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Argomento bloccato

09/09/2010, 20:46

Appunto...L'agricoltura in Italia è una risorsa poco tutelata.

10/09/2010, 10:27

Competitivita': Italia ultima G7, dietro Lituania e Polonia
Ferma al 48/mo posto nel mondo, pesano debolezze strutturali


09 settembre, 11:13

Fonte:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 60743.html

GINEVRA - L'Italia resta ferma al 48/o posto nella classifica mondiale della competitivita' del Global Competitiveness Report 2009-2010 pubblicata ogni anno a Ginevra dal World Economic Forum (Wef).

La classifica - guidata quest'anno da Svizzera, Svezia, Singapore e dagli Stati Uniti che hanno perso due posizioni - vede l'Italia preceduta da tutti i maggiori Paesi industrializzati. L'Italia resta ancora ''nettamente il Paese del G7 piu' basso nella classifica'', osserva il Wef nei suoi commenti, superata dalla Lituania e preceduta da Paesi come la Tunisia (32esima) o la Polonia (39). La competitivita' globale del paese continua ad essere gravata da alcune debolezze strutturali della sua economia, afferma il Wef.




Tratto da:
http://www.wallstreetitalia.com/article ... ge=1001059

L'Italia resta ferma al 48mo posto nella classifica mondiale della competitivita', preceduta da tutti i maggiori Paesi industrializzati. I dati sono del Global Competitiveness Report 2009-2010 pubblicata dal World Economic Forum (Wef). La classifica e' guidata da Svizzera, Svezia, Singapore e dagli Usa, che hanno perso 2 posizioni. L'Italia resta 'il Paese del G7 piu' basso nella classifica', superata dalla Lituania e preceduta da Tunisia (32esima) e Polonia (39).

La competitivita' globale del Paese continua ad essere gravata da alcune debolezze strutturali della sua economia, afferma il Wef. Come negli anni scorsi, l'Italia ottiene buoni voti in alcuni settori complessi misurati dall'indice globale di competitivita' ed in particolare per la sofisticazione del suo ambiente di business (23mo posto) e per la produzione di beni che si collocano in alto della catena di valore. Inoltre - afferma il Wef - il Paese dispone di forti distretti industriali (cluster business), per la quale risulta prima al mondo.

Dispone inoltre di un ampio mercato (il nono al mondo) che consente economie di scala. Tuttavia, il mercato del lavoro resta molto rigido: risulta 118ma (su 139) per l'efficienza del suo mercato del lavoro e questo ostacola la creazione di posti di lavoro. Il mercato finanziario non e' sufficientemente sviluppato. Tra le altre debolezze istituzionali, il Wef segnala 'l'alto livello di corruzione e del crimine organizzato'. Nella classifica e' preceduta da Lituania, Portogallo, Slovenia, Indonesia, Barbados e Spagna. E' seguita da Montenegro (49), Malta (50) e India (51).

11/09/2010, 11:19

Calisto Tanzi, l'ex patron di Parmalat, come tutti sanno è stato condannato a risarcire circa 105 milioni di euro, cioè SOLO il 30% del danno procurato, ai risparmiatori danneggiati dal crack dell'istituto di Collecchio.

Ripeto....... 105 milioni di euro che sono solo il 30% del reale danno procurato.

E che cosa appare ieri mattina sui giornali?




Parmalat: garantiti crediti obbligazionisti
Il ministero della Giustizia: ottenuto dagli Stati Uniti svincolo di due milioni di euro occultati all'estero

10 settembre, 13:02

ROMA - Il ministero della Giustizia ha garantito in parte il credito vantato dagli obbligazionisti coinvolti nel crac della Parmalat, ottenendo dagli Stati Uniti lo svincolamento della somma di 2 milioni 98 mila 647 euro, occultati all'estero da uno degli imputati per il fallimento dell'azienda. Lo rende noto un comunicato di via Arenula.

"L'importante risultato", sottolinea il ministero, è stato conseguito grazie al "solerte impegno e allo straordinario lavoro dei magistrati e dei funzionari dell'Ufficio Secondo della Direzione Generale Giustizia Penale, nonché dalla intelligente e pronta collaborazione della Procura Generale della Corte di Appello di Bologna che ha sensibilizzato, quella Corte, a emanare, in tempi brevissimi, l'ordinanza di sequestro conservativo dei fondi occultati all'estero". "Siamo pertanto soddisfatti - conclude la nota - del nostro lavoro perché, proprio grazie al recupero di questa somma, sarà possibile risarcire, almeno in parte, quei risparmiatori e investitori gravemente danneggiati da una delle speculazioni finanziarie più criminose della storia della Repubblica".





Cioè ma dico........ L'IMPORTANTE RISULTATO?
Due milioni di euro da suddividere tra migliaia
di persone che sono state danneggiate?

Incredibile....[xx(]

11/09/2010, 13:56

Riconteggi, Asti boccia Cota Solo 13 schede valide su 100
Dalla verifica dei voti delle due liste bocciate del Tar compiuta dal tribunale, soltanto il 13% dei suffragi è stato considerato valido per il presidente leghista. Se la tendenza sarà confermata nelle altre province, si profila il ribaltamento del risultato uscito dalle urne di marzo: Bresso sorpassa Cota. Ma poi bisognerà aspettare il verdetto del Consiglio di Stato
di VERA SCHIAVAZZI


Poco meno del 13 per cento. E' questa la percentuale di schede sulle quali gli elettori astigiani di Scanderebech e dei 'Consumatorì hanno tracciato due croci, una sul simbolo di lista, l'altra sul nome di un candidato presidente (Roberto Cota, perlopiù, ma in qualche caso anche Bresso, il grillino Davide Bono o l'autonomista Renzo Rabellino). Se la tendenza che arriva da Asti, dove il riconteggio delle 569 schede 'incriminatè è finito venerdì mattina, dovesse confermarsi nel resto del Piemonte, e se il Tar dovesse decidere che le due liste sono nulle, la vittoria di Cota verrebbe a sua volta cancellata: i voti di Scanderebech e dei Consumatori sono stati in tutto 15.000, il 13 per cento equivale ad un po' meno di 2.000, ne resterebbero 13.000 da annullare, ampiamente di più della differenza tra Cota e l'ex presidente Mercedes Bresso. Ma i 'se', in questa vicenda, sono ancora troppi. E se è vero che un nervosismo crescente di Lega e centrodestra accompagna i riconteggi, è vero anche che occorrerà attendere il termine delle operazioni, e soprattutto il pronunciamento del Consiglio di Stato del 19 ottobre per sapere come andranno le cose.

Il fatto che la maggior parte degli elettori non perda tempo a tracciare più di una croce era del resto ampiamente previsto e prevedibile e, del resto, la legge elettorale non lo impone. Ma se una o più liste vengono dichiarate invalide, o addirittura inesistenti, il risultato può cambiare anche a urne chiuse, sostengono i legali di Bresso. La settimana prossima si chiuderà il riconteggio anche a Biella, mentre (lunedì) s'inizierà quello di Alessandria: tutte insieme, le province piemontesi equivalgono al voto di Torino, dove le operazioni inizieranno entro pochi giorni, non appena risolti i problemi relativi al trasporto delle schede. Mercedes Bresso si dichiara "soddisfatta" dei numeri che arrivano da Asti: "in termini relativi, però, parliamo di una piccola provincia, quando i voti complessivi da controllare sono oltre 15.000". "Abbiamo atteso a lungo l'applicazione della sentenza - rimarca Mercedes Bresso - a questo punto mi auguro che non si creino altri impedimenti, in modo da arrivare all'udienza fissata dal Tar per il 7 ottobre con una situazione complessiva definita. Chi riteneva il riconteggio un'operazione titanica e impossibile a questo punto dovrà ricredersi, in pochi giorni, nonostante i numerosi impedimenti adottati, si è arrivati a concludere il lavoro in una provincia e molte altre si stanno organizzando".

Diametralmente opposto il giudizio del coordinatore del Pdl piemontese Enzo Ghigo: "Mi pare che il riconteggio ad Asti stia confermando la nostra tesi: sul 90% delle schede elettorali la croce è solo sul partito. Come avevamo denunciato quindi - continua l'esponente azzurro - stiamo sprecando i soldi dei contribuenti per scoprire l'acqua calda. La verità è che il centrosinistra chiede legalità arrampicandosi su dei cavilli, non pensando al costo sociale e democratico delle sue azioni. Per riassumere: il potere per il potere". E Ghigo torna a sottolineare un presunto errore commesso nei seggi di Biella, dove 200 voti spettanti a Cota sarebbero stati attribuiti a Bresso, benché l'episodio non abbia a che vedere col riconteggio delle liste Scanderebech e Consumatori: "Questi 200 voti non verranno mai riassegnati a Cota, visto che il centrodestra non ha proposto ricorso. Tutto questo alla faccia del diritto al voto e alla sovranità popolare: ma questa è la democrazia 'made Bresso'".

Sempre venerdì gli avvocati di Bresso hanno depositato in Tribunale la querela di falso necessaria a dimostrare che Michele e Carlo Giovine, promotori della lista Pensionati, hanno falsificato le firme dei candidati. I legali contestano questa necessità, ma hanno preferito comunque rispettare la scadenza decisa dal Tar, in attesa del parere del Consiglio di Stato.

http://torino.repubblica.it/cronaca/201 ... 0-6960604/


[8)]

11/09/2010, 14:07

[:246] [:246]

11/09/2010, 16:49

Questa je rode più de 'na zeppa ar culo [:o)]

12/09/2010, 00:08

Nel Paese dell'Incontrario gli elettori non
eleggevano gli eletti. Nel Paese
dell'Incontrario il Parlamento si eleggeva
da solo e si autocertificava democratico.
Nel Paese dell'Incontrario le
contestazioni democratiche erano
antidemocratiche, le leggi popolari erano
ignorate e i referendum cassati. Nel
Paese dell'Incontrario l'Opposizione
all'Incontrario era governativa, eleggeva
Schifani presidente del Senato e lo
invitava alle sue Feste pubbliche. Nel
Paese dell'Incontrario i cittadini onesti
erano squadristi, se facevano domande
indiscrete, e populisti, quando ponevano
richieste inaudite come: "Fuori la mafia
dallo Stato". Nel Paese dell'Incontrario i
condannati in secondo grado per mafia
facevano i bibliofili e i prescritti in via
definitiva per mafia i senatori a vita. Nel
Paese dell'Incontrario le proposte dei
cittadini venivano chiamate proteste dai
giornalisti all'Incontrario e dai politici
all'Incontrario. Nel Paese delI'Incontrario
la crescita economica era sempre
all'incontrario e Geronzi un banchiere.
Nel Paese dell'Incontrario i finanziamenti
pubblici di un miliardo di euro ai partiti
erano chiamati contributi. Nel Paese
dell'Incontrario chi andava in direzione
ostinata e contraria era un sovversivo e
quindi, nel Paese del Diritto, un uomo
onesto.

Beppe Grillo.

12/09/2010, 21:25

I centri sociali e il lavoro perduto
così a Torino cresce la violenza
Viaggio nell'ansia della città, inquieta e intollerante. Cresciute di un terzo le famiglie bisognose di assistenza. Mirafiori, due anni con paghe decurtate del 25%. Le testimonianze di una crisi cittadina su cui i contestatori violenti trovano nuovi margini di azione
di PAOLO GRISERI

Simona ha 43 anni, è imprenditrice, ha un'azienda informatica ipertecnologica e spera di sopravvivere ai tagli nelle forniture di servizi alla pubblica amministrazione. Lele di anni ne ha 34, lavora in cooperativa, anche lui nel settore della comunicazione. Simona è una signora politicamente corretta, che raccoglie firme contro la mafia e a favore dell'acqua pubblica. Lele è da sempre politicamente scorrettissimo, è uno dei cattivi dei centri sociali, sulle barricate contro la Tav e nel centro di Torino. L'esponente di un arcipelago radicato in città, ai limiti della legge e oltre anche quando l'economia tirava e la cassa integrazione era un retaggio del passato. Nell'ultima settimana Simona e Lele si sono conquistati, ognuno per la sua parte, la patente di antidemocratici e squadristi per aver tolto la parola a Schifani e Bonanni. Lei si difende attaccando: "Se c'è il sospetto che un politico sia un mafioso, perché non ho il diritto di porgli la domanda? Se tolgono la parola a me, io rivendico il diritto di zittirlo". Lui è molto più pesante: "Sai quanta gente è venuta dopo a dirmi che darebbe volentieri un calcio in culo a Bonanni?". Sono loro i due volti, assai diversi, della Torino intollerante e violenta che va in tv in questi giorni. Rappresentano posizioni estreme ma costituiscono un richiamo allettante per quel un vero e proprio iceberg dell'inquietudine che galleggia sotto la città: "Torino - sintetizza il presidente degli industriali, Gianfranco Carbonato - è preoccupata, sospesa, in attesa di conoscere il suo futuro. Speriamo che sciolga presto i suoi dilemmi".

Come si misura l'inquietudine di una città? Il pugliese Roberto Tricarico, giovane assessore alla casa, tira fuori dal cassetto i dati del servizio statistico: "In tre anni, dal 2007 al 2009 le famiglie che hanno bisogno dell'assistenza comunale sono cresciute di un terzo, da 4.500 a quasi seimila". Dietro le cifre c'è un'ansia diffusa. Il direttore generale delle Molinette, Giuseppe Galanzino, racconta che "cresce il numero degli infermieri con il quinto dello stipendio impegnato". Molti non riescono ad arrivare alla fine del mese al punto che "è stato necessario istituire un servizio di consulenza psicologica" e anche finanziaria. Perché nei luoghi di lavoro le agenzie dei prestiti si aggirano come falchetti: ai cancelli di Mirafiori i volantini dei mutui sono più numerosi di quelli dei partiti.

Storie che colpiscono in una città abituata al posto di lavoro fisso, dove l'italica arte di arrangiarsi non fa parte della tradizione locale. Suor Giuliana Galli è il simbolo delle due Torino, quella dall'alta finanza e quella dei poveri che fanno la fila al Cottolengo per un piatto di pasta. Ha 76 anni, è vicepresidente della Compagnia di San Paolo e ha trascorso l'estate a Lampedusa a occuparsi dei disperati che sbarcano dal mondo. Perché Torino è inquieta? "Perché non ha più la mamma". La Fiat di Romiti, sabauda e granitica, è un ricordo del passato. Nella Fiat di Marchionne tutto è più incerto. Suor Giuliana, che Romiti lo ha conosciuto, racconta di una nuova Torino che vive "una insicurezza non solo economica. Forse questa è la modernità. Pensavamo che ci saremmo abituati e invece non è così".

E' l'indeterminatezza di cui parla Carbonato: "La crisi non lascia scampo. Speriamo di capire in poche settimane quale sarà, ad esempio, il futuro di Mirafiori - dice il leader degli industriali - perché da quello dipendono decine di migliaia di persone. Certo non aiutano le polemiche sindacali di queste settimane. Non vedo l'unità d'azione contro la crisi che ci fu quattro anni fa". Il ricorso alla cassa integrazione è crescente: la fine degli incentivi ha depresso il mercato dell'auto. Nel 2009 Mirafiori è rimasta ferma 9 settimane, quest'anno siamo già a 13, destinate certamente ad aumentare. In due anni la grande fabbrica si è bloccata per sei mesi e gli stipendi sono stati ridotti di un quarto.

Il posto di lavoro è l'ossessione anche se per ora la rete di assistenza regge. Spiega Tricarico: "A Torino la popolazione è tornata ad aumentare non solo per l'immigrazione ma anche perché molti che erano andati a vivere fuori stanno tornando per poter usufruire dei servizi sociali". Come nel medioevo, ci si ripara dietro le mura del castello. Non sempre è sufficiente. Pierluigi Dovis, 47 anni, dirige la Caritas torinese del 2000. Spiega che "un torinese su cinque è povero o si sente economicamente insicuro". Ma più dei dati, colpisce l'aumento dell'ansia: "Nelle scorse settimane ho visitato una famiglia in difficoltà. Sono entrato nell'alloggio, ho salutato, e mi è venuta incontro una bambina allarmatissima: 'Silenzio - mi ha detto - perché papà dorme. Se si sveglia non riesce più a lavorare bene e lo licenziano'".

C'è un rapporto tra questa inquietudine e gli ultimi episodi di intolleranza? Donata Canta è sindacalista dall'83. Oggi guida la Camera del lavoro: "Non mi preoccupano solo i gravi episodi di intolleranza ma quel che potrà accadere nei prossimi mesi quando in provincia di Torino migliaia di persone usciranno dalla mobilità senza poter avere la pensione. Rischiamo di non avere una rete per loro". Non è solo un problema economico. In quello che Carbonato chiama "un delicato momento di passaggio" c'è una questione di prospettiva. Bruno Babando, maitre a' penser della destra torinese, descrive Torino come "una città che ha perduto la carta d'identità, che sa quel che era e non quel che sarà". Nostalgia? Forse. Ma morsi dalla fame anche gli ebrei nel deserto rimpiangevano le cipolle della prigionia egiziana. Tocca a Chiamparino spiegare gli ultimi avvenimenti: "Non credo ci sia un caso Torino - dice il sindaco - perché le contestazioni a Bonanni e Schifani si sarebbero potute verificare anche in altre parti d'Italia. C'è invece una città in cui lo scontro tra le posizioni riformiste e quelle radicali è storicamente più forte, dove i partiti non sono mai riusciti a rappresentare completamente quel che si muove nella società". Ed anche una città alla vigilia di un cambio di stagione: stanno per essere sostituiti il sindaco e il cardinale. Il 16 settembre l'assemblea degli azionisti darà il via allo scorporo dell'auto dalla Fiat. Pochi mesi e a Torino, nulla sarà più come prima.

Fonte
http://torino.repubblica.it/cronaca/201 ... a-6926772/

14/09/2010, 20:05

Dottorando si suicida all'università, per me non c'è futuro
Cercava lavoro per sposarsi. I genitori, un omicidio di stato

14 settembre, 19:39

Fonte:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 94540.html

ROMA - "La storia di questo ragazzo mi fa venire i brividi. E' presto per commentare questo gesto. Quando uno decide di togliersi la vita è possibile che ci siano un milione di cose in mezzo". Simone Canese ha 41 anni, è di La Spezia, nel curriculum una laurea in Scienze Biologiche e un dottorato in Scienze Ambientali a Genova. Così commenta la morte di Norman Zarcone, il dottorando siciliano di 27 anni che si è suicidato ieri gettandosi da un terrazzo della facoltà di Lettere di Palermo.

Canese è un ricercatore precario dell'Ispra (l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), lo è da cinque anni, da 11 è a Roma, è uno dei 100 studiosi che un anno fa, sotto Natale, occuparono il tetto del loro Istituto per due mesi, protestando contro i tagli del Governo alla ricerca, che avrebbero significato l'addio a quei 1200-1300 euro al mese che costituiscono la busta paga. "Se quello che spende il Governo per la ricerca è sempre di meno - dice - poi ha poco da dire parole. Tutti noi ricercatori, noi precari passiamo attraverso questa esperienza per la quale é passato questo ragazzo siciliano. Molti di noi mettono tutto quello che loro hanno nello studio. Molti di noi ci si dedicano più che al 100%. Quando poi tutto questo 100% ti manca, è logico che vai in crisi". Ora, lui come altri, ha avuto il rinnovo di un contratto a tempo determinato per tutto il 2010. Ecco che quindi fra tre mesi si ritroverà nella stessa situazione di un anno fa.

"Fra tre mesi - prosegue - si ripresenta il solito problema, e sicuramente in maniera più grave, perché di anno in anno i tagli che stanno facendo sulla ricerca sono sempre di più. Questo vuol dire che ci sono meno soldi per la ricerca, meno soldi per i contratti, soldi per le assunzioni non ce ne sono, la situazione è complicata. Adesso a dicembre si presenterà il nodo, penso, per un centinaio di persone, 100-150. Però molti sono quelli che sono andati a casa già nel giugno 2009 e non sono rientrati, dopo 10-15 anni di precariato. Molti dei miei colleghi, pur precari, hanno ruoli internazionali riconosciuti da varie parti. Questo perché il fatto di essere un precario, di avere un contratto a termine, non pregiudica la carriera. La cosa brutta è quando ti dicono che il lavoro che fai, che tutto l'impegno che tu hai messo per anni non serve a nulla. Anche noi sul tetto abbiamo avuto momenti molto duri. Dopo 60 giorni di tetto molti ragazzi erano stanchi e provati psicologicamente. Questo però è stato poco visibile"

15/09/2010, 16:28

Foligno, Caritas: "Troppi poveri"
"Dobbiamo aiutare prima i residenti"

Cede anche l'ultimo baluardo dei poveri. A Foligno i sacerdoti che gestiscono la mensa della Caritas sono infatti costretti a selezionare i bisognosi. Alla struttura, a causa di un numero troppo elevato di richieste di aiuto, potranno accedere prima i residenti dei comuni della Diocesi locale. La decisione, stando ai religiosi, è stata presa dopo le ultime intemperanze di alcuni ospiti e per una maggior gestibilità della struttura.
Foligno, Caritas: "Troppi poveri"

La mensa eroga ogni giorno circa sessanta pasti, ma la domanda è molto più elevata e i volontari non riescono più ad accontentare tutti. Lungi dal voler discriminare qualcuno, la Caritas ha dovuto dunque definire un criterio di priorità: la residenza. Per la distribuzione degli aiuti d'ora in avanti avranno quindi la precedenza gli autoctoni.

"L'intenzione è quella di offrire un nuovo tipo di accoglienza, a progetto, che prevede la presa in carico per un periodo che va da uno a sei mesi, di un certo numero di poveri segnalati dai servizi sociali del comune", ha spiegato al quotidiano "La Stampa" il diacono permanente Mauro Masciotti, direttore della Caritas di Foligno. Gli altri bisognosi, secondo le nuove regole, potranno invece rimanere soltanto per due giorni e ripresentarsi dopo sei mesi.

Una decisione che ha suscitato già diverse polemiche. Il criterio di selezione degli aiuti, sostengono i più critici, dovrebbe essere in base al bisogno e non alla provenienza. Ma i posti disponibili a Foligno sono pochi e gestire la situazione era diventato ormai impossibile. "Abbiamo solo 14 posti letto - ha puntualizzato il direttore della struttura - e non possiamo far fronte alle tante, troppe richieste".

"Il punto è che la povertà è cambiata - ha precisato Masciotti -. Non ci sono più solo i clochard di una volta, ma a bussare alla nostra porta si presentano anziani in fuga dalla solitudine, madri maltrattate, uomini senza più un lavoro, donne preda dalla febbre del gioco, quelli che non hanno più una casa dove dormire". Aggiungere un posto a tavola, dunque, non serve più. Per rispondere alle numerose richieste ci vuole ben altro.

"I poveri, a prescindere dalla loro residenza, non verranno lasciati soli - ha concluso il direttore della Caritas di Foligno -. La rete diocesana di tutta Italia permette di offrire sostegno ai bisognosi anche attraverso il dirottamento in altri luoghi di accoglienza".

Fonte
http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/ar ... 0727.shtml

16/09/2010, 15:49

rapporto d’autunno del Centro Studi
Confindustria: «La ripresa rallenta
e c'è un'evasione sbalorditiva»
In tre anni ci sono 480mila occupati in meno. «Nuovi dubbi sugli sviluppi nell’immediato futuro»

ROMA - La ripresa economica rallenta, c'è "un'evasione fiscale sbalorditiva" e iniziano a soffiare "venti contrari". In più, in tre anni, ci sono 480mila occupati in meno. Lo sostiene il centro studi di Confindustria (Csc) nel rapporto d’autunno sugli scenari economici: «L’estate - spiega il Csc - ha accumulato nuovi dubbi sugli sviluppi nell’immediato futuro. La messe di statistiche congiunturali è stata più scarna di notizie positive e fa presagire un rallentamento. È legittimo il timore che la frenata sia determinata dal prevalere di venti contrari che impediscono il consolidamento e l’autostenibilità della fase espansiva». Tuttavia, il centro studi «ritiene tuttora più probabile uno scenario ispirato a un prudente ottimismo, dove i rischi al ribasso sono bilanciati da possibili sorprese positive, le forze negative non sono destinate a prevalere e la frenata resta confinata a un paio di trimestri, essendo il frutto del naturale succedersi di strappi in avanti e momenti di riposo».

DISOCCUPAZIONE - Il Centro studi Confindustria stima che il 2010 si chiuderà con 480mila persone occupate in meno rispetto a inizio 2008, al netto degli effetti statistici derivanti dalla regolarizzazione degli immigrati. E in questa cifra 30 mila posti sono a rischio solo negli ultimi sei mesi dell'anno. La disoccupazione inoltre resterà alta anche nel 2011: il tasso salirà terminando il prossimo anno al 9,3%. «La creazione di posti di lavoro - si legge nel rapporto "Le Sfide della politica economica per rafforzare la crescita italiana" - si rafforzerà progressivamente nel 2011, ma anche allora la variazione netta dell'occupazione sarà negativa a causa degli esuberi rimandati grazie al ricorso alla cig durante la crisi. A frenare la risalita dell'occupazione contribuiranno inoltre frizioni nell'incontro tra domanda e offerta di lavoro». Sull'andamento del tasso di disoccupazione incideranno inoltre secondo Confindustria «le decisioni di partecipazione al mercato del lavoro della popolazione in età lavorativa. Dopo a flessione del 2009 dovuta agli effetti di scoraggiamento (-0,5%), la forza lavoro è risultata in crescita nella prima metà del 2010 (+0,3% rispetto alla seconda parte del 2009). Assumendo che continui ad aumentare nei prossimi trimestri tanto da determinare un +0,5% e un +0,3% in media d'anno nel 2010 e nel 2011, il tasso di disoccupazione raggiungerà l'8,7% a fine 2010 (8,6%) in media d'anno e il 9,3% a fine 2011 (9,1% in media d'anno)».

EVASIONE FISCALE "SBALORDITIVA»: OLTRE 125 MILIARDI - L’evasione fiscale è ormai a livelli "sbalorditivi" e vale molto più di 125 miliardi di euro. «L’ammontare delle risorse sottratte ogni anno alle casse dello Stato - afferma il centro studi di Confindustria nel rapporto d’autunno sugli scenari economici - ha raggiunto cifre sbalorditive: 125 miliardi secondo i calcoli del Csc elaborati a giugno, che alla luce dei nuovi dati sul sommerso diffusi nel frattempo dall’Istat appaiono nettamente sottostimati».

PIL - Secondo Confindustria bisognerà aspettare il 2013 per vedere l’economia italiana tornare a correre come nel 2007, prima della crisi. Nel rapporto si dice che, «tenendo conto delle statistiche estive meno brillanti dell’atteso anche per l’economia italiana, e di un tasso di cambio più sfavorevole, le previsioni di crescita vengono ritoccate all’ingiù nel 2011, quando la frenata globale si farà sentire in Eurolandia e in Italia». Alla fine del biennio 2010-11, quindi, «sarà del 3,7% il minor prodotto da recuperare e di questo passo i valori medi del 2007 non si raggiungeranno prima del 2013».

Fonte
http://www.corriere.it/economia/10_sett ... primopiano

16/09/2010, 19:18

Blissenobiarella ha scritto:

Riconteggi, Asti boccia Cota Solo 13 schede valide su 100
Dalla verifica dei voti delle due liste bocciate del Tar compiuta dal tribunale, soltanto il 13% dei suffragi è stato considerato valido per il presidente leghista. Se la tendenza sarà confermata nelle altre province, si profila il ribaltamento del risultato uscito dalle urne di marzo: Bresso sorpassa Cota. Ma poi bisognerà aspettare il verdetto del Consiglio di Stato
di VERA SCHIAVAZZI


Poco meno del 13 per cento. E' questa la percentuale di schede sulle quali gli elettori astigiani di Scanderebech e dei 'Consumatorì hanno tracciato due croci, una sul simbolo di lista, l'altra sul nome di un candidato presidente (Roberto Cota, perlopiù, ma in qualche caso anche Bresso, il grillino Davide Bono o l'autonomista Renzo Rabellino). Se la tendenza che arriva da Asti, dove il riconteggio delle 569 schede 'incriminatè è finito venerdì mattina, dovesse confermarsi nel resto del Piemonte, e se il Tar dovesse decidere che le due liste sono nulle, la vittoria di Cota verrebbe a sua volta cancellata: i voti di Scanderebech e dei Consumatori sono stati in tutto 15.000, il 13 per cento equivale ad un po' meno di 2.000, ne resterebbero 13.000 da annullare, ampiamente di più della differenza tra Cota e l'ex presidente Mercedes Bresso. Ma i 'se', in questa vicenda, sono ancora troppi. E se è vero che un nervosismo crescente di Lega e centrodestra accompagna i riconteggi, è vero anche che occorrerà attendere il termine delle operazioni, e soprattutto il pronunciamento del Consiglio di Stato del 19 ottobre per sapere come andranno le cose.

Il fatto che la maggior parte degli elettori non perda tempo a tracciare più di una croce era del resto ampiamente previsto e prevedibile e, del resto, la legge elettorale non lo impone. Ma se una o più liste vengono dichiarate invalide, o addirittura inesistenti, il risultato può cambiare anche a urne chiuse, sostengono i legali di Bresso. La settimana prossima si chiuderà il riconteggio anche a Biella, mentre (lunedì) s'inizierà quello di Alessandria: tutte insieme, le province piemontesi equivalgono al voto di Torino, dove le operazioni inizieranno entro pochi giorni, non appena risolti i problemi relativi al trasporto delle schede. Mercedes Bresso si dichiara "soddisfatta" dei numeri che arrivano da Asti: "in termini relativi, però, parliamo di una piccola provincia, quando i voti complessivi da controllare sono oltre 15.000". "Abbiamo atteso a lungo l'applicazione della sentenza - rimarca Mercedes Bresso - a questo punto mi auguro che non si creino altri impedimenti, in modo da arrivare all'udienza fissata dal Tar per il 7 ottobre con una situazione complessiva definita. Chi riteneva il riconteggio un'operazione titanica e impossibile a questo punto dovrà ricredersi, in pochi giorni, nonostante i numerosi impedimenti adottati, si è arrivati a concludere il lavoro in una provincia e molte altre si stanno organizzando".

Diametralmente opposto il giudizio del coordinatore del Pdl piemontese Enzo Ghigo: "Mi pare che il riconteggio ad Asti stia confermando la nostra tesi: sul 90% delle schede elettorali la croce è solo sul partito. Come avevamo denunciato quindi - continua l'esponente azzurro - stiamo sprecando i soldi dei contribuenti per scoprire l'acqua calda. La verità è che il centrosinistra chiede legalità arrampicandosi su dei cavilli, non pensando al costo sociale e democratico delle sue azioni. Per riassumere: il potere per il potere". E Ghigo torna a sottolineare un presunto errore commesso nei seggi di Biella, dove 200 voti spettanti a Cota sarebbero stati attribuiti a Bresso, benché l'episodio non abbia a che vedere col riconteggio delle liste Scanderebech e Consumatori: "Questi 200 voti non verranno mai riassegnati a Cota, visto che il centrodestra non ha proposto ricorso. Tutto questo alla faccia del diritto al voto e alla sovranità popolare: ma questa è la democrazia 'made Bresso'".

Sempre venerdì gli avvocati di Bresso hanno depositato in Tribunale la querela di falso necessaria a dimostrare che Michele e Carlo Giovine, promotori della lista Pensionati, hanno falsificato le firme dei candidati. I legali contestano questa necessità, ma hanno preferito comunque rispettare la scadenza decisa dal Tar, in attesa del parere del Consiglio di Stato.

http://torino.repubblica.it/cronaca/201 ... 0-6960604/


[8)]



Ho fatto lo scrutatore e il rappresentante di lista diverse volte, non ti dico i numeri.
Sembra che l 'interpretare la legge sia un concetto difficile da digerire e spesso ci sono stati ritardi, per schede che più limpide non potevano essere.
Non voglio farne una questione di destra o sinistra, ma i più accaniti erano quelli di sinistra, facevano capriole mostruose pur di annullare qualche scheda non amica.
Se si dovessero riesumare le schede elettorali degli ultimi 20 anni, ci sarebbe da ridere.
Ultima modifica di greenwarrior il 16/09/2010, 19:19, modificato 1 volta in totale.

16/09/2010, 19:48

Immagine

17/09/2010, 01:44

greenwarrior ha scritto:

Blissenobiarella ha scritto:

Riconteggi, Asti boccia Cota Solo 13 schede valide su 100
Dalla verifica dei voti delle due liste bocciate del Tar compiuta dal tribunale, soltanto il 13% dei suffragi è stato considerato valido per il presidente leghista. Se la tendenza sarà confermata nelle altre province, si profila il ribaltamento del risultato uscito dalle urne di marzo: Bresso sorpassa Cota. Ma poi bisognerà aspettare il verdetto del Consiglio di Stato
di VERA SCHIAVAZZI


Poco meno del 13 per cento. E' questa la percentuale di schede sulle quali gli elettori astigiani di Scanderebech e dei 'Consumatorì hanno tracciato due croci, una sul simbolo di lista, l'altra sul nome di un candidato presidente (Roberto Cota, perlopiù, ma in qualche caso anche Bresso, il grillino Davide Bono o l'autonomista Renzo Rabellino). Se la tendenza che arriva da Asti, dove il riconteggio delle 569 schede 'incriminatè è finito venerdì mattina, dovesse confermarsi nel resto del Piemonte, e se il Tar dovesse decidere che le due liste sono nulle, la vittoria di Cota verrebbe a sua volta cancellata: i voti di Scanderebech e dei Consumatori sono stati in tutto 15.000, il 13 per cento equivale ad un po' meno di 2.000, ne resterebbero 13.000 da annullare, ampiamente di più della differenza tra Cota e l'ex presidente Mercedes Bresso. Ma i 'se', in questa vicenda, sono ancora troppi. E se è vero che un nervosismo crescente di Lega e centrodestra accompagna i riconteggi, è vero anche che occorrerà attendere il termine delle operazioni, e soprattutto il pronunciamento del Consiglio di Stato del 19 ottobre per sapere come andranno le cose.

Il fatto che la maggior parte degli elettori non perda tempo a tracciare più di una croce era del resto ampiamente previsto e prevedibile e, del resto, la legge elettorale non lo impone. Ma se una o più liste vengono dichiarate invalide, o addirittura inesistenti, il risultato può cambiare anche a urne chiuse, sostengono i legali di Bresso. La settimana prossima si chiuderà il riconteggio anche a Biella, mentre (lunedì) s'inizierà quello di Alessandria: tutte insieme, le province piemontesi equivalgono al voto di Torino, dove le operazioni inizieranno entro pochi giorni, non appena risolti i problemi relativi al trasporto delle schede. Mercedes Bresso si dichiara "soddisfatta" dei numeri che arrivano da Asti: "in termini relativi, però, parliamo di una piccola provincia, quando i voti complessivi da controllare sono oltre 15.000". "Abbiamo atteso a lungo l'applicazione della sentenza - rimarca Mercedes Bresso - a questo punto mi auguro che non si creino altri impedimenti, in modo da arrivare all'udienza fissata dal Tar per il 7 ottobre con una situazione complessiva definita. Chi riteneva il riconteggio un'operazione titanica e impossibile a questo punto dovrà ricredersi, in pochi giorni, nonostante i numerosi impedimenti adottati, si è arrivati a concludere il lavoro in una provincia e molte altre si stanno organizzando".

Diametralmente opposto il giudizio del coordinatore del Pdl piemontese Enzo Ghigo: "Mi pare che il riconteggio ad Asti stia confermando la nostra tesi: sul 90% delle schede elettorali la croce è solo sul partito. Come avevamo denunciato quindi - continua l'esponente azzurro - stiamo sprecando i soldi dei contribuenti per scoprire l'acqua calda. La verità è che il centrosinistra chiede legalità arrampicandosi su dei cavilli, non pensando al costo sociale e democratico delle sue azioni. Per riassumere: il potere per il potere". E Ghigo torna a sottolineare un presunto errore commesso nei seggi di Biella, dove 200 voti spettanti a Cota sarebbero stati attribuiti a Bresso, benché l'episodio non abbia a che vedere col riconteggio delle liste Scanderebech e Consumatori: "Questi 200 voti non verranno mai riassegnati a Cota, visto che il centrodestra non ha proposto ricorso. Tutto questo alla faccia del diritto al voto e alla sovranità popolare: ma questa è la democrazia 'made Bresso'".

Sempre venerdì gli avvocati di Bresso hanno depositato in Tribunale la querela di falso necessaria a dimostrare che Michele e Carlo Giovine, promotori della lista Pensionati, hanno falsificato le firme dei candidati. I legali contestano questa necessità, ma hanno preferito comunque rispettare la scadenza decisa dal Tar, in attesa del parere del Consiglio di Stato.

http://torino.repubblica.it/cronaca/201 ... 0-6960604/


[8)]



Ho fatto lo scrutatore e il rappresentante di lista diverse volte, non ti dico i numeri.
Sembra che l 'interpretare la legge sia un concetto difficile da digerire e spesso ci sono stati ritardi, per schede che più limpide non potevano essere.
Non voglio farne una questione di destra o sinistra, ma i più accaniti erano quelli di sinistra, facevano capriole mostruose pur di annullare qualche scheda non amica.
Se si dovessero riesumare le schede elettorali degli ultimi 20 anni, ci sarebbe da ridere.


ti devo dare ragione, e' verissimo, al nord e parte del centro era ed e' cosi'.
al sud [:)] , arrivavano i camion con quelle gia' segnate con la crocetta sul simbolo della DC, e fuori dal seggio i picciotti che guardavano male.

17/09/2010, 09:06

dark side ha scritto:

greenwarrior ha scritto:

Blissenobiarella ha scritto:

Riconteggi, Asti boccia Cota Solo 13 schede valide su 100
Dalla verifica dei voti delle due liste bocciate del Tar compiuta dal tribunale, soltanto il 13% dei suffragi è stato considerato valido per il presidente leghista. Se la tendenza sarà confermata nelle altre province, si profila il ribaltamento del risultato uscito dalle urne di marzo: Bresso sorpassa Cota. Ma poi bisognerà aspettare il verdetto del Consiglio di Stato
di VERA SCHIAVAZZI


Poco meno del 13 per cento. E' questa la percentuale di schede sulle quali gli elettori astigiani di Scanderebech e dei 'Consumatorì hanno tracciato due croci, una sul simbolo di lista, l'altra sul nome di un candidato presidente (Roberto Cota, perlopiù, ma in qualche caso anche Bresso, il grillino Davide Bono o l'autonomista Renzo Rabellino). Se la tendenza che arriva da Asti, dove il riconteggio delle 569 schede 'incriminatè è finito venerdì mattina, dovesse confermarsi nel resto del Piemonte, e se il Tar dovesse decidere che le due liste sono nulle, la vittoria di Cota verrebbe a sua volta cancellata: i voti di Scanderebech e dei Consumatori sono stati in tutto 15.000, il 13 per cento equivale ad un po' meno di 2.000, ne resterebbero 13.000 da annullare, ampiamente di più della differenza tra Cota e l'ex presidente Mercedes Bresso. Ma i 'se', in questa vicenda, sono ancora troppi. E se è vero che un nervosismo crescente di Lega e centrodestra accompagna i riconteggi, è vero anche che occorrerà attendere il termine delle operazioni, e soprattutto il pronunciamento del Consiglio di Stato del 19 ottobre per sapere come andranno le cose.

Il fatto che la maggior parte degli elettori non perda tempo a tracciare più di una croce era del resto ampiamente previsto e prevedibile e, del resto, la legge elettorale non lo impone. Ma se una o più liste vengono dichiarate invalide, o addirittura inesistenti, il risultato può cambiare anche a urne chiuse, sostengono i legali di Bresso. La settimana prossima si chiuderà il riconteggio anche a Biella, mentre (lunedì) s'inizierà quello di Alessandria: tutte insieme, le province piemontesi equivalgono al voto di Torino, dove le operazioni inizieranno entro pochi giorni, non appena risolti i problemi relativi al trasporto delle schede. Mercedes Bresso si dichiara "soddisfatta" dei numeri che arrivano da Asti: "in termini relativi, però, parliamo di una piccola provincia, quando i voti complessivi da controllare sono oltre 15.000". "Abbiamo atteso a lungo l'applicazione della sentenza - rimarca Mercedes Bresso - a questo punto mi auguro che non si creino altri impedimenti, in modo da arrivare all'udienza fissata dal Tar per il 7 ottobre con una situazione complessiva definita. Chi riteneva il riconteggio un'operazione titanica e impossibile a questo punto dovrà ricredersi, in pochi giorni, nonostante i numerosi impedimenti adottati, si è arrivati a concludere il lavoro in una provincia e molte altre si stanno organizzando".

Diametralmente opposto il giudizio del coordinatore del Pdl piemontese Enzo Ghigo: "Mi pare che il riconteggio ad Asti stia confermando la nostra tesi: sul 90% delle schede elettorali la croce è solo sul partito. Come avevamo denunciato quindi - continua l'esponente azzurro - stiamo sprecando i soldi dei contribuenti per scoprire l'acqua calda. La verità è che il centrosinistra chiede legalità arrampicandosi su dei cavilli, non pensando al costo sociale e democratico delle sue azioni. Per riassumere: il potere per il potere". E Ghigo torna a sottolineare un presunto errore commesso nei seggi di Biella, dove 200 voti spettanti a Cota sarebbero stati attribuiti a Bresso, benché l'episodio non abbia a che vedere col riconteggio delle liste Scanderebech e Consumatori: "Questi 200 voti non verranno mai riassegnati a Cota, visto che il centrodestra non ha proposto ricorso. Tutto questo alla faccia del diritto al voto e alla sovranità popolare: ma questa è la democrazia 'made Bresso'".

Sempre venerdì gli avvocati di Bresso hanno depositato in Tribunale la querela di falso necessaria a dimostrare che Michele e Carlo Giovine, promotori della lista Pensionati, hanno falsificato le firme dei candidati. I legali contestano questa necessità, ma hanno preferito comunque rispettare la scadenza decisa dal Tar, in attesa del parere del Consiglio di Stato.

http://torino.repubblica.it/cronaca/201 ... 0-6960604/


[8)]



Ho fatto lo scrutatore e il rappresentante di lista diverse volte, non ti dico i numeri.
Sembra che l 'interpretare la legge sia un concetto difficile da digerire e spesso ci sono stati ritardi, per schede che più limpide non potevano essere.
Non voglio farne una questione di destra o sinistra, ma i più accaniti erano quelli di sinistra, facevano capriole mostruose pur di annullare qualche scheda non amica.
Se si dovessero riesumare le schede elettorali degli ultimi 20 anni, ci sarebbe da ridere.


ti devo dare ragione, e' verissimo, al nord e parte del centro era ed e' cosi'.
al sud [:)] , arrivavano i camion con quelle gia' segnate con la crocetta sul simbolo della DC, e fuori dal seggio i picciotti che guardavano male.

A quanto sembra la realtà politica Italiana è falsata per brogli elettorali lunghi 60 anni!. [:0] [:0]
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