19/07/2012, 16:33
ufored ha scritto:
guardavo questa carta e penso possa essere in qualche modo legata alle olimpiadi. la tazza di thè fumante ha tutta l'aria di essere la fiaccola olimpica che brucia, ovviamente resterebbe da interpretare tutto il resto, a partire dall'ora! Interessante anche l'uomo con l'ombrello chiuso, che potrebbe secondo me voler dire, usciamo allo scoperto.
19/07/2012, 16:34
ufored ha scritto:
guardavo questa carta e penso possa essere in qualche modo legata alle olimpiadi. la tazza di thè fumante ha tutta l'aria di essere la fiaccola olimpica che brucia, ovviamente resterebbe da interpretare tutto il resto, a partire dall'ora! Interessante anche l'uomo con l'ombrello chiuso, che potrebbe secondo me voler dire, usciamo allo scoperto.
19/07/2012, 17:15
19/07/2012, 19:14
Hannah ha scritto:ufored ha scritto:
guardavo questa carta e penso possa essere in qualche modo legata alle olimpiadi. la tazza di thè fumante ha tutta l'aria di essere la fiaccola olimpica che brucia, ovviamente resterebbe da interpretare tutto il resto, a partire dall'ora! Interessante anche l'uomo con l'ombrello chiuso, che potrebbe secondo me voler dire, usciamo allo scoperto.
Ufored anche l'orecchio del gentleman è strano, si può ingrandirlo?
A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
19/07/2012, 19:28
19/07/2012, 19:53
19/07/2012, 20:03
20/07/2012, 01:03
ufored ha scritto:
ok esagero..... ombrello chiuso e bombetta in testa.
pioveranno bombe dal cielo, 2 attentati alla stessa ora
l'ora del thè=> it's tea time = it's the time => è tempo di agire
fatemi male.......
20/07/2012, 01:03
20/07/2012, 01:34
iLGambero ha scritto:
Vorrei fare notare che quello nella carta NON E' il Big Ben...
20/07/2012, 03:15
20/07/2012, 09:04
ufored ha scritto:
Sul fatto della torre, Il gambero non si riferiva a quella carta e l'ha anche specificato, mentre sulla carta dove si vede il simpatico ometto con l'ombrello c'è scritto chiaro chiaro "england"
21/07/2012, 13:52
Fonte: http://www3.lastampa.it/sport/sezioni/o ... tp/463159/
Giochi vietati al marchio
nemico dello sponsor
Volontari dei Giochi davanti a un edificio del parco olimpico occupato da uno degli sponsor ufficiali
La dittatura imposta nel parco olimpico da chi ha investito milioni di sterline
andrea malaguti
corrispondente da londra
BBC4 Today. Se si vuole capire che cosa succede in Gran Bretagna bisogna accendere la radio e sintonizzarsi lì. Evan Davis intervista Lord Sebastian Coe, un mito dell’atletica con un profilo allungato da coltello da caccia, che oltre ad avere vinto due ori olimpici a Mosca e Los Angeles è anche l’uomo che organizza i Giochi di Londra. Un conservatore rigoroso, pieno di buonsenso e inattaccabili principi. Lancillotto vestito con la Union Jack. Bene. Si parla di sponsor e Davis chiede a Coe se è vera questa storia che si sente dire in giro per cui a nessuno sarà consentito di entrare nel parco olimpico con una maglietta della Pepsi. E neppure con un logo estraneo alle undici multinazionali che foraggiano ufficialmente lo spettacolo. Cioè, gigioneggia, se ti infili la t-shirt sbagliata puoi essere cacciato per indegnità dal paradiso a cinque cerchi. Silenzio. Coe si prende tre secondi per pensare - un’eternità in radio - poi dice seccato. «E’ vero. La Coca Cola è un nostro sponsor e ha investito milioni di pounds».
Non si vede. Ma è chiaro che a Davis gli cade il mento. Tanto che insiste: «Con le scarpe griffate ai piedi si potrà entrare?». Coe ha il fumo che gli esce dal naso. Toro imprigionato. Ai suoi tempi mica c’erano questi problemi. Si rifugia nell’angolo. «Probabilmente sì». Probabilmente? «Se serve una risposta secca allora dico di sì. Parliamo d’altro?». Favoloso. Un dialogo surreale che restituisce un pezzo spigoloso di realtà. Schiavi della marca. Che c’entra con lo sport?
Da quando l’ex chirurgo Jacques Rogge è diventato presidente del CIO, undici anni fa, le entrate dei Giochi sono quasi raddoppiate, passando da 4.2 a 7.8 miliardi di dollari. Secondo i dati ufficiali del comitato olimpico, nel 2001 gli introiti televisivi erano di 2.2 miliardi, gli sponsor internazionali contribuivano con 663 milioni, gli sponsor domestici con 796, mentre dai biglietti arrivavano 411 milioni. Oggi le tv garantiscono 3.9 miliardi, le multinazionali 957 milioni, le aziende britanniche 1.8 miliardi e i biglietti 1.4 miliardi. Una montagna di denaro che consente investimenti titanici. E impone clausole così soffocanti da porre dubbi sulla loro compatibilità con le libertà individuali. La Caporetto dei valori olimpici.
Il sistema è militare. All’interno del parco che ospita lo stadio dell’atletica è possibile ritirare denaro dai distributori solo se si è in possesso di una carta Visa. A centinaia di atleti sono stati sequestrati oggetti - zainetti, bevande, portachiavi - ritenuti in concorrenza con le divinità milionarie della cartellonistica da villaggio. Mentre gli americani saranno costretti a salire sul podio con la divisa ufficiale della Nike, scarpe comprese, anche se avranno vinto le medaglie con materiale tecnico diverso. L’ex lanciatore del peso Adam Nelson ha invitato i colleghi a dimostrare il proprio dissenso postando su twitter le foto dei propri piedi nudi. E magari a mostrarsi scalzi durante l’inno. Gli scatti in rete sono decine. Se nel 1968 Tommie Smith protestava a pugno chiuso, mano guantata e calze scure, contro le discriminazioni razziali - Black Power - oggi la battaglia è per il brand libero. Avrò il diritto di fare i soldi come mi pare? Da qualunque parte la si giri non fa un grande effetto.
Al parco Olimpico, tra la torre di Anish Kapoor e la piscina, svetta il più grande McDonald’s del mondo: 3000 metri quadrati, 1500 posti a sedere e 14 mila pasti al giorno, un grandioso tempio del grasso che si concilia a fatica con lo slogan dei Giochi: «rispetto, eccellenza, amicizia, attenzione alla salute e all’ambiente». Pagano bene, Lord Coe? «Sì». Discutibile anche la scelta di accettare sette milioni di sterline dalla Dow Chemicals, l’azienda che ha rilevato la Union Carbide Corporation (Ucc), per fasciare lo stadio olimpico. La Ucc è l’industria responsabile del massacro indiano di Bhopal. Una perdita di veleni chimici che ha provocato nel 1984 la morte di 25 mila persone. Mezzo milione di uomini e donne stanno ancora pagando le conseguenze di quel disastro. Inutili le proteste di Amnesty. Puoi rinunciare a sette milioni? Nel suo ufficio di Losanna Jacques Rogge spiega che i compromessi a volte sono necessari. «Sulle scelte abbiamo avuto lunghe discussioni». E lo dice simulando di non provare per gli sponsor né affetto né gratitudine. Come se lui e il suo mondo fossero governati da un angelo custode diabolico che li spinge, loro malgrado, a gettarsi in imprese eroicamente imbarazzanti.
Fonte: http://it.ibtimes.com/articles/33683/20 ... one-ma.htm
PROTESTA A PIEDI NUDI. Una singolare protesta degli atleti Usa che parteciperanno ai prossimi Giochi Olimpici contro il sempre più pressante potere che stanno ottenendo gli sponsor sta prendendo piede: attraverso Twitter, Adam Nelson, lanciatore del peso e vincitore di due medaglie d'argento, che non si è tuttavia qualificato per Londra, ha incoraggiato gli atleti americani e i loro fan a pubblicare le foto dei loro piedi scalzi sul social network con il tag #SolesForSoul. Gli atleti statunitensi sono vincolati da molte restrizioni dovute agli accordi con i marchi, e sono obbligati a indossare la divisa ufficiale Nike quando salgono sul podio, anche se hanno gareggiato con indumenti e scarpe di un altro marchio. Il Comitato olimpico statunitense, inoltre, di recente ha aumentato la multa per gli atleti che non indossano la divisa ufficiale. Questa situazione ha irritato molti atleti, che starebbero anche pensando (sempre su consiglio di Nelson) di salire sul podio scalzi.
UOMINI IN BUSINESS, DONNE IN ECONOMICA. Altre polemiche olimpiche sono invece legate ad una discriminazione nei confronti delle atlete donne. Il Giappone e l'Australia hanno deciso di far volare gli atleti maschi in classe business mentre le donne hanno dovuto viaggiare in economica. Lo ha riferito il "Guardian", su cui Homare Sawa, star del calcio femminile giapponese ha inoltre dichiarato: "Sarebbe dovuto essere il contrario". Infatti le calciatrici nipponiche hanno molte più aspettative dei loro colleghi maschi, così come le donne del basket australiano, che hanno vinto medaglie d'argento nelle ultime tre edizioni dei Giochi, mentre quella maschile è sempre tornata a mani vuote. I comitati Olimpici dei due Paesi accusati si sono giustificati in maniera un po' goffa affermando che gli uomini tendono ad essere molto più alti e a pesare di più.
Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... ti/300271/
Londra 2012, sketch contro multinazionali sponsor Olimpiadi: sei arresti
Performance teatrale improvvista nella centralissima in Trafalgar Square. Tre attori impersonavano le società Rio Tinto, BP e Dow Chemical implicate in alcuni disastri ambientali. Nei giochi "più ecologici di sempre" il comitato organizzatore ha accolto tra i suoi sponsor anche British Petroleum
di Luca Pisapia | 20 luglio 2012
A Londra 2012 arrivano i primi arresti olimpici, eseguiti nei confronti di cittadini che stavano pacificamente manifestando il proprio dissenso sul modo con cui sono stati organizzati i Giochi. La loro colpa? Tre di loro hanno versato della crema verde per terra, e altri tre stavano pulendo la strada. La London Metropolitan Police ha confermato l’arresto dei sei. Un segnale chiaro: chiunque voglia manifestare il proprio dissenso sa cosa lo aspetta. I fermi sono avvenuti durante una performance teatrale improvvista nella centralissima piazza di Trafalgar Square per sensibilizzare il pubblico sulla vera natura di alcuni degli sponsor quelle che sono state definite “le Olimpiadi più ecologiche di sempre”. La performance era organizzata da Greenwash Gold (dove il ‘greenwash’ è l’operazione cosmetico-pubblicitaria di finto impegno ecologico delle multinazionali più inquinanti), un’iniziativa che si prometteva di premiare con la medaglia d’oro lo sponsor ritenuto più inquinante di Londra 2012.
Essendoci l’imbarazzo della scelta, come finaliste sono state votate le multinazionali Rio Tinto, BP e Dow Chemical. Durante l’improvvisato spettacolo di 15 minuti, tre attori impersonavano ciascuno una di questi di tre mostri dell’inquinamento e, dopo essersi identificati, si ricoprivano di salsa verde, per far notare come è facile dipingersi ‘eco friendly’ anche quando non lo si è. Un manipolo di venticinque poliziotti è subito intervenuto arrestando i tre attori e altri tre manifestanti che stavano pulendo per terra la salsa. I sei sono stati portati via in manette accusati di ‘atti vandalici’. Una degli arrestati, che stava pulendo la crema, è Laurie Flynn, medico di un’organizzazione che lotta per i diritti dei malati in seguito al disastro di Bophal.Perché Dow Chemical, uno degli sponsor più contestati, soprattutto da quando è stato concesso loro di ricoprire per intero lo Stadio Olimpico con un lenzuolo di plastica per la modica cifra di 7 milioni, è una multinazionale americana della chimica che nel 1999 ha acquistato la Union Carbide Corporation. La compagnia responsabile del disastro di Bhopal in India. Quando nel 1984 una fabbrica di pesticidi rilasciò una nube tossica che uccise decine di migliaia di persone e i cui deleteri effetti sono presenti nella zona ancora oggi, portando il numero dei morti per le conseguenze e gli effetti di quel disastro a quasi mezzo milione.
Oltretutto il lenzuolo di plastica di Dow Chemical sostituisce quello di materiali biodegradabili e prodotto da giovani artisti locali che nel progetto originario avrebbe dovuto ricoprire lo stadio. Ma evidentemente i giovani artisti locali non avevano 7 milioni di buone ragioni per farsi preferire alla multinazionale della chimica. Sempre per ricordarci che quelle di Londra sono i Giochi più ecologici della storia, il comitato organizzatore ha accolto tra i suoi sponsor anche British Petroleum. Multinazionale britannica responsabile di decine di disastri ecologici – da ultimi la distruzione della foresta boreale in Canada per l’estrazione di greggio dalle sabbie bituminose, o il disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, che ha provocato la marea nera del Golfo del Messico – oltreché accusata di violazione dei diritti umani dall’Azerbaijan alla Colombia.
Altro sponsor poco ecologico, e per questo inserito da Greenwash Gold tra i meritevoli di una medaglia, è la multinazionale mineraria Rio Tinto, accusata di violazione dei diritti umani dalla Papua Nuova Guinea alla Mongolia, mentre le sue nuove miniere nel deserto del Gobi stanno consumando la poca acqua cui attingevano le popolazioni locali. Sempre da Rio Tinto il comitato organizzatore delle Olimpiadi ha comprato il materiale (per lo più rame) utilizzato per forgiare le medaglie d’oro, argento e bronzo che saranno consegnati agli atleti. Peccato che questo rame provenga dalla miniera di Kennecott, nello Utah, dove Rio Tinto è accusata di non rispettare lo US Clean Air Act, la legge per il controllo delle immissioni nocive nell’atmosfera.
“Era una protesta assolutamente pacifica -. spiega Colin Toogood, medico e collega di Laurie, una delle ragazze arrestate -. Dopo che Lord Coe (il presidente del comitato organizzatore) aveva assicurato che le proteste pacifiche sarebbero state tollerate questo è l’indizio di un brusco cambio di rotta”. Da oggi, infatti, con i sei arresti, le autorità britanniche hanno chiarito che non sarà possibile considerare le Olimpiadi poco attente all’ambiente, né tantomeno cercare di sensibilizzare il pubblico sul problema. Come racconta esterrefatto Kevin Smith, attivista del London Mining Network: “Arrestare delle persone per aver rovesciato della salsa verde per terra è la dimostrazione che la libertà di espressione delle persone viene sacrificata sull’altare delle Olimpiadi e dei suoi controversi sponsor”.
21/07/2012, 14:25
21/07/2012, 14:31