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MessaggioInviato: 15/12/2013, 09:39 
Roba da matti

QUOTE ROSA, QUOTE NERE

"Il 10% degli assunti deve essere immigrato"

Proposta dell'ex ministro del Pd Livia Turco per "partiti, associazioni e imprese". E la Kyenge ci sta subito.



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http://www.liberoquotidiano.it/index.jsp


Aridatece rmnd ...! [:D]



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MessaggioInviato: 15/12/2013, 09:41 
Dietrofront
Lerner piccona la Kyenge, ministro del fallimento: "Solo parole, fatti zero"

Gad impallina il ministro dell'Integrazione: "Ora è tempo di bilanci. Politicamente mancano i risultati. Devi fare qualcosa".



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http://www.liberoquotidiano.it/index.jsp

(Meglio se .. tace!) [8)]



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MessaggioInviato: 16/12/2013, 16:07 
Costi della politica 23 miliardi, mentre l'Italia muore di tasse

di: WSI Pubblicato il 16 dicembre 2013| Ora 13:40

Costi politica, diretti e indiretti, ammontano a 23,2 miliardi, 757 euro per contribuente.


ROMA (WSI) - I costi della politica, diretti e indiretti, ammontano a circa 23,2 miliardi di euro, tra funzionamento di organi istituzionali, società pubbliche, consulenze e costi per mancati risparmi derivanti dalla sovrabbondanza del sistema istituzionale. E' quanto rileva uno studio della Uil presentato alla stampa dal leader Luigi Angeletti e dal segretario confederale Guglielmo Loy.

Si tratta di una somma pari a 757 euro medi annui per contribuente, che pesa l'1,5% sul Pil. Sono oltre 1,1 milioni le persone che vivono direttamente o indirettamente di politica, il 5% del totale degli occupati.

Per il funzionamento degli organi istituzionali (Stato centrale e autonomie territoriali), nel 2013 si stanno spendendo oltre 6,1 miliardi di euro, in diminuzione del 4,6% rispetto all'anno precedente (293,3 milioni di euro in meno); per le consulenze 2,2 miliardi di euro e per il funzionamento degli organi delle società partecipate, 2,6 miliardi di euro; per altre spese (auto blu, personale di fiducia politico, direzione Asl) 5,2 miliardi di euro; per il sovrabbondante sistema istituzionale 7,1 miliardi di euro.

A vivere di politica è un vero e proprio esercito al cui vertice ci sono oltre 144mila tra parlamentari, ministri, amministratori locali di cui 1.041 parlamentari nazionali ed europei, ministri e sottosegretari; 1.270 presidenti, assessori e consiglieri regionali; 3.446 presidenti, assessori e consiglieri provinciali; 138.834 sindaci, assessori e consiglieri comunali.

A questi si aggiungono gli oltre 24mila consiglieri di amministrazione delle società pubbliche; oltre 45mila persone negli organi di controllo; 39mila persone di supporto degli uffici politici (gabinetti degli organi esecutivi nazionali e locali, segreterie di ministri, sindaci, presidenti di Regioni e Province, assessorati).

Inoltre, sono 324mila le persone di apparato politico (portaborse, collaboratori gruppi parlamentari e consiliari, segreterie partiti, collegi elettorali) e 545mila coloro che hanno contratti di consulenze e incarichi. (TMNEWS)


http://www.wallstreetitalia.com/article ... tasse.aspx

ma quante imu si potrebbero pagare??????????????? [:(!]


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MessaggioInviato: 16/12/2013, 16:09 
Si può dire ... bastardi ...[8)]



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MessaggioInviato: 16/12/2013, 16:16 
Non è certo il mio quotidiano preferito ma...

L'Italia povera rinuncia a vacanze e proteine. Reddito, metà delle famiglie sotto 2.053 al mese

Aumenta la "severa deprivazione materiale": sempre più individui non possono permettersi durante l'anno una settimana di ferie lontano da casa (dal 46,7% al 50,8%), non hanno potuto riscaldare adeguatamente la propria abitazione (dal 18,0% al 21,2%), non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 38,6% al 42,5%) o non possono permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 12,4% al 16,8%). La disperazione del Mezzogiorno

L'Istat aggiorna il ritratto delle condizioni di vita degli italiani e quello che emerge è tutt'altro che confortante. Confermando quanto sostiene Eurostat, l'Istituto nazionale di statistica certifica che lo scorso anno il 29,9% delle persone residenti in Italia è risultato a rischio di povertà o esclusione sociale, secondo la definizione adottata nell'ambito della strategia Europa 2020. L'indicatore deriva dalla combinazione del rischio di povertà (calcolato sui redditi 2011), della severa deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro. L'indicatore adottato da Europa 2020 viene definito dalla quota di popolazione che sperimenta almeno una delle suddette condizioni. E' soprattutto la "severa deprivazione materiale", cioè l'indigenza e l'impossibilità di affrontare spese quali il riscaldamento della casa, le vacanze, l'apporto di un numero sufficiente di proteine alla propria dieta, a preoccupare: significa che la qualità della vita nel Belpaese è pericolosamente decaduta, mentre finora teneva nonostante l'iniqua distribuzione del reddito.

Ecco le vittime della crisi

Rispetto al 2011, spiegano ancora gli statistici, l'indicatore cresce di 1,7 punti percentuali, per l'aumento della quota di persone in famiglie severamente deprivate (dall'11,2% al 14,5%); la quota di persone che vivono in famiglie a rischio di povertà è sostanzialmente

stazionaria (19,4%) dopo l'incremento osservato tra il 2010 e il 2011; si mantiene stabile, dal 2010, anche quella relativa alla bassa intensità lavorativa (10,3%). Il rischio di povertà o esclusione sociale è di 5,1 punti percentuali più elevato rispetto a quello medio europeo (pari al 24,8%) come conseguenza della più elevata diffusione della severa deprivazione (14,5% contro una media del 9,9%) e del rischio di povertà (19,4% contro 16,9%).

L'aumento della severa deprivazione, rispetto al 2011, è determinato dalla più elevata quota di individui in famiglie che non possono permettersi durante l'anno una settimana di ferie lontano da casa (dal 46,7% al 50,8%), che non hanno potuto riscaldare adeguatamente la propria abitazione (dal 18,0% al 21,2%), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 38,6% al 42,5%) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 12,4% al 16,8%).

Quasi la metà (il 48%) dei residenti nel Mezzogiorno è a rischio di povertà ed esclusione ed è in tale ripartizione che l'aumento della severa deprivazione risulta più marcato: +5,5 punti (dal 19,7% al 25,2%), contro +2 punti del Nord (dal 6,3% all'8,3%) e +2,6 punti del Centro (dal 7,4% al 10,1%). Il rischio di povertà o esclusione sociale è più alto per le famiglie numerose (39,5%) o monoreddito (48,3%); aumenti significativi, tra il 2011 e il 2012, si registrano tra gli anziani soli (dal 34,8% al 38,0%), i monogenitori (dal 39,4% al 41,7%), le famiglie con tre o più figli (dal 39,8% al 48,3%), se in famiglia vi sono almeno tre minori.

Nel 2011, la severa deprivazione tra le persone in famiglie a prevalente reddito da lavoro autonomo era più contenuta (7,1%) di quella osservata tra i membri delle famiglie con redditi da lavoro dipendente (10,7%); nel 2012 la differenza si riduce in misura significativa (12,6% contro 13,7%) a seguito dell'aumento più consistente rilevato tra i membri delle famiglie del primo tipo.

La metà delle famiglie residenti in Italia ha percepito, nel 2011, un reddito netto non superiore a 24.634 euro l'anno (circa 2.053 al mese). Nel Sud e nelle Isole il 50% delle famiglie percepisce meno di 20.129 euro (circa 1.677 euro mensili). Il reddito mediano delle famiglie (il livello che divide in due gruppi uguali la popolazione) che vivono nel Mezzogiorno è pari al 73% di quello delle famiglie residenti al Nord; per il Centro il valore sale al 96%. Il 20% più ricco delle famiglie residenti in Italia percepisce il 37,5% del reddito totale, mentre al 20% più povero spetta l'8%.

Nel 2011, la disuguaglianza misurata dall'indice di Gini mostra un valore più elevato nel Mezzogiorno (0,33), inferiore nel Centro (0,31) e nel Nord (0,29). Su scala nazionale l'indice di Gini è pari allo 0,32. Dopo l'aumento osservato tra il 2009 e il 2010, rimangono sostanzialmente stabili sia l'indice di Gini sia l'indicatore relativo alla quota di reddito posseduta dal 20% più ricco e più povero della popolazione.

http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... ef=HREC1-4

Lo spettro della Grecia diventa sempre più concreto...

Me ne frego di cosa dicono i sedicenti leader di Forconi, CRA, LIFE etc.etc.

Questo governo va abbattuto IMMEDIATAMENTE!!!!

Punto e basta!

[:(!]



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MessaggioInviato: 16/12/2013, 19:26 
..solo l'esserci parlamentari fuori norma,lede qualsiasi principio di dignita',e tutte le norme che verranno licenziate dovrebbero essere invalidate.........................[:(!]


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MessaggioInviato: 16/12/2013, 19:48 
ma c'è davvero qualcuno che ha il coraggio di chiamarla democrazia?

E poi i fascisti sarebbero quelli del 9 dicembre? E prima ricordate erano quelli dei 5 stelle...

Possibile che a lor signori e ai mistificatori basti tirare fuori questo termine affinchè gli italiani non capiscano più nulla?



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MessaggioInviato: 16/12/2013, 20:18 
“Web tax”, Italia alla deriva

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Lo sentite? Eppure sono un paio d’anni che questo ritornello risuona nelle orecchie degl’italiani: «Questa nuova misura fiscale metterà alle corde coloro ch’evadono il fisco». Ogni volta, la solita frase; ogni volta, la realtà presenta un risultato diverso da quello proposto. Viene colpita la maggioranza delle persone, i piccoli risparmiatori, le piccole imprese. Chi ha connessioni coll’establishment, nessun problema. Perché? Perché la ricchezza d’un Paese risiede nella spina dorsale rappresentata dalle categorie sopraccitate — non nei «grandi patrimoni». I ricchi sono sempre in penuria di liquidità. Cosicché la retorica del cambiamento sociale funge da cavallo di Troia per meschine ruberie perpetrate in nome d’un fantomatico «bene superiore» ch’esiste solamente come valore di facciata per infilare le mani nel portafoglio altrui.

> La dittatura fiscale

Ecco, quindi, che nascono obbrobri burocratici come la Tobin tax. Ecco, quindi, che nascono obbrobri burocratici come la «web tax».

Ci metteranno un po’, i media mainstream. Prima introdurranno la nuova norma. Poi la idolatreranno. Poi si porranno domande. Poi, quando sarà diventata una consuetudine, e nessuno vi presterà piú attenzione, avanzeranno qualche critica. Nessuno l’ascolterà. Nel frattempo, la pianificazione centrale farà ciò per cui è nata: distruggere il tessuto sociale ed economico mediante la sua presunzione di conoscenza. Nella testa dei burocrati aleggia un senso di vittoria, quando viene approvata una nuova tassa.

> «Pagare tutti per pagare meno»: un’illusione


La pressione fiscale in Italia s’è attestata al 44% del PIL nel 2012, in crescita rispetto al 42,5% del 2011. La pressione fiscale sulle imprese, secondo i dati della CGIA di Mestre, è la piú alta d’Europa, arrivando al 68,6%. Questi salassi sono serviti a ridurre il debito pubblico? No: esso è passato dai 1989,4 miliardi d’euro del 2012 ai 2073,1 di quest’anno (e, secondo la Commissione europea per gli affari economici e finanziari, salirà a 2134 miliardi nel 2014 e a 2176,1 nel 2015).

Questo scenario, se vi s’aggiunge la scarsa possibilità della popolazione autoctona di contribuire alle entrate fiscali, lascerà il governo italiano sempre piú dipendente dai prestiti esteri. Infatti, secondo i dati della Banca d’Italia, quest’onere sta aumentando d’anno in anno. Sarebbe quindi logico, e saggio, facilitare l’attività economica sul suolo nazionale, cosí da attirare fondi esteri che permettano di ripagare i debiti e, soprattutto, creino posti di lavoro attraverso un sano lavoro imprenditoriale.

E che cosa fa il governo per migliorare questo dato? Elementare, Watson: impone una nuova tassa. Anziché semplificare l’enorme selva burocratica in cui le imprese si devono addentrare per (provare a) investire in Italia, si complicano ulteriormente le cose aumentando oneri erariali sulle spalle di chi ne sopporta già troppi e ha il coraggio di voler dare una possibilità all’economia italiana. Scoraggiare l’investimento estero non sarebbe una scelta saggia in questo contesto economico.

> Malati di patrimoniale

Inoltre, paradossalmente, se altri Paesi europei dovessero adottare l’idea italiana e introdurre la web tax a loro volta, ogn’impresa nel ramo dovrebbe dotarsi d’una partita IVA per ogni Paese che abbia approvato tale legge. La cosa piú ridicola è che tale legge andrebbe contro il diritto comunitario europeo. Ma a chi giova? Anzitutto, non alle casse statali, come riferisce Carlo Di Foggia su La Stampa:

Nei primi sei mesi del 2013, il fatturato della pubblicità online s’è fermato a 260 milioni d’euro, in calo del 2% rispetto al primo semestre del 2012. Le stime per fine anno s’aggirano intorno ai 500 milioni. «Ipotizzando che i grandi gruppi stranieri intercettino circa il 60% del mercato nazionale — spiega Carnevale Maffè — possiamo pensare a un giro d’affari italiano nell’ordine dei 300–350 milioni.» Di questi, solo una parte può esser tassata, visto che la base imponibile è fatta dagli utili e non dal fatturato complessivo: «Una fiscalità su reddito presunto potrebbe essere nell’ordine del 5–7% del fatturato, quindi un gettito complessivo di massimo 15–20 milioni l’anno, nelle ipotesi piú ottimistiche». In pratica, si viaggia a cifre due ordini di grandezza minori rispetto a quelle uscite dal governo. Il discorso non cambia per l’e-commerce. Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, il giro d’affari in Italia vale 11,2 miliardi d’euro; tra questi sono compresi gli operatori italiani. Anche ipotizzando che l’intero settore sia in mano esclusivamente ai grandi player stranieri, per tirare fuori un miliardo per l’Erario occorrerebbe un fatturato quattro volte piú grande.

In secondo luogo, e ancor piú paradossalmente, si creerebbe una situazione in cui un’azienda ch’esporta servizi dovrebbe pagare due volte le tasse, volendo investire in Italia: una volta nel Paese dove risiede, e la seconda nel Paese in cui esporta i servizi. Non solo: qualora un’azienda italiana volesse pubblicizzarsi all’estero presso una ditta che non ha una partita IVA nel nostro Paese, non potrebbe farlo.

Anche se non proferito a parole chiare, ciò che i nostri burocrati stanno alimentando è puro e semplice protezionismo. Ma, come sosteneva von Mises in Lo Stato onnipotente, «Protezionismo e autarchia vogliono dire discriminazione nei confronti della manodopera e dei capitali esteri. Non solo abbassano la produttività dello sforzo umano e, di riflesso, lo standard di vita di tutte le nazioni, ma creano anche conflitti internazionali».

I burocrati nostrani stanno cercando di togliere le castagne finanziarie dal fuoco attraverso l’incanalamento di maggiori risorse verso lo Stato. Ormai sono cani idrofobi in cerca di qualcosa da azzannare, e pur di farlo ricorreranno alle strategie piú spiacevoli e assurde. Il conto per gli eccessi passati è salato, ma lo Stato italiano lo sta spostando sulla schiena dei contribuenti italiani.

Per salvaguardare l’esistenza d’un ente palesemente improduttivo, si sta uccidendo il resto dell’economia. Non importa a che prezzo. Perché? Perché i pianificatori centrali non sanno che cosa ciò significhi: essi credono nei pasti gratis, credono nell’indebitamento perpetuo. Ignorano le leggi dell’economia. Sarà per loro un errore fatale.

> I modelli economici non predicono il futuro

Con le spalle al muro, essi cercano di restare a galla sfruttando il modo principale che lo Stato ha a disposizione per restare a galla: la tassazione. Le tasse scoraggiano la produzione d’un Paese: quando un brigante, o lo Stato stesso, toglie a colui che ha realizzato un lavoro il suo legittimo compenso, egli cercherà di diminuire la propria efficienza e di sopravvivere col minimo indispensabile. Di conseguenza, gl’imprenditori e gl’investitori prendono in considerazione, soppesando i rischi e la possibilità d’avviare una nuova attività, quali siano i vantaggi e gli svantaggi — e molto spesso, quando si tratta d’Italia, desistono.

È davvero sciocco sostenere che, ciò che lo Stato prende, poi lo spende. Anche il ladro spende il maltolto: dovremmo quindi elevare il furto a progresso sociale? È la produzione, non la spesa, che genera altra produzione. Solo un sano aumento del bacino della ricchezza reale, attraverso un mercato non ostacolato e risparmi reali, può generare una ripresa sostenibile. Qualsiasi interferenza in questo processo di mercato crea un ambiente ostile all’impresa, e ogni tassa che rosicchia il risparmio reale è un chiodo in piú nella bara dell’accumulo di capitale.

Perché darsi pena, se non c’è niente da guadagnare?

> Sciopero fiscale, un’opzione possibile?


[align=right]Source: “Web tax”, Italia alla deriva | The Fielder [/align]


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Io proporrei la "Imbecil" Tax se il governo la approva non ci sarebbe da andare tanto lontano per riscuoterla. [:)] [:)] [:)]


[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=oODisCdWnf8[/BBvideo]


Ultima modifica di Wolframio il 16/12/2013, 20:54, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 16/12/2013, 20:23 
Sempre "meglio"; avanti savoia! [:(!]



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MessaggioInviato: 17/12/2013, 11:50 
Se gli studenti rossi hanno licenza di devastazione

Impunita anche l'irruzione in consiglio regionale. A Milano in 500 bloccano il centro e feriscono 4 poliziotti: nessuna denuncia

Hanno un salvacondotto senza scadenza. Bloccano il traffico, invadono le sedi istituzionali, qualche volta spaccano le vetrine.



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Ma non sono come gli altri: vuoi mettere, loro sono gli studenti di sinistra, qualcuno a quanto pare bivacca sui banchi del liceo o dell'università da una ventina d'anni e promette di rimanerci ancora, tanto le regole che valgono per gli altri, per gli studenti di CasaPound e per quelli che protestano, giù giù fino agli aborriti Forconi, termine che indica una condizione quasi primitiva, per loro hanno la forma dolce dell'elastico. Lo studente di sinistra ha la licenza di fare un po' quello che gli pare, in una cornice di comprensione perché il ragazzo che pende è portatore di disagio, esprime inquietudine, vorrebbe raddrizzare il mondo malato ed egoista. Se il dirigente di CasaPound porta via una bandiera Ue gli cadono in testa tre mesi di carcere, se lo stesso copione ha per protagonisti i giovani liceali che urlano contro in tagli alla scuola pubblica c'è il rischio che ricevano pure una medaglia.
Ieri a Milano si rivede il solito film. Il corteo, composto da quattrocento, cinquecento persone, attraversa il centro congestionando le strade già congestionate dal blocco del trasporto pubblico. E così la città già al tappeto subisce un altro ko, però di stampo democratico. Allietato da lancio di uova e bottiglie di vernice, come alle prime ruggenti della Scala. Gli agenti in tenuta antisommossa devono intervenire per arginare il corteo. I creativi, forse convinti di essere gli eredi dei dadaisti, raggiungono poi il Castello e colorano di rosso l'acqua della fontana. Quindi, degno finale, raggiungono la sede della Regione e qui quattro di loro, spalleggiati da due professori, interrompono la riunione del consiglio fra urla, striscioni, slogan. Quattro poliziotti vengono medicati in ospedale. Siamo al solito armamentario della cultura progressista: alzare il volume per coprire la voce degli altri. Una volta c'era l'eskimo, e in tasca le biglie di ferro, oggi, per fortuna, basta una felpa e magari un cappuccio. I dimostranti «emeriti» se lo possono permettere perché l'immunità è garantita, perché le loro ragioni galleggiano sul mare dolciastro della retorica, perché sono considerati antropologicamente diversi. Perché la colpa della Moratti, della Gelmini, mentre se i piccoli imprenditori strozzati dalle tasse alzano un dito allora vengono bollati, denunciati, verificati da Equitalia come cave di laboratorio. E se lo fanno gli agricoltori dei Forconi, i giornali scattano nell'ipotizzare infiltrazioni della criminalità e dell'estrema destra, i sociologi scuotono la testa, la polizia indaga, la magistratura punisce. Due pesi e due misure: dipende dal colore del serpentone. Blocchi, scioperi, prove di forza: c'è qualcuno cui è permesso tutto e chi viene bloccato prima ancora di fare un passo. I ragionamenti degli studenti di sinistra vengono classificati come ragionevoli; gli altri vengono marchiati con un vocabolario più apocalittico: anarchia, corporazione, deriva estremista. Di qua giovinezza e generosità vanno a braccetto, anche se sfasciano e devastano; di là sono solo rigurgiti dell'egoismo di lobby ripiegate su se stesse. Arrivederci al prossimo scontro.

http://www.ilgiornale.it/news/interni/s ... 76638.html

Ma per chi sostituisce la bandiera europea con quella italiana ... GALERA! [^] [:(!] [:o)]



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Siamo ... a posto! [8)]


Letta, mangeremo panettone anche l'anno prossimo

Premier: 'Molti non credevano per quest'anno, se lavoriamo bene faremo bis'



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"Nonostante molti fuori da qui non ci credessero, abbiamo mangiato il panettone e se continuiamo a lavorare bene contiamo di mangiarlo anche il prossimo anno". Così il premier Enrico Letta, secondo quanto riferito da alcuni presenti, incontrando stamani i dipendenti di palazzo Chigi.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 91924.html


"The Untouchables " [:107]



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Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Siamo ... a posto! [8)]


Letta, mangeremo panettone anche l'anno prossimo


Sì... in carcere spero!

[}:)]



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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MessaggioInviato: 17/12/2013, 18:07 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Siamo ... a posto! [8)]


Letta, mangeremo panettone anche l'anno prossimo


Sì... in carcere spero!

[}:)]


troppo comodo in carcere.....alle miniere di zolfo,come ai tempi di roma,o ai remi delle triremi romane................ [;)]


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MessaggioInviato: 17/12/2013, 18:33 
Che si vergognassero!
Se lo avesse detto il nemico delle sx i surrogati.. i compari scendevano come caproni nelle piazze a protestare!



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Decadenza è colpo di stato. Violato lo stato di diritto, una sentenza già scritta, contro il nemico!
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