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MessaggioInviato: 29/09/2013, 08:55 
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Ronin77 ha scritto:

controindicazioni:articolo non adatto a chi ha problemi di cuore e per gli altri si raccomanda enormi dosi di camomilla.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09 ... ia/726909/

Qui veramente si passa il segno...non hanno più alcun limite...[:89]



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MessaggioInviato: 29/09/2013, 09:16 
Cari miei, la mafia fa parte da decenni della politica e del modus opernadi italiano; vi meravigliate?certo che si deve (dovrebbe!) debellare ma è l'unica cosa alla quale più si è in alto più si è ... legati! [8)]



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MessaggioInviato: 07/10/2013, 19:56 
lunedì 7 ottobre 2013

Strage di Capaci: un PM ipotizza la mano dei servizi: lo rimuovono!


Un nuovo caso come quello del giudice Paolo Ferraro? Il giudice romano sospeso e poi licenziato, dopo aver denunciato una presunta setta massonico-satanica di cui avrebbero fatto parte anche alti papaveri delle istituzioni e dell'esercito?

I servizi segreti implicati nella strage di Capaci: è quanto ha ipotizzato il procuratore dell'Antimafia Ginfranco Donadio: una ipotesi simile tra l'altro a quella espressa alcuni mesi fa dal Presidente Onorario della Suprema Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato;

Il PM Donadio è stato isolato ed estromesso: e ora la sua indagine rischia di essere insabbiata! Per questo è necessario dare alla vicenda più risalto possibile!

A.B. - nocensura.com

Di seguito l'articolo di Affari Italiani:

Immagine

Su Falcone ipotizza doppia bomba e mano dei servizi. E il pm Donadio viene rimosso

Di Lorenzo Lamperti

Una doppia bomba a Capaci. Con il coinvolgimento dei servizi segreti. Pezzi deviati dello Stato avrebbero partecipato non solo all'omicidio di Borsellino, ma anche a quello di Falcone. E' la conclusione alla quale era arrivato Gianfranco Donadio, procuratore dell'Antimafia che indagava sulle stragi del 92-93. Individuato anche l'attore principale, un ex poliziotto soprannominato "faccia di mostro". E poi un furgone misterioso... "Quel giorno a Capaci non c'era solo la mafia". Ma ora a Donadio è stata tolta la delega.Depistaggi, falsi pentiti, segreti investigativi venduti da una talpa interna alla Procura. Così il pm è stato isolato e fatto fuori. E a microfoni spenti sono in molti a dire: "Era diventato scomodo. Ora si rischia l'insabbiamento".

LE IPOTESI DI DONADIO - Gianfranco Donadio lavorava da almeno undici anni, da quando cioè è entrato a far parte della Direzione nazionale antimafia. Per tutto questo tempo ha analizzato e indagato su uno dei momenti più drammatici della storia d'Italia, vale a dire le stragi di mafia del 1992 e 1993. Donadio ha lavorato molto, andando a fondo e cercando di scavare oltre la coltre di alcuni dei misteri del nostro Paese. In particolare si è concentrato sulla strage di Capaci, dove perse la vita Giovanni Falcone. Tra i due attentati di quei mesi terribili è sempre stato considerato il più "chiaro". Mentre per Borsellino e via D'Amelio la verità è sempre stata considerata lontana, tanto che ancora ci sono indagini e processi in corso, per Falcone la responsabilità è stata sempre attribuita solamente a Cosa Nostra. Il lavoro di Donadio ha messo in discussione queste certezze. Il resoconto di Donadio, poi inopinatamente diffuso da una talpa interna alla Procura, racconta una realtà molto più complessa.

LA DOPPIA BOMBA E IL "CANTIERE FANTASMA" - Donadio ha ipotizzato infatti un intervento di pezzi di servizi segreti, italiani e/o stranieri, ed ex appartenenti alle forze di polizia. La convinzione di Donadio si basa soprattutto sull'esplosivo usato per uccidere Falcone. Impossibile che l'esplosivo della mafia possa aver provocato da solo quella devastazione. Il pm ritiene certo l'utilizzo di un esplosivo cosiddetto "nobile", utile a rendere più efficace e scenografica l'esplosione. Insomma, l'esplosivo recuperato sulle barche da Spatuzza non sarebbe stato l'unico a essere azionato. Donadio ipotizza una seconda bomba e un secondo innesco oltre a quello mafioso sotto il manto stradale. Nei giorni seguenti all'attentato, diversi testimoni fornirono sei identikit di uomini intenti a lavorare a un "cantiere fantasma" al di sopra del livello dell'autostrada. Senza contare le testimonianze su un furgono presente sulla verticale del luogo minato. Due piste che non erano state seguite né approfondite. Donadio stava provando a farlo, ipotizzando un intervento esterno a Cosa Nostra, in qualche modo legato all'eversione di destra e probabilmente a Gladio, come aveva paventato qualche mese fa Ferdinando Imposimato in un'intervista ad Affaritaliani.it. La scelta del sito, le carte clonate e tanti altri elementi gli hanno suggerito la netta diversità con l'attentato fallito dell'Addaura, così tipicamente mafioso nel modus operandi, e l'inquietante somiglianza con un'azione militare.

"FACCIA DI MOSTRO" - Tra i protagonisti dell'attentato a Capaci, secondo Donadio, anche un ex agente di polizia. Si tratterebbe del cosiddetto "faccia di mostro", un poliziotto sfigurato in viso per alcuni colpi d'arma da fuoco. Sarebbe lui il "killer di Stato" del quale ha parlato il pentito Luigi Ilardo. In conclusione, Donadio tratteggia uno scenario inquietante nel quale l'omicidio di Falcone rientra in una rinnovata "strategia della tensione" portata avanti da Cosa Nostra e l'eversione di matrice nera con il coinvolgimento di ambienti para-istituzionali. Uno scenario non facile da digerire. Forse per questo quello scenario è stato divulgato. Rivelazioni e riflessioni venute fuori durante segretissime riunioni in procura sono state "vendute".

IL FALSO PENTITO E LA "MACCHINA DEL FANGO" - Il risultato di anni di lavoro è stato bruciato. La procura di Roma ha anche aperto un fascicolo per provare a capire chi è la "talpa" responsabile di una fuga di notizie disastrosa. E che alla fine ha portato alla rimozione della delega sulle stragi a Donadio. Il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha ritenuto di togliere l'indagine a Donadio senza per ora spiegare pubblicamente i motivi della sua decisione. Ma questo è solo l'ultimo passaggio di un periodo "difficile" per Donadio. Il pentito calabrese Nino Lo Giudice, una delle fonti di Donadio, è improvvisamente scomparso. Salvo poi diffondere due registrazioni in cui ha accusato inquirenti e investigatori, tra i quali Donadio, di avergli estorto dichiarazioni. Nel secondo memoriale ha persino affermato che il procuratore lo avrebbe spinto a fare i nomi di Berlusconi e Dell'Utri. Le sue accuse sono state ritenute inattendibili. Lo Giudice è ritenuto, secondo quanto risulta, un falso collaboratore. Lo schema è quello vecchio: fingere di pentirsi per depistare le indagini e infangare la magistratura, screditandola. In questo caso l'obiettivo era screditare un pm che indagava su qualcosa di molto scomodo e per questo considerato molto pericoloso.

CAOS ALL'ANTIMAFIA - Fonti vicine all'Antimafia legano la scelta di sollevare dall'incarico Donadio ad alcune diversità di vedute con i colleghi. C'è chi sostiene che già in passato alcuni suoi atti erano stati accolti con "un certo scetticismo". Ma sono anche molti quelli che, a microfoni spenti, esprimono preoccupazione temendo che le inchieste sulle stragi possano fermarsi o essere insabbiate: "E' la solita fine che fa chi indaga sull'eversione in Italia, viene messo a tacere".

Fonte: http://www.affaritaliani.it/cronache/via-il-pm-delle-stragi-doppia-bomba2609013.html?refresh_ce

[align=right]Source: nocensura.com: Strage di Capac...ano dei servizi: lo rimuovono! [/align]


Ultima modifica di Wolframio il 07/10/2013, 19:57, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 08/10/2013, 02:32 
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Wolframio ha scritto:

lunedì 7 ottobre 2013

Strage di Capaci: un PM ipotizza la mano dei servizi: lo rimuovono!


Un nuovo caso come quello del giudice Paolo Ferraro? Il giudice romano sospeso e poi licenziato, dopo aver denunciato una presunta setta massonico-satanica di cui avrebbero fatto parte anche alti papaveri delle istituzioni e dell'esercito?

I servizi segreti implicati nella strage di Capaci: è quanto ha ipotizzato il procuratore dell'Antimafia Ginfranco Donadio: una ipotesi simile tra l'altro a quella espressa alcuni mesi fa dal Presidente Onorario della Suprema Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato;

Il PM Donadio è stato isolato ed estromesso: e ora la sua indagine rischia di essere insabbiata! Per questo è necessario dare alla vicenda più risalto possibile!


LA DOPPIA BOMBA E IL "CANTIERE FANTASMA" - Donadio ha ipotizzato infatti un intervento di pezzi di servizi segreti, italiani e/o stranieri, ed ex appartenenti alle forze di polizia. La convinzione di Donadio si basa soprattutto sull'esplosivo usato per uccidere Falcone. Impossibile che l'esplosivo della mafia possa aver provocato da solo quella devastazione. Il pm ritiene certo l'utilizzo di un esplosivo cosiddetto "nobile", utile a rendere più efficace e scenografica l'esplosione. Insomma, l'esplosivo recuperato sulle barche da Spatuzza non sarebbe stato l'unico a essere azionato. Donadio ipotizza una seconda bomba e un secondo innesco oltre a quello mafioso sotto il manto stradale. Nei giorni seguenti all'attentato, diversi testimoni fornirono sei identikit di uomini intenti a lavorare a un "cantiere fantasma" al di sopra del livello dell'autostrada. Senza contare le testimonianze su un furgono presente sulla verticale del luogo minato. Due piste che non erano state seguite né approfondite. Donadio stava provando a farlo, ipotizzando un intervento esterno a Cosa Nostra, in qualche modo legato all'eversione di destra e probabilmente a Gladio, come aveva paventato qualche mese fa Ferdinando Imposimato in un'intervista ad Affaritaliani.it. La scelta del sito, le carte clonate e tanti altri elementi gli hanno suggerito la netta diversità con l'attentato fallito dell'Addaura, così tipicamente mafioso nel modus operandi, e l'inquietante somiglianza con un'azione militare.


Allucinante...... [xx(]



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Bèh, come al solito .. ipotesi. (Anche se non è da escludere) [^]



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Fosse la volta buona va.....




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E'h, ma se iniziano a mettere paletti .....[8)]



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MessaggioInviato: 26/10/2013, 12:29 
Ecco perché la testimonianza di Napolitano è prevista dalla legge

Immagine

Scritto da Simone Ferrali -

Neanche il tempo di metabolizzare il sì della Corte d’assise di Palermo alla testimonianza di Napolitano ed è partita l’usuale levata di scudi intorno al presidente della Repubblica. In attesa degli attacchi rivolti alla Procura di Palermo (mascherati da lezioni di Diritto), che potremo leggere sulla maggior parte dei quotidiani di domani, il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha immediatamente indossato le vesti di avvocato d’ufficio del capo dello Stato, esprimendo i propri dubbi: “Io non ho letto la motivazione dell’ordinanza e prima di fare commenti vorrei documentarmi. Certo mi lascia un po’ perplessa, ma fatemi capire. Mi sembra un po’ inusuale. Certo non ci facciamo mancare niente”. Tralasciando sul fatto che la Cancellieri sia riuscita a smentire sé stessa nel giro di 9 parole (“prima di fare commenti vorrei documentarmi”, “Mi sembra un po’ inusuale. Certo non ci facciamo mancare niente”), è bene chiarire fin da subito che non c’è niente di “inusuale” nella scelta della Corte d’assise. É lo stesso codice di procedura penale (il ministro della Giustizia dovrebbe sapere di cosa stiamo parlando) che all’articolo 205 prevede la testimonianza del presidente della Repubblica, chiarendo però che essa debba essere assunta “nella sede in cui egli esercita la funzione di capo dello Stato”.

CONTINUA>>> http://www.informarexresistere.fr/2013/ ... lla-legge/



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MessaggioInviato: 01/11/2013, 14:42 
Napolitano: testimonierà al processo sulla trattativa Stato mafia




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MessaggioInviato: 25/11/2013, 14:28 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Napolitano: testimonierà al processo sulla trattativa Stato mafia




Uh.... ma tu guarda il caso..... sembra aver cambiato idea...... [:D] [}:)]


Stato-mafia: Napolitano, non ho nulla da riferire
Presidente citato come teste per riferire di una lettera ricevuta dal suo consigliere D'Ambrosio

25 novembre, 11:40

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 75953.html

"Non ho da riferire alcuna conoscenza utile al processo, come sarei ben lieto di potere fare se davvero ne avessi da riferire". E' un passaggio della lettera inviata dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, alla Corte d'Assise di Palermo che celebra il processo sulla trattativa Stato-mafia. Napolitano, su richiesta della Procura, era stato citato come teste per riferire di una lettera ricevuta dal suo consigliere giuridico Loris D'Ambrosio. La lettera del capo dello Stato è stata depositata dal presidente della Corte questa mattina. "Dei problemi relativi alle modalità dell'eventuale mia testimonianza - aggiunge il presidente della Repubblica - la corte da lei presieduta è peraltro certamente consapevole come ha, nell'ordinanza del 17 ottobre, dimostrato di esserlo, dei 'limiti contenutistici' da osservare ai sensi della sentenza della Corte Costituzionale del 4 dicembre 2012.

Nessun ragguaglio da D'Ambrosio - "L'essenziale è il non avere io in alcun modo ricevuto dal dottor D'Ambrosio qualsiasi ragguaglio o specificazione circa le 'ipotesi', solo 'ipotesi' da lui enucleate". Lo scrive alla Corte d'Assise di Palermo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, citato a deporre al processo sulla trattativa Stato-mafia. Napolitano esclude di aver avuto indicazioni dal suo ex consigliere giuridico, Loris D'Ambrosio, anche sul 'vivo timore' a cui questi "ha fatto - scrive il presidente della Repubblica - il generico riferimento nella drammatica lettera del 18 giugno". Proprio sulla missiva ricevuta da D'Ambrosio, finito nelle polemiche per alcune sue conversazioni intercettate con l'ex ministro Nicola Mancino, è stato chiamato a deporre il capo dello Stato. "Ne' io avevo modo e motivo, neppure riservatamente- precisa Napolitano - di interrogarlo su quel passaggio della sua lettera. Ne' mai, data la natura dell'ufficio ricoperto dal dottor D'Ambrosio durante il mio mandato, come anche durante il mandato del presidente Ciampi, ebbi occasione di intrattenermi con lui su vicende del passato, relative ad anni nei quali non lo conoscevo ed esercitavo funzioni pubbliche del tutto estranee a qualsiasi responsabilità di elaborazione e gestione di normative antimafie".



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..ma secondo te era da crederci che avrebbe testimoniato?............[;)]


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Cita:
ubatuba ha scritto:

..ma secondo te era da crederci che avrebbe testimoniato?............ [;)]

La cosa assurda è che, testuali parole, "non mai avuto modo di parlare con D'Ambrosio di quella lettera.... anche perchè sono cose vecchie. Valutate se è il caso di interrogarmi".... [:D] Chissà... forse spera di andarsene prima che venga fuori tutta la faccenda stragi/Gladio/Bilderberg....... [8D]



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Trattativa Stato-mafia, Brusca: “Attraverso Berlusconi volevamo arrivare a Craxi”

L'ex boss di San Giuseppe Jato ai giudici: "La sinistra, a cominciare da Mancino, ma tutto il governo, in quel momento storico, sapeva quello che era avvenuto in Sicilia: gli attentati del '93, il contatto con Riina. Sapevano tutto. Che la sinistra sapeva lo dissi a Vittorio Mangano"

“Nel 1991, c’era interesse a contattare Dell’Utri e Berlusconi perché attraverso loro si doveva arrivare a Bettino Craxi, che ancora non era stato colpito da Mani Pulite, perché influisse sull’esito del maxiprocesso“. Giovanni Brusca, al secondo giorno di deposizione al processo sulla trattativa Stato-mafia, continua a incasellare tutti i tasselli del mosaico storico che per gli inquirenti mostrano il patto tra Cosa Nostra e le Istituzione.

“La sinistra, a cominciare da Mancino, ma tutto il governo, in quel momento storico, sapeva quello che era avvenuto in Sicilia: gli attentati del ’93, il contatto con Riina. Sapevano tutto. Che la sinistra sapeva lo dissi a Vittorio Mangano“. Gli dissi anche: “I Servizi segreti sanno tutto ma non c’entrano niente. Mangano comprese e con questo bagaglio di conoscenze andò da Dell’Utri”.

“Nel ’93, d’accordo con Leoluca Bagarella, incaricammo Vittorio Mangano di andare da Berlusconi e Dell’Utri per affrontare intanto il problema del carcere duro, che andava indebolito, e poi di avviare contatti per fare leggi nell’interesse di Cosa nostra, altrimenti avremmo proseguito con la linea stragista. Lui fu contento di andarci e ci disse che era un modo per riprendere i rapporti con loro, che erano rimasti buoni nonostante lui avesse dovuto lasciare la villa, e per curare gli interessi di Cosa nostra. Dopo dieci giorni – prosegue Brusca- mi disse che aveva incontrato Dell’Utri in un’agenzia di pulizie di una persona che lavorava per la Fininvest e che gli era stato detto ‘vediamo cosa si può fare’. Dissi a Mangano di riferirgli che dei fatti del ’93 la sinistra sapeva e che poteva usare questa cosa visto che ora incolpavano lui delle stragi. Il nostro messaggio era diretto a Berlusconi ma Mangano incontrò solo Dell’Utri” aggiunge Brusca che ha spiegato che, all’epoca, Cosa nostra cercava di agganciare un nuovo soggetto politico. “Dopo avere ripreso i rapporti con Dell’Utri – continu – Mangano mi disse che avrebbe dovuto incontrare direttamente Berlusconi che doveva venire a Palermo per un comizio. Si sarebbero dovuti vedere nello scantinato di un ristorante sulla circonvallazione, ma non so se l’incontro ci fu”.

L’ex boss di San Giuseppe Jato ha anche parlato dell’attentato a Berlusconi fatto dal boss Ignazio Pullarà che riscuoteva dall’imprenditore milanese 600 milioni l’anno di pizzo. “I soldi – ha spiegato – poi venivano spartiti”. Dopo l’attentato, fatto senza l’autorizzazione di Cosa nostra, Pullarà viene sostituito alla guida del mandamento da Carlo Greco. E il collaboratore di giustizia, che uccise e sciolse nell’acido il piccolo Di Matteo, ha indicato in Greco, vicinissimo al boss Bernardo Provenzano e nel capomafia Raffaele Ganci, gli uomini di Cosa nostra che potevano avere contatti con Dell’Utri.

L’esame di Brusca, nell’aula bunker di Milano, è ripreso con il fallito attentato ai carabinieri allo stadio Olimpico di Roma. Il collaboratore di giustizia ha riferito di avere saputo da Gaspare Spatuzza, allora reggente del mandamento mafioso di Brancaccio, ora anche lui pentito, che il capomafia Giuseppe Graviano sosteneva la necessità di colpire i carabinieri “così si sarebbero portati un po’ di morti dietro”. “Dopo le bombe del ’93 – ha spiegato Brusca – quello doveva essere l’ultimo colpo per spingere chi aveva ricevuto il papello a tornare a sedersi al tavolo della trattativa. Solo anni dopo, leggendo sui giornali del coinvolgimento dei carabinieri nella trattativa – ha spiegato – capii a cosa si riferiva”. Brusca avrebbe parlato del progetto di attentato anche con il boss Matteo Messina Denaro. “Mi disse – ha raccontato – che fino ad allora non avevamo ottenuto nulla, facendo riferimento ai carabinieri, e che qualcuno si doveva fare avanti per venire a trattare”.http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12 ... xi/810993/


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a prescindere che il pentitismo ha consentito una lotta + efficace alla mafia,bisogna pure dire che sti pentiti hanno improvvise amnesie,e simultaneamente ricordi a distanza di anni,e magari tutto cio' inquina tutto il lavoro fatto ad ora,rendendolo + difficile e magari dovere rifare determinate indagini ................................[:(!]


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ubatuba ha scritto:

a prescindere che il pentitismo ha consentito una lotta + efficace alla mafia,bisogna pure dire che sti pentiti hanno improvvise amnesie,e simultaneamente ricordi a distanza di anni,e magari tutto cio' inquina tutto il lavoro fatto ad ora,rendendolo + difficile e magari dovere rifare determinate indagini ................................[:(!]
Tutto può essere in uno stato dove l'antimafia dipende dalla mafia.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12 ... ca/810722/

Di certo sappiamo perchè a differenza di quelli del 5 stelle TUTTI gli altri girano sotto scorta.


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