[Esplora il significato del termine: Soros e la crisi dei migranti «Ue riprenda il controllo dei confini» L’economista di ungherese illustra il piano per risolvere l’emergenza rifugiati in Europa E su Obama: «Troppo debole, Putin ha dimostrato di essere un maestro di tattica» ] Soros e la crisi dei migranti
«Ue riprenda il controllo dei confini»
L’economista di ungherese illustra il piano per risolvere l’emergenza rifugiati in Europa E su Obama: «Troppo debole, Putin ha dimostrato di essere un maestro di tattica»

Il testo che segue è una versione riveduta del colloquio tra George Soros e Gregor Peter Schmitz della rivista tedesca Wirtschaftswoche.
Gregor Peter Schmitz: «Quando la rivista Time pubblicò la foto della cancelliera Angela Merkel in copertina, la defini la “Cancelliera del mondo libero”. Pensa che questa affermazione sia giustificata?»
George Soros: «Sì. Come ben sa, io ho criticato la cancelliera in passato e continuo a non essere d’accordo con la sua politica di austerità. Ma dopo l’attacco dell’Ucraina da parte del presidente Vladimir Putin, la Merkel è diventata la leader dell’Unione Europea e pertanto, indirettamente, del Mondo Libero. Fino a quel momento era solo un abile politico, capace di intuire l’umore dell’opinione pubblica e di gestirlo. Ma in virtu’ della sua resistenza all’aggressione russa, si è dimostrata un leader che ha rischiato grosso andando contro l’opinione prevalente. E’ stata anche ancora piu’ lungimirante quando ha riconosciuto che la crisi dei migranti avrebbe potuto potenzialmente distruggere l’Europa, in primo luogo causando la fine del sistema di frontiere aperte dello spazio Schengen e da ultimo indebolendo il mercato comune. Merkel prese un’iniziativa coraggiosa per cambiare l’opinione pubblica, ma, purtroppo, il piano non era stato preparato accuratamente. La crisi è ben lungi dall’essere risolta e la posizione di leadership della cancelliera -non solo in Europa, ma anche in Germania e persino nel suo partito - è sotto attacco».
Schmitz: «La Merkel era notoriamente cauta e riflessiva, la gente si fidava di lei. Ma in occasione della crisi dei migranti ha agito impulsivamente assumendo grossi rischi. Il suo stile e’ cambiato e cio’ rende la gente nervosa».
Soros: «Questo è vero, ma questo cambiamento e’ per me positivo. C’e’ molto di cui preoccuparsi: come la cancelliera ha giustamente predetto, l’Unione Europea e’ sull’orlo del collasso. La crisi greca ha insegnato alle autorità europee l’arte di cavarsela alla meno peggio tra una crisi e l’altra. Tale pratica e’ conosciuta in gergo come “menare il can per l’aia” anche se, ad essere precisi, il cane continua a ritornare indietro. Ora L’Unione Europea si trova a dover fronteggiare non una, ma cinque o sei crisi allo stesso tempo».
Schmitz: «Entrando nello specifico, lei si sta riferendo alla Grecia, alla Russia, all’Ucraina, all’imminente referendum britannico e alla crisi dei migranti?».
Soros: «Si. E lei non ha nemmeno citato la causa alla radice della crisi dei migranti: il conflitto siriano. E neppure l’effetto deleterio che gli attacchi terroristici di Parigi e altre località hanno avuto sulla pubblica opinione europea. La Merkel ha correttamente previsto il potenziale distruttivo che la crisi dei migranti comportava per l’Unione Europea. Cio’ che era semplicemente una previsione e’ diventato realtà. L’Unione Europea necessita fortemente di rimodellamenti. Un dato di fatto non irreversibile, visto che chi puo’ evitare che le catastrofiche previsioni della Merkel si avverino e’ proprio il popolo tedesco. Io penso che i tedeschi sotto la guida della cancelliera abbiano raggiunto una posizione di egemonia, ma a basso costo. Di solito gli egemoni devono fare attenzione non solo ai propri interessi ma anche a quelli di coloro da loro protetti. Ora e’ giunto il momento in cui i tedeschi devono decidere se vogliono accettare le responsabilità e gli oneri di essere il potere dominante in Europa».
Schmitz: «A suo parere, lo stile della Merkel in relazione alla crisi dei rifugiati si differenzia dalla sua leadership sulla crisi dell’euro? Ritiene che sia piu’ disposta a diventare una “egemone accondiscendente”?»
Soros: «Questo è chiedere un po’ troppo. Non ho ragione di cambiare la mia opinione che critica la sua leadership in tema di crisi dell’euro. L’Europa avrebbe tratto vantaggio da una introduzione piu’ tempestiva del genere di leadership che sta mostrando ora. E’ un peccato che quando la Lehman Brothers e’ fallita, nel 2008, la Merkel non sia stata disposta a consentire che le garanzie a fronte del salvataggio del sistema bancario europeo fossero fornite dall’Intera Europa; riteneva infatti che l’opinione pubblica tedesca sarebbe stata contraria. Se avesse cercato di cambiare la pubblica opinione invece che seguirla e assecondarla, la tragedia dell’Unione Europea avrebbe potuto essere evitata».
Schmitz: «Ma non sarebbe rimasta cancelliera tedesca per dieci anni!».
Soros: «Lei ha ragione. La Merkel era bravissima a soddisfare le necessita’ e le aspettative di una larga fascia del pubblico tedesco. Era sostenuta sia da coloro che desideravano essere buoni europei che da coloro i quali volevano che lei proteggesse gli interessi nazionali. E cio’ non era cosa da poco. Venne rieletta con una maggioranza sostanzialmente aumentata. Ma sul tema della crisi dei rifugiati, la Merkel ha agito in base ai suoi principi ed e’ stata pronta a rischiare la propria posizione di leader. Merita pertanto il sostegno di coloro che condividono tali valori, cosa che, a livello personale, mi sta piuttosto a cuore. Sono un acceso sostenitore dei valori e dei principi di una societa’ libera, proprio per la mia storia personale, essendo io un ebreo sopravvissuto all’Olocausto sotto l’occupazione nazista dell’Ungheria. E sono convinto che Angela Merkel condivida quei valori a causa della sua storia personale, che l’ha vista crescere nella comunista Germania dell’Est, sotto l’influenza del padre, un pastore religioso. Questi aspetti me la rendono simpatica nonostante noi abbiamo opinioni discordi su parecchie importanti questioni».
Schmitz: «Lei ha avuto un ruolo decisivo nel promuovere i principi di una societa’ aperta e nel cambiamento democratico nell’Europa dell’Est. Come mai proprio la’ ci sono forte opposizione e scontento nei confronti dei rifugiati?»
Soros: «Perché il principio di una società aperta non ha radici profonde in quella parte del mondo. Il premier ungherese Viktor Orbán promuove i principi dell'identità’ cristiana e ungherese. L’associazione tra l'identità’ nazionale e religiosa e’ una miscela esplosiva, e Orbán non e’ il solo a farlo. Il leader del partito recentemente eletto al governo polacco, Jarosław Kaczyński, sta utilizzando un approccio simile. Sebbene non sia intellettualmente all’altezza di Orban, e’ un astuto uomo politico e ha scelto l’immigrazione come tema prioritario della sua campagna politica. La Polonia e’ uno dei paesi europei piu’ omogenei sia dal punto di vista etnico che religioso. Un immigrato musulmano nella cattolica Polonia è il diverso per eccellenza. Kaczyński e’ riuscito anche a farlo passare per il demonio».
Schmitz: «In generale, come giudica la situazione politica in Polonia ed Ungheria?».
Soros: «Nonostante Kaczyński e Orbán siano molto diversi, i regimi che stanno tentando di stabilire sono assai simili. Come ho suggerito, cercano di sfruttare un miscuglio di nazionalismo etnico e religioso al fine di mantenersi al potere. In un certo senso stanno tentando di reinstaurare quel tipo di democrazia fasulla che era prevalente tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale nell’Ungheria dell’ammiraglio Horthy e nella Polonia del maresciallo Piłsudski. Una volta al potere, tendono ad impossessarsi di alcune istituzioni democratiche che sono e dovrebbero rimanere autonome, come per esempio la banca centrale o la corte costituzionale. Orbán l’ha gia’ fatto; Kaczyński sta cominciando ora. Non sara’ facile liberarsi di loro. In aggiunta a tutti gli altri problemi, la Germania dovra’ gestire il “nodo” Polonia. A differenza dell’Ungheria, la Polonia e’ stato uno dei paesi europei di maggiore successo, sia economicamente che politicamente. La Germania ha bisogno della Polonia per proteggersi dalla Russia. La Russia di Putin e la Polonia di Kaczyński sono ostili l’una verso l’altra ma sono ancora piu’ ostili ai principi su cui si basa l’Unione Europea».
Schmitz: «Quali sono tali principi?»
Soros: «Ho sempre considerato l’Unione Europea come la materializzazione dei principi della societa’ aperta e libera. Venticinque anni fa, quando iniziai ad interessarmi alla regione, c’erano una moribonda Unione Sovietica e una emergente Unione Europea. E’ interessante notare come entrambe fossero esperimenti di amministrazione internazionale. L’Unione Sovietica ha tentato di unire i proletari nel mondo e l’Unione Europea ha tentato di sviluppare un modello di integrazione regionale basato sui principi che sono alla base di una società aperta».
Schmitz: E come si rapporta tutto cio’ alla situazione attuale?
Soros: «L’Unione Sovietica e’ stata rimpiazzata da una Russia risorta dalle ceneri e l’Unione Europea e’ giunta ad essere dominata dalle forze del nazionalismo. La societa’ aperta, in cui sia io che la Merkel crediamo in funzione del nostro vissuto personale, e quella a cui i riformisti della nuova Ucraina aspirano in funzione della loro storia personale, in realtà’ non esiste. L’Unione Europea era stata costituita come associazione volontaria di paesi di pari stato, ma la crisi dell’euro l’ha trasformata in un rapporto tra debitori e creditori, in cui i debitori sono in difficolta’ nel tener fede ai loro impegni ed i creditori stabiliscono le condizioni che i debitori devono sottoscrivere. Questo rapporto non e’ ne’ volontario ne’ bilanciato. La crisi dei migranti ha introdotto ulteriori spaccature. Pertanto, la vera sopravvivenza dell’Unione Europea è a rischio».
Schmitz: «Questo e’ un punto interessante, ricordo che lei due anni fa criticava duramente la Merkel perche’ era troppo attenta agli interessi del suo elettorato e perche’ instaurava un’egemonia tedesca a basso costo. Ora ha decisamente cambiato direzione in relazione ai migranti, aprendo le porte ai rifugiati siriani. L’effetto “volano” ha fatto si’ che le autorità’ europee sviluppassero una politica di asilo, con un target annuale di rifugiati consistente, che raggiunge il milione e che sara’ in aumento ancora per anni. I profughi con diritto di ammissione potrebbero pertanto rimanere dove sono finché non arrivi il loro turno».
Soros: «Il fatto e’ che non abbiamo una politica di asilo europea. Le autorità’ europee devono assumersene la responsabilità’ e pertanto il crescente numero di migranti, invece di essere un problema gestibile, si e’ trasformato in una crisi politica acuta. Ogni stato membro si e’ egoisticamente concentrato sui propri interessi nazionali, spesso andando contro quelli degli altri stati. Cio’ ha gettato il panico tra i richiedenti asilo, il pubblico in generale e le autorità’ preposte alle leggi e all’ordine pubblico. I richiedenti asilo sono stati le principali vittime. Ma lei ha ragione, la Merkel va apprezzata per aver promosso una politica di asilo europea. L’UE necessita di un piano approfondito per gestire la crisi, un piano che garantisca una gestione efficace dei flussi migratori, cosi’ che possano stabilirsi nei paesi di accoglienza in modo sicuro ed ordinato, con un ritmo proporzionale alla capacita’ che l’Europa ha di assorbirli. Per essere veramente completo, il piano deve pero’ andare oltre i confini europei. I richiedenti asilo eviterebbero grandi difficolta’ umane e non dovrebbero affrontare ingenti spese se potessero rimanere nei loro paesi o in luoghi limitrofi. Su queste basi, la mia Fondazione ha sviluppato un piano articolato in sei punti e l’ha annunciato esattamente allo stesso momento in cui anche Orbán ha introdotto un suo piano pure centrato su sei punti. Le due proposte erano però diametralmente e opposte. Quella di Orbán mirava a proteggere i confini nazionali dai migranti, mentre la nostra mirava a tutelare gli stessi migranti. Da allora siamo stati in disaccordo. Orbán mi accusa di cercare di distruggere la cultura nazionale ungherese inondando il paese di rifugiati musulmani. Paradossalmente, il nostro piano manterrebbe i profughi con diritto di ammissione nelle località’ dove si trovano e fornirebbe aiuti in quei paesi; sono invece proprio le sue politiche che li spingono a correre all’impazzata verso l’Europa fintanto che le porte d’accesso rimangono aperte»
Schmitz: «Potrebbe spiegare meglio il paradosso? Perche’ il vostro piano eviterebbe l’afflusso dei migranti verso l’Europa?»
Soros: «Noi siamo a favore di una politica di asilo comunitaria che riaffermi il controllo sui confini europei piuttosto che nazionali e che consenta ai migranti di raggiungere l’Europa in modo sicuro ed ordinato, secondo la capacita’ di accoglienza ed assorbimento dell’UE. Orbán invece vuole utilizzare i confini nazionali per respingere i profughi»
Schmitz: «E chi ha la meglio per il momento?»
Soros: «In Ungheria Orbán ha trionfato. Quello che piu’ preoccupa e’ che sta vincendo anche in Europa. Sta sfidando la Merkel per assumere la leadership europea. Ha lanciato la sua campagna lo scorso settembre in Baviera alla conferenza dell’Unione Cristiano-Sociale (partito associato all’Unione Cristiano-Democratica della Merkel), in combutta con Horst Seehofer, leader del partito. E si tratta di una vera e propria sfida, che attacca i valori e i principi su cui si fonda l’Unione Europea. Orbán li attacca dall’interno, Putin dall’esterno. Entrambi mirano a ribaltare la sottomissione delle sovranità’ nazionali ad un ordine europeo sovranazionale. Putin va fin oltre: vuole sostituire il governo di legge con il governo di forza. Vogliono restaurare tempi andati. Per fortuna la Merkel ha preso sul serio tale sfida. Sta reagendo ed io la sostengo non solo a parole, ma con i fatti. Le mie fondazioni non si occupano solo di patrocinio e sostegno, cercano di portare un contributo effettivo sul terreno di gioco. Nel 2013 abbiamo fondato in Grecia Solidarity Now (Solidarietà’ Adesso). Avevamo chiaramente intuito che la Grecia nel suo stato impoverito avrebbe avuto difficolta’ nel prendersi cura del grande numero di rifugiati che sono bloccati sul suo territorio».
Schmitz: «Come finanziereste il vostro piano?»
Soros: «Sarebbe impossibile un finanziamento da parte europea visto il suo budget attuale. L’UE potrebbe peraltro creare fondi emettendo obbligazioni a lungo termine e sfruttando la sua perlopiu’ inalterata capacita’ creditizia con rating AAA. L’onere della copertura dei titoli potrebbe venire equamente distribuito tra gli stati membri che accettano i rifugiati e quelli che li rifiutano o impongono restrizioni. E questo – e’ superfluo dirlo - e’ il punto su cui dissento con la cancelliera Merkel».
Schmitz: «Lei si e’ ritirato dalla gestione di fondi speculativi e impegna tutte le sue energie lavorando per le sue fondazioni. Quali sono i vostri principali progetti?»
Soros: «Sono troppi da elencare! Siamo coinvolti in tutte le questioni scottanti, sia politiche che sociali, a livello mondiale. Ma io citerei l’ Institute for New Economic Thinking (INET) e la Central European University (CEU) in quanto e’ in corso una sorta di rivoluzione nell’ambito delle scienze sociali e io ne sono profondamente coinvolto sia personalmente che attraverso le mie fondazioni. Grazie alle scienze naturali, l’uomo e’ riuscito a domare le forze della natura; purtroppo la nostra capacita’ di governarci non ha tenuto il passo con i traguardi raggiunti dalla scienza. Abbiamo la capacita’ di distruggere la nostra civiltà’ e lo stiamo facendo…».
Schmitz: «Lei ha una visione cupa del nostro futuro».
Soros: «Ma e’ deliberatamente un’opinione faziosa. Ammettere un problema e’ un invito a tentarne la soluzione. Questa e’ la principale lezione che ho appreso dall’esperienza formativa della mia vita, nel 1944, quando i Nazisti occuparono l’Ungheria e io avrei potuto non sopravvivere se mio padre non avesse procurato documenti falsi alla sua famiglia (e a molte altre). Ho imparato che e’ meglio affrontare la dura realtà’ invece di chiudersi gli occhi. Quando si e’ consapevoli del pericolo, le possibilità’ di sopravvivenza aumentano se si e’ disposti a correre qualche rischio piuttosto che comportarsi da pecora e seguire il gregge. E’ per questo che mi sono allenato ad osservare le difficolta’ e cio’ mi e’ stato utile sui mercati finanziari e mi guida ora nella mia politica filantropica. Purché’ io riesca ad intravvedere una strategia vincente, per quanto tenue, io non mollo. L'opportunità’ risiede nel pericolo. E’ sempre buio prima dell’alba».
Schmitz: «Qual e’ la sua strategia vincente per la Grecia?»
Soros: «Molto francamente, non ne ho una. La Grecia e’ stata malgestita fin dall’inizio. Quando la crisi greca e’ emersa, verso la fine del 2009, l’UE, guidata dalla Germania, e’ giunta si’ in aiuto, ma ha preteso tassi di interesse punitivi sui prestiti elargiti. Questo ha provocato un debito nazionale Greco insostenibile. Lo stesso errore e’ stato ripetuto piu’ recentemente. L’UE voleva punire il primo ministro Greco Alexis Tsipras ed in particolare il suo ex ministro delle finanze Yanis Varoufakis allo stesso tempo, visto che non c’era altra scelta che scongiurare il default greco. Di conseguenza, l’UE ha imposto condizioni che spingeranno la Grecia in ulteriore recessione».
Schmitz: «La Grecia e’ un paese interessante per gli investitori privati?»
Soros: «Direi di no, fintanto che fa parte della zona euro. E’ improbabile che questo paese si sviluppi con l’euro, in quanto il tasso di cambio e’ troppo alto per favorirne la competitività’».
Schmitz: «La preoccupa il fatto che nel mezzo di tutte queste problematiche e crisi, uno stato membro dell’importanza del Regno Unito stia considerando la possibilità’ di uscire dall’UE?».
Soros: «Certamente. Sono convinto che la Gran Bretagna dovrebbe restare nell’Unione non solo per ragioni economiche, ma ancor piu’ per ragioni politiche. Un’Unione Europea senza il Regno Unito risulterebbe molto indebolita».
Schmitz: «Ma i sondaggi indicano una grande maggioranza a favore della “Brexit”, l’ uscita della Gran Bretagna dall’UE».
Soros: «La campagna a favore della Brexit ha deliberatamente ingannato la gente. Attualmente, la Gran Bretagna gode del migliore accordo possibile con l’Europa. Ha accesso al mercato comune, dove confluisce quasi la meta’ delle esportazioni britanniche, e nel contempo non e’ appesantita dagli oneri di partecipazione alla zona euro».
Schmitz: «Come mai le imprese e il mercato non evidenziano gli svantaggi della Brexit?».
Soros: «Le amministrazioni delle imprese multinazionali che hanno collocato i loro stabilimenti manifatturieri in Gran Bretagna, contando su un trampolino di lancio verso il mercato comune, sono riluttanti ad esprimere pubblicamente la loro opposizione alla Brexit perche’ non vogliono trovarsi imbrogliati in un dibattito politico sul quale I loro clienti hanno opinioni divergenti. Ma se si chiede la loro opinione in via privata e personale, ed io l’ho fatto, sono pronti a confermarlo. La campagna pro Brexit ha cercato di convincere l’opinione pubblica britannica che e’ piu’ sicuro stare al di fuori del mercato comune che non farne parte. Una campagna che ha avuto campo libero in quanto il governo ha voluto dare l’impressione che sta temporeggiando per un accordo piu’ favorevole».
Schmitz: «Per molto tempo, l’Europa – e il mondo – hanno potuto fare affidamento sulla Cina in termini di crescita e capacita’ creditizia»
Soros: «La Cina e’ ancora storicamente la massima potenza mondiale. Possiede ancora imponenti riserve di valute straniere».
Schmitz: «Che metteranno il paese al riparo?».
Soros: «La Cina sta rapidamente esaurendo queste riserve. Gode anche di un’altra riserva incredibilmente ampia: quella della fiducia da parte della popolazione. Anche se molti cinesi possono anche non capire come funziona in realta’ il regime, arrivano alla conclusione che un regime che e’ riuscito a superare tanti problemi sappia di certo il fatto suo. Peraltro anche la riserva di fiducia sta esaurendosi rapidamente, a causa dei molti errori compiuti dai dirigenti. Il presidente Xi Jinping potrà’ proseguire con le sue attuali politiche piu’ o meno per un triennio, durante il quale la Cina eserciterà un’influenza negativa sul resto del mondo rinforzando le tendenze deflazionistiche che sono gia’ prevalenti. La Cina e’ ora piu’ che mai responsabile di una sempre piu’ ampia fetta dell’economia mondiale ed i problemi che deve affrontare sono piu’ che mai irrisolvibili».
Schmitz: «Il presidente Xi sara’ in grado di fronteggiare la situazione?».
Soros: «C’e’ un errore di base nell’approccio di Xi: ha assunto il controllo diretto dell’economia e della sicurezza. Se riuscisse ad avere successo con una soluzione orientata verso i mercati sarebbe molto meglio sia per il mondo che per la Cina. Ma non si puo’ auspicare una soluzione di economia di mercato senza alcuni precisi cambiamenti politici. Non si puo’ lottare contro la corruzione se i mass media non sono liberi e autonomi, e proprio questo e’ cio’ che Xi non vuole consentire. Su questo punto e’ piu’ vicino alla Russia di Putin che al nostro ideale di societa’ libera» Schmitz: «Come giudica la situazione in Ucraina?».
Soros: «E’ incredibile ma l’Ucraina e’ riuscita a sopravvivere due anni e allo stesso tempo ha dovuto fronteggiare tanti nemici. Ma ora e’ stremata e necessita di maggiori sostegni. Mettendo l’Ucraina alle strette finanziariamente, l’Europa sta replicando l’errore commesso in Grecia. La vecchia Ucraina aveva molto in comune con la vecchia Grecia – era dominata da oligarchi e i funzionari statali erano piu’ interessati al proprio tornaconto personale piuttosto che a servire la popolazione. Ma ora c’e’ una nuova Ucraina che aspira ad essere l’opposto della vecchia. La Rada Suprema, il parlamento ucraino, ha recentemente approvato un budget per il 2016 che risponde alle condizioni imposte dal FMI. Ora e’ il momento di offrire quell’assistenza finanziaria aggiuntiva che era stata promessa e della quale la nuova Ucraina ha necessita’ per effettuare riforme radicali. Questa boccata d’ossigeno finanziaria consentirebbe al paese non solo di sopravvivere, ma di prosperare e diventare un’appetibile destinazione per gli investitori.
Ritrasformare la nuova Ucraina ancora nella vecchia sarebbe un errore fatale, in quanto la nuova Ucraina costituisce un bene di grande valore per l’Europa, sia come baluardo per controbattere l’aggressione russa, sia per riacquistare lo spirito di solidarietà’ che caratterizzava gli esordi dell’UE».
Schmitz: «Molti criticano il presidente degli USA Barack Obama accusandolo di essere troppo debole nei confronti della Russia».
Soros: «Ed hanno perfettamente ragione. Putin e’ un maestro della tattica; e’ entrato nel conflitto siriano solo perche’ ha intravisto l'opportunità’ di migliorare lo status della Russia nel mondo. Era pronto a usare tutte le pressioni possibili fino a quando non ha incontrato una seria resistenza. Il presidente Obama avrebbe dovuto metterlo alla prova molto prima. Se Obama avesse dichiarato i cieli siriani una zona d’interdizione al volo nel momento in cui la Russia comincio’ a fornire armamenti su larga scala, la Russia sarebbe stata obbligata a rispettarla. Ma Obama era ansioso di evitare a tutti i costi un confronto militare diretto con la Russia, che invece installo’ missili contraerei, cosi’ che gli USA si trovarono a dover condividere il controllo dei cieli siriani con la Russia.
Si potrebbe quasi dire che il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan abbia fatto un favore ad Obama quando abbatte’ il jet da combattimento russo. Putin ha dovuto ammettere che la sua avventura militare aveva incontrato una seria opposizione ed ora sembra disposto ad una soluzione politica. Cio’ promette bene. Ci sono anche lo Stato Islamico e gli attacchi terroristici che minacciano di destabilizzare i valori ed i principi della nostra societa’. I terroristi vogliono convincere la gioventù’ musulmana che non c’e’ alternativa al terrorismo, e, se si presta ascolto a personaggi come Donald Trump, ahime’ finiranno con il riuscirci».
Schmitz: «Ma lei conosce Donald Trump?».
Soros: «Molti anni fa Donald Trump mi propose di acquistare un appartamento in uno dei suoi primi immobili. Mi disse “Voglio che lei venga a stare nel mio palazzo. Stabilisca lei il prezzo”. La mia risposta fu “Sono spiacente ma non posso permettermelo”. E cosi’ respinsi la sua richiesta»
Questa intervista è apparsa originariamente sul New York Review of Books