Le oltre 650 pagine di ricorso dell’avvocato Giulia Bongiorno hanno smontato la ricostruzione della Procura puntando su diversi elementi di “illogicità”. L’avvocato ha parlato a caldo di un “giorno importantissimo per la giustizia perché Raffaele è stato per 4 anni in carcere, anni durissimi che ha affrontato a viso alto, senza mai protestare. Con un massimo rispetto per le istituzioni”. Bongiorno ha anche sottolineato che non si tratta più di un rinvio ma la parola fine alla vicenda giudiziaria. L’esito non era scontato e la durata della camera di consiglio in qualche modo lo lascia intendere.
E infatti il padre di Raffaele, Francesco Sollecito, ha accolto in lacrime la sentenza. “E’ finita… è finita”. la reazione è un’esplosione di gioia. “Stiamo piangendo di gioia” è riuscito solo ad aggiungere. Francesco Sollecito ha atteso con il figlio la sentenza. Poco dopo, ha parlato dalla Puglia lo stesso Raffaele commentando la parola “fine” decisa al quinto grado di giudizio: “Sono felicissimo, la stessa magistratura che mi ha condannato ingiustamente mi ha restituito oggi la dignità e la libertà”.
Sull’altro fronte la liberazione non si accompagna solo a gioia. “Amanda è felice, chiederemo il risarcimento per ingiusta detenzione”: l’ha detto l’avvocato Carlo Della Vedova che ha appena parlato al telefono con Knox, comunicandole l’assoluzione dal reato di omicidio. Amanda è stata condannata a tre anni per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, ma ha sofferto una carcerazione preventiva superiore alla pena inflittale.
Poi ci sono i parenti della vittima, Meredith Kercher. Su quali si abbatte una tegola. “E’ una verità difficile da digerire per la famiglia, per noi che l’abbiamo difesa e per i giudici che hanno emesso i verdetti di condanna”. Lo ha detto l’avvocato Francesco Maresca, difensore della famiglia Kercher, commentando l’assoluzione di Raffaele e Amanda.
Il pg: “Confermare la condanna, infierirono in tre su di lei”
Per Amanda Knox e Raffaele Sollecito il pg Mario Pinelli aveva chiesto la conferma della condanna sostenendo che la sentenza di condanna dell’appello bis era “pienamente osservante delle indicazioni ricevute dalla Cassazione”e che “non vi fu alcuna colluttazione, a meno che non si voglia definire colluttazione la difesa di una vittima su cui inferiscono tre persone (Knox, Sollecito e Guede)”. All’udienza finale, sono stati presenti Sollecito (che poi è ripartito per la Puglia) e la sua fidanzata Greta, il padre Francesco con la sua compagna, e Vanessa, la sorella di Raffaele. Le difese dei due imputati avevano chiesto la difesa. Il commento del sostituto procuratore Giancarlo Costagliola sono di stupore: “Sono curioso di leggere la sentenza”. “Prendo atto della decisione – ha detto il magistrato – e ho il massimo rispetto per le decisioni della Corte”. Costagliola aveva rappresentato l’accusa in appello insieme a Giuliano Mignini e Manuela Comodi.
L’avvocato Bongiorno: “Sollecito è un puro come Forrest Gump”
Giulia Bongiorno, legale di Sollecito, ha sostenuto che nel verdetto di condanna in secondo grado nel processo bis c’era stata “una valanga di errori”. “Sollecito non ha mai depistato, anzi ha sempre collaborato alle indagini, durante l’aggressione a Meredith vedeva i cartoni animati: Raffaele Sollecito è un puro che si vede coinvolto in vicende spettacolari e gigantesche delle quali, come Forrest Gump, non si rende conto. Assolvetelo!”. Nella sua arringa aveva contestato le due perizie che, ad avviso dei giudici fiorentini, inchioderebbero Sollecito. Quella sul gancetto del reggiseno di Meredith, e quella sul coltellaccio. Bongiorno aveva poi fatto presente che dopo la prima perquisizione, svoltasi dal 2 al 5 novembre 2007, “l’ambiente della casa non è stato sigillato e successivamente, quando ormai Sollecito era in carcere da 46 giorni, sono stati fatti altri prelievi”.
La difesa di Amanda: “In Questura confessione falsa”
In difesa di Amanda avevano parlato la scorsa udienza i difensori Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova. “La notte in cui Amanda fu portata in Questura e dopo cinque ore di interrogatorio senza interprete e senza avvocato le fu fatto firmare il verbale, qualche cosa deve essere andato storto perché non c’è né una registrazione, né un video: quella fu una falsa confessione”. Dalla Vedova aveva poi puntato il dito contro Rudy Guede, l’ivoriano condannato per primo e con rito abbreviato per l’omicidio di Meredith in concorso con ignoti. La giovane americana ha atteso la sentenza a Seattle accanto ai genitori. “È molto preoccupata, non dorme, e sta sulle spine in attesa dal verdetto della Cassazione” aveva riferito uno dei suoi difensori.
Condannati, assolti e poi condannati
I due giovani imputati erano stati condannati nel processo di primo grado e assolti nel primo giudizio di secondo grado. La Cassazione aveva poi annullato l’assoluzione e il secondo processo davanti alla corte d’Assise di Firenze si era concluso con una condanna a 28 anni e 6 messi per la Knox e 25 anni per Sollecito.