
Bisogna concentrarsi sulla minaccia principale: la Cina. È questo in concetto che vuole far passare il nuovo segretario della Difesa Patrick Shanahan, subentrato al generale James Mattis per le sue posizioni più “allineate” a quelle del presidente. Tralasciando le lotte politiche interne e le critiche bipartisan sui finanziamenti della difesa destinati al muro anti immigrazione, sulle restrizioni sulle persone transgender nell’Esercito e sul sostegno di un vero e proprio intervento in Yemen appoggiato dall’amministrazione Trump, Shanahan è deciso a mantenere l’attenzione sulla crescente minaccia cinese a costo di apparire ripetitivo (o ossessionato) quale vera principale preoccupazione degli Stati Uniti.
La definisce “la sua visione del futuro”, quella di investire i soldi dei contribuenti nelle capacità militari di più alto livello per garantire ancora una volta agli Stati Uniti la superiorità strategica rispetto al resto del mondo, e soprattutto rispetto a Pechino. La strategia di difesa nazionale deve essere incentrata sulla minaccia crescente rappresentata dalla potenza eurasiatica. Quella che in un documento redatto con il suo predecessore, quando Shanahan era solo un membro dello staff, veniva già identificata come “la missione più critica”.
“Cina, Cina, Cina ” ripete alla Cnn il segretario alla Difesa, mettendo in guardia ogni interlocutore riguardo le crescenti capacità nucleari della Cina, l’impegno di Pechino per i nuovi sistemi spaziali che potrebbero portare la guerra nel cyberspazio e la mole di investimenti in ambito militare sostenuti nell’ultimo decennio dalla potenza asiatica.
Secondo quanto riportato da Defensenews circa quattro delle 20 pagine del documento che dovrà spiegare alla commissione proposta del Senato le motivazioni dell’investimento parlano esclusivamente della Cina; due e mezzo della Russia; due pagine citano in combinazione la Corea del Nord, Iran e il terrorismo. Solo un paragrafo cita il Venezuela e la sua crisi, e uno la situazione ineritene al “confine meridionale” e la necessità di agire per bloccare l’immigrazione clandestina. Secondo gli analisti politici, sarà proprio quest’ultimo a sollevare più critiche durante l’udienza con la commissione del Senato, e ci si aspetta che Shanahan porti come testimonianza la sua recente visita ad El Paso per valutare la situazione.
Nonostante tutti questi sforzi, diversi membri del Congresso hanno già dichiarato apertamente il loro “No-go” all’approvazione della cifra richiesta dal Pentagono per il budget da stanziare per la difesa nel 2020: 750 miliardi di dollari che includono 164 miliardi solo per le “Overseas Contingency Operation” – il finanziamento delle operazioni di guerra all’estero.
Le critiche si allargano alla posizione del segretario riguardo problemi interni, come la restrizione al personale militare transgender e al finanziamento di barriere anti immigrazione al confine con il Messico. Ambigua invece la dichiarazione espressa nei riguardi della Nato nonostante la linea della Casa Bianca che chiede incessantemente ai membri dell’Alleanza Atlantica di aumentare i loro contributo alla difesa investendo almeno il 2% del Pil. Shanahan – che ha visitato la Nato il mese scorso come parte del suo primo viaggio all’estero da quando ha assunto la carica di segretario – osserva che “i contributi della Nato non si riducono a semplici importi in dollari”.
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