Siamo ancora nel campo delle ipotesi. Ma le dichiarazioni di un alto funzionario del Cremlino riguardo la Russia e la Siria vanno comunque prese in considerazione per comprendere le mosse del Cremlino nei confronti dell’escalation fra Iran e Israele.
Come scrive Reuters, secondo il quotidiano Izvestia, che cita Vladimir Kozhin assistente di Vladimir Putin, la Russia non è in trattative con il governo siriano per la fornitura di missili terra-aria S-300 e non pensa che siano necessari. Una notizia che, arrivata dopo la visita del premier israeliano Benjamin Netanyahu a Mosca e l’incontro con il presidente russo, assume un particolare significato.
Il mese scorso, la Russia, dopo gli attacchi alla Siria, aveva detto di essere pronta a fornire immediatamente il nuovo sistema al governo siriana. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, in un incontro successivo ai raid occidentali e israeliani, aveva sostenuto che Mosca non aveva più alcuna reticenza a fornire alla Siria questo supporto fondamentale per la protezione del suo spazio aereo. E quelle frasi furono duramente condannate dal governo israeliano, che considera da sempre la consegna di questo sistema come un pericolo per la sua libertà di manovra nei cieli siriani.
I commenti di Kozhin, che devono chiaramente essere confermati poi dalla realtà dei fatti, suggeriscono che le pressioni di Israele sulla Russia stanno avendo dei buoni risultati. “Per ora, non stiamo parlando di consegne di nuovi sistemi” ha detto Kozhin al quotidiano russo. Ma c’è una postilla a queste dichiarazioni che va presa in considerazione. Il consigliere di Putin ha infatti ricordato che l’esercito siriano ha già “tutto il necessario”.
Israele e gli S-300
Israele ha compiuto ogni genere di sforzo per persuadere Mosca a non vendere gli S-300 in Siria. Questo sistema, di fatto, ostacolerebbe (o renderebbe quasi impossibile) all’aviazione israeliana il colpire le postazioni iraniane, siriane o di Hezbollah. L’ombrello sulla Siria non riuscirebbe a garantire l’incolumità di piloti israeliani. Ma soprattutto metterebbe la parola “fine” alla superiorità aerea idi Israele sulla regione.
L’attacco di giovedì mattina, in cui Israele ha dichiarato di aver distrutto quasi tutta l’infrastruttura militare iraniana in Siria, con il sistema S-300 russo sarebbe stato praticamente impossibile. Il sistema missilistico, originariamente sviluppato dall’esercito sovietico, abbatte aerei militari e missili balistici a corto e medio raggio. E questo complicherebbe notevolmente i piani di Israele.
Attualmente, come riporta l’agenzia Reuters, “la Siria fa affidamento su una miscela di sistemi antiaerei meno avanzati di fabbricazione russa per difendere il proprio spazio aereo”. Ma sono comunque sistemi che stanno dando dei risultati discreti, visto che i recenti attacchi contro molte postazioni siriane hanno ricevuto una pronta risposta da parte della contraerea di Damasco.
Inversione a U della Russia?
La decisione del Cremlino, se confermata, potrebbe essere fondamentale per capire le prossime mosse di Putin in Siria. Probabilmente, il vertice di Mosca fra lui e Netanyahu è stato dirimente. I raid israeliani hanno dato una svolta alla guerra e la Russia ora deve riuscire nel difficile intento di mediare fra i desiderata di Israele e dell’Iran. Che seguono due linee diametralmente opposte.
La Russia ha un solo obiettivo: proteggere la Siria, Bashar al Assad e la sua presenza in territorio siriano. Non vuole entrare nella diatriba fra Teheran e Tel Aviv. E, se non consegnerà gli S-300 a Damasco, probabilmente ha preteso delle garanzie. Ora bisognerà capire fino a che punto le garanzie israeliane siano convincenti e, soprattutto, fino a che punto gli iraniani siano concordi con Mosca.
http://www.occhidellaguerra.it/russia-s-300-siria/