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Legalizzare marijuana Cannabis di Stato, il procuratore antimafia Roberti: coltivazione e vendita ai Monopoli "Così sottrarremo spazi di mercato alle organizzazioni criminali come 'ndrangheta e camorra, o ai clan nord africani, afgani, albanesi"
"Deve essere lo Stato nella sua centralità, e in via esclusiva, a occuparsi della coltivazione, lavorazione e vendita della cannabis e dei suoi derivati. Così sottrarremo spazi di mercato alle organizzazioni criminali come 'ndrangheta e camorra, o ai clan nord africani, afgani, albanesi". Per il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, intervistato da Repubblica, se la scelta di liberalizzare la cannabis va attuata, "deve essere assunta a una condizione: che se ne occupino i Monopoli". "Abbiamo già avuto modo di segnalare come, di fronte all'incredibile incremento dell'uso e dello spaccio di droghe leggere - un vero e proprio boom che ormai conta 3 milioni di consumatori abituali solo nel nostro paese - l'azione di contrasto ai cartelli criminali e al terrorismo tende a potenziare i suoi strumenti e le sue risorse investigative contro i narcos, contro i trafficanti e i grandi riciclatori con i loro spaventosi volumi d'affari, e il relativo inquinamento dell'economia a livello internazionale", spiega Roberti. Di conseguenza, cala la lotta ai cosiddetti pesci piccoli: "Comprensibilmente si razionalizza su quel fronte della cannabis l'impiego delle forze dell'ordine, che comunque sono sul campo, specie in alcune realtà del paese, con grande impegno e abnegazione", prosegue il procuratore, secondo cui "il punto è che stilare le priorità è fondamentale. E non può che essere prioritario concentrarsi nella lotta contro gli imperi criminali dei narcos e le droghe pesanti e sintetiche" Ieri la proposta dei magistrati di Napoli di legalizzare le droghe leggere e mettere l'Italia al passo con i Paesi dove la regolamentazione di marijuana e cannabis si sta sperimentando con successo. Il giudice Nicola Quatrano ha evidenziato che in Parlamento, "giace la proposta sulla legalizzazione della cannabis". Ad alimentare il dibattito anche, con una lettera inviata al quotidiano La Repubblica, il pm Henry John Woodcock, ha evidenziato che "varrebbe la pena di cominciare a pensare a strategie di contrasto dell'illegalità che superino una impostazione meramente repressiva, e soprattutto bisognerebbe immaginare un progetto che in un futuro, speriamo non lontano, consenta di impiegare le 'energie umane', oggi impiegate nel mercato illegale della cannabis (e, di regola, sfruttate dalla criminalità organizzata), nell'auspicabile 'mercato legalizzato' della stessa". Pm Giovannini: 'di Stato' sarà fuori mercato 'Più costosa e meno gradita ai consumatori per principio attivo' La 'cannabis di Stato'? Più costosa e meno gradita ai consumatori, quindi 'fuori mercato' rispetto a quella illegale di cui non reggerà la concorrenza. Lo prevede Valter Giovannini, procuratore aggiunto di Bologna, da anni impegnato in indagini sui reati di droga. Il magistrato, coordinatore del gruppo 'droga' nella Procura della città emiliana, ne parla rispondendo ad una domanda sul dibattito lanciato dalla lettera del Pm Woodcok e dopo l'intervento del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. "Premesso - dice Giovannini - il massimo rispetto per le opinioni di tutti - a mio avviso la produzione di cannabis attraverso una filiera legale comporterà il necessario rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sul lavoro e di asetticità della produzione. Fatalmente, a meno che lo Stato non voglia lavorare in perdita, costerà di più rispetto a quella illegale". Per Giovannini, poi, c'è una seconda questione. "Sul mercato da anni - osserva - si trova cannabis con principio attivo altissimo e pacificamente dannoso per la salute, soprattutto dei più giovani. Lo Stato, che deve tutelare la salute pubblica, non potrà che produrre cannabis con principio attivo basso, che quindi non sarà gradita ai consumatori e risulterà fuori mercato". Infine, "non bisogna dimenticare che, soprattutto tra i giovanissimi, è forte il gusto della trasgressione: l'incontro con uno spacciatore per qualcuno 'seduce' di più che acquistare in farmacia o in tabaccheria. Occorre quindi proseguire sul contrasto e disincentivarne l'uso. Sul piano etico, poi, ciascuno può valutare individualmente".
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