Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]




Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 103 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 3, 4, 5, 6, 7
Autore Messaggio

Stellare
Stellare

Avatar utente

Premio Coerenza e ProfessionalitàPremio Coerenza e Professionalità

Non connesso


Messaggi: 12510
Iscritto il: 30/11/2006, 09:44
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 26/07/2010, 04:21 
‘Ndrangheta, anche esponenti della Lega coinvolti

Nell’inchiesta risulterebbero indagati anche esponenti del partito di Bossi. “I politici sono parte del capitale sociale dell’organizzazione criminale”, si legge nell’ordinanza del gip di Milano.

La ‘ndrangheta conquista la Lombardia e punta al cuore finanziario del Paese. Una ‘colonizzazione’ che può contare su un vasto esercito e su un portafoglio senza limiti. Un sistema criminale capace di servirsi di colletti bianchi e infiltrarsi anche negli appalti in vista dell’Expo 2015. Una “mutazione genetica” che sposta gli interessi delle ‘ndrine dalle attività classiche, dal traffico di droga agli omicidi, a un “controllo sistemico con infiltrazioni nelle istituzioni pubbliche” e che trasforma la ‘ndrangheta in una Spa.

AFFARI AL NORD - È quanto emerge dall’inchiesta che ha portato all’arresto, in tutta Italia, di 300 presunti affiliati alle famiglie storiche della criminalità calabrese. Una maxi operazione, l’ultima di questa portata risale alla Notte dei fiori di San Vitò del 1994, che ha visto a lavoro carabinieri, poliziotti e uomini della Dia, che coordinati dalle procura di Reggio Calabria e Milano, hanno eseguito all’alba arresti e perquisizioni a Reggio Calabria, Milano, Monza, Como, Varese, Lecco, Genova e Torino. Complessivamente sono stati sequestrati beni per oltre 60 milioni di euro, insieme ad armi ed esplosivi. A finire in manette è Domenico Oppedisano, 80 anni, numero uno delle cosche calabresi, ma nella rete finiscono anche gli affiliati alle famiglie storiche: le cosche egemoni nel capoluogo reggino, nella fascia ionica ed in quella tirrenica, tra cui i Pelle di San Luca, i Commisso di Siderno, gli Acquino-Coluccio ed i Mazzaferro di Gioiosa Ionica, i Pesce-Bellocco di Rosarno, gli Alvaro di Sinopoli, i Longo di Polistena, gli Iamonte di Melito Porto Salvo. Cognomi che non tradiscono le origini del Sud, ma i cui affari da tempo, fin dagli anni Settanta, si sono trasferiti al Nord.

LE MANI SULL’EXPO - Nell’inchiesta ribattezzata ‘Il crimine’, emerge anche l’esistenza in Lombardia di una ‘camera di controllo’ deputata al raccordo tra le strutture lombarde e calabresi. Sono 160 gli affiliati individuati in Lombardia, ma a detta degli stessi indagati “ne sarebbero operativi 500#8243;.Un esercito che tenta di mettere le mani sugli appalti dell’Expo 2015 attraverso importanti aziende lombarde operanti nel settore edile che versavano in condizioni di difficoltà economica. Un progetto ambizioso che non si concretizza a causa del mancato risanamento della Perego Strade, società attualmente sottoposta a procedura fallimentare, ma in cui l’attività di penetrazione della ‘ndrangheta non si ferma al controllo gestionale, ma arriva a una diretta partecipazione del capitale sociale. Tra gli arresti eccellenti Giuseppe Neri, boss della ‘ndrangheta in Lombardia, accusato anche di avere convogliato voti elettorali su indicazione di Antonio Chiriaco, 51enne direttore sanitario della Asl di Pavia finito all’alba in carcere, a favore del deputato del Pdl Giancarlo Abelli, il quale non è indagato e risulta estraneo alla vicenda. Arrestato anche Francesco Bertucca, imprenditore edile del pavese e Rocco Coluccio, biologo e imprenditore residente a Novara. Nell’inchiesta risultano indagati anche l’assessore comunale di Pavia Pietro Trivi, con l’accusa di corruzione elettorale e l’ex assessore provinciale milanese Antonio Oliviero che deve rispondere di corruzione e bancarotta. Oliviero sarebbe stato in rapporti con l’imprenditore Ivano Perego, arrestato per associazione mafiosa, e responsabile della Perego Strade, controllata, secondo gli investigatori, da Salvatore Strangio. Tra gli indagati anche quattro carabinieri di Rho.

“LA ROVINA DEGLI UOMINI SONO I TELEFONINI” - Un’organizzazione che cambia faccia e che si affida sempre più a prestanomi e capacità imprenditoriali, abbandonando i settori tradizionali dello spaccio di droga o delle pallottole. La capacità d’infiltrazione diventa la forza per farsi largo, senza fare rumore. Una “mutazione genetica” la definisce Edmondo Bruti Liberati, procuratore della Repubblica di Milano, che segna una svolta imprenditrice. Il sequestro di Alessandra Sgarella, nel dicembre 1997, è l’ultima azione dei clan tradizionali. Dal Duemila la ‘ndrangheta si trasforma e punta a un controllo sistemico con infiltrazioni nelle istituzioni pubbliche. “Pervasività sul territorio e capacità di infiltrazioni in ambienti diversi” unite a una struttura “unitaria e verticistica” sono queste le nuove armi secondo Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Reggio Calabria. Un’organizzazione con radici in Calabria, ma capace di infiltrarsi nelle diverse realtà del Nord Italia, senza perdere il fascino e le tradizioni delle “cerimonie di affiliazione”, quasi come quelle narrate nelle scene di un film calssico, come ‘Il Padrino’. Allora, però, non c’erano le intercettazioni. “La rovina degli uomini sono le macchine e i telefonini“, tuona in un’intercettazione uno dei boss finito dietro le sbarre.

INTERCETTAZIONI FONDAMENTALI - Il federalismo, però, sembra non piacere all’organizzazione appena smantellata. Chi, come Carmelo Novella, prova a ‘mettersi in proprio’ paga con la vita la scelta. Il 14 luglio 2008 viene ammazzato in un bar di San Vittore Olona perchè aveva detto in giro che “la Lombardia“, cioè i gruppi ‘ndranghetisti trapiantati al Nord, avrebbero potuto “fare da soli“, senza la casa madre calabrese. Un desiderio di indipendenza fermato con le pallottole. “La Provincia lo ha fermato“, è quanto si legge in un’intercettazione che svela i mandanti del delitto. La struttura organica del vertice della ‘ndrangheta, indicata come Provincia o Crimine, non ammette stonature. Da quell’omicidio, anche con l’uso delle intercettazioni, “fondamentali” a detta di Ilda Boccassini procuratore aggiunto della Dda di Milano, viene ricostruita la rete della struttura con un filo diretto lungo la Penisola. Un’organizzazione che punta alla realtà imprenditoriale, ma non dimentica i riti più tradizionali. In Aspromonte, la festa della Madonna di Polsi sancisce l’investitura delle cariche apicali, così come in un centro per anziani a Paderno Dugnano (Milano), intitolato ai giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, si elegge (con tanto di brindisi) come ‘mastro generale’ in Lombardia Pasquale Zappia. C’è anche una lavanderia in un centro commerciale di Siderno, gestita dal boss Giuseppe Commisso, usata come luogo degli incontri, ma non bisogna fermarsi in Italia: le indagini hanno accertato infiltrazioni anche in Canada e in Australia.


http://www.giornalettismo.com/archives/ ... esponenti/



_________________
« Nel regno di chi cerca la verità non esiste nessuna autorità umana. Colui che tenta di recitarvi la parte di sovrano avrà a che fare con la risata degli dei » (Albert Einstein)

« Non dubitate che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti non possa cambiare il mondo. In fondo è cosi che è sempre andata »
(Margaret Mead)
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 13691
Iscritto il: 05/12/2008, 22:49
Località: Laveno Mombello (Va)
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 26/07/2010, 18:47 
Bossi e Maroni sono capi mandamento, non lo sapevi? [:D]
Non si esclude mai niente a priori, ma in genere se un esponente della Lega è inplicato in qualcosa di poco pulito, viene esauterato all' istante. Non è facile controllare un movimento in continua ascesa e che conta numerosi elettori, ma finora mi sembra l' abbiano fatto bene.

Per carità non ci metto la mano sul fuoco, ma al momento mi sembrano i più puliti.



_________________
Nutrirsi di fantasia, ingrassa la mente.

Immagine
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 41080
Iscritto il: 22/06/2006, 23:58
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 26/07/2010, 20:19 
Cita:
greenwarrior ha scritto:
Per carità non ci metto la mano sul fuoco.....


Ecco bravo...... [:263]



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

UfoPlanet Informazione Ufologica - Ufoforum Channel Video
thethirdeye@ufoforum.it
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 13691
Iscritto il: 05/12/2008, 22:49
Località: Laveno Mombello (Va)
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 26/07/2010, 22:27 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Cita:
greenwarrior ha scritto:
Per carità non ci metto la mano sul fuoco.....


Ecco bravo...... [:263]


Le tue sono solo impressioni, legittime ma impressione. Io li conosco molto bene, più di quanto tu creda.
Se sbaglio, sarò il primo a darti ragione e a far il mea culpa. [;)]



_________________
Nutrirsi di fantasia, ingrassa la mente.

Immagine
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 13936
Iscritto il: 03/12/2008, 20:45
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 27/07/2010, 18:56 
Vi riporto un articolo tratto dal sito,l'Altra Sicilia-Antudo:
http://www.laltrasicilia.org/modules.ph ... cle&sid=23
Chi voleva la morte del bandito Giuliano?
Pubblicato il Friday, 27 June @ 22:36:18 CDT di GMorreale

Interviste Intervista a Giuseppe Sciortino Giuliano di Dimitri Buffa

Il 5 luglio del 1950 mani tuttora ignote uccisero in un luogo imprecisato della Sicilia occidentale colui che tutto il mondo conosceva come il "bandito" Salvatore Giuliano. Il cadavere venne poi trasportato nel cortile dell’avvocato Gregorio de Maria e lì venne inscenata la sparatoria con il capitano dei carabinieri Perenze. Oggi, a più di mezzo secolo da quel giorno, sembra valido più che mai l’indimenticabile attacco dell’articolo di Tommaso Besozzi sul settimanale "l’Europeo" dell’epoca: "di sicuro c’è solo che è morto".


Naturalmente i soliti padri della patria giornalistici tipo Giorgio Bocca credono di potere sapere tutto rileggendosi verità di repertorio come quelle desecretate l’anno scorso dalla Commissione antimafia e che poi si sostanziano negli atti del famigerato processo di Viterbo tenutosi negli anni ‘50 e conclusosi con la condanna all’ergastolo di tutti i presunti partecipanti alla strage di Portella delle Ginestre. L’Altra Sicilia è riuscita invece a parlare con uno dei rari testimoni ancora in vita di quei giorni, Giuseppe Sciortino Giuliano, figlio della sorella di Giuliano, Marianna e di quel Pasquale Sciortino, condannato anche lui all’ergastolo per la strage di Portella delle Ginestre, ma, a dire del figlio, "innocente e inconsapevole come tutti gli altri".

Potrebbe giurare sull’innocenza di suo padre e degli altri condannati per Portella delle Ginestre al processo di Viterbo?

Credo proprio di sì: dopo tanti anni alcune verità sono venute fuori dai racconti della gente in carcere. Mio padre per esempio non fu ucciso da Pisciotta nel sonno, come ancora oggi credono l’Antimafia e il signor Giorgio Bocca. Probabilmente la storia di Pisciotta traditore è un’altra leggenda che si doveva tenere insieme a quella di Giuliano uccisore dei comunisti a Portella.

E come andarono allora le cose?

La gente che usciva dal carcere all’inizio degli anni ‘70, dopo avere scontato dai 20 ai 30 anni di reclusione per la strage di Portella, raccontava altre cose: Giuliano fu ucciso probabilmente da quel Nunzio Badalamenti che poi morì in carcere torturato dal rimorso, almeno secondo i testimoni dell’epoca. A volere morto mio zio, che non dimentichiamolo fu un Robin Hood della Sicilia e un lottatore partigiano per l’indipendentismo, e che a lui oggi la Sicilia deve l’approvazione del proprio inapplicato statuto regionale, fu proprio la mafia in combutta con lo stato di Scelba. E quella di Portella delle Ginestre fu senz’altro la prima strage di stato la cui responsabilità è stata fatta abilmente ricadere su Giuliano e i suoi picciotti.

Che prove ha delle sue affermazioni?

Negli anni ‘80 trovai per caso, tra gli atti del processo di Viterbo una perizia balistica sui proiettili ritrovati quel maledetto primo maggio a Portella: era divisa in due e c’erano da una parte i bossoli sparati da Giuliano e i suoi in aria da oltre 500 metri di distanza con armi calibro 6,35, compresa la mitragliatrice di Giuseppe Passatempo, allo scopo di intimidire i comizianti e di interromperli, e dall’altra i bossoli calibro 9, pistole in dotazione alle forze dell’ordine italiane, sparati da più in basso a pochi metri dalla folla dalle mani mafiose armate dall’ispettorato di pubblica sicurezza...è bene che ci si ricordi che gli 11 morti avevano addosso solo proiettili calibro 9 o schegge di granate, che non potevano davvero essere state tirate da oltre 500 metri di distanza. Ancora sono in vita due persone che portano addosso i proiettili o le schegge di quella strage.

E allora?

Questa perizia venne poi fatta sparire e al suo posto ne venne presa in considerazione un’altra che non faceva più distinzioni tra i due tipi di bossoli, come se fossero tutti stati sparati dagli uomini di Giuliano.

Perché Giuliano voleva fare quell’atto di dimostrazione il 1 maggio 1947?

Aveva sfidato il comunista Girolamo Li Causi a venire a parlare per il comizio del primo maggio per spiegare ai siciliani perché il Pci, all’ultimo momento aveva tradito la gente che voleva l’indipendenza dall’Italia. Li Causi non si presentò, ma in compenso vennero infiltrati uomini della mafia, da sempre ostili a Giuliano, per fare una strage che sarebbe dovuta essere attribuita a lui. Li Causi conosceva anche i nomi di costoro e li fece pubblicamente: erano uomini di San Giuseppe Jato, d’altronde ci fu anche una denuncia particolareggiata di un testimone oculare che non venne mai presa in considerazione. Inutile dire che questi atti non entrarono mai nè nelle carte dell’antimafia nè in quelle del processo di Viterbo.

Lei ha la certezza morale che suo zio e suo padre non furono autori della strage di Portella delle Ginestre?

Anche quella matematica. Mio padre, dopo 21 anni di carcere sa che mi chiese non appena liberato? Di andare a farsi una bella gita a Portella delle Ginestre.. io gli chiesi se era diventato matto e lui mi rispose in siciliano: "figghiu, dopo trenta anni di carcere, ti devo dire che mi sono incuriosito assai di sapere dove minchia si trova questo luogo perché io in vita mia mai c’ero stato". Giuliano poi non poteva sparare sulla folla perché sapeva bene che tra i contadini della Piana degli Albanesi che avrebbero partecipato a quel comizio del primo maggio 1947 c’erano anche i parenti di mio padre che erano di San Cipirrello. Poteva mio zio sparare o far aprire il fuoco sui propri parenti acquisiti?

Ma il processo di Viterbo si basò sulle confessioni di quel Francesco Caglio...

Poverino, è morto pochi anni fà. Si fece 31 anni di carcere innocente, lo costrinsero a confessare con le torture, gli fecero persino esplodere un testicolo durante il "trattamento" e poi non venne creduto nella propria ritrattazione davanti ai magistrati inquirenti e al processo. Quando lo incontravo a Montelepre fino a poco prima della sua morte ancora si metteva a piangere ricordando quei giorni e il fatto che non riuscì a resistere alle torture. Mi diceva: figlio mio, guarda come mi hanno ridotto, sono un uomo che si vergogna di esistere."

Pensa che si saprà mai la verità sulla morte di suo zio e sulla strage di Portella?

Oramai non ci credo più. Anche se nel 2016 venisse davvero levato il segreto di stato su quei documenti, che stanno al Viminale e che certamente comproverebbero chi e perché uccise mio zio e gli 11 innocenti di Portella, tutto per quel giorno sarà stato fatto sparire. L’indipendentismo siciliano era una cosa seria, mica come la secessione dei padani. Per stroncarlo si è dovuti ricorrere a ogni forma di infamia e all’assassinio. Giuliano doveva morire perché sapeva troppe cose: aveva trattato con uomini delle istituzioni, con i capi delle tre armi di pubblica sicurezza, con gli americani. Ma mio zio ancora oggi in Sicilia e in America viene ricordato come un eroe. E a me questo basta.

Dimitri Buffa, 27/06/2003


Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 13936
Iscritto il: 03/12/2008, 20:45
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 27/07/2010, 19:26 
Sempre tratto dallo stesso sito l'altra Sicilia:
Intervista a Edward Luttwak, di Gianni Perelli - Newton & Compton, 1997

Edward Luttwak è membro del CSIS - Center for Strategic and International Studies di Washington (vedasi anche la critica al report del CSIS: Italy times 2), politologo esperto di problemi italiani. In questa intervista vengono trattati alcuni aspetti che riguardano il sud Italia. La posizione di Luttwak è particolarmente interessante, ed in alcuni versi addirittura controcorrente. Certamente la sua posizione sembra differire notevolmente da quella del report del CSIS citato.

L'intervista copre diversi aspetti della realtà italiana, secondo Luttwak. Si parte da Maastricht e si continua con: Ulivo, Polo, Rifondazione, Centro, Secessione, Giustizia, Riforme, Economia, Nord e Sud, Turbocapitalismo, Politica estera, Difesa, Immigrazione, Chiesa, Mafia, Cultura, Egoismo, Edonismo, per finire con: Italia e USA.

Si riportano di seguito alcuni brani dell'intervista riguardanti il Sud Italia:

Dal Capitolo "Secessione":

Perelli - In caso di decentramento, o al peggio di separazione, che ne sarebbe del Sud? Verrebbe sempre piú abbandonato o, potendo produrre a piú bassi costi, rifiorirebbe?

Luttwak - È evidente che il sistema Italia, negli ultimi 50 anni, ha favorito il Nord molto piú del Sud. Regalando un mercato protetto, quello appunto meridionale, dove si possono vendere macchinette scassate a alto prezzo. È vero che lo Stato ha anche assicurato massicci trasferimenti di soldi dal Nord al Sud, ma quando l'oro estratto al Nord viene filtrato attraverso una rete politica di clientele ciò che arriva a destinazione è soltanto acido corrosivo, peggio fango: perché anziché favorire lo sviluppo provoca un ulteriore deperimento. Un meccanismo malefico che ha scoraggiato gli imprenditori meridionali dall'assumere rischi, e li ha trasformati in clientes, collettori di quei fondi settentrionali che in cambio di consenso politico Roma smistava al Sud. Quindi è logico pensare che se il Sud venisse lasciato a sé stesso, e per sopravvivere fosse quindi obbligato a sfruttare le proprie risorse, le cose per i meridionali andrebbero molto meglio. Sono convinto che un Sud indipendente, abbandonato dalla Padania riuscirebbe a camminare bene con le sue gambe. Progredirebbe anzi molto piú del Nord.

Perrelli - E che succederebbe del debito pubblico nazionale? Sono due milioni di miliardi. Una montagna di soldi. Verrebbe equamente diviso tra Nord e Sud? Non sorgerebbero altre controversie?

Luttwak Il debito pubblico è liquidabile con grande facilità. Si può eliminarlo direttamente con l'inflazione, come ha fatto la Russia federale con quello sovietico. SI possono stangare i Bot, diminuendone ulteriormente il valore effettivo. I sistemi possono essere vari. È solo questione di fantasia.

Perrelli - E i mercati internazionali assisterebbero imperturbabili allo scollamento?

Luttwak Conoscendo la psicologia degli operatori internazionali, si sprecherebbero le interpretazioni ironiche. Si parlerebbe di spirito di da operetta. Ma, al fondo, l'enfasi dei discorsi cadrebbe sulle continuità. Sulla certezza che la proprietà sarebbe salvaguardata. Dopotutto l'Italia è forse l'unico paese in Europa che non ha mai conosciuto rivoluzioni, dove ancora molta gente nasce, vive e muore nella stessa città, se non addirittura nella stessa casa degli antenati. Certo, come avviene in tutti i cambiamenti, ci sarebbe uno scotto da pagare. Ma non sarebbe troppo alto. Se si pensa che negli ultimi anni, prima di Romano Prodi, l'Italia non ha avuto governi democratici ma tecnocratici, eppure la lira si è svalutata solo del 10-15 per cento per poi tornare rapidamente in quota, appare chiaro che nessun avvenimento politico che vi riguarda è giudicato con gravità dai mercati internazionali.

Perrelli - Non è bizzarro che tutto questo terremoto sia stato provocato da un movimento culturalmente rozzo come la Lega? Non è singolare che il Nord evoluto e superindustrializzato non abbia mai saputo dotarsi di una leadership politica affidabile, in grado di rappresentare autorevolmente gli interessi del decentramento?

Luttwak - Gli imprenditori italiani non sono mai diventati una élite politica perché non avevano sufficienti incentivi. Si accontentavano di sfruttare le debolezze dello Stato, evadendo il fisco ed eludendo tutti il controllo -- tipo la normativa anti-trust, le leggi in difesa dei consumatori -- a cui dovevano sottoporsi i loro concorrenti europei. Un orizzonte di piccolo cabotaggio, che garantiva però una vita prospera e tranquilla. Ma che ha impedito agli industriali di far proprio il messaggio di Einaudi e di assumere la guida del Nord Italia.

Perrelli - Negli Stati Uniti come è considerata la prospettiva della secessione?

Luttwak - La manifestazione di Venezia e l'occupazione del campanile di San Marco hanno creato abbastanza rumore da essere seguite da quasi tutti i media americani, notoriamente disattenti sulle vicende italiane. Basti pensare che alla visita di Prodi a Washington i giornali non hanno dedicato una riga. Ma la copertura ha messo in evidenza piú che altro gli aspetti folcloristici. Si è capito perfettamente che non sarà Bossi a mettere in crisi l'unità d'Italia. Perché preferisce anteporre sé stesso alle sue idee. La Lega, sotto la sua guida, continuerà a scivolare. E lui sarà costretto a ritirarsi come Garibaldi. Ma se il governo non decentra sorgeranno altre Leghe meno ridicole del Governo Serenissimo. Il federalismo è una bandiera che non può essere ammainata.

Dal Capitolo "Nord e Sud":

Perrelli - Il Nord è otto volte piú ricco del Sud. Al di là dei dibattiti sul federalismo e delle sue virtú terapeutiche a lungo raggio, cosa si può fare al momento per ridurre queste abissali distanze?

Luttwak - Sul concetto di Sud bisogna intendersi. Conosco molti italiani che sono stati in mezzo mondo e non si sono mai spinti in Sicilia e Calabria. Uno dei luoghi comuni piú classici, quando si parla della Sicilia, è di chiamare in causa la lupara. Se chiedi cos'è mai questa lupara, la risposta è: un fucile per cacciare i lupi. Invece la lupara è una munizione. Ma non lo sa nessuno. E a nessuno interessa neanche saperlo. E poi, cosa si intende per Sicilia della lupara? Quella orientale è ben differente da quella occidentale. Con queste generalizzazioni, il concetto di Sud è diventato un'astrazione che non tiene assolutamente conto della realtà. Ci sono zone in Puglia, per esempio, che come capacità produttiva e livello di reddito competono con le aree del Nord. E allora? Un fatto è assodato. La Sicilia, la Calabria, la Campania e la Lucania sono le regioni italiane che hanno ricevuto il massimo dei sussidi statali e che quindi hanno patito di piú le degenerazioni del sistema politico. L'aver creato artificiosamente leggi di impiego e norme per la tutela del lavoro ha condannato queste aree alla disoccupazione. Perché impiantare una fabbrica in Calabria, una zona cosí periferica rispetto al baricentro economico del paese, ha costi di trasporto esorbitanti. Per rendere la fabbrica competitiva, bisognerebbe abbassare i salari dei dipendenti. L'avere per legge fissato, invece, un minimo salariale uniforme in tutto il paese è stata la dannazione del Sud. E l'ironia è che chi si è battuto per questo salario uniforme passa per difensore dei lavoratori. Il primo provvedimento da prendere era quello di adeguare le paghe alle reali condizioni economiche di ciascuna zona. Sarebbe bastata quasta misura per far decollare la competività.

Perrelli - Il governo ha già fissato condizioni di flessibilità per i livelli dei compensi e per la durata dei contratti nelle aree piú disagiate. Imoltre ha deciso di creare per decreto 100mila posti di lavoro per i giovani attraverso contratti di apprendistato e di formazione.

Luttwak - Creare posti di lavoro per decreto è solo una forma di assistenzialismo mascherato. Si ricade nel vecchio vizio dello statalismo italiano. Per amor di boutade, si potrebbe dire che la Usl di Caltanissetta, provincia che detiene il record nazionale della disoccupazione giovanile, è l'istituzione piú costosa del mondo insieme con il Louvre e il Pentagono. L'introduzione della flessibilità è invece un provvedimento tardivo, ma sacrosanto. Sarà anche una banalità, ma è meglio lavorare anche solo un poco che rimanere disoccupati. Il salario unico, per un paese vario come l'Italia, è un meccanismo artificiale troppo rigido. Una dichiarazione di guerra contro i giovani, che sopravvivono con il piatto di minestra allungato dalla famiglia ma non trovano sistemazioni. UN giovane scapolo che risiede in un paesino del Sud ha bisogno per vivere di molti meno soldi di un suo collega piú anziano che a Milano deve mantenere moglie e figli. Il primo campa benissimo con due milioni al mese, il secondo con quella cifra muore di fame. Ignorare questa enorme differenza è solo un gioco malvagio. Rifiutare i bassi salari in nome di un'astratta equità significa solo condannare i giovani alla disoccupazione.

...

Perrelli - Ma il numero dei ricchi al Nord è enormemente superiore. E questo squilibrio determina il fiorire di contrapposti egoismi. Il Nord si lagna perché non gli va di mantenere il Sud pagando molte tasse. Il Sud si lamenta perché è costretto a vivere di puro assistenzialismo. Chi ha ragione?

Luttwak - Hanno ragione tutti. Il meccanismo perverso dell'assistenzialismo ha messo in difficoltà gli uni e gli altri. Quando un lombardo doveva versare 50 lire di tasse, Roma gliele dirottava subito al Sud, barattando il sostegno alle aree depresse col consenso politico. A volte di quelle 50 lire ne arrivavano a destinazione solo 20. E comunque in una maniera cosí distorta da impedire all'imprenditore di fare il suo mestiere. L'unico a trarne un tornaconto era il politico che gestiva il passaggio.

...

Perrelli - C'è una corrente della cultura italiana, il meridionalismo, che ha prodotto fior di dibattiti accademici. È mai possibile che tutti queti intellettuali non abbiano mai partorito un'idea valida?

Luttwak - La riforma piú importante e piú originale attuata in Italia è stata quella fiscale in Lombardia, alla fine del VIII secolo. Nel Settecento la Lombardia aveva conosciuto un rapido declino a causa dei pesanti balzelli imposti dal sistema spagnolo. Rimaneva in piedi un po' di industria, ma l'agricoltura era stata messa in ginocchio, le terre venivano sempre piú abbandonate. Caduto il governo spagnolo, i francesi hanno ingaggiato un gruppo di intellettuali napoletani per rimettere le cose a posto. E sono stati questi napoletani di grande ingegno a fare una riforma patrimoniale che nella sua semplicità era a dir poco geniale. Ogni cittadino doveva pagare le tasse solo sul valore della sua proprietà. Se avevi un pezzo di terra pagavi un tot. Se poi ne miglioravi la coltivabilità, investendo in nuovi sistemi di irrigazione, pagavi sempre la stessa tassa. Lo Stato non veniva a chiederti quanti chili di grano in piú avevi prodotto. Quindi c'era un grande incentivo a investire e produrre. E questo portò all'accumulazione di capitali che rese possibile la nascita di una grande industria. Pose insomma le premesse per la prosperità della Milano di oggi. Quato dimostra che l'ingegno meridionale ha avuto felici applicazioni fuori dal Sud. Ma lo Stato non ha mai permesso che trovasse sbocchi in casa propria. Le idee rimanevano frasi sterili. Lo Stato non aveva alcun interesse a valorizzarle, perché il progresso avrebbe distrutto la rete del clientelismo e gli avrebbe quindi impedito di controllare il territorio. Un vero impernditore non ha mai bisogno della protezione politica. Vuole solo un'amministrazione pulita ed efficiente.

Perrelli - Ma perché allora i fallimenti vengono imputati anche alla presunta pigrizia delle popolazioni meridionali?

Luttwak - Stupidaggini. Personalmente mi sento legatissimo al Sud da tre ordini di ragioni. La prima è che a livello turistico trovo il Sud molto piú interessante del Nord. Poi c'è una causa sentimentale. Palermo è la città dove i miei genitori decisero di trasferirsi nel dopoguerra. Appartenevano all'alta borghesia europea, avevano grandi mezzi, e potevano scegliere. Optarono per Palermo perché in quegli anni -- e mi rendo conto che oggi sarebbe inimmaginabile -- Palermo era una città che poteva attrarre gente colta e facoltosa. Era una delle mete della grande borghesia: come Taormina, Venezia, la Costa Azzurra. Deauville nei mesi piú caldi. C'è infine un motivo politico. Tutte le problematiche italiane piú affascinanti sono concentrate al Sud. È lí che crollano gli alibi della Prima repubblica. È proprio lí, dove lo Stato ha cercato di essere piú attivo, che anziché il progresso si è prodotto il massimo dello scempio.

Perrelli - Sull'arretramento ha però influito anche la prepotente espansione della malavita.

Luttwak - Prima c'è il sistema di corruzione politica e poi c'è la malavita. I vermi arrivano dopo che il dottore ha ucciso il paziente. Se il corpo è sano, i parassiti possono invece esercitare addirittura una funzione positiva. Come avviene in Giappone a OSaka, che ha per le strade piú malavita organizzata di Napoli. La polizia le permette di prendere il pizzo sui bordelli, sui night club, sui casinò, a patto però che tenga fuori dalla fascia urbana la droga. In Italia la delinquenza organizzata è solo il frutto dell'abbandono dello Stato. Ripeto, quando nel '48 i miei dovettero lasciare l'Europa orientale perché in seguito agli eventi bellici avevano perso il 75 per cento delle loro proprietà, la scelta fu tra Venezia e Palermo. E andarono in Sicilia, che a loro avviso garantiva una qualità di vita superiore. Sí, c'era anche molta povertà. Ma dal punto di vista culturale Palermo era una perla. Si andava all'opera, io stesso a 5 anni ho assistito a un concerto di violino di Yeudi Menuhin che aveva molti estimatori in Sicilia. C'erano scrittori che producevano buoni libri. E la quotidianità era serena. Si passeggiava, si andava al mare, la sera si prendeva il gelato. La mafia era ancora confinata nelle campagne. C'era il bandito Giuliano nelle colline. Ma la malavita non aveva ancora distrutto l'ambiente cittadino, non aveva demoralizzato la società palermitana.

...

Dal Capitolo "Chiesa":

Perrelli - Anche sulla secessione, il papa appare intransigente. Non manca mai di scagliare severi moniti contro chi attenta all'unità del paese.

Luttwak - È logico che sia cosí. La Chiesa cattolica è un'istituzione supercentralizzata. Tutta la sua autorità è infatti concentrata in una sola persona, il papa. E tutta la sua politica dipende appunta dalla personalità della persona che viene chiamata a quell'ufficio. Essendo papa Wojtyla una personalità autoritaria, è automatico che le sue simpatie vadano allo Stato centralista. Poi c'è un secondo fattore. La Chiesa non ha mai sofferto per le disfunzioni dello Stato. Al contrario, ha sfruttato gli ampi spazi trascurati dallo Stato per surrogarlo, esercitando funzioni statali. Se il sindaco in altri termini ha poco prestigio, aumenta in proporzione il prestigio del vescovo. Quindi è per mero tornaconto, non certo per amore dell'Italia, che il papa si scaglia contro la secessione. Ed è un'ingerenza intollerabile che si permetta di alzare la voce e di tuonare contro la Lega.

...

Dal Capitolo "Mafia":

Perrelli - Lo Stato sgangherato, di cui abbiamo passato in rassegna i principali difetti, sta mettendo a segno successi significativi nella lotta contro la mafia.

Luttwak - La supermafia emersa negli anni Settanta era il risultato degli equilibri politici. Spadroneggiava perché sapeva di poter contare su complicità ad alto livello. Finite queste protezioni, sparisce. Il fenomeno si ridimensiona. E il suo grado di pericolosità dipende ora da un lato dall'efficacia degli interventi dello Stato, dall'altro dalla presenza o assenza di opportunità economiche sul territorio in cui si muove. Oggi, però, c'è la novità del pentitismo: in grimaldello che ha permesso appunto di mettere a segno buoni colpi.

...

Perrelli - Ma perché in tutta l'Europa occidentale si è formato solo in Italia un fenomeno di grande criminalità come la mafia?

Luttwak - Perché si produca questo tipo di criminalità è necessario che ci sia una popolazione economicamente arretrata, in una zona dallo sviluppo bloccato. Se però in altre aree della nazione c'è prosperità, il delinquente cercherà di fare il predatore nelle regioni piú ricche. La mafia nasce in Sicilia, ma da tempo il suo raggio di azione si è esteso a Roma e Milano. Ma non è un fenomeno esclusivo dell'Italia. Lo stesso avviene in Colombia, dove la grande criminalità nasce in periferia ma si alimenta del dinamismo e della crescita economica del paese. Lo stesso avviene in Giappone, dove la Yakuza ha origini rurali ma opera sulle piazze di Tokyo e Osaka. E, su scala piú ridotta, lo stesso avviene in Francia, dove i criminali provenienti dalla Corsica prendono di mira per le loro azioni il territorio metropolitano.

Perrelli - Per molti versi, in Sicilia e in Calabria lo Stato è stato sostituito dalla mafia e dalla ndrangheta che si sono trasformate in datori di lavoro. Si è cosí creata un'economia sotterranea che dà da vivere e allontana sempre piú i suoi adepti dalle istituzioni. Come si fa a restituire a questi cittadini la fiducia nello Stato?

Luttwak - La fiducia lo Stato finora non se l'è proprio meritata. La sua presenza in Sicilia e Calabria era puramente di facciata. La sua macchina era arrugginita. Pretendeva che venisse riconosciuta la sua autorità ma in cambio non dava servizi e infrastrutture. Non incoraggiava lo sviluppo dell'imprenditoria onesta e permetteva indirettamente alle organizzazioni criminali di crescere. Lo Stato, in sostanza, era assente. Con una sola eccezione. I carabinieri. Che erano però a loro volta bloccati dagli ordini provenienti dall'alto. Sapevano dove si nascondevano i boss. Conoscevano le loro ville. Vedevano gli scagnozzi fare la guardia davanti ai loro rifugi, muniti di telefonino. Ma non potevano arrestarli perché avevano protezioni politiche. E questo accentuava ancor piú la perdita di rispetto di uno Stato che veniva manipolato da governanti corrotti. Oggi quindi le cose da fare sono due: rendere decenti i servizi forniti dallo Stato e cercare di ristabilire in fretta la sua reputazione.

...

Perrelli - Se ben gestito, insomma, il Sud dell'Italia diventerebbe la Florida d'Europa.

Luttwak - La Florida è piatta, ha una brutta spiaggia e un pantano pieno di alligatori. Non rende onore alla bellezza dell'Italia meridionale un paragone con la Florida. Ma la FLorida ha successo perché le sue autorità locali riescono a massimizzare tutto grazie al piú completo liberismo. Per ottenere una licenza di ristorante o di motel, ci vogliono cinque minuti e una decina di dollari. Ed ecco che i ristoranti e i motel spuntano come funghi. In Italia avviene esattamente il contrario. Vengono sabotati perfino i santuari del turismo. Prendiamo l'Hôtel San Domenico Palace di Taormina. Per me è l'albergo piú bello dell'intero pianeta. Eppure la proprietà non lo cura come meriterebbe e resiste all'idea di venderlo a chi potrebbe gestirlo meglio. Prendiamo un altro caso: Piazza Armerina. Ci sono dei mosaici romani, come in tanti altri posti del Mediterraneo. Ma quando hai visto quelli ti puoi scordare di tutti gli altri. Bene, se Piazza Armerina fosse in Florida, avrebbe un aeroporto internazionale, con voli ogni tre minuti, almeno trecento hotel e registrerebbe un viavai continuo per dodici mesi all'anno. Con le comunicazioni che ci sono oggi, con il livello di integrazione che c'è in Europa, nelle regioni meridionali non dovrebbero esserci disoccupazione, semmai carenza di manodopera.

Perrelli - È piú facile forse per lo State diventare virtuoso che cancellare una criminalità con profonde radici e con un livello di brutalità e di primitività intaccato anche nell'era del computer.

Luttwak - Quando da bambino vivevo a Palermo vidi la prima trasformazione dei mafiosi. Non piú paesani che andavano in giro con il gilè, la coppola e lo schioppo. Ma gagà che con la pistola in tasca bazzicavano intorno al mercato della frutta fasciati da camicie di nylon, che erano molto di modo all'epoca. La polizia non riusciva a tenerli alla larga. Era nata la nuova mafia. Il vero salto di qualità in Sicilia è avvenuto però un po' piú tardi, quando gli americani si allearono con i francesi per stroncare il business dell'eroina a Marsiglia. Il mercato della droga si è allora trasferito in Sicilia. È aumentato a dismisura il volume degli affari. E per agire indisturbati i mafiosi hanno avuto bisogno della protezione politica che scambiavano con i voti.

...

Perrelli - Quanto pesa, nel giudizio che gli americani hanno di noi, la brutalità e l'inestirpabilità della piovra?

Luttwak - Posso rispondere con la mia esperienza personale. Da bambino ho fatto le elementari a Palermo. Frequentavo un'ottima scuola, dove la metà dei bambini venivano in classe scalzi. Ma in America oggi se lo sognano di avere maestri cosí preparati come quelli che mi hanno insegnato a leggere e a scrivere. Mia madre nel '48, prima di andare al concerto, prendeva il tè e conversava in inglese con le amiche siciliane. Ebbene, quando racconto che da bambino ho vissuto a Palermo scorgo subito uno sguardo di compatimento nell'interlocutore. La Sicilia, nella sua mente, evoca automaticamente l'idea di mafia.
http://www.laltrasicilia.org/modules.ph ... e&sid=1259


Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 13691
Iscritto il: 05/12/2008, 22:49
Località: Laveno Mombello (Va)
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 27/07/2010, 20:32 
Verissimo !!!!!!! i trasferimenti da nord a sud, quando arrivavano erano acido, non per colpa di noi poveri contribuenti però. In questi ultimi 50 anni, sarebbe interessante verificare che collocazione geografica aveva la classe politica.
Non credo che chi vendeva macinini scassati ad alto prezzo, fossero concessionari del nord.
Bleff, siamo tutte vittime di un sistema corrotto, che è nato quando noi eravamo ancora nei sogni dei nostri genitori.
Se al nord si sè costituito il sistema industriale e al sud chi poteva studiava, dove si è costituita la classe politica e dirigenziale?


Ultima modifica di greenwarrior il 27/07/2010, 20:36, modificato 1 volta in totale.


_________________
Nutrirsi di fantasia, ingrassa la mente.

Immagine
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 13936
Iscritto il: 03/12/2008, 20:45
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 28/07/2010, 10:17 
Cita:
greenwarrior ha scritto:

Verissimo !!!!!!! i trasferimenti da nord a sud, quando arrivavano erano acido, non per colpa di noi poveri contribuenti però. In questi ultimi 50 anni, sarebbe interessante verificare che collocazione geografica aveva la classe politica.
Non credo che chi vendeva macinini scassati ad alto prezzo, fossero concessionari del nord.
Bleff, siamo tutte vittime di un sistema corrotto, che è nato quando noi eravamo ancora nei sogni dei nostri genitori.
Se al nord si sè costituito il sistema industriale e al sud chi poteva studiava, dove si è costituita la classe politica e dirigenziale?

Vallo a spiegare a rmnd!.[8D]


Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 13936
Iscritto il: 03/12/2008, 20:45
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 05/08/2010, 18:28 
Comunicati

Di fronte all'inerzia con cui i diritti del Popolo e delle Istituzioni siciliane sono sempre violati, nulla sembra servire.

Il Governo regionale può chiedere (o far finta di chiedere?)l'applicazione dello Statuto e sentirsi rispondere "picche" da Roma.

Si può assistere tranquillamente allo scempio di ogni giorno sulla nostra pelle: Tremonti fa cassa con le risorse siciliane, i leghisti stanno ottenendo un federalismo fiscale del tipo "quel che è mio è mio e quel che è tuo è pure mio!", la Corte Costituzionale che da sempre boccia ogni prerogativa autonomistica della Sicilia, il Presidente della Repubblica interessato solo all'Unione bancaria europea, il Presidente del Consiglio a nascondere tutti i suoi problemi con la giustizia (e le sue scappatele con veline a carico del contribuente)...

Mah! Che fare?! Pacificamente parlando... di fronte a tanto muro di gomma?

Noi un'idea l'avremmo...

Immaginate che il Presidente della Regione, per smuovere le acque, lanci una batteria di referendum consultivi regionali da mettere sul piatto della politica. E immaginiamo che i Siciliani in massa votino SI'.

Allora si che si potrebbe fare una rivoluzione...

1. - Vuoi tu che lo Statuto Siciliano sia applicato pienamente secondo il suo tenore letterale, con la ricostituzione dell'Alta Corte per la Regione Siciliana come organo girisdizionale speciale che dirima i conflitti di competenza tra Stato e Regione?

2. - Vuoi tu che i proventi delle risorse minerarie, delle fonti di energia e della produzione di energia elettrica siano disciplinati in esclusiva da legge della Regione Siciliana con attribuzione alla Sicilia ed ai suoi cittadini di ogni beneficio derivante dall'estrazione, dalla trasformazione e dalla trasformazione in energia delle suddette fonti energetiche?

3. - Vuoi tu che la Sicilia si doti di un sistema tributario completamente autonomo da quello italiano fatti salvi i soli tributi erariali e le sole perequazioni previste dalla Costituzione e dallo Statuto?

4.Vuoi tu che la Sicilia detenga e gestisca in maniera autonoma le proprie riserve valutarie ed emetta in modo pubblico la propria moneta alla pari degli altri stati sovrani dell'Unione Europea?

5. - Vuoi tu che l'Italia non ratifichi alcuna modifica dei trattati europei sinché l'Europa non avrà riconosciuto l'efficacia del nostro Statuto per la formazione della volontà italiana sulle materie di competenza regionale, per la costituzione della Sicilia in zona doganale e fiscale speciale e per la partecipazione autonoma della Sicilia al Sistema Europeo delle banche centrali con una clausola di "opting out" per l'uscita dal sistema monetario unico europeo?

6. - Vuoi tu che le amministrazioni pubbliche siciliane riformino la toponomastica e le intestazioni di edifici e istituzioni pubbliche per cancellare le tracce della colonizzazione sabauda e valorizzare la tradizione e la storia siciliana?

7. - Vuoi tu che la Regione Siciliana costituisca un'Accademia per la definizione del Siciliano standard da affiancare all'Italiano come lingua ufficiale nella toponomastica, negli atti pubblici e nelle pubbliche insegne, e che lo studio e l'uso della lingua siciliana sia incoraggiato attraverso la sua introduzione nelle scuole e nei media siciliani?

8. - Vuoi tu che la Sicilia sia smilitarizzata da ogni forza armata straniera e da ogni forza d'attacco italiana e che sia dotata di forze armate solo per la difesa convenzionale del territorio e delle acque territoriali con comandi residenti nell'isola e autonomi da quelli statali?

Con un'adeguata campagna di sensibilizzazione non sarebbe difficile spiegare questi referendum ai Siciliani.

E cosa succederebbe se l'80-90% dei Siciliani dicesse di sì?

Ufficio stampa
L'Altra Sicilia
Provinciae Delendae Sunt


Top
 Profilo  
 

Bannato
Bannato

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 5539
Iscritto il: 11/09/2009, 10:39
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 05/08/2010, 18:34 
Cita:
bleffort ha scritto:




E cosa succederebbe se l'80-90% dei Siciliani dicesse di sì?

Ufficio stampa
L'Altra Sicilia
Provinciae Delendae Sunt




...che il nord non si opporrebbe affatto a questo harachiri collettivo

[;)]



_________________
[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
© Anonymous/The Irish Rovers
http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 13936
Iscritto il: 03/12/2008, 20:45
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 05/08/2010, 18:51 
Cita:
rmnd ha scritto:

Cita:
bleffort ha scritto:




E cosa succederebbe se l'80-90% dei Siciliani dicesse di sì?

Ufficio stampa
L'Altra Sicilia
Provinciae Delendae Sunt




...che il nord non si opporrebbe affatto a questo harachiri collettivo

[;)]

Harakiri?..,la Lega allora vuol fare Harakiri?. [:D]


Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 13691
Iscritto il: 05/12/2008, 22:49
Località: Laveno Mombello (Va)
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 05/08/2010, 21:27 
Cita:
bleffort ha scritto:

Cita:
rmnd ha scritto:

Cita:
bleffort ha scritto:




E cosa succederebbe se l'80-90% dei Siciliani dicesse di sì?

Ufficio stampa
L'Altra Sicilia
Provinciae Delendae Sunt




...che il nord non si opporrebbe affatto a questo harachiri collettivo

[;)]

Harakiri?..,la Lega allora vuol fare Harakiri?. [:D]


Non è la stessa cosa Bleff. [:D]



_________________
Nutrirsi di fantasia, ingrassa la mente.

Immagine
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 13936
Iscritto il: 03/12/2008, 20:45
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 06/08/2010, 01:37 
Cita:
greenwarrior ha scritto:

Cita:
bleffort ha scritto:

Cita:
rmnd ha scritto:

[quote]bleffort ha scritto:




E cosa succederebbe se l'80-90% dei Siciliani dicesse di sì?

Ufficio stampa
L'Altra Sicilia
Provinciae Delendae Sunt




...che il nord non si opporrebbe affatto a questo harachiri collettivo

[;)]

Harakiri?..,la Lega allora vuol fare Harakiri?. [:D]


Non è la stessa cosa Bleff. [:D]
[/quote]
Capisco cosa vuoi dire,voi partite con un vantaggio rispetto alle altre Regioni,ma la Sicilia in particolare secondo me,avrebbe dei benefici economici e anche morali. [;)]


Top
 Profilo  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 103 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 3, 4, 5, 6, 7

Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
Oggi è 19/05/2025, 23:40
© 2015 UfoPlanet di Ufoforum.it, © RMcGirr83.org