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MessaggioInviato: 06/03/2013, 21:33 
Mr. Full Monty, ovvero i salvataggi che han salvato gli altri
http://goofynomics.blogspot.it/2013/03/ ... i-che.html



“It's the same old story”


La prima parte della fola si smonta da sola: la stessa Commissione Europea ha certificato che il debito pubblico italiano è sempre (e ribadisco sempre) stato sostenibile e del resto lo affermava pure il Sen. Monti nei suoi ripetuti complimenti espressi su importanti organi di stampa nei riguardi del suo predecessore. Leggiamolo assieme: “Il ministro dell'Economia, di cui molti tendono oggi a dimenticare il merito di aver saputo mantenere un certo rigore di bilancio con un governo e una maggioranza poco inclini a tale virtù... ha deciso, con lucidità e rapidità, di imboccare una strada di redenzione o, in termini più asettici, di modifica di alcuni connotati di fondo che avevano caratterizzato, fin dall'inizio, l' impostazione di politica economica del governo.”

Quindi sinceramente non si capisce come il rigore di bilancio, così sapientemente applicato da Tremonti a detta dello stesso Monti, ci avrebbe portato nel giro di pochi mesi a correre il rischio di essere come la Grecia e di non poter pagare pensioni e stipendi pubblici. O meglio si capisce benissimo: è una balla che gli stessi dati di Bruxelles confermano.

Per comprendere cosa realmente è successo bisogna ricordarsi il “romanzo di centro e periferia”: nei paesi periferici arrivano i capitali, l'inflazione aumenta, la competitività cala, la bilancia dei pagamenti peggiora e alla fine non si hanno più i soldi per ripagare i capitali importati e gli interessi sugli stessi: si entra insomma nella spirale del debito estero.

Questa dinamica era ben presente ai nostri finanziatori, che, ricordiamoci, finanziano innanzitutto il debito privato, sì, la tua BMW (comprata con il convenientissimo prestito a tasso zero) e sì, pure la tua casa, che hai preso col mutuo.

Appena visto quello che era successo negli USA (vi ricordate vero il crack Lehmann ecc?) ecco che le banche estere, che prima prestavano con tranquillità sull'interbancario dell'Eurozona, all'improvviso rientrano dai loro finanziamenti e serrano i rubinetti. Avendo l'Eurozona un sistema di pagamenti interbancari unificato, che si chiama Target2, entrò in funzione immediatamente, in modo automatico, l'assistenza della BCE e del SEBC (Sistema Europeo Banche Centrali).

In pratica, quando una banca non riesce ad ottenere dei finanziamenti da altre banche per poter pagare i trasferimenti ordinati dai suoi clienti, i soldi glieli fornisce la Banca Centrale del suo paese tramite operazioni che si chiamano “rifinanziamento”. Ovviamente le Banche Centrali dei vari paesi non stampano euro, per loro l'euro è una valuta estera, come ha ripetuto mai abbastanza De Grauwe, e per averla si devono quindi indebitare con la BCE. Per gli anglofoni qui una dettagliata ed ottima spiegazione di come funziona il meccanismo.

Il risultato è l'esplosione dei saldi di Target2 dei vari paesi: quelli in debito ovviamente si indebitavano sempre di più con la BCE, e quelli in credito avevano sempre più depositi presso le loro Banche Centrali in quanto non “riciclavano” i soldi in entrata, prestandoli sul mercato interbancario, come invece succedeva prima del 2008.

Il risultato fu questo:


Immagine


Come vedete, quello che cambia nell'estate del 2011 (a giugno per la precisione) non è il deficit o il debito pubblico, ma il saldo dell'Italia sul sistema Target2, che inizia ad inabissarsi.

Altro che default dello Stato: qui stava andando in default tutto il sistema bancario incapace di finanziarsi senza il supporto della BCE. Di fronte al disastro che sarebbe seguito ad un crollo del sistema finanziario italiano, ovvio che la rischiosità paese e la scommessa che sarebbe dovuto uscire dall'Euro salissero alle stelle e si ribaltassero sullo spread: se hai la moneta bloccata si muovono i tassi.

In pratica una classica crisi da DEBITO ESTERO, as usual.



“Lo Stato andrebbe gestito come un'azienda”


Quante volte ve lo siete sentiti ripetere? È il mantra preferito di tutti gli pseudo esperti di economia che affollano i vari Ballarò, Servizi Pubblici, Piazze Pulite, Otto e Mezzi, eccetera.

Nove volte su dieci è detta a sproposito, ma quando si tratta di debito estero purtroppo è vero. Cosa fa quindi il direttore di banca quando una azienda affidata non solo sconfina dai fidi, ma ha il saldo passivo che aumenta ogni giorno? Tira su il telefono, chiama il Napolitano di turno e dice “Carissimo, la prima cosa che facciamo è che non passo più un addebito, blocchiamo il saldo, poi ci incontriamo ma è meglio che vi presentiate con un nuovo direttore finanziario che dobbiamo fare un piano di rientro.”

Ed infatti ecco la lettera della BCE, il governo Berlusconi che dà le dimissioni e il nuovo direttore finanziario, cioè "Pres del Cons", Monti, che entra in carica

Ed ecco i famosi salvataggi, altro che debito pubblico! Tassando e ritassando gli italiani questi si ritrovano meno soldi in tasca e sono ancora meno propensi a spendere quelli che gli restano. Tecnicamente si dice che si riduce il reddito disponibile, ed essendo le importazioni una funzione del reddito disponibile (in base alla propensione marginale all'import) ecco che queste appunto crollano (assieme però a tutti gli altri consumi del paese ed il PIL di conseguenza) ed il debito verso l'estero si stabilizza.

Per chi si diletta di formule macroeconomiche:

Yd = Y -T
M = m x Yd

Lo potete vedere benissimo nel grafico sopra: dopo le varie IMU, tasse sui depositi titoli, ecc, da marzo 2012 il saldo Target2 italiano diventa una bella linea retta.

In pratica la classica ricetta del manuale IMF per ogni crisi di debito estero, nella variante però che avendo una moneta unica, e quindi che non si può sganciare dal peg e fare svalutare sui mercati, il riequilibrio si può svolgere solo sul lato del reddito disponibile, venendo a mancare i positivi effetti della svalutazione sia sulle esportazioni che sulle importazioni. Eccolo il “dividendo dell'Euro”: ogni crisi si ripercuote sul vostro reddito in maniera automatica ed il PIL si inabissa.



I salvataggi degli altri


Se mi avete seguito fin qui immagino che la prima domanda che avrete sarà “ma se abbiamo aumentato la tassazione quei soldi in più saranno andati a diminuire il debito pubblico, quindi, anche se il vero obiettivo era un altro, comunque un poco di verità c'è nelle parole di Monti”

Purtroppo i fatti e i dati smentiscono anche la seconda fola. Nonostante l'aumento del gettito fiscale il nostro debito pubblico sale, non solo in termini percentuali sul PIL (e qui poca meraviglia, visto che il PIL è crollato) ma anche in termini assoluti.

Ma com'è possibile direte voi?

È possibile se il “piano di rientro” di cui parlavo sopra è nello stile Geronzi-Parmalat. Avete presente quando per dare altri finanziamenti Geronzi “chiese gentilmente” a Tanzi di acquistare una azienda decotta che doveva dare un pacco di soldi a Capitalia? Bene, noi invece per avere il famoso “ombrello antispread” siamo stati “gentilmente invitati” a contribuire al fondo ESM per la percentuale che ha l'Italia nella BCE, oltre a quanto già previsto per il “vecchio” EFSF e a salvataggi vari ed assortiti: un conto da 20 miliardi, poco meno dell'intera IMU. In pratica, abbiamo dovuto contribuire con le nostre tasse a rimborsare parte dei debiti che i paesi messi peggio di noi avevano verso i loro creditori esteri, fra cui noi c'eravamo (se pure c'eravamo) in piccolissima parte.

Ed ecco che diventano sinistramente profetiche le parole di Handelsblatt quando invocava la patrimoniale sulle ricche cicale del Sud. Altro che "la Germania non vuole pagare i nostri debiti"! Siamo noi che stiamo pagando per i loro debitori: i salvataggi di Monti che salvano gli altri.



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Blissenobiarella ha scritto:

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Ufologo 555 ha scritto:

"Alba d'orata"; mmmmmm ... mi ricorda qualcuno: il Movimento 5 Stelle! [^]


Ehmmm....Ufologo ti stai confondendo, ti ricordano i tuoi amici leghisti. Se Alba dorata fosse un partito importante in Italia, tu la voteresti.



[:D]Ti sbagli carissima: non sono mai stato un fascista ... Filo americano, sì (già, ma voi dite che anche loro ...) [^]



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Ufologo 555 ha scritto:

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Blissenobiarella ha scritto:

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Ufologo 555 ha scritto:

"Alba d'orata"; mmmmmm ... mi ricorda qualcuno: il Movimento 5 Stelle! [^]


Ehmmm....Ufologo ti stai confondendo, ti ricordano i tuoi amici leghisti. Se Alba dorata fosse un partito importante in Italia, tu la voteresti.



[:D]Ti sbagli carissima: non sono mai stato un fascista ... Filo americano, sì (già, ma voi dite che anche loro ...) [^]

Caro Ufologo... i Neocons sono "fascisti".... non gli americani.... [;)]
http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=207480



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MessaggioInviato: 07/03/2013, 11:36 
E no ufologo... A te la Lega piace e in quel della Lega che Alba Dorata pesca in Italia. Guarda un po' dove ha presentato le sue candidature. Facile dire a parole "non sono fascista", quando poi sotto sotto si spalleggiano le tesi che sono proprie dell'estrema destra...
Ci vuole consapevolezza, Ufologo, e realismo. E se ti preoccupa l'avanzata di Alba Dorata in Italia è quelli che "ti stanno simpatici" che devi guardare con sospetto, non quelli che "ti stanno antipatici".



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Mai stato ne fascista ne simpatizzante carissima Bliss ... Le dittature non mi sono mai piaciute.[^]

" Noi, il Popolo degli Stati Uniti d'America, allo Scopo di formare una più perfetta Unione ..."



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MessaggioInviato: 07/03/2013, 17:49 
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Ufologo 555 ha scritto:

Mai stato ne fascista ne simpatizzante carissima Bliss ... Le dittature non mi sono mai piaciute.[^]

" Noi, il Popolo degli Stati Uniti d'America, allo Scopo di formare una più perfetta Unione ..."

Mi sembra che parli Alberto Sordi in L'Americano a Roma!.[:D]


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MessaggioInviato: 07/03/2013, 19:05 
Tassos Tsakiroglou intervista Eric Toussaint (*)



“In Grecia, la classe dirigente e i governanti stanno distruggendo la democrazia”, ha dichiarato al quotidiano greco “Ef. Syn” Eric Toussaint, docente di Scienze Politiche e attivista. Secondo Toussaint, solo un governo determinato basato sul popolo potrà ottenere una soluzione al problema del debito. Dal suo punto di vista, SYRIZA non dovrebbe spostarsi verso posizioni moderate [1].

La Grecia sembra rimanere al centro della crisi del debito. Lei ha dichiarato che il popolo greco, essendo nel cuore della crisi, ne è anche l’epicentro della soluzione. Che cosa intendeva con questa affermazione?


E’ chiaro che tutta l’Europa sta vivendo una profonda crisi. La classe capitalista e la Commissione europea, che opera per conto suo, hanno innescato un attacco terribile contro tutti i popoli. La Grecia si trova al centro di questa crisi ma è anche il centro della resistenza a tutti questi attacchi. Paesi come l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna ma anche la Romania e la Bulgaria sono anche essi vittime di tali attacchi.

Tuttavia la Grecia è al centro perché rappresenta l’inizio della nuova fase della crisi, dell’attuazione del memorandum d’intesa del maggio 2010, ma anche a causa della resistenza del popolo greco. So che l’ultimo sciopero generale del 20 febbraio 2013 è stato molto importante. Milioni di persone in tutta Europa e in altri continenti hanno ora gli occhi puntati verso la resistenza in Grecia. Facciamo ogni sforzo per favorire la cooperazione paneuropea tra i movimenti di lotta a livello europeo al fine di costruire una resistenza più ampia capace di capovolgere la situazione. E’ estremamente difficile per i cittadini di un paese affrontare da soli gli attacchi.

Per il momento non si vede una tale forma di cooperazione


E’ il motivo per cui dobbiamo essere preoccupati. Tuttavia esistono diversi tentativi per farla riuscire. Per esempio, la Confederazione europea dei sindacati ci sta provando, ma non è sufficiente. Avremo degli eventi a livello europeo il 13 e 14 marzo prossimi. Spero che abbiano successo ma non è comunque sufficiente.

In Grecia ci troviamo in una situazione politica molto precaria, con numerosi scenari possibili. Viviamo sotto un governo che sta diventando sempre più autoritario, che moltiplica i colpi di stato parlamentari e utilizza in modo sistematico la repressione dei movimenti sociali. Nello stesso tempo è possibile che SYRIZA diventi il primo partito alle prossime elezioni. Voi come vedete queste cose?


Vi trovate di fronte ad una grande sfida. Sono d’accordo con voi che in Grecia la classe dirigente e i governi distruggono la democrazia a molteplici livelli. Non viene rispettato il voto del popolo, vengono imposti protocolli di intesa e trattati senza consultazione popolare, il potere legislativo è degradato e si cerca di distruggere il potere di contrattazione collettiva della classe operaia. Così vi trovate ad affrontare una sfida importante e la capacità di SYRIZA di fornire una risposta radicale a questi attacchi è veramente cruciale. Se SYRIZA adottasse politiche e proposte più moderate le conseguenze potrebbero essere enormi.


Ultimamente molti affermano che SYRIZA si stia sforzando di adottare posizioni più moderate.

Spero che SYRIZA radicalizzi le sue posizioni. Se riuscisse a governare sarebbe estremamente importante, ad esempio, sospendere unilateralmente il rimborso del debito.

Lei pensa che sia realistica in tal senso?


Penso che l’imperativo sia cambiare i rapporti di forza. Se il governo non prende una posizione di combattimento ma dice semplicemente “vogliamo rinegoziare”, sarà molto difficile imporre ai creditori una soluzione nell’interesse delle masse. Se si comincia una trattativa senza modificare i rapporti di forza, non si può ottenere una soluzione che sia veramente positiva. E’ per questa ragione che dobbiamo effettuare un default nei pagamenti, in modo che siano gli stessi creditori a chiedere negoziati. Per sospendere i pagamenti occorre il sostegno del popolo, come dimostrato nel caso dell’Ecuador e dell’Argentina. Solo un governo determinato lo può fare.

Stiamo vivendo un processo di eliminazione dei beni comuni attraverso la privatizzazione della sanità, dell’istruzione e della maggior parte delle aziende e dei servizi del settore pubblico. Quali sono le conseguenze?


C’è una significativa degradazione delle condizioni di vita della maggioranza della popolazione. E’ chiaro che con questi attacchi la classe capitalista ha intenzione di distruggere quanto costruito dopo la seconda guerra mondiale con la vittoria in Europa sul nazismo e sul fascismo. Si tratta di una prospettiva storica per la classe capitalista, che pensa che questa crisi possa essere un’eccellente occasione per realizzare il suo sogno di superare tutte le conquiste popolari.

Qual è il suo messaggio ai Greci?

Innanzitutto c’è bisogno che il movimento sociale paneuropeo si rafforzi. Per fare ciò serve un intervento di collaborazione con il popolo greco. La questione non si limita alla solidarietà. La sfida è quella di arrivare a lottare insieme, perché altri popoli in Europa soffrono. Le circostanze possono essere diverse ma tutti sono vittime dello stesso attacco. E noi possiamo fronteggiare questo attacco unendo le forze in tutto il continente per arrivare ad un cambiamento radicale. Il mio messaggio è quindi che dobbiamo unirci affinché tutti i nostri sforzi convergano in questa direzione.

Intervista originale pubblicata il 23 febbraio 2013


(*) Eric Toussaint, docente di scienze politiche all’Università di Liegi, è Presidente del CADTM, Comitato per l’Annullamento del Debito del Terzo Mondo, e membro del Consiglio scientifico di ATTAC Francia. Nel 2007 è stato nominato dal Presidente ecuadoregno Rafael Correa membro della Commissione di controllo del debito pubblico interno ed esterno del paese. E’ molto conosciuto in Grecia, dove è stato più volte nel corso delle sue attività per la liberazione dei paesi del Sud dal giogo degli speculatori internazionali e delle agenzie di credito.

Traduzione a cura di Ale Baldelli

http://www.riconquistarelasovranita.it/?p=633

....purtroppo le notizie che giungono dalla grecia,diciamo,sono attentamente controllate......non vogliono farci conoscere come il popolo greco cerca con ogni mezzo di riagguantare la propria sovranita'.....


Ultima modifica di ubatuba il 07/03/2013, 19:05, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 07/03/2013, 19:06 
Pubblichiamo questa notizia dell’11 dicembre 2012, per ribadire il concetto.

Di Marco Valerio Lo Prete – Fonte: http://www.ilfoglio.it/soloqui/16128#.U ... 4.facebook

Dopo Monti la priorità è quella di archiviare un trattato illegale che strangola l’economia, dice l’ex ministro



Esistono ragioni politiche, economiche e culturali per rifiutare la dottrina dell’austerity che si è imposta in Europa, ma prim’ancora c’è una motivazione giuridica che dovrebbe obbligare il governo italiano – questo in carica e soprattutto quello che gli succederà – a liberarsi dagli attuali vincoli che gravano sulla politica di bilancio. A meno di non voler continuare ad “attentare alla Costituzione dell’Unione europea”. La tesi è di Giuseppe Guarino, giurista classe 1922, uno dei primi professori ordinari di Diritto pubblico alla Sapienza di Roma, che all’Università di Sassari ebbe come assistente Francesco Cossiga, poi a Roma esaminò Giorgio Napolitano, attuale presidente della Repubblica, e Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea. Guarino è stato inoltre amministratore e sindaco di società e istituzioni pubbliche, deputato con la Democrazia cristiana nella decima legislatura (1987-1992), quindi ministro delle Finanze nel quinto governo Fanfani (1987) e infine dell’Industria nel governo Amato tra 1992 e 1993. “Oggi però il mio atteggiamento è quello del medico”, esordisce in questa conversazione con il Foglio. E lo ripete spesso: “Sono come un medico, e mi limito a esporre la diagnosi, non voglio consigliare ricette. Il problema è che in troppi, anche tra i miei amici e colleghi, nemmeno mi contraddicono. L’atteggiamento è quello dei pazienti che non vogliono sentirsi dire la verità dal loro dottore”.

Il malato, in questo caso, è l’Europa intera. Guarino non lancia allarmi generici sulla disoccupazione o sul disagio sociale, piuttosto da mesi esamina il paziente e raccoglie tutti i risultati degli esami in alcuni faldoni, sempre a portata di mano: “Guardi qui – dice indicando una tabella che ha appena fatto stampare – Nel quarantennio che va dal 1950 al 1991, la media del tasso di crescita del pil è stata del 3,86 per cento in Francia, del 4,05 in Germania, del 4,36 in Italia. Le percentuali, dopo i primi sei anni del trattato dell’Unione europea, sono invece impietose: la Francia scese all’1,7 per cento, la Germania all’1,4 e l’Italia passò all’ultimo posto. I dati che vanno dal 1999 al 2011 sono addirittura drammatici: la media per i tredici anni dell’euro è diminuita per la Francia all’1,61 per cento, per la Germania all’1,32, per l’Italia allo 0,68. Un crollo verticale”.

La causa della patologia, secondo Guarino, va ricercata nella disciplina giuridica dell’Eurozona e dell’Ue. In particolare, “non esiste precedente storico di stati che, per perseguire obiettivi di crescita, si siano rigidamente vincolati al rispetto della parità di bilancio”. Vincoli – è questo l’aspetto più originale del ragionamento di Guarino – imposti illegalmente. Incluso il Fiscal compact firmato lo scorso marzo e negoziato nel dicembre 2011, cioè nel momento di massima tensione sui mercati per le sorti dell’Europa. “Prendiamo l’articolo 3 del Fiscal compact – dice il giurista sollevando un sottile fascicolo già pronto sul tavolo della sua dimora romana – E’ qui che si introduce l’obbligo per gli stati di mantenere ‘la posizione di bilancio della pubblica amministrazione (…) in pareggio o in avanzo’”. Norma draconiana, non c’è che dire. “Inapplicabile, piuttosto. All’articolo 2 del Fiscal compact, infatti, si ripete per due volte che questo accordo internazionale dev’essere interpretato e applicato soltanto finché compatibile ‘con i trattati su cui si fonda l’Unione europea e con il diritto dell’Unione europea’”.

Tuttavia i trattati costitutivi dell’Unione non restringono a tal punto la possibilità di indebitarsi dei paesi membri. Il Trattato di Lisbona, documento fondamentale dell’Ue che è entrato in vigore nel 2009 “fondendo” il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, “fissa al 3 per cento il limite che l’indebitamento non può superare – ricorda Guarino – Il Fiscal compact, invece, riduce il limite a zero punti. Insomma il Fiscal compact sopprime la sovranità fiscale degli stati firmatari, in violazione del Trattato di Lisbona al quale pure si richiama. E’ probabile che il Fiscal compact sia stato una scorciatoia, visto che l’unanimità tra i 27 paesi membri necessaria a modificare il Trattato di Lisbona non sarebbe mai stata raggiunta. Fatto sta che questo trattato rimane illegale. Non ha la forza costituzionale per modificare il Trattato di Lisbona”. Non soltanto il riferimento ai trattati, anche quello al “diritto dell’Unione europea” contenuto nel Fiscal compact pare fuori bersaglio, visto che l’azzeramento del deficit non è previsto dal regolamento 1175 del 2011, vigente tuttora in materia di politica di bilancio.

Gli stati europei, dunque, da qualche mese si stanno infliggendo più rigore fiscale – a colpi di azzeramento dei deficit e rientro dei debiti pubblici – di quanto il diritto comunitario ne preveda.
D’altronde non è la prima volta che “l’euro è gestito applicando principi privi di base giuridica certa”. Fino al 6 dicembre 2011, giorno d’entrata in vigore dell’attuale Regolamento numero 1175, infatti, Guarino ricorda che era già stato applicato un altro regolamento “viziato da incompetenza assoluta”, il numero 1466 del 1997.

Nel 1997, mentre si concludeva la fase transitoria che avrebbe dovuto rendere più omogenee tra loro le economie dell’Eurozona in vista dell’introduzione della moneta unica, “la Commissione si arbitrò di sostituire l’articolo 104 C del trattato dell’Unione europea con due regolamenti, uno dei quali è appunto il 1466/97”. In sintesi: il parametro dell’indebitamento al 3 per cento – uno dei famosi “parametri di Maastricht” – veniva sostituito “con il parametro dello zero per cento, cioè il pareggio di bilancio, togliendo invece rilevanza al parametro del rapporto debito/pil al 60 per cento”. Guarino ammette: “Studiando la materia, sono rimasto sorpreso anch’io. Mi sono accorto di questo regolamento soltanto ora. I ministri della Repubblica italiana continuavano a parlare di ‘parametri di Maastricht’, in realtà operavano ottemperando a vincoli ancora più stringenti”.

Il professore rilegge ancora una volta, con un sorriso incredulo, l’articolo 2 del regolamento 1466/97 che stabilisce l’obbligo di raggiungere a medio termine un saldo del bilancio della Pubblica amministrazione “prossimo al pareggio o in attivo”. Fu un “attentato alla Costituzione europea”, spiega, ad opera di membri della stessa Commissione Ue. (E in quella Commissione – ma questo Guarino non lo dice – erano presenti due italiani, Mario Monti alla Concorrenza, ed Emma Bonino responsabile per la Politica dei consumatori, della pesca e degli aiuti umanitari). La motivazione di quella mossa? E’ probabile che quel regolamento dovesse servire come pungolo per gli stati meno rigorosi: “La sua adozione fu proposta in anticipo rispetto alla fine del periodo di ‘convergenza’ per accedere all’euro. Quindi gli stati che temevano di non superare lo scrutinio, se non avessero accettato questo ulteriore restringimento dei bulloni sulla loro politica fiscale, avrebbero dato segno di debolezza. Si trattò perciò di consensi formalmente volontari ma sostanzialmente coatti”. Lo schema, insomma, è simile a quello che si ripete oggi con il Fiscal compact. Nel 1997 fu un regolamento ad avere la pretesa di correggere le norme di un trattato che pure era legalmente sovraordinato, con la Commissione che si arrogò di inserire l’obiettivo del bilancio in pareggio o in attivo. Nel 2012 è stato firmato il Fiscal compact che, sul rigore di bilancio, ha tradito le norme vigenti del Trattato di Lisbona e quelle appena stabilite nel Regolamento 1175/2011.

Forse oggi anche la Germania, all’apice della crisi dell’euro, ha ottenuto consensi “formalmente volontari ma sostanzialmente coatti” attorno a una politica di bilancio che avvantaggia Berlino? D’altronde è stato lo stesso presidente del Consiglio, Mario Monti, a dire che il Fiscal compact è stato fortemente voluto da Angela Merkel. Guarino insiste: “Sono soltanto un medico, la mia diagnosi dal punto di vista legale è questa e nessuno finora me l’ha contestata”. Dice di non credere troppo a chi vede una macchinazione di Berlino dietro ogni mossa dell’Unione europea: “La realtà è che i risultati di questo impianto giuridico schizofrenico penalizzano tutti gli europei. Basti dire che Berlino nel 1953 aveva una quota del 5,3 per cento del commercio mondiale, che divenne dell’11,7 per cento nel 1973, del 10,2 per cento nel 2003, dell’8,5 per cento nel 2010. Negli anni 90, nel momento in cui tutto il mondo accelerava per avvantaggiarsi della rivoluzione informatica, la Germania ha scelto di autovincolarsi, di immobilizzarsi per fare da modello a tutti gli altri, ed ecco i risultati. Così sta forse acquistando la preminenza in Europa perdendo quella nel mondo, un errore in cui è già incappata altre volte nella storia. Il punto è che oggi è tutta l’Europa a rischiare l’irrilevanza”. Non a caso la settimana scorsa il Financial Times Deutschland ha dedicato quasi una pagina intera – in uno dei suoi ultimi numeri prima della chiusura – alle tesi del giurista italiano, definito nel titolo come “Der Euro-Chaostheoretiker”, cioè il teorico dell’euro-caos.

Ammettiamo ora che questa ricostruzione giuridica sia corretta. Che cosa cambia? “Il Fiscal compact non si applica, se vogliamo rispettare i trattati europei. Né va portata avanti la sua trasposizione nella Costituzione italiana, con la riforma dell’articolo 81 sul pareggio di bilancio”. Quanto alla possibile reazione dei mercati, all’imperversare dello spread, Guarino parla di “grande imbroglio” e dice che il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi si può far salire e scendere “muovendo una decina di miliardi di euro”. E’ sulla base di queste premesse che l’ex ministro scruta i sommovimenti politici in atto e suggerisce la prima mossa da compiere per un esecutivo davvero responsabile, sia questo ancora in carica o il prossimo che verrà: “Esigere l’applicazione dei trattati vigenti, cioè del Trattato di Lisbona firmato nel 2007 e in vigore dal 2009. Quel trattato garantisce la possibilità di un indebitamento annuo pari al tre per cento del pil”. In calce al più stringente Fiscal compact, per quanto non applicabile, resta pur sempre la firma di un rappresentante del nostro paese: “Il governo – conclude Guarino nelle vesti di medico nient’affatto pietoso – dovrà esigere che sia la Commissione dell’Unione europea ad attestare pubblicamente che il limite valido all’indebitamento annuo è quello del 3 per cento, e non altro”.

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bleffort ha scritto:

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Ufologo 555 ha scritto:

Mai stato ne fascista ne simpatizzante carissima Bliss ... Le dittature non mi sono mai piaciute. [^]

" Noi, il Popolo degli Stati Uniti d'America, allo Scopo di formare una più perfetta Unione ..."

Mi sembra che parli Alberto Sordi in L'Americano a Roma!. [:D]


Veramente, se non ne sei al corrente, è ll'inizio della Costituzione Americana ...

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Ufologo 555 ha scritto:

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bleffort ha scritto:

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Ufologo 555 ha scritto:

Mai stato ne fascista ne simpatizzante carissima Bliss ... Le dittature non mi sono mai piaciute. [^]

" Noi, il Popolo degli Stati Uniti d'America, allo Scopo di formare una più perfetta Unione ..."

Mi sembra che parli Alberto Sordi in L'Americano a Roma!. [:D]


Veramente, se non ne sei al corrente, è ll'inizio della Costituzione Americana ...

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Scommetto che non sai qual'e l'inizio di quella Italiana. [:D]


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Certo!

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http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-03-07/perche-berlino-piaceil-libera-184346.shtml?uuid=AbYLMubH

Cita:
[color=blue]Schengen, perché a Berlino non piace il via libera a rumeni e bulgari

I ministri dell'Unione europea hanno infine ceduto di fronte alla netta opposizione dei Paesi nordici e non solo. Così giovedì la decisione sulla caduta delle barriere alla libera circolazione di rumeni e bulgari all'interno dello spazio Schengen a partire dal 1°gennaio 2014 è stata rinviata. Come minimo di qualche mese.

Portabandiera di un malumore diffuso sono state Germania, Finlandia e Olanda. La Germania, dove è in corso la campagna elettorale per la Cancelleria e si vota il 22 settembre, non è stata tenera di fronte alla temuta ondata di nuovi immigrati. Nel dibattito è intervenuto anche il ministro dell'Interno, Hans-Peter Friedrich, annunciando – in un'intervista – che Berlino avrebbe detto no, per due ragioni: il rischio che attraverso Romania e Bulgaria possano arrivare cittadini extra Ue senza adeguati controlli, a causa del livello ancora alto di corruzione a Sofia e Bucarest; il timore di un'ondata di migrazione di persone non intenzionate a lavorare ma solo a ricevere i benefici del welfare.

Immigrazione povera. I tedeschi più critici la chiamano "immigrazione della povertà". E a dar voce alle incognite con cui si confronta lo stato sociale made in Germania è stata l'associazione dei comuni, qualche settimana fa: «Senza aiuti federali non saremo in grado di sostenere le spese legate all'immigrazione».

Eppure già oggi nel Paese possono entrare rumeni e bulgari per svolgere attività libero professionali o avviare piccole imprese. Nel Paese vivono attualmente 200mila rumeni e 120mila bulgari. E il loro tasso di disoccupazione, in un'isola felice per il lavoro, non è superiore alla media. Il vero problema sono i rom e tutti i lavoratori privi di specilalizzazione. A chi tocca sborsare sussidi e spese per scuole e sanità? Finora, rincarano la dose i contrari alla rimozione delle barriere, le autonomie locali sono state lasciate sole.

Il caso polacco. Dall'altra parte, il Governo federale sottolinea che quando un'analoga barriera cadde, nel 2012, per i polacchi non arrivarono di colpo ondate bibliche da Varsavia. Il dibattito, secondo i media tedeschi, rischia di scadere nella propaganda, alimentata da esigenze elettorali. E ricorda, ha notato Der Spiegel, il cliché dell'idraulico polacco del 2004, l'anno dell'allargamento dell'Unione a Est.

In cerca di manodopera. E dire che la Germania, con un tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, tra i più bassi d'Europa per riempire le sue posizioni lavorative vacanti, conta anche sulla manodopera straniera. Le offerte di posti sono sopra quota 800mila, e per compensare l'invecchiamento della popolazione si stima che il motore tedesco avrà bisogno di coprire dall'estero circa mezzo milione di posizioni altamente specializzate dal 2015 in poi. Già oggi l'immigrazione dal Sud dell'Europa in crisi si è intensificata: se nel 2011 il saldo netto migratorio ha registrato +216% dalla Polonia, la Grecia ha messo a segno un impressionante +1.245 per cento. Con l'Italia che ha superato i temuti polacchi (+217%).

Ma si tratta, per lo più, di lavoratori specializzati. Immigrati di cui Berlino ha bisogno, considerando che in cima alle offerte di lavoro nei land spiccano ingegneri e addetti alla raccolta dati.[/color]



In Italia porte aperte a tutti e con il PD , prima o poi anche il diritto di cittadinanza per nascitaoltre al salario minimo di cittadinanza in salsa m5s
[:o)]



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Propaganda pre elettorale



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Blissenobiarella ha scritto:

Propaganda preelettorale


almeno loro fanno una propaganda intelligente.
Qui il PD riesce farla contro gli interessi dei suoi stessi elettori, con questa cavolata dello ius soli



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Ma tu guarda che roba.............

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http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 64891.html

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http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 65049.html

C'è decisamente qualcosa che non va....... voi che dite?



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