Nonostante siano passati vent'anni da quando è stato deputato, tra il 1987 e il 1991, eletto come indipendente nelle file del Psi, Gerry Scotti ci tiene comunque a a togliersi «qualche sassolino dalle scarpe» e, in merito alle «polemiche sterili» da cui è stato chiamato in causa, dichiara:«Spero per scaramanzia di arrivare a 60 anni, anche se alcuni colleghi mi tirano in ballo un pò prima del tempo: allora darò in beneficenza la pensione da ex parlamentare».
«Dal punto di vista unilaterale, posso prendere la mia decisione personale», spiega il conduttore. «Dal punto di vista pubblico, invece, mi piacerebbe che gli ex parlamentari come me, che possono vivere di altro, si mettessero la mano sul cuore e sul portafoglio e rinunciassero in maniera formale a questo privilegio. Penso a Gino Paoli che avevo già sentito, o alla stessa Ilona Staller solo per citarne alcuni. Può essere una decisione importante solo se viene presa da tutti». Ma Scotti lancia anche una 'provocazione: «Ho 55 anni: di qui a quando ne compirò sessanta, le Camere hanno a disposizione cinque anni di lavoro per togliere ben altri privilegi che gravano pesantemente sul bilancio dello Stato. Penso, per esempio, al numero eccessivo degli assistenti o alle auto blu».
A chi lega poi all'assenteismo dei parlamentari la possibilità di 'meritarè o meno la pensione, Scotti replica ammettendo di non aver «brillato per presenze» da deputato, ma ricordando anche che «era in uso il sistema dei pianisti. Io, da vero peone, non ne avevo diritto e quindi ho accumulato tutti i demeriti del caso. Ma sappiate che la classifica più assenti non è quella che voi leggete: centinaia di colleghi risultavano presenti solo grazie all'azione dei pianisti. Su questo ci sarebbe da sollevare ben altra questione morale».
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