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MessaggioInviato: 18/01/2014, 17:35 
LA MONTAGNA RAI HA PARTORITO IL TOPOLINO RAINEWS - CON L’INCLUSIONE DI TELEVIDEO, RAINEWS È DIVENTA LA TESTATA PIÙ CORPOSA DI VIALE MAZZINI (200 GIORNALISTI) E L’AUDIENCE GIORNALIERA È DA COMA: 0,67% - - -
Nel 2012 (gestione Mineo) l’audience era dello 0,57%; nel 2013, con la Maggioni, è stata dello 0,67% - Nel frattempo investimenti, inviati in tutto il mondo: dalla Siria, alla Libia, al Sudafrica, a Detroit per la conferenza stampa di Marchionne - Il dato medio dei primi 15 giorni del 2014 è da urlo: circa 0,59%..

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media ... -70219.htm

...ecco a cosa serve il canone,x foraggiare 200 giornalisti,x il nulla...............devono magna'''''' [V] [B)]


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MessaggioInviato: 18/01/2014, 19:46 
E chi li foraggia .........? NOI! [:o)]



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MessaggioInviato: 19/01/2014, 16:35 
Eurostat,13,1% forza lavoro contro 4,1% in Ue-28 terzo trimestre
(ANSA) - ROMA, 19 GEN - In Italia ci sono quasi 3,3 milioni di persone disponibili a lavorare ma che non cercano impiego: il 13,1% della forza lavoro, oltre tre volte la media Ue-28 (4,1%). Lo rileva Eurostat in uno studio sul terzo trimestre 2013. In pratica in Italia ci sono oltre 6,15 milioni di "sfiduciati" sulla possibilità di trovare un lavoro, tra persone che risultano disoccupate (2,84 mln nel terzo trimestre 2013) e coloro che pur essendo disponibili a lavorare non entrano nemmeno nel mercato (3,3 mln).

http://www.wallstreetitalia.com/article ... ia-ue.aspx

siamo sull'orlo della catastrofe,ma nessuno cerca di alleviare la situazione [;)]


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MessaggioInviato: 19/01/2014, 17:03 
... come no! Eccola qua la soluzione! [:D] (Poi dice che non è vero che c'hanno sempre la stessa capoccia!)


La sparata

Pezzopane (Pd): "Sterminiamo tutti quelli del centrodestra"

La presidente della Provincia dell'Aquila usa parole da "soluzione finale" parlando del centrodestra.



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14,78 KB

Una frase da brividi, che ha un po' il terribile e sconcertante sapore della soluzione finale. "Uniamoci e sterminiamoli tutti". Parole e musica della senatrice del Pd Stefania Pezzopane, presidente della Provincia dell'Aquila. La frase è stata gridata nel corso della manifestazione a sostegno di Massimo Cialente, il sindaco dell'Aquila costretto alle dimissioni per gli scandali sulla ricostruzione che lo hanno lambito, una manifestazione durante la quale i suoi sostenitori chiedevano all'ex sindaco di tornare sui suoi passi e in cui la Pezzopane non ha perso l'occasione per iniziare la campagna elettorale in vista delle prossime Regionali. Una frase sconcertante di cui ha dato conto Il Centro, quotidiano abruzzese, che ha sottolineato i "toni duri e melodrammatici" della senatrice. Pezzopane, la senatrice che vuole "sterminare" il centrodestra. Tutto.

http://www.liberoquotidiano.it/news/per ... stra-.html

[:107]



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MessaggioInviato: 19/01/2014, 17:56 
Electrolux chiede di tagliare i salari, antrimenti se ne va


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I padroni sentono l'odeore del sangue e provano ad affondare i denti. Confortati dal perdurare della crisi, dall'aumento abnorme della disoccupazione, "sentono" che il lavoratore è sempre più debole. Grazie anche alle politiche dell'Unione Europea, alla complicità dei sindacati "storici", all'ininfluenza dell'opposizione sociale e politica (frammentata, localistica, di corto respiro e breve visione).

E quindi partono a testa bassa per stabilire la nuova "linea contrattuale": o vi fate abbassare del 20% i salri oppure ce ne andiamo via, a produrre dove il costo del lavoro è ancora più basso.

L'articolo de IlSole24Ore che qui vi proponiamo ha l'invidiabile dono della "sincerità". In fondo è pur sempre l'organo di Confindustria...

*****

Tagli al costo del lavoro e flessibilità: così Pordenone prova a convincere Electrolux a restare

dal nostro inviato Luca Orlando

Moderazione salariale e flessibilità in cambio della garanzia dei posti di lavoro. Pordenone traccia la rotta italiana alla flexsecurity, con l'Unione degli industriali che propone ai sindacati un patto territoriale per scongiurare la desertificazione produttiva.
Un rischio concreto, alla luce dell'annunciata "investigazione" di Electrolux sulla competitività dei siti italiani, analisi che potrebbe portare alla chiusura dell'impianto locale, 1200 addetti diretti e altri duemila nell'indotto.

Per evitare lo stop produttivo gli industriali, grazie al lavoro di un team che comprende tra gli altri l'ex ministro del Lavoro Tiziano Treu, l'ex governatore regionale Riccardo Illy e il presidente del fondo italiano di investimento Innocenzo Cipolletta, hanno messo a punto una proposta da sottoporre ai sindacati che prevede, in cambio della garanzia occupazionale, l'abbattimento del costo del lavoro aumentando allo stesso tempo la flessibilità produttiva. Patto "accelerato" dalle vicende Electrolux e da altre crisi rilevanti come quella di Ideal Standard, ma che troverebbe applicazione all'intero territotrio, seppure con diverse intensità di applicazione a seconda dello stato di salute delle singole imprese.

Il contenuto della proposta, messa nero su bianco in un documento di 20 pagine, è dirompente sotto diversi aspetti: anzitutto perché si evita di battere cassa attendendo passivamente l'azione del Governo; in secondo luogo perché articola in modo concreto i passi da compiere, senza ambiguità.
Moderazione salariale significa dunque nel caso di una grande azienda metalmeccanica (leggi Electrolux) un taglio del 20% del costo del lavoro, (del 10% per le Pmi) effettuato rinunciando a premi di risultato, scatti automatici e altre indennità fisse negoziate in passato.

«Un mondo che non c'è più – ricorda il presidente degli industriali di Pordenone Michelangelo Agrusti –, perché questa una volta era la Manchester d'Italia mentre ora è da 15 anni che non si vede un nuovo grande investimento: occorre agire subito, con azioni efficaci qui e oggi».

Certo, l'azione nazionale sulla riduzione del cuneo fiscale resta per gli imprenditori fondamentale e irrinunciabile, ma qui a Pordenone i tempi stringono e occorre gettare subito sul tavolo della trattativa con Electrolux un'offerta appetibile, quantificata ora in una riduzione del costo orario del lavoro da 24 a 19 euro.
La proposta, che punta a fare di Pordenone un laboratorio per la nuova competitività industriale, prevede di assorbire nei futuri aumenti nazionali i superminimi (ad eccezione di quelli per merito) e le indennità fisse ante-1993, eliminando per i neo-assunti gli importi previsti dalla contrattazione territoriale o aziendale.

Per le aziende in crisi che si impegnano a mantenere l'occupazione, o per quelle in crescita con programmi di incremento occupazionale o stabilizzazione dei lavoratori a termine, si ipotizza anche la sospensione dei premi di risultato e delle altre maggiorazioni aziendali.
All'impresa il lavoro costerà meno ma sarà anche più flessibile, perché l'ipotesi è limitare le pause a quelle previste dal contratto nazionale, prevedere recuperi più "lunghi" (entro 60 giorni) per le prestazioni eccedenti le 40 ore settimanali, spostare alla domenica le festività del santo patrono locale e del 2 giugno, monetizzare le ferie eccedenti le quattro settimane, consentire assunzioni "acausali" a tempo determinato fino a 24 mesi. Flessibilità maggiore anche nell'inquadramento, con la possibilità per l'impresa di utilizzare il lavoratore fino al 30% del monte ore per mansioni di livello inferiore o superiore, senza che questo provochi cause per demansionamento o diritti al passaggio al livello più alto. Per le aziende in crisi, inoltre, potrà essere sospesa l'intera applicazione della contrattazione di secondo livello territoriale o aziendale ante-1993.

A parziale compensazione dei minori importi in busta paga la proposta prevede integrazioni aziendali sul fronte del welfare con aiuti per sanità integrativa, buoni scuola, buoni spesa, ticket restaurant, trasporto, asili nido e assistenza agli anziani. Ambiti in cui si sollecitano interventi della Regione e convenzioni con banche e sistema sanitario.
A regolare il meccanismo, decidendo in quali imprese adottare l'accordo, provvederà un organo bilaterale composto da sindacati e imprenditori. Collaborazione che potrà compiere un salto di qualità anche all'interno dell'impresa, perché l'altro punto di rottura rispetto al modello attuale è la proposta di far partecipare direttamente i lavoratori al rischio aziendale attraverso aumenti di capitale o bond convertibili. La proposta in campo è chiara: sacrifici in cambio di posti di lavoro e coinvolgimento.

"Pantalone", Regione o Stato che sia, resta sullo sfondo, utile ma non determinante: la partita è tra imprese e sindacati, primo round giovedì. «Se qualcuno ha proposte migliori noi ascolteremo – aggiunge Agrusti – ma è chiaro che il saldo, cioè il risultato finale, deve essere invariato. Per chiudere l'intesa abbiamo al massimo due mesi, qui il tempo ormai è finito. Ottimista sul risultato? Io ci conto, credo che l'accordo si farà, anche con la Cgil».

18 gennaio 2014

[align=right]Source: Electrolux chiede di tagliare ...nti se ne va - contropiano.org [/align]


Ultima modifica di Wolframio il 19/01/2014, 17:57, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 19/01/2014, 19:19 
Deputata M5S denuncia i Rothschild, Mario Monti, MES e Fiscal Compact


[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=amH9EKe2suw[/BBvideo]

Sentite che roba [:)]



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MessaggioInviato: 19/01/2014, 19:29 
Però, se il popolo non sa niente ....[8)]..



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Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Però, se il popolo non sa niente .... [8)]..


... sarebbe il caso imparasse a informarsi.. il popolo!

[:(!]



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MessaggioInviato: 19/01/2014, 19:44 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Però, se il popolo non sa niente .... [8)]..


... sarebbe il caso imparasse a informarsi.. il popolo!

[:(!]


............ [:D]



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"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 19/01/2014, 19:49 
Ecco, pensateci voi allora ....[:D] Scherzo, ma purtroppo è così.[^]



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MessaggioInviato: 19/01/2014, 22:02 
Tenetevi forte! In Italia stanno preparando i dati taroccati sul Pil di Fine 2013

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Siamo in dolce attesa dei dati taroccati sul PIL Italiano di fine 2013.

Siccome il nostro “credibilissimo” governo ha promesso la ripresa di fine anno, ripresa deve essere anche se alcuni indicatori ci dicono che è impossibile.

Ma si sa i numeri sono opinioni ed esattamente come l’Istat ha palesemente taroccato i dati sulla produzione industriale negli ultimi 6 mesi (link) non stupirà nessuno se tra poche settimane usciranno numeri “ottimisti” anche per quello che riguarda il PIL Italiano.

A parte il fatto che i dati su Import e Export sono entrambi in ribasso (link)

Ma sopratutto a parte il fatto che gli ultimi 3 mesi dell’anno si sono caratterizzati per consumi di elettricità, gas e petrolio in continuo ribasso:

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Evito di parlare di disoccupazione solo per non sparare sulla croce rossa.

Quindi Signore e Signori la transizione verso le migliori pratiche Greche è completa.

Siete pronti al Tarocco del PIL?

p.s. e da Settembre 2014 i dati del PIL di ogni nazione europea saranno taroccati a norma di legge, ma ne parleremo fra qualche post.

Fonte: rischiocalcolato.it

[align=right]Source: Tenetevi forte! In Italia stan...i Fine 2013 | http://www.ecplanet.com [/align]


Ultima modifica di Wolframio il 19/01/2014, 22:03, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 19/01/2014, 22:04 
Questione di numeri....sotto il tappeto

ll deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista ha scritto uno sconvolgente messaggio su Facebook. Invitando tutti a condividerlo. Sono numeri tragici quelli messi nero su bianco dal deputato. Ecco di seguito il messaggio: Facciamo diventare VIRALE questo post ragazzi. Condividiamo come non mai, lo stiamo facendo tutti quanti! Napolitano blinda il governo e nasconde i conti sotto il tappeto. Per la prima volta nel suo mandato, il presidente della Repubblica ha incontrato il ragioniere generale dello Stato. Perché? Ve lo diciamo noi: - Debito pubblico: record a 2.074 miliardi, veleggiamo verso il 130% del Pil; - Debito aggregato di Stato, famiglie, imprese e banche: 400% del Pil, circa 6mila miliardi; - Pil: atteso un altro -2% quest’anno. Si aggiunge al -2,4 del 2012; - Rapporto deficit/Pil: 2,9% nel 2013. Peggioramento ciclo economico Imu, Iva, Tares, Cassa integrazione in deroga lo portano ben oltre la soglia del 3%; - Prestiti delle banche alle imprese: -5% su base annua nei mesi da marzo a maggio. In fumo 60 miliardi di prestiti solo nel 2012; - Sofferenze bancarie: a maggio sono salite del 22,4% annuo a 135,5 miliardi; - Base produttiva: eroso circa il 20% dall’inizio della crisi; - Ricchezza: bruciati circa 12 punti di Pil dall’inizio della crisi. 200 miliardi circa; - Entrate tributarie: a maggio -0,7 miliardi rispetto allo stesso mese di un anno fa (a 30,1 miliardi, -2,2%). Nei primi 5 mesi del 2013 il calo è dello 0,4% rispetto ai primi 5 mesi del 2012; - Gettito Iva: -6,8% nei primi 5 mesi del 2013, un vero disastro; - Potere d’acquisto delle famiglie: -94 miliardi dall’inizio della crisi, circa 4mila euro in meno per nucleo; - Disoccupazione: sfondata quota 12,2%, dato peggiore dal 1977; - Disoccupazione giovanile: oltre il 38%; - Neet: 2,2 milioni nella fascia fino agli under 30, ragazzi che non studiano, non lavorano, non imparano un mestiere, totalmente inattivi; - Precariato: contratti atipici per il 53% dei giovani (dato Ocse); - Ammortizzatori: 80 miliardi erogati dall’Inps dall’inizio della crisi tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione.


[align=right]Source: L'obbedienza e' la piu' subdol... di numeri....sotto il tappeto [/align]


Ultima modifica di Wolframio il 19/01/2014, 22:05, modificato 1 volta in totale.


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Cita:
Wolframio ha scritto:

Tenetevi forte! In Italia stanno preparando i dati taroccati sul Pil di Fine 2013




...il prox anno ci sono le elezioni europee.si cerca di disinnescare gli euroscetici.......[;)]


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MessaggioInviato: 20/01/2014, 15:23 
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Ripresa ostacolata da diversi fattori. Tra cui, il cambio euro/dollaro, vera minaccia alle esportazioni italiane.
Le stime sul Pil di Bankitalia e governo rispetto a quelle di altri organismi internazionali.

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Le stime sul Pil di Bankitalia e governo rispetto a quelle di altri organismi internazionali.
MILANO (WSI) - Qualche mese fa, insieme ad altri autorevoli blog amici, abbiamo prodotto un articolo divulgativo al fine di contrastare la propaganda del governo, che troppo spesso è incline nell’usare toni fin troppo esultanti per inneggiare ad una presunta ripresa economica che starebbe agganciando l’Italia.

L’altro giorno, con la pubblicazione del bollettino economico 1/2014, anche la Banca d’Italia ha demolito il quadro di finanza pubblica e le proiezioni di crescita economiche elaborate dal governo nella Nota di Aggiornamento al Def dello scorso settembre.

Anche se, a parer di chi scrive, le previsioni di crescita elaborate da Bankitalia rimangono comunque ancora troppo ottimiste.

Giusto per riprendere il discorso da dove lo avevamo lasciato, giova ricordare quelle che erano (lo sono ancora), secondo il governo, le previsioni di crescita per questo anno e per l’anno successivo, paragonando le previsioni governative con quelle delle principali istituzioni internazionali, e con Bankitalia.

Oggi anche la Banca d’Italia si allinea alle previsioni di crescita delle istituzioni internazionali, prevedendo, per il 2014, un crescita dello 0.7% e dell’1% per il 2015, ben al di sotto di quelle del governo che prevede per il biennio un +1% per il 2014, e +1,7% per il 2015.

Bankitalia, contrariamente alle previsioni del Governo, evidenzia anche che la disoccupazione tenderà a crescere, attestandosi al 12.8% nel 2014 (già oggi siamo al 12.7%) e 12,9 nel 2015.

Anche le spese delle famiglie, seppur in miglioramento, saranno destinate a rimanere deboli. Tuttavia Bankitalia precisa che il miglioramento delle spese delle famiglie sarà determinato dal "venir meno dell’esigenza di correzione dei conti pubblici, e dal calo dell’inflazione". Per cui, queste dinamiche, determineranno una ripresa del reddito reale disponibile dell’1.5% nel biennio 2014-2015, dopo un calo di 8 punti nell’ultimo quinquennio.

E qui, non si capisce proprio da dove possa derivare l’ottimismo di Bankitalia sulle prospettive di ripresa dei redditi (e quindi dei consumi), nonostante si affermi che il mercato del lavoro sarà destinato a peggiorare nel corso del biennio. Inoltre appare prematuro ipotizzare un aumento del reddito per effetto del venir meno delle esigenze di correzione dei conti pubblici, stante anche un aumento delle probabilità di una nuova manovra di contenimento. Ma di questo parleremo più avanti.

Nel bollettino si legge anche che si avrà un contributo alla crescita economica anche dagli investimenti che tornerebbero a crescere, seppur a ritmi ancora moderati (quasi il 2% in media all’anno), riflettendo un miglioramento delle prospettive della domanda, la maggiore disponibilità di liquidità per effetto dei pagamenti delle Amministrazioni Pubbliche e una "graduale normalizzazione delle condizioni di erogazione del credito.

Anche in questo caso, per pensarla come Bankitalia, occorre un grande esercizio di ottimismo. E ciò per diverse ragioni. Cerchiamo di spiegarle:

Come si evince dal sito del Tesoro, alla data del 30/11/2013, i pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione ammontavano a 16.3 miliardi di euro.

Un’indagine condotta sulle imprese creditrici sembra sconfessare l’ottimismo di Bankitalia sul contributo alla crescita economica che potrebbe derivare dagli investimenti posti in essere per effetto del pagamento dei debiti delle PA.

Ingrandisci la foto

Un’indagine condotta sulle imprese creditrici sembra sconfessare l’ottimismo di Bankitalia.


Infatti, come è facile intuire dal grafico proposto, buona parte degli incassi ricevuti dalle imprese creditrici, sarebbero destinati al pagamento dei debiti commerciali (32%), al pagamento di debiti finanziari (16.2%), ad altre forme di finanziamento del capitale circolante ((21.6%), alle riserve (11%), al pagamento degli stipendi arretrati (8.9%), delle tasse e contributi arretrati (4%) e, solo marginalmente agli investimenti per il 3.2%. Cioè, appena qualche centinaio di milioni di euro.

A questo punto giova ricordare che il pagamento dei debiti arretrati della pubblica amministrazione non necessariamente determinano una diminuzione delle stock di debito. Nel senso che andrebbe comunque verificato di quanto il debito si sia ridotto per effetto dei pagamenti. Perché, se da un lato si pagano i fornitori emettendo nuovo debito pubblico, e dall’altro si differiscono ulteriormente i pagamenti sulle nuove forniture, ciò non determina alcun miglioramento sulle condizioni di liquidità delle imprese, se non marginalmente.

Sul tema delle condizioni di erogazione del credito, appare del tutto inverosimile attendersi un sensibile miglioramento delle condizioni, vista la persistente debolezza del settore bancario di cui abbiamo parlato QUI ,(lettura suggerita per comprendere perché è difficile ipotizzare una distensione delle condizioni di erogazione del credito), ma anche altrove.

Il tema è sempre lo stesso: la crisi economica mette sotto pressione i bilanci delle banche, che patiscono l’esplosione delle sofferenze, che, a loro volta, erodono patrimonio. Minor patrimonio significa minor credito da concedere alle imprese e alle famiglie.

Quindi la contrazione economica si aggrava e aumentano nuovamente le sofferenze in capo alle banche. E il circolo riparte. Almeno fino a quando non si assiste ad una robusta e consolidata inversione di tendenza, idonea a trasmettere al settore bancario la prospettiva che prestare soldi sia divenuto meno rischioso rispetto alle condizioni attuali.

In buona sostanza, le previsioni di crescita elaborate da Bankitalia,
ai fini dell’incremento del Pil, attribuiscono un rilevante contributo alla componente delle esportazioni sospinta dal miglioramento degli scambi internazionali; anche se, dagli ultimi dati di novembre pubblicati dall’Istat solo qualche giorno fa, appare un quadro non poco preoccupante, considerato il calo dell’export del 2% rispetto al mese precedente.

In un quadro di questo genere con evidenti segnali di fragilità del ciclo economico, benché la crescita economica internazionale sia vista in progressivo miglioramento con il Pil mondiale, secondo l’Ocse, in aumento del 3.6%, il cambio dell’euro sul dollaro a livelli alti come quelli attuali - certamente non rappresentativi della debolezza economica (e strutturale) italiana- rischia di rende poco appetibili i prodotti italiani sui mercati esteri, minando le esportazioni.

Le previsioni di crescita elaborate da Bankitalia, ancorché più realistiche di quelle previste nel Def dello scorso settembre, appaiono ancora troppo ottimistiche, tenuto anche conto che l’espansione degli scambi mondiali potrebbe essere meno vigorosa da quanto ipotizzato.

Inoltre, come segala il bollettino di Bankitalia, sulle economie emergenti potrebbero incidere condizioni finanziarie globali meno favorevoli connesse all’avvio della riduzione dello stimolo monetario da parte della Federal Reserve che, come noto, lo scorso 18 dicembre, ha deciso di ridurre, da gennaio, gli acquisti dei mortage-baked securities (MBS) e delle obbligazioni del Tesoro a lungo termine per 10 miliardi di dollari al mese, portandoli a 75 miliardi.

Tutto questo si potrebbe tradurre in una minore crescita rispetto a quella prevista, che allontanerebbe significativamente l’Italia dall’obiettivo di crescita del Pil nominale previsto dal governo solo lo scorso settembre. Questo è anche aggravato dal fatto che l’Italia, nonostante l’aumento dell’iva dello scorso ottobre -che avrebbe dovuto agire anche sui prezzi e quindi sull’inflazione- sta conoscendo un periodo di decrescita dei prezzi che rende inverosimile (semmai che ne fosse ancora bisogno) la realizzazione degli obbiettivi di crescita nominale del Pil previsti lo scorso settembre.

Da ciò se ne deduce che anche il quadro di finanza pubblica ipotizzato lo scorso settembre, relativo al 2014, sarebbe del tutto inverosimile, poiché, il minor gettito derivante da una crescita inferiore rispetto a quella prevista, produrrà dei buchi di bilancio che dovranno essere colmati con manovre correttive.

Questo è ancor più aggravato dal fatto che, nel 2013, per centrare l’obiettivo di deficit/Pil al 3% il governo ha adottato delle strategie che avranno conseguenze sul 2014. In realtà, l’obiettivo del 3% è stato raggiunto (?) differendo al 2014 le spese per gli investimenti (che quindi peseranno sui conti dell’anno in corso) e aumentando gli acconti di imposta per il 2013 dei soggetti Ires e Ipef.

In buona sostanza si tratta di anticipazioni (godute nel 2013) a valere sul 2014, che non potranno essere riassorbite in mancanza di crescita economica, rischiando di aggravare i conti del 2014. Perché, se non dovesse sopraggiungere una ripresa significativa tale da riassorbire il debito che lo stato ha maturato nei confronti delle imprese che hanno pagato gli acconti maggiorati, in sede di dichiarazione dei redditi, cioè il prossimo giugno, gli acconti di imposta pagati dalle imprese si trasformeranno in crediti pronti ad essere compensati con altri tributi a debito. Quindi nuovi buchi di bilancio, salvo un nuovo aumento degli acconti per il 2014.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Vincitori e Vinti - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
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..di certo con l'avvicinarsi delle elezioni europee,tanti nr diventeranno improvvisamente positivi.........devono disinnescare gli euroscettici [;)]


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Eccola l'indole dell'italiano, dal più piccolo al più grande! [^]



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L'ex di Tabacci ha evaso due miliardi di euro

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