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 Oggetto del messaggio: Francia-Costi del nucleare destinati a raddoppiare
MessaggioInviato: 01/02/2012, 12:07 
Francia, l’allarme Corte dei Conti. “Costi del nucleare destinati a raddoppiare”

Sull'atomo francese si sono abbattute prima le stime dell'Agenzia per la sicurezza (spesa aggiuntiva di 15 miliardi di euro per adeguarsi agli standard post Fukushima) e oggi quelle della procura contabile: per mantenere l’attuale livello di produzione bisognerà duplicare gli investimenti

Le spese che il governo francese dovrà sostenere, nell’immediato e nei prossimi decenni, per la manutenzione delle proprie centrali nucleari, per lo smantellamento di quelle troppo vecchie e per la gestione dei rifiuti radioattivi presentano numerosi elementi di «incertezza». A dichiararlo è la Corte dei Conti transalpina, che in un rapporto sui costi del nucleare pubblicato oggi ha spiegato che occorrerà «raddoppiare gli investimenti» se si vorrà mantenere in futuro l’attuale livello di produzione.

Nel corposo rapporto redatto dei magistrati contabili francesi (380 pagine) si sottolinea che il costo per la costruzione, per ciascun Megawattora installato, non ha fatto che crescere negli ultimi anni. Ciò soprattutto perché si è reso necessario rispondere a norme di sicurezza sempre più stringenti. Così, si è passati (a costi attualizzati) dagli 1,07 milioni di euro per MWh della centrale di Fassenheim nel 1978 agli 1,37 milioni dell’impianto di Civaux, in servizio dal 2000. Costi altissimi, ma che non hanno nulla a che vedere con quelli necessari per realizzare i reattori di “terza generazione”: l’EPR di Flamville costerà 6 miliardi, ovvero 3,7 milioni per MWh. E questo sulla carta, perché, ammonisce la Corte dei Conti, «è assolutamente troppo presto per fornire un calcolo completo del costo di produzione di un impianto EPR».

GUARDA L’INFOGRAFICA http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01 ... rafica.jpg

Al contrario, il costo della sola manutenzione per tutti i 58 reattori di Edf (società pubblica, leader in Francia nella fornitura di energia elettrica) è «ben identificato». E gigantesco: il costo stimato che l’azienda dovrà sostenere per mantenere gli impianti sarà pari a 55 miliardi di euro tra il 2011 e il 2025. Ossia 3,7 miliardi all’anno, contro gli 1,5 miliardi pagati nel trienno 2008-2010. Ciò a causa delle nuove norme imposte dalle autorità dopo il disastro di Fukushima, ma anche dell’età media degli impianti francesi: prolungare l’attività di un reattore oltre i 40 anni costa infatti estremamente caro. Ancora, alla lista delle spese vanno aggiunti i capitali che lo Stato sborsa per finanziare la ricerca sugli impianti di quarta generazione. E quelli stanziati per la gestione delle scorie, che sono stati stimati in 28,4 miliardi alla fine del 2010 e che, secondo il rapporto, potrebbero schizzare a 36 miliardi. Tutto ciò equivarrà, prosegue la Corte, a un «rincaro nell’ordine del 10%» del costo di ciascun MWh. Che sarà pagato dai cittadini, nella bolletta.

Il suggerimento della Corte al governo parigino, perciò, è di agire «con prudenza, lavorando a soluzioni alternative, perché l’utilizzo della quarta generazione su larga scala potrebbe risultare irrealizzabile». E la strada sembra già tracciata: «La mancanza di decisioni sugli investimenti – spiega il presidente della Corte dei Conti, Didier Migaud, in un’intervista al quotidiano Le Monde – costituisce una scelta implicita. Per ora saremo costretti a far durare le nostre attuali centrali al di là dei quarant’anni. Ma dovremo necessariamente e rapidamente far evolvere il sistema verso un mix energetico che preveda lo sfruttamento di altre fonti». O sborsare cifre stratosferiche, dunque, o scegliere le energie rinnovabili: conti alla mano, anche i nuclearisti potrebbero convincersi.

di Andrea Barolini – redazione Valori



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MessaggioInviato: 01/02/2012, 12:18 
Nucleare, il futuro.

Il futuro dei debiti...

Certo che se adesso dovranno spendere oltre il doppio, vuol dire che fino ad ora le centrali francesi sono andate con metà spese per la sicurezza. Non molto rassicurante... E adesso si propone uno scenario "sovietico" con strutture nucleari ingestibili per mancanza di fondi. Solo che non si tratta di sommergibili che possono essere imboscati a Murmansk dove vivono solo pinguini (no, non pinguini australi, è proprio la nuova specie fosforescente...)... E se la EDF dovesse fallire? Chi paga?


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MessaggioInviato: 01/02/2012, 12:18 
Già... e pensare che qualcuno invidiava la Francia... tra 10 anni i francesi saranno letteralmente nella cacca... per qualche decennio di vantaggi hanno ipotecato il futuro delle prossime generazioni.
A me pare che questo articolo sottovaluti un po' l'entità del problema, che non è solo economica.
Tempo fa avevo segnalato un articolo che si domandava che cosa accadrà quando e se si arriverà ad un collasso economico dei paesi altamente nuclearizzati.
La gestione delle centrali, dei siti di stoccaggio, delle scorie... richiede una continua e costosissima manutenzione... se venissero per un qualche motivo abbandonati questi siti si andrebbe incontro a contaminazioni ambientali che oggi facciamo fatica ad immaginare con precisione... Fukushima è soltanto un piccolo esempio.
Ringraziamo chi ha votato quel famoso referendum se fortunatamente almeno noi ci siamo risparmiati questa sciagura.
Il problema non è infatti tanto l'incidente in sè, ma la gestione del nucleare.

Il nucleare civile francese è comunque strettamente legato a quello militare.


Ultima modifica di iLGambero il 01/02/2012, 12:20, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 01/02/2012, 12:29 
Il nucleare civile è SEMPRE legato all'uso militare.

Ed hai pienamente ragione Gambero a dire che il problema dei costi del nucleare nei Paesi prossimi alla bancarotta è sottovalutato...Le spese per mantenere sicuro un impianto già normalmente sono tali da essere insostenibili se si vuole stare "in regola", Tepco docet. Immaginiamoci cosa accade nei periodi in cui il denaro non circola.



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MessaggioInviato: 01/02/2012, 12:34 
Non sempre è legato al militare... molti paesi UE (anche il Giappone ufficialmente, infatti ci fu molta polemica quando i giapponesi decisero di utilizzare un combustibile che mischiava plutonio) hanno il nucleare civile e non militare (gli USA non lo permettono, però sottoterra gli infilano le loro belle testate nucleari)


Ultima modifica di iLGambero il 01/02/2012, 12:36, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 01/02/2012, 12:59 
Gambero, un conto è ciò che si dichiara un conto è la realtà dei fatti...Per arrivare all'uso militare del nucleare le strade sono due: dell’arricchimento dell’uranio (vedi l’Iran è sotto accusa o il Brasile che ha fatto l'identica cosa ma a cui nessuno dice recrimina niente), e l’estrazione del plutonio dal ritrattamento del combustibile esaurito (Israele, India,Nord Corea...). Per cui, ribadisco, nucleare civile e militare sono intrinsecamente inscindibili a dispetto degli intenti dichiarati.




Sezione9 infatti l'esempio russo fornisce un ottimo esempio, ricco di spunti di riflessione su quello che può essere l'evoluzione di un paese altamente nuclearizzato...Avevo postato qualcosa qualche tempo fa, vediamo se ritrovo i link.



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MessaggioInviato: 01/02/2012, 13:20 
Cita:
Blissenobiarella ha scritto:

Gambero, un conto è ciò che si dichiara un conto è la realtà dei fatti...Per arrivare all'uso militare del nucleare le strade sono due: dell’arricchimento dell’uranio (vedi l’Iran è sotto accusa o il Brasile che ha fatto l'identica cosa ma a cui nessuno dice recrimina niente), e l’estrazione del plutonio dal ritrattamento del combustibile esaurito (Israele, India,Nord Corea...). Per cui, ribadisco, nucleare civile e militare sono intrinsecamente inscindibili a dispetto degli intenti dichiarati.

Non è del tutto vero questo.
Per il nucleare civile serve combustibile arricchito a percentuali MOLTO MOLTO inferiori a quello per uso militare (cosa che l'Iran attualmente non è in grado di fare autonomamente in tempi brevi).
Poi io sto parlando di singoli stati... non sto facendo un discorso in generale.
La Finlandia non ha bisogno di costruire la bomba atomica per il nucleare civile, e il nucleare civile non significa necessariamente bomba atomica.
La scelta militare è un'opzione, non è una necessità.
I francesi hanno dovuto investire MOLTO sul nucleare civile perché hanno un notevole progetto di nucleare militare, e quindi il nucleare civile era funzionale a quello militare, nelle dimensioni del progetto francese.
Poi chi comanda può benissimo dire... ti lasciamo costruire qualche centrale (o meglio te la costruiamo noi) poi il materiale fissile arricchito te lo forniamo noi, così come ci prendiamo cura degli "scarti" di interesse militare.

Generalizzando su scala globale sì il nucleare civile segue lo sviluppo del nuclare militare, ma se uno stato decide autonomamente di imbarcarsi nel nucleare civile non necessariamente è obbligato a seguire la via militare.


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MessaggioInviato: 01/02/2012, 13:33 
http://it.wikipedia.org/wiki/Plutonio#Produzione
"
Un reattore nucleare che venga usato per produrre plutonio deve perciò avere i mezzi per esporre 238U a irradiazione con neutroni, e per sostituire rapidamente l'uranio irraggiato. Un reattore che usi uranio non arricchito o moderatamente arricchito contiene una gran quantità di 238U, però il ricambio di materiale fissile nei reattori commerciali richiede il fermo completo del reattore per giorni o anche per settimane, durante il cambio degli elementi di combustibile: perciò il plutonio prodotto in questi reattori è ricco di isotopi instabili che lo rendono inadatto alla fabbricazione di armi nucleari. Un reattore per la fabbricazione di plutonio richiede dei macchinari che permettano di esporre le barre di uranio ai neutroni emessi dal nucleo, e che consentano di cambiarle spesso, o almeno di poterlo fare fermando il reattore per il minor tempo possibile. Per questo motivo, cioè per evitare la proliferazione nucleare, la IAEA ispeziona periodicamente tutti i reattori nucleari in attività nel mondo. Alcuni tipi di reattori commerciali, come gli RBMK e i CANDU, permettono il cambio di combustibile "al volo" senza dover fermare il reattore, ponendo così un rischio di proliferazione. (Infatti i reattori RBMK furono ideati, progettati e costruiti in Unione Sovietica durante la guerra fredda, perciò a dispetto degli ostentati propositi pacifici è probabile che la produzione di plutonio fosse uno degli obiettivi del loro progetto. I requisiti per il caricamento di combustibile di questi reattori rendono impossibile racchiuderli in una adeguata struttura di contenimento, cosa che ha drasticamente aggravato il disastro di Chernobyl).
La maggior parte del plutonio prodotto nel mondo proviene da reattori per la ricerca scientifica o da reattori appositi per la produzione di questo elemento, quasi tutti militari. Una parte dei reattori per la produzione di plutonio sono reattori autofertilizzanti, che producono più combustibile di quanto non ne consumino: in linea di principio questi reattori fanno un uso estremamente efficiente dell'uranio naturale, ma in pratica la loro costruzione è difficoltosa e il rischio di proliferazione che pongono è molto elevato, per cui vengono usati solamente per produrre plutonio. I reattori che producono plutonio sono in genere (ma non sempre) reattori veloci, perché i neutroni veloci sono un po' più efficienti nella produzione di questo elemento.
"


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MessaggioInviato: 01/02/2012, 13:51 
A proposito di radioattività... avete letto questa? [8)]
http://www.corriere.it/salute/sportello ... 7820.shtml

http://www.tabaccologia.org/PDF/4_2006/6_42006.pdf
!!!
"
Conclusione
La grande maggioranza dell’opinione pubblica ancora ignora la presenza di radioattività da polonio 210 nel fumo di tabacco che rappresenta sia una grave minaccia per la salute pubblica che una grande opportunità dal punto di vista comunicativo e motivazionale.
Si tratta ovviamente non di una contaminazione acuta ma di una contaminazione da radiazioni alfa di tipo cronico, lento e progressivo che, nel fumatore, diventa sempre più importante con l’andare del tempo. Sarebbe pertanto opportuno aggiungere un nuovo avviso sui pacchetti di sigarette: “rappresentano una fonte di esposizione alle radiazioni”.
Visto il timore dell’opinione pubblica verso tutto ciò che è radioattivo, una campagna di informazione adeguata potrebbe contribuire ad aumentare significativamente l’efficacia dei programmi anti-fumo.
"

Ne avete mai sentito parlare in tv?


Ultima modifica di iLGambero il 01/02/2012, 13:54, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 01/02/2012, 13:58 
In linea di massima è come dici tu Gambero. Però a mio parere sono due le considerazioni fondamentali che vanno fatte...La prima è che il nucleare civile è stato un fallimento e la storia lo dimostra al di la di ogni ragionevole dubbio; la seconda è che il nucleare militare senza quello civile non può esistere.



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Sulla prima sì (anche perché l'economia è trainata dal petrolio, non certo dal nucleare) anche se credo che gli effetti del fallimento oggi non ci siano ancora ben chiari e molti costi non sono ancora evidenti, sulla seconda io ho qualche perplessità, nel senso che bisogna valutare le dimensioni del progetto militare. Se parliamo di qualche testata nucleare allora no, perché sono sufficienti piccoli reattori, come ho anche indicato... se invece parliamo di un progetto faraoinico come quello di USA, Russia, Francia e Cina... in primo luogo ... allora in parte hai ragione.


Ultima modifica di iLGambero il 01/02/2012, 14:09, modificato 1 volta in totale.

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