Israele pronta a colpire Teheran
Il governo Netanyahu ha deciso. Francia e Cina: rischi incalcolabili. Gli ayatollah: "Se attaccano se ne pentiranno. Il rapporto dell'Aiea è falso".
Manca solo il «go» alle forze armate. Israele ha deciso: colpire i siti nucleari in Iran. La minaccia costituita dalla bomba atomica della Repubblica islamica ha accelerato i tempi. Ieri mattina anche i ministri più titubanti hanno dato il loro assenso all'opzione militare fortemente caldeggiata da Netanyahu e dal ministro della Difesa Ehud Barak. Anche il più cauto presidente Peres ha preso posizione: «L'Iran è il principale pericolo, sia per Israele che per il mondo intero. La possibilità di un attacco militare all'Iran è ormai più vicina a essere realizzata di quanto non lo sia il ricorso all'opzione diplomatica». E il ministro della Difesa israeliano Barak alla Bbc: «Israele è il Paese più forte nel raggio di migliaia di chilometri attorno a Gerusalemme e vogliamo continuare ad esserlo», sottintendendo l'intenzione di impedire all'Iran di diventare potenza atomica.
A pesare sulla decisione israeliana è la divulgazione, domani, del rapporto dell'Aiea, l'agenzia internazionale per l'energia atomica, su Iran e Siria. I funzionari dell'Agenzia si sono confidati in forma anonima con i giornalisti, preannunciando il focus sui container di acciaio dislocati a Parchin, a sudest di Teharan. Impianto utilizzato per testare esplosivi ad altissimo potenziale da impiegare come innesco nelle testate nucleari per far deflagrare la carica di plutonio della bomba atomica. L'Agenzia è in possesso di immagini satellitari in grado di mettere all'angolo il regime degli ayatollah. Inoltre, secondo le stesse fonti, Teheran possiede già piani computerizzati di guerra nucleare. I sospetti sul complesso militare di Parchin emersero già nel 2004. Anche in quel caso il satellite fece egregiamente il proprio lavoro e sfornò fotografie imbarazzanti per l'Iran, che respinse le accuse e l'anno dopo permise agli ispettori internazionali di entrare nel complesso. E, infatti, il ministro degli Esteri iraniano, Ali Akbar Salehi, mette le mani avanti e definisce «falso» il contenuto del rapporto dell'Aiea. L'Iran, però, non intende stare con le mani in mano e rilancia così da aumentare la tensione. L'Iran si propone di esportare all'estero la propria tecnologia nucleare e questo è uno dei primi obiettivi della sua agenda. Lo ha confermato il capo dell'Agenzia nazionale per l'energia atomica, Fereidun Abbasi, nel pieno della bufera creata dalle indiscrezioni sul nuovo rapporto dell'Aiea sul suo programma nucleare, che confermerebbe i timori su possibili obiettivi anche militari di Teheran. L'ayatollah Mahmoud Alavi ha ironizzato sulle minacce di Israele definite «il miagolio di un gatto messo all'angolo piuttosto che il ruggito di un leone» e poi, avverte: «Se un attacco militare dovesse avvenire, Israele e gli Usa se ne pentiranno».
Lo scenario, rimasto in ombra a causa della crisi economica, torna a preoccupare le cancellerie occidentali. A Washington si teme che Israele possa attaccare le centrali nucleari iraniane senza prima avvertirli. È la Francia, però, a tirare il freno nella nuova accelerazione politica e mediatica sull'ipotesi di un attacco militare israeliano agli impianti nucleari di Teheran. E lo fa tramite il suo ministro degli Esteri Alain Juppè‚ che avverte: l'uso della forza creerebbe una situazione «totalmente destabilizzante. Possiamo ancora inasprire le sanzioni per fare pressione sull'Iran e stiamo insistendo su questa linea», bisogna «evitare l'irreparabile». Ma l'invito francese alla cautela sul piano militare - dopo che negli ultimi giorni si sono espressi per una soluzione diplomatica anche Berlino e la Cina - giunge in una giornata in cui Israele guarda in un'altra direzione.
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speriamo ke siano solo parole estremizzate x raggiungere un obbiettivo,e null'altro......