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MessaggioInviato: 26/08/2011, 18:45 
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iLGambero ha scritto:

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sezione 9 ha scritto:

Ecco, appunto. Trovo contraddittorio che da una parte si dica che ci sia qualcuno che controlla l'economia mondiale che voglia mandare deliberatamente in crisi il sistema e da un'altra che la banca centrale americana (la "meglio" banca del mondo, quindi, credo, in buone e ben controllate mani) faccia di tutto per salvarlo.
Che poi non capisco che senso abbia scatenare il caos per instaurare la dittatura. Ce l'hanno già ladittatura, a suon di consumismo e individualismo egoista. Già la tv serve solo a spegnere le menti. Lavora e compra, non pensare ad altro: tipica mentalità da Milano da bere, no?

Secondo me sono due le questioni.
1) L'attuale sistema economico è basato sul debito (la stessa emissione-creazione di moneta produce debito), quindi è implicito nel sistema il fallimento, la povertà, la diseguaglianza, tutto ciò che in teoria può produrre profitto. Più la diseguaglianza tra classi, paesi, nazioni aumenta e più facilmente potrai avere costo lavoro, risorse naturali, libertà di inquinare e corrompere le leggi, a costi irrisori.
Un ambiente pulito, l'abbattimento nelle malattie, la pace nel mondo, una prevenzione efficace... sono tutti concetti che in questo sistema sono economicamente deprecabili. Nella sanità il PIL aumenta quando aumentano le malattie e le cure, non certo se nessuno si ammalata, dato che il PIL non tiene certo conto della morte delle persone, del debito che viene scaricato sulla collettività o sui più poveri (già perché gli interessi che percepiscono i crassi capitalisti vengono pagati dai debiti contratti dalla povera gente).
Non sono un economista, ma mi sembra evidente che il fallimento di aziende, di privati, la miseria, le guerre etc... non sia eventi casuali, ma siano parte stessa integrante e necessaria del SISTEMA.
2) Ora qual è il problema. La base monetaria in circolazione si è allargata a dismisura, attraverso i tanti giochini finanziari, leve, riserve monetarie, forme di speculazioni, profitti sui debiti etc... il problema è che il capitale che è in circolazione sostanzialmente non esiste, e non esiste nulla che lo possa coprire. In parole povere siamo tutti falliti, tutti gli stati lo sono. Si è arrivati secondo me ad un punto tale che presto tutto comincerà ad implodere. Nonostante si dica il contrario ci sono molti punti in comune con la crisi del 29 ma a livelli esponenzialmente ben più elevati.

Prima, indebitare artificialmente gli stati (tramite il FMI, la Banca Mondiale, delinquenti vari a soldo dei governi) era un giochino abbastanza redditizio, lo si faceva sistematicamente per sottrarre risorse e aprire nuovi mercati (tantissimi sono gli esempi, soprattutto in sud e centro america, che per anni è stato il puttanaio degli Stati Uniti... altro che crimini contro l'umanità... roba da giudizi ben superiori). Tu corrompevi individui o classi facilmente acquistabili, li obbligavi ad indebitarsi per fare costruire alle loro multinazionali le infrastrutture del paese o tanti ammenicoli del tutto inutili, e poi sotto il ricatto del debito li obbligavi a deregolamentare completamente le economie dei paesi, a cedere le infrastrutture e i servizi pubblici, aprendo il mercato a multinazionali che smerciando sottocosto o a prezzi insostenibili azzeravano le economie locali. Una volta ridotte le popolazioni alla miseria, oltre a "comprare" risorse a basso costo, potevi contare anche su manodopera a costo zero.
Questo giochino è andato avanti per decenni.

Poi il giochino è stato trasferito anche in Europa, grazie alle deregolamentazioni dei mercati finanziari, alla "Globalizzazione" (ah... quanto avevano ragione i famosi Noglobal presi a mazzate e randellate dalle polizie d'europa e dai media che li definivano nei peggior modi possibili), e agli illuminati politici del vecchio continente (i cosidetti "tecnici"). La truffa si è allargata, non solo andando a gabbare enti locali, comuni, regioni (la truffa dei derivati), ma anche coinvolgendo interi Stati e Nazioni.
Così paesi come la Grecia si sono indebitati (e sobillati a farlo) per cose assurde come le olimpiadi, ma soprattutto per FARE LAVORARE chi i soldi li prestava. Acquisto di armi, aerei militari, sottomarini etc... e intando il debito e gli interessi crescevano... Pensate che a questi signori importasse qualcosa? No perché metterli alle strette significava poi OBBLIGARLI a distruggere il tessuto sociale ed economico del paese. La loro parola d'ordine è PRIVATIZZAZIONI, TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA. Ora davvero c'è qualcuno sano di mente che possa credere che svendendo il patrimonio e i servi pubblici, tagliando scuola, sanità, pensioni, uno Stato possa svilupparsi e pagare i suoi (FASULLI) debiti? Già... perché qualcuno si è mai chiesto se quei soldi prestati esistano davvero o siano in un qualche modo coperti?
Già perché se così non fosse, anch'io potrei prestare ad un pensionato 100.000 euro per sistemare la casa, non avendoli, ben sapendo che non avrà mai i soldi per restituirmeli più tutti gli interessi. Perché lo faccio? Ma perché voglio rapinarlo della sua casa.

Lo stesso è avvenuto con altri paesi... vi siete chiesti come mai l'indebitatissima Irlanda sia diventato una sorta di paradiso fiscale per molte aziende europee, con condizioni salariali e contrattuali indecorose?
L'Italia è uno dei prossimi obbiettivi. E potete stare certi che potremo fare qualsiasi manovra, anche da 500 miliardi, ma fino a quando non metteremo mano ai famosi punti base: PRIVATIZZAZIONI, TAGLI ALLA SPESA, LIBERALIZZAZIONI, questi non molleranno l'osso.

Il punto però è che ora il sistema sta collassando. Non c'è alcuna recessione, secondo me, c'è il crollo del sistema, punto.
In questo sistema basato sul profitto e sul debito, quando i consumi si fermano, con l'entità raggiunta oggi dal debito, tutto finisce per crollare.

La soluzione potrebbe essere il solito inganno... una mega guerra mondiale, questo secondo me è l'unico modo che hanno per stare a galla, continuare a dividerci tra di noi come hanno sempre fatto... e noi ******** a scannarci tra di noi, tra destra-sinistra, interisti-romanisti, cattolici-atei etc...
Ve lo immaginate uno sciopero di tutti in tutte le città che fa collassare il SISTEMA?


Questo post è da incorniciare.
Propongo un applauso a scena aperta..... [:264]



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:_____: ragazzi a leggervi mi viene una certa ansia.. io c'ho pensato spesso, che secondo me a breve scoppierà una terza guerra mondiale


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Sirius ha scritto:

:_____: ragazzi a leggervi mi viene una certa ansia.. io c'ho pensato spesso, che secondo me a breve scoppierà una terza guerra mondiale

Terza guerra mondiale no, ma che ci sia dietro i repentini e continui sbalzi borsistici una manovra terroristica mirata a destabilizzare l'economia occidentale direi che potrebbe essere una possibilità realistica...


Ultima modifica di Reran il 26/08/2011, 19:30, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 27/08/2011, 11:53 
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iLGambero ha scritto:

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sezione 9 ha scritto:

Ecco, appunto. Trovo contraddittorio che da una parte si dica che ci sia qualcuno che controlla l'economia mondiale che voglia mandare deliberatamente in crisi il sistema e da un'altra che la banca centrale americana (la "meglio" banca del mondo, quindi, credo, in buone e ben controllate mani) faccia di tutto per salvarlo.
Che poi non capisco che senso abbia scatenare il caos per instaurare la dittatura. Ce l'hanno già ladittatura, a suon di consumismo e individualismo egoista. Già la tv serve solo a spegnere le menti. Lavora e compra, non pensare ad altro: tipica mentalità da Milano da bere, no?



Secondo me sono due le questioni.
1) L'attuale sistema economico è basato sul debito (la stessa emissione-creazione di moneta produce debito), quindi è implicito nel sistema il fallimento, la povertà, la diseguaglianza, tutto ciò che in teoria può produrre profitto. Più la diseguaglianza tra classi, paesi, nazioni aumenta e più facilmente potrai avere costo lavoro, risorse naturali, libertà di inquinare e corrompere le leggi, a costi irrisori.
Un ambiente pulito, l'abbattimento nelle malattie, la pace nel mondo, una prevenzione efficace... sono tutti concetti che in questo sistema sono economicamente deprecabili. Nella sanità il PIL aumenta quando aumentano le malattie e le cure, non certo se nessuno si ammalata, dato che il PIL non tiene certo conto della morte delle persone, del debito che viene scaricato sulla collettività o sui più poveri (già perché gli interessi che percepiscono i crassi capitalisti vengono pagati dai debiti contratti dalla povera gente).
Non sono un economista, ma mi sembra evidente che il fallimento di aziende, di privati, la miseria, le guerre etc... non sia eventi casuali, ma siano parte stessa integrante e necessaria del SISTEMA.
2) Ora qual è il problema. La base monetaria in circolazione si è allargata a dismisura, attraverso i tanti giochini finanziari, leve, riserve monetarie, forme di speculazioni, profitti sui debiti etc... il problema è che il capitale che è in circolazione sostanzialmente non esiste, e non esiste nulla che lo possa coprire. In parole povere siamo tutti falliti, tutti gli stati lo sono. Si è arrivati secondo me ad un punto tale che presto tutto comincerà ad implodere. Nonostante si dica il contrario ci sono molti punti in comune con la crisi del 29 ma a livelli esponenzialmente ben più elevati.

Prima, indebitare artificialmente gli stati (tramite il FMI, la Banca Mondiale, delinquenti vari a soldo dei governi) era un giochino abbastanza redditizio, lo si faceva sistematicamente per sottrarre risorse e aprire nuovi mercati (tantissimi sono gli esempi, soprattutto in sud e centro america, che per anni è stato il puttanaio degli Stati Uniti... altro che crimini contro l'umanità... roba da giudizi ben superiori). Tu corrompevi individui o classi facilmente acquistabili, li obbligavi ad indebitarsi per fare costruire alle loro multinazionali le infrastrutture del paese o tanti ammenicoli del tutto inutili, e poi sotto il ricatto del debito li obbligavi a deregolamentare completamente le economie dei paesi, a cedere le infrastrutture e i servizi pubblici, aprendo il mercato a multinazionali che smerciando sottocosto o a prezzi insostenibili azzeravano le economie locali. Una volta ridotte le popolazioni alla miseria, oltre a "comprare" risorse a basso costo, potevi contare anche su manodopera a costo zero.
Questo giochino è andato avanti per decenni.

Poi il giochino è stato trasferito anche in Europa, grazie alle deregolamentazioni dei mercati finanziari, alla "Globalizzazione" (ah... quanto avevano ragione i famosi Noglobal presi a mazzate e randellate dalle polizie d'europa e dai media che li definivano nei peggior modi possibili), e agli illuminati politici del vecchio continente (i cosidetti "tecnici"). La truffa si è allargata, non solo andando a gabbare enti locali, comuni, regioni (la truffa dei derivati), ma anche coinvolgendo interi Stati e Nazioni.
Così paesi come la Grecia si sono indebitati (e sobillati a farlo) per cose assurde come le olimpiadi, ma soprattutto per FARE LAVORARE chi i soldi li prestava. Acquisto di armi, aerei militari, sottomarini etc... e intando il debito e gli interessi crescevano... Pensate che a questi signori importasse qualcosa? No perché metterli alle strette significava poi OBBLIGARLI a distruggere il tessuto sociale ed economico del paese. La loro parola d'ordine è PRIVATIZZAZIONI, TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA. Ora davvero c'è qualcuno sano di mente che possa credere che svendendo il patrimonio e i servi pubblici, tagliando scuola, sanità, pensioni, uno Stato possa svilupparsi e pagare i suoi (FASULLI) debiti? Già... perché qualcuno si è mai chiesto se quei soldi prestati esistano davvero o siano in un qualche modo coperti?
Già perché se così non fosse, anch'io potrei prestare ad un pensionato 100.000 euro per sistemare la casa, non avendoli, ben sapendo che non avrà mai i soldi per restituirmeli più tutti gli interessi. Perché lo faccio? Ma perché voglio rapinarlo della sua casa.

Lo stesso è avvenuto con altri paesi... vi siete chiesti come mai l'indebitatissima Irlanda sia diventato una sorta di paradiso fiscale per molte aziende europee, con condizioni salariali e contrattuali indecorose?
L'Italia è uno dei prossimi obbiettivi. E potete stare certi che potremo fare qualsiasi manovra, anche da 500 miliardi, ma fino a quando non metteremo mano ai famosi punti base: PRIVATIZZAZIONI, TAGLI ALLA SPESA, LIBERALIZZAZIONI, questi non molleranno l'osso.

Il punto però è che ora il sistema sta collassando. Non c'è alcuna recessione, secondo me, c'è il crollo del sistema, punto.
In questo sistema basato sul profitto e sul debito, quando i consumi si fermano, con l'entità raggiunta oggi dal debito, tutto finisce per crollare.

La soluzione potrebbe essere il solito inganno... una mega guerra mondiale, questo secondo me è l'unico modo che hanno per stare a galla, continuare a dividerci tra di noi come hanno sempre fatto... e noi ******** a scannarci tra di noi, tra destra-sinistra, interisti-romanisti, cattolici-atei etc...
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Quoto in pieno, non potevi spiegarti meglio [:D]



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MessaggioInviato: 28/08/2011, 17:52 
Crisi finanziaria: il segreto dei segreti PDF Stampa E-mail
21/08/2011

CRISI FINANZIARIA: IL SEGRETO DEI SEGRETI

Udite, udite, o signori e signore che leggete i giornali dei finanzieri di tutto il mondo, (cioè i “loro giornali”, cioè tutti i giornali del mainstream, e naturalmente tutte le televisioni del mainstream) adesso scoprirete il segreto, uno dei segreti, forse il più importante dei segreti, che sta dietro la crisi della finanza mondiale. Credevate che la Grecia fosse la pietra dello scandalo e che i greci, questi spendaccioni corrotti, dovessero essere salvati, sì, ma insieme privati della loro sovranità nazionale, come gli italiani, del resto, e i portoghesi e gli irlandesi? Vi sbagliavate, ma non è colpa vostra. Le cose stanno diversamente, e tenetevi forte alle vostre sedie. Scoprirete anche come la più grande democrazia del mondo (senza scherzi, sto parlando di quella americana!) è in grado di guardarsi dentro (quasi) fino in fondo.

E questo è un bene. Salvo naturalmente il fatto che nessuno lo saprà. E questo è un male. Eccetto io e voi che leggete queste righe elettroniche (questa roba non andrà mai sulla prestigiosa carta dove scrivono De Bortoli, Riotta, Pigì Battista e altri tristanzuoli che vi hanno raccontato e vi raccontano frottole tutti i giorni).
Prima di tutto la fonte, perchè non abbiate a sospettare che si tratti del solito trucco di un “complottista” inveterato. La fonte è più che ufficiale, unica e irripetibile: GAO Audit (Government Accountability Office). Il Governo è quello degli Stati Uniti d’America. L’Audit è parola inglese che sta per verifica contabile. L’Audit di cui si parla è il primo che sia stato mai effettuato da mano umana (non possiamo escludere il buon Dio) sull’attività della Federal Reserve nei quasi cento anni della sua storia.

Voi direte, stupiti: ma come è possibile? Mai nessuno è andato a guardare dentro quei conti? Risposta esatta, mai nessuno. La Federal Reserve è stata una riserva di caccia al di sopra di ogni controllo. La seconda domanda che vi porrete è: ma perchè proprio adesso? Il fatto è, capirete, che gira il mondo un sacco di gente sospettosa. E costoro sono malfidati: visti i risultati vorrebbero dare un’occhiata alla cassaforte. Così è accaduto un accidente imprevisto. All’inizio quelli che stavano dentro la cassaforte hanno pensato: che guardino pure, intanto non ci capiranno niente. Invece quei temerari hanno capito fin troppo bene. E’ andata così, che Ron Paul e Alan Grayson hanno fatto passare un emendamento alla legge Dodd-Frank che consentiva di fare l’inaudito: controllare i conti della Federal Reserve. Al Senato USA erano distratti in quel momento. Detto fatto, due senatori fuori del comune (cioè con le rotelle non del tutto a posto, come vedremo) hanno fatto la ricerca: la storia meriterebbe che i loro nomi restassero scolpiti come i profili dei presidenti sul Mount Rushmore. Si chiamano Bernie Sanders, indipendente, e Jim DeMint, repubblicano.

Aperto il vaso di Pandora è successo un finimondo. Ma, per così dire, “al chiuso”. Ben Bernanke, attuale portiere della Federal Reserve ha protestato veementemente, seguito a ruota dal predecessore Alan Greenspan, e da altri banchieroni tutti mondiali, e tutti beneficiari, come vedremo, di donazioni varie e gratuite. “Che effetto avrebbero sui mercati del pianeta certe scoperte?”, hanno detto. “Bloccare tutto, fermare, insabbiare!”.

Se queste cose le leggete per la prima volta vuol dire che ci sono riusciti, fino ad ora.

Il fatto è che il senatore Sanders è uno svitato e ha messo tutto, pixel su pixel, sulla sua web page. E la frittata non è più riparabile. Per meglio dire: si ordinerà a tutto il mainstreamdi tacere e nascondere. E magari di pubblicare tutte le storie delle eventuali amanti di Sanders, o di svelare quanti conti in banca ha, e magari se ha sodomizzato il suo cuoco, o ha una collezione di foto pedofile. Cosicchè della faccenda dell’audit della Federal Reserve non ne sentirà parlare nessuno, o quasi. Ma Sanders, DeMint e il buon Dio ci permettono comunque, a noi, che parte del mainstream non siamo, di raccontarvi cosa è venuto fuori. Che è una storia niente male, che, se il mainstream non fosse la cloaca che è, potrebbe perfino metterla in prima pagina. E veniamo al dunque, scusandoci con i lettori se abbiamo fatto in apertura come fece Dostoevskij nel presentare i suoi “ Fratelli Karamazov”, cioè scrivendo un romanzo per introdurne un altro.

Le cifre dunque ci dicono che, tra il dicembre 2007 e il giugno 2010, senza che nessuno sapesse niente, cioè segretamente, la Federal Reserve ha tolto dal brago banche, corporations, governi sotto diverse latitudini e longitudini, dalla Francia alla Scozia, e chissà fin dove è arrivata la sua “beneficenza”, con la non modica cifra di 16 mila miliardi di dollari, cioè sedici trilioni di dollari. Tutto questo ben di Dio sarebbe stato collocato sotto la vocina di bilancio di un “programma onnicomprensivo di prestiti”. Ma nessuno, nemmeno il Congresso americano ne è stato informato. Di quei 16 trilioni non un dollaro è ritornato indietro. Eppure sono stati prestati – pensate o lettori ignari – a tasso zero, cioè gratis et amore dei. Per avere un’idea della cifra, se ancora non avete avuto il capogiro, basti pensare che il prodotto interno lordo annuale degli USA si aggira attorno a 14,2 trilioni e che il debito complessivo degli Stati Uniti viaggia sui 14,5 trilioni.

Dunque, concludendo, un gruppo di banchieri, che non sono stati eletti da nessuno, prende decisioni di portata mondiale, compra e ricatta governi, banche corporations. Perchè lo fanno? Perchè il sistema è esploso e va al collasso, e loro lo drogano con denaro finto, perchè possa continuare a funzionare. E – cosa non meno importante – in questo modo si mettono in condizione di minacciare ricattare, condizionare, sostituire governi e ministri di tutto il mondo. Siamo alla dittatura di un superclan semi criminale, che complotta usando denaro fittizio (da dove credete siano usciti quei 16 trilioni se non dalle “stamperie” segrete della Federal Reserve? Tenendo conto anche che quei soldi non occorre stamparli, ma li si può creare dal nulla schiacciando qualche tasto di un computer). Dunque adesso sappiamo che il famoso TARP (Troubled Asset Relief Program), fissato in 800 miliardi di dollari, era una balla al ribasso, buona per i mercati e per non fare esplodere la protesta dei contribuenti americani. Lo chiamarono (libera traduzione mia) “Programma di salvaguardia degli assetti tossici”. E, in effetti fu proprio un programma per salvare quegli assetti.

Li comprarono perchè non si scoprisse che erano velenosi. Valevano zero, ma vennero acquistati in denaro sonante. Salvarono i truffatori. Il pubblico fu indotto a pensare che questo servisse a qualche scopo. L’unico scopo era di finanziare i truffatori. Che sono gli stessi che ora esigono di essere nuovamente pagati per i crediti illegali (tossici appunto) che erogarono. Solo che la cifra fu venti volte più grande.

Dove sono andati e a chi, e quanto? Adesso sappiamo tutto. C’è l’elenco, eccolo:

Citigroup: $2.5 trillion ($2,500,000,000,000)
Morgan Stanley: $2.04 trillion ($2,040,000,000,000)
Merrill Lynch: $1.949 trillion ($1,949,000,000,000)
Bank of America: $1.344 trillion ($1,344,000,000,000)
Barclays PLC (United Kingdom): $868 billion ($868,000,000,000)
Bear Sterns: $853 billion ($853,000,000,000)
Goldman Sachs: $814 billion ($814,000,000,000)
Royal Bank of Scotland (UK): $541 billion ($541,000,000,000)
JP Morgan Chase: $391 billion ($391,000,000,000)
Deutsche Bank (Germany): $354 billion ($354,000,000,000)
UBS (Switzerland): $287 billion ($287,000,000,000)
Credit Suisse (Switzerland): $262 billion ($262,000,000,000)
Lehman Brothers: $183 billion ($183,000,000,000)
Bank of Scotland (United Kingdom): $181 billion ($181,000,000,000)
BNP Paribas (France): $175 billion ($175,000,000,000)



E molte altre banche minori che qui non staremo a citare. Chi volesse sapere i dettagli può andarseli a vedere qui, qui , qui e ancora qui .

Adesso ci è più chiaro chi sono i nove banchieri che si ritrovano, assieme ai loro complici, in qualche ufficio di Wall Street, o a bordo di qualche nave, una volta al mese per complottare contro le nostre vite, il nostro lavoro, il nostro futuro. Sicuramente sono tutti fedeli partecipanti alle riunioni del Gruppo Bilderberg e della Trilaterale. In un mondo bene ordinato bisognerebbe che venissero arrestati, su mandato, per esempio, della Corte Penale Internazionale. Ma chi ha il potere di spiccare un tale mandato, visto che i governi europei sono tutti complici di questi balordi? Ai quali si dovrebbe aggiungere i dirigenti delle agenzie di rating che non potevano non sapere e che sono state e sono parte della macchinazione. Danno i voti a tutti, e decidono chi è fedele e chi non lo è alle loro operazioni da scassinatori; sorvegliano e fanno il palo prima che arrivi l’opinione pubblica. E questa non può arrivare perchè non sa niente. E non sa niente perchè giornali e tv mentono e distraggono milioni e miliardi di spettatori. Da quei pulpiti ci viene l’accusa di avere troppo consumato. Ma quei pulpiti, materialistici per eccellenza, continuano a spingerci a consumare ancora. E’ il delirio dei balordi.

Come difenderci? Organizzarci per rispondere. Il debito che hanno creato se lo paghino loro, se ci riescono. L’attacco alle nostre condizioni di vita dobbiamo respingerlo. Certo che ricorreranno alla forza, come sta facendo il cameriere Cameron dopo i tumulti di Londra. Come Berlusconi e Fassino stanno facendo con i No Tav della Val di Susa. Ma se milioni di europei capiranno che è giunto il momento di difendersi, partendo dalla difesa del proprio territorio (dove per territorio s’intende tutta la nostra vita, a partire dal nostro cervello e dalla nostra salute), li potremo sbalzare di sella. Dove abitiamo noi, loro sono più deboli e noi quasi invincibili. Se ci organizziamo. Tertium non datur: o li sbalziamo di sella o loro ci distruggeranno. Sicuramente molti di noi, insieme ai milioni che non si possono difendere. Ci porteranno via gli ultimi residui di democrazia, ci renderanno schiavi. Vogliono cancellare la storia di 150 anni di diritti conquistati. Sono la peste moderna. Se vogliamo guarire dobbiamo rispondere alla loro dichiarazione di guerra.

http://www.nexusedizioni.it/apri/Argome ... i-segreti/


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WW III: Siamo in guerra (finanziaria, se non lo avevate capito)

Cita:
L’uomo attraversa il presente con gli occhi bendati. Può al massimo immaginare e tentare di indovinare ciò che sta vivendo. Solo più tardi gli viene tolto il fazzoletto dagli occhi e lui, gettato uno sguardo al passato, si accorge di “che cosa” ha realmente vissuto e ne capisce il senso”

Milan Kundera da “Amori ridicoli”. Praga.1968.



Questa citazione tratta da un romanzo, si riferisce all’approccio individualista esistenziale, e fa riferimento al rapporto che ciascuno di noi ha con l’assoluto nel tentativo di trovare un Senso Ultimo alla vita.

La Storia, che si occupa, invece, dei grandi disegni collettivi e non soltanto di quelli individuali, funziona però nello stesso identico modo. Tant’è che per comprendere una società, un popolo, un evento, è necessario leggere e studiare entrambi: i romanzieri dai quali apprendiamo gli umori, le sensazioni, le fantasie, le aspirazioni, i desideri dei singoli esseri umani; e gli storici, i quali, grazie al lungo studio dei documenti d’epoca, dell’analisi degli archivi e dei risultati ottenuti segnati dall’implacabile peso del Tempo trascorso, ci spiegano le ragioni e i motivi per cui c’è stata la rivoluzione francese, perché è crollato l’impero romano, perché è nato il protestantesimo, ecc.

Fintantochè si è immersi in quello che Joyce chiamava “il teatro quotidiano dell’incubo assurdo” è piuttosto arduo comprendere con esattezza i meccanismi che determinano la realtà e ciò che stiamo vivendo. Proprio perchè lo stiamo vivendo, ed essendo parte in causa, non abbiamo quell necessario distacco (che ha ogni storico di professione che si rispetti) per comprendere la realtà.

Esiste però una modalità di approccio, che io definisco l’approccio etico-eroico, che contraddistingue la becera passività dell’individuo-massa (condannato per definizione a bersi tutto ciò che viene comminato) e quella invece opposta, perché soggettiva e individualista, manifestata in un’aperta dichiarazione di schieramento. A questa appartengono gli artisti nella loro modalità apocalittico-visionaria-immaginifica (vedono come stanno le cose non si sa come) e i cosiddetti spiriti illuminati: individui che si assumono la responsabilità di “guidare la Storia” per far prevalere il bene comune, il progresso, il miglioramento della condizione esistenziale collettiva, contro coloro –invece- che vogliono far prevalere un egoismo personale, di casta, di censo, di ghetto, di clan, di tribù, imponendo con la violenza e la sopraffazione la propria volontà di parte sull’esercizio della volontà collettiva. Una scelta, quella di chi si schiera apertamente, rischiosa. Anzi. Rischiosissima. Perchè non esiste la rassicurante coperta della Storia (il senno del poi, dato che gli storici cominciano a rmboccarsi le maniche e mettersi al lavoro soltanto quando gli eventi si sono già verificati), non c’è nessuna garanzia sul fatto di aver ragione e tantomeno sul fatto che la propria Ragione, per quanto nobile possa essere riesca ad avere successo con beneficio di tutti.

Sarà soltanto la Storia a deciderlo.

Perchè lo si può sapere soltanto dopo.

E’ necessario, pertanto, nei momenti in cui la Storia ci chiama, crederci
. Credere, con forza, vigore, argomentazioni. Senza una grande convinzione autentica non vi sarà mai espressione e manifestazione di una volontà di azione.

Questa era una premessa.

Grazie per l’attenzione (nel caso non vi siate già stancati e seguitiate a leggere).

Veniamo adesso al punto.

E il punto è molto semplice: siamo in guerra.

Esattamente come era in Spagna nel 1936 e lo slogan no pasaràn (non ce le faranno) era allo stesso tempo un monito per tutta l’Europa che tradotto suonava pressappoco così: “se il generale Franco vince in Spagna, l’Europa finirà in vacca e in una mostruosa guerra che la distruggerà” (evento puntualmente verificatosi di lì a quattro anni).

Esattamente com’era nel 1789 in Francia dove lo slogan libertè egalitè fraternità equivaleva a dire “se l’aristocrazia riprende e impone la propria logica di privilegi di casta contro l’idea di democrazia popolare, l’Europa si fermerà, si spegnerà e non progredirà”.

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Oggi, 24 agosto 2011, non c’è nessuna possibilità matematica di sapere se siamo alla vigilia di una gigantesca rivoluzione planetaria, progressista e progressiva, come fu senz’alcun dubbio quella francese, oppure siamo alla vigilia di una immane catastrofe che produrrà soltanto fame, distruzione, e una estensione di povertà in Occidente quale non si verificava da almeno 500 anni. Lo sapremo soltanto dopo.

Nel frattempo, però, è bene schierarsi con convinzione e fare la propria puntata.

E’ ciò che stanno facendo, con dichiarata e aperta consapevolezza, diversi (per nostra fortuna sempre di più) economisti statunitensi, francesi, sudamericani, di grande livello, dotati di enorme competenza tecnica, di svariati successi alle spalle, ma soprattutto consapevoli che si è in guerra.

Questa signora la cui immagine vedete in bacheca e che potrebbe far pensare a una simpatica massaia delle pianure dell’Arkansas, Christina Romer, nata il 25 dicembre del 1957, è una eccellente economista, con tre successi eccezionali (e un tragico fallimento) alle spalle, la quale, durante un talk show televisivo americano sul network ABC, circa una settimana fa, sapendo di avere una platea di telespettatori di circa 50 milioni di persone (ha battuto infatti ogni record di odiens televisivo) ha dichiarato:

Cita:
“Siamo in guerra. E’ una guerra aperta, dichiarata, frontale. E’ la guerra dei neo-liberisti selvaggi planetari, sostenuti dalla destra più retriva in rappresentanza del capitale bancario privato che sta affondando i loro micidiali colpi nel tentativo di espoliare definitivamente la classe media, vera spina dorsale dell’economia statunitense, e baluardo storico nella produzione di ricchezza collettiva, per costruire un medioevo dittatoriale che ci fa dire con tranquillità che il comunismo sovietico di Breznev era, in paragone, un simpatico esperimento sociale divertente. Lo scenario della battaglia in corso era, per lo più, l’Europa: adesso si è esteso anche qui da noi. O la gente lo capisce e si rimbocca le maniche, o non lo capisce. Se non lo capisce vuol dire che è in malafede oppure è masochista. Oppure nessuno li informa. E’ il vantaggio –magari ancora per poco- di una grande democrazia liberale come quella che abbiamo fondato e difeso e salvaguardato in Usa nei secoli: c’è ancora spazio per dire, spiegare, informare. E’ ciò che noi economisti stiamo tentando di fare, disperatamente, prima che la guerra si concluda con una sconfitta planetaria delle persone per bene che lavorano”.


In seguito a questa presentazione così chiara e precisa, l’indice di ascolto è schizzato verso l’alto e si è aperto un furioso dibattito, com’era prevedibile è stata immediatamente attaccata dai neo-liberisti del tea party che l’hanno accusata di parlare come una comunista assoldata (non si sa da chi). Essendo Christina Romer, ordinario di Economia Politica e Pianificazione Economica delle Nazioni all’Università di Berkeley, essendo stata, inoltre, consulente personale del presidente Obama dal 2007 al 2009 gestendo e risolvendo la crisi economica di allora, (nonché autrice di un programma politico, datato gennaio 2009, dove si prevedeva al millesimo l’attuale crisi finanziaria e del lavoro, in cui presentava analisi e medicine) ha immediatamente avuto anche il supporto di un numero molto alto di sofisticate menti pensanti, di quelle che contano, perché si tratta di famosi multi-miliardari mega ricchi statunitensi, vissuti e cresciuti nell’anti-comunismo militante..

Cita:
“Oggi” ha risposto la Romer “sostenere, come io faccio, di essere l’orgogliosa interprete e modesta, modestissima, erede del pensiero di Keynes, rivisitato e applicato alle necessità del capitalismo globale, viene identificato dai pirati criminali al comando delle grandi banche private, veri e propri bastardi, che sono accecati dall’avidità di casta e dall’accidia faziosa anti-democratica, come una dichiarazione di appartenenza a una guerriglia comunista. E’ esattamente l’opposto: sto cercando di dare un contributo al salvataggio del capitalismo, e ritengo di avere il diritto/dovere di spiegare agli americani con molta chiarezza come stanno le cose, denunciando le falsificazioni operate dai media costantemente, perché siamo in guerra e guerra sia. Questa non è una crisi economica. I termini recessione, contrazione, addirittura “depressione economica” la cui sola evocazione ci riempie di sgomento, non sono utili né bastevoli per spiegare come stanno le cose. Se si afferma e vince il disegno del gruppo di tecnocrati sorretti politicamente dall’estrema destra planetaria in funzione anti-democratica non ci sarà più sviluppo. In realtà, la destra ha volutamente radicalizzato lo scontro perché intende prendere il potere politico a livello planetario. Siamo in una guerra tra capitale e lavoro. Il che è una follia. Perderanno entrambi. Il capitalismo funziona solo e soltanto quando produce lavoro e quindi ricchezza collettiva e consumo di massa e investimenti strategici”.


L’intervista, che in teoria doveva essere un normale e sonnolento dibattito sulla crisi economica attuale, si è trasformata ben presto –in seguito al tam tam di centinaia di migliaia di bloggers- in un gigantesco forum al quale hanno partecipato decine di milioni di persone, con la novità del fatto che vengono usate categorie inedite e valenti economisti –sorretti da pluridecorati capitalisti multi-miliardari- sono scesi in campo ad appoggiare le ipotesi di questo gruppo di economisti democratici (ma da noi non esistono?) che sostengono ESATTAMENTE LA TESI OPPOSTA portata avanti dalla BCE, dall’intera truppa mediatica italiana e dai governi di Francia, Germania e GB, le uniche tre nazioni che contano nel vecchio continente.

Cita:
“Spingere le nazioni europee a immettere il concetto di pareggio di bilancio all’interno del propria costituzione come vogliono fare –così almeno sembra- in Spagna, Italia e Irlanda è un vero golpe e i cittadini devono essere informati. E’ un loro diritto. Così come è bene spiegare che la contrazione del debito pubblico provocherà stagnazione, mentre l’estensione del debito sovrano per stimolare l’economia farebbe di nuovo circolare moneta che dovrebbe servire a produrre le due uniche realtà di cui l’economia reale ha bisogno oggi: lavoro e merci.-Le banche private tengono in pugno i governi ricattandoli perché hanno come obiettivo quello di de-industrrializzare il pianeta spostando gli indici economici dai settori manifatturieri a quelli finanziari, il che vuol dire sostituire le merci con la carta straccia, il che vuol dire sostituire il lavoro con la rendita: una castatrofe per l’economia. Ma lo è anche per la psicologia. In tal modo si spingono individui e popoli a diffondere l’idea che la ricchezza non la si costruisce attraverso l’uso, l’applicazione e l’esercizio del lavoro, bensi’ attraverso l’uso furbo e abile di quotidiane transazioni finanziarie legate a oscillazioni. E’ un abbassamento anche di prospettiva intellettuale. Si spingono individui e nazioni a rinunciare alle strategie di mercato per cercare, invece, come vere e proprie cavallette i campi dove lanciarsi per capitalizzare subito finanza immediata da re-investire subito in qualche altra piazza finanziaria mondiale. Per non parlare del fatto che, quando passano le cavallette dei finanzieri neo-liberisti selvaggi, molto spesso –per non dire quasi sempre- lasciano intere nazioni a secco”.


I due grandi successi e veri e propri fiori all’occhiello di Christina Romer sono quelli ottenuti nel 2004 e nel 2007. Parlano le cifre. Nel 2004, infatti, venne chiamata –come consulente- da una sindacalista argentina, allora all’opposizione, Christina Kirchner (attualmente presidente) per affrontare il problema economico dell’Argentina, crollata sotto il peso dell’attacco dei pirati finanziari e con un debito internazionale impossibile da pagare. La Romer studiò la situazione e fornì le proprie medicine. Le cedettero. Le applicarono. I Kirchner vinsero le elezioni e andarono al potere, applicando una mistura –tinta di colore sudamericano per essere adeguata al territorio locale- di socialismo marxiano nella dimensione politica e di post-keynesismo nella dimensione economica.

I punti erano quattro:

Cita:
1). Rinegoziazione del proprio debito (era il 2004) con il FMI, valutato allora in una cifra di circa 27 miliardi di euro, dalla quale vennero depennati tutti gli interessi composti delle banche creditrici che –negli ultimi dieci anni- avevano investito nel mercato finanziario argentino “inventando” una bolla speculativa fatta di carta straccia, tra cui l’Italia in prima fila. La restituzione di tale debito, ridotto a 14 miliardi di euro, sarebbe avvenuto in cinque anni. A ogni scadenza rispettata, sarebbe stato consentito un aumento del debito pubblico a condizione che la cifra fosse stata investita in infrastrutture interne, opere pubbliche, grandi opere, il cui fine dichiarato fosse quello di produrre lavoro e occupazione.

2). Sgravi fiscali per chiunque assumesse più di dieci lavoratori disoccupati. Le nuove aliquote incassate dallo stato dovevano finire nel 50% conto cassa per pagare il debito, il restante 25% per pagare i servizi pubblici e il 25% in un investimento finanziario in bpt di nazioni come Usa, Giappone e Europa –garantiti dalla Banca Mondale- il cui reddito sarebbe finito come fondo riserva nazionale.

3). Tassa sui grandi patrimoni finanziari e tassa sulle rendite finanziare con l’optional di scelta: chi non voleva produrre merci e/o lavoro pagava un’aliquota superiore dell’80%. Chi, invece, “inventava” imprese che producevano “merci reali” (di qualunque genere, compresi i servizi e il terziario, purchè venissero esclusi tutti gli strumenti cartacei di matrice finanziaria):

4). Abolizione della moneta “austral” (legata al dollaro) –manovra imposta dal ministro del tesoro di Bush- e ritorno all’originario “peso” al cambio di 2 a 1; tragico all’inizio perché comportava la presa d’atto del decurtamento al 50% del potere d’acquisto della moneta, ma che avrebbe funzionato a lungo termine.


Risultato: in cinque anni l’Argentina è passata da una disoccupazione del 56% al 12%.

Il debito con la Banca Mondiale da 27 miliardi di euro a zero.

Per sei anni di seguito il pil annuo è aumentato al ritmo del 12% e negli ultimi due anni è sceso al 9.

Il debito pubblico è aumentato del 63% ma la ricchezza interna produttiva è aumentata del 72%.

Risultato suppletivo: nel 2008 non c’è stato nessun impatto per la crisi finanziaria. Non avevano neppure un dollaro investiti in derivati, hedge funds e altri strumenti finanziari. Avevano investito i soldi dello stato nella produzione di merci.

Secondo risultato della Romer nel 2007 quando era consulente strategico della campagna elettorale di Obama. In Ecuador, nazione allo stremo, con un debito di 3,2 miliardi di dollari, il 70% della popolazione alla fame, una disoccupazione all’ 88%. Si fa assumere dal neo-presidente Rafael Correa e propone l’applicazione dello stesso modulo argentino con una variante in più, data la situazione locale. La Repubblica del Ecuador è il più grande produttore naturale al mondo di banane –le celeberrime chiquitas- solo che il 94% della produzione era nelle mani di quattro aziende, due statunitensi e due europee: la Del Monte e la United Fruit Company (Usa) la Nestlè e la Danone (europee).

Assunta come consulente del governo per la pianificazione economica, fa convocare una riunione con le quattro aziende ma all’incontro ci va lei, con delega. Carta bianca. Li ricatta: o si fanno latori presso la banca mondiale per far decurtare il debito, dopodiché si fanno garanti presso la banca mondiale depositando cash la cifra dovuta, sulla base del calcolo al millesimo dei profitti in percentuale che avranno sulle banane raccolte fino al 2015, oppure le quattro aziende vengono nazionalizzate e perdono tutto. Sei giorni di trattativa. Le aziende hanno accettato pagando con quote e hanno “accorpato” nel cartello una quinta azienda, per la prima volta nella storia dell’Ecuador, la ABN (Asociacion Bananeros Nacionales) un gruppo di 456 nuove aziende produttrici di banane che vantano un 20% delle quote di cartello, le cui azioni sono possedute al 50% dal ministero dell’economia e il 50% dai produttori locali (per lo più giovani strappati alla delinquenza e allo spaccio di cocaina e trasformati in contadini produttori).

Risultato: in quattro anni, la popolazione sulla soglia della povertà è stata ridotta dell’ 82%.

La disoccupazione è stata abbattuta dall’88% all’11%.

Hanno pagato tutti i loro debiti.

Per costruire infrastrutture inesistenti, cioè ospedali, scuole e strade, lo stato ha aumentato il proprio debito pubblico del 136%. In compenso la ricchezza del paese è decuplicata.

Ha inoltre risolto anche un problema alla California, non più in grado di assorbire emigrazione per via della crisi.

L’emigrazione da parte degli ecuadoriani in Usa dal 52% del 2006 è scesa allo 0% del 2010. Trovano lavoro, salario e casa nella loro terra.

Christina Romer ha spiegato e raccontato tutto ciò alla televisione americana.

Cita:
“Risolvere il problema dell’America Latina è facile, sono economie piccole. Ma con gli Usa e l’Europa?” hanno contestato in molti.


Tre giorni dopo l’associazione “figli di Cristoforo Colombo”, un gruppo di imprenditori emigrati in California, tutti di origine italiana, l’hanno sollecitata a dire la sua sull’Italia, nel corso di un dibattito svoltosi nel campus della facoltà di economia dell’università di Berkeley.

Ecco le sue medicine. Anzi: la medicina. Ne ha proposta, in pratica, fondamentalmente una e soltanto una.

Cita:
“Lo stato italiano, invece di piagnucolare abbindolando i propri cittadini sul debito pubblico, presentandolo come un cancro, lo aumenta e va controcorrente.. L’Italia ha un debito pubblico che si aggira intorno ai 1.950 miliardi di euro. Portarlo a 2.050 non comporta nessun aggravio SOLO E SOLTANTO SE consente il rilancio alla grande dell’economia in termini di sviluppo. L’Italia può permetterselo. Lo stato lancia un gigantesco piano di rilancio a favore delle istituzioni bancarie, le quali si faranno latori –essendo tutti inter-connessi- presso la bce. I soldi vengono dati a due condizioni:

a) le banche disinvestono dalla finanza e danno mutui agevolati alle imprese che producono merci a firma made in Italy.

b) possono avere accesso ai mutui agevolati soltanto le aziende che assumono almeno 10 disoccupati in età tra i 18 e i 35 anni. Quelle aziende si vedono decurtati gli oneri fiscali del 50% se assumono e per il solo fatto di assumere.

c) le banche e le aziende che non intendono investire nella creazione di lavoro e nella produzione delle merci perché preferiscono investire nella finanza internazionale –sempre a rischio di attacco speculativo- vengono tassate del 50%.

Così, si alzano le tasse e si abbassano le tasse allo stesso tempo. Tutte le banche italiane che hanno usufruito dell’aiuto dello stato nel 2008 (circa 45 miliardi di euro per salvarsi dalla crisi) poiché hanno investito quei soldi in finanza di carta e non in produzioni di merci, devono essere tassate subito nella serie “profitti legati a transizioni finanziarie”. Nel solo 2011 le banche italiane hanno perso in borsa la media del 40% del loro valore. Ma nessuno ricorda che nel 2009 hanno avuto profitti, in alcuni casi, del 150%, e nel 2010 del 60%. Che cosa facciamo? Contiamo i soldi quando le cose vanno male e non li contiamo quando vanno bene? Invece di pensare al pareggio di bilancio pensate a dare dei soldi a Sergio Marchionne, se il suo piano comporta assunzione di personale, allargamento di mercati internazionali e creazione di ricchezza collettiva per la nazione, allora vuol dire che va bene. Come mai qui tutti lo stimano, lo rispettano e lo amano e da voi tutti lo odiano?

La medicina è una e una sola: l’unica che può salvare l’economia di una nazione come l’Italia, troppo debole dinanzi al ricatto delle banche private francesi e tedesche: disinvestire dalla finanza per produrre merci: così facendo ci si sottrae alla speculazione, si crea lavoro, si produce ricchezza. Le banche vanno sotto il controllo di un mega ufficio del lavoro supra partes che controlla l’efficacia del sistema e lo fa applicare.”.


E’ l’esperienza dell’errore, tragico, compiuto nel gennaio del 2009, consulente economica del neo-presidente Obama, che la fa parlare così. “Allora, Obama, diede –dietro mio consiglio- ben 1400 miliardi di dollari in aiuto delle banche. Pensavamo che umiliati dall’esplosione della bolla finanziaria corressero ad assumere persone e creare merci. E invece si sono presi i soldi e li hanno reinvestiti in un’altra bolla finanziaria. Una vera tragedia. Per questo mi dimisi, allora. Oggi, 20 agosto 2011, lo posso dire. Siamo stati truffati. Cedemmo al ricatto delle banche private: o ci date i soldi o mandiamo a picco le borse mondiali. Abbiamo dato loro i soldi. Stanno mandando a picco le borse mondiali perché hanno reinvestito i soldi su se stessi e non nella società. Una vera tragedia. Questo è l’attuale scenario di guerra”



Questo è ciò che si dice e ciò su cui si dibatte al di là dell’Oceano Atlantico.

Anche quando si parla di noi e della nostra economia.

Mi sembrava utile ascoltare e divulgare la voce e il pensiero di una bella mente pensante, dotata di competenza tecnica specifica.

Spero lo abbiate gradito. Auguro a tutti una bella zaffata di aria fresca. Non dimenticate di bere sempre tanta acqua fresca.

Fonte: http://intermarketandmore.finanza.com/w ... 33007.html



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MessaggioInviato: 30/08/2011, 15:11 
Cita:
zakmck ha scritto:

Cita:
Questo è ciò che si dice e ciò su cui si dibatte al di là dell’Oceano Atlantico.

Anche quando si parla di noi e della nostra economia.

Mi sembrava utile ascoltare e divulgare la voce e il pensiero di una bella mente pensante, dotata di competenza tecnica specifica.

Spero lo abbiate gradito. Auguro a tutti una bella zaffata di aria fresca. Non dimenticate di bere sempre tanta acqua fresca.

Fonte: http://intermarketandmore.finanza.com/w ... 33007.html




...........[:o)]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 30/08/2011, 20:01 
http://archiviostorico.corriere.it/2011 ... 7049.shtml

Qua dice che i Governi hanno guadagnato molto dai prestiti dati alle banche. L'Italia, circa 200 milioni di euro. E anche le banche, grazie agli aiuti, hanno aumentato gli utili. Lo Stato presta soldi alle banche, che restituiscono tutto con gli interessi, guadagnandoci, ma col sistema che crolla. Chi è dunque che paga gli interessi? Ho idea, il cittadino. Che anzi, paga due volte, visto che i soldi prestati erano pubblici. E ricordiamoci che Berlusconi ha banca Mediolanum... Qui, da noi, non è lo Stato ad essere stato truffato, ma il cittadino, elettore, votante e trombato (nel senso letterale del termine, stavolta...)


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MessaggioInviato: 30/08/2011, 20:28 
Cita:
sezione 9 ha scritto:

Lo Stato presta soldi alle banche, che restituiscono tutto con gli interessi,



Forse volevi dire che.... le Banche pretano soldi allo Stato che poi li restituisce con gli interessi...... [;)]



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MessaggioInviato: 30/08/2011, 21:14 
Ma sì, sì... Qua però lo Stato presta e ci guadagna, le banche restituiscono e ci guadagnano lo stesso... Da dove saltano fuori i soldi? Da un sistema che non produce ricchezza ma che lavora in perdita? Credo di aver capito la vera natura del drenaggio fiscale...


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MessaggioInviato: 31/08/2011, 14:59 
Ma che strano.... una notizia bomba riportata in questo topic giorni or sono,
e sino ad oggi praticamente ignorata dai media, è stata finalmente
pubblicata da un sito di informazione (chiamiamolo "ufficiale") del
Bel Paese...... [:o)]

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http://affaritaliani.libero.it/economia ... refresh_ce


Che dite..... un giorno ne parlerà anche qualche TG? [:246]

Aahh.... 'sti complottisti.....



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MessaggioInviato: 02/09/2011, 01:06 
Cala la forza lavoro. L’industria cinese verso un cambiamento epocale
Diminuisce la forza-lavoro e ne aumenta il costo, calano i profitti e i capitali fuggono verso Vietnam e Indonesia. Esperti: per proseguire la crescita, la Cina deve riconvertire l’industria da manifatture a basso costo in prodotti di alta qualità, dall’aerospaziale alle telecomunicazioni.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La diminuzione di mano d’opera a basso costo e l’aumento del prezzo delle materia prime sta colpendo le industrie manifatturiere cinesi, spina dorsale della forte esportazione del Paese. La Cina, per continuare a crescere, dovrà trasformare l’industria, aumentandone la meccanizzazione e puntando su settori come l’alta tecnologia.

La legge del figlio-unico, introdotta a fine anni ’70 e applicata con determinazione, ha creato e creerà nel Paese una progressiva diminuzione dell’offerta di mano d’opera, finora soprattutto basata sulle centinaia di milioni di lavoratori migranti disposti a lavorare per bassi salari in fabbriche di abbigliamento, giocattoli e mobili. Si prevede che entro il 2025 la fascia di età tra 15 e 24 anni, principale forza lavoro per la manifatture, scenderà a 164 milioni, con diminuzione di altri 62 milioni circa di persone.

La minore disponibilità di forza-lavoro si accompagna con il progressivo riconoscimento di diritti basilari per i lavoratori cinesi, come la paga minima. L’aumento del costo del lavoro già induce parecchie ditte estere, ma anche cinesi, a investire in altri Paesi, come il Vietnam, dove minore è il costo della mano d’opera e i lavoratori hanno meno diritti.

Nel 2010 le esportazioni sono state per il 68% di manifatture, per 1.090 miliardi di dollari rispetto ai 544 miliardi del 2005, ma è in crescita il settore hi-tech con 492 miliardi, il 31% del totale, rispetto ai 218 miliardi del 2005.. Le esportazioni sono circa il 20% dell’economia cinese.

Ma un’indagine ad agosto tra oltre 200 imprese piccole e medie di Shanghai, riportata dall’Oriental Morning Post, ha già registrato una rapida diminuzione dei profitti, per la difficoltà ad affrontare la scarsità di mano d’opera e l’aumento dei costi di produzione.

Ora esperti dicono che Pechino, per proseguire la crescita, deve aumentare la produzione di alta tecnologia, come strumenti medici, aviazione, aerospaziale, software, computer e telecomunicazioni.

Sun Mingchun, analista di Daiwa Capital Markets a Hong Kong ed ex economista della banca centrale cinese, spiega che lo stesso è successo in Giappone nel 1969 e Corea del Sud nel 1988, le cui industrie da manifatturiere si sono dedicate alla produzione di alta tecnologia e altri prodotti di valore. Allora il Giappone passò da una crescita del 10,4% negli anni ’60 a un media del +5,2% nel 1970/1979, e la Corea dal +12,3% medio degli anni ’80 al 6,3% del periodo 1989/1998. Egli ritiene che le industrie cinesi hanno circa 5 anni per la riconversione, altrimenti nel periodo 2016/2020 prevede il declino della crescita e un progressivo crollo degli investimenti.

Esperti osservano che l’esito non è scontato: solo 5 economie (Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Singapore e Hong Kong) sono passate da nazioni a basso reddito a Paesi sviluppati mantenendo una crescita media abbastanza alta.

Mentre la crescita cinese già rallenta (stimata al 9,2% in questo trimestre rispetto al +9,5% di aprile-giugno), il Paese deve contenere una grave inflazione che marcia sul 6,2%, ma è più che doppia per alimentari e altri prodotti essenziali per i redditi bassi e spinge in alto i salari degli operai.

Molti imprenditori affrontano la sfida con sicurezza. Dicono che vogliono cancellare la diffusa convinzione che la Cina sappia produrre solo giocattoli, vestiti e prodotti economici ma di bassa qualità e vogliono espandersi nei settori di avanguardia. Altrimenti, tutti prevedono un progressivo declino dell’industria, con gli investitori diretti verso regioni di basso costo della mano d’opera, come Vietnam, Bangladesh, Indonesia e la stessa Cina occidentale.

Intanto il ministero per il Commercio propone esenzioni fiscali e altri incentivi per le imprese del superindustrializzato Guangdong che vogliano aumentare tecnologia e ricerca nei prossimi 3 anni.

http://www.asianews.it/notizie-it/Cala- ... 22519.html


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MessaggioInviato: 03/09/2011, 12:13 
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http://www.wallstreetitalia.com/article ... sione.aspx


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http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 08454.html


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http://www.movimentolibertario.com/2011 ... prano-oro/



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MessaggioInviato: 03/09/2011, 13:10 
IL MIRACOLO ECONOMICO
DEL NORTH DAKOTA: NON È IL PETROLIO


l North Dakota ha il più basso tasso di disoccupazione da quando è scoppiata la crisi. Qual è il suo segreto?
In un articolo apparso sul New York Times il 19 agosto intitolato
“Il Miracolo del North Dakota”, Catherine Rampell scrive:

“Se il suo segreto non è il petrolio, cosa c’è di così particolare in questo stato?
Il North Dakota ha una cosa che gli altri stati non hanno: una banca di proprietà dello stato.

Continua>>>
http://www.altrainformazione.it/wp/2011 ... -petrolio/



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"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 05/09/2011, 12:00 
ANCHE GOLDMAN SACHS CREDE CHE STIA
ARRIVANDO UN COLLASSO ECONOMICO


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http://www.altrainformazione.it/wp/2011 ... economico/

Goldman Sachs lo sta facendo di nuovo. Goldman sta dicendo al pubblico che le cose si sistemeranno, ma nel frattempo stanno consigliando ai loro clienti top di scommettere su un enorme collasso finanziario. Il 16 agosto un articolo di 54 pagine realizzato dallo stratega di Goldman Alan Brazil è stato distribuito ai clienti istituzionali. Il vasto pubblico non dovrebbe avere accesso a questo report. Fortunatamente, alcune persone al Wall Street Journal sono riusciti ad avere una copia e ci hanno informato di alcuni dettagli. Ne viene fuori che Goldman Sachs creda segretamente che stia arrivando un collasso economico e hanno delle idee davvero interessanti sul come fare soldi nell’ambiente finanziario turbolento in cui faremo ingresso fra poco. Nel report, Brazil dice che il problema del debito U.S. non può essere risolto con altro debito, che la crisi del debito europeo diventerà ancora peggiore e che ci sono un gran numero di istituzioni finanziarie in Europa che sono sull’orlo della crisi. Se questo è ciò di cui parlano le persone ai più alti livelli del mondo finanziario, forse dovremo fare un po’ di attenzione.
In questo momento c’è un clima di paura totale nella comunità finanziaria globale. Mentre scrivevo l’altro giorno, il mondo finanziario sta per schiacciare il pulsante del panico. Le cose potrebbero precipitare in qualsiasi momento. Molte di queste grandi banche non ammetteranno pubblicamente quanto brutta sia la situazione, ma privatamente c’è una grossa perdita di controllo.

Secondo il Wall Street Journal, Brazil crede che "potrebbe essere necessario un trilioni di dollari di capitale per portare in salvo le banche europee, che le piccole imprese negli Stati Uniti, da sempre il volano per i nuovi posti di lavoro, stanno ancora languendo e che la crescita della Cina potrebbe non essere sostenibile."


CONTINUA>>>
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