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Argomento bloccato

31/08/2010, 22:58

intanto la cricca si fa i cassi suoi a palazzo grazioli.

01/09/2010, 02:03

dark side ha scritto:

intanto la cricca si fa i cassi suoi a palazzo grazioli.
Dark credimi,scatena me a palazzo grazioli quando sono tutti dentro e ti posso assicurare che predator per loro sarebbe una benedizione!

Però la Daddario la troberei pure io [8D]
Ultima modifica di Ronin77 il 01/09/2010, 02:04, modificato 1 volta in totale.

01/09/2010, 09:23

Ronin77 ha scritto:
Però la Daddario la troberei pure io [8D]



LOOOOOOOOOOOL ... vagina non olet! [}:)]

[Vi prego di passarmi 'sta battuta [:o)]]

01/09/2010, 12:08

Istat, senza lavoro un giovane su quattro.
Gli inattivi sono 15 milioni.


ROMA - A luglio l'occupazione e' diminuita di 172 mila unita' rispetto a luglio 2009 (-0,7%). Lo rileva l'Istat sottolineando che rispetto a giugno si e' registrato un calo di 18 mila unita' (-0,1%).

A luglio 2010 segnala l'Istat l'occupazione maschile risulta stabile rispetto a giugno ma registra un calo dello 0,8% (115.000 unita' in meno) rispetto al luglio 2009. L'occupazione femminile diminuisce dello 0,2% rispetto a giugno e dello 0,6% (57.000 unita' in meno) rispetto al luglio 2009. Il tasso di occupazione maschile risulta pari al 67,9%, invariato rispetto a giugno ma in calo di 0,8 punti rispetto al luglio 2009. Il tasso di occupazione femminile a luglio era al 46% in lieve calo rispetto a giugno e piu' basso di 0,5 punti percentuali rispetto a luglio 2009.

Aumenta in maniera consistente il numero degli inattivi nel complesso (+76.000 unita' rispetto a giugno e +153.000 rispetto a luglio 2009) ma il dato riguarda soprattutto gli uomini con 44.000 inattivi in piu' sul mese precedente (+0,9%) e 93.000 (+1,8%) sul luglio 2009. Le donne inattive tra i 15 e i 64 anni sono aumentate di 31.000 unita' (+0,3% rispetto a giugno) e di 60.000 unita' (+0,6%) rispetto a luglio 2008. Nel complesso le persone inattive tra i 15 e i 64 anni sono quasi 15 milioni (14 milioni e 948 mila) ma tra questi oltre 5 milioni e 236 mila sono uomini. Gli occupati complessivi sono 22 milioni 886 mila mentre le persone in cerca di occupazione sono 2 milioni 105 mila.

DAMIANO, WATERLOO SOCIALE MA GOVERNO ASSENTE - ''I dati Istat sono una Waterloo sociale, ma il governo non trova niente di meglio che discutere del processo breve per dare l'ennesimo salvacondotto a Berlusconi'' o in alternativa do preoccuparsi ''di cavalli berberi''. Lo afferma il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano. Quelli dell'Istat'' sono numeri da brivido. Per di piu' - osserva l'esponente del Pd - l'autunno ci prepara una sorpresa amara: tra licenziamenti gia' avvenuti e potenziali sono a rischio circa 600mila posti di lavoro. Di questi 400mila nei settori privati mentre 140mila precari perderanno il lavoro nella P.a. Oltre ai 20mila della scuola. A questi - dice Damiano - vanno aggiunti i 70mila giovani vincitori di concorso nella P.a. che non troveranno impiego. Il Pd portera' al Paese il suo programma alternativo per rilanciare lo sviluppo e difendere l'occupazione''.


Continua>>>
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 38518.html

01/09/2010, 12:59

15 milioni è tantissimo per un paese come l'italia.

01/09/2010, 13:30

keiji ha scritto:

15 milioni è tantissimo per un paese come l'italia.


Già...... e nonostante questo, il governo non ha di meglio
da fare che preoccuparsi del "processo breve".... per salvare
le chiappe di una sola persona.


Ne vedremo delle belle nei prossimi tre mesi....

02/09/2010, 03:16

Senza parole....

02/09/2010, 18:37

Vendesi rene e ovuli. Su E-bay il dramma della crisi
Giovedí 02.09.2010 17:25

Disperati per la perdita del posto di lavoro, non potendo più pagare le rate del mutuo ed alcuni debiti contratti con finanziarie, una coppia di Chieti ha messo in vendita su Ebay il rene di lui e gli ovuli di lei. I due avevano gia' messo in vendita il loro appartamento ed avevano escogitato questo singolare stratagemma nel tentativo di potersi quanto meno risollevare economicamente.
Vendesi

La vicenda è stata scoperta dalla sezione della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Chieti che, grazie alla collaborazione di Ebay Europe, ha rimosso l'inserzione. In particolare, l'annuncio, che aveva come oggetto, "vendo rene", recitava "vendo rene, all'acquirente vanno caricate tutte le spese viaggio soggiorno anche per familiare, info 393???. solo sms, no perditempo". Un secondo annuncio dello stesso utente aveva per oggetto "vendo ovuli" e recitava "vendo ovuli per fecondazione assistita, disp. a viaggiare all'estero con spese a carico dell'acquirente anche per familiare, info 393???.. sms no perditempo".

Gli annunci sono stati pubblicati da una donna residente in un comune di Chieti e dalle indagini e' risultato che effettivamente in quel centro cittadino esisteva una donna che rispondeva ai dati del titolare dell'annuncio.Nel corso di un colloquio, che la polizia postale definisce "penoso", ha ammesso la circostanza spiegando che sia lei che il marito sarebbero di li' a poco rimasti senza lavoro e che tutti i tentativi fatti per cercare un'alternativa erano stati vani.

Fonte
http://www.affaritaliani.it/cronache/ve ... 20910.html

03/09/2010, 00:27

tutti siamo a rischio, basta qualche decreto di cricca per rovinarci la vita da un momento all'altro, tutti noi abbiamo degli obbiettivi da raggiungere, con fatica ed impegno, giorno per giorno si cerca di migliorare le cose per noi e per le nostre famiglie..... se mi faranno saltare tutto, mi trovano, basta individuare il responsabile, semmai qualcuno decidesse che la mia vita e il futuro di chi mi sta intorno e' sacrificabile, ne paghera' le conseguenze! io non mi vendero' un rene.
ormai siamo circondati da gente senza scrupoli, la vita degli altri non vale piu' nulla , molti pensano a se stessi e a fregarti appena possono, ok , funziona cosi'? bene, cerchiamo almeno di farci trovare vivi quel tanto da avere una reazione.

04/09/2010, 09:51

http://www.panorama.it/

I falsi eroi del mondo mediatico.

05/09/2010, 14:04

A seguito del fatto che NON C'E', tra i cinque punti proposti dal governo come assolutamente prioritari, nulla che sia riconducibile ai problemi finanziari del paese, il presidente della Confindustria dice:


MARCEGAGLIA: NON C'È VOLONTÀ DI LAVORARE SU CRESCITA - ''Non c'e' una visione e una volonta' veramente di lavorare su tutti i punti che riguardano la crescita''. E' quanto ha detto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, a margine del Workshop Ambrosetti. ''Ci sono alcune iniziative - ha affermato - ma sono spot''. "Sulla crescita dobbiamo lavorare tutti insieme, non c'é tempo da perdere", ha detto Emma Marcegaglia, che ha chiesto che il governo convochi le parti sociali. Chiediamo che il primo punto - ha proseguito - per la verifica di maggioranza sia la crescita: è essenziale concentrarsi su questo, noi stiamo crescendo troppo poco". In tal senso il presidente di Confindustria ha sottolineato come la Germania vada verso un 2,5% di crescita, noi sì e no cresceremo di un 1%. Chiediamo formalmente - ha aggiunto - che ci sia questo nuovo punto all'ordine del giorno". "I punti sono quelli indicati da noi qualche mese fa - ha ricordato - e indicati da Tremonti" e cioé "ricerca, infrastrutture, burocrazia, scuola". Secondo Marcegaglia è venuto il momento "di passare dalle parole ai fatti: non dobbiamo solo farci imporre questo dall'Europa ma dobbiamo essere convinti, che in questo momento, accanto al rigore dei conti pubblici che è fondamentale, bisogna occuparsi della crescita".

Contunua>>>
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 89801.html


E intanto l'ItaGlia rotola.......

05/09/2010, 23:22

Distinti salumi - di Eugenio Benetazzo
29/08/2010
Se ci fosse un modo per vendere allo scoperto l’Italia, non ci penserei un attimo. Per chi non è del mestiere con questa terminologia si denominano le operazioni finanziarie effettuate con l’intento di ottenere un profitto a seguito di un trend o movimento ribassista delle quotazioni di un qualsiasi bene quotato in una borsa valori. Fortunatamente, per voi che leggete, il valore delle vostre case, il valore della laurea di vostro figlio, il valore del comprensorio turistico in cui andate a fare le vacanze o il valore del benessere della città in cui vivete non sono oggetto di quotazione presso nessun mercato borsistico. Se cosi fosse infatti, avremmo assistito all’arrivo di migliaia di speculatori pronti a vendere allo scoperto un paese che nel suo complesso è destinato progressivamente a perdere di valore.

Vi accorgete di quanto valiamo come paese o come popolazione lavorando o interagendo con altre nazionalità (Stati Uniti a parte), in cui quello che è normale o consuetudinario negli altri stati, in Italia è straordinario oppure eccezionale. Da due anni si continua a parlare ormai di questa famigerata crisi finanziaria che ora è diventata crisi planetaria e che ha ripercussioni molto rilevanti anche in Italia: vi faccio una domanda. Pensate seriamente che le persone al momento al governo o all’opposizione, le quali sono state artefici di aver condotto il paese alla sfida della globalizzazione, senza ipotizzare alcun tipo di difesa, siano adesso in grado di risolvere i problemi che quest’ultima ha procurato allo stesso paese. Chi siede a Bruxelles o Roma a rappresentarci ha un’età media oltre i sessant’anni, lo stesso premier è ormai in prossimità degli ottanta anni: tutti loro sono ormai mentalmente obsoleti, incapaci di astrarsi intellettualmente per comprendere su cosa e come intervenire, capaci solo di aizzarsi per le solite beghe di partito. Non me la prendo più di tanto con Berlusconi, Fini, D’Alema, Bersani, Bossi o Casini, ma con chi li vota. Alla fine gli italiani hanno la classe politica che si merita e la stessa si dimostra un fedele specchio del paese.

Quei pochi vanti che avevamo nei confronti di altre nazioni non li abbiamo mai coltivati a sufficienza, lasciandoli appassire lentamente: qualcuno mi ricorda come in più occasioni abbia menzionato il mancato sfruttamento del potenziale turistico ed artistico italiano. Non rinnego questa mia constatazione, tuttavia soffermiamoci a riflettere su come è strutturato questo potenziale inespresso: migliaia di alberghi, pensioni, residence ormai fatiscenti, la maggior parte a conduzione familiare, risalenti, assieme all’arredamento, a oltre trent’anni fa. Per non parlare delle logiche campanilistiche di attrazione ed accoglienza turistica di enti locali, aziende di soggiorno ed associazioni di albergatori che competono una con l’altra. Piuttosto che fare sistema tra di loro preferiscono perdere il cliente: è la logica dell’orto di casa, quello che è mio non lo condivido con nessuno. Purtroppo manca un disegno di regia unitaria che dia l’imprimatur ad una svolta gestionale e direzionale degna del paese che “in teoria” vanta il maggior appeal turistico ed artistico del mondo. Per questo motivo a guidare il Ministero del Turismo ci dovrebbe essere un “dream team” costituito dai migliori marketing manager del mondo, e non una ex valletta di periferia dalle discutibili competenze professionali ed imprenditoriali.

Qualcuno mi scrive confidando molto presto in una rivoluzione, magari in una rivoluzione culturale per cambiare definitivamente il destino di lento e progressivo impoverimento del paese, che ormai vive solo grazie alle montagne di risparmio accantonato e al mercato sommerso dell’evasione fiscale. Ma chi dovrebbe farla questa rivoluzione ? Le forze giovanili attuali ? Prima mi viene da piangere e dopo da ridere: intere generazioni di ragazzi italiani buoni purtroppo a nulla, senza spirito di sacrificio e con professionalità inesistente, tutto questo grazie a scuole superiori e laureifici (leggasi università di stato) attrezzati per elargire una qualche sorta di riconoscimento accademico o suo surrogato. Le lauree italiane (al pari dei diplomi) non servono ormai più a nulla in quanto è cessata da quasi vent’anni la funzione sociale per cui sono state concepite ovvero fare selezione, individuare i più promettenti, scartare gli inetti e bocciare gli incapaci. Care mamme evitate di scrivermi dicendo che vostro figlio è un genio e che sono esagerato: fate così mandatelo a lavorare all’estero, vediamo chi ve lo assume per una mansione dirigenziale. La formazione accademica italiana era tra le migliori (forse la migliore al mondo) fino a 20/25 anni fa, poi lentamente questo primato ci è stato sottratto per l’incapacità di aggiornare il modello scolastico e soprattutto per la lentezza di ammodernizzarsi dell’intero paese. Sicuramente qualcuno che vale esiste (purtroppo sono veramente molto pochi), ma vale per un qualche dono di natura, non certo per quello che le istituzioni scolastiche ed accademiche gli hanno insegnato.

Tra vent’anni in Italia ci scontreremo con un’altra triste realtà, quella di non essere più a casa nostra: grazie infatti ad un liberismo sfrenato alle frontiere, saranno infatti in maggioranza numerica tutte le altre etnie che abbiamo fatto entrare senza tante riflessioni, con un aumento della conflittualità sociale che ora non immaginiamo nemmeno. Aumentano in continuazione invece i paesi occidentali che stanno facendo l’impossibile per far rimpatriare le ondate di immigrazione degli anni precedenti, proponendo addirittura bonus economici a chi se ne ritorna da dove è venuto. Ovunque (persino a Malta), tranne in Italia, ci si rende conto dei disagi e danni economici che hanno provocato gli extracomunitari (abbassamento dei livelli salariali, criminalità per le strade, intolleranza nei confronti della cultura ospitante, prostituzione, disagio e tensione sociale con gli autoctoni). Noi italiani invece per evitare di offendere la sensibilità di qualche attivista per l’integrazione razziale stiamo serenamente lasciando che questa diventi la casa di qualcun’altro. Per le conseguenze che ci aspettano, la gestione dei flussi migratori dovrebbe essere una priorità nazionale. In qualsiasi città italiana andiate vi rendete conto voi stessi di un dato oggettivo: queste persone non solo non si sono integrate, ma nemmeno lo vogliono, ogni etnia infatti si è autoghettizzata per conto proprio (dai cinesi ai nordafricani, ogni comunità vive con le sue regole, fregandosesene del paese che la ospita.

Datemi retta vendete tutto quello che ha senso vendere e accaparratevi quel poco di buono che ancora rimane dell’Italia: tra quindici anni ci chiederemo come sia potuto accadere, come sia stato possibile lasciar marcire il paese fino a qualche anno fa invidiato da tutti. Se qualcuno di voi spera in qualcosa, allora deve sperare che arrivi, emerga o si imponga un nuovo Lorenzo Il Magnifico, una personalità giovane, visionaria, intraprendente, scomoda per l’attuale establishment industriale e politico, che abbia la capacità di rinnovare il paese, e stravolgere la sua popolazione, proprio come fece allora Lorenzo Dè Medici riformando completamente tutte le istituzioni statali dell’epoca e risolvendo le rivalità e le problematiche dei grandi gruppi di potere, assicurando al tempo stesso un periodo di equilibrio, crescita, stabilità e slancio per tutta la penisola. Tuttavia fin tanto che da quasi vent’anni in Italia continuano ad alternarsi a livello politico e mediatico sempre gli stessi attori (da Berlusconi a D’Alema, da Montezemolo a Tatò, da Pippo Baudo a Raffaella Carrà), il problema non sarà tanto come cambiare il paese, ma come cambiare gli italiani, ormai assopiti ed addormentati proprio come recitava il poeta Ugo Foscolo: e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirito guerrier ch'entro mi rugge.

Fonte

http://www.nexusedizioni.it/apri/Argome ... Benetazzo/

05/09/2010, 23:50

Santa miseria Vimana..... che bel quadretto.... [8)]

06/09/2010, 18:34

A Cernobbio anche un controvertice per un'economia sostenibile

“L'indicatore del Prodotto Interno Lordo che torna a salire, seppur di poco, non è un elemento sufficiente per dire che la nostra economia è in salute, che le difficoltà sono definitivamente alle spalle. Riteniamo anzi che si debba gradualmente adottare un sistema di sviluppo che riorganizzi sia le produzioni sia i consumi verso un modello più sostenibile”, spiega Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci!, una rete che unisce 39 organizzazioni, tra cui figurano Ong, associazioni attive in numerosi ambiti della società e della vita civile (Arci, Emergency, Movimento Consumatori, Mani Tese) e per la tutela dell'ambiente (WWF, Legambiente).

Ieri a Cernobbio, quasi a fare da controcanto al workshop Ambrosetti che si svolgeva nella stessa località, i gruppi della campagna Sbilanciamoci!, nel corso del forum “Fuori dalla crisi con un'altra economia”, hanno presentato dieci proposte per aiutare l'Italia a uscire dalla crisi modificando le proprie politiche economiche e sociali.

“Negli ultimi due anni oltre un milione di persone ha perso il proprio impiego, crescono i lavoratori precari e le disuguaglianze sociali. Le misure varate dal governo, come la social card o il bonus per i nuovi nati, sono poco più che palliativi, insufficienti a invertire la tendenza. Per queste ragioni ci sembra controproducente puntare ancora su vecchie ricette basate sulla centralità del mercato e sulla riduzione del costo del lavoro. Pensiamo, invece, che convenga optare per una regia pubblica dell'economia capace di correggere le storture del sistema in cui viviamo. Un esempio? Usare gli incentivi statali anche per supportare la nascita di un'industria italiana delle energie rinnovabili, che per il momento latita, e non solo per spingere la domanda di pannelli fotovoltaici. E, ancora, sostituire il principio della cooperazione a quello della competitività, ossia definire accordi che dagli Usa, all'Italia fino alla Cina garantiscano a tutti i lavoratori alcuni diritti fondamentali, piuttosto che farsi una concorrenza spietata abbassando il costo della manodopera. Poi, riteniamo che per creare nuova ricchezza sia opportuno prima redistribuire meglio quella che esistente, tassando i patrimoni oltre i 5 milioni di euro e incentivando così i consumi dei ceti meno privilegiati. E, infine, è tempo di valorizzare quello che noi definiamo “capitale sociale umano”, il che vale a dire usare di più e meglio i soldi pubblici per la formazione dei cittadini”, continua Marcon.

Le 10 proposte di Sbilanciamoci! contro il declino dell'Italia

1) Tassa patrimoniale del 5 per 1.000 sui patrimoni oltre i 5 milioni di euro. Questo prelievo, insieme all'armonizzazione dell'imposizione fiscale sulle rendite fiscali al 23%, all'accentuazione della progressività fiscale e ad alcune “tasse di scopo”, potrebbe portare nelle casse pubbliche oltre 15 miliardi di euro (10 dalla patrimoniale). Sì alla campagna internazionale che promuove la tassa dello 0,05% sulle transazioni finanziarie.

2) Soppressione del programma per la costruzione di 131 cacciabombardieri F35 (costo pluriennale di 16 miliardi), riduzione dell'organico delle Forze Armate (da 190mila a 120mila unità), integrazione europea delle forze di sicurezza, soppressione di altri sistemi d'arma. Queste misure nel 2011 farebbero risparmiare 7 miliardi.

3) Introdurre l'open source nella Pubblica Amministrazione. I due miliardi risparmiati potrebbero essere investiti per la diffusione dell'informatica in ogni campo sociale.

4) Cancellare il Ponte sullo Stretto e le grandi opere (risparmio di 1,5 miliardi nel 2011).

5) Mettere all'asta le frequenze del digitale terrestre. Lo Stato incasserebbe così 4,5 miliardi.

6) Protezione di precari e disoccupati. Estensione degli ammortizzatori sociali previsti per i lavoratori a tempo indeterminato anche ai precari e a chi non ha un impiego. Reddito sociale di 700 euro mensili per i disoccupati. Più asili nido, assistenza domiciliare e misure di inclusione per gli immigrati. Il costo di queste misure per il 2011 è di 6 miliardi. Depenalizzare le condotte che non ledono beni costituzionalmente protetti e lo status di immigrato irregolare. Decriminalizzare la vita dei consumatori di droghe. Le risorse liberate potrebbero essere usate per progetti di inclusione sociale.

7) Energie pulite e mobilità sostenibile. Piano di sviluppo delle imprese attive nel fotovoltaico (Almeno 1 milione di nuovi pannelli nel 2011) e delle produzioni e dei consumi che incrementano la diffusione delle energie rinnovabili. Piano nazionale per il trasporto pubblico locale che abbia l'obiettivo di ridurre le emissioni climalteranti: 1.000 nuovi treni per i pendolari, city manager e car sharing in almeno 30 città italiane di grande e media dimensione. L'onere di queste misure è di 4 miliardi.

8) Interventi per la crescita dell'offerta formativa e per il diritto allo studio, ripensamento della didattica, promozione della partecipazione attiva degli studenti all'interno dei luoghi del sapere, stanziamenti per la ricerca in linea con gli standard europei. Servono almeno 4 miliardi per far fronte all'emergenza istruzione.

9) L'Italia non ha bisogno di grandi opere ma di piccole opere: riassetto idrogeologico del territorio, messa in sicurezza delle scuole, preservazione di coste e beni paesaggistici, manutenzione del sistema idrico, soprattutto nel Mezzogiorno, sistemazione di numerosi piccoli centri, in prevalenza montani. Investimenti per 9 miliardi nelle piccole opere.

10) L'Italia ha bisogno di un'altra e di una nuova economia: sviluppo locale e filiera corta in agricoltura, produzioni e consumi di qualità, che siano socialmente ed ecologicamente sostenibili. Agricoltura biologica, economia solidale e di prossimità, innovazione e ricerca, gruppi di acquisto solidale, incentivi alle imprese che promuovono le forme di economia sostenibile. Servono almeno 3 miliardi di euro da investire nella direzione di un nuovo modello di sviluppo e da destinare alla lotta contro la povertà. Con le risorse disponibili presso la Cassa Depositi e Prestiti si crei una banca di investimenti pubblici per favorire in “green deal” nel nostro paese. Questo è anche un modo per ridare al settore pubblico un ruolo centrale nella finanza e nel sostegno all'economia reale.

Cambiare le produzioni, cambiare i consumi. Riconversione dell'industria automobilistica
“In questa fase storica l'industria automobilistica è in difficoltà, si calcola che le fabbriche di auto facciano i conti con una sovrapproduzione del 30-40% che il mercato non riesce ad assorbire. - afferma l'economista ambientale Guido Viale, intervenuto nella sessione pomeridiana del forum, intitolata “Cambiare le produzioni, cambiare i consumi” - Va da sè che un simile squilibrio non si risolve all'interno di un singolo gruppo, ma necessità di politiche più ampie. E' evidente che le grandi aziende dell'auto per salvare i propri livelli occupazionali debbano optare per una conversione industriale e destinare quella parte del loro potenziale produttivo che il mercato non accoglie più verso nuove forme di consumo. Alcuni esempi? Forme di trasporto condiviso come il car pooling, il car sharing e i taxi a chiamata. Inoltre, le conoscenze motoristiche di un'azienda come Fiat potrebbero essere usate per realizzare impianti di cogenerazione energetica, idonei a riscaldare e raffreddare gli edifici e a produrre energia elettrica, motori per pale eoliche e altre tecnologie verdi. La stessa Volkswagen, che pure vanta una posizione di mercato migliore rispetto a quella di Fiat, ha deciso di realizzare 100.000 impianti di cogenerazione energetica per coprire i vuoti produttivi”.

La civiltà dell'auto, e di conseguenza l'organizzazione sociale e delle città che abbiamo visto negli ultimi decenni, attraversa una fase di declino – sostiene Francesco Garibaldo, sociologo industriale, già direttore dell'Ires –. Tuttavia la risposta al cambiamento va pensata in modo diverso in base al luogo in cui ci si trova. I centri storici di quasi tutte le città italiane sono adatti a essere percorsi senza automobile, a piedi, in bicicletta o con scale mobili o tapis roulant, come avviene nei grandi magazzini o in altri spazi simili. Basti pensare che l'aeroporto di Francoforte, all'interno del quale nessuno circola in auto, è più grande del centro storico di Bologna. E' ovvio, però, che in molti altri casi l'automobile resta un mezzo di trasporto assai prezioso, se non indispensabile, per portarci da un luogo all'altro”.

Fonte
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AYIho5MC

07/09/2010, 11:06

vimana131 ha scritto:

A Cernobbio anche un controvertice per un'economia sostenibile

“L'indicatore del Prodotto Interno Lordo che torna a salire, seppur di poco, non è un elemento sufficiente per dire che la nostra economia è in salute, che le difficoltà sono definitivamente alle spalle. Riteniamo anzi che si debba gradualmente adottare un sistema di sviluppo che riorganizzi sia le produzioni sia i consumi verso un modello più sostenibile”, spiega Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci!, una rete che unisce 39 organizzazioni, tra cui figurano Ong, associazioni attive in numerosi ambiti della società e della vita civile (Arci, Emergency, Movimento Consumatori, Mani Tese) e per la tutela dell'ambiente (WWF, Legambiente).

Ieri a Cernobbio, quasi a fare da controcanto al workshop Ambrosetti che si svolgeva nella stessa località, i gruppi della campagna Sbilanciamoci!, nel corso del forum “Fuori dalla crisi con un'altra economia”, hanno presentato dieci proposte per aiutare l'Italia a uscire dalla crisi modificando le proprie politiche economiche e sociali.

“Negli ultimi due anni oltre un milione di persone ha perso il proprio impiego, crescono i lavoratori precari e le disuguaglianze sociali. Le misure varate dal governo, come la social card o il bonus per i nuovi nati, sono poco più che palliativi, insufficienti a invertire la tendenza. Per queste ragioni ci sembra controproducente puntare ancora su vecchie ricette basate sulla centralità del mercato e sulla riduzione del costo del lavoro. Pensiamo, invece, che convenga optare per una regia pubblica dell'economia capace di correggere le storture del sistema in cui viviamo. Un esempio? Usare gli incentivi statali anche per supportare la nascita di un'industria italiana delle energie rinnovabili, che per il momento latita, e non solo per spingere la domanda di pannelli fotovoltaici. E, ancora, sostituire il principio della cooperazione a quello della competitività, ossia definire accordi che dagli Usa, all'Italia fino alla Cina garantiscano a tutti i lavoratori alcuni diritti fondamentali, piuttosto che farsi una concorrenza spietata abbassando il costo della manodopera. Poi, riteniamo che per creare nuova ricchezza sia opportuno prima redistribuire meglio quella che esistente, tassando i patrimoni oltre i 5 milioni di euro e incentivando così i consumi dei ceti meno privilegiati. E, infine, è tempo di valorizzare quello che noi definiamo “capitale sociale umano”, il che vale a dire usare di più e meglio i soldi pubblici per la formazione dei cittadini”, continua Marcon.

Le 10 proposte di Sbilanciamoci! contro il declino dell'Italia

1) Tassa patrimoniale del 5 per 1.000 sui patrimoni oltre i 5 milioni di euro. Questo prelievo, insieme all'armonizzazione dell'imposizione fiscale sulle rendite fiscali al 23%, all'accentuazione della progressività fiscale e ad alcune “tasse di scopo”, potrebbe portare nelle casse pubbliche oltre 15 miliardi di euro (10 dalla patrimoniale). Sì alla campagna internazionale che promuove la tassa dello 0,05% sulle transazioni finanziarie.

2) Soppressione del programma per la costruzione di 131 cacciabombardieri F35 (costo pluriennale di 16 miliardi), riduzione dell'organico delle Forze Armate (da 190mila a 120mila unità), integrazione europea delle forze di sicurezza, soppressione di altri sistemi d'arma. Queste misure nel 2011 farebbero risparmiare 7 miliardi.

3) Introdurre l'open source nella Pubblica Amministrazione. I due miliardi risparmiati potrebbero essere investiti per la diffusione dell'informatica in ogni campo sociale.

4) Cancellare il Ponte sullo Stretto e le grandi opere (risparmio di 1,5 miliardi nel 2011).

5) Mettere all'asta le frequenze del digitale terrestre. Lo Stato incasserebbe così 4,5 miliardi.

6) Protezione di precari e disoccupati. Estensione degli ammortizzatori sociali previsti per i lavoratori a tempo indeterminato anche ai precari e a chi non ha un impiego. Reddito sociale di 700 euro mensili per i disoccupati. Più asili nido, assistenza domiciliare e misure di inclusione per gli immigrati. Il costo di queste misure per il 2011 è di 6 miliardi. Depenalizzare le condotte che non ledono beni costituzionalmente protetti e lo status di immigrato irregolare. Decriminalizzare la vita dei consumatori di droghe. Le risorse liberate potrebbero essere usate per progetti di inclusione sociale.

7) Energie pulite e mobilità sostenibile. Piano di sviluppo delle imprese attive nel fotovoltaico (Almeno 1 milione di nuovi pannelli nel 2011) e delle produzioni e dei consumi che incrementano la diffusione delle energie rinnovabili. Piano nazionale per il trasporto pubblico locale che abbia l'obiettivo di ridurre le emissioni climalteranti: 1.000 nuovi treni per i pendolari, city manager e car sharing in almeno 30 città italiane di grande e media dimensione. L'onere di queste misure è di 4 miliardi.

8) Interventi per la crescita dell'offerta formativa e per il diritto allo studio, ripensamento della didattica, promozione della partecipazione attiva degli studenti all'interno dei luoghi del sapere, stanziamenti per la ricerca in linea con gli standard europei. Servono almeno 4 miliardi per far fronte all'emergenza istruzione.

9) L'Italia non ha bisogno di grandi opere ma di piccole opere: riassetto idrogeologico del territorio, messa in sicurezza delle scuole, preservazione di coste e beni paesaggistici, manutenzione del sistema idrico, soprattutto nel Mezzogiorno, sistemazione di numerosi piccoli centri, in prevalenza montani. Investimenti per 9 miliardi nelle piccole opere.

10) L'Italia ha bisogno di un'altra e di una nuova economia: sviluppo locale e filiera corta in agricoltura, produzioni e consumi di qualità, che siano socialmente ed ecologicamente sostenibili. Agricoltura biologica, economia solidale e di prossimità, innovazione e ricerca, gruppi di acquisto solidale, incentivi alle imprese che promuovono le forme di economia sostenibile. Servono almeno 3 miliardi di euro da investire nella direzione di un nuovo modello di sviluppo e da destinare alla lotta contro la povertà. Con le risorse disponibili presso la Cassa Depositi e Prestiti si crei una banca di investimenti pubblici per favorire in “green deal” nel nostro paese. Questo è anche un modo per ridare al settore pubblico un ruolo centrale nella finanza e nel sostegno all'economia reale.

Cambiare le produzioni, cambiare i consumi. Riconversione dell'industria automobilistica
“In questa fase storica l'industria automobilistica è in difficoltà, si calcola che le fabbriche di auto facciano i conti con una sovrapproduzione del 30-40% che il mercato non riesce ad assorbire. - afferma l'economista ambientale Guido Viale, intervenuto nella sessione pomeridiana del forum, intitolata “Cambiare le produzioni, cambiare i consumi” - Va da sè che un simile squilibrio non si risolve all'interno di un singolo gruppo, ma necessità di politiche più ampie. E' evidente che le grandi aziende dell'auto per salvare i propri livelli occupazionali debbano optare per una conversione industriale e destinare quella parte del loro potenziale produttivo che il mercato non accoglie più verso nuove forme di consumo. Alcuni esempi? Forme di trasporto condiviso come il car pooling, il car sharing e i taxi a chiamata. Inoltre, le conoscenze motoristiche di un'azienda come Fiat potrebbero essere usate per realizzare impianti di cogenerazione energetica, idonei a riscaldare e raffreddare gli edifici e a produrre energia elettrica, motori per pale eoliche e altre tecnologie verdi. La stessa Volkswagen, che pure vanta una posizione di mercato migliore rispetto a quella di Fiat, ha deciso di realizzare 100.000 impianti di cogenerazione energetica per coprire i vuoti produttivi”.

La civiltà dell'auto, e di conseguenza l'organizzazione sociale e delle città che abbiamo visto negli ultimi decenni, attraversa una fase di declino – sostiene Francesco Garibaldo, sociologo industriale, già direttore dell'Ires –. Tuttavia la risposta al cambiamento va pensata in modo diverso in base al luogo in cui ci si trova. I centri storici di quasi tutte le città italiane sono adatti a essere percorsi senza automobile, a piedi, in bicicletta o con scale mobili o tapis roulant, come avviene nei grandi magazzini o in altri spazi simili. Basti pensare che l'aeroporto di Francoforte, all'interno del quale nessuno circola in auto, è più grande del centro storico di Bologna. E' ovvio, però, che in molti altri casi l'automobile resta un mezzo di trasporto assai prezioso, se non indispensabile, per portarci da un luogo all'altro”.

Fonte
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AYIho5MC


Veramente moooolto interessanti questi dieci punti elencati.....
ma ci sarà mai il buon senso di proporli/applicarli? [V]

Nel frattempo, l'Italia rischia grosso per i personalismi di questi due cialtroni.
Altro stop ai lavori (per altri sei mesi) è previsto da Novembre.... [xx(]




Berlusconi-Bossi. saliremo al Colle per dimissioni Fini
Ma il Senatur pessimista: voto vicino.
Il premier spera ancora in moderati


07 settembre, 10:15

Fonte:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 35082.html
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