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Marziano
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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 05/03/2018, 21:13 
Chissà se qualcuno si occuperà dei palestinesi in futuro.....ad accopparli ci pensano già gli israeliani.


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 05/03/2018, 22:30 
lox1 ha scritto:
Chissà se qualcuno si occuperà dei palestinesi in futuro.....ad accopparli ci pensano già gli israeliani.

Se i tuoi amici palestinesi la smettessero di giocare coi petardi e iniziassero a fare i bravi ragazzi nessuno gli torcerebbe un capello.



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 05/03/2018, 22:37 
sottovento ha scritto:
lox1 ha scritto:
Chissà se qualcuno si occuperà dei palestinesi in futuro.....ad accopparli ci pensano già gli israeliani.

Se i tuoi amici palestinesi la smettessero di giocare coi petardi e iniziassero a fare i bravi ragazzi nessuno gli torcerebbe un capello.

Io li manderei al Riformatorio.
capito lox1 che illustri Teste che abbiamo in Itaglia. [:291]


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 06/03/2018, 10:57 
(E' la storia che lo dimostra!) E' l'UNICA democrazia daquelle parti e da "fastidio" a TUTTI!



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 06/03/2018, 12:57 
sottovento ha scritto:
lox1 ha scritto:
Chissà se qualcuno si occuperà dei palestinesi in futuro.....ad accopparli ci pensano già gli israeliani.

Se i tuoi amici palestinesi la smettessero di giocare coi petardi e iniziassero a fare i bravi ragazzi nessuno gli torcerebbe un capello.


Che commento illuminato, abbiamo dei fini politologi qui. Che tristezza.



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 06/03/2018, 13:25 
Ecco, pensaci tu allora! (Anzi, propponiti come moderatore ...) [:246]



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 06/03/2018, 21:00 
Io tirerei su quattro mura e....no,scusate,quello sarebbe un ghetto.Allora,isolerei la zona,senza mura,recintadola.....ma,forse quello esiste già.Pensa Sottovento:dovessi partecipare ad una festa e sparare un paio di girandole,le attente guardie israeliane,darebbero le tue coordinate all'artiglieria e buonanotte....fine della festa.


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 07/03/2018, 13:35 
Ecco, così si vive quando ci sono attentati terroristici, non lo sapevi ...? [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 07/03/2018, 21:48 
Davvero si vive cosi?Poveri israeliani,brrr...poverini...indifesi....prossimamente,Arrivederci ragazzi senza pubblicita.


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 08/03/2018, 13:47 
Quando vengono colpiti i palestinesi .. se l'aspettano! Perchè iniziano SEMPRE loro! [;)]



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 08/03/2018, 21:14 
Quali altri paesi ci sono nell'area medio orientale alleati Usa?


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 09/03/2018, 10:03 
Una volta ... mezzo Nord Africa!
Poi venne l'abbronzato ................................ [:291] E perse TUTTO! Amicizia con la Russia compresa! Cacciata di Berlusconi e guerra a Gheddafi! COMPLIMENTI!



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Ma è inutile: siete cechi e sordi ... [:306]



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 17/03/2018, 14:43 
[:291]


Sedici Paesi hanno bombardato la Siria


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Ricorre proprio in questi giorni il settimo anniversario dall’inizio della guerra in Siria, che un vero e “ufficiale” inizio non ebbe mai ma che, per convenzione, si ritiene cominciata in un qualche momento degli scontri che nel Sud del Paese, e in particolare nella città di Dar’a, scoppiarono tra manifestanti ed esercito e videro già impegnate le prime formazioni islamiste armate.

È il momento giusto, allora, per ricordare alcuni dati che di solito vengono trascurati e illuminano la natura dello sconvolgente massacro siriano che, da Ghouta ad Afrin non conosce sosta e ha già falciato quasi mezzo milione di vite.
Una realtà cui troppo poco si pensa è questa: sono ben sedici i Paesi stranieri che hanno condotto bombardamenti e incursioni aeree sul territorio della Siria. Ecco l’elenco, in ordine di volume di fuoco impegnato: Usa, Russia, Francia, Regno Unito, Turchia, Israele, Australia, Canada, Danimarca, Olanda, Belgio, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Marocco.

Già il numero delle nazioni che si sono accanite su questa terra tormentata dovrebbe farci mettere da parte il cumulo di fandonie sull’esportazione della democrazia e la lotta per la libertà. In Siria si combatte quella terza guerra mondiale a pezzetti di cui ha parlato papa Francesco e si replica lo scontro tra due fronti che è esploso un po’ ovunque, dall’Ucraina all’Iran alle attuali tensioni “spionistiche” tra Londra e Mosca. E che viene molto efficacemente rappresentato dalla progressiva militarizzazione della Casa Bianca, dove il controllo del potere reale è passato ai militari (sono ex generali il capo dello staff, il consigliere per la sicurezza nazionale, il presidente degli Stati maggiori riuniti e il ministro della Difesa, ed è un ex militare ed ex industriale dell’aerospazio anche il nuovo segretario di Stato) e ai loro finanziatori, gli esponenti del complesso militar-industriale, un settore che da solo vale più del 10% del Pil americano.

Se poi andiamo nello specifico, e incrociamo le cronache di questi anni con i dati raccolti da Airwars, l’Ong inglese formata da ex militari e giornalisti specializzati in questioni militari, che costantemente analizza le operazioni aeree condotte sulla Siria, scopriamo altre realtà che ci aiutano a giudicare.

Per esempio: nessuna delle 16 nazioni che hanno condotto raid aerei sul territorio della Siria è innocente rispetto alla morte dei civili. Nessuna. Non a caso Ian Overtone, direttore di Action on Armed Violence, organizzazione indipendente che studia gli effetti dei conflitti, dice: “Le incursioni aeree, per quanto precise e mirate siano, quando sono condotte sui centri abitati sono terribili per i civili. Finché gli Stati cercheranno di distruggere gruppi terroristici colpendoli dal cielo, i civili saranno quelli che soffriranno di più”.

Poi, naturalmente, ci sono le proporzioni. All’aviazione russa vengono addebitate circa 11mila vittime civili. Ma agli Usa, delle cui azioni si parla assai meno, almeno altre 7 mila, con un significativo incremento da quando James Mattis, l’ex generale dei marine che è ministro della Difesa con Donald Trump, ha lanciato la “tattica di annientamento”, basata sull’idea di infliggere il maggior numero possibile di perdite al nemico. I velivoli americani hanno sganciato più di 21 mila ordigni sulla sola Raqqa.

Al terzo posto, per impegno aereo sulla Siria, viene la Francia, che fu il primo Paese ad affiancarsi agli Usa nel 2014 ed è stato anche il primo a mandare una portaerei, la “Charles de Gaulle”, nell’area delle operazioni. Il suo ruolo, però, viene ultimamente insidiato dal Regno Unito che, dopo una partenza “lenta”, ha di molto incrementato l’impegno sul fronte siriano, con droni e cacciabombardieri.

Poi ci sono, ovviamente, Israele e Turchia. Le forze aeree dello Stato ebraico hanno condotto più di 100 missioni militari sulla Siria e quel che sta facendo la Turchia è sotto gli occhi del mondo, con l’accerchiamento di Afrin e la decimazione dei combattenti e dei civili curdi. Molto attivi, in proporzione al ruolo, anche Australia e Canada. Quest’ultimo, in particolare, ha condotto quasi 1.500 missioni sui cieli siriani fino a quando, nel febbraio 2016, i suoi jet sono stati ritirati come aveva promesso in campagna elettorale Justin Trudeau, poi diventato primo ministro.

Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Giordania e Marocco sono stati attivi in Siria soprattutto nei primi tempi, poi hanno preferito orientare i loro mezzi verso la guerra nello Yemen. E merita una segnalazione il caso della Danimarca. I suoi sette cacciabombardieri F-16, dispiegati in Medio Oriente su richiesta degli Usa, hanno smesso di operare in Siria nel dicembre 2016 dopo aver condotto 550 missioni. Il ritiro è stato causato dalle forti polemiche scoppiate perché, invece di colpire i miliziani dell’Isis, gli aerei danesi aveva colpito gruppi di miliziani schierati con Bashar al-Assad. Involontariamente, dissero i comandi.

Ci vuole molta fantasia per sostenere che uno schieramento di questo genere ha dovuto spendere quattro anni per liquidare l’Isis. E ancor più fantasia occorre per credere che tutti questi Paesi siano andati in Siria a combattere per il bene dei siriani. L’unica cosa straordinaria, a questo punto, è che esista ancora una cosa che è possibile chiamare Siria. Ma certo non è merito nostro.

http://www.occhidellaguerra.it/paesi-bombardano-siria/



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 17/03/2018, 15:07 
[:305]


Perché Israele e Stati Uniti non vogliono che cada Ghouta

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La caduta della Ghouta orientale è divenuta centrale nella sfida per il futuro della Siria. E mentre i civili iniziano a evacuare dall’enclave, è importante domandarsi quale sia l’importanza strategica della riconquista della Ghouta per Damasco e perché le potenze avversarie dell’esercito siriano sono molto preoccupate dalla sua avanzata.

Secondo il Jerusalem Post, “se la Ghouta orientale cade, questo inevitabilmente e necessariamente significherà due cose. La prima è che l’Iran sarà il padrone di Damasco e ciò significa una costante minaccia per Israele. La seconda è che gli Stati Uniti perderanno la Siria in favore della Russia”. Queste due conseguenze rendono evidente il motivo per cui Tel Aviv e Washington, così come le potenze occidentali coinvolte nella lotta contro Assad, concentrino l’attenzione internale sulla Ghouta Est.

Riguardo al primo motivo, inutile dire che, per Israele, l’intervento iraniano in Siria è il vero problema strategico di Israele nel conflitto. Dall’inizio del conflitto, l’Iran ha avuto il ruolo principale, prima ancora della Russia, nella capacità del regime di resistere alla lotta contro le fazioni che volevano rovesciare il governo di Assad. E insieme alla Russia, Teheran ha garantito il ripristino del controllo governativo nelle molte aree passate in mano alle differenti fazioni ribelli.

Le mosse dell’Iran hanno contribuito in maniera sensibile alla riconquista della maggior parte delle campagne intorno a Damasco e delle campagne a nord di Quneitra e Daraa. Questo ha fatto sì che un ingente numero di truppe e milizie legate all’Iran siano vicine al confine israeliano. Motivo per cui a Tel Aviv vedono con molta preoccupazione i progressi da parte dell’esercito siriano. L’Iran ha anche attaccato i gruppi ribelli nel deserto siriano ed è riuscito ad aprire una strada che si estende da Teheran a Beirut. Il vero incubo del governo israeliano.

Ghouta orientale è l’ultima roccaforte dei ribelli vicino a Damasco. Per la Russia, la sua caduta significherebbe avere Damasco sotto il pieno controllo dei governativi garantendo a Mosca la possibilità di concentrarsi altrove e di stabilizzare la posizione delle sue basi in Siria. La Russia deve salvare la capitale e tenerla al sicuro da gruppi jihadisti.

L’obiettivo dell’Iran, invece, è quello di conquistare l’area, ottenere il controllo di Damasco tramite l’esercito siriano e prendere il controllo della strada Teheran-Beirut, che corre vicino a Ghouta. Secondo Israele, ciò garantirà a Teheran il potere di muovere le truppe e le armi dall’Iran al Mediterraneo senza ostacoli, dandogli una preziosa leva per i negoziati sul programma nucleare e nella sua strategia di ampliamento della sfera d’influenza.

Ci sono poi motivi di carattere strategico. Usa e Israele, insieme alle altre potenze della coalizione internazionale, sostengono i ribelli nella parte meridionale della Siria, in particolare a Dar’a, dove i ribelli sembrano essere pronti a una nuova offensiva e dove l’esercito siriano ha iniziato a rinforzarsi. Si teme uno scontro a Izraa.

La caduta di Ghouta farà sì che la pressione su Dara’a e sui ribelli siriani nel sud della Siria aumenti perché Damasco avrà la garanzia di tenere sotto controllo l’area introno alla capitale. Il governo sposterà le forze a sud verso Dara’a, vicino alla Giordania, e colpirà sensibilmente l’influenza degli Stati Uniti e del Regno Unito nel sud della Siria così come potrà avvicinarsi alla base di al Tanf, roccaforte Usa vicina al confine tra Siria, Iraq e Giordania.

Per gli Stati Uniti, i problemi sarebbero enormi. L’influenza americana est dell’Eufrate è già messa a repentaglio dal fatto che la Turchia consideri le forze curde dei terroristi e l’operazione Ramoscello d’ulivo avviata da Ankara, è la dimostrazione che gli alleati sul campo degli americani non possono resistere a un esercito organizzato come quello turco. L’esempio di Afrin è eloquente e il rischio è che Washington abbia già perso il controllo dei miliziani curdi così come la loro fedeltà dopo l’accordo siglato fra Mevlut Cavusoglu e Rex Tillerson su Manbij.

Per Israele, il sud della Siria con le forze siriane e iraniane al confine rappresenta un tema centrale. Tanto è vero che l’aviazione israeliana ha più volte bombardato quell’area proprio per evitare questa facilità di manovra e per alleggerire la presenza dei militari iraniani. Per gli Stati Uniti significa garantirsi l’ultima roccaforte di ribelli prima che perdano gli alleati principali nel sud della Siria. Per questo su Ghouta gli occhi del mondo sono rivolti ai ribelli. Caduta l’enclave, la Siria sarà di nuovo al centro di un rovesciamento di prospettive in questa guerra che non sembra trovare una fine.

http://www.occhidellaguerra.it/israele- ... ti-ghouta/



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 17/03/2018, 15:55 
Quando i vostri cari alleati la finiranno di ronzare su territori senza invito,la guerra volgerà al termine.


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