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TAV, IL SILENZIO DEGLI ARROGANTI"

DI LUCA MERCALLI
ilfattoquotidiano.it

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Fonte: ilfattoquotidiano.it

Caro presidente Monti, l’8 gennaio a “Che tempo che fa” le ho donato una copia del mio libro “Prepariamoci” e Lei, squisitamente, mi ha stretto la mano e detto: «Ne abbiamo bisogno». Un mese dopo, assieme ad alcune centinaia di docenti di atenei italiani, ricercatori e professionisti (inclusi Vincenzo Balzani, Luciano Gallino, Alberto Magnaghi, Salvatore Settis) firmavo un appello per sollecitare una Sua riconsiderazione delle argomentazioni tecnico-economiche a supporto della linea ad alta capacità Torino-Lione , che da anni risultano non convincenti. A tutt’oggi non solo non è giunto un Suo cenno di considerazione, quanto piuttosto la perentoria affermazione che i dati sono definitivi e invarianti, le decisioni sono assunte, il progetto deve andare avanti anche manu militari. Non mi aspettavo una tale chiusura, ora fonte di una profonda spaccatura in una parte del mondo intellettuale e scientifico italiano.
Il dialogo, soprattutto tra rappresentanti dell’ambito della ricerca usi ad argomentare secondo il metodo scientifico, non si dovrebbe mai negare nei paesi democratici, a maggior ragione allorché la controversia assume vaste proporzioni coinvolgendo l’ordine pubblico e sollevando una quantità di dubbi, ambiguità e contraddizioni che invitano a un’ulteriore dose di prudenza e approfondito riesame. Ciò non è purtroppo avvenuto, ed è motivo di profonda frustrazione da parte di molti di noi. A nulla è servita la lucida presa di posizione di Angelo Tartaglia del Politecnico di Torino, già membro dell’Osservatorio tecnico, sui vizi procedurali del processo decisionale tanto difeso come il migliore possibile, a nulla la precisazione di Monica Frassoni dei Verdi europei sulla labile politica comunitaria dei trasporti ancora tutta da consolidare e sbandierata invece come patto d’acciaio da rispettare senza se e senza ma.

L’elenco di atti e studi incongruenti, unito a un insopportabile tasso di menzogne mediatiche, è così lungo che da solo basterebbe a fermare, vieppiù in questo momento di crisi, ogni decisione su questo fronte, a favore di altre priorità che non pongono dubbi di sorta: ammodernamento della rete ferroviaria esistente, cura del dissesto idrogeologico, riqualificazione energetica degli edifici, arresto del consumo di suolo, riduzione dei rifiuti, restauro del patrimonio culturale, estensione capillare della connettività Internet, garanzie di assistenza sanitaria e didattica pubblica, per perseguire le quali non si sono mai visti blindati e manganelli! Un mito aleggia sopra quel tunnel impedendo a politici, giornalisti e cittadini di alzare il velo e chiedersi come stanno veramente le cose, anche in Francia dove i lavori non sono affatto iniziati. È forse il mito futurista della velocità sferragliante, peraltro sorpassato dall’aereo e dal bit, unito all’illusione che da quel buco, e solo tra vent’anni, defluiscano da ovest prosperità e progresso?

Eppure già oggi chiunque voglia andare a Parigi o alle Maldive lo può fare quando e come desidera! Ma la mancanza di quel tunnel sotto il massiccio dell’Ambin, infrastruttura rigida e obsoleta nelle sue finalità, foriera di debiti insanabili come dimostrato dalla Corte dei Conti su progetti analoghi, vorace di energia e prodiga di emissioni climalteranti, sembra privi tutti di un talismano viscerale. Personalmente, come ricercatore e giornalista, il rifiuto a discutere l’estrema complessità di questo progetto, mi avvilisce, e mi annienta come cittadino. Faccio mia l’accurata analisi sociologica di Marco Revelli confermando che in me il patto civile con lo Stato sta andando in frantumi. La fiducia nelle istituzioni, da me sempre onorata – dal servizio militare (alpino, ovviamente!) al pagamento delle imposte – sta venendo meno e ora un grande vuoto alberga in me.
Non resta che un grido di disperazione di fronte a tanto disprezzo e a tanta arrogante violenza fisica e ancor più psicologica esercitata dalle istituzioni su una comunità. Violenza silente, della quale non si parla mai perché offuscata dalle sassaiole, ma dimostrata in questi casi dai lavori del geografo Francesco Vallerani e dagli psicologi Roberto Mazza dell’Università di Pisa e Ugo Morelli dell’ateneo bergamasco. Quel grido chiede ascolto, e ovviamente discussione argomentata e rigorosa. Invece ci si sente dire: rispettiamo chi ha posizioni contrarie, ma andiamo avanti lo stesso con le ruspe, applicando “un mix di dissuasione e repressione”. Ma allora a cosa serve esprimere posizioni contrarie se non vengono discusse le ragioni del no? Mauro Corona la chiama “democratura”. Al liceo, Silvio Geuna, medaglia d’argento al valor militare, ci diceva che alla sua età avanzata aveva solo il ruolo di plasmare i valori della futura classe dirigente. Oggi a 46 anni, noto che il mio futuro continua a essere determinato da anziani signori con idee molto diverse dalle mie e quindi dichiaro fallito l’investimento culturale e civile su di me da parte della nazione.
Peggio ancora sisentono i giovani ricercatori della generazione che mi segue che vedono sbarrate le possibilità di indirizzare il loro futuro in direzioni differenti da quelle oggi dominanti e perniciose. Come diventerà dunque la nostra società che annienta i germi di riflessione sull’avvenire proprio quando l’instabilità epocale alla quale andiamo incontro richiederebbe il massimo della cooperazione di saperi e proposte non convenzionali? Avremo quel buco, forse, tra tanti anni, ma che ne sarà del resto attorno? Il governatore Cota si è chiesto da dove prendono i soldi i No-Tav: da migliaia di ore di lavoro volontario, sottratto a svago e famiglia, si chiama partecipazione civile. Con molta amarezza rifletto dunque se sia utile impegnarsi per la difesa dei beni comuni o se sia meglio spendere la propria esistenza in occupazioni più divertenti. Se arriverò a quell’ultima conclusione, restituirò la mia qualifica di cittadino e opererò soltanto per mio bieco interesse.

Luca Mercalli



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 11/03/2012, 13:45 
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Thethirdeye ha scritto:


TAV, IL SILENZIO DEGLI ARROGANTI"

DI LUCA MERCALLI
ilfattoquotidiano.it

Eppure già oggi chiunque voglia andare a Parigi o alle Maldive lo può fare quando e come desidera!
Luca Mercalli

ma che c'entra il discorso di questo valsusino col trasporto delle merci? [:(]

Ogni tanto anche i sindacati si dimostrano 'moderni' ..ma solo ogni tanto
Cita:
Camusso dice sì alla Tav: «In Italia
c'è un bisogno disperato di investimenti»


http://www.corriere.it/economia/12_marzo_11/camusso-tav-articolo18_ee4227a4-6b4b-11e1-a02c-63a438fc3a4e.shtml



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MessaggioInviato: 12/03/2012, 11:27 
Ah beh... se la Camusso dice questo posso già immaginarmi come andrà a finire la "trattativa" sulla riforma del lavoro.
Peccato che non sia mai stato iscritto ad un sindacato, perché straccerei con piacere la tessera.


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MessaggioInviato: 12/03/2012, 11:46 
Cita:
iLGambero ha scritto:

Ah beh... se la Camusso dice questo posso già immaginarmi come andrà a finire la "trattativa" sulla riforma del lavoro.
Peccato che non sia mai stato iscritto ad un sindacato, perché straccerei con piacere la tessera.


Evidentemente non ne hai mai avuto bisogno.


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MessaggioInviato: 12/03/2012, 14:42 
I pretesti del loro SI, le ragioni del nostro NO
(eddyburg.it) Di Cacciari Paolo; Berdini Paolo
Dall'ampio servizio de il manifesto riprendiamo due articoli, “la legge marziale dell'1%” e “gli effetti collaterali dell'AV”: in-equità (o iniquità?) e spreco, le stelle forse vincenti


La legge marziale dell'1% di Paolo Cacciari

Non servono solo ai finanziamenti o alle infrastrutture ma a un'idea puramente militare e di classe della politica - Per 300mila passeggeri Tav già spesi 98 miliardi, per 2.600.000 pendolari solo 4.


Si fa fatica ad usare le parole quando a prevalere è l'irragionevole. E' già stato scritto che sulla vicenda del progetto Tav c'è una asimmetria delle forze in campo (massmediatiche, politiche, militari) tale per cui le argomentazioni razionali vengono totalmente sommerse, annullate, violentate. Ciò è accaduto perché si è prodotto uno scarto tra la cosa in sé e il significato che le viene attribuito dai promotori.

Il Tav va fatto a prescindere. Va fatto per tautologia: perché è stato deciso di farlo. Va fatto perché si deve fare. Va fatto «per il bene dei nostri figli». Va fatto a qualsiasi costo, in senso proprio: a costo di svuotare ancora di più le casse dello stato e di passare sui territori e sui corpi degli abitanti. Non è poi una grande novità, è ciò che succede con le grandi dighe in Cina, con gli impianti petroliferi in Nigeria, con la messa a coltura industriale delle terre in Africa, con gli espropri in India, con il disboscamento dell'Amazzonia... Ovunque il progresso termo-industriale avanza, contadini, indigeni, abitanti vengono espropriati, umiliati, impoveriti, spinti a resistenze disperate, indotti al suicidio.

La pervicacia con cui il «partito unico del progresso» sostiene certi mega investimenti non contempla contraddittori alla pari sulla base di confronti tra progetti alternativi, non contano le argomentazioni concrete: quanto costa, chi lo paga, chi lo ripaga, quali le ricadute economiche, quali i danni ambientali, quali devono essere le priorità degli investimenti nel campo dei trasporti e, in generale, della spesa pubblica. Tutte queste domande appaiono ininfluenti e banali, sollevate da pedanti spaccaballe, di fronte alla magnificenza della Grande Opera. Le grandi opere «trainano», ci mettono in relazione con l'Europa e il Futuro.

Che senso ha invocare ad ogni piè sospinto «austerità» e tagli alla spesa pubblica e poi inneggiare a un'opera che indebiterà ogni anno, per decenni quanto una manovra finanziaria (non dimentichiamo che la Tav Spa era tecnicamente fallita già nel 2006 e che i libri in tribunale non furono portati solo per un regalo di 13 milioni di euro di Di Pietro e Padoa Schioppa nella finanziaria del 2007)? Che senso ha costruire una nuova linea se quella esistente potrebbe sopportare il doppio, il triplo della domanda esistente? Che senso ha raccontare bugie sugli impatti ambientali alla gente che vive sul posto quando non vi è neppure una Via? Che senso ha modificare le leggi, abrogare i diritti costituzionali, sospendere le regole democratiche e militarizzare un'area geografica per realizzare un cantiere edile? Nessuno, ovviamente. La questione è un'altra. In gioco non c'è una linea ferroviaria, non c'è un gruzzolo di quattrini, non c'è nemmeno la vivibilità di una valle: c'è il principio d'autorità giocato su una ben definita scala di valori. Forse che quando si va alla guerra ci si chiede quanto costerà, quanto terreno verrà bruciato, quanti dovranno morire? La posta in palio è la vittoria. In gioco c'è l'insindacabilità delle istituzioni statali puntata su valori-simboli del nostro tempo, inculcati nella testa della gente: la tecnologia, la velocità, il lusso.

Quando Eugenio Scalfari (la Repubblica del 4 marzo) non si sa spiegare come la «gioventù» possa «odiare la velocità» è pervaso da una estetica futurista che fa un po' ridere nel pieno della crisi epocale che sta vivendo l'occidente industriale. Non si accorge che in realtà sta sponsorizzando tecnologie a dir poco «mature», velocità taroccate e lussi per parvenu. Ai fautori delle magnifiche e progressive sorti del capitalismo «casereccio» (dei De Benedetti e dei Caltagirone, dei Montezemolo e della LegaCoop...) non rimane molto con cui alimentare l'idolatria della crescita infinita, la passione produttivistica e consumatrice, l'ossessione del fare privo di senso e di utilità sociale.

Chi viaggia in Tav ha una saletta riservata in ogni Grande Stazione, ha il biglietto rimborsato dalla ditta, dal giornale, dall'amministrazione. Chi viaggia nelle «frecce» paga; quindi pensa di potersi permettere benefìci che altri non hanno. Pensa che gli altri si debbano fare da parte per lasciarlo passare, perché il suo tempo vale più di quello degli altri. Lui è al vertice della piramide sociale. E' l'1% della carne trasportata ogni giorno dalle ferrovie (per la precisione 300mila passeggeri usano il treno per le tratte a lunga percorrenza servite dall'alta velocità, contro i 2 milioni 600 mila che usano i treni a breve percorrenza, sotto i cinquanta chilometri), ma può pretendere il 99% degli investimenti ferroviari. Le cifre vere non sono poi così distanti: per i treni ad alta velocità sono stati spesi 98 miliardi contro i 4 miliardi per tutto il resto della rete. Chi può usare le «frecce» è l'ideal-tipo umano vincente, colui che ha il diritto (sancito dal denaro necessario per comprare un biglietto) di pretendere di viaggiare comodo. Poco importa se nuoce al prossimo o se la sua libertà di movimento rovina la vita ai valsusini (e non solo). Lui può attingere quanto gli pare alle casse dello stato, perché è lui che le riempie. Lo stato è suo.

Se le cose stanno così, se in corso c'è una guerra di principio (cioè; su quali sono i valori morali e le gerarchie sociali da rispettare), ho l'impressione che alle opposizioni del Tav non sia sufficiente vincere il confronto sul merito dell'opera in sé (questo è già stato vinto), ma anche sul significato che ha assunto nel discorso politico comune. Il «modello Tav-Grandi Opere» (istituzionalizzato dalla Legge Obiettivo e realizzato con gli «affidamenti negoziali» e il «dialogo competitivo» tra oligopoli imprenditoriali e concessionari compiacenti) non è solo una modalità con cui si presenta «l'economia della truffa» (per usare una vecchia espressione di Galbraith), ma un modello politico-sociale compiuto, invasivo, performante tutte le relazioni di potere e le forme di organizzazione della società. La «dichiarazione di interesse pubblico» con cui le screditate e compromesse autorità pubbliche centrali (governi e parlamenti) auto-certificano gli interessi delle imprese e delle banche come «bene generale» e cercano così di metterlo al riparo dalle contestazioni delle popolazioni, si è trasformata in una «dichiarazione di guerra», in sospensione dei diritti individuali e costituzionali, in legge marziale.

I No Tav non chiedono solo un altro modello di mobilità, di uso del territorio e della spesa pubblica, ma anche altre modalità decisionali, trasparenti e partecipate, un altro modello di democrazia.


Gli effetti collaterali dell'alta velocità diPaolo Berdini

Quando negli anni ’90 si decise la realizzazione dell’alta velocità ferroviaria tra Firenze e Bologna i sindaci del Mugello -in prevalenza contrari alla grande opera- furono piegati sulla base dello slogan «da Roma si arriverà in tre ore a Milano. L’economia ripartirà: chi è contro si oppone al progresso». Il professor Monti nella sua conferenza stampa di venerdì scorso non ha dunque inventato nulla quando si chiede retoricamente se c’è qualche primitivo (i valsusini, ovviamente) che vuole impedire di arrivare da Torino a Parigi in quattro ore.

Purtroppo per lui, i venti anni trascorsi hanno reso esplicito l’imbroglio che è stato perpetrato ai danni delle popolazioni del Mugello e dell’intero paese. E’ infatti vero che oggi si impiegano tre ore per collegare le due maggiori città italiane, ma con tre gravissime conseguenze. La prima riguarda il fiume di soldi speso per raggiungere l’obiettivo: oltre 50 miliardi di euro che hanno tolto risorse preziose al resto della rete ferroviaria nazionale e allo stesso sistema del welfare.

La seconda riguarda lo scempio ambientale dell’intero Mugello. 28 fiumi, per oltre 57 chilometri di percorso, cancellati, 37 sorgenti disseccate, 3 acquedotti fuori uso, popolazione che si rifornisce con autobotti. Il movimento no-tav della val di Susa lo richiama in continuazione, ma a che vale la sua voce contro quella dei responsabili di quella vicenda, e cioè il consorzio Cavet in cui erano rappresentati Impregilo, Generali, Banca Popolare di Milano, Fondiaria Sai, Autostrade e l’immancabile cooperativa? Nulla: sono infatti essi a controllare la grande informazione.

Ma ancora più importante è la terza conseguenza. Chi si opponeva all’avventura Tav criticava alla radice il modello territoriale che si voleva perseguire. Era infatti chiaro che privilegiando il collegamento tra le aree urbane forti del centro nord si lasciava indietro tutto il resto. Un’intera nazione non può competere sullo scacchiere internazionale se si limita a potenziare le aree già forti: così incrementa gli squilibri territoriali. Un mese fa una nevicata abbondante non ha scalfito il funzionamento della linea tra Roma e Milano, ma la rete nazionale si è bloccata proprio in conseguenza dei tagli di spesa causati dall’emorragia di finanziamenti spesi per quella grande opera.


Nella stessa conferenza stampa, il presidente del Consiglio ha anche utilizzato l’immagine di un paese le cui possibilità di collegamento con l’Europa dipendono niente meno che dalla Torino Lione. Qualche giorno fa in sede di conversione del “Decreto Monti”, è stata reintrodotta la possibilità di eseguire direttamente le opere di urbanizzazione da parte del titolare del permesso di costruire. Fino ad un importo di 4 milioni e 845 mila euro i proprietari immobiliari potranno realizzare opere pubbliche derogando dall’obbligo della gara di evidenza pubblica come nell’Europa civile. L’Ance ha salutato con giubilo la norma e viene naturale una domanda.

Restiamo ancorati all’Europa se sperperiamo altri 18 miliardi di euro devastando la val di Susa o se ripristiniamo le regole di trasparenza della spesa pubblica che vengono calpestate quotidianamente per soddisfare gli appetiti dei poteri forti? Ci aspettiamo una risposta anche breve. Che potrebbe essere argomentata in sua vece dal sottosegretario Catricalà che ieri è entrato pesantemente nella partita o, ancora in sua vece, dall’ex sottosegretario Gianni Letta.



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MessaggioInviato: 12/03/2012, 14:44 
Alte velocità


Tav, No Tav, sul Web c'e' moltissimo materiale. C'e' pure la possibilita' di approfondire scoprendo che ci sono state proteste anche in altre parti del mondo dalla Gran Bretagna alla Cina. In Italia ora si parla dell'adozione del modello francese per la realizzazione delle grandi opere. In Rete si puo' verificare come funziona. Scenari si occupa di questo, del rischio di infiltrazioni mafiose, dell'incognita Ponte Sullo Stretto. Paradossalmete l'unica Alta Velocita' sui cui tutti sono d'accordo, quella della Banda Larga di Internet e' proprio quella che in Italia manca. Siamo in ritardo in Europa e nel mondo




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MessaggioInviato: 12/03/2012, 15:20 
Pare di sentire parlare Berlusconi. Vi ricordate quando ogni mese diceva "investiamo X miliardi in questo settore"? Grandi parole, poi scoprivi che i soldi erano sempre quelli, e alla fine, naturalmente, non si faceva niente. Prendiamo i soldi della TAV per fare X? Bene, la TAV non si fa, e naturalmente, non si fa neanche X. Perchè? Perchè sicuramente sorgerà il comitato "civico e apolitico" No X, e poi, si sa, quei soldi per X possono essere usati meglio, per fare, ad esempio, Y. E così, via i soldi da X per fare Y. Nuovo No Y e nuova grande opera, e così via, all'infinito.

Guardate che il trucco è vecchio. Ieri sera avrete visto "il più grande parco fotovoltaico d'Europa", qui a Rovigo. Beh, sappiatelo, non è proprio vero che "gli ambientalisti" erano entusiasti. Perchè "va bene" il fotovoltaico, ma non fatto così. Siamo sempre alle solite: si chiede "energia pulita", come il potenziamento del trasporto merci su rotaia, però poi, all'atto pratico, siamo sempre contrari.

Ribadisco le conseguenze del No Tav: in Valsusa NON SI DEVE FARE NULLA, perchè c'è già la linea vecchia (poco importa che non vada bene). L'idea è sempre quella: a casa mia non si fa nulla, non perchè "genericamente non si deve fare", ma perchè "si manda in prescrizione" qualsiasi progetto. Si chiedono più treni? Eh, ma così non va bene. Si cambia idea? Eh, ma così non va ancora bene. Si può trattare quanto si vuole, ma non andrà mai bene nessun progetto diverso dal "lasciamo le cose così come stanno".


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MessaggioInviato: 12/03/2012, 16:56 
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sezione 9 ha scritto:

Ribadisco le conseguenze del No Tav: in Valsusa NON SI DEVE FARE NULLA, perchè c'è già la linea vecchia (poco importa che non vada bene). L'idea è sempre quella: a casa mia non si fa nulla, non perchè "genericamente non si deve fare", ma perchè "si manda in prescrizione" qualsiasi progetto. Si chiedono più treni? Eh, ma così non va bene. Si cambia idea? Eh, ma così non va ancora bene. Si può trattare quanto si vuole, ma non andrà mai bene nessun progetto diverso dal "lasciamo le cose così come stanno".



Ma non è vero affatto. I progetti devono avere un senso e, soprattutto, non devono essere antieconomici. Concedimi il paragone sezione.... è come se, avendo una casa con il tetto bucato, con le fognature intasate, con l'impianto elettrico fatiscente, TU, AMMINISTRATORE di quella casa (con i soldi pubblici in mano), decidessi di comprare un bel monitor al plasma da 60 pollici. Non ha senso.....

E dai su.....


Ci sono settori produttivi letteralmente in ginocchio, la cultura che è al collasso, le aziende che chiudono, i giovani disoccupati sono sempre di più, le scuole tra un pò crollano sulle teste di alunni e insegnanti e..... cosa dobbiamo fare noi per essere al passo con l'Europa? La TAV?



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MessaggioInviato: 12/03/2012, 18:01 
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rmnd ha scritto:

Cita:
Thethirdeye ha scritto:


TAV, IL SILENZIO DEGLI ARROGANTI"

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Eppure già oggi chiunque voglia andare a Parigi o alle Maldive lo può fare quando e come desidera!
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ma che c'entra il discorso di questo valsusino col trasporto delle merci? [:(]

Ogni tanto anche i sindacati si dimostrano 'moderni' ..ma solo ogni tanto
Cita:
Camusso dice sì alla Tav: «In Italia
c'è un bisogno disperato di investimenti»


http://www.corriere.it/economia/12_marzo_11/camusso-tav-articolo18_ee4227a4-6b4b-11e1-a02c-63a438fc3a4e.shtml




la camusso è d'accordo.
ma allora perchè non spianiamo il colosseo
e ci facciamo un bel silos parcheggio ?

"c'è disperato bisogno di investimenti.."

ma che DISCORSI sono ??

c sono un miliardo di ocse da finanziare
(ricerca, ecologia, ecc.ecc.)
che buttare soldi in opere INUTILI E DANNOSE..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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Ma sì, certo, bei paragoni. Davvero degni, complimenti.

Faccio notare ancora una volta che l'idea no-tav è, appunto, di NON FARE NULLA. Sono decenni che per qualsiasi cosa spuntano comitati civici e apolitici (ma che in realtà sono l'unica espressione di forze dal peso politico NULLO e RESIDUALE) che contestano tutto e tutti. Vuoi vedere che se mi fanno la tangenziale est a Rovigo mi spunta il comitato no-tangenziale?

Guardate, qua è davvero un problema di CULTURA DEMOCRATICA che in alcuni è TOTALMENTE ASSENTE. Contrari alla tav sono solo ALCUNI COMUNI della Valle, una MINORANZA considerando anche solo gli enti interessati dall'opera. Che qualcuno mi spieghi come è possibile, in base a quale principio democratico, che una minoranza possa IMPORRE LE SUE IDEE alla maggioranza. Spiegatemelo, perchè, cari rivoluzionari, la mia idea ha la stessa dignità della vostra, con un'unica differenza: VOI AVETE PERSO E NON VOLETE AMMETTERLO, ed è per questo che ANDATE BEN OLTRE QUALSIASI PRINCIPIO DEMOCRATICO. SIETE UNA INFIMA MINORANZA, CHE PROVA A BUTTARLA SULLA VIOLENZA PERCHE' LA DEMOCRAZIA VI HA SCONFITTI.


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MessaggioInviato: 12/03/2012, 18:49 
Che molti non abbiamo idea di cosa sia la democrazia di cosa sia la democrazia lo vediamo costantemente....

2 comuni contrari? I comuni che emesso delle delibere contro la tav sono 23. Un governo che bluffa in modo così plateale sui numeri e manipola l'informazione come sta facendo non è democratico e non è degno di decidere per nessuno.

Adesso la motivazione a sostegno della TAV è o si fa questo o non si fa nulla? Ma che assurdità è? Sul territorio si può e si deve investire. Ma lo si deve fare in maniera pulita, trasparente, utile ed ecocompatibile.
Che state sostenendo? Chi la vuole la TAV? A che cosa serve andare andare da torino a Lione in 4 ore se una volta giunta in Italia la merce si ferma ad ogni snodo ferroviario? E come avverrebbe il trasporto fino a torino, su slitte trainate dalle renne di Babbo Natale? Che senso ha potenziare una tratta verso l'estero mentre i collegamenti nazionali vengono continuamente depotenziati, dall'incuria dalla mancanza di investimenti e dalle politiche insensate? Ve le fate queste domande?



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« Nel regno di chi cerca la verità non esiste nessuna autorità umana. Colui che tenta di recitarvi la parte di sovrano avrà a che fare con la risata degli dei » (Albert Einstein)

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Blissenobiarella ha scritto:
2 comuni contrari? I comuni che emesso delle delibere contro la tav sono 23. Un governo che bluffa in modo così plateale sui numeri e manipola l'informazione come sta facendo non è democratico e non è degno di decidere per nessuno.


Esatto.

In realtà, il nostro amico sezione, pur di non dare contro le decisioni del suo partito, sarebbe disposto pure a vendere una patacca per un Picasso.

In quanto al discorso democrazia poi... stenderei decisamente un velo pietoso.



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MessaggioInviato: 12/03/2012, 20:20 
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Blissenobiarella ha scritto:

Che molti non abbiamo idea di cosa sia la democrazia di cosa sia la democrazia lo vediamo costantemente....

2 comuni contrari? I comuni che emesso delle delibere contro la tav sono 23. Un governo che bluffa in modo così plateale sui numeri e manipola l'informazione come sta facendo non è democratico e non è degno di decidere per nessuno.

Adesso la motivazione a sostegno della TAV è o si fa questo o non si fa nulla? Ma che assurdità è? Sul territorio si può e si deve investire. Ma lo si deve fare in maniera pulita, trasparente, utile ed ecocompatibile.
Che state sostenendo? Chi la vuole la TAV? A che cosa serve andare andare da torino a Lione in 4 ore se una volta giunta in Italia la merce si ferma ad ogni snodo ferroviario? E come avverrebbe il trasporto fino a torino, su slitte trainate dalle renne di Babbo Natale? Che senso ha potenziare una tratta verso l'estero mentre i collegamenti nazionali vengono continuamente depotenziati, dall'incuria dalla mancanza di investimenti e dalle politiche insensate? Ve le fate queste domande?


1- Certo, quando c'era da costruire autostrade tutti a chiedere pulite ed ecologiche ferrovie, ora che si fanno ferrovie, tutti a chiedere... Cosa? Ripeto: rimodernare una ferrovia significa scavare, sbancare, tagliare eccetera, in Valsusa come in Polesine o in qualsiasi altra parte del mondo. E, ripeto, sono decenni che a qualsiasi grande (ma anche piccola) opera salta fuori il comitato (a)politico che dice sempre le stesse cose: inquina, costa e non serve.

2- Guarda che la Tav non si ferma a Torino. Vuoi che ti segnali tutto il mega-dibattito sulla tav qui in Veneto?

3- Oooh, alleluia! Finalmente si citano numeri precisi! Allora, la comunità montana comprende 43 comuni; la Tav interessa 112 comuni, 87 in Francia, tutti favorevoli (e non si capisce come mai i comuni "al di là del buco" non parlino di problemi ambientali), gli italiani sono 25. Tutti contrari, o quasi? Ma và... I comuni italiani che hanno espresso parere contrario sono 12 (maggioranza?), compresi quelli che non hanno alcun impatto dalla Tav. Quelli interessati da buchi / cantieri / scavi eccetera, ad essere contrari, sono solo 2 (ripeto, DUE). Per cui, ripeto: le idee sono tutte rispettabili e degne di massimo rispetto. Ma, poichè siamo in democrazia, chi è di più vince. Possono 12 comuni su 25 / 112 fermare la tav? Con quale diritto una minoranza può imporre con la violenza le sue idee?


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MessaggioInviato: 13/03/2012, 11:41 
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sezione 9 ha scritto:

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Blissenobiarella ha scritto:

Che molti non abbiamo idea di cosa sia la democrazia di cosa sia la democrazia lo vediamo costantemente....

2 comuni contrari? I comuni che emesso delle delibere contro la tav sono 23. Un governo che bluffa in modo così plateale sui numeri e manipola l'informazione come sta facendo non è democratico e non è degno di decidere per nessuno.

Adesso la motivazione a sostegno della TAV è o si fa questo o non si fa nulla? Ma che assurdità è? Sul territorio si può e si deve investire. Ma lo si deve fare in maniera pulita, trasparente, utile ed ecocompatibile.
Che state sostenendo? Chi la vuole la TAV? A che cosa serve andare andare da torino a Lione in 4 ore se una volta giunta in Italia la merce si ferma ad ogni snodo ferroviario? E come avverrebbe il trasporto fino a torino, su slitte trainate dalle renne di Babbo Natale? Che senso ha potenziare una tratta verso l'estero mentre i collegamenti nazionali vengono continuamente depotenziati, dall'incuria dalla mancanza di investimenti e dalle politiche insensate? Ve le fate queste domande?



3- Oooh, alleluia! Finalmente si citano numeri precisi! Allora, la comunità montana comprende 43 comuni; la Tav interessa 112 comuni, 87 in Francia, tutti favorevoli (e non si capisce come mai i comuni "al di là del buco" non parlino di problemi ambientali), gli italiani sono 25. Tutti contrari, o quasi?


per la precisione in italia
sono tre le gallerie da scavare,
lì una sola..

trovare progetti intelligenti costa così tanta fatica?

io investirei sul motore elettrico,
per esempio..
darei incentivi alle industrie
che sviluppano e producono
batterie e motori..
e agevolazioni sull'acquisto..

questo è fare crescita..
non un buco in una montagna
per guadagnare 30 minuti..
che poi non serviranno a nessuno..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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io investirei sulle alte velocità del web, visto che su questo piano siamo ancora nel medioevo rispetto al resto del mondo e non ci si può aspettare che le nostre ditte siano competitive se non sono neanche in grado di dialogare al livello di quelle estere. Provvederei a risanare le aree colpite da dissesto idrogeologico. Ripristinerei le ferrovie treni e corse nazionali. Farei le cose in prospettiva di un futuro sostenibile e non del guadagno che posso far fare agli amichetti finchè resto con il popò sulle sedie della casta.



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