedrale protestante della ricca California,con 2700 posti a sedere,oggi si trova a fare i conti con un debito di oltre 37 milioni di dollari. Negli ultimi 18-20 mesi sono crollate le donazioni del 30, 40%.

25/10/2010, 19:58

Goldman Sachs:
Bernanke dovra' iniettare altri 4 mila miliardi di dollari


Immagine


E Wall Street sale. Per tenere a galla l'economia americana e impedirne il collasso la stamperia della Federal Reserve sara' costretta a rimanere in funzione a tempo pieno, se vuole allineare la politica monetaria all'attivita' economica e ai livelli di prezzo. Ecco tutto quello che dovete sapere e che nessuno vi dice.

Fonte:
http://www.wallstreetitalia.com/article ... ge=1026129

Secondo i calcoli di Goldman Sachs la Federal Reserve dovrebbe stampare altri 4 trilioni (4000 miliardi) di dollari freschi freschi se vuole chiudere il gap della regola di Taylor, una banale equazione che incrocia il tasso di disoccupazione e il tasso di inflazione. Tale equazione, creata nel 1993 da John Taylor, ha come obiettivo quello di lanciare segnali nel caso in cui la politica monetaria non sia allineata correttamente all'attivita' economica e, appunto, all'andamento dei prezzi.

Elementi cruciali che compongono la Taylor Rule sono dunque inflazione, disoccupazione e costo del denaro. A solo una settimana dall'annuncio sulle nuove misure di quantitative easing, la banca americana (controversa e in disgrazia per la pessima immagine quanto si vuole ma tuttora uno dei maggiori player a Wall Street) ha deciso di fare due calcoli, anche perche' la quantita' di denaro che verra' iniettata nel sistema avra' un impatto formidabile. Per l'economia, in fondo, piu' si stampa meglio e', almeno sul breve. Ma nel lungo termine?

Per rispondere alla domanda che tutti si pongono (quanto debito stampera' la Fed) bisogna inanzitutto accettare che l'economia si trova in uno stato comatoso, ma allo stesso tempo tenere viva la speranza di un miglioramento della situazione. Si parlava di $500 miliardi in un primo momento, poi alcuni analisti hanno stimato una somma nell'ordine dei $3 trilioni.

Un'analisi nuova di zecca dell'economista di Goldman Sachs Jan Hatzius, che calcola a quanto lo stimolo dovra' ammontare per riempire il gap del -7% del "Taylor Implied Funds Rate" (che secondo Hatzius ha gia' ridotto il margine differenziale di circa 400 punti base) e il fed funds attuale dello 0.2%. La conclusione e' che ogni trilione in nuovi acquisti su larga scala di asset (LSAP) equivale a una riduzione del gap di 75 punti base. In sintesi la Fed dovra' stampare $4 mila miliardi se vuole chiudere il gap e cio' portera' inevitabilmente a un'ondata di rialzi su altri asset come oro e greggio.

25/10/2010, 20:11

un bilione è uguale a mille miliardi,ma un trilione o quattro come si legge nell'articolo nn equivale a 4000 miliardi com'è scritto sempre nell'art.in questione,bensi a quattro milioni di miliardi.
è una somma paragonabile al 40%di tt il pil americano.

26/10/2010, 00:12

alf ha scritto:

un bilione è uguale a mille miliardi,ma un trilione o quattro come si legge nell'articolo nn equivale a 4000 miliardi com'è scritto sempre nell'art.in questione,bensi a quattro milioni di miliardi.
è una somma paragonabile al 40%di tt il pil americano.


Hai ragione.. La cifra è talmente grande che
si sono incartati pure quelli di Wall Street Italia [:D]

26/10/2010, 01:02

Thethirdeye ha scritto:

alf ha scritto:

un bilione è uguale a mille miliardi,ma un trilione o quattro come si legge nell'articolo nn equivale a 4000 miliardi com'è scritto sempre nell'art.in questione,bensi a quattro milioni di miliardi.
è una somma paragonabile al 40%di tt il pil americano.


Hai ragione.. La cifra è talmente grande che
si sono incartati pure quelli di Wall Street Italia [:D]


Essendo mercato nord americano è giusto la cifra di 4mila miliardi (1 trilione = 1000 miliardi)
Nel sistema metrico inglese invece 1 trilione =1000000 di miliardi = 1 milione di miliardi .

Però nel 2011 ancora con queste unità di misura 'alla come ci pare'...si uniformassero e abolissero terminologie come 'billion', o 'trillion'.

[8]

26/10/2010, 11:16

avendo lavorato per 16/17 anni in borsa e soprtatutto gl'ult.7/8 sui mercati nordamericani con cui ho stretto ottime collaborazioni in particolare con agenzie di consulenza finanziaria ti posso assicurare l'esatto contrario di quello che dici.
poi se ci sono regole ufficiali che nessunissimo usa,soprtatutto gl'addetti ai lavori,questo,q.to matto com'è il mondo nn mi stupirebbe, potrebbe anche essere,ma nn lo sò.
a prescindere dai report delle soc. di cons.ho sempre avuto abb.annuali di int.h.tribune,newsweek,forbes,fortune riviste quot.che si occupano di argomenti finanziari spesso espressi in cifre e mille mld equivalevano su tt il fronte a 1 billion un milione di mld 1 trillion.punto.
per quanto riguarda la city leggevo financial time guasi ogni gg ed ero abbonato a the economist ed era la stessa cosa.

26/10/2010, 14:23

rmnd ha scritto:

Però nel 2011 ancora con queste unità di misura 'alla come ci pare'...si uniformassero e abolissero terminologie come 'billion', o 'trillion'.


Non ne parliamo che è meglio.. [8)]
Ultima modifica di Lawliet il 26/10/2010, 14:24, modificato 1 volta in totale.

26/10/2010, 21:23

Lawliet ha scritto:

rmnd ha scritto:

Però nel 2011 ancora con queste unità di misura 'alla come ci pare'...si uniformassero e abolissero terminologie come 'billion', o 'trillion'.


Non ne parliamo che è meglio.. [8)]


Vabbè.... senza bilioni o trilioni, possiamo dire beissimo che negli USA hanno stampato 4.000 miliardi di dollari per rimpinzare le borse ed evitare il collasso..... 4.000 miliardi di dollari che corrispondono alla cifra spesa per le guerre in Iraq e Afghanistan in 9 anni, moltiplicato per quattro.

Allucinante....

26/10/2010, 22:29

..allucinante sul serio.
sopratutto sul costo delle due guerre princ.in corso.
considera poi che un billion è l'equiv.di 1000 mld ossia un milione di milioni.
e le due guerre iraq e afg.,proiezione di poche ore fa,se si prende per buona la data di ritiro delle truppe pur piu' presunta che altro,cmq il costo si sta assestando sui 1,2 trill.di $.
cioè un milione e duecentomila miliardi di $.
nel report si descrivono le cose che si sarebbero potute fare con quella cifra..nn è da credere.
li hanno tirati fuori con la coll.della cina e altri soggettini simili e prosciugando tt il superfluo e di piu' a tt i partners europei.
ma si sono cmq superindebitati e vincolati al locatario cinese che ormai è diventato il loro locatore.
con la liq.che stanno immettendo in borsa forse rimandano di qualche tempo la scalata ai pezzi piu'pregiati del parterre del dow e dintorni,ma nn di molto.

30/10/2010, 13:04

30/10/2010, 13:17

Poco tempo fa avevo letto in giro un articolo che parlava di un progetto,in Australia mi pare,per rendere di nuovo il popolo padrone della moneta slegandosi di fatto dalla dipendenza dei colossi banchieri.

30/10/2010, 14:20

Ronin77 ha scritto:

Poco tempo fa avevo letto in giro un articolo che parlava di un progetto,in Australia mi pare,per rendere di nuovo il popolo padrone della moneta slegandosi di fatto dalla dipendenza dei colossi banchieri.


Già... l'Australia.... l'unico luogo decente del pianeta terra.

Pensi di riuscire a trovare l'articolo??? [:)]
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