17/11/2010, 14:56
17/11/2010, 15:18
17/11/2010, 15:45
Taliesin ha scritto:
Ho apprezzato molto Saviano lunedì sera, specialmente quando ha scardinato un rituale 'sacro' come l'iniziazione dei nuovi affiliati....
Ciò che è considerato sacro e segreto, quando viene portato alla luce, davanti a milioni di persone, perde tutto il suo potere.
Mentre la rappresentazione dell'iniziazione avveniva,ho avuto l'impressione di qualcuno che a colpi di maglio sfondasse o comunque minasse in profondità le fondamenta mafiose.
E' stato un gesto di una gravità e potenza immane.
Invece di apprezzare questo, e lo dico da poverocristo che non si considera ne di destra ne tantomeno di sinistra, vi state scagliano sul Saviano facendo semplici ilazioni...è un furbo...chissà dove vuole arrivare...è solo chiacchere e distintivo, mira ai soldi etc...perchè ha detto che la mafia al nord cerca di interloquire con la lega...ma scusate, chi ci stà al governo? Con chi caspita dovrebbe cercare un intrallazzo un mafioso, con chi non conta un baffo? Ci fosse stato qualche mortadellone della sinistra al potere il mafioso avrebbe cercato lui...
Al mafioso del colore della politica importa un cannolo...
Può darsi che il Saviano tra le altre cose cerchi pure anche soldi e notorietà...ma dovè il male? A quolo stretto però ci va in giro lui e quei santi della sua scorta e francamente non so, se sia vita quella.
17/11/2010, 15:53
17/11/2010, 16:47
..la polemica sul caso Saviano non si placa. Lo scrittore campano aveva definito quelle di Maroni "parole inquietanti" che gli facevano tornare alla mente l'episodio in cui, dopo aver scritto una lettera al boss della camorra "Sandokan" Schiavone, l’avvocato di questi gli rispose:
"Voglio vedere se Saviano ha il coraggio di dire queste cose guardando Sandokan negli occhi".
E Maroni, pensando in un primo momento che il riferimento di Saviano fosse nei confronti dell'attore Kabir Bedi ha prima ironizzato così:
"Se dovessero invitarmi andrò vestito da Sandokan...".
Poi, una volta scoperta il vero accostamento, ha rilanciato:
"Non ci voglio credere. Voglio ancora credere a un refuso. Perché è troppo grave che Saviano mi paragoni a un boss della camorra" dice Maroni.
Che chiude: "Chiedo a Saviano di smentire, altrimenti mi riservo ogni azione utile per tutelarmi di fronte a una frase così infamante". ..
E lunedì arriva Montezemolo Il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, dovrebbe essere il prossimo ospite della trasmissione Vieni via con me. L'ex presidente di Confindustria è in procinto di sciogliere le riserve per partecipare alla prossima puntata della trasmissione condotta da Fabio Fazio e Roberto Saviano in programma lunedì.
17/11/2010, 17:02
17/11/2010, 17:03
Taliesin ha scritto:
Ho apprezzato molto Saviano lunedì sera, specialmente quando ha scardinato un rituale 'sacro' come l'iniziazione dei nuovi affiliati....
Ciò che è considerato sacro e segreto, quando viene portato alla luce, davanti a milioni di persone, perde tutto il suo potere.
Mentre la rappresentazione dell'iniziazione avveniva,ho avuto l'impressione di qualcuno che a colpi di maglio sfondasse o comunque minasse in profondità le fondamenta mafiose.
E' stato un gesto di una gravità e potenza immane.
Invece di apprezzare questo, e lo dico da poverocristo che non si considera ne di destra ne tantomeno di sinistra, vi state scagliano sul Saviano facendo semplici ilazioni...è un furbo...chissà dove vuole arrivare...è solo chiacchere e distintivo, mira ai soldi etc...perchè ha detto che la mafia al nord cerca di interloquire con la lega...ma scusate, chi ci stà al governo? Con chi caspita dovrebbe cercare un intrallazzo un mafioso, con chi non conta un baffo? Ci fosse stato qualche mortadellone della sinistra al potere il mafioso avrebbe cercato lui...
Al mafioso del colore della politica importa un cannolo...
17/11/2010, 17:05
Saviano, un'ammucchiata contro Silvio
http://www.libero-news.it/news/533305/Saviano__un_ammucchiata_contro_Silvio.html
Viene smentito chi pensava che Roberto Saviano non fosse più in grado di scrivere un libro. Lo ha scritto eccome: è il manifesto programmatico del grande inciucione che mira a detronizzare Silvio Berlusconi....
... A Robertino è bastato mettere assieme il congiurato Gianfranco Fini e il leader del Pd Pier Luigi Bersani. Aggiunta qualche banalità buonista di contorno, la frittata era bell’e fatta. Oltre al consueto Silviuccio, il bersaglio di “Vieni via con me” è stata la Lega, accusata di essere sodale della mafia.
Sì, davvero: Saviano ha parlato per un tempo interminabile allo scopo di dimostrare che il problema dei clan riguarda soprattutto il Nord.
Roberto ha citato pure Gianfranco Miglio, un pensiero sulle mafie estrapolato a caso da chissà dove, onde dimostrare che i padani, al pari del Cavaliere, sono il male assoluto.
E a chi bisogna dare fiducia, allora, cari elettori? Ma a Fini e alla sinistra. Lo ha detto anche Silvio Orlando a inizio puntata: che bello vedere i progressisti amare Indro Montanelli e il presidente della Camera.
In questa frase c’è tutto il programma. Una patina di liberalismo d’accatto, un po’ di patriottismo di maniera (siamo tutti italiani, volemosse bbene, canta Luciano Ligabue, ospite d’eccezione), amicizia verso gli immigrati e verso i rom, giustizialismo d’assalto, elogi farlocchi alla Costituzione e, soprattutto, odio per il Cavaliere.
Sotto la superficie il nulla assoluto: Robertino si misura con la bioetica e incensa Piergiorgio Welby, poi dà campo libero allo pseudocristianesimo di don Andrea Gallo. Ma quel che conta è disarcionare Silvio puntando
sull’emotività e sui giochetti, a costo di mettere insieme un postfascista e un ex comunista, i quali si scoprono tutti nazionalisti, guarda un po’.
Dunque via con i servizietti a Gianfranco e Bersani. I quali parlano per slogan e emettono sentenze incredibilmente affini, per non dire sovrapponibili. Perché, ovviamente, non vengono intervistati, ma comiziano.
Bersani spiega che cos’è la sinistra. Elogia il 25 aprile e dice che l’ingiustizia «fa male all’economia», che la «laicità» è fondamentale, che per governare «bisogna essere persone per bene, che è un fatto privato», poi cala il sonno.
A Fini tocca spiegare che cosa sia la destra, e singolarmente sono gli stessi concetti espressi da Bersani. «Bisogna essere italiani», dunque via la Lega. Destra è «senso dello Stato, etica pubblica», niente clientele. «La legge deve essere uguale per tutti», sai che genialata.
Bisogna essere persone per bene, è il succo, e ovviamente, ci spiegano Fazio, Gianfry e Pier, Silvio non lo è.
17/11/2010, 18:28
17/11/2010, 20:48
Lawliet ha scritto:
Ma cosa ha detto Saviano contro la Lega? Sarà che il mio coefficiente di concentrazione è molto basso, non mi pare di aver ascoltato nulla di scandaloso.
Ha detto che un esponente della Lega ha ricevuto delle richieste da parte dei mafiosi in Lombardia.. ma il punto non era l'appartenenza politica del personaggio, quanto il luogo. A me è parso di capire che Saviano volesse far rendere conto soltanto del fatto che la Mafia fosse presente ed attiva (più che altrove) in Lombardia. Non che volesse condannare la Lega (per cosa?).
E a cosa servirebbero i soldi a Saviano, per grazia di Dio? Andarsene alle Hawaii? Con chi? Con la scorta? Ma dai.. ridicolo chi afferma queste cose..
Se un giorno la sua macchina dovesse saltare in aria mi piacerebbe che queste persone non si nascondessero poi dietro un ramoscello (dato che la storia si ripete, a quanto pare).
18/11/2010, 02:39
18/11/2010, 10:22
18/11/2010, 10:51
Thethirdeye ha scritto:
Maroni e Saviano: prove tecniche di armistizio.
[color=blue]Un sogno leghista
di Roberto Saviano
“Spara, spara!”
“Ma a chi cavolo sparo, è notte, qui è tutto nero.”
“Appunto: spara dove vedi nero, più nero è, più spara! Muoviti che scappano, muoviti che li perdiamo, spara.”
E io inizio a sparare con un mitra installato a prua della nave. Sparo ai gommoni, alle zattere, ai ragazzini che cadono in acqua, sparo alle arrugginite navi, agli scafi sfasciati, alle famiglie maghrebine, agli uomini nigeriani.
“Sì, sparali tutti, dài, fai sparare anche un po’ a me.”
Lascio spazio al mio superiore, inizia a far schizzare l’acqua di colpi.
“Via mangiatori di lavoro, prostitute che guadagnano sui nostri piaceri, spacciatori, usurpatori di case, profanatori di chiese, orinatori di crocifissi, morite, cani!”
Mi guardo in uno specchio della nave, ho la divisa dell’Armata Padana della Repubblica del Nord, l’APRN. Sono un sottufficiale. “Agli ordini,” devo rispondere.
“A lavorare, padano – mi dice il superiore – non fare il meridionale, spara, spara, o non avrai più lavoro.”
Riprendo il mitra, inizio a sparare ai superstiti, quelli che si sono aggrappati agli pneumatici di salvataggio.
“Spara ai pneumatici così li fai morire affogati, imparano la prossima volta a venire a rubarci il lavoro e il nostro benessere! Ladri!”
Li abbiamo fatti fuori tutti, ci dice il capitano: “Trecento più qualche ragazzino. Dovremmo arrivare a trecentotrenta extraumani, bel lavoro ragazzi!”
Mentre la nostra nave sta tornando nel porto nordico, passiamo vicino a alcune spiagge siciliane:
“Spara ai pedalò, spara ai pedalò.”
“Ma come – dico – mi sembrano bagnanti italiani, non posso.”
“Spara, cavolo! Questi sono meridionali, fanno il bagno mentre al nord lavorano, mentre i nostri compatrioti sgobbano in fabbrica, vicino alla pressa, al fianco delle vacche, spara! Spara al terrone che mangia sul nostro sudore!”
Tratatatatata, inzio a sparare contro i pedalò, ne faccio fuori dieci.
“Bravo, soldato padano, così imparano questi turisti meridionali a godere alle nostre spalle. Bastardi!!”
Finalmente approdiamo nel porto nordico. Scendiamo. Ci sono festoni, fuochi d’artificio e migliaia di compatrioti in verde: “Viva l’armata del nord, morte al sud, ai negri, ai miserabili!” Tutto il nostro equipaggio si avvicina alla dirigenza. Ci sono tutti, ma è il gerarca maggiore, Umberto Bossi che mi avvicina e dice:
“A te, suldà del nord, te demo quest’onoreficenza, perché più di tutti li suldà del nord hai sfracagnato, sgozzato, ammazzato i negher, i negri, gli arabi, gli africani, gli albanesi appestati che vengono qui, rubano, stuprano e pisciano vicino alle nostre chiese! A te soldato clemente che a differenza dell’americano hai ucciso il negro quando stava per emigrare cioè rubare, e non quando stava a casa sua! Questo ti fa onore, perché significa che sei buono e clemente! Evviva il massacratore, evviva l’Armata del nord!”
Io tremavo, avrei dovuto dire che ero nato a Napoli, da madre ebrea e padre vesuviano… Mi avrebbero impiccato però.
“Eccoti la medaglia, suldà! La medaglia dell’ordine padano del Brambilla, anonimo e laborioso industriale che seppe non contaminarsi con la cultura, con i terroni e con i negri. Che ha avuto decine di auto, tre mogli, cinque figli e soprattutto non è mai sceso al di sotto di Mantova!” Bossi mi decorò al valore, e lui stesso mi appuntò sul petto la medaglia.
“Evviva l’ordine del Brambilla! Evviva il nord! Evviva il lavoro!” Gridavano tutti, poi la folla entusiasta iniziò a lanciarmi in aria. Una, due, tre, quattro volte, ma alla quinta persero per stanchezza o ubriacatura la presa e finii per terra.
Proprio mentre stavo battendo la testa sul selciato, mi sono svegliato all’improvviso. Completamente madido di sudore, la fronte unta, il letto inzuppato. Era solo un incubo, sono ancora al sud, non ho nessuna divisa. Ho la bocca amara e la lingua incollata al palato, dev’esser stata la maledetta impepata di cozze che ho mangiato a Posillipo ieri sera. Mi ha alterato l’apparato cognitivo, i polipetti all’insalata si sono incastonati tra la memoria ed il ricordo, le alici marinate hanno tappezzato il mio sistema nervoso centrale. Beh era solo un sogno, meno male. Ho la pancia piena d’aria malsana. Stamattina andrò a Sorrento a farmi un bel bagno meno male che sto a sud…
Appena apro la finestra invece, sotto casa mia vedo un marasma di bandiere verdi, di inni, va’ pensiero. “Roma **********! Forza Etna, Forza Vesuvio! Fuori i negri dalla Padania! Imam, vi strapperemo la barba riccia e ve la ficcheremo nel culo!” La faccia di Maroni sulle magliette a sfondo verde, come un Che Guevara leghista, i profili affiancati di Bossi, Castelli e Speroni sulle bandiere dei grandi maestri padani, in stile Marx, Lenin, Mao.
Che succede!? Maledizione, anche al sud i leghisti? cavolo, non è possibile. C’è una contraddizione di sistema.
Giù vedo anche Ciro, il mio amico simpatizzante anarchico, incredibile! “Robè, scendi, – mi dice – abbiamo scoperto che anche noi siamo nord!”
Io non rispondo, sto zitto, continuo ad innaffiarmi i piedi del mio sudore grondante.
“Sì, scendi, manifesta, noi siamo i polentoni dei tunisini, dei marocchini, dei libici, dei siriani, anche noi possiamo avere l’autonomia, anche noi possiamo sparare a tutti, non siamo più terroni, anche noi siamo nord, anche noi siamo ricchezza, non puzziamo più, non puzziamo più. Siamo nord, noi, diamo lavoro, noi!”
Scendo giù, sono sicuro che è tutto uno scherzo, invece sento Borghezio che sul palco della piazza di Caiazzo, un minuscolo paesino del casertano, sbraita:
“Padani d’Italia, uniamoci, debelliamo la lingua romana! Il lombardo, il bergamasco, il veneto, dovranno essere le nuove grammatiche della civiltà della ricchezza, delle villette, dei valori cristiani. Amici terroni, oggi i padani vi battezzano con le acque del Po ed i sacri liquidi del segretario Bossi, da oggi voi siete nord della grande malattia continentale chiamata Africa. Da oggi anche voi lavorerete venti ore al giorno, vivrete con i fucili dentro casa e potrete sparare ad ogni albanese e negro del cavolo. Oggi siete a pieno titolo Padani!”
E la piazza, urlante iniziò: “Viva il nord, Viva il nord, Viva Verona, Viva Vercelli, Viva Pontida, Bergamo capitale!”
Torno a casa, m’infilo sotto la doccia gelida, esco ancora nudo fuori al balcone, spero di svegliarmi. Invece, ancora bandiere verdi…
Spero che tra poco suoni la sveglia, l’avevo programmata per le dieci e trenta, mi sveglierò ed a Sorrento ci andrò subito. Spero.
Pubblicato il: 21 giugno 2003 da: redazione
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