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MessaggioInviato: 11/10/2013, 19:41 
http://www.rischiocalcolato.it/2013/10/ ... trici.html

Alitalia, Altri Soldi Pubblici Buttati nel Cesso per Salvare il C.u.l.o alle Banche Creditrici

11 ottobre 2013
Di FunnyKing

E ci risiamo dopo i 3 miliardi di euro regalati dal duo Berlusconi-Prodi (e ricordiamocela bene come andò), siamo punto e accapo. Per salvare la stramaledetta compagnia di bandiera, quella che per intenderci si becca le rotte interne più interessanti in monopolio e ti fa pagare biglietti assurdi (mai provato un volo Milano-Roma….), andiamo a buttare nel cesso altri soldi pubblici. Questa volta depauperando Poste Italiane.

Il bis-pensiero dei nostri media sussidiati è già al lavoro, ad esempio si fa notare che Poste Italiane ha già una compagnia aerea che va benone…

Va benone?!?!

Ah si, vogliamo parlare di Mistral Air l’ineffabile compagnia aerea di Poste Italiane?

dal Fatto Quotidiano

…….Eppure l’operazione Lupi-Letta (cioè l’entrate di Poste Italiane nel capitale Alitalia n.d. fk) sembra tutto tranne che all’insegna della discontinuità. Se non per il fatto che lo scorso anno il numero uno di Poste Italiane,Massimo Sarmi aveva deciso di uscire definitivamente dal business del trasporto aereo esprimendo chiaramente in bilancio l’intenzione di disfarsi della Mistral Air, che rappresenta un buco in continua espansione nei conti della società pubblica.
La linea Passera - Per il resto, invece, tutto sembra andare nella direzione della continuità con la vecchia linea di Corrado Passera. Non solo perché l’ex banchiere e autore tuttora convinto del Piano Fenice che ha portato al (quasi) secondo fallimento di Alitalia, è ben rappresentativo delle classiche operazioni di sistema all’italiana di cui paghiamo il conto ancora oggi. E che oggi si ripetono con l’unica novità è una banca pubblica, le Poste appunto, ad affiancarsi a quelle private come Intesa SanPaolo socia e creditrice della compagnia.
L’acquisto di Mistral Air da Tnt Global Express nel 2002, infatti, era stato uno degli ultimi atti del Passera postino prima del passaggio a Banca Intesa. “L’idea è che noi vogliamo utilizzare il mezzo aereo per il corriere espresso, e abbiamo valutato che questa operazione poteva essere utile in questo senso. Vogliamo sempre più usare l’aereo quale mezzo di trasporto del corriere prioritario”, aveva commentato pochi mesi dopo l’operazione che avrebbe dovuto essere “aperta a ulteriori alleanze commerciali e industriali con altri operatori”, senza che nulla di simile è accaduto in modo stabile fino ad oggi.
Il buco Mistral Air -In compenso a fine 2012 Mistral Air registrava un patrimonio netto negativo per quasi 6 milioni di euro, un rosso (il quinto di fila) di 8,242 milioni e debiti per 33,858 milioni. Una situazione che, complice il suggerimento della Corte dei Conti, aveva spinto il successore di Passera alle Poste ad avviare il processo di dismissione della compagnia già ricapitalizzata per 3,5 milioni nel 2010, sollecitando manifestazioni di interesse “al fine di valutarne la cessione a un operatore selezionato”. Una scelta motivata sostanzialmente dall’andamento negativo di Mistral che richiede una nuova iniezione di liquidità obbligatoria da circa 3 milioni perché il patrimonio è appunto sceso sotto il minimo di legge. I numeri del vettore aereo, che funziona come low cost principalmente per l’Opera Pellegrinaggi, oltre ad occuparsi di trasporto merci/pacchi e trasferimento immigrati clandestini, non sono del resto rassicuranti.
Colpa della crisi che fa viaggiare di meno e dell’aumento del prezzo del greggio? Purtroppo no. O almeno non solo: da quando fa parte di Poste, la Mistral Air non è infatti mai riuscita a decollare cumulando perdite su perdite. Eppure le possibilità per un miracoloso rilancio non sono mancate: innanzitutto con l’accordo quinquennale con l’Opera pellegrinaggi, firmata per portare i pellegrini a Lourdes, Fatima, Santiago de Compostela. Con Antonio Martusciello, ex deputato di Forza Italia, ex sottosegretario e viceministro, che diventa presidente della compagnia fondata da Bud Spencer nel 1981.
Avete capito. La fantasmagorica compagnia aerea di Poste Italiane è un disastro tanto che Srami “aveva” deciso di disfarsene. E ora ci vogliono far passare per geniale l’ideona di appioppare il cadavere di Alitalia (ammesso che sia mai stata viva) alle Poste.

Eh si come no. Una operazione di sistema, giusto per salvare il culo alle banche creditrici di Aliatalia con il patrimonio pubblico-

E come sempre in questi casi l’operazione è strettamente bipartisan.

da Dagospia

…..ecco la vera storia. Nel 2008, per non consegnare Alitalia all’Air France scelta da Prodi, ma ai privati selezionati da un “Grande imprenditore prestato alla politica” e da un “Grande banchiere di sistema”, lo Stato ripiana un buco di tre miliardi con i soldi dei contribuenti. La cosa un po’ fa scandalo e allora partono subito inchieste e processi penali sulle gestioni precedenti. Inchieste naturalmente ancora in corso in quella casa del “Grande Boooh!” che è Piazzale Clodio.
Passati cinque anni dalla bella pensata del Banana e di Airone Passera, si scopre che la famosa Alitalia dei “capitani coraggiosi” s’è già fumata 1,2 miliardi e ha accumulato un debito effettivo scaduto che sfiora i due miliardi. La compagnia sta di nuovo per fallire. E lo Stato, non potendo usare il risparmio postale degli italiani immobilizzato nella Cassa Depositi Prestiti, sceglie di drenare direttamente la liquidità di Poste Spa e di rientrare nel capitale di Alitalia. Come se fosse una scelta obbligata.

MISTRAL AIR
Perché invece non è scritto da nessuna parte che l’Italia debba avere una compagnia di bandiera. La si potrebbe dar subito, con tante scuse, al socio Air France, oppure la si potrebbe anche far fallire. Ovviamente, con un fallimento forse finirebbero in manette banchieri, soci privati e manager. Ma fa parte del famoso rischio d’impresa.

I PASSERA IN SPIAGGIA
Invece con questa rinazionalizzazione strisciante, le banche (Intesa e Unicredit in testa) si degneranno di prestare nuovi soldi. E i sedicenti privati, tra i quali spiccano concessionari pubblici come Atlantia-Benetton, forse faranno la loro (piccola) parte nella ricapitalizzazione. Tutti si complimenteranno a vicenda per il comune “senso di responsabilità dimostrato” e i sindacati, insieme ai partiti, penseranno di essere padroni tanto di Alitalia quanto di Poste.
L’amorale della storia è che Stato batte Mercato due a zero, ancora una volta. E che i soldi dei cittadini vengono usati per salvare il culo alle banche, ancora una volta….

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MessaggioInviato: 11/10/2013, 20:01 
Link a:

Perchè in Italia nessuno si ribella


Ultima modifica di Wolframio il 11/10/2013, 20:02, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 11/10/2013, 20:15 
... Perché (sebbne miliardarie e TRUCCATE) ci sono le partite di calcio! [8D]



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MessaggioInviato: 11/10/2013, 21:11 
Stiamo ancora cercando la nostra l' identità e intanto deleghiamo degli incapaci nel rappresentarci.


Ultima modifica di greenwarrior il 11/10/2013, 21:11, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 12/10/2013, 00:11 
Il quadro esatto di come sta il paese. Una "pagina della memoria economica", che fa da contraltare alla propaganda dei "poteri forti".

ROMA (WSI) - In questa pagina WSI pubblica in sintesi il quadro oggettivo dell'economia italiana, aggiornato con i piu' recenti dati statistici, macro-economici e di politica monetaria. Una "pagina della memoria economica", che fa da contraltare alla massiccia propaganda mediatica di lobby (stato, partiti, banche). Costoro nascondono la verita' agli italiani e puntano anzi a manipolare il consenso con strategie che beneficiano i "poteri forti" e penalizzano cittadini e piccole imprese. Preghiamo i lettori di aiutarci, postando aggiornamenti e segnalazioni, corredati di fonte (autorevole) e link.
____________________________________________

- Ammortizzatori: 80 miliardi erogati dall’Inps dall’inizio della crisi tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione; a giugno, richiesta Cig in aumento + 1,7% rispetto a maggio e in calo -4,9% su giugno 2012 (fonte: Inps);

- Benzina: da gennaio a luglio 2013 i consumi di benzina sono calati -6,3%, per cui il gettito fiscale (accise e imposte) e' sceso -2,9%. Considerando i primi sette mesi del 2013, i consumi petroliferi sono complessivamente scesi del 7,3% rispetto allo stesso periodo del 2012 (fonte: Unione Petrolifera);

- Cassa integrazione: nel complesso sono state autorizzate 704 milioni di ore nel periodo gennaio-agosto 2013 (fonte Inps); ad agosto Cig +12,4%. Salgono straordinaria e in deroga;

- Chiusura aziende: per la crisi, tra il 2008 e il 2012 hanno chiuso circa 9mila imprese storiche, con più di 50 anni di attività. Si tratta di 1 impresa storica su 4 (fonte: Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza);

- Competitività: Italia al 49° posto nel mondo, battuta anche da Lituania e Barbados (fonte: World Economic Forum);

- Consumi: nel periodo 2012-13 contrazione record dei consumi di -7,8% (fonte: Federconsumatori). Cio' equivale ad una caduta complessiva della spesa delle famiglie (vedi sotto "Spesa famiglie") di circa 56 miliardi di euro;

- Credito alle imprese: secondo la Bce nel luglio 2013 contrazione di -3,7%, superiore a quella registrata a giugno (-3,2%) e maggio (-3,1%). Prestiti bancari fino a 12 mesi, quelli piu' adatti a finanziare il capitale circolante delle imprese: -4,0%. In fumo 60 miliardi di prestiti solo nel 2012;

- Debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche: 400% del Pil, circa 6mila miliardi;

- Debito pubblico: a giugno 2013 nuovo record a 2.075,71 miliardi di euro, dai 2.074,7 miliardi di maggio; oltre il 130% del Pil. Gli interessi pagati dal Tesoro sono stati 86,7 miliardi nel 2012. Secondo le previsioni il debito pubblico salirà al 130,8% del Pil nel primo trimestre 2014, rispetto al 123,8% del primo trimestre 2012;

- Deficit/Pil: 2,9% nel 2013. Peggioramento ciclo economico Imu, Iva, Tares, Cassa integrazione in deroga lo portano ben oltre la soglia del 3%. Per la Bce ci sono rischi crescenti su obiettivi deficit 2013, peggiora disavanzo, con sostegni a banche e rimborso debiti PA;

- Depositi: nelle banche italiane in totale sono scesi nel luglio 2013 a 1.110 miliardi di euro contro i 1.116 miliardi di giugno. I depositi delle famiglie sono stabili a 918,5 miliardi, quelli delle società sono scesi da 198,4 a 191,6 miliardi (fonte: Bce);

- Disoccupazione: a luglio 2013 si attesta al 12% (fonte Istat). Disoccupazione giovanile balza al nuovo record negativo storico: 39,5%. Le domande di disoccupazione e mobilita' sono salite +19,8% nei primi 7 mesi del 2013 (fonte Inps). Nell'Eurozona per il 2013 le stime confermano una disoccupazione al 12,3%, e per il 2014 al 12,4% (fonte Bce);

- Entrate tributarie: a maggio -0,7 miliardi rispetto allo stesso mese di un anno fa (a 30,1 miliardi, -2,2%). Nei primi 5 mesi del 2013 il calo è dello 0,4% rispetto ai primi 5 mesi del 2012;

- Evasione: Nel 2013 5mila evasori totali e 17,5 miliardi nascosti. Secondo le stime elaborate dall'Istat l'imponibile sottratto al fisco si aggira ogni anno attorno ai 275 miliardi di euro;

- Export: E' una delle poche voci positive dell'Economia italiana. A luglio 2013 si registra un surplus commerciale di 2,8 miliardi di euro nei paesi extra Ue, rispetto all'avanzo di 1,9 miliardi dello stesso mese del 2012, che porta a un saldo positivo di 10,5 miliardi nei primi 7 mesi del 2013, rispetto al disavanzo di 3,6 miliardi nel periodo gennaio-luglio 2012 (fonte: Istat); a luglio si registra un rallentamento dell'export extra Ue di -2,0% sul mese precedente;

- Fabbisogno dello stato: nei primi 8 mesi del 2013 ha superato i 60 miliardi, quasi il doppio rispetto ai 33,5 dello stesso periodo 2012;

- Fallimenti: nel primo semestre 2013 si sono registrate 6.500 nuove procedure fallimentari, in aumento +5,9% rispetto allo scorso anno;

- Felicità: Italia depressa, il 'fu-Belpaese' è 45° nella classifica mondiale, stando al secondo Rapporto sulla Felicità dell'Onu;

- Fiducia aziende: l'indice composito sale da 79,8 di luglio a 82,2 di agosto.

- Fiducia consumatori: torna ai livelli massimi da due anni. Il clima di fiducia dei consumatori aumenta, ad agosto, a 98,3 da 97,4 del mese di luglio.

- Gettito Iva: nel periodo gennaio/aprile 2013 tra le imposte indirette prosegue l'andamento negativo dell'IVA (-7,8%) per effetto della flessione registrata dalla componente relativa agli scambi interni (-4,7%) e di quella relativa alle importazioni da Paesi extra UE (-21,4%) che risentono fortemente del deterioramento del ciclo economico;

- Immobiliare: nel primo trimestre 2013 l'indice dei prezzi delle abitazioni ha registrato una diminuzione dell'1,2% rispetto al trimestre precedente e del 5,7% nei confronti dello stesso periodo del 2012 (fonte: Istat);

- Inflazione: i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza registrano ad agosto 2013 una variazione congiunturale nulla e crescono su base tendenziale + 1,7% (fonte: Istat);

- Insolvenze bancarie: quelle in capo alle imprese italiane hanno sfiorato a maggio 2012 gli 84 miliardi di euro (precisamente 83,691 miliardi);

- Manifattura: l'indice Pmi è salito a 51,3 punti ad agosto, dai 50,4 del mese precedente, segnando il livello massimo da 27 mesi a questa parte. Secondo Markit alla base dell'espansione della produzione c'è stato un incremento dei nuovi ordini, il più marcato in oltre due anni, in particolare dall'estero.

- Neet: 2,2 milioni nella fascia fino agli under 30, ragazzi che non studiano, non lavorano, non imparano un mestiere, totalmente inattivi;

- Prezzi produzione: l'indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali è aumentato a luglio dello 0,1% rispetto al mese precedente e diminuito dello 0,9% nei confronti di luglio 2012. Lo ha comunicato l'Istat.

- Pil: il Prodotto interno lordo dell'Italia, ovvero la ricchezza complessiva del paese, alla fine del 2012 era di 2.013,263 miliardi di dollari (dati Ocse) o 1.565,916 miliardi di euro (fonte: relazione del governo al Parlamento - 31 marzo 2013). Nel secondo trimestre il Pil Italia è stato confermato in contrazione -0,2% dopo il -0,6% nei primi tre mesi dell'anno. Comparando il secondo trimestre del 2013 con gli stessi mesi dell'anno precedente il calo è -2,0% (fonte: Eurostat). S&P ha abbassato la sua previsione di crescita 2013 per l'Italia, a -1,9% rispetto al -1,4% previsto a marzo 2013 e al +0,5% stimato a dicembre 2011. L'ultima previsione dell'Istat per il 2013 e' -2,1%. Il Fmi ha tagliato le stime del pil Italia 2013 a -1,8%. Anche l'Ocse prevede una contrazione di -1,8%, unico paese in recessione del G7. Nel 2012 il Pil ha subito una contrazione di -2,4%. E un crollo senza precedenti di -8,8% dall'inizio della crisi nel secondo trimestre del 2007 (fonte Eurostat);

- Potere d'acquisto delle famiglie: -2,4% su base annua, -94 miliardi dall’inizio della crisi, circa 4mila euro in meno per nucleo;

- Precariato: contratti atipici per il 53% dei giovani (dato Ocse);

- Produzione industriale: crollata -17,8% negli ultimi dieci anni. La produzione industriale e' calata -1,1% a luglio 2013 e -4,3% rispetto a luglio 2012 (fonte Istat);

- Reddito famiglie: nel 2013 e' tornato ai livelli di 25 anni fa, oggi 1.032 miliardi di euro, rispetto ai 1.033 del 1988 (fonte: Confcommercio);

- Ricchezza: dall'inizio della crisi nel secondo trimestre del 2007 il pil e' crollato -8,8% (fonte: Eurostat), pari a una perdita di oltre 150 miliardi di euro. L'Italia comunque e' il paese piu' ricco in Europa per via del patrimonio immobiliare dei cittadini ma tra quelli a minor reddito e con il piu' alto tasso di poverta': la ricchezza netta pro-capite, pari a 108.700 euro, supera di poco quella dei francesi (104.100 euro) e dei tedeschi (95.500 euro) (Fonte Bce-Bankitalia);

- Servizi: il fatturato delle aziende che operano nel settore servizi (80% del Pil Italia) nel secondo trimestre 2013 risulta in calo -2,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente; l'indice Pmi relativo alle imprese dei servizi in Italia resta sotto i 50 punti (che indica contrazione): 48,8 ad agosto (fonte: Markit);

- Sofferenze bancarie: a maggio 2013, secondo il rapporto Abi, le sofferenze lorde sono risultate pari ad oltre 135,7 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto ad aprile 2013 (+22,4% annuo);

- Spesa famiglie:: prosegue il calo della spesa delle famiglie italiane, nel secondo trimestre del 2013 si contrae -3,2%, e per i beni durevoli -7,1% (fonte: Istat);

- Tasse: 262 scadenze per i cittadini italiani dall'Irpef, all'Iva, all'Irap, etc. Il livello eccessivo di tassazione provoca un effetto negativo, noto come curva Laffer e non e' compatibile con la crescita;

- Spesa pubblica: in 15 anni e' salita +69% a 727 miliardi. Rispetto a una ricchezza di 1.565 miliardi di euro, lo stato spende il 48% del pil. E con gli interessi sul debito pubblico supera il 52%;

- Vendite al dettaglio: in calo a giugno 2013 -3% su base annua, -0,2%. Nel trimestre aprile-giugno 2013 l'indice è calato -0,3%.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... apere.aspx

...evidente che ci vengono raccontate fiabe,mentre la realta'e' ben diversa.....................[:(!]


Ultima modifica di ubatuba il 12/10/2013, 00:12, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 12/10/2013, 16:36 
Ma se CON I NOSTRI SOLDI paghiamo in questo modo un carciofo come questo .....! [:(!]





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La Rai gli offre un nuovo contratto da sogno.
Lui firma. E guadagnerà...
Il conduttore di "Che Tempo Che Fa" sigla un'intesa di tre anni che gli vale la bellezza di 5,4 milioni di euro

http://www.liberoquotidiano.it/index.jsp

Il primo che sento lamentarsi del "canone" RAI gli sputo (elettronicamente) in un occhio! [^]



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Grillo aveva parlato già qualche anno fa degli stipendi Milionari dei conduttori RAI asserviti ai partiti, soprattutto asserviti a quei falsi democratici del PD (nel caso RAI ma anche alcuni a LA7) però tutti fanno finta di niente....


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Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Ma se CON I NOSTRI SOLDI paghiamo in questo modo un carciofo come questo .....! [:(!]





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La Rai gli offre un nuovo contratto da sogno.
Lui firma. E guadagnerà...
Il conduttore di "Che Tempo Che Fa" sigla un'intesa di tre anni che gli vale la bellezza di 5,4 milioni di euro

http://www.liberoquotidiano.it/index.jsp

Il primo che sento lamentarsi del "canone" RAI gli sputo (elettronicamente) in un occhio! [^]




un uomo che non ho mai sopportato!io non lo farei stare in televisione, e' di una freddezza e mancanza di sensibilita' incredibili.nn gli importa degli altri, pensa solo ai suoi soldi ...



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Purtroppo il mondo è pieno di gente del genere.[xx(]



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Ho trovato una altro articolo che tratta di questa "strana cena"

FONTE: MOVISOL.ORG

Enrico Letta ha superato il voto di sfiducia di mercoledì anche grazie ai meccanismi di "stabilizzazione" politica messi in atto da Bruxelles. Tali meccanismi sono atti ad assicurare che saranno prese decisioni conformi allo "stato di necessità" decretato dall'UE. Ciò significa che le elezioni vanno evitate a tutti i costi e che il golpe avviato con la nomina di Mario Monti deve proseguire, per assicurare che gli italiani si immolino per salvare l'euro.

La strategia è stata messa a punto in una cena privata il 20 settembre a Roma, che ha visto attovagliarsi a casa di Eugenio Scalfari Mario Draghi, Enrico Letta, Giorgio Napolitano e Laura Boldrini, tutti membri della corrente spinelliana del partito britannico.

Due giorni dopo, Scalfari ha impartito gli ordini di marcia in un editoriale su La Repubblica. Dopo aver sentenziato in puro stile fascista illuminato che "la massa non fa progressi", Scalfari lancia l'allarme: si sta cercando di mettere in discussione "l'esistenza dello stato di necessità" che giustificò il governo UE-diretto di Mario Monti prima, e di Enrico Letta poi, scrive il fondatore del giornale di De Benedetti. C'è il rischio che Letta sia costretto dai ricatti di Berlusconi ad adottare una politica di anti-austerità (anti-euro). Ma, conclude Scalfari, Letta, Napolitano e Draghi "sono i nostri tre punti di forza, che hanno l'Europa come obiettivo preminente per l'avvenire di tutti. Se questa realtà è chiara, occorre operare, ciascuno nell'ambito delle sue competenze, affinché si realizzi”.

Ciò che il partito britannico teme è che il sentimento anti-austerità nella popolazione italiana – che Berlusconi sicuramente sfrutta per salvarsi, ma questo è solo una complicazione per gli smarriti – possa sfociare in un definitivo voto anti-euro in caso di nuove elezioni. Già il fronte anti-euro si sta organizzando su scala pan-europea. Il 23 settembre a Roma si è tenuto il primo incontro degli euroscettici del nord e del sud. Hans-Olaf Henkel dalla Germania e Brigitte Granville (Francia e UK), si sono uniti ai prof. Giuseppe Guarino, Alberto Bagnai, Claudio Borghi e altri accademici in una conferenza pubblica. Il prof. Guarino, relatore principale e presidente del convegno, ha denunciato il fatto che la politica di zero deficit dell'UE non solo è sbagliata, ma è illegale persino sotto la stessa legge dell'UE. (Nota CdC: Qui è il resoconto dell'incontro.)

Per giustificare l'illegalità, l'UE ha costantemente usato l'argomentazione dello "stato di necessità", che secondo Karl Schmitt autorizza a sospendere la costituzione. Lo stato di necessità è dettato dall'imperativo di salvare il sistema oligarchico. Nell'estate del 2011, l'UE ha creato uno stato di necessità per l'Italia manipolando il valore dei suoi titoli di stato. La BCE ha prima lasciato cadere i titoli, ed è intervenuta successivamente ad acquistarli per sostenere il governo Monti. Si ripeterà il giochetto con Letta? È questo che Draghi ha discusso nella cena delle trame? Il suo annuncio al Parlamento Europeo che la BCE è pronta ad un'altra mega-iniezione di liquidità per le banche (LTRO) ha a che fare con questo? Che ha chiesto Draghi in cambio ai suoi commensali?

Il Financial Stability Assessment del FMI per l'Italia, rilasciato il 27 settembre, raccomanda l'applicazione del bail-in (prelievo forzoso) per soccorrere le banche italiane. È quanto ha chiesto Draghi? O si è limitato a sollecitare le privatizzazioni, in consueto "stile Britannia"?


Fonte: http://www.movisol.org
Link: http://www.movisol.org/13news167.htm
3.10.2013


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Bello schifo! Aleeeee, alé, alè, aléèèèèèè! [8)]



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MessaggioInviato: 12/10/2013, 20:32 
Eccolo lo "svecchiamento" dell'Italia! [:o)]






Manifestazione radical-chic

Costituzione, in piazza a Roma Rodotà, Zagrebelsky, Landini e Di Pietro: "Vietato cambiarla"

"La Carta non si tocca". In Piazza del Popolo reunion dei benpensanti che mettono in fila i loro "no". Vendola: "E' una neonata che ha bisogno di crescere ed essere accudita".



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Tutti in piazza per la Costituzione: vecchi comunisti e giovani compagni manifestano per difendere il buon nome di una carta ingiallita. Si sono accampati in Piazza del Popolo, a Roma, ed hanno radunato un po' tutto il mondo della sinistra radical-chic: c'erano Stefano Rodotà, promotore numero uno, Nichi Vendola, Maurizio Landini e Antonio Di Pietro. Bandiere rosse e pochi tricolore hanno addobbato quella piazza un tempo luogo sacro della destra missina: "La Costituzione non si tocca", han detto, perché quella carta, nata all'indomani della seconda guerra mondiale, è "la via maestra" sulla quale continuare. Come se tutto, in Italia, funzionasse alla grande.

Conservatori - Difendere la Costituzione significa difendere un'Italia che non c'è più: quella che aveva i poteri da bilanciare, pochi partiti da far convivere ed il terrore da scacciare in fretta. Adesso, tutt'alto, c'è bisogno di stabilità istituzionale e qualche cambio, qua e là, sarebbe bene farlo per evitare capovolgimenti di Palazzo e pericolose crisi improvvise. Non la pensa così chi oggi è sceso in piazza. Landini, che nella vita fa il sindacalista della Fiom, ha detto che "il problema non è cambiare o meno la carta, ma applicarla": questo, dice, "è il solo modo di cambiare il Paese". A fargli eco, nemmeno a dirlo, Vendola: il governatore della Puglia ha detto che "non solo non è vecchia, ma è una neonata che ha bisogno di crescere ed essere accudita". A Nichi, forse, nessuno ha ancora detto che il Muro di Berlino è caduto e che il mondo, in realtà, è cambiato parecchio: vuole mantenere un assetto istituzionale vecchiotto perché, alla fine, è l'unico che potrebbe garantirgli le prerogative conquistate dai compagni senza lasciarsi contaminare dalle altre culture. Insomma, nonostante Gustavo Zagrebelsky (anche lui tra i difensori) abbia detto il contrario, quelli che oggi difendevano la Carta sembravano i più conservatori tra gli italiani.

Presidenzialismo - Uno dei totem che gli ex comunisti, vecchi e giovani (c'era anche Pippo Civati oggi in piazza), difendono è l'assetto istituzionale attuale. Loro proprio non vogliono che la Repubblica italiana possa passare al modello presidenziale anche se, come Giorgio Napolitano dimostra, quel cambio è già avvenuto nella storia: l'ipocrisia, evidentemente, piace anche quando tocca le Istituzioni e non è bene portare alla luce le incongruenze. Lo hanno fatto per anni, sventolando le loro bandiere rosse, e continuano a farlo oggi: Zagrebelsky l'ha detto chiaramente, gli altri hanno fatto il coro dopo averlo applaudito. Vendola, addirittura, ha detto che la "povera" Carta è stata "occultata nei suoi significati, manipolita, aggirata, ferita, umiliata". Il no alla riforma, insomma, sembra essere a tutto tondo e anche se il comitato dei saggi dovesse virare sul premierato forte (alla britannica) loro servirebbero niet come se piovesse. Vogliono lasciare le cose come sono: anacronisti, nei modi e nei tempi.

"Resistere, resistere, resistere" - Alla lotta antifascista e alla resistenza si richiama Antonio Di Pietro, da un po' di tempo ai margini della politica e in cerca di luci. La ribalta manca al povero Tonino ed è costretto a cavalcare le onde correttissime di Rodotà&co per farsi notare. In piazza si è fatto vedere, ma il messaggio più denso di significato l'ha lanciato via web: il pericolo, è la sintensi del Di Pietro-pensiero, è un ritorno al Fascismo, difendere la Carta è un obbligo anche perché di meglio non c'è. Anche lui affetto da vendolite? Di sicuro entrambi non si sono accorti che tutto è cambiato e che una "rinfrescata" alla Carta (di tutti) e alle idee (loro) sarebbe bene darla. Ma chissà, purtroppo il vittimismo si trasforma spesso in attivismo e vengono spinti in piazza da pulsioni incontrollabili. A meno che non si voglia pensare che a portarli in Piazza del Popolo sia stata solo la smania di pubblicità.

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... arla-.html

Alèèèè, alè, alè, aléèèèèèèè! [:o)]



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MessaggioInviato: 13/10/2013, 10:30 
<h1>Quel che resta del berlusconismo</h1>

(di Massimo Introvigne13-10-2013)


Forza Italia nel 1994




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Gli editoriali che si susseguono su diversi quotidiani nazionali hanno un punto in comune. Manifestano, oppure criticano, l'incapacità della sinistra italiana di capire il berlusconismo, e la fretta di ridurlo - come già avvenne per il fascismo - a una semplice «parentesi» nella storia d'Italia. Questo atteggiamento non è casuale. Deriva da un errore sociologico che risale a Friedrich Engels (1820-1895) e alla prima Scuola di Francoforte, attiva in Germania fra le due guerre mondiali e che cercava di mettere insieme marxismo e psicanalisi.

Secondo la visione della storia di Karl Marx (1818-1883) e di Engels, il cammino storico è sì accidentato ma si muove in una direzione precisa: quella del «progresso», che culminerà nella società socialista e nel comunismo. La necessità di questo esito può essere provata scientificamente ricorrendo all'economia, che per Marx è la scienza delle scienze. Questa scienza proverebbe che i «lavoratori» - in particolare, ma non solo, gli operai - sono destinati ad acquisire sempre maggior peso sociale. E, siccome questi lavoratori sono per definizione progressisti - ancorché abbiamo bisogno del Partito Comunista per rendersene conto - ecco che la direzione progressista della storia è ineluttabile.

La Scuola di Francoforte si trovò di fronte al dramma dell'ascesa del fascismo in Italia e del nazionalsocialismo in Germania. I suoi esponenti dovettero ammettere negli anni 1930 che il fascismo e il nazismo erano genuinamente popolari, e che fra i loro sostenitori non c'erano solo «ricchi» ma anche milioni di «lavoratori», il che metteva in crisi la teoria marxista. I «lavoratori», che avrebbero dovuto essere antifascisti, invece erano in buona parte fascisti.

Questo problema - si resero conto i teorici di Francoforte - non era nuovo. Engels se l'era già posto a proposito di movimenti ancora più reazionari, secondo lui, della destra politica: le grandi religioni. Anche queste erano cresciute grazie al sostegno di milioni di poveri, non solo dei ricchi. Com'era stato possibile?

Una prima spiegazione - che Engels usava per Muhammad (570-632), il fondatore dell'islam, ma non è che Gesù Cristo gli fosse tanto più simpatico - era che i leader religiosi fossero affetti da patologie - erano schizofrenici o epilettici - o presentassero quelle deformazioni della psiche che la scienza dell'Ottocento attribuiva ai grandi criminali: e che questa follia o depravazione li rendesse in qualche modo affascinanti. La Scuola di Francoforte applicò la stessa interpretazione ad Adolf Hitler (1889-1945) o Benito Mussolini (1883-1945), riducendoli a casi da manicomio criminale.

Ma la spiegazione non convinceva. Ammettendo anche che Muhammad, o Mussolini, fossero pazzi, non si spiegava perché alcuni pazzi «perdono» e finiscono all'ospedale psichiatrico e altri «vincono» e radunano milioni di seguaci. Quando nella sua totalità la Scuola di Francoforte scappò dalla Germania nazista e si trasferì negli Stati Uniti, l'analisi si fece più sofisticata. Si sostenne che i folli criminali che hanno successo nella storia si distinguono per la loro sagacia nell'uso della propaganda. Theodor Adorno (1903-1969) e Max Horkheimer (1895-1973) diedero persino la colpa ai fumetti, che avrebbero veicolato ideologie «di destra», così sottilmente imposte dalle «destre» ai «lavoratori», incorrendo nei giustificati lazzi di Umberto Eco, uomo di sinistra ma grande estimatore dei fumetti.

La sinistra italiana si è trovata di fronte allo stesso problema con Berlusconi. Finita la Prima Repubblica, la direzione della storia e del «progresso» era chiara: i «lavoratori» avevano vinto - con un piccolo aiuto dei magistrati - e la sinistra sarebbe andata al potere. Invece, nel 1994, vinse Berlusconi, con numeri che dimostravano come non avessero votato per lui solo i «ricchi». La sinistra italiana - rimasta più marxista di quelle di altri Paesi - applicò gli schemi di Engels e della Scuola di Francoforte. Cominciò a sostenere che Berlusconi era un «gangster» - nelle ultime settimane Eugenio Scalfari ha rivendicato più volte di essere stato il primo a usare questa espressione per il Cavaliere, prima ancora che entrasse in Parlamento - affetto da vere patologie psicologiche se non psichiatriche. E continuò con la seconda spiegazione: il gangster malato vinceva grazie alla sua abilità nell'uso dei mezzi di propaganda - stavolta (il progresso vale anche per i cattivi) non i fumetti ma la televisione. La sinistra ha continuato per vent'anni a spiegare il berlusconismo con queste categorie. E ha continuato a perdere.

Giunge ora come un soffio di aria fresca il libro di uno storico accademico, Giovanni Orsina, «Il berlusconismo nella storia d'Italia» (Marsilio, Venezia 2013), che fa piazza pulita di queste idee davvero stantie. Orsina è molto attento a non offendere i suoi colleghi legati alla vulgata marxista, e a chiarire che neppure a lui è troppo simpatico Berlusconi - a sostenere il contrario si rischia di perdere la cattedra o peggio - ma rovescia completamente l'interpretazione corrente.

Se Berlusconi sia o meno affetto da turbe psico-patologiche o sia un delinquente nato è cosa, suggerisce Orsina, che interessa abbastanza poco allo storico o al politologo - meno ancora al sociologo, aggiungo io - dal momento che la vera domanda è perché il suo messaggio abbia avuto successo. Né tutto si può spiegare con la televisione e il denaro. La potenza di fuoco mediatica della sinistra non è mai stata veramente inferiore a quella del Cavaliere. Si tratta dunque finalmente di spostarsi dal mezzo al messaggio, cercando di capire perché i contenuti di Berlusconi abbiano sedotto tanti italiani. Qui sta il centro del libro di Orsina, la cui argomentazione riposa su un'intuizione che mi sembra brillante e corretta.

Per capire Berlusconi, sostiene Orsina, dobbiamo tornare al Risorgimento, quando l'Italia fu fatta contro la maggioranza degli italiani. La classe dirigente politica e culturale del Risorgimento voleva rifare gli italiani. Si riempiva la bocca con l'elogio degli italiani ideali, ma degli italiani reali aveva «ribrezzo». Di qui una robusta politica che Orsina definisce non solo pedagogica ma «ortopedica»: gli italiani andavano rieducati e rifatti, se del caso ingessandoli e intervenendo chirurgicamente. Da questo punto di vista, insiste Orsina, nonostante le evidenti differenze, il fascismo e la Prima Repubblica non furono poi tanto diversi dall'Italia del Risorgimento. Anche il fascismo - e perfino la Prima Repubblica, dal momento che i suoi leader erano cattolici liberali e progressisti che accettavano nella sostanza la narrativa risorgimentale - erano «ortopedici» e volevano rifare gli italiani, considerati intrinsecamente disordinati, lavativi, evasori fiscali, ribelli allo Stato e alle sue leggi.

Rispetto a questa lunghissima storia, Berlusconi rappresentò una vera rivoluzione copernicana. Scese in campo affermando «L'Italia è il Paese che amo» e dichiarando che prima che gli italiani rispettassero le leggi occorreva sincerarsi che le leggi rispettassero gli italiani. Per la prima volta - non in assoluto, ma nell'ambito di forze politiche in grado di vincere le elezioni e andare al governo - qualcuno rovesciava l'ideologia risorgimentale: gli italiani - affermava Berlusconi - sono già fatti, vanno benissimo così o quasi, si tratta semmai di rifare l'Italia, cioè lo Stato e la politica che per decenni si sono costruiti contro il Paese reale.

Miscela di populismo e di liberalismo economico, il berlusconismo - ci spiega Orsina - ebbe enorme successo proprio per questo rovesciamento. Il Cavaliere capì che in Italia c'erano milioni di elettori «di destra» che si turavano il naso e votavano DC ma in realtà non condividevano neppure il dossettismo filo-risorgimentale della classe dirigente democristiana.

Tuttavia - è la seconda parte del libro di Orsina - il berlusconismo è fallito. Non perché alla fine il Cavaliere abbia dovuto soccombere ai giudici - in una loro parte di rilievo, espressione eccellente di quella mentalità «ortopedica» e anti-italiana - ma perché, sottovalutando forse quanto gli «ortopedici» avessero occupato tutti i gangli vitali e culturali della società italiana, non riuscì mai veramente a rovesciarne i metodi e i programmi.

Qui, però, mi separo in parte da Orsina. La rivoluzione di Berlusconi - che ha certo avuto qualche risultato parziale positivo - è fallita non solo per le ragioni indicate dallo storico, ma - o così penso io - perché il Cavaliere non ha mai chiarito, a se stesso e a chi lo ascoltava, che cosa esattamente amasse dell'Italia. Si è limitato per lo più a dire che l'Italia com'era - quella disprezzata dagli «ortopedici» a partire dal Risorgimento - gli piaceva perché era fantasiosa, creativa, intelligente, spiritosa, piena di amore contrapposto all'odio spacciato dalle ideologie. Tutte belle cose, ma che non toccano la sostanza. Gli intellettuali risorgimentali e post-risorgimentali e i loro mandatari politici odiavano e odiano gli italiani non perché sono creativi o spiritosi ma perché sono cattolici. Sono cattolici anche se non vanno a Messa, come dimostrano tante reazioni spontanee agli eccessi del laicismo. Per mentalità personale, per calcolo politico, per timore dei «poteri forti», per i collaboratori che si è scelto Berlusconi non ha mai dato eccessivi contenuti alla sua apologia dell'Italia reale, né è mai arrivato a dire la verità sul carattere intrinsecamente cattolico dell'ethos italiano. Per questo, la sua rivoluzione contro il «partito anti-italiano» è sempre rimasta a metà, e finalmente è fallita.

Ma il libro di Orsina dimostra pure che una critica della cultura «ortopedica» e anti-italiana, anche radicale, ha un grande potenziale elettorale. Dopo Berlusconi, l'errore più fatale che il centro-destra italiano può commettere è quello di diventare la «destra moderna» alla Cameron o alla Chirac che non a caso invocano i vari Scalfari: una destra un po' massonica, laicista, attenta ai «nuovi diritti» che occupi la nicchia meno entusiasta del vasto campo degli «ortopedici» e dia anche lei il suo modesto contributo al tentativo di rifare gli italiani. Questa «destra moderna» non serve e non raccoglie neppure voti: lo dimostra la parabola di Gianfranco Fini. Dopo Berlusconi si tratta dunque non di attenuare, ma al contrario di rafforzare e rendere semmai più dura e radicale la critica al «partito anti-italiano» e alle politiche «ortopediche», una critica che deve necessariamente coinvolgere il Risorgimento, il fascismo e anche la Prima Repubblica. Ma la durezza verbale non basterà. Per cambiare le cose non basta urlare più forte. Occorrerà riempire questa critica di contenuti, scavare nell'ethos nazionale italiano disprezzato e conculcato da centocinquant'anni. Scavando, non si potrà che incontrare il cattolicesimo.

http://www.lanuovabq.it/it/articoli...smo-7498.htm



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MessaggioInviato: 13/10/2013, 14:30 
cari amici
QUELLO CHE LA TV NON DICE: NAPOLI, SCIOPERO DEI DIPENDENTI DELL’INPS CHE LANCIANO UN ALLARME

Da alcune settimane l’inps a livello nazionale é in sciopero perchè non può pagare gli stipendi ai dipendenti. Le pensioni rischiano di essere pagate in ritardo e se la situazione non si mette a posto non osiamo neppure immaginare cos’accadrà. Questa notizia non si vede e non si legge da nessuna parte…. Nessuno sa nulla! Ragazzi facciamolo sapere!

Praticamente l’INPS che ha una quota di circa il 5% in Banca d’Italia e che riceve quindi il 5% della rendita monetaria sulle banconote non ha più i soldi per pagare

dahttp://www.stampalibera.com/?p=67259
[xx(]

ciao
mauro



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MessaggioInviato: 13/10/2013, 14:54 
Adesso anche l'INPS viene attaccato dai tagli? ma questo è una prova in più che l'Italia è sotto attacco da loschi figuri che si muovono per la distruzione economica italiana!
Stanno facendo di tutto per metterci in ginocchio, non hanno senso questi tagli dappertutto, nei settori strategici dell'economia italiana!
Tasse che aumentano a dismisura, Tagli di stipendio esorbitanti, non ha senso se veramente si vuol migliorare la situazione economica Italiana!
Questo è un piano di distruzione economico... come dice Barnard ECONOMICIDIO dell'italia [:(!] [:(!] [:(!]


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