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 Oggetto del messaggio: Re: Il caso di Yara Gambirasio
MessaggioInviato: 14/12/2015, 20:17 
Ci nascondono qualcosa su Bossetti? Clamoroso: tutti i verbali del processo...

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I verbali del processo su Yara Gambirasio? Secretati fino al terzo grado, fino alla Cassazione. Chi volesse controllare un’affermazione, una cifra, un dato, in uno dei processi più complessi e scientificamente impegnativi (ed anche importanti, per i suoi effetti) può stare tranquillo: fino al 2020, circa, non si potranno consultare i resoconti stenografici delle udienze.

Non solo: gli unici abilitati a poter riferire qualcosa di quello che è accaduto durante il dibattimento saranno soltanto i giornalisti o i pochissimi, visto che la capienza dell’aula del Tribunale di Bergamo è fissata a soli sessanta posti(!), spettatori del pubblico. Gli increduli si tranquillizzino: non si tratta di una bizzarria anacronistica di un qualche vituperato tribunale pontificio, e nemmeno della ricostruzione storica dei dettagli più paradossali di un qualche processo sovietico degli anni trenta. Ma è - purtroppo - una disposizione vergata di propria mano da Antonella Bertoja, la presidente della Corte che in questi giorni sta giudicando Massimo Bossetti nel processo di primo grado. Non ci credete? Leggere, per verificare, la risposta autografa che la stessa Bertoja ha vergato a penna in calce alla richiesta inoltrata ai suoi uffici da uno dei giornalisti che ha seguito il caso, in tutto l’arco dei cinque anni, con più rigore ed assiduità, Giorgio Sturlese Tosi, inviato di Quarto Grado.

E dire che il quesito era semplice: «La presente lettera - scriveva Tosi per argomentare la propria richiesta - per chiedere copia dei verbali delle udienze del processo relativamente alle udienze o alle parti di udienze dove non si ravvisino - ad insindacabile giudizio del presidente - elementi lesivi della dignità della vittima e dei suoi familiari». Ed ecco l’incredibile risposta della presidente: «Visto, si rigetta la richiesta, la pubblicità dell’udienza e il diritto di cronaca - scrive la Bertoja - sono garantiti dalla presenza dei giornalisti in aula, mentre è compito della Corte impedire un possibile uso improprio dei verbali di udienza. Bg 10/12/2015 A. Bertoya». Riferisce ancora Sturlese Tosi: «A voce, mi si aggiunge, che il divieto vale fino a sentenza definitiva». Lo stesso cronista aveva chiesto un parere sul tema, prima di porre il quesito, al pubblico ministero Letizia Ruggeri, sentendosi rispondere: «Sono assolutamente contraria». Eppure erano favorevoli alla richiesta anche gli avvocati della parte civile che rappresentano la famiglia Gambirasio. Ironico e amarissimo, ovviamente, il racconto affidato da Tosi ad una lettera aperta indirizzata al gruppo cronisti lombardo: «Sul rispetto dell’ordinanza vigilano numerosi carabinieri e guardie private e due accessi con metal detector. Pubblico e giornalisti vengono, talvolta, perquisiti e invitati a togliersi persino le scarpe. Per graziosa concessione del presidente - chiosa Tosi - possono, però, come usava due secoli fa, entrare i pittori che vogliano riprodurre in vignette le fasi del dibattimento».

Eppure queste algide risposte al quesito meritano qualche parola di ulteriore spiegazione sulla gravità della scelta, rispetto a quello che è intuitivamente evidente. In primo luogo per dire che era già paradossale l’oscuramento televisivo del processo, con la scusa di tutelare la vittima. Ma se questo poteva essere comprensibile per alcune udienze (ad esempio quelle che discutono l’autopsia) come giustificare il divieto se si discute di Dna, di furgoni o di telefonia? Il problema è che i divieti non sono finiti qui e hanno fatto tornare Bergamo alle modalità giudiziarie dei primi dell’Ottocento: nessun telefonino può entrare in aula, e persino i registratori sono banditi. Perché? Mistero. Scrive giustamente Sturlese, cesellando con esattezza e ironia una citazione illuminante: «Decisiva, appare, per esempio, l’interpretazione di quanti e quali e con quali strumenti sono stati analizzati i “primes delle componenti alleliche mitocondriali risultate dall’amplificazione dei profili autosomici estratti dalla traccia 31G20”. Sembra assurdo - aggiunge il cronista - ma anche su questo si gioca la giustizia per Yara e la sorte dell’imputato Bossetti. E la decisione sarà un precedente giurisprudenziale straordinario per il futuro».

Ecco perché, dopo ore e ore passate in Aula, e avendo riempito diversi quaderni, l’inviato di Quarto Grado (che su questo processo è una sorta di Accademia Criminologica) fa una richiesta assolutamente normale: poter verificare i passaggi, i lemmi, i dati più complessi. La risposta è un sorprendente «Niet». Potrei aggiungere anche io decine di esempi, ma mi faccio invece una domanda: perché questa strategia di oscuramento? Di cosa hanno paura l’accusa e, a questo punto anche la Corte? Quale mai sarebbe «l’uso improprio dei verbali di udienza»? La loro diffusione? La possibile conoscenza anche per chi non ha i soldi o il tempo di andare ogni settimana fino a Bergamo? L’idea che qualcosa che può essere pubblicato su un quotidiano possa restare secretato per cinque anni sembra davvero paradossale. Sturlese (e tutti noi giornalisti) vorremo non doverci fidare solo dei nostri taccuini. Ma evidentemente qualcuno a Bergamo vorrebbe di più, e forse questo diniego rivela la volontà che quei taccuini, quando non intonati, restino chiusi.

di Luca Telese

Source: Processo Yara, secretati tutti...? - Italia - Libero Quotidiano



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 Oggetto del messaggio: Re: Il caso di Yara Gambirasio
MessaggioInviato: 15/12/2015, 09:17 
MaxpoweR ha scritto:
su quali basi dici che è un viscido che corre dietro alle ragazzine?


ricordo dei servizi su chi la visto? ecc.
frequenze assidue a centri d'abbronzatura,
palestre frequentate da ragazzine, ecc.



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Il caso di Yara Gambirasio
MessaggioInviato: 15/12/2015, 09:24 
Wolframio ha scritto:
Ci nascondono qualcosa su Bossetti? Clamoroso: tutti i verbali del processo...

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I verbali del processo su Yara Gambirasio? Secretati fino al terzo grado, fino alla Cassazione. Chi volesse controllare un’affermazione, una cifra, un dato, in uno dei processi più complessi e scientificamente impegnativi (ed anche importanti, per i suoi effetti) può stare tranquillo: fino al 2020, circa, non si potranno consultare i resoconti stenografici delle udienze.

Non solo: gli unici abilitati a poter riferire qualcosa di quello che è accaduto durante il dibattimento saranno soltanto i giornalisti o i pochissimi, visto che la capienza dell’aula del Tribunale di Bergamo è fissata a soli sessanta posti(!), spettatori del pubblico. Gli increduli si tranquillizzino: non si tratta di una bizzarria anacronistica di un qualche vituperato tribunale pontificio, e nemmeno della ricostruzione storica dei dettagli più paradossali di un qualche processo sovietico degli anni trenta. Ma è - purtroppo - una disposizione vergata di propria mano da Antonella Bertoja, la presidente della Corte che in questi giorni sta giudicando Massimo Bossetti nel processo di primo grado. Non ci credete? Leggere, per verificare, la risposta autografa che la stessa Bertoja ha vergato a penna in calce alla richiesta inoltrata ai suoi uffici da uno dei giornalisti che ha seguito il caso, in tutto l’arco dei cinque anni, con più rigore ed assiduità, Giorgio Sturlese Tosi, inviato di Quarto Grado.

E dire che il quesito era semplice: «La presente lettera - scriveva Tosi per argomentare la propria richiesta - per chiedere copia dei verbali delle udienze del processo relativamente alle udienze o alle parti di udienze dove non si ravvisino - ad insindacabile giudizio del presidente - elementi lesivi della dignità della vittima e dei suoi familiari». Ed ecco l’incredibile risposta della presidente: «Visto, si rigetta la richiesta, la pubblicità dell’udienza e il diritto di cronaca - scrive la Bertoja - sono garantiti dalla presenza dei giornalisti in aula, mentre è compito della Corte impedire un possibile uso improprio dei verbali di udienza. Bg 10/12/2015 A. Bertoya». Riferisce ancora Sturlese Tosi: «A voce, mi si aggiunge, che il divieto vale fino a sentenza definitiva». Lo stesso cronista aveva chiesto un parere sul tema, prima di porre il quesito, al pubblico ministero Letizia Ruggeri, sentendosi rispondere: «Sono assolutamente contraria». Eppure erano favorevoli alla richiesta anche gli avvocati della parte civile che rappresentano la famiglia Gambirasio. Ironico e amarissimo, ovviamente, il racconto affidato da Tosi ad una lettera aperta indirizzata al gruppo cronisti lombardo: «Sul rispetto dell’ordinanza vigilano numerosi carabinieri e guardie private e due accessi con metal detector. Pubblico e giornalisti vengono, talvolta, perquisiti e invitati a togliersi persino le scarpe. Per graziosa concessione del presidente - chiosa Tosi - possono, però, come usava due secoli fa, entrare i pittori che vogliano riprodurre in vignette le fasi del dibattimento».

Eppure queste algide risposte al quesito meritano qualche parola di ulteriore spiegazione sulla gravità della scelta, rispetto a quello che è intuitivamente evidente. In primo luogo per dire che era già paradossale l’oscuramento televisivo del processo, con la scusa di tutelare la vittima. Ma se questo poteva essere comprensibile per alcune udienze (ad esempio quelle che discutono l’autopsia) come giustificare il divieto se si discute di Dna, di furgoni o di telefonia? Il problema è che i divieti non sono finiti qui e hanno fatto tornare Bergamo alle modalità giudiziarie dei primi dell’Ottocento: nessun telefonino può entrare in aula, e persino i registratori sono banditi. Perché? Mistero. Scrive giustamente Sturlese, cesellando con esattezza e ironia una citazione illuminante: «Decisiva, appare, per esempio, l’interpretazione di quanti e quali e con quali strumenti sono stati analizzati i “primes delle componenti alleliche mitocondriali risultate dall’amplificazione dei profili autosomici estratti dalla traccia 31G20”. Sembra assurdo - aggiunge il cronista - ma anche su questo si gioca la giustizia per Yara e la sorte dell’imputato Bossetti. E la decisione sarà un precedente giurisprudenziale straordinario per il futuro».

Ecco perché, dopo ore e ore passate in Aula, e avendo riempito diversi quaderni, l’inviato di Quarto Grado (che su questo processo è una sorta di Accademia Criminologica) fa una richiesta assolutamente normale: poter verificare i passaggi, i lemmi, i dati più complessi. La risposta è un sorprendente «Niet». Potrei aggiungere anche io decine di esempi, ma mi faccio invece una domanda: perché questa strategia di oscuramento? Di cosa hanno paura l’accusa e, a questo punto anche la Corte? Quale mai sarebbe «l’uso improprio dei verbali di udienza»? La loro diffusione? La possibile conoscenza anche per chi non ha i soldi o il tempo di andare ogni settimana fino a Bergamo? L’idea che qualcosa che può essere pubblicato su un quotidiano possa restare secretato per cinque anni sembra davvero paradossale. Sturlese (e tutti noi giornalisti) vorremo non doverci fidare solo dei nostri taccuini. Ma evidentemente qualcuno a Bergamo vorrebbe di più, e forse questo diniego rivela la volontà che quei taccuini, quando non intonati, restino chiusi.

di Luca Telese

Source: Processo Yara, secretati tutti...? - Italia - Libero Quotidiano



qui il giudice vuole evitare o
quantomeno frenare il can can mediatico..


il che non è una cattiva cosa..

i giornalisti viceversa
difendono il proprio osso..

ma andiamo al succo..
Decisiva, appare, per esempio, l’interpretazione di quanti e quali e con quali strumenti sono stati analizzati i “primes delle componenti alleliche mitocondriali risultate dall’amplificazione dei profili autosomici estratti dalla traccia 31G20

interpretazione,
primes, componenti alleliche,
profili autosomici..
ha senso questa roba?
c'è qualche genetista qui??

il dna si può.."interpretare"?
ma mi pare di capire che
non si contesta il dna ma gli strumenti
che lo hanno analizzato..

alla prossima mossa
gli avvocati contesteranno gli strumenti
che hanno analizzato gli strumenti
che hanno analizzato il dna..
e così via..
all'infinito, come il paradosso di Zenone.



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Il caso di Yara Gambirasio
MessaggioInviato: 15/12/2015, 21:29 
mik.300 ha scritto:


qui il giudice vuole evitare o
quantomeno frenare il can can mediatico..


il che non è una cattiva cosa..

Solo addesso ci si prende lo scrupolo di frenare il can can mediatico?
Durante le indagini la procura dava in pasto ai giornalisti un sacco di idiozie a senso unico che loro pubblicavano coloritamente.
La Procura ha sempre lasciato fare e tanto meno non è mai intervenuta a smentire le inesattezze, perchè faceva comodo instaurare nell'opinione pubblica l'idea colpevolista.
Ora che durante il processo c'è il contradditorio delle parti, la procura vuole pittosto evitare che l'opinione pubblica ragioni su notizie oggettive e verbalizzate che possano modificare l'idea colpevolista instaurata in precedenza.


i giornalisti viceversa
difendono il proprio osso..

Ai giornalisti farebbe piu piacere difendere il loro osso pubblicando cose vere ed inconfutabili tratte da un verbale, piuttosto che baggianate prese nei corridoi della procura.


ma andiamo al succo..
Decisiva, appare, per esempio, l’interpretazione di quanti e quali e con quali strumenti sono stati analizzati i “primes delle componenti alleliche mitocondriali risultate dall’amplificazione dei profili autosomici estratti dalla traccia 31G20

[i]interpretazione,
primes, componenti alleliche,
profili autosomici..
ha senso questa roba?
c'è qualche genetista qui??

Lascia che sia l'ex genetista dei Ris che fa parte del collegio difensivo a spiegarne il senso


il dna si può.."interpretare"?
ma mi pare di capire che
non si contesta il dna ma gli strumenti
che lo hanno analizzato..

Ricordati che un Dna nucleare è sempre associato con il Dna mitocondriale del soggetto che ha lasciato una traccia ematica.
Nella fattispecie si è analizzato un Dna attribuito a Bossetti, ma il mitocondriale associato a quel Dna non è di Bossetti ma di un'altro soggetto ignoto.
Per questo la difesa punta insistentemente sui kit ed i metodi utilizzati per le analisi.
Perchè in natura questa anomalia del Dna non esiste e l'errore di interpretazione stà dietro l'angolo pronto ad uscire appena chiariti i metodi ed i kit usati.

Per esempio tu hai un Dna Nucleare che lo chiamiamo per semplificare, A ed i tuo mitocondriale B.
Se analizzando una traccia lasciata su una vittima trovano un Dna nucleare A con il mitocondriale C, vuol dire che a lasciare quella traccia non sei tu.
Potrebbe essere di un figlio di tuo padre ma la mamma non è la tua.

Oppure potrebbe anche essere che qualcuno ha preso il tuo Dna mesi prima, lo replicano in laboratorio per averne una copia sempre fresca da apporre su un corpo in putrefazione mantenuto nascosto per tre mesi e posarlo sulle mutande del cadavere poco prima di farlo ritrovare.
Siccome che per incolpare qualcuno basta il Dna nucleare, della replica del mitocondriale non ci si preoccupa e probabilmente quel mitocondriale di persona ignota deriva da contaminazione durante la manipolazione.

Nella relazione dei Ris risulta scritto nero su bianco lo stupore per la sorpendente qualità del Dna di ignoto1 trovato su un corpo esposto per tre mesi alle intemperie.

Questo stupore non è da sottovalutare.






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 Oggetto del messaggio: Re: Il caso di Yara Gambirasio
MessaggioInviato: 16/12/2015, 10:10 
Wolframio ha scritto:
mik.300 ha scritto:


qui il giudice vuole evitare o
quantomeno frenare il can can mediatico..


il che non è una cattiva cosa..

Solo addesso ci si prende lo scrupolo di frenare il can can mediatico?
Durante le indagini la procura dava in pasto ai giornalisti un sacco di idiozie a senso unico che loro pubblicavano coloritamente.
La Procura ha sempre lasciato fare e tanto meno non è mai intervenuta a smentire le inesattezze, perchè faceva comodo instaurare nell'opinione pubblica l'idea colpevolista.
Ora che durante il processo c'è il contradditorio delle parti, la procura vuole pittosto evitare che l'opinione pubblica ragioni su notizie oggettive e verbalizzate che possano modificare l'idea colpevolista instaurata in precedenza.


i giornalisti viceversa
difendono il proprio osso..

Ai giornalisti farebbe piu piacere difendere il loro osso pubblicando cose vere ed inconfutabili tratte da un verbale, piuttosto che baggianate prese nei corridoi della procura.


ma andiamo al succo..
Decisiva, appare, per esempio, l’interpretazione di quanti e quali e con quali strumenti sono stati analizzati i “primes delle componenti alleliche mitocondriali risultate dall’amplificazione dei profili autosomici estratti dalla traccia 31G20

[i]interpretazione,
primes, componenti alleliche,
profili autosomici..
ha senso questa roba?
c'è qualche genetista qui??

Lascia che sia l'ex genetista dei Ris che fa parte del collegio difensivo a spiegarne il senso


il dna si può.."interpretare"?
ma mi pare di capire che
non si contesta il dna ma gli strumenti
che lo hanno analizzato..

Ricordati che un Dna nucleare è sempre associato con il Dna mitocondriale del soggetto che ha lasciato una traccia ematica.
Nella fattispecie si è analizzato un Dna attribuito a Bossetti, ma il mitocondriale associato a quel Dna non è di Bossetti ma di un'altro soggetto ignoto.
Per questo la difesa punta insistentemente sui kit ed i metodi utilizzati per le analisi.
Perchè in natura questa anomalia del Dna non esiste e l'errore di interpretazione stà dietro l'angolo pronto ad uscire appena chiariti i metodi ed i kit usati.

Per esempio tu hai un Dna Nucleare che lo chiamiamo per semplificare, A ed i tuo mitocondriale B.
Se analizzando una traccia lasciata su una vittima trovano un Dna nucleare A con il mitocondriale C, vuol dire che a lasciare quella traccia non sei tu.
Potrebbe essere di un figlio di tuo padre ma la mamma non è la tua.

Oppure potrebbe anche essere che qualcuno ha preso il tuo Dna mesi prima, lo replicano in laboratorio per averne una copia sempre fresca da apporre su un corpo in putrefazione mantenuto nascosto per tre mesi e posarlo sulle mutande del cadavere poco prima di farlo ritrovare.
Siccome che per incolpare qualcuno basta il Dna nucleare, della replica del mitocondriale non ci si preoccupa e probabilmente quel mitocondriale di persona ignota deriva da contaminazione durante la manipolazione.

Nella relazione dei Ris risulta scritto nero su bianco lo stupore per la sorpendente qualità del Dna di ignoto1 trovato su un corpo esposto per tre mesi alle intemperie.

Questo stupore non è da sottovalutare.






i giudici sono esseri umani..
anche loro fanno kazzate..
saper di diritto non vuol dire
avere carattere, personalità, ecc.
la giudice ha cominciato in un modo
poi è finita nell'altro..

il dna nucleare è di bossetti.
questo è un fatto no?
il dna nucleare di A, il mitocondriale di C
ergo trattasi di fratellastro, sorellastra di A?
giuro che non ho capito..


che uno preleva sperma o sangue di bossetti,
lo conserva in freezer,

e poi va al campo a contaminare
il cadavere della ragazza,
mi pare TROPPO.

gli avvocati difensori
fanno il loro sporco lavoro,
ma il dna c'è..



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 Oggetto del messaggio: Re: Il caso di Yara Gambirasio
MessaggioInviato: 17/12/2015, 18:00 
mik.300 ha scritto:

il dna nucleare è di bossetti.
questo è un fatto no?

che uno preleva sperma o sangue di bossetti,
lo conserva in freezer,

e poi va al campo a contaminare
il cadavere della ragazza,
mi pare TROPPO.

gli avvocati difensori
fanno il loro sporco lavoro,
ma il dna c'è..


Un Dna abbondante e di ottima qualità trovato su una presunta traccia ematica invisibile che non è saliva, sudore, sperma, ne questo, ne l'altro, ma si arriva a supporre che sia sangue, cosi tanto per giustificarne la sua presenza.
Un Dna nucleare di ottima qualità il cui suo mitocondriale è assente, giudicato cosi abbondante da non permettere nemmeno la ripetizione dell'esame.
Ma forse il Bossetti và in giro a seviziare le ragazzine con in tasca una provetta del suo Dna allo stato puro per spruzzarlo sulle mutande delle vittime.


Cita:
che uno preleva sperma o sangue di bossetti,
lo conserva in freezer,

e poi va al campo a contaminare
il cadavere della ragazza,
mi pare TROPPO.


Il cadavere tre mesi prima non c'era nel campo.
Il Dna lo si è potuto benissimo preparare in questi tre mesi e contaminare gli slip poco prima di abbandonare il cadavere nel campo. Non serve andare nel campo, lo si fà comodamente lontano da occhi indiscreti nel luogo dove è stato nascosto il corpo di Yara.



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MessaggioInviato: 19/12/2015, 17:22 
. E VENNE IL GIORNO DEL BOSSETTI FURIOSO

Luca Telese

No, non è vero! non ho mai detto questo fatto lì! Mai! Mai!». Accento bergamasco, un po' intubato. Rabbia. Sconcerto. Per sette mesi la faccia di Massimo Bossetti è rimasta un enigma pietrificato, una maschera ineffabile, quasi inespressiva.

Una sfinge per tutti: giornalisti e inquisitori, difensori e investigatori, colpevolisti e innocentisti, per tutti coloro che sono accorsi a scrutarlo in gabbia, nel grande circo di Bergamo, era un animale a sangue freddo. Per sette mesi nemmeno una parola. Per sette mesi e due ore, ad esser pignoli, fino a ieri mattina. Sono seduto casualmente solo tre posti dietro di lui, sto contemplando il suo profilo immobile, aguzzo, che mi pare come quello di un iguana al sole.

Poi improvvisamente, pochi minuti dopo la pausa pranzo, quando sta parlando il suo ex socio Ennio Panzieri, il muratore di Mapello si anima, si colorisce, esplode. Tutto rosso in viso scatta in piedi sorprendendo i due piantoni che si stringono su di lui, il consulente della difesa Roberto Bianco che gli è seduto vicino, la presidente Bertoja, che con grande eleganza lo tranquillizza, e gli concede la possibilità delle dichiarazioni spontanee, con un tono quasi materno:

- «Aspetti, Bossetti, faccia finire il teste, poi potrà parlare....».

- «Non è vero che....».

- «Stia tranquillo, però! Ce lo dirà tra breve». Suspence in Aula. Cosa lo avrà mai turbato?

E dire che di mattina sul banco dei testimoni del Tribunale di Bergamo si erano alternati in tanti: furgonisti, floricultrici, cameriere, tutti chiamati dall' accusa, anche per minuzie, purché negative, per tratteggiare il quadro a più voci di un bugiardo cronico e mitomane.

Tutto questo zelo produce simpatia per l' iguana che in dieci anni (pare) ha raccontato qualche cazzatella (come un' operazione inesistente e un' ordinanza restrittiva dei carabinieri mai ricevuta). Bossetti tace persino davanti a un teste che per l' accusa è molto importante, Federico Fienili, un genitore compìto che dice di aver incrociato un furgone simile a quello di Bossetti mentre parcheggiava: «L' Iveco è sfrecciato a settanta all' ora, a Brembate, per questo mi è rimasto impresso».

Nulla, l' interessato lo guardava, ma come da un altro pianeta. Aveva testimoniato anche una cameriera, Antonella Ornago, di cui negli interrogatori gli inquirenti avevano ipotizzato - una provocazione per il prigioniero? - addirittura una (inesistente) relazione con l' imputato. Nulla.

La testimonianza (a favore dell' accusa) è lunga, tormentata, ma anche in questo caso, nulla. Bossetti, immobile, come una sfinge. La pm Letizia Ruggeri picchia duro. Parla apertamente con i testi di dissidi familiari, ne chiede conto ai muratori che avevano lavorato con Bossetti. Ma anche lì nulla da fare: l' occhio sbarrato del muratore-iguana, la sua proverbiale calma non erano state scalfite. Poi arriva Panzeri, un bergamasco tarchiato, con un cipiglio mascagnato che interrogato dai carabinieri aveva detto peste e corna dell' ex collega, e che invece - a sorpresa - sotto le domande della pm, desiderosa di ripetere i virgolettati, si mostra molto avaro.
Immagine
- Ruggeri: «Lei ha detto che Bossetti è un cinico, un....».

- Camporini (inviperito): «Obiezione, vostro onore: la pm può constatare fatti e circostanze, non giudizi morali!».

- Bertoja: «Obiezione accolta».

- Ruggeri (sempre più determinata): «È vero che Bossetti era un tipo che non rispettava gli impegni!?

» - Camporini: «Fatti, deve parlare di fattiiii!!!!!

» - Ruggeri (infastidita): «Sto parlando di fatti...

» - Panzeri (titubante): «Non c' è nulla che io possa dire di lui....».

- Ruggeri (arrabbiata): «Ma come? Lei ha detto...» - Camporini (inviperito pure lui): «Ma insomma, depone lei o il teste???!!!».

E alla fine, lo sventurato Panzeri, ripete quello che aveva detto alla pm nell' interrogatorio. Aveva litigato con Bossetti perché dopo aver lavorato due anni con lui, confidava nel suo aiuto per il cantiere di una casa in Val di Taro.

E Bossetti, «quindici giorni prima», gli aveva risposto: «Non la faccio». Il costruttore si era imbufalito: «Da allora non ci siamo parlati più». Nella sua insignificanza l' aneddoto mi fa pensare: può essere questo un fatto importante in un processo per omicidio? Quanti verrebbero a scaricare il proprio rancore su di me, o su voi che leggete? Il tempo diacronico di Bergamo ti fa pensare anche a questo, senonché ecco la fiammata imprevista, innescata dal martellare della pm:
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- Ruggeri (davvero spazientita): «Ma lei ha detto di Bossetti....».

- Camporini (a piena voce): «Obiezioooooneeeee! Non può imboccarlo».

- Ruggeri (tutto d' un fiato): «Lei ha detto: Bosssetti è un tipo che non ci pensa due volte a sotterrare qualcuno!».

Panzeri (imbarazzato): «Ho detto... Che... Il signor Massimo cercava sempre di avvantaggiare la sua parte a scapito degli altri.... Come molti uomini... Peraltro».

E qui si arriva al punto di non ritorno:

- Ruggeri: «E cosa le diceva dei suoi fatti...?».

- Panzeri: «Nel 2006, credo, passò un periodo molto brutto, aveva picchiato sua moglie, litigato con lei, si voleva separare....».

Ed è proprio questa evocazione di Marita a fare infuriare il muratore: salta su in piedi, tutto rosso, tende il braccio stringendo l' indice e il pollice, come per piantare un chiodo nell' aria:

- Bosetti: «Ma quando? Non è vero...».

- Panzeri (sorriso di soddisfazione): «Aveva questi problemi con la moglie, era, aveva uno stato d' animo sottoterra.... Voleva divorziare... In cantiere lo chiamavano il favola, perché diceva delle bugie.... Ad esempio di essere stato operato al setto nasale...».

Ma qui è la Bertoja che interviene: «Mi dispiace, ma di questi fatti personali, della moglie, non ci importa proprio nulla!». Come promesso la presidente dà la parola all' imputato. Silenzio di piombo in aula. Nemmeno una mosca. Quando arriva quella voce, alle orecchie di tutti, sembra che venga da un altro corpo, un poltergeist di Brembate.

- Bossetti: «Non è affatto vero che io gli abbia fatto queste confidenze. Non è vero che mi avessero dato quel soprannome. Lui me lo aveva dato, lui! Era lui che instillava queste storie contro di me: io quella casa non l' ho costruita per un motivo semplice.... Non mi pagava i lavori da mesi! E se non ci crede presidente, lo richiami dentro, quello lì, e gli chieda dei soldi!!». Ma già che c' è Bossetti risponde anche alla questione che aveva prodotto un' ora di interrogatorio della cameriera.

Lei aveva o meno parlato con «un certo Rudi» (sic!), incontrato una volta davanti al bar, e «di un giorno in cui i due si erano messi a parlare di quando da ragazzi andavano alla discoteca Sabbie Mobili di Chignolo». Un dettaglio non da poco, essendo il luogo dove era stato trovato il corpo di Yara.

La ragazza aveva negato questa affermazione (attribuita a lei), e anche Bossetti pare granitico: «Mai stato alle Sabbie mobili. Da ragazzo frequentavo il Gabbiano». E si parla della fine degli anni Ottanta. Può contare anche questo dettaglio precaduta del muro di Berlino? Bossetti che balla i Duran Duran con l' amico Rudi? Ma anche gli altri testimoni vengono sollecitati su questo punto.
Immagine
Ad esempio il muratore Giovanni Gherardi: - Ruggeri: «Che diceva?» - Gherardi: «Si lamentava che la moglie lo tradiva... Mi parlò dell' idea del divorzio....». La Ruggeri è molto interessata: «Quindi lui...». Parte del pubblico rumoreggia.

Claudio Salvagni grida: «Ma è incredibile!». La Bertoja risolve la situazione a suo modo, con un tocco geniale. Prima con una sonora risata, e poi con una esclamazione che fa venire giù la sala. Si rivolge alla pm: «Lei non sa quante volte io vorrei divorziare da mio marito!!!».

Nell' hellzapoppin di una giornata incredibile si celebra con questa stoccata imparabile il duello tra le due donne di questo processo: la presidente che sa passare dallo scalfarese all' ironia. E la Pm che non ride mai. I colpevolisti si chiedono come mai Bossetti sia esploso per una questione di bisticci coniugali. I bossettiani si entusiasmano per l' iguana che diventa umano e leonino per la sua Marita.

L' equivalente delle tifoserie si annulla nel mistero di un processo che non risparmia nemmeno un frammento del privato.

BOSSETTI: «TUMORE? UNA BUGIA, MI SCUSO MA IN QUEL CANTIERE NON MI PAGAVANO»

Bossetti ha parlato anche nel pomeriggio, quando ha parlato Claudio Andreolli, imprenditore di Bagnatica con un cantiere a Seriate, che ha spiegato di come Bossetti gli avesse raccontato di avere un tumore alla testa per assentarsi dal lavoro. L’imputato è intervenuto ammettendo di aver detto una bugia, ma soltanto per avere qualche possibilità lavorativa in più, visto che nel cantiere di Andreolli non veniva pagato: è emerso infatti che Bossetti era in credito di circa 10 mila euro.

«Mi vergogno e mi scuso - ha sottolineato il muratore - , è vero, ho raccontato la storia del tumore alla testa soltanto perché era l’unica scusa valida che avevo pensato per assentarmi e trovare qualche lavoro in altri cantieri, visto che lì non ero pagato».
Source: http://156.54.106.174/rubrica-29/cronac ... 115315.htm




Wolframio ha scritto:
24 set 2014 20:12
Se poi Bossetti quel giorno ha acquistato 1 mq di sabbia e non si è recato in cantiere che cosa prova?. Chissà quanti muratori indipendenti non si recano in cantiere e vanno a farsi una mezza giornata in un altro posto a riattare o tirar su un muro per qualche euro in nero. Alzi la mano chi non lo ha mai fatto.
viewtopic.php?p=347505#p347505


Immagine È sempre piu evidente che l'arpia non vuole mollare le grinfie dalla preda. Se le sfugge è rovinata.



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 Oggetto del messaggio: Re: Il caso di Yara Gambirasio
MessaggioInviato: 20/12/2015, 20:59 
la pm non trova un movente per l'omicidio yara e si butta sulle amanti

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20 dic 2015 12:43 BOSSETTI COLPEVOLE PER FORZA - LA PM NON TROVA UN MOVENTE PER L'OMICIDIO DI YARA E LA BUTTA SU AMANTI, DISCOTECHE, ACQUISTI ONLINE. E IL PROCESSO SI PERDE TRA PETTEGOLEZZI, SPECCHI DA 35 EURO E ''RAGAZZE CARINE''. LE SURREALI CRONACHE DELL'UDIENZA


Telese: Una cameriera che sente una confidenza tra due vecchi amici, una ragazza appariscente che compra uno specchio su Subito.it da un signore che si rivela essere Bossetti, un ex collega arrabbiato per un litigio sul lavoro. Tre insignificanti aneddoti che potrebbero stare in qualsiasi delle nostre vite, e che invece in un processo per omicidio diventano prove di accusa...



Luca Telese per ''Libero Quotidiano[1]''

«Da Giallo mi hanno detto che mi pagavano l' intervista se io accettavo il testo che avevano scritto loro, che però non corrispondeva a quello che gli avevo detto io». Pausa. «Gli ho risposto di no e...».

La presidente Antonella Bertoja chiede: «E...?». Risposta: «Lo hanno pubblicato lo stesso».

Brusio scomposto in aula. Sarà vero? Da poco meno di un' ora Antonella Ornago è sul banco dei testimoni. Venerdì mattina, tribunale di Bergamo. Un interrogatorio lungo, e a tratti esasperante, su un dettaglio quasi insignificante, una rivelazione che nell' idea dell' accusa diventa di enorme importanza. Invece, come spesso capita, salta fuori questa cosa.

Se la cameriera del ristorante dove Massimo Bossetti andava spesso a mangiare non fosse sotto giuramento (e quindi a rischio di incriminazione per falsa testimonianza) forse non crederei a quello che sta raccontando. Però la Ornago è molto seria, consapevole della gravità di quello che ha detto sulla rivista diretta da Andrea Biavardi e questo è esattamente ciò che racconta.

Oggi vi parlo di tre piccoli-grandi-dettagli. Una cameriera che sente una confidenza tra due vecchi amici, una ragazza appariscente che compra uno specchio su Subito.it da un signore che si rivela essere Bossetti, un ex collega arrabbiato per un litigio sul lavoro. Tre insignificanti aneddoti che potrebbero stare in qualsiasi delle nostre vite, e che invece in un processo per omicidio diventano prove di accusa.

Ma cosa aveva detto davvero la cameriera, al settimanale pop-criminologico, infine ai carabinieri e alla Corte? Aveva riferito di una conversazione orecchiata per caso, mentre serviva ai tavoli. La Pm Letizia Ruggeri ha in mano il testo della sua deposizione, l' avvocato di parte civile legge i passi dell' intervista a Giallo, e le chiedono di confermare che si trattasse delle "Sabbie Mobili" ma lei nega, e si trincera dietro una muraglia.

Ecco i fatti come li ricorda lei: sei o sette anni fa Antonella vede Bossetti vicino a bancone del bar. Sta parlando con un suo amico di vecchia data, «un certo Rudi». Rudi nei suoi ricordi non ha un cognome. È uno che viene spesso a mangiare, dice due battute, ricorda la sua partita IVA per fare ricevuta e se ne va.

Chiede l' avvocato di parte civile, Enrico Pelillo con una ironia che suscita una risata catartica e fragorosa nel pubblico: «Per caso ricorda quella partita Iva, allora?». E lei, candida: «No». Bene, tenetevi forte, perché secondo la Pm Ruggeri quello che sente Antonella è molto, molto importante dal punto di vista processuale. Bossetti borbotta qualcosa del tipo «Come stai?». Quello risponde «Bene». Poi Rudi-partita-IVA fa: «Ti ricordi come ci divertivamo quando eravamo ragazzi?». Bossetti risponde una cosa del tipo: «Eh». Sette anni fa. Ma Rudi dice di più: «Ti ricordi quando andavamo a ballare in quella discoteca... Come si chiamava... A Sotto il Monte...A Chignolo...».

Il luogo esatto - come spesso nella vita -resta incerto. Il nome non si fa. E Bossetti annuisce: «Si, si, mi ricordo». Fine dell' aneddoto. Antonella ha simpatia per Bossetti. Ma nemmeno troppa confidenza. Ne parla con rispetto, si indigna quasi quando le chiedono se le abbia fatto delle avances: «Nooo!».

È sicura: «Me ne ricorderei!». E che rapporti avevate? «Quelli che avevo con tutta la clientela». Che tipo di rapporti? Le chiede la Pm, non del tutto convinta. E lei: «Qualche battuta durante le ordinazioni». E poi? E poi? «Saluti e sorrisi al momento del conto». Parlavate del caso Yara?

«No...». No, è sicura? «Forse qualche volta, c' era la tv, in sala».

Quindi, ricapitolando tutti i fatti. Antonella serve ai tavoli, conosce poco più per nome due clienti che un giorno, vicino al bar sente parlare di quando - Bossetti è del 1970 - fra il 1984 e il 1990 - andavano in una discoteca. Quale? Il nome non lo dicono. Ma se fosse le "Sabbie Mobili" di Chignolo sarebbe perfetto, certo. Perché è il locale che sta di fronte al campo dove è stato ritrovato il corpo di Yara. Se fosse quella cambierebbe davvero qualcosa? Sarebbe importante appurare che l' imputato a sedici, diciassette o venti anni è stato a ballare "Sunday bloody Sunday" o "London Calling"" in un posto dove 25 o 30 anni dopo è stato ritrovato il corpo della vittima? Chissà.

Le indagini degli inquirenti che hanno testimoniato in aula, infatti, dicono che Bossetti non aveva la tessera necessaria per entrare in quel locale. Di più: nessun testimone ricorda di averlo mai visto lì. E poi la Ornago non ha mai parlato delle "Sabbie Mobili", in nessuna delle interviste che aveva fatto prima di Giallo. Arriva dunque un collega di questo settimanale che le chiede di raccontare la storia di quella chiacchiera che ha sentito con Rudi. Il collega questa volta scrive che la Ornago avrebbe detto «La discoteca Sabbie Mobili». Bingo.

Tutti noi vorremmo poter fare questo titolo: forse ha capito male, forse ha insistito in buona fede. O forse ha ceduto lei? Giallo annuncia querela e dice di poter esibire la registrazione. Sta di fatto che l' intervista viene letta dalla Pm e dalla parte civile. La ragazza viene interrogata, e poi chiamata a deporre. Ma in aula smentisce. Con molte contorsioni, riesce a spiegare perché - secondo lei - non ha mai detto "Sabbie Mobili": «C' era una discoteca dalle mie parti che si chiamava così... Ma io non ho mai detto che fosse a Chignolo. Il nome di cui parlavano loro doveva essere un altro».

La Pm si spazientisce. La parte civile chiede chiarimenti. In aula si materializza un sospetto: o la ragazza è inattendibile o è confusa. Invece la presidente della corte dimostra una pazienza inenarrabile per dipanare il mistero e ci riesce: «Dunque lei ha sentito che parlavano di questa discoteca ma non pensa che fosse le "Sabbie Mobili"?». E lei: «Esatto».

La Presidente prosegue: «Però ha sentito parlare di una discoteca "Sabbie Mobili" in un' altra località, giusto vicino casa sua?». La cameriera: «Dalle mie parti...». La presidente: «Però lei è sicura di non aver mai detto al giornalista che era "Sabbie Mobili" a Chignolo?». La ragazza si infervora: «Ecco, è così: non era esattamente quella l' intervista. Hanno scritto quello che volevano, mi hanno mandato una mail col testo, dicevano che mi avrebbero pagato se confermavo, e io gli ho scritto una mail dicendo di non pubblicare nulla. Invece loro l' hanno mandato in stampa». Così.

Il mistero delle due località - invece - lo risolve l' avvocato Paolo Camporini che ha fatto ricerche: «Presidente, il fatto è questo, ed è compatibile con quello che dice la ragazza.

La discoteca "Sabbie Mobili" ha avuto due gestioni. Prima era nel paese del Papa a Sotto il Monte, vicino a casa della Ornago, poi si è trasferita a Chignolo. Bossetti non l' ha mai frequentata». E più tardi Bossetti lo dice in modo esplicito: «Andavo alla discoteca "Il Gabbiano", a Chignolo». Ma se ci fosse stato alle "Sabbie Mobili", meritava davvero un' ora di processo? Pensate con attenzione a cosa si sussurra di voi nei bar, a cosa dite quando incontrate qualcuno.

Può essere un indizio di colpa il fatto che l' accusa abbia trovato tre muratori che hanno lavorato con l' imputato e ricordano, in modi diversi, ma tutto sommato concordanti che Bossetti nel 2006-2008 abbia detto tre balle? È tutto vero: una volta ha raccontato di essersi operato al naso (e non era vero) una volta di essersi picchiato con la moglie Marita e di dover firmare in questura (e non era vero) e una volta (ad una sola persona) di avere un tumore alla testa (bugia anche questa).

È importante che il signor Ennio Panzeri, un ex socio con cui Bossetti ha litigato nel 2008 per un lavoro da fare dica che in cantiere lo chiamavano "il favola"? Per la Pm si, e per almeno due motivi. Il racconto per lei dimostra che Bossetti non andava d' accordo con Marita, tant' è vero che la Ruggeri ha cercato di chiamare a deporre anche due (presunti) ex amanti della moglie (stoppata per ora dal presidente Bertoja).

Per la Pm, che fatica a trovare un movente del delitto Yara, questi amanti e questa frustrazione sfociata nei litigi (due anni prima del delitto!) sono la prova che Bossetti era frustrato sentimentalmente, che cercava una rivalsa. Per la Pm la chiacchierata con il signor Rudi partita-Iva ascoltata nel 2008 dalla cameriera Antonella sarebbe stata la prova che Bossetti aveva un legame con la discoteca "Sabbie Mobili" e con il luogo del delitto. E la cameriera Antonella in una domanda era diventata (per un attimo), durante l' interrogatorio di Bossetti, persino una possibile amante.

Non è bionda, carina, acqua e sapone, il tipo che piace a Bossetti? In questa inchiesta tutto diventa subito torbido, potenzialmente sospetto, con gusto a tratti morboso. L' avvocato Salvagni chiede all' ex socio avvelenato con Bossetti: «Ma chi usava il soprannome "favola" per Bossetti?». E lui, allargando le braccia: «Tutti». E Salvagni: «Sì, ma tutti chi?». E l' operaio: «Beh... Tutti!».

Bossetti è rimasto imperturbabile per mesi, ma su questo chiede di parlare addirittura una seconda volta: «Presidente, io chiedo scusa, mi vergogno davvero: ma è vero, ho raccontato una bugia! Però lui non mi pagava, io dovevo lavorare e non è che ai miei figli gli potevo dare da mangiare sabbia e mattoni!». È sincero? Ma l' eventuale bugia per coprire un giorno di assenza (!) nel 2008 proverebbe che è un potenziale assassino e calunniatore?

Ed ecco la vera perla, la fiammata per chiudere in bellezza. Eva Ravasi, 42 anni, labbra rosso fuoco, abbronzatura tropicale, seno prorompente incastonato in un giubbotto irideggiante. Dopo la sfilza dei magùtt, con camice flanellate, barbe e baffi di carta vetrata il pubblico si anima. Eva è stata rintracciata dalla polizia perché ha risposto all' annuncio per lo specchio messo da Bossetti su Subito.it (li hanno interrogati tutti!).

Lui le aveva dato un appuntamento davanti al cimitero di Chignolo. Lei ha ribattuto: «Facciamo davanti a una fabbrica», meno lugubre. Bossetti voleva 60 euro, poi ha ceduto l' oggetto a 35 euro. E a questo punto si mette a fare il piacione: «Ho un' impresa, vuoi fare la segretaria per me?». Lei dice di no: «Casomai mia sorella». Lui improvoleggia ancora di più: «È bella come te?». La cosa non va in porto (purtroppo). A casa il colpo di scena. Lei ricorda un po' seccata: «Ho scoperto che non era di legno, ma di plastica!».

Quindici minuti di show: e risata corale del pubblico. È importante perché Bossetti faceva il piacione? Perché si dimostra che è allupato? Perché l' oggetto non valeva 35 euro? Mistero. Se Massi mirava alla vamp o a sua sorella (classe 1976) poteva ambire anche all' angelica Yara? Difficile, data l' evidente diversità antropologica. Io, invece, torno a casa e penso cosa direbbe di me, se lo rintracciassero, il signore a cui ho venduto le barre Portatutto su Subito.it. Abbiamo tutti una colpa che ci manderebbe al patibolo, nell' armadio delle nostre vite. Tutti, se a frugare è una investigatrice sagace come la Ruggeri.



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 Oggetto del messaggio: Re: Il caso di Yara Gambirasio
MessaggioInviato: 21/12/2015, 09:01 
la concupiscienza, la lussuria prima,
la vergogna, il divorzio conseguente dalla moglie
la perdita dei figli, dopo essere stati scoperti,
più moventi di così?
che si vuole di più?



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http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Il caso di Yara Gambirasio
MessaggioInviato: 21/12/2015, 14:08 
mik.300 ha scritto:
la concupiscienza, la lussuria prima,
la vergogna, il divorzio conseguente dalla moglie
la perdita dei figli, dopo essere stati scoperti,
più moventi di così?
che si vuole di più?


sono idiozie a dirla tutta.



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 Oggetto del messaggio: Re: Il caso di Yara Gambirasio
MessaggioInviato: 22/12/2015, 11:50 
Guarda su youtube.com

Richiesti i domiciliari per Bossetti: "A casa con il braccialetto elettronico"


Guarda su youtube.com

Legale famiglia Gambirasio contro domiciliari Bossetti a casa, Yara al Creatore

Questa ultima dichiarazione è una idiozia



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 Oggetto del messaggio: Re: Il caso di Yara Gambirasio
MessaggioInviato: 22/12/2015, 14:50 
Io credo per Bossetti non ci sia alcuna speranza, troppi si sono esposti e cominciare da un ministro della repubblica.
E mi dispiace molto per lui, perchè sarebbe potuto capitare a chiunque in questo repubblica delle banane, di finire nelle mani di una PM che si è laureata raccogliendo i punti sulle brioche kinder.



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 Oggetto del messaggio: Re: Il caso di Yara Gambirasio
MessaggioInviato: 22/12/2015, 16:47 
MaxpoweR ha scritto:
Io credo per Bossetti non ci sia alcuna speranza, troppi si sono esposti e cominciare da un ministro della repubblica.
E mi dispiace molto per lui, perchè sarebbe potuto capitare a chiunque in questo repubblica delle banane, di finire nelle mani di una PM che si è laureata raccogliendo i punti sulle brioche kinder.



si ma il dna come c è finito sugli slip?
per caso?
o sono piombati in casa
(gli assassini)
hanno narcotizzato tutti
prelevato sangue e sperma
del manovale e contaminato il cadavere?



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 Oggetto del messaggio: Re: Il caso di Yara Gambirasio
MessaggioInviato: 22/12/2015, 19:35 
Non vorrei essere volgare ma per rendere l'idea lo devo essere, un muratore in un cantiere all'aperto ci caga e ci piscia e spesso la polvere gli fà anche tirar su un bel verdone di catarro.

Immagine
Un corvo che è anche necrofago si impregna le zampette e poi vola sul primo cadavere che trova.

Immagine
Non serve andargli in casa a narcotizzare tutta la famiglia per fargli una sega, visto che tiri sempre in ballo un inesistente sperma.



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 Oggetto del messaggio: Re: Il caso di Yara Gambirasio
MessaggioInviato: 22/12/2015, 20:04 
bè a questo punto
dopo il corvo che sguazza nelle feci del muratore
e poi piomba sul cadavere..
secondo me sono stati i marziani
venuti dal futuro da un universo parallelo..
e hanno imbastito tutto questo casino,
protetti dallo scudo invisibile,
per farsi 4 risate alla faccia nostra..



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