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22/03/2013, 19:22

Gli spargi letame però rimanangono in campagna; perché non vengono usati all'ingresso di Montecitorio e di Palazzo Madama? [^]

23/03/2013, 01:21

Un commento estratto dalla trasmissione di mercoledì 20 marzo sulla Grecia del prof. Claudio Borghi, economista docente dell'Università Cattolica di Milano, giornalista e ex managing director di Deutsche Bank

23/03/2013, 20:44

La vicenda di Cipro aumenta la sfiducia nella moneta unica e nell’Europa in un momento in cui proprio non ce ne sarebbe bisogno. La scommessa è che l'euro tenga. L'opinione di Alessandro Fugnoli (Kairos)


MILANO (WSI) - La disinvolta richiesta europea di congelare i depositi bancari di Cipro e di confiscarne un decimo ha suscitato due reazioni opposte, molto polarizzate ed entrambe fuorvianti.

La prima minimizza. L’economia di Cipro è minuscola, si dice. È un quarto di quella greca. Krugman, che ha fatto i conti, sostiene che ha la stessa dimensione della cittadina di Scranton, contea di Lackawanna, Pennsylvania nordorientale. L’Europa ha già chiarito che si tratta di misure che non verranno riprese in altri paesi. Tra i depositanti, d’altra parte, ci sono parecchi russi e, nell’opinione diffusa, ben gli sta. Sette miliardi di esseri umani non possono poi paralizzarsi nella paura per i problemi di un milione di ciprioti. I mercati hanno sbandato qualche ora, ma non è altro che la correzione che si aspettava da tempo. Il fatto che sia durata così poco dimostra solo l’impressionante forza del bull market. Si può quindi tornare tranquillamente a comprare.

La seconda reazione drammatizza. Paventa un’imminente ondata di fuga dalle banche di Grecia, Spagna, Portogallo e Italia e, come conseguenza in tempi brevi, una crisi bancaria continentale, il vano tentativo di arginarla attraverso la nazionalizzazione del credito e la rapida fine dell’euro. È come se ci fosse una scritta al neon, dice sempre Krugman schierandosi con questa scuola di pensiero, che dichiara aperta, in greco e in italiano, la corsa al ritiro dei depositi.

In realtà c’è del vero in entrambe le posizioni. Anche se la crisi di Cipro non è affatto finita, un rattoppo verrà trovato e l’episodio verrà rapidamente archiviato senza dare luogo a contagio. I depositi bancari, in Europa, sono molto stabili. Lo sanno bene le banche, che non di rado abusano della pigrizia e della rassegnazione dei loro clienti. In America tutti stanno invece molto attenti a non tenere più di 100mila dollari in ogni singola banca e le imprese comprano T-bill a tasso negativo per la loro tesoreria pur di non tenere un centesimo a tasso zero in banca. Gli economisti americani, partendo dalla loro realtà e pensando che in Europa i comportamenti siano gli stessi, da tre anni, a ogni episodio della crisi europea, ipotizzano la fuga dalle banche, che puntualmente non si materializza. In Europa, del resto, è da decenni che le crisi bancarie non procurano danni ai correntisti. L’unica eccezione recente di qualche rilievo è l’Islanda, dove il mancato rimborso è stato peraltro subito dai soli correntisti stranieri.

La pessima novità che viene da Cipro, quanto meno nella versione iniziale concordata con la Troika, è che questa vera o presunta sacralità dei depositi bancari è palesemente venuta meno. Questo non significa una fuga immediata nel resto dell’Eurozona. Significa però che alla prossima crisi seria in Spagna o Italia, la fuga si potrà verificare per davvero. Il piano della Troika rischia dunque di funzionare da formidabile acceleratore di instabilità non questa, ma tutte le prossime volte.

I danni di questo improvvido piano non finiscono qui. L’Europa si mostra inaffidabile ogni volta di più, prende decisioni in modo erratico e mena fendenti o alla cieca o mirando più a difendere gli interessi franco- tedeschi che quelli dei paesi in crisi.

Su Cipro si è discusso per otto mesi e poi si è deciso improvvisamente alle tre di notte di sabato perché tutti volevano andare a dormire e non ne potevano più. Si fa bullismo con i paesi piccoli (ma lo si è fatto e lo si farà ancora anche con l’Italia) e si chiudono due occhi sulle inadempienze francesi o tedesche.

Nel disegnare i piani di salvataggio si agisce senza regole. In Grecia si colpiscono le obbligazioni del sovrano e si salvano quelle delle banche. In Irlanda e Spagna si fa il contrario. A Cipro tocca ai correntisti, mentre i bond del sovrano non vengono toccati. All’Italia, se mai sarà il caso, toccherà una patrimoniale universale, sulla quale si esercitano da due anni numerosi uffici studi tedeschi. Sul debito senior e junior delle banche è tutto à la carte.

Certo, le situazioni sono diverse e anche in America, nei salvataggi del 2008, non tutto è stato coerente ed è filato liscio. La risoluzione delle banche fallite ha però funzionato complessivamente bene e la ricapitalizzazione forzata delle grandi banche è stata aggressiva e tempestiva, mettendo al riparo il sistema da ricadute. In Europa (Germania compresa) si è scelto invece il metodo del caso per caso, si è proceduto caoticamente e con agonizzante lentezza e il risultato è che le banche continentali sono ancora molto deboli. Draghi, con l’Ltro, ha rimediato sul fronte della liquidità, ma su quello del capitale, dal Manzanarre al Reno, siamo tutti molto, molto indietro.

Il fatto che i piani di salvataggio abbiano tutti una forte impronta tedesca non è dovuto tanto al fatto che la Germania ci mette più soldi di tutti quanto al fatto che i tedeschi vi si preparano molto seriamente, mentre gli altri non ci pensano. L’Italia, per la piccola Cipro grande come Scranton, verserà (una tantum) 750 milioni, un quinto di Imu annuale e quello che, realisticamente, si potrebbe risparmiare abolendo le province. Mentre però di Imu e province si è discusso ad nauseam, di Cipro e del suo costo ci siamo tutti accorti, con l’eccezione di una ristrettissima cerchia di addetti ai lavori, sabato sera, a cose fatte. In Germania si parla dei costi di Cipro da più di due mesi e tra grandi polemiche sulla stampa e tra ipartiti, tanto che la Merkel, in tutto questo tempo, ha sempre avuto molta paura del passaggio al Bundestag, che a questo punto si profila ancora più impegnativo.

Questa attenzione da parte dell’opinione pubblica tedesca si traduce puntualmente, da parte della Merkel, nel tentativo di placare il malumore dei suoi elettori introducendo in ogni piano di salvataggio qualche elemento particolarmente e teatralmente punitivo e sgradevole per i paesi in crisi o per particolari categorie invise al tedesco medio (i russi troppo immorali o, in futuro, i privati italiani che sono mediamente più ricchi di lui). Questo spirito pedagogico e dimostrativo introdotto a forza nei piani altera la loro razionalità e coerenza, ne indebolisce l’efficacia e crea effetti collaterali costosissimi, come si è visto con la Grecia (costata alla fine molto di più di quanto non sarebbe costata se salvata in tempo senza essere punita) e come speriamo di non vedere la prossima volta sui depositi bancari di mezza Europa.

La vicenda di Cipro aumenta la sfiducia sull’euro e sull’Europa in un momento in cui proprio non ce ne sarebbe bisogno. A onore della Merkel bisogna dire che in questo modo i pacchetti di salvataggio riescono a passare al Bundesbank, mentre l’opposizione interna all’euro rimane abbastanza circoscritta. Se però il prezzo è l’avvitamento nell’austerità e nella recessione di mezzo continente è solo questione di tempo prima che l’opposizione all’euro nei paesi in crisi (e, specularmente, in Germania) si coaguli e prenda forza.

Tre anni fa, ai primi segni di crisi economica, molti osservatori hanno ipotizzato fratture sociali e stati di rivolta che poi non si sono verificati. Oggi si rischia di cadere nell’errore di credere a una tenuta permanente di società e modelli politici che non sono per nulla attrezzati per una decrescita senza fine. Il benessere accumulato nel dopoguerra ha molto attutito la crisi e ha rallentato i tempi di reazione, ma il voto italiano mostra che la capacità di soffrire senza intravedere una via d’uscita non è infinita. L’euro, dunque, non ha molto tempo per mostrare di essere qualcosa di più di uno strumento per fare follie prima e penitenze senza fine più tardi.

Merkel, che ha un grande senso del timing e un’eccellente percezione del momento in cui la corda tirata rischia davvero di spezzarsi, ha compiuto una prima spettacolare ritirata in agosto con l’accettazione della mutualizzazione del debito attraverso la Bce e ne sta compiendo una seconda, altrettanto spettacolare, sulla politica fiscale dei paesi mediterranei in crisi, cui vanno aggiunte Francia e Olanda in stagnazione. L’austerità è finita, gli obiettivi di disavanzo sono stati spostati in avanti nel tempo e tutto fa pensare che non verranno nemmeno rispettati.

Il motore fiscale della stabilizzazione (e di una debole ripresa) è dunque già partito, ma la crisi che ci portiamo dietro produrrà ancora, inerzialmente, effetti ritardati particolarmente sgradevoli, come l’aumento della disoccupazione in Italia nei prossimi mesi.

È probabile che riusciremo ad attraversare questi mesi di transizione senza strappi irreversibili. È probabile dunque che alla fine l’euro tenga, anche perché le classi dirigenti europee non hanno un piano B o ne hanno comunque paura.

Per chi investe questo delicato periodo dovrà essere affrontato diversificando prudenzialmente fuori dall’Europa. Non c’è nessun bisogno di farsi prendere dalla paura o di fare le cose in fretta. Si può procedere ordinatamente, vendendo un po’ di Europa nei momenti favorevoli e comprando Asia e America su ribasso.

Ripetiamo. La scommessa è che l’euro tenga e che l’economia europea si stabilizzi (probabilmente si sta già stabilizzando). Si tratta solo di non farsi trovare troppo impreparati nel caso questa scommessa si rivelasse sbagliata.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... pesta.aspx

25/03/2013, 01:47

Cipro, la lezione islandese e un’analisi sull’instabilità del sistema finanziario globale
http://xn--identit-fwa.com/blog/2013/03 ... o-globale/

La vicenda cipriota ha evidenti parallelismi con Islanda e Irlanda. Tutte e tre le isole nazione hanno attirato nell’ultimo decennio ingenti fiumi di denaro dall’estero, divenendo dei paradisi bancari, questo ha causato una eccessiva crescite dei loro sistemi bancari che sono – erano – divenuti sovradimensionati rispetto alle economie sottostanti. Così grandi che, una volta esplose le esposizioni, non potevano essere salvati dai propri stati.

L’Islanda, al suo picco, ha avuto banche con attività che erano il 980 per cento del suo PIL , più di 10 volte il numero degli Usa, l’Irlanda era a 440 per cento. Cipro, è intorno all’800 per cento.

Prima della crisi del 2008, Cipro ha goduto di un lungo periodo di crescita elevata, bassa disoccupazione, e finanze pubbliche sane . Come nel caso islandese, non è la cattiva amministrazione delle finanze pubbliche, all’origine della crisi, ma un sistema bancario sovradimensionato rispetto all’economia globale del paese.

Soluzioni? L’Islanda ha attraversato la crisi con molti meno danni dell’Irlanda, per due motivi. In primo luogo, ha lasciato che le sue banche andassero in default rispetto ai debiti verso creditori non nazionali, inclusi i depositi in conti offshore. In secondo luogo, aveva la flessibilità che viene da avere una valuta propria.

Il vantaggio di avere una propria moneta ha aiutato l’economia reale, favorendo la competitività, ma ha anche permesso, a causa del deprezzamento della corona insieme a controlli sul flusso di capitali, all’erosione del valore dei depositi di stranieri. Il breve “scoppio” di inflazione che è seguito, ha si eroso anche il valore reali del piccolo risparmio islandese, ma con le banche che erano cresciute fino a contare 10 volte il PIL, era il minimo che potesse avvenire.

Cipro, purtroppo, sembra si stia incamminando sulla strada irlandese, con l’aggiunta dell’esproprio ordinato dagli eurofanatici.
Per essere onesti, il prelievo forzoso proposto sui depositi è in realtà più piccolo delle perdite reali sostenute dai depositanti islandesi a causa dell’erosione inflattiva. Ma questo è solo l’inizio! Con il default effettivo sui depositi, Cipro a differenza dell’Islanda che aveva la propria moneta, avrà bisogno di un ingente prestito in euro dalla troika europea, e la condizione di tale finanziamento sarà austerità, sempre più austerità. Questo appare come l’inizio senza fine.

E mentre sembra che i termini dell’esproprio siano in fase di revisione, i creditori non nazionali – speculatori – stanno ancora facendo un affare rispetto a quello che i loro colleghi fecero in Islanda. Un grosso problema è che, a differenza dell’Islanda, la politica cipriota non è disposto a mettere fine ai suoi eccessi bancari, cercando di mantenere inalterato il ruolo di paradiso bancario della mafia russa, il che significa meno imposizione di perdite ai capitali stranieri (in antitesi alla ricetta islandese) e più tassazione per la gente del posto. Eurorapina compresa.

Il fattore russo in questa crisi di Cipro è piuttosto grande. Izabella Kaminska stima in 19 miliardi di euro i depositi dei cittadini russi nelle banche di Cipro, che è più del PIL del paese. Ma vista la natura – riciclaggio mafioso – di gran parte di questo denaro russo, è davvero tutto qui, o ce n’è dell’altro non dichiarato?

Ampliando la visuale dell’analisi, abbiamo visto tre nazioni insulari europee diventare tre grandi centri bancari internazionali con sistemi creditizi sovradimensionati relativamente al loro PIL, e quindi l’inevitabile crisi successiva perché le loro economie nazionali non hanno le risorse necessaria per salvare i sistemi bancari nel caso in cui qualcosa va storto. Questo suggerisce che, ben lungi dalla casualità, abbiamo un problema strutturale del sistema finanziario internazionale in generale, e dell’euro in particolare.

La crisi globale del 2008 – che riposa su una asimmetria del commercio mondiale e su un eccesso di produzione globale rispetto alla domanda che è strutturale – è stata però resa possibile dal punto di vista finanziario a causa dell’erosione nella regolamentazione del sistema finanziario. Dopo la Grande Depressione del ’29 abbiamo avuto 70 anni di “calma” in cui i paesi avanzati hanno avuto pochissimi casi di crisi finanziarie rilevanti proprio grazie ad un sistema finanziario regolamentato che limitava le possibilità di utilizzare una eccessiva leva finanziaria non bancaria.

Ma questo regolamento, a sua volta dipendeva, in misura importante, su limitato flusso internazionale di capitali, altrimenti il regolamento stabilito in uno stato sarebbe stato facilmente bypassato tramite paradisi come ad esempio Cipro. E una volta che il controllo dei capitali ha cominciato ad essere tolto nel 1970, seguito poi dalla libera circolazione di uomini e merci – Globalizzazione – siamo entrati in un’era intrinsecamente instabile di crisi finanziarie – e sociali – sempre più grandi a partire dall’America Latina, per poi passare in Asia, e, infine, al mondo intero.

Tutto ciò solleva una questione fondamentale: l’era dei movimenti di capitali, uomini e merci sono consustanziali al sistema, o sono solo una bolla che genera un sistema precario e quindi destinata a finire presto? Ciò che sappiamo è che stiamo peggio di prima. Ergo: o la Globalizzazione finisce da sola per “implosione”, o qualcuno dovrà “terminarla”.

25/03/2013, 10:41

...semplicemente basterebbe chiedersi come mai la cypro sotto protettorato turco,attualmente,non risulta avere problemi che attualmente affligge la cypro "libera",diciamo in modo eufemistico.....[;)]

25/03/2013, 10:48

A posto: l'Europa "coprirà" Cipro! [;)]
(Non vogliono far crollare l'euro i cosiddetti europei!) [8D]

25/03/2013, 16:24

Ma oramai, indipendentemente dal salvataggio di Cipro, il patatrac è fatto

Conti correnti: "Scappate subito da questi paesi"
http://www.wallstreetitalia.com/article ... paesi.aspx
JP Morgan fa notare che la fetta di grandi depositi non assicurati è probabilmente vicina alla metà circa dei depositi totali dell'Unione europea. Guarda altro grafico sull'Italia.


NEW YORK (WSI) - "Unsecured Depositors Of The World, Unite... And Get The Hell Out Of These Countries": depositanti non assicurati di tutto il mondo, unitevi...e scappate subito da questi paesi".

Non lascia margini di dubbio l'alert di JP Morgan. Riferendosi ad alcuni dati recenti, la banca americana fa notare che la fetta di grandi depositi non assicurati è probabilmente vicina alla metà circa dei depositi totali dell'Unione europea.

Con i depositi che si stanno già spostando dai paesi periferici verso mete più sicure, la fragilità dell'intero sistema bancario è evidente. Da quali paesi bisogna scappare? Per JPM la risposta è ovvia: dai paesi periferici dell'Eurozona, dunque da Italia, Cipro, Irlanda, Portogallo, Grecia e Spagna.

Secondo JPM, nonostante i nostri politici e le varie autorità di borsa e mercati assicurino che Cipro è un fatto a sé, e che l'Italia in nessun modo rischia di trovarsi nella stessa situazione, per chi ha depositi presso i conti correnti italiani, la situazione non è assolutamente tranquilla.

"Abbiamo ritenuto appropriato mettere in evidenza quali nazioni hanno la maggior fetta di depositi non assicurati (e al contempo non sono anche sotto i controlli di capitali della Bce). Sembra, tra molti altri, che nonostante la Francia abbia deciso di rinunciare alla tassa del 75% sui più ricchi, esiste una buona ragione per i benestanti di andare via".
Ingrandisci la foto
I grandi depositi e i depositi non assicurati in rapporto al totale dei depositi totali di diversi paesi al mondo.

Ma non si tratta di un problema solo per "i ricchi", ovviamente: nel momento in cui si dovesse innescare una fuga di capitali da parte dei più ricchi, ovviamente lo stesso, anzi, con maggiore panico, farebbero la classe media e quella ad ancor più a basso reddito.

Già in Italia, parlando con la gente comune, il timore è vivo. Il problema è che il caso Cipro è senza precedenti, in quanto ha introdotto il prelievo forzoso.

L'accordo per evitare il peggio è stato raggiunto, ma sempre di prelievo forzoso si tratta.

Con il rischio, nonostante le rassicurazioni, che tale manovra verrà applicata prima o poi ad altri paesi dell'Eurozona - e l'allarme è stato già lanciato, su Spagna, Grecia, Francia, Irlanda e Italia e l'ammontare di depositi che non sono assicurati -, come farà il sistema bancario europeo a evitare la fuga dei capitali?

Come dimostra il caso di Abn Amro, la corsa all'oro è già iniziata. Logico: i cittadini ora vogliono ritirare tutti gli asset sicuri visto che temono prima o poi il sequestro dei loro conti in banca. Ma le banche stanno impedendo, ora, anche questo.

Robert Henriques, esperto di JP Morgan: "per le prossime crisi potremmo assistere a una fuga dei depositi.

25/03/2013, 16:40

Blissenobiarella ha scritto:

Ma oramai, indipendentemente dal salvataggio di Cipro, il patatrac è fatto

Conti correnti: "Scappate subito da questi paesi"
http://www.wallstreetitalia.com/article ... paesi.aspx
JP Morgan fa notare che la fetta di grandi depositi non assicurati è probabilmente vicina alla metà circa dei depositi totali dell'Unione europea. Guarda altro grafico sull'Italia.


NEW YORK (WSI) - "Unsecured Depositors Of The World, Unite... And Get The Hell Out Of These Countries": depositanti non assicurati di tutto il mondo, unitevi...e scappate subito da questi paesi".

Non lascia margini di dubbio l'alert di JP Morgan. Riferendosi ad alcuni dati recenti, la banca americana fa notare che la fetta di grandi depositi non assicurati è probabilmente vicina alla metà circa dei depositi totali dell'Unione europea.

Con i depositi che si stanno già spostando dai paesi periferici verso mete più sicure, la fragilità dell'intero sistema bancario è evidente. Da quali paesi bisogna scappare? Per JPM la risposta è ovvia: dai paesi periferici dell'Eurozona, dunque da Italia, Cipro, Irlanda, Portogallo, Grecia e Spagna.

Secondo JPM, nonostante i nostri politici e le varie autorità di borsa e mercati assicurino che Cipro è un fatto a sé, e che l'Italia in nessun modo rischia di trovarsi nella stessa situazione, per chi ha depositi presso i conti correnti italiani, la situazione non è assolutamente tranquilla.

"Abbiamo ritenuto appropriato mettere in evidenza quali nazioni hanno la maggior fetta di depositi non assicurati (e al contempo non sono anche sotto i controlli di capitali della Bce). Sembra, tra molti altri, che nonostante la Francia abbia deciso di rinunciare alla tassa del 75% sui più ricchi, esiste una buona ragione per i benestanti di andare via".
Ingrandisci la foto
I grandi depositi e i depositi non assicurati in rapporto al totale dei depositi totali di diversi paesi al mondo.

Ma non si tratta di un problema solo per "i ricchi", ovviamente: nel momento in cui si dovesse innescare una fuga di capitali da parte dei più ricchi, ovviamente lo stesso, anzi, con maggiore panico, farebbero la classe media e quella ad ancor più a basso reddito.

Già in Italia, parlando con la gente comune, il timore è vivo. Il problema è che il caso Cipro è senza precedenti, in quanto ha introdotto il prelievo forzoso.

L'accordo per evitare il peggio è stato raggiunto, ma sempre di prelievo forzoso si tratta.

Con il rischio, nonostante le rassicurazioni, che tale manovra verrà applicata prima o poi ad altri paesi dell'Eurozona - e l'allarme è stato già lanciato, su Spagna, Grecia, Francia, Irlanda e Italia e l'ammontare di depositi che non sono assicurati -, come farà il sistema bancario europeo a evitare la fuga dei capitali?

Come dimostra il caso di Abn Amro, la corsa all'oro è già iniziata. Logico: i cittadini ora vogliono ritirare tutti gli asset sicuri visto che temono prima o poi il sequestro dei loro conti in banca. Ma le banche stanno impedendo, ora, anche questo.

Robert Henriques, esperto di JP Morgan: "per le prossime crisi potremmo assistere a una fuga dei depositi.




Ue salva Cipro, 'Modello per eurozona'. Soddisfatta Merkel, Mosca delusa
L'Ue dà via libera a piano di salvataggio Prelievo del 30% sui conti di oltre 100 mila euro.
Modello per eurozona ...un titolo una garanzia [xx(]

http://www.annsa.it/web/notizie/rubrich ... 54378.html

25/03/2013, 16:47

Bè..gioiamo...L'euro è finito, amen

25/03/2013, 16:55

Blissenobiarella ha scritto:

Bè..gioiamo...L'euro è finito, amen


Cipro:Dijsselbloem, accordo modello Ue
Anche investitori e titolari conti in ristrutturazione banche


(ANSA) - ROMA, 25 MAR - Il salvataggio di CIpro, con la partecipazione degli investitori e titolari di depositi nella ristrutturazione delle banche, rappresenta un nuovo modello su come gestire i problemi del sistema bancario in Europa. Lo ha detto il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, in un'intervista alla Reuters.
http://www.annsa.it/web/notizie/rubrich ... 57312.html

L'euro o gli europei ? [xx(]

25/03/2013, 17:01

Non lo so...ma scivoliamo sempre di più verso uno scenario violento...

25/03/2013, 17:08

Infatti ... (Come ho capito stanno salvando l'euro!) [8)]

25/03/2013, 22:03

ma quale euro stanno salvando? Con quello che hanno fatto hanno dichiarato che l'euro è una moneta senza la garanzia di una banca centrale. Gli investitori stranieri si stanno già preparando ad abbandonare la periferia europea.

26/03/2013, 11:52

Meglio! [^]

26/03/2013, 15:03

Hanno uno stipendio il doppio del nostro e pagano i prodotti la metà!! I media e i politici ci dicono il contrario!! Si parla della germania ovviamente.




Facciamoci fottere !!! [:o)]

mettiamo anche la benzina perchè vuole visto



Ultima modifica di Werther il 26/03/2013, 15:23, modificato 1 volta in totale.
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