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La situazione della giustizia In Italia http://www.ufoforum.it/viewtopic.php?f=8&t=111 |
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Autore: | DeMultaNocte [ 04/12/2008, 15:35 ] |
Oggetto del messaggio: | La situazione della giustizia In Italia |
Propongo due articoli che sono la fotografia della magistratura italiana. Io sono dell'idea che la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante sarebbe già un passo avanti... Purtroppo attualmente la magistratura non è esclusa dalle lotte di potere, anzi a volte sembra che essa stessa sia un centro di potere. Cmq leggete e riflettete.... Mancino: «'Why Not', pronto a lasciare» Napolitano chiede atti a Procura Salerno Il presidente del Csm: «Vicenda senza precedenti, con gravi implicazioni». Il vice: «Mai chiamato Saladino» ROMA - Svolta nell'inchiesta sul presunto "complotto" ai danni dell'ex pm Luigi de Magistris. Il presidente della Repubblica Napolitano, che è anche presidente del Csm, ha chiesto gli atti alla Procura di Salerno parlando di una «vicenda senza precedenti, con gravi implicazioni istituzionali». Atti e informazioni sulla vicenda de Magistris sono stati chiesti dal segretario generale della presidenza della Repubblica, Donato Marra, al procuratore di Salerno Lucio Di Pietro. La richiesta è stata avanzata su preciso mandato del capo dello Stato dopo la decisione di sequestrare atti di inchieste condotte dall'ex pm della procura di Catanzaro ora in servizio a Napoli. Nella lettera si parla di «vicenda senza precedenti» e di vicenda che «suscita inquietanti interrogativi»; viene inoltre paventato il rischio di «paralisi della funzione processuale» (leggi il testo completo). LA GUERRA DEGLI ATTI - A seguito di ciò la Procura di Catanzaro ha bloccato gli atti già sequestrati dalla Procura di Salerno. Il provvedimento è stato firmato dal procuratore generale Enzo Jannelli e dai sostituti Garbati, De Lorenzo e Curcio. Il provvedimento di sequestro è stato notificato ai carabinieri di Salerno che erano negli uffici della Procura generale per effettuare l'indicizzazione dei documenti sequestrati relativi all'inchiesta 'Why Not' e 'Poseidone'. Un gruppo di carabinieri del Reparto operativo provinciale di Catanzaro è partito alla volta di Salerno per notificare ai magistrati campani il provvedimento di sequestro emesso dalla Procura generale del capoluogo calabrese. Inoltre sette magistrati della Procura di Salerno, fra cui il procuratore capo Apicella, sono indagati dalla Procura di Catanzaro. MANCINO: «PRONTO A LASCIARE» - Oggi c'è stata anche la riunione plenaria del Csm con l'intervento del vicepresidente Nicola Mancino, che si è difeso dalle indiscrezioni diffuse via stampa. «Il giorno in cui una campagna di stampa dovesse incidere sulla mia autonomia non ho difficoltà a togliere l'incomodo» ha detto riferendosi alle notizie pubblicate dal Giornale secondo cui sarebbe coinvolto nell'inchiesta della Procura di Salerno sul "complotto" contro de Magistris, il cui trasferimento è stato deciso proprio dal Csm. «Non vorrei avere su di me neppure l'ombra di un sospetto - ha detto Mancino -, il giorno che dovesse accadere non avrei esitazione a lasciare. Ho sempre operato al servizio delle istituzioni e sono venuto al Csm per cercare di conciliare politica e magistratura, probabilmente me ne andrò senza aver raggiunto questo obiettivo, ma ciò dipende anche da quello che si muove all'esterno del Csm». TELEFONATA A SALADINO - «Non ho mai telefonato a Saladino - ha chiarito Mancino parlando dell'ex presidente della Compagnia delle Opere e principale indagato nell'inchiesta «Why Not» -, la chiamata partita da uno dei miei numeri di telefono è stata fatta da un'altra persona, da un rappresentante di Comunione e liberazione, Angelo Arminio, che nel 2001 era nella schiera dei miei collaboratori. Saladino non lo conosco, mi è stato presentato nel 1985 per un comizio che fece un candidato delle liste Dc e appartenente a Cl, pensavo fosse milanese, non ho mai avuto rapporti con lui». «Nel 2001 - ha ricordato ancora Mancino parlando di Arminio - ho cessato di fare il presidente del Senato, e quel collaboratore ha smesso di far parte della mia segreteria». Inoltre, a quel tempo «de Magistris non era ancora destinato a Catanzaro, dove è andato solo nel 2002. Si fa tanto clamore, dunque per una telefonata che non ho fatto». LE INDISCREZIONI - Nell'articolo pubblicato dal Giornale si fa riferimento al decreto di perquisizione nei confronti dei magistrati di Catanzaro emesso dalla Procura di Salerno, in cui - alla pagina 442 - si dà conto di una telefonata giunta a Saladino da un numero fisso intestato a Mancino. Inoltre il Giornale cita un interrogatorio del dicembre 2007 in cui de Magistris parla del vicepresidente del Csm: «In questi mesi ho potuto registrare diverse dichiarazioni di appartenenti al Csm che in qualche modo hanno anticipato valutazioni negative sul mio operato. Mi riferisco in particolare alle dichiarazioni dei consiglieri (...) e del vicepresidente del Csm, Nicola Mancino. (...) Questo mi ha sorpreso perché come noto egli è presidente della sezione disciplinare che dovrà valutare la mia condotta». In una deposizione del novembre 2007 davanti ai giudici salernitani e riportata dall'Ansa, de Magistris afferma anche che «Why Not» gli è stata tolta quando «stavo praticamente per chiudere il procedimento» e «soprattutto stavo facendo degli atti anche molto importanti (...) che riguardavano esponenti di spicco della politica calabrese (Minniti, Tommasi, Adamo e D'Andria)». Si tratta di Marco Minniti, massimo esponente del Pd calabrese ed ex viceministro dell'Interno; Nicola Adamo ex vicepresidente della giunta regionale e attuale capogruppo del Pd alla Regione, Diego Tommasi (Verdi) ex assessore regionale all'ambiente, e Renato D'Andria (Psdi). SOLIDARIETÀ - Il plenum del Csm ha espresso completa solidarietà a Mancino. «Eravamo ampiamente consapevoli che l'operazione in atto mira a colpire tutti noi - ha detto il togato di Magistratura Democratica, Livio Pepino -. Bisogna avere grande rigore e trasparenza con una risposta dura che ci porta a non farci intimidire». Giuseppe Berruti, rappresentante di Unicost, ha detto che «Mancino capirà che la sua missione è quella di questo consiglio, che riuscirà a reggere in questo momento difficile». Il vicepresidente, ha aggiunto Vincenzo Siniscalchi (laico del centrosinistra), «ha dato una grande prova di trasparenza democratica». Gianfranco Anedda (laico di An) ha criticato de Magistris: «Mi pare che anche in queste ore anteponga l'orgoglio personale all'interesse della magistratura che da tutto ciò esce delegittimata». Mancino, da parte sua, ha voluto ringraziare tutti i componenti del Consiglio per le loro parole sottolineando che «non ci dobbiamo chiudere a riccio, ho sempre rispettato l'esercizio della giurisdizione, ci possono anche essere eccessi, ma ci sono tre gradi di giudizio, il sistema permette che la verità possa emergere». Per questo rivendica il ruolo del Csm «che deve sempre essere svolto in totale imparzialità: il magistrato da valutare in sede amministrativa o disciplinare ha diritto a una giustizia imparziale». DI PIETRO E ROTONDI - Solidarietà a Mancino anche da Di Pietro e Rotondi. «Non si getti fango su di lui: finché i magistrati non dicono che c'è un'inchiesta, si eviti di fare di tutta l'erba un fascio - ha detto il leader dell'Idv Antonio Di Pietro -. La stagione dei veleni non è finita, ma sarebbe giusto ridare a de Magistris le sue inchieste e permettergli di fare il suo dovere». E il ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi: «Chi conosce Nicola Mancino sa che nessuna ombra può esserci sulla sua autonomia e, soprattutto, sulla sua onestà personale attestata da mezzo secolo di presenza nella politica e nelle istituzioni». Michele Vietti (Udc): «Del presidente Mancino conosciamo e apprezziamo da sempre la lunga militanza al servizio delle istituzioni condotta con serietà ed equilibrio. Gli esprimiamo la nostra solidarietà». PECORELLA - Secondo Gaetano Pecorella (deputato Pdl) «sta accadendo quello che non poteva che accadere, e cioè che una volta entrata la politica nella magistratura questa finisce per intaccare e tagliare le radici della stessa magistratura - ha detto a Radio Radicale -. Con questo sistema per cui le informazioni di garanzia, le notizie sui giornali, le telefonate più o meno interessanti vengono pubblicate, si finisce per lasciare in mano a questo o quel magistrato delle forme di epurazione. In questo modo si colpisce l'intero Csm perché Mancino lo rappresenta». Pecorella parla di «una guerra tra bande dentro la magistratura che hanno in mano persino la organizzazione interna. Il Paese non sa se a Catanzaro c'è una specie di associazione a delinquere fatta di magistrati con ramificazioni che arriverebbero addirittura al Csm oppure se c'è un gruppo di magistrati (quelli della Procura di Salerno, ndr) che ha sentito la necessità di scrivere 1.700 pagine per fare una perquisizione con lo scopo evidentemente di diffondere dati e notizie». fonte: http://www.corriere.it/cronache/08_dice ... aabc.shtml chi non si allinea paga i propri errori» «Mani Pulite ha tolto libertà a magistrati» Le accuse di Clementina Forleo in un libro: «Indagare sulla destra va bene, ma se cambi colore di caimano ti fai male» MILANO - «Fino a Tangentopoli, e fino a qualche anno fa, il problema era dell’indipendenza della magistratura dal potere politico, adesso è dell’indipendenza del magistrato rispetto alla magistratura ». Il «singolo magistrato » che «non si vuole allineare, non si vuole schierare, vuole essere libero, finisce per pagare i suoi errori. E li paga cari». Parola del gip Clementina Forleo, che il Csm ha trasferito a Cremona per incompatibilità ambientale, la quale vede questa situazione come la conseguenza degli «eccessi» di Mani Pulite, specialmente nell’uso del carcere, che hanno «rafforzato il consenso popolare verso certa politica» e minato «la fiducia» nei magistrati. Torna sul tema dei «poteri forti», Forleo, in un libro-intervista di Antonio Massari (Alberti). Nel '94, quando lei diventò giudice a Milano, i «magistrati erano uniti» nella «battaglia fisiologica e sempre in corso» contro un potere politico che «aveva un colore ben definito: c’era un nemico». «Berlusconi?», chiede l’autore. «Il pool si ribellò a un decreto del governo Berlusconi» risponde parlando in astratto. I fatti erano «gravissimi, ma lo strumento carcerario doveva essere limitato ai più gravi». E anche se «il sistema era talmente radicato che c’erano poche vie d’uscita», non farlo fu un errore. Il risultato del rafforzamento del potere politico è che ora i magistrati sono «più prudenti» e gli inquirenti «finiscono comunque per rispondere alle logiche di potere interne, nonostante l’obbligatorietà dell’azione penale», ragiona Forleo, gip dell’inchiesta Unipol- Antonveneta, firmataria della custodia per il banchiere Gianpiero Fiorani, chiedendosi retoricamente se «Fazio (indagato, ndr.) e sua moglie sarebbero rimasti liberi all’epoca di Tangentopoli». «Fiorani, in galera, c’è finito. Fazio invece no. Né lui che all’epoca dei fatti era il governatore della Banca d’Italia, né sua moglie che, peraltro, non mi risulta sia stata indagata, neanche per favoreggiamento, nonostante fosse anch’ella in contatto con Fiorani» con cui scambiava «informazioni importanti». «Oggi si è rotto l’idillio tra certa magistratura e certa politica e ciò ha causato autentici scempi, quale il silenzio dell’Anm di fronte alla vicenda di Luigi de Magistris», il quale aveva scoperto che tra i magistrati potevano esserci «personaggi conniventi con i potentati politici ed economici». La magistratura faccia «i conti con se stessa» affrontando «la questione morale», perché «oggi il singolo magistrato è più debole» e c’è il rischio che qualcuno possa «scivolare in comodi compromessi», come le è già capitato di vedere con amarezza. Le sue posizioni a difesa di de Magistris, per la separazione delle carriere, contro le correnti e la richiesta al Parlamento di usare nell’inchiesta Unipol le telefonate degli allora ds Latorre e D’Alema («consapevoli complici di un disegno criminoso», scrisse) hanno dato il via ai «vergognosi attacchi» contro di lei, anche dalla magistratura: «Si sono toccati i fili che fanno morire. Perché fino a quando s’era attaccato il nemico della magistratura, il nemico di destra, era andato tutto bene. Avevo avuto la solidarietà. La magistratura era stata compatta nel proteggere il giudice Forleo. Poi, quando spunteranno caimani d’altro colore, tutti si dilegueranno». Tre giorni dopo, lesse l’appello ai giudici del presidente Napolitano alla «riservatezza» e a non inserire in atti «valutazioni non pertinenti» come «una pressione» che le fece «male», «un’offesa al Paese». In un altro passaggio definisce caimano «il potere esecutivo, qualunque colore abbia». Il libro ripercorre i procedimenti del Csm che l’avrebbe trasferita dopo «un processo sommario», «una pagina nera nella storia della magistratura » che l’ha fatta sentire come «un dissidente perseguitato», dichiara. Lì parlò dell’ex procuratore Gerardo D’Ambrosio il quale, eletto senatore ds, si schierò «contro la trascrizione delle telefonate». Lo vide andare a pranzo con i pm delle scalate bancarie e la cosa la indignò: «Se qualcuno lascia la toga per diventare un politico, poi dovrebbe avere il buon gusto di non creare confusione di ruoli. Io non ho avuto dubbi sul rigore dei colleghi: colsi l’inopportunità del gesto di D’Ambrosio». L’ex procuratore ha sempre ribattuto che si trattò di un incontro occasionale e non si parlò delle inchieste. Una rivelazione, infine. Ha ricevuto la proposta di candidatura. Da chi? «Non dal centrodestra» né dall’Idv di Di Pietro. fonte:http://www.corriere.it/cronache/08_dicembre_04/giuseppe_guastella_forleo_mani_pulite_d49de8a0-c1db-11dd-9cf5-00144f02aabc.shtml |
Autore: | rmnd [ 05/10/2010, 10:48 ] |
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Cita: [color=blue]IL PM DE PASQUALE E' partita la santificazione del pm Fabio De Pasquale - l’hanno fatta Repubblica e il Corriere, per esempio - che è uomo ritenuto meritevole non solo di aver imbastito tre processi contro Silvio Berlusconi dal 2003 a oggi, ma è stato menzionato da quest’ultimo in un comizio di domenica. Da qui le agiografie, deprivate d’ogni zona d’ombra: per completezza dell’informazione, però, andrebbero arricchite. Si potrebbe scrivere un romanzetto adducendo le ragioni per cui De Pasquale non ebbe mai particolare stima da parte del Pool di Mani pulite, tra altri. Luigi Ferrarella ed Emilio Randacio, su Corriere e Repubblica, hanno ricordato che De Pasquale fu assolto dall’accusa d’aver indotto al suicidio Gabriele Cagliari (1993) rimangiandosi la promessa di una scarcerazione che il manager attendeva da mesi. In effetti non furono ravvisati illeciti disciplinari, e, come scrissero i soliti Travaglio & Gomez in cinquanta libri, «È stato completamente scagionato da quei sospetti» (completamente, scrivono) e «Il suo comportamento fu assolutamente corretto» (assolutamente, scrivono) giacché «chi lo accusò senza prove era un garantista all’italiana». Però forse andrebbe raccontata meglio, questa faccenda. La vicenda Cagliari Il 15 luglio 1993 Gabriele Cagliari chiese di essere interrogato e rese una confessione che incontrò le attese di De Pasquale, tanto che davanti a tre persone - l’avvocato Vittorio D’Ajello, il suo collaboratore Luigi Gianzi e un militare della Guardia di Finanza - disse a Cagliari: «Lei me l’ha messo in culo». De Pasquale però cambiò idea il giorno dopo e non avvertì neppure i difensori del manager: si limitò a passare al gip un parere ancora una volta negativo. Qualcuno, però, avvertì i giornalisti: e così il giorno dopo l’avvocato di Cagliari apprese - dalla radio - che De Pasquale si era rimangiato la promessa e che l’indomani sarebbe partito per le vacanze, in Sicilia. Dai verbali di Vittorio D’Ajello, legale di Cagliari, davanti agli ispettori ministeriali: «Il dottor Fabio De Pasquale, alla fine dell’interrogatorio, disse al Cagliari che avrebbe dato parere favorevole alla sua libertà, affermando espressamente rivolto al Cagliari: «Lei me l’ha messo in culo, ma io devo liberarla». Dalle conclusioni degli stessi ispettori, paragrafo IV: «Il dott. De Pasquale, con espressioni non consone, ha tenuto dei comportamenti certamente discutibili (...) soprattutto per avere promesso a un indagato che era in carcere da oltre centotrenta giorni, di età avanzata e in condizione di grave prostrazione psichica, che avrebbe espresso parere favorevole (...) e di avere invece assunto una posizione negativa senza però interrogare nuovamente lo stesso indagato, impedendogli, così, di fatto, di potersi ulteriormente difendere. È mancato quel massimo di prudenza, misura e serietà che deve sempre richiedersi quando si esercita il potere di incidere sulla libertà altrui». Cagliari poi s’ammazzò soffocandosi con un sacchetto di plastica. De Pasquale apprese la notizia fra Capo Peloro e Punta Faro, spaparanzato in Sicilia. I colloqui coi giornalisti furono invero penosi: «Non ho rimorso per quello che ho fatto... No, non mi sento in colpa. Ho svolto il mio lavoro basandomi sulla legge.... E poi non ho fatto quella promessa. È paradossale: io sono contrario alla carcerazione preventiva». Paradossale, sì. De Pasquale fu ufficialmente mollato da cronisti e Procura. Francesco Saverio Borrelli fu visto piangere. «Non si può promettere e non mantenere» ebbe il coraggio di dire Di Pietro, che di quella massima aveva fatto una regola di vita. Assolombarda De Pasquale era e resta un personaggio così, dichiaratamente di sinistra ma capace di mettere d’accordo l’intero Parlamento come capitò a margine di un’inchiesta sui fondi neri Assolombarda, stesso periodo: l’intero emiciclo - sinistre e forcaioli compresi - respinsero le richieste di autorizzazione a procedere per Altissimo e Sterpa (liberali) e per Del Pennino e Pellicanò (repubblicani) chieste da un magistrato, De Pasquale appunto, il cui intento fu giudicato «persecutorio» dall’intero arco costituzionale. Le frizioni col Pool e in particolare con Di Pietro furono dovute invece ad altri problemi: De Pasquale fu tra i primi ad accorgersi, per esempio, dell’esclusività di rapporto che legava Di Pietro al alcuni indagati (e avvocati) e in particolare al banchiere Pierfrancesco Pacini Battaglia: nel maggio 1994, per dire, De Pasquale cercò ripetutamente il banchiere per farlo testimoniare nel processo Eni-Sai (che registrerà la prima condanna per Craxi) e il pm attese invano per quattro volte: il 4, 5, 10 maggio e il 2 giugno. Il pm non era riuscito a trovare Pacini nella residenza italiana né in quella svizzera e neanche chiedendo al suo avvocato Giuseppe Lucibello, molto legato a Di Pietro. Però con quest’ultimo e col maresciallo Salvatore Scaletta, incaricato dal Pool, Pacini invece si era reso disponibile per tre interrogatori in febbraio, due in marzo - oltre a tutti quelli dell 1993 - e così pure avrebbe fatto il 30 giugno e il 27 settembre, dopo esser stato dichiarato «irreperibile» da De Pasquale. Il quale litigò furiosamente con Di Pietro anche nel tardo settembre 1993, quando il latitante Aldo Molino sbarcò a Linate e si consegnò a Tonino nonostante fosse ricercato da De Pasquale. Volarono urla. La futura moglie di Di Pietro, Susanna Mazzoleni, denuncerà che il capitano Giancostabile Salato - ufficiale che collaborava con De Pasquale - le aveva rivolto insinuanti domande sulle frequentazioni del marito. Andrebbe spiegato, ci fosse il tempo e lo spazio, che De Pasquale fu pure il pm della chiassosa indagine sul regista Giorgio Strehler (il pm chiese la pena massima, ma Strehler fu assolto con formula piena) e che lo fu anche di un’altra chiassosissima indagine sui fondi Cee, roba con percentuali di assoluzione mostruose. Pochi ricordano quest’ultimo caso, eppure fu cornice di uno degli episodi più raccapriccianti del periodo di Mani pulite. Su mandato d’arresto del pm De Pasquale, la tarda sera del 28 maggio 1992, 14 agenti irruppero a casa dell’ex assessore regionale socialista Michele Colucci a mitragliette spianate. Intanto, davanti alla caserma della Guardia di Finanza via Fabio Filzi 44, in trepidante attesa bivaccavano parenti, amici, giornalisti, fotografi, cameramen e una piccola folla di curiosi. Tra gli ultimi a ricevere l’invito, gli avvocati di Michele Colucci. La via era transennata e illuminata a giorno, circolavano panini e birre, un cronista de l’Indipendente cantava canzoni di Lucio Battisti accompagnandosi con la chitarra. Le auto con a bordo gli arrestati rallentarono a cinquanta metri dal bivacco per dar modo alla stampa di prepararsi, poi ripartirono a sirene spiegate non transitando però dal passo carraio, come d’uopo, bensì bloccandosi davanti all’ingresso pedonale così da far sfilare gli arrestati uno ad uno. E fu ressa, flash, spintoni, parenti e fotografi ad azzuffarsi. Colucci, malfermo sulle gambe, fu trascinato a braccia nella calca e appena entrato in caserma crollò a terra per un edema polmonare. Venne a prenderlo un’ambulanza e il poveretto venne fatto ripassare in barella tra le forche caudine della stampa: la folla si strinse attorno a un corpo privo di sensi, coperto da un lenzuolo, e un giornalista gli piazzò il microfono davanti alla mascherina dell’ossigeno. Tutti assolti In precedenza De Pasquale aveva ottenuto per Colucci il provvedimento del confino, soluzione adottata di norma per i mafiosi. Arrestato, le condizioni del detenuto sessantenne si fecero drammatiche (come svariate perizie mediche confermarono) ma l’atteggiamento di De Pasquale rimase durissimo, tanto che fece di tutto per farlo finire comunque a San Vittore anziché in ospedale. La figlia di Colucci, giornalista della Rai, fece un pubblico appello che fu raccolto anche da politici (Pannella Taradash, Maiolo) e poi da giornalisti come Gad Lerner, tra altri. Nonostante la ferocia dell’opinione pubblica di quel periodo, alla fine Colucci, da poco trapiantato di fuoco, ottenne gli arresti domiciliari per quanto strettissimi. Dopo nove mesi di carcerazione detentiva, alla fine, il pericoloso criminale potè uscire: sarà assolto in Cassazione. Un altro successo di Fabio De Pasquale.[/color] http://www.libero-news.it/news/502994/Il_pm_De_Pasquale.html |
Autore: | rmnd [ 05/10/2010, 10:53 ] |
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Cita: [color=blue]Altari sconsacrati La settimana scorsa il governo ha incassato due volte la fiducia, riallineando le varie forze e personalità che lo compongono. Appena chiuso il sipario parlamentare il presidente del Consiglio è tornato a parlare del deragliamento costituzionale, con la sovranità passata dalle mani del popolo a quelle delle procure. Il presidente della Camera s’è collocato sul fronte opposto, negando che alcuna riforma sarà mai fatta se indirizzata contro i magistrati. Due giorni per riottenere la fiducia, altri due per risfasciarla. A essere ipocriti si può sostenere che la contrapposizione non esiste, dato che le riforme devono essere fatte per una migliore giustizia e non contro i pubblici ministeri. Ma son solo gargarismi, perché se questo è il passo di partenza sappiamo tutti che non si va da nessuna parte. E’ evidente che la giustizia, per funzionare, ha bisogno dei magistrati, il cui ruolo è irrinunciabile e insostituibile.[color=red] Ma sappiamo altrettanto bene che le deviazioni sono state numerose e frequenti, al punto da doversi accorgere che quel corpo è malato, nel profondo. Vorrei fare osservare, tanto per dirne una, che dopo l’attentato alla procura di Reggio Calabria, il 3 gennaio scorso, un po’ tutti scrissero le solite banalità, del tipo: la ‘ndrangheta contro la procura determinata e onesta. Osservai, allora, che il bombolone era solo un avvertimento e che chi lo aveva piazzato, badando bene di non far male a nessuno, stava dialogando con qualcuno dentro al palazzo. Pare che le cose stiano così e che i delinquenti avessero da lamentare la rimozione di un pubblico ministero, su cui facevano affidamento. Ebbene, sapete dov’è questo signore? Trasferito, per “incompatibilità ambientale”, amministra giustizia presso la Corte d’appello di Roma. Ma vi pare sensato? E che deve fare per essere buttato fuori?[/color] Le parole di Silvio Berlusconi, ripetute ieri a Milano, offriranno materia per le solite reazioni scandalizzate: ha attaccato la Corte Costituzionale e l’allora Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro. Lo dico subito: ha ragione. Non condivido la definizione della Corte come accolita di giudici sinistri, men che meno nella versione pulp: “comunisti”. Ma la sentenza con cui si abrogò la legge Pecorella, la giustissima norma con la quale si stabiliva di non continuare a processare un cittadino assolto per quel medesimo reato, fu una vergogna. Che porta la firma di un giudice, Giovanni Maria Flick, che fu ministro della sinistra e poi presidente della Corte per pochi giorni. Inutile a tutti se non alla sua scandalosa prosopopea. Aggiungo: pronto, lui e i suoi colleghi, a violare la Costituzione per il proprio tornaconto. E questi sono fatti. Come lo è la condotta di Scalfaro, che pensò di riuscire a svellere il verdetto elettorale organizzando la caduta di Berlusconi, così impostando una politica destinata ad essere la tomba della sinistra seria e di governo (lui, del resto, come i tanti necrofori che la sinistra si porta appresso, è un uomo di destra). Il punto debole della posizione berlusconiana non sta nel fatto che svillaneggia questi altari sconsacrati, ma nel non essere capace di porre rimedio. La riforma della giustizia non è un compito popolare, ma della maggioranza parlamentare. Le parole di Fini non si prestano ad equivoci, ed è evidente che quella è la spianata, appena fuori dal saloon, sulla quale avverrà il duello. Visto che non serve a nulla rimandarlo, meglio affrontarlo. Il governo presenti subito la sua proposta: una, complessiva, rivoluzionaria. Se su quella cadrà, almeno, gli italiani sapranno il perché. E si regoleranno di conseguenza.[/color] http://www.davidegiacalone.it/giustizia/altari-sconsacrati/ |
Autore: | Bastion [ 05/10/2010, 10:58 ] |
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ti posso dare un consiglio? Aumenta un po la grandezza del carattere, perchè cosi da un po di fastidio agli occhi (almeno a me). |
Autore: | barionu [ 05/10/2010, 13:45 ] |
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Intanto, un caloroso saluto a Demultanocte ! ![]() zio ot ![]() |
Autore: | rmnd [ 12/11/2010, 22:02 ] |
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Cita: [color=blue]Libero Furlan, serial killer neonazista di Ludwig
E' tornato definitivamente in libertà Mario Furlan, uno dei due fondatori della formazione neonazista Ludwig. Condannato nel '91 a 27 anni di carcere per 10 omicidi. Tra le vittime preti, omosessuali e clochard. Per il giudice di sorveglianza non è più pericoloso ![]() Milano - E' libero definitivamente Marco Furlan, uno dei due fondatori della formazione neonazista Ludwig, condannato nel 1991 a scontare 27 anni di carcere per dieci omicidi commessi tra l'82 e l'84, tra cui barboni, prostitute, omosessuali e preti (per altri cinque venne scagionato). Il giudice di sorveglianza di Milano, Cristina Ceffa, ha revocato la misura di sicurezza della libertà vigilata richiesta dal pm Ferdinando Pomarici, sulla base della relazione dei servizi sociali. "L'ex componente di Ludwig - si legge nella relazione - è arrivato alla conclusione del suo percorso e dal punto di vista psicologico ha raggiunto un suo equilibrio". Non è più socialmente pericoloso, dunque. Condanna - Furlan era stato arrestato il 4 marzo del 1984, uscì per scadenza dei termini nell’88 e nel ’91 fuggì dalla dimora obbligata per essere poi nuovamente arrestato nel maggio del ’95 a Creta. Nel 1991, qunado fu emessa la condanna definitiva, i magistrati riconobbero la sua seminfermità mentale. Nell’aprile del 2008 Furlan, dopo 18 anni di cella (anche per via di alcuni condoni e della buona condotta) durante i quali si laureò in ingegneria informatica, venne scarcerato e affidato ai servizi sociali: cominciò a lavorare in una società di informatica. Riabilitazione - A settembre dell’anno scorso gli venne concessa al posto della misura di sicurezza del ricovero in casa di cura, la libertà vigilata. Ora vive a Milano e ha assicurato al giudice che la sua vita ha preso una determinata direzione: "Continuerò a lavorare e rimarrò in rapporto con gli operatori che mi hanno seguito finora". [/color] |
Autore: | Thethirdeye [ 20/11/2010, 14:08 ] |
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[b]LA SENTENZA DI BRESCIA E LA STRAGE DI PIAZZA DELLA LOGGIA [/b] ![]() DI SOLANGE MANFREDI paolofranceschetti.blogspot.com nov 20th, 2010 Fonte: http://www.altrainformazione.it/wp/2010 ... la-loggia/ 28 maggio 1974, Brescia, Piazza della Loggia un ordigno esplode durante una manifestazione. E’ strage: 8 morti e più di 90 feriti. Oggi, dopo 36 anni, la strage è ancora senza colpevoli. Martedì 16 novembre 2010 il tribunale di Brescia ha assolto per “insufficienza di prove” in primo grado i 5 imputati: Il generale dei Carabinieri Francesco Delfino, il senatore Pino Rauti (unico imputato per il cui i pm avevano chiesto l’assoluzione), Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Maurizio Tramonte. Un processo durato due anni, 150 udienze di cui i media non hanno mai parlato. L’unica volta che i giornalisti si sono precipitati in aula è stato in occasione della deposizione di Angelo Izzo, il mostro del Circeo. L’interesse della stampa, peraltro, era rivolto non alla deposizione nel processo di Izzo, ma al suo matrimonio con la giornalista Donatella Papi celebratosi il giorno prima. Peccato perché è stato un processo importante cui sono emersi con chiarezza i rapporti dei movimenti estremisti con i servizi segreti e le istituzioni militari. Ma non solo. In questo processo è stata ripercorsa, e riscritta con nuovi documenti, parte della storia d’Italia. Nel corso della requisitoria il pm ha ricordato come nel corso del processo sia emerso quali politici sapevano dov’era la prigione di Moro, come Kappler sia stato fatto scappare dal Celio dai nostri servizi segreti e barattato con la Germania per un prestito, come la liberazione di Cirillo sia stata trattata da Cutolo, come non vi fosse un solo estremista che non avesse un referente nei servizi. Ed ancora come alcuni estremisti cui era demandato il c.d. “lavoro sporco” non solo concordassero con uomini dei servizi le azioni da compiere, ma da questi ricevessero l’esplosivo per compiere gli attentati. E’ emerso come, per depistare le indagini e salvare gli autori delle stragi, venissero stilati rapporti falsi da inviare alla magistratura, come imprenditori mettessero a disposizione ingenti capitali per finanziare queste attività eversive, ecc.. Tutto pubblico, tutto agli atti del processo Cose sicuramente più interessanti del matrimonio di Angelo Izzo, ma non per il c.d. “quarto potere”, ovvero quella che ancora, e senza vergogna, ci ostiniamo a chiamare “informazione”. Oggi, nonostante la mole impressionante di documenti e informative dei servizi, è arrivata l’ennesima sentenza di assoluzione. Il perché la Corte abbia deciso in tal senso lo sapremo solo leggendo le motivazioni della sentenza che saranno depositate tra 90 giorni. CONTINUA>>> http://www.altrainformazione.it/wp/2010 ... la-loggia/ |
Autore: | Thethirdeye [ 03/02/2011, 10:51 ] |
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Dal paese dei burattini....... ![]() No agli arresti per Tanzi, la Cassazione rinvia Annullata la sentenza del tribunale del riesame 02 febbraio, 23:59 http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 20909.html |
Autore: | rmnd [ 18/02/2011, 10:44 ] |
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Che sia la volta buona...e con l'appoggio incondizionato dei radicali immagino. Cita: http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/389546/
Forse già oggi la riforma in Cdm [color=blue]Giustizia, il governo accelera ROMA La tanto preannunciata riforma della giustizia potrebbe arrivare forse oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri come «fuori sacco». Le bozze, già pronte dallo scorso novembre, sarebbero state tirate fuori dai cassetti del ministero della Giustizia e solo stamattina sarà deciso se vararle nel corso della riunione a palazzo Chigi. La riforma prevede un ddl costituzionale per separare le carriere di giudici e pm, per dividere in due il Csm e per dare più poteri al ministro della Giustizia. Non è escluso che - secondo quanto si è appreso - il governo intenda procedere anche con un ddl sulla responsabilità civile dei magistrati. La bozza di riforma contenuta in tre fogli di schede riassuntive che il Guardasigilli Angelino Alfano aveva sottoposto all’attenzione del Quirinale lo scorso novembre aveva ricevuto un altolà dai finiani che, per bocca della presidente della Commissione Giustizia Giulia Bongiorno, contestavano la prevista maggioranza laica del Csm, l’attribuzione di maggiori poteri al ministro della Giustizia, l’ipotesi di una polizia giudiziaria più autonoma dal pubblico ministero. La trattativa si era interrotta in contemporanea con lo strappo politico tra Pdl e Fli. Ora - secondo quanto si è appreso - il governo potrebbe decidere di andare avanti lo stesso. In tal caso, con un ddl costituzionale sarà previsto che i giudici saranno indipendenti da ogni potere e soggetti solo alla legge, mentre i pm potrebbero diventare un «ufficio» organizzato secondo le norme sull’ordinamento e con la facoltà di esercitare l’azione penale secondo priorità stabilite dalla legge. E ancora: l’uso della polizia giudiziaria non avverrà più indiscriminatamente ma «secondo modalità stabilite dalla legge»; verranno creati due Csm, uno dei giudici e l’altro dei pm mentre un organismo ad hoc (una sorta di alta corte di disciplina) vaglierà i procedimenti disciplinari di tutte le "toghe". Nelle originarie bozze, inoltre, era prevista l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione in primo grado e l’attribuzione al ministro della Giustizia di maggiori poteri, incluso quello di partecipare alle riunioni dei Csm senza diritto di voto.[/color] |
Autore: | christex77 [ 18/02/2011, 10:54 ] |
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L'Italia è un Paese di lobby. Politici,giudici,avvocati ecc. lottano ogni giorno per il mantenimento del loro potere. I Media li aiutano in questo creando un teatrino in cui da una parte c'è un orco nano cattivo pedofilo e dall'altra dei novelli Robin Hood che si sacrificano in nome del Popolo Italiano nel tentativo di "liberarci" da chissà che cosa. |
Autore: | Blissenobiarella [ 18/02/2011, 11:18 ] |
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E no... Almeno qui dentro, i giochi di potere sono chiari più o meno a tutti. Ma ci sono giochi il cui esito può essere favorevole a molti e giochi di cui beneficiano solo i soliti eletti. In ogni caso, non sarà la magistratura ad avere ragione dell'orco nano, ma la piazza. Imho ovviamente. |
Autore: | christex77 [ 18/02/2011, 11:44 ] |
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Cita: Blissenobiarella ha scritto: E no... Almeno qui dentro, i giochi di potere sono chiari più o meno a tutti. Ma ci sono giochi il cui esito può essere favorevole a molti e giochi di cui beneficiano solo i soliti eletti. In ogni caso, non sarà la magistratura ad avere ragione dell'orco nano, ma la piazza. Imho ovviamente. Molto probabilmente stavolta il nano si farà da parte, ma non certo per la magistratura come tu stessa dici. Le ragioni sono ben altre. |
Autore: | Thethirdeye [ 18/02/2011, 14:59 ] |
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Cita: christex77 ha scritto: da una parte c'è un orco nano cattivo pedofilo e dall'altra dei novelli Robin Hood che si sacrificano in nome del Popolo Italiano nel tentativo di "liberarci" da chissà che cosa. Da chissà cosa? Siamo lo zimbello del mondo e.... tu dici da chissà cosa? ![]() |
Autore: | rmnd [ 18/02/2011, 15:13 ] |
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Cita: Thethirdeye ha scritto: Cita: christex77 ha scritto: da una parte c'è un orco nano cattivo pedofilo e dall'altra dei novelli Robin Hood che si sacrificano in nome del Popolo Italiano nel tentativo di "liberarci" da chissà che cosa. Da chissà cosa? Siamo lo zimbello del mondo e.... tu dici da chissà cosa? ![]() su dai basta con questo provincialismo esterofilo. A parte che ti posso assicurare nel mio piccolo che dell'Italia e degli italiani all'estero poco importa, come importa poco di qualunque altro paese a loro straniero. Un conto sono i titoloni dei giornali stranieri un altro conto è la società che ha altri problemi e interessi e non certo il bunga bunga..va bene come satira e nulla più. Solo noi ne facciamo un caso di stato. E poi se siamo lo zimbello del mondo che importa? A me non me ne cale nulla... Meglio la seriosità di Zapatero ed essere con le pezze al c.. come in Spagna? Oppure come in Grecia o in Irlanda? Sono i fatti che contanto non le pagliacciate che leggiamo sui giornali cartacei e on-line |
Autore: | rmnd [ 18/02/2011, 15:28 ] |
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Cita: [color=blue]Rubygate: nel rinvio a giudizio il giudice copia paragrafi e paragrafi dalle carte dell’accusa
Si sa da anni che questa è la pratica corrente. Sì, lo sanno tutti che i giudici, quando scrivono il rinvio a giudizio di un indagato, troppo spesso copiano e incollano interi brani delle richieste di rinvio a giudizio scritte dalle procure. La pratica è stata censutara così tante volte che quasi non se ne occupa più nessuno. Però ogni volta fa effetto: è come se il giudice, che dovrebbe essere «terzo», imparziale rispetto ad accusa e difesa, sposasse in partenza il punto di vista della prima. Ogni volta la sensazione è sgradevole e giustifica implicitamente la richiesta di una maggiore «separazione tra le carriere» dei magistrati, tanto osteggiata dalla categoria. Ebbene, è così anche in una delle vicende giudiziarie più delicate degli ultimi anni: nelle 27 pagine con cui la gip milanese Cristina Di Censo ha disposto il giudizio immediato per Silvio Berlusconi, sono copiati di sana pianta numerosi, interi paragrafi dell’ordine di comparizione inviato a metà dicembre dalla procura all’indagato. Pagine e pagine nelle quali anche le virgole dei due documenti sono identiche: a partire dalla descrizione degli avvenimenti dela famosa notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, quella della telefonata del premier in questura, fino alla descrizione di quel che avviene subito dopo, con l’affidamento provvisorio di Ruby a Nicole Minetti. Per chi creda nel garantismo, non è un bello spettacolo. Ma ormai, di questa pratica, non si scandalizza più nessuno. http://blog.panorama.it/italia/2011/02/18/rubygate-nel-rinvio-a-giudizio-il-giudice-copia-paragrafi-e-paragrafi-dalle-carte-dellaccusa/ [/color] |
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