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MessaggioInviato: 14/03/2010, 09:16 
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Lawliet ha scritto:

Ah certo.. di questi tempi far rispettare la legge equivale ad un colpo di stato.. [:246]


Peccato che la legge non è uguale per tutti. [:263]



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MessaggioInviato: 14/03/2010, 09:22 
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eSQueL ha scritto:

Sì, peccato che gli abitanti di Roma non la possano votare

Polverini correrà per conquistare la carica di governatore del Lazio orfana della lista del PDL. Così hanno deciso i giudici amministrativi di palazzo spada.
Desumo che se potrà correre alla presidenza ci sarà la possibilità di votarla.



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MessaggioInviato: 14/03/2010, 10:59 
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eSQueL ha scritto:

Macché colpo di stato [8D] E' che la Polverini, il nano non l'ha mai voluta. Lei c'ha creduto, povera stella. Ma la verità è che l'hanno massacrata i berluscones perché puzzava troppo di persona onesta.

Una prece per Renata [8]


Rolling on the floor laughing!!!! [:255]


Si anche perché abbassa la media: fa poco velina [:D]



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MessaggioInviato: 14/03/2010, 11:41 
C'è poi una cosa che volevo dire da tempo. Ogni tanto berlusconi e i berluscones se la prendono con i cosiddetti comunisti ma la memoria è così corta? Chi è il miglior amico di Putin? Berlusconi. Ora venitemi dire che Putin è un liberal democratico [:D]

Una rinfrescatina di memoria. Se facesse solo il cantante, come mi sarebbe simpatico! http://video.google.com/videoplay?docid ... 005937031#



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MessaggioInviato: 14/03/2010, 12:40 
Cita:
Hannah ha scritto:

C'è poi una cosa che volevo dire da tempo. Ogni tanto berlusconi e i berluscones se la prendono con i cosiddetti comunisti ma la memoria è così corta? Chi è il miglior amico di Putin? Berlusconi. Ora venitemi dire che Putin è un liberal democratico [:D]

Una rinfrescatina di memoria. Se facesse solo il cantante, come mi sarebbe simpatico! http://video.google.com/videoplay?docid ... 005937031#



Sicuramente no, ma non è nemmeno comunista. [;)]


Dio voglia che ritornino i Don Camillo e i Peppone !!!!!!!



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MessaggioInviato: 14/03/2010, 12:48 
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Hannah ha scritto:

C'è poi una cosa che volevo dire da tempo. Ogni tanto berlusconi e i berluscones se la prendono con i cosiddetti comunisti ma la memoria è così corta? Chi è il miglior amico di Putin? Berlusconi. Ora venitemi dire che Putin è un liberal democratico [:D]

Una rinfrescatina di memoria. Se facesse solo il cantante, come mi sarebbe simpatico! http://video.google.com/videoplay?docid ... 005937031#



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MessaggioInviato: 14/03/2010, 14:44 
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greenwarrior ha scritto:

Cita:
Hannah ha scritto:

C'è poi una cosa che volevo dire da tempo. Ogni tanto berlusconi e i berluscones se la prendono con i cosiddetti comunisti ma la memoria è così corta? Chi è il miglior amico di Putin? Berlusconi. Ora venitemi dire che Putin è un liberal democratico [:D]

Una rinfrescatina di memoria. Se facesse solo il cantante, come mi sarebbe simpatico! http://video.google.com/videoplay?docid ... 005937031#



Sicuramente no, ma non è nemmeno comunista. [;)]


Dio voglia che ritornino i Don Camillo e i Peppone !!!!!!!


Infatti . Putin era ed è attualmente un capo del KGB.

Un burocrate criminale e corrotto di quella nomenklaura che si è rivelata la prima nemica della classe operaia e contadina.


Peppone



p.s.


http://it.wikipedia.org/wiki/Komitet_Go ... zopasnosti

si pronuncia

Kamiètet Gasùdars tvienòj Biezopàstnosti.

ORA

http://it.wikipedia.org/wiki/Federalnaj ... zopasnosti

PASCU'DA. ( trad ... censura )


zio ot


Ultima modifica di barionu il 14/03/2010, 14:47, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 14/03/2010, 15:22 
Cita:


Ancora

http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... i-2648350/


se non è concussione questa ...


http://it.wikipedia.org/wiki/Concussione

http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... _-2632567/


zio ot


Ultima modifica di barionu il 14/03/2010, 15:26, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 14/03/2010, 15:32 
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Che fai zio ot, lasci un articolo del genere ad un semplice hyperlink? Mi deludi!! [:p]

"Tv oscena, ho chiamato Calabrò
non voglio più vedere Di Pietro"


Trani, le telefonate del Cavaliere. È confermato: tre indagati
Nelle conversazioni accuse a Santoro e Floris


TRANI - E' il 12 novembre del 2009. Su Rai 2 è in onda Annozero, si parla del caso del sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino, per il quale la procura di Napoli ha chiesto l'arresto. Silvio Berlusconi prende il telefono e chiama il commissario dell'Agcom, Giancarlo Innocenzi: "Ma la stai guardando la trasmissione? - gli dice - È una cosa oscena! Adesso bisogna concertare una vostra azione che sia di stimolo alla Rai per dire: adesso basta, chiudiamo tutto!". Il presidente chiude. Poi richiama: "Non si può vedere Di Pietro che fa quella faccia in televisione!" commenta, riferendosi al leader dell'Italia dei Valori ospite di Michele Santoro insieme con il vicepresidente della commissione Antimafia Fabio Granata (Pdl), il direttore di Libero Maurizio Belpietro e il giudice Piercamillo Davigo.

Due giorni dopo Berlusconi richiama Innocenzi. Quattordici novembre, ore 14,34: "L'altra sera nel corso di Anno Zero ho fatto una telefonata indignata al presidente dell'Authorithy" confessa il premier. Annota la Guardia di Finanza: "Il riferimento è a Corrado Calabrò". Finanza che ricostruisce anche come Berlusconi non volesse chiudere soltanto Annozero ma anche Ballarò, la trasmissione condotta Giovanni Floris.

Queste conversazioni sono state depositate nei giorni scorsi dalla guardia di Finanza negli uffici della procura di Trani. Dove, partendo da un'indagine per usura sulle carte di credito dell'American Express (la società smentisce di aver fatto mai pressioni sugli organi di informazione come ipotizza la Procura), si è arrivati a intercettare il commissario dell'Agcom e il direttore del Tg1, Augusto Minzolini. E indirettamente anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Dall'ascolto delle conversazioni sono emerse le pressioni del premier per chiudere i programmi televisivi a lui non graditi. Un atteggiamento dietro il quale - sostiene la Procura - si leggerebbe il reato di concussione per il quale tutti e tre i protagonisti della vicenda sarebbero stati indagati. Ieri l'Ansa, citando fonti giudiziarie, ha però smentito che Minzolini sia indagato. Dalla Procura non è arrivata alcuna dichiarazione ufficiale e, anzi, per tutto il resto della giornata fonti assai accreditate hanno confermato l'iscrizione del direttore del Tg1, di Berlusconi e di Innocenzi. Il giallo sarà svelato ufficialmente soltanto la prossima settimana quando - assicurano gli investigatori - verranno depositati i primi atti. E fatte le prime comunicazioni agli indagati.


Tra le persone intercettate dalla procura di Trani ci sono anche una ventina di politici, tra parlamentari e ministri. Anche in questo caso si tratta di intercettazioni indirette: sono state cioè registrate telefonate dei deputati con alcuni degli indagati. Tra le persone ascoltate c'è il senatore Marcello Dell'Utri, i ministri Giulio Tremonti, Bobo Maroni e Sandro Bondi, i sottosegretari Paolo Bonaiuti, Enrico Letta e Rocco Crimi. Le intercettazioni verranno però distrutte perché non penalmente rilevanti. Tutte da valutare, invece, le pressioni - delle quali parla il Fatto - che Berlusconi avrebbe fatto su un componente del Csm.

Da domani partirà invece una seconda fase dell'indagine di Trani nella quale gli investigatori proveranno a trovare riscontri a quanto ascoltato nelle intercettazioni telefoniche. Martedì verrà ascoltato come persona informata sui fatti, Michele Santoro: il giornalista consegnerà nelle mani del magistrato una lettera datata 21 settembre 2009, al centro di alcune intercettazioni telefoniche tra Berlusconi e Innocenzi. La lettera - sollecitata dal premier - è scritta da Masi, non controfirmata da Calabrò, e serviva a diffidare Santoro a mandare in onda la ricostruzione in tv del processo Mills: la Rai, altrimenti, non avrebbe rischiato una multa pari al 3 per cento del suo fatturato, che è di 90 milioni di euro. Non sarebbe l'unica pressione che Santoro avrebbe subito. Il conduttore di Annozero (la redazione è pronta a costituirsi parte lesa nel procedimento) consegnerà un dossier ai magistrati che proverebbe altre intimidazioni, come quelle ricevute prima della puntata su Marcello Dell'Utri o Gianpaolo Tarantini.

Quello di Santoro potrebbe non essere l'unico interrogatorio la prossima settimana. Da ieri il procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo, ha deciso di affiancare al pm Michele Ruggiero tre altri sostituti: Michele Buquicchio, Ettore Cardinali e Marco D'Agostino. Il pool avrà il compito di stringere i tempi e produrre atti nel più breve tempo possibile. Tra gli elementi da vagliare collegialmente, la possibile richiesta di interdizione per Innocenzi che Ruggiero aveva già preparato e che dovrà essere valutata dal gip, Roberto Oliveri del Castillo.



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MessaggioInviato: 14/03/2010, 15:52 
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Infatti . Putin era ed è attualmente un capo del KGB.

Un burocrate criminale e corrotto di quella nomenklaura che si è rivelata la prima nemica della classe operaia e contadina.


Peppone


Basti pensare al numero incredibile di giornalisti uccisi in Russia da quando c'è Putin, tra cui anche un italiano. Un sito a caso http://tifeoweb.it/pws/index.php?module ... &view=2891

Ma si dai sono pettegolezzi e siamo solo che noi che siamo invidiosi! De che? [xx(]

Qualcuno mi sa che non ha capito che non è un fatto di essere di dx o di sx tout court ma di chiamare le cose con il proprio nome, finché sarà possibile. Poi si può sempre sdrammatizzare e fare il gesto del mitra
http://www.youtube.com/watch?v=XjM87MOtM9w anche se in Russia sono stati uccisi "solo" 200 giornalisti negli ultimi anni.


Ultima modifica di Hannah il 14/03/2010, 15:55, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 14/03/2010, 15:54 
Fonte: http://www.vip.it/ciampi-e-le-lotte-con ... -scalfari/ (editoriale di Scalfari)

Ciampi e le lotte con Berlusconi rivelazione di Scalfari

Tralascio per ora le consuete e querule lamentazioni del nostro pseudo san Sebastiano nazionale trafitto dalle frecce dei magistrati comunisti. Mi sembra più interessante cominciare questo articolo con un’osservazione sul comune sentire dei centristi.
I centristi, quelli che non amano prender posizione neppure nei momenti in cui schierarsi sarebbe inevitabile, si rifugiano nella tecnica di mandare la palla in tribuna anziché tenerla in campo. Gli argomenti usati e ormai consueti sono: descrivere le manifestazioni di popolo come stanchi riti vissuti con annoiata indifferenza perfino da chi vi partecipa; sottolineare che “i veri problemi” non sono quelli di schieramento ma i programmi delle Regioni nelle quali si voterà il 28 marzo; infine sottolineare l’importanza di un’astensione di massa dal voto come segnale idoneo a ricondurre la casta politica sulla retta via dell’amministrazione.

Questa saggezza centrista non mi pare che colga la realtà per quanto riguarda i fatti e mi sembra alquanto sconsiderata nelle sue proposte. La piazza del Popolo di ieri pomeriggio era gremita e ribollente di passione, di senso di responsabilità e insieme di rabbiosa indignazione: niente a che vedere con l’indifferenza di un rito stanco. La proposta dell’astensione rivolta al centrosinistra mostra la corda: l’astensione sarebbe soltanto un favore alla maggioranza che ci sgoverna e non metterebbe affatto il governo sulla retta via della buona amministrazione.

Il governo sarebbe ben felice di un’astensione a sinistra che compensasse la vasta astensione che si delinea a destra. Se è vero – e gli stessi centristi lo dicono ormai a chiare note – che il governo non riesce ad esprimere una politica ma mette in opera tutti i mezzi leciti e illeciti per puntellare il suo potere annullando controlli e garanzie, lo strumento elettivo è il solo capace di punirlo affinché cambi registro o se ne vada. Gli elettori di destra in buona fede si astengano invece di turarsi il naso di fronte al pessimo odore che anch’essi ormai percepiscono; quelli di sinistra votino senza esitazioni perché è il solo modo per far rinsavire un Paese frastornato e licenziare la cricca che fa man bassa delle istituzioni.

I problemi concreti, la disoccupazione, la caduta del reddito, l’immigrazione, la sanità, il Mezzogiorno, sono tanti e gravi, ma il problema dei problemi è appunto la cricca e il boss della cricca. Se non si risolve preliminarmente quello, tutti gli altri continueranno a marcire.
Ne abbiamo l’ennesima conferma dalle ultime notizie che arrivano dalla Procura di Trani e che sono su tutti i giornali di ieri. Il presidente del Consiglio ha preteso che l’Autorità garante del pluralismo nei “media” azzerasse la trasmissione Annozero, ha dato più volte indicazioni a Minzolini di come condurre il Tg1, ha imposto al direttore generale della Rai di bloccare le trasmissioni sgradite.
È possibile che questi comportamenti non configurino reati gravi, ma certo raccontano una politica di sopraffazione indecente contro il pluralismo e la libertà di stampa. Per un leader di partito e soprattutto per il presidente del Consiglio e capo del potere esecutivo, questi reiterati interventi dovrebbero portarlo alle dimissioni immediate e irrevocabili. E i primi a reclamarle dovrebbero essere i suoi collaboratori, ivi compreso il cofondatore del Pdl, Gianfranco Fini.

Il progetto costituzionale di Silvio Berlusconi è molto chiaro: vuole riscrivere la Costituzione. Non modificarne alcuni punti ma riscriverla stravolgendone lo spirito, mettendo al vertice una sorta di “conducator” eletto direttamente dal popolo insieme alla maggioranza parlamentare da lui stesso indicata e subordinando alla sua volontà non solo il potere esecutivo e quello legislativo ma anche i magistrati del pubblico ministero, la Corte costituzionale e le autorità di controllo e di garanzia.
Questo progetto non è nato oggi ma è nella sua mente fin dal 2001, quando ebbe inizio la legislatura che durò fino al 2006 e si svolse durante il settennato al Quirinale di Carlo Azeglio Ciampi. Le divergenze tra il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio furono numerose e ebbero come oggetto soprattutto quel tema; non potendo cambiare la Costituzione nel modo da lui desiderato Berlusconi tentò di modificarla nei fatti contestando sistematicamente le attribuzioni del capo dello Stato e i poteri che gli derivano.
Il capo dello Stato rappresenta il coronamento istituzionale della democrazia parlamentare così come la configura la nostra Costituzione ed è, proprio per questo il maggior ostacolo ai progetti di Berlusconi. Non è dunque un caso che i suoi bersagli costanti siano stati Scalfaro, Ciampi, Napolitano: tre uomini estremamente diversi tra loro, con diversi caratteri e diverse origini culturali, ma con identica dedizione ai loro doveri costituzionali. E proprio per questo sono stati tutti e tre nel mirino di Berlusconi fin da quando salì per la prima volta alla presidenza del Consiglio avendo in animo di governare da solo, senza ostacoli di sorta che controllassero la legalità delle sue azioni e ne limitassero la discrezionalità che egli vuole piena e assoluta.

Gli attriti con Ciampi furono, come ho ricordato, numerosi. Due di essi in particolare avvennero in circostanze di estrema tensione. Il primo in occasione della nomina di tre giudici della Corte costituzionale, il secondo nel momento della promulgazione della legge Gasparri sul sistema televisivo nazionale.
Ho avuto la ventura di esser legato a Ciampi da un’amicizia che dura ormai da quarant’anni, sicché ebbi da lui un lungo racconto di quei due episodi poco tempo dopo il loro svolgimento. Non ho mai rivelato quel racconto, del quale ho conservato gli appunti nel mio diario quotidiano. Spero che il presidente Ciampi mi perdonerà se oggi ne faccio cenno, poiché la riservatezza che finora ho rispettato non ha più ragion d’essere al punto in cui è arrivata la situazione politica italiana.

L’episodio concernente la nomina dei tre giudici della Consulta nella quota che la Costituzione riserva al Presidente della Repubblica, avvenne nella sala della Vetrata del Quirinale. Erano presenti il segretario generale del Quirinale, Gifuni e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. I temi da discutere erano due: i rapporti con la Commissione europea di Bruxelles dove il premier doveva recarsi per risolvere alcuni importanti problemi e la nomina dei tre giudici.
Esaurito il primo argomento Ciampi estrasse da una cartella i tre provvedimenti di nomina e comunicò a Berlusconi i nomi da lui prescelti. Berlusconi obiettò che voleva pensarci e chiese tempo per riflettere e formulare una rosa di nomi alternativa. Ciampi gli rispose che la scelta, a termini di Costituzione, era di sua esclusiva spettanza e che la firma del presidente del Consiglio era un atto dovuto che serviva semplicemente a certificare in forma notarile che la firma del Capo dello Stato era autentica e avvenuta in sua presenza. Ciò detto e senza ulteriori indugi Ciampi prese la penna e firmò passando i tre documenti a Berlusconi per la controfirma.
A quel punto il premier si alzò e con tono infuriato disse che non avrebbe mai firmato non perché avesse antipatia per i nomi dei giudici ma perché nessuno poteva obbligarlo a sottoporsi ad una scelta che non derivava da lui, fonte unica di sovranità perché derivante dal popolo sovrano.
La risposta di Ciampi fu gelida: “I documenti ti verranno trasmessi tra un’ora a Palazzo Chigi. Li ho firmati in tua presenza e in presenza di due testimoni qualificati. Se non li riavrò immediatamente indietro da te controfirmati sarò costretto a sollevare un conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale. “Ti saluto” rispose altrettanto gelidamente Berlusconi e uscì dalla Vetrata seguito da Letta. In serata i tre atti di nomina tornarono a Ciampi debitamente controfirmati.

Il secondo episodio avvenne nel corso di una colazione al Quirinale, sempre alla presenza di Gifuni e di Letta. Il Parlamento aveva votato la legge Gasparri e l’aveva trasmessa a Ciampi per la firma di promulgazione. Presentava, agli occhi del Capo dello Stato, svariati e seri motivi di incostituzionalità e mortificava quel pluralismo dell’informazione che è un requisito essenziale in una democrazia e sul quale, appena qualche mese prima, Ciampi aveva inviato al Parlamento un suo messaggio.
La colazione era da poco iniziata quando Ciampi informò il suo ospite del suo proposito di rinviare la legge alle Camere, come la Costituzione lo autorizza a fare motivando le ragioni del rinvio e i punti della legge da modificare. Berlusconi non si aspettava quel rinvio. Si alzò con impeto e alzò la voce dicendo che quella era una vera e propria pugnalata alla schiena. Ciampi (così il suo racconto) restò seduto continuando a mangiare ma ripeté che avrebbe rinviato la legge al Parlamento. L’altro gli gridò che la legge sarebbe stata comunque approvata tal quale e rinviata al Quirinale e aggiunse: “Ti rendi conto che tu stai danneggiando Mediaset e che Mediaset è una cosa mia? Tu stai danneggiando una cosa mia”.
A quel punto si alzò anche Ciampi e gli disse: “Questo che hai appena detto è molto grave. Stai confessando che Mediaset è cosa tua, cioè stai sottolineando a me un conflitto di interessi plateale. Se avessi avuto un dubbio a rinviare la legge, adesso ne ho addirittura l’obbligo”. “Allora tra noi sarà guerra e sei tu che l’hai voluta. Non metterò più piede in questo palazzo”.


Uscì con il fido Letta. Ciampi rinviò la legge. Il premier per sei mesi non mise più piedi al Quirinale.
Venerdì scorso ho rivisto su Sky un bellissimo film prodotto da George Clooney. Si intitola “Good Night and Good Luck”, Buona notte e buona fortuna, e racconta di una società televisiva che guidò la protesta dei democratici americani contro la campagna di intimidazione con la quale il senatore McCarthy, presidente d’una commissione di inchiesta del Senato, aveva intimidito e colpito giornalisti, docenti universitari, produttori ed attori, uomini d’affari, sindacalisti, scienziati e tutta la classe dirigente con l’accusa di essere comunisti o loro fiancheggiatori.
Quella società televisiva, guidata da un giornalista coraggioso, mise McCarthy sotto accusa, ne documentò la faziosità e suscitò un tale movimento di opinione pubblica che il Senato aprì un’indagine e destituì McCarthy da tutti i suoi incarichi.
Sky l’ha rimesso in onda l’altro ieri ed ha fatto a mio avviso un’ottima scelta: la sua attualità è stupefacente.
Citerò le parole con le quali il protagonista conclude: “La televisione è uno strumento che può e deve contribuire a rendere le persone più consapevoli, più responsabili e più libere. Se mancano questi presupposti e questi obiettivi la televisione è soltanto una scatola piena di fili elettrici e di valvole”.
Aggiungo io: una scatola, ma a volte molto pericolosa se qualcuno se ne impadronisce e la controlla a proprio uso e consumo.
Good Night, and Good Luck.


Ultima modifica di Lawliet il 14/03/2010, 15:55, modificato 1 volta in totale.


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Law, pardon , ho 18 libri sul Cenacolo di Leo sul tavolo ...

Mo guarda .... il Premier forse vorrebbe che vedessimo solo il suo letame mediatico.

Secondo me ha un aereo sempre pronto per Hammamet ,

( Presidente, su quella rotta attenzione agli UFO di passaggio ... )


zio ot [;)]


p.s



Il boomerang della censura


DI GIOVANNI VALENTINI




LA PROPAGANDA elettorale in tv deve rispettare, perciò, la regola fondamentale della parità di trattamento fra tutti i partiti. L'approfondimento giornalistico, invece, è tenuto a seguire nella propria autonomia professionale i canoni del pluralismo, della completezza e dell'equilibrio. Più che una bocciatura del regolamento varato dall'Autorità di garanzia sulle Comunicazioni, in realtà il no del Tar del Lazio alla sospensione dei talk-show durante la campagna elettorale è una bocciatura del regolamento-capestro approvato dalla maggioranza di centrodestra nella Commissione di Vigilanza. Era stato quello, infatti, il primo vulnus nell'applicazione della legge sulla par condicio ai danni della Rai. E l'Authority non aveva fatto altro che estenderlo alle tv private proprio in forza dello stesso principio di parità: magari, nelle intenzioni di qualcuno, anche per provocare una pronuncia contro il cosiddetto «editto di San Macuto» o ? come ha dichiarato ieri il commissario dell'Agcom Sebastiano Sortino ? «per chiarire se quella decisione era legittima o meno».

Il Tribunale amministrativo, a cui hanno presentato il loro ricorso Sky e La 7, non ha notoriamente il potere di censurare un atto parlamentare. Ma di fatto il suo responso si ritorce come un boomerang sulla Rai, oltre che sulla Vigilanza, riaprendo la pratica anche per la televisione pubblica. Con la drastica e improvvida scelta di chiudere le trasmissioni di approfondimento fino alle elezioni, nel suo zelo repressivo il Cda di viale Mazzini aveva imposto arbitrariamente una censura preventiva.

E ora rischia per questo addirittura una sanzione da parte della medesima Authority, oltre al «danno erariale» per la riduzione degli ascolti e degli introiti pubblicitari. Non si possono, dunque, vietare i talk-show: non è in discussione, insomma, se vanno trasmessi o meno, ma semmai come, con quali criteri e quali regole.

L'articolo 2 della legge sulla par condicio, a cui si richiama la delibera del Tar, parla esplicitamente di emittenti radio-televisive. In generale, al plurale. E quindi, si applica di conseguenza a tutte le reti, pubbliche e private. Ma con il suo regolamento la Vigilanza aveva contraddetto la legge e anche se stessa, smentendo la dizione ufficiale di «Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi», anche questi al plurale, che spesso il presidente Sergio Zavoli legittimamente rivendica.

Nel puzzle giuridico e mediatico che ha contribuito ad avvelenare la «bolgia» di una convulsa vigilia elettorale, la questione dei talk-show è tuttavia la classica pagliuzza di evangelica memoria che minaccia di occultare la trave. Con tutto il rispetto per i rispettivi conduttori e per il loro lavoro, le trasmissioni di approfondimento costituiscono soltanto una parte del problema: per l'esattezza, un terzo.

Il tavolo decisivo su cui si gioca la delicata partita del consenso politico ed elettorale è un altro. E cioè quello dei telegiornali, una macchina da guerra che determina la formazione dell'opinione pubblica, condizionando pesantemente i comportamenti e le scelte di voto.

A questo proposito, basterà ricordare ancora una volta i dati diffusi recentemente dal Censis. I Tg, nel loro complesso, risultano determinanti per quasi il 70% degli elettori e questa percentuale, già di per sé inquietante, sale addirittura al 76% dei meno istruiti, al 78,7 dei pensionati e al 74 delle casalinghe.

Mentre i programmi di approfondimento e i controversi talk-show arrivano appunto al 30,6. Sono i telegiornali, dunque, lo strumento principale di formazione e raccolta del consenso. O purtroppo, come spesso avviene, di manipolazione del consenso popolare.

E sono i Tg, controllati direttamente o indirettamente dal governo, a fornire ? secondo le ultime rilevazioni dell'Agcom ? un'informazione pesantemente squilibrata a favore del centrodestra: a cominciare dall'ormai famigerato Tg Uno del «direttorissimo» Augusto Minzolini, come lo chiama confidenzialmente il presidente del Consiglio. Il Caimano e lo Squalo, un'accoppiata perfetta.

Non meravigliamoci più di tanto, allora, se poi la maggioranza degli italiani finisce per credere che la escort barese Patrizia D'Addario è un'agente al soldo di qualche servizio segreto straniero, una spia o una pericolosa mitomane. Oppure che l'avvocato Mills è stato «assolto» dall'accusa di corruzione, e con lui magari anche Silvio Berlusconi, mentre il reato è caduto in prescrizione per effetto delle leggi su misura introdotte dal governo Berlusconi e approvate dal centrodestra.

Ovvero che a Roma e a Milano il Partito della libertà è stato vittima di un complotto elettorale, ordito dai radicali e dalle «toghe rosse», per boicottare le sue liste. O magari che il conflitto di interessi è un'invenzione, che la par condicio è una norma antidemocratica e che in Italia vige la più ampia e assoluta libertà d'informazione.

http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... g-2632840/


Ultima modifica di barionu il 14/03/2010, 16:19, modificato 1 volta in totale.


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(Per "par Condico", visto che non ce n'è, adesso mi diverto anch'io a postare articoli allora ...) [:246]

Trani, Berlusconi "intercettato" ben 18 volte (Se questa è democrazia ...)

Lunedì 15 marzo 2010

Gli inquirenti hanno finto di non riconoscere l’interlocutore di Innocenzi (13 chiamate) e Minzolini (5). oggi arrivano gli ispettori di Alfano. In tutto 112 telefonate ascoltate. Il giallo dei finanzieri "prestati" all'Idv. Il paradiso degli 007: siamo il Paese più spiato al mondo. L'inchiesta di Trani non convince neanche il Pd

Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica

Sono circa un centinaio (112 per l’esattezza) le intercettazioni su cui si regge l’inchiesta della procura di Trani che ipotizza il reato di concussione per il premier Silvio Berlusconi e per il commissario dell’autorità per le garanzie nelle comunicazioni Giancarlo Innocenzi. Nell’indagine sarebbe indagato, ma sul punto c’è un giallo, anche il direttore del Tg1 Augusto Minzolini. Come noto, al centro del fascicolo assegnato al pm Michele Ruggiero (da sabato «affiancato» da tre colleghi: Fabio Buquicchio, Ettore Cardinali e Marco d’Agostino: il pm non avrebbe gradito) ci sarebbero presunte pressioni - mai peraltro andate in porto - per «oscurare» programmi tv invisi al capo del governo, da Annozero di Santoro a Ballarò di Floris. Di queste telefonate spiate dagli inquirenti, quelle che scottano di più sono diciotto. Ossia il numero di intercettazioni che riguarderebbero direttamente il presidente del Consiglio. Tredici di queste sono conversazioni telefoniche tra Berlusconi e Innocenzi, cinque vedono protagonisti, invece, Minzolini e il Cavaliere. Una ventina, inoltre, quelle tra il dg della Rai Mauro Masi e lo stesso Innocenzi.

I brogliacci sono già in mano al pm, presto arriveranno le trascrizioni integrali di queste chiacchiere che dovrebbero provare per la procura le pressioni per sedare o controllare programmi «scomodi», e sarebbero più frequenti e dal tono più agitato all’approssimarsi di puntate che vedevano al centro temi come il caso Mills o la vicenda Spatuzza. Quanto agli arrivi, oggi è il giorno degli ispettori. La procura di Trani, affacciata sulla cattedrale romanica di San Nicola Pellegrino, che ieri si è concessa un giorno di tregua sbarrando il portone, riceverà in mattinata la visita degli 007 di via Arenula, spediti dal Guardasigilli dopo la fuga di notizie sull’inchiesta, accolti da alcuni esponenti dell’Idv che protestano per l’iniziativa del dicastero della Giustizia. Il procuratore capo Carlo Maria Capristo invece ostenta tranquillità e parla di «indagine seria», mentre nei giorni scorsi Angelino Alfano aveva commentato con durezza le anomalie dell’indagine.

Il mandato ricevuto dagli ispettori riguarda la verifica sulla competenza territoriale (i fatti contestati avvengono tutti a Roma, e di certo nessuno a Trani), l’eventuale abuso nell’uso delle intercettazioni e nelle modalità di ascolto (gli inquirenti che avrebbero dovuto fermarsi di fronte alla voce del premier per chiedere l’autorizzazione, hanno fatto a lungo finta di non riconoscere di chi fosse quella voce inconfondibile che si lamentava con Innocenzi in più occasioni) e poi, appunto, la fuga di notizie che ha accelerato la discovery dell’inchiesta. Insieme agli 007 oggi in Puglia ci sarà pure il Guardasigilli.

Alfano aveva da tempo in programma la visita a Bari, dove è atteso per un sopralluogo in procura voluto dal capo dell’ufficio del capoluogo, Antonio Laudati. Solo un caso, insomma, che il suo arrivo coincida con quello degli ispettori del ministero di via Arenula. Ma non è escluso che nel corso della visita si tocchi il nodo-Trani. Mentre sul fronte procura potrebbero partire presto gli avvisi di garanzia per gli indagati, proseguono anche le attività di accertamento.


Domani toccherà a Michele Santoro presentarsi negli uffici giudiziari di Trani. Il giornalista verrà a mettere a verbale la sua testimonianza, a raccontare quelle presunte interferenze sul suo lavoro e su Annozero dal suo punto di vista. E per lo stesso motivo, nei prossimi giorni i magistrati potrebbero voler interrogare altri protagonisti - loro malgrado - dell’inchiesta, a cominciare dalle vittime (mancate) del presunto tentato ostracismo, Serena Dandini e Giovanni Floris, per finire ad altri intercettati eccellenti, come il direttore generale della Rai Mauro Masi, che proprio nelle chiacchiere messe su nastro dagli inquirenti parla apertamente di pressioni da parte del premier.

http://www.ilgiornale.it/?SS_ID=-1



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MessaggioInviato: 15/03/2010, 14:04 
Permettetemi, dopo anni d'opposizione solo da una ...parte:



LA TECNICA DELLA BUFALA PER AZZOPPARE IL CAV

Tutte le stranezze dell'inchiesta di Trani

DiFranco Bechis -


Tutto per uno scandalo da 560 euro.

È per tre carte di credito American Express che si erano viste chiedere rimborsi di 689 euro invece dei 129 attesi che la procura di Trani ha messo sotto controllo il telefono del direttore del Tg1, Augusto Minzolini, del commissario dell’Authority Giancarlo Innocenzi e intercettato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il suo sottosegretario Paolo Bonaiuti, decine di ministri e viceministri, segretari di partito, leader politici di maggioranza e opposizione. Uno di quei tre che giustamente protestavano per gli interessi esorbitanti era un ufficiale della Guardia di Finanza. Ha fatto denuncia alla procura di Trani e dopo settimane di indagine il pm Michele Ruggiero ha trovato altri due clienti American Express nelle stesse condizioni. Ai tre probabilmente grazie a super interessi sono stati prelevati quei 560 euro di troppo. Il pm di Trani a quel punto ha sequestrato ad American Express tutti gli atti relativi alle carte “Blue” rateali, sperando di trovare altri interessi da usuraio. Messi sotto inchiesta tutti i vertici italiani della compagnia americana. Pur avendo tutta la documentazione in mano, un gip deve avere autorizzato incomprensibili intercettazioni telefoniche ai manager American Express. Uno di questi è stato ascoltato mentre diceva: «al tg 1 ci penso io». Probabilmente il mestiere di quel manager era cercare di attutire la portata della notizia, e magari di non creare ad American Express un danno di immagine assai più rilevante di quei 560 euro. Avrà chiamato le principali testate giornalistiche. Anche il direttore del Tg1 per dire: «non amplificate la notizia». Così i magistrati di Trani hanno deciso di tenere sotto controllo tutte le mosse e le telefonate del direttore del Tg1. E hanno scoperto l’acqua calda: lui (e perfino i manager di American Express) avevano rapporti con i potenti. Minzolini addirittura con il presidente del Consiglio e i ministri! I pm si sono ingolositi: guarda che roba capitava loro fra le mani.

Titoli sui giornali
Brogliacci da titoli di prima pagina dei giornali! Cose che sulla spiaggia di Trani non capitavano da almeno 6 anni, quando un altro pm (caso fotocopia) pensò bene di avviare da lì una sfortunata “bancopoli” poi finita nel nulla: inchiesta su Banca 121, bufera in Borsa sul Monte dei Paschi, iscritto nel registro degli indagati il Governatore della Banca d’Italia, Fazio. Quest’atto che era segretato naturalmente finì dopo pochi giorni sulle prime pagine dei giornali. I politici chiesero le dimissioni di Fazio e da lì iniziò la parabola discendente del Governatore. Il procuratore capo si infuriò con il pm, ma ormai la frittata era fatta. E il danno non riparato dalla successiva assoluzione di tutti gli indagati: l’inchiesta non stava in piedi.
Non sta in piedi nemmeno l’inchiesta di oggi. Sarebbe un sollievo pensare che tutto sia dovuto solo alla voglia di protagonismo di qualche inquirente. Ma siccome Trani arriva dopo Fastweb-Telecom, che arriva dopo il fango gettato sulla cervicale di Guido Bertolaso dalla procura di Firenze che solo poche settimane prima aveva contribuito a mettere nel ventilatore il fango del pentito Gaspare Spatuzza, e arriva dopo l’allegra gestione a Bari del caso D’Addario, che arrivava dopo lo “scandalo Noemi”, beh, qualche cattivo pensiero comincia ad arrivare.
Immaginatevi il Berlusconi di fine aprile 2009: al massimo della popolarità, calato nel dramma del terremoto de L’Aquila, con davanti il passaggio che sembrava trionfale delle elezioni europee e l’organizzazione del vertice del G8. L’opposizione quasi non esiste, Walter Veltroni è saltato, Dario Franceschini sta gestendo l’agonia del Pd, Francesco Rutelli sta preparando le valigie. Berlusconi rischia di fare bingo per anni. È lì che salta fuori il punto debole del Cavaliere: il gentile sesso. Spunta Noemi e si prova senza successo a imbastire una sorta di caso di pedofilia. Ma l’arma è spuntata e davvero abborracciata. Tiene qualche settimana, ma diventa un buco nell’acqua. Lo fa anche il Pd, con una campagna elettorale lontana dai guai veri dell’Italia e centrata sulle questioni familiari/sessuali di Berlusconi. Arriva il G8, un successo. E il Cavaliere sembra più forte di prima. Così spunta fuori la D’Addario. La debolezza di una notte di Berlusconi. Si monta la panna all’inverosimile. Ma alla fine sembra una maionese: si squaglia. Berlusconi è ancora lì, tutto il potere nelle mani. E i sondaggi sono feroci con l’opposizione. Comincia a stancare perfino Di Pietro, che fino a lì ha divorato centimetro dopo centimetro lo spazio vitale degli alleati.

Arriva il pentito
Così spunta un evergreen: Dell’Utri, Palermo, la mafia, l’origine oscura dei capitali di Berlusconi, lo scudo fiscale che serve ancora a coprirla e farne perdere le tracce. Si trova il pentito, Spatuzza. Ma è un vero disastro e il castello frana al primo tentativo di conferma. E’ un dramma. Siamo alle porte della campagna elettorale per le regionali, e in Lazio scoppia anche il caso di Piero Marrazzo. Berlusconi supera tutto, non si riesce ad abbatterlo né con i vecchi né con i nuovi metodi. Quante carte restano? Il Cavaliere ha dalla sua più di una brillante operazione: via i rifiuti da Napoli, consegna record delle case ai terremotati de L’Aquila, il successo del G8. Pierferdinando Casini scherza: questo non è un governo Berlusconi, mi sembra il governo di Bertolaso. Già. Sembrava proprio così. E a febbraio scattano gli arresti alla cricca degli appalti. Ci sarà chi ne avrà combinate di tutti i colori. Ma fin dall’inzio l’inchiesta sembra puntare a Bertolaso. L’ordinanza di arresto firmata dal gup di Firenze si sofferma per pagine a pagine sui massaggi del capo della protezione civile. Sostiene che in un caso sicuramente c’è stato un rapporto sessuale. Negli altri non è chiaro, ma lui voleva sempre una “certa Francesca”. Lo scopriremo dopo leggendo tutti i rapporti dei Ros: quando il gup gira intorno alla “certa Francesca” sa benissimo chi è: i Ros da settimane l’hanno identificata e perfino interrogata. Sanno tutto anche dell’altra massaggiatrice. Ma si preferisce il dubbio e si lascia il mistero. Che diventa fango. L’Aquila? Terra di sciacalli, altro che ricostruzione. E poco importa che gli sciacalli lì non abbiano avuto nemmeno una commessa. Bertolaso? Un assatanato di sesso. Falso, ma intanto il fango gira. Il G8? Solo corruzione e favori, la cricca degli appalti. Prove nessuna: l’unica è arrivata l’altro giorno dal Tar del Lazio, che ha annullato un appalto della cricca. Quello dell’auditorium di Firenze che nell’inchiesta sembrava raccomandato da Veltroni e vinto da un imprenditore romano. Per il Tar irregolare quello, regolari le gare per la Maddalena. Ma non importa: il biglietto da visita del Cavaliere è stato frantumato nell’immaginario collettivo.
Ora arriva Trani. A guardarla di penale nulla davvero. Ma di effetto politico in campagna elettorale, tanto. Che meraviglioso assist da Trani. Si posa beato sul pasticcio dei Tar che hanno fatto fuori il Pdl da Roma e sconcertato gli elettori. Rischia di funzionare questa volta. Bisogna rifarsi a una massima di Giulio Andreotti: a pensare male si fa peccato. E talvolta ci si azzecca.

15/03/2010




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(Basta così, mi sono già "sporcato" abbastanza con la politica e i politici ...) [8)]



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