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L’effetto che fa è sempre quello di Ritorno al futuro: sembra il 1996 e invece sono passati più di vent’anni. Dimagrito, truccatissimo, gli occhi minuscoli, un discorso fiume che è durato almeno un’ora e mezzo e che si è esteso dalla geopolitica in Iran ai cagnolini che il “72 per cento delle signore” preferisce alle signore. Riecco Silvio Berlusconi che fa tornare tutti più giovani, lui compreso, o almeno così vorrebbe. Di sicuro non molla l’osso all’altro leader ancora aspirante, Matteo Salvini: mentre il segretario della Lega Nord conclude il raduno di Pontida – scalciando giù dal palco Umberto Bossi – lui interviene alla “kermesse” organizzata da Antonio Tajani, il più vicino all’ex Cavaliere. Così il maxi-discorso di Berlusconi è innanzitutto la rivendicazione di cos’è la destra. La destra in Italia, dice Berlusconi, siamo noi. Noi, Forza Italia, che – dice Tajani – non abbiamo bisogno di primarie perché abbiamo Berlusconi e “leader si nasce”. Noi, i moderati, “rappresentanti in Italia della grande famiglia popolare europea”. “Solo chi è nel Ppe vincerà le prossime elezioni in Europa – sottolinea l’ex capo del governo – La sinistra è in crisi ovunque e i populisti, ma rispetto il popolo e li chiamo ribellisti, non hanno vinto mai”. E’ il giorno della ripartenza: a parte le foto rubate in Alto Adige, non si vedeva da mesi. Ma non molla, si diceva: parla di lavoro, di economia, di immigrazione, di Europa, di politica estera. Ma la freccetta mira a un bersaglio in particolare: “Alla Lega dico che avremo sempre rispetto per le loro idee, ma sappia che il centrodestra l’abbiamo fatto noi e abbiamo sempre avuto il leader per realizzare il programma”. E fa centro: “Berlusconi ha detto ‘il centrodestra sono io’. In democrazia sono i cittadini che decidono chi fa cosa” risponde Matteo Salvini in una diretta a Radio Padania. “L’anno prossimo – aggiunge – ci sarà una Pontida di governo”.
Berlusconi e Salvini, racconta il capo del Carroccio, non si sono mai sentiti negli ultimi giorni. La diffidenza è reciproca. Berlusconi rasserena gli ospiti di Tajani che “la Lega ha cambiato opinione sull’euro, non si può uscire dall’euro. Anche questo problema con Salvini sta andando a posto”. Salvini, a Pontida, ribadisce di lavorare a una “alleanza seria e compatta” come quella che ha vinto alle ultime Comunali. “Ma – ha aggiunto – non voglio più vedere i poltronari di professione alla Alfano, sia chiaro a Berlusconi e alleati”. Di sicuro il leader di Forza Italia è pronto alla campagna elettorale: “Non so se la Corte di Strasburgo arriverà in tempo con una sentenza. Ma Corte o no Corte vi assicuro che farò la campagna elettorale“. Ma si aspetta, dice, l’Europa gli restituisca l’onore “in modo da potermi ripresentare davanti ai cittadini da uomo integro”.

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mp4In ogni caso Berlusconi ci crede. E’ l’anno decisivo, sottolinea, con le Politiche e prima ancora le Regionali in Sicilia. Non è un caso che ricordi l’appuntamento di inizio novembre: lì sarà chiaro che se – come dice lui – il centrodestra vincerà, sarà la dimostrazione che in alcune zone ha un contributo della Lega Nord pari a zero e quindi sarà un po’ complicato rivendicare la leadership della coalizione. Tra gli avversari Berlusconi indica soprattutto i Cinquestelle da una parte con il solito discorso che “non hanno mai combinato niente per loro stessi e per il Paese” e dall’altra attaccando per la prima volta Luigi Di Maio, che ieri ha ufficializzato la propria candidatura alle primarie per il candidato-premier del M5s. “Un giovane – è la definizione di Berlusconi – che mi sembra una meteorina della politica, che viene bene in tv ma non porta alcun bagaglio per gli italiani”. “Non si fa campagna elettorale con l’età – aggiunge – Per fare il presidente del Consiglio bisogna avere potere decisionale, grande esperienza”.
Quanto al programma, sui migranti Berlusconi non rinuncia a paragonare quanto sta facendo il governo Gentiloni e il ministro dell’Interno Marco Minniti a ciò che facevano i governi di centrodestra con Gheddafi: “Noi abbiamo fatto accordi con Gheddafi per fermare i migranti. Il governo ha seguito il nostro esempio, ma molto in ritardo”. E, con parole diverse, ribadisce il concetto renziano (e prima ancora leghista) dell’aiuto a casa loro: “Abbiamo un assaggio dell’immigrazione di massa, poca cosa di quello che potrebbe accadere. L’unico modo per fermare questo flusso è un grande Piano Marshall per aiutare i Paesi d’origine. E’ l’appello che lancio a tutti i Paesi, mettere somme importanti per lo sviluppo di questi Paesi”. Ovviamente anche ai tempi dei governi del centrodestra i fondi per la cooperazione internazionale erano ai minimi termini.
Economia? Il baule del repertorio è sempre aperto: “Il nostro programma è sempre quello di meno tasse per famiglie, partite Iva e imprese, in modo da dare più lavoro, secondo gli insegnamenti di Reagan e Thatcher. Siamo vicini con la Lega su flat tax, io sono per il 25 per cento”. E per avviare le nuove attività “basta con autorizzazioni preventive: chi vuole aprire un negozio, un bar, o costruire un immobile può farlo con una semplice autocertificazione di rispetto delle regole”. Frase un po’ scivolosa al tempo del terremoto a Ischia e dell’alluvione di Livorno.
L’ex presidente del Consiglio ha annunciato anche di voler alzare a 8mila euro il limite del contante e la chiusura “reale” di Equitalia, ricordando che “Renzi ha solo cambiato nome”. Quindi pensione minima a 1000 euro, per 13 mensilità. Povertà: “A chi vive di carità assicureremo tutto il necessario. Penso anche a una pensione alle nostre mamme: abbiamo fatto i conti e lo possiamo fare”. Sulla giustizia pare invece arrivato un po’ in ritardo: “Proponiamo la riforma della giustizia, la separazione tra pm e giudici e revisione delle intercettazioni. Basta con la lungaggini dei tempi. Dobbiamo pretendere tempi europei”. Mentre l’ultimo occhiolino è per il movimento animalista di Michela Vittoria Brambilla: “Secondo alcuni sondaggi, complice l’anonimato, ho verificato che il 72 per cento delle signore preferisce il proprio cagnolino al proprio coniuge”.
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Eccolo il cadavere in putrefazione che torna (ancora?) per perculare chi si ostina ad ascoltarlo.