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Austerity unica via? FALSO, FALSO e ancora FALSO.

15/01/2013, 20:06

Girate questo articolo ai vostri amici, ai vostri parenti, ai vostri conoscenti.....

Il Professor Monti e i suoi seguaci (che di economia non capiscono un'acca)
pensano ci sia un'unica via percorribile... e continuano imperterriti nella
manipolazione delle masse tramite mainstream.

Fortunatamente, la realtà è totalmente diversa da come la dipingono loro.

Divulgate gente... prima che le strade delle nostre città,
si trasformino in aree urbane dove la guerra civile sarà il pane quotidiano.

L'articolo è di Alberto Quadrio Curzio
http://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Quadrio_Curzio



[b]Perché con un rapporto debito/Pil al 236% il Giappone
spende e spande mentre l'Italia va giù a colpi di austerity?
[/b]

di Vito Lops con un articolo di Alberto Quadrio Curzio

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... d=AbdBNSKH

Il Giappone ha il 236% del debito/Pil e un deficit/Pil al 10%. Numeri che farebbero impallidire Angela Merkel, i trattati di Maastricht, Lisbona e compagnia bella. E cosa fa il premier Shinzo Abe? Ha annunciato poche ore fa un ulteriore piano espasione della spesa pubblica (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbZJ7PKH) con un primo intervento da 85 miliardi di euro. Insomma, del mantra europeo dell' austerity dalle parti di Tokyo non c'è neanche l'ombra.

Ma come mai il Giappone - che resta la terza economia del pianeta e può esibire un tasso di disoccupazione del 4,5% contro l'11% europeo - può permettersi di far galoppare la spesa pubblica pur convinvendo da tempo con parametri di indebitamento molto simili a quelli della Grecia? Non solo: lo stesso plurindebitato Giappone può permettersi di finanziare il debito pubblico americano (facendo carry trade, ovvero pagando interessi inferiori all'1% su titoli a 10 anni ai detentori dei titoli nipponici e ricevendo quasi il 2% dal Tesoro Usa) e quello europeo (il Giappone si è detto pronto ad acquistare titoli emessi dal Fondo salva-StatiEsm http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... fromSearch). Come mai?

Perché rispetto alla Grecia, o a un qualunque Paese dell'Eurozona, ha almeno due cartucce in più da giocare: la possibilità di stampare moneta della Bank of Japan e la protezione del debito pubblico da parte dei cittadini e degli investitori interni che ne detengono la quasi totalità.

Della possibilità di stampare moneta e quindi del ruolo di prestatore di ultima istanza da parte della Bank of Japan (facoltà condivisa, tra le varie, con la Federal Reserve statunitense, la Bank of England e la Banca centrale svizzera) si è più volte parlato. Così come si è parlato del fatto che la Banca centrale europea non contempla questa possibilità, nonostante abbia attuato nel corso del 2012 misure ibride di intervento come lo scudo anti-spread (che agisce sul mercato secondario) o l'attivazione del fondo Esm (che può tecnicamente acquistare titoli di Stato sul mercato primario qualora un Paese chieda esplicitamente aiuto).

Il principale rischio per un Paese dove la rispettiva Banca centrale stampi moneta all'occorrenza per sostenere la crescita (come peraltro la Federal Reserve ha già fatto tre volte dopo il collasso di Lehman Brothers annunciando tre piani di quantitative easing) è di alimentare potenzialmente l'inflazione.

Anche se non è un'equazione scontata. Ad esempio negli Stati Uniti dal 2008, dopo tre piani di allentamento monetario (l'ultimo dei quali prevede che la Fed stampi 40 miliardi di dollari al mese per un periodo indefinito), l'inflazione non è andata oltre il 3,8% del 2008 (favorendo peraltro una ristrutturazione gratuita del mastodontico debito pubblico americano, oltre 16mila miliardi di dollari) dato che i tassi nominali che il governo Usa paga sui titoli a 10 anni sono inferiori al 2%.

Che non sia un'equazione scontata lo dimostra anche quando accade in Giappone, dove da tempo la Banca centrale persegue politiche di allentamento monetario, vive paradossalmente con lo spettro della deflazione (dal 1997 al 2011 i prezzi sono scesi dello 0,08% secondo dati Eurostat).

E veniamo all'altra arma su cui il Giappone plurindebitato può contare rispetto a un Paese dell'area euro: il debito pubblico è detenuto quasi totalmente al suo interno. Questa dinamica offre il fianco a due vantaggi: 1) è tecnicamente inattaccabile dalla speculazione di investitori stranieri; 2) permette ai cittadini di vivere in uno strano, ma potenzialmente armonioso, equilibrio in cui siano loro stessi attraverso i propri risparmi investiti a finanziare la spesa pubblica. Ovviamente, non ci sono solo pro. Tra gli aspetti negativi dell'enorme "debito pubblico interno" del Giappone c'è la minor liquidità rispetto a un debito aperto a una platea più variegata di investitori. E, soprattutto, su questo debito incombe una spada di Damocle: la demografia. La gran parte della ricchezza dei risparmiatori giapponesi investita nel debito interno è in mano a baby boomers, coloro che sono nati tra gli anni '40 e '60, molti dei quali sono prossimi alla pensione: momento in cui - come ricorda Zingales - smetteranno di risparmiare e inizieranno a spendere. E, a quel punto, il debito giapponese potrebbe aprisi agli investitori internazionali che, a fronte di un debito pubblico pari al 236% del Pil, potrebbero chiedere un interesse maggiore rispetto allo 0,82% pagato attualmente. Mettendo a repentaglio la sostenibilità del debito.

E questo ragionamento ci porta a quello che sta accadendo adesso in Italia. Lo spread tra BTp e Bund è letteralmente crollato da luglio (quando il governatore della Bce Mario Draghi ha lanciato lo scudo anti-spread) passado da un picco di 538 a un minimo a 236. Secondo le ultime stime degli addetti ai lavori, dallo scorso novembre il flusso degli investitmenti esteri sul debito pubblico - che durante la crisi, stando ai dati Bankitaila, è calato dal picco del giugno 2011 a quota 813 miliardi fino ai 671 di ottobre 2012 - è stato positivo.

Un dato che si sposa con le dichiarazioni di rinnovata fiducia degli investitori stranieri sull'Eurozona e sul debito italiano (fra cui quella di Pimco, il maggior gestore al mondo di fondi obbligazionari, che a novembre ha annunciato di vendere titoli francesi e tedeschi rimpiazzandoli con quelli italiani e spagnoli). I mercati provano ad anticipare la ripresa economica che potrebbe esserci a partire dal 2014 mentre nel frattempo i dati del 2012 sono negativi (oggi l'Ocse ha pubblicato il Pil del terzo trimestre con Italia maglia nera d'Europa a -0,2%)

15/01/2013, 22:19

Immagine

http://www.wallstreetitalia.com/article ... ebito.aspx

22/01/2013, 15:01

Immagine

Per Jeroen Sijsselbloem, 46 anni (nella foto), che subentra al posto di Jean Claude Juncker, le misure di austerity portano alla crescita. Sostenuto dalla Germania, è un altro falco che promuove il rigore.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... erity.aspx

ROMA (WSI) - Quante parole sono state spese contro le misure di austerity, da Premi Nobel, economisti e analisti vari? Tante, forse anche troppe, visto che fino a ora non sono state ascoltate, cadendo nel vuoto.

Dalla Grecia fino all'Italia passando per la Spagna e in definitiva tutti i paesi dell'Eurozona, la ricetta di lacrime e sangue ha portato disoccupazione, recessione e anche sentimenti anti-europei.


Nonostante questo, il nuovo numero uno dell'Eurogruppo che andrà a sostituire Jean Claude Juncker, è un altro "falco", promotore dell'austerity. E' Jeroen Sijsselbloem, 46 anni, numero uno del ministero delle Finanze olandese da appena due mesi, che ha subito affermato: "Ritengo che l'austerity e i conti in pareggio siano importanti per il futuro, perchè significano più investimenti e possibilità di crescita. Ma la strada per ottenere conti in ordine è dura".

Insomma, per il nuovo numero uno, sostenuto dalla Germania, "l'austerity porta alla crescita".

22/01/2013, 15:52

Messaggio di Thethirdeye


Girate questo articolo ai vostri amici, ai vostri parenti, ai vostri conoscenti.....

Il Professor Monti e i suoi seguaci (che di economia non capiscono un'acca)
pensano ci sia un'unica via percorribile... e continuano imperterriti nella
manipolazione delle masse tramite mainstream.

Fortunatamente, la realtà è totalmente diversa da come la dipingono loro.

Divulgate gente... prima che le strade delle nostre città,
si trasformino in aree urbane dove la guerra civile sarà il pane quotidiano.

L'articolo è di Alberto Quadrio Curzio
http://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Quadrio_Curzio



[b]Perché con un rapporto debito/Pil al 236% il Giappone
spende e spande mentre l'Italia va giù a colpi di austerity?
[/b]

di Vito Lops con un articolo di Alberto Quadrio Curzio

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... d=AbdBNSKH

Il Giappone ha il 236% del debito/Pil e un deficit/Pil al 10%. Numeri che farebbero impallidire Angela Merkel, i trattati di Maastricht, Lisbona e compagnia bella. E cosa fa il premier Shinzo Abe? Ha annunciato poche ore fa un ulteriore piano espasione della spesa pubblica (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbZJ7PKH) con un primo intervento da 85 miliardi di euro. Insomma, del mantra europeo dell' austerity dalle parti di Tokyo non c'è neanche l'ombra.

Ma come mai il Giappone - che resta la terza economia del pianeta e può esibire un tasso di disoccupazione del 4,5% contro l'11% europeo - può permettersi di far galoppare la spesa pubblica pur convinvendo da tempo con parametri di indebitamento molto simili a quelli della Grecia? Non solo: lo stesso plurindebitato Giappone può permettersi di finanziare il debito pubblico americano (facendo carry trade, ovvero pagando interessi inferiori all'1% su titoli a 10 anni ai detentori dei titoli nipponici e ricevendo quasi il 2% dal Tesoro Usa) e quello europeo (il Giappone si è detto pronto ad acquistare titoli emessi dal Fondo salva-StatiEsm http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... fromSearch). Come mai?

Perché rispetto alla Grecia, o a un qualunque Paese dell'Eurozona, ha almeno due cartucce in più da giocare: la possibilità di stampare moneta della Bank of Japan e la protezione del debito pubblico da parte dei cittadini e degli investitori interni che ne detengono la quasi totalità.

Della possibilità di stampare moneta e quindi del ruolo di prestatore di ultima istanza da parte della Bank of Japan (facoltà condivisa, tra le varie, con la Federal Reserve statunitense, la Bank of England e la Banca centrale svizzera) si è più volte parlato. Così come si è parlato del fatto che la Banca centrale europea non contempla questa possibilità, nonostante abbia attuato nel corso del 2012 misure ibride di intervento come lo scudo anti-spread (che agisce sul mercato secondario) o l'attivazione del fondo Esm (che può tecnicamente acquistare titoli di Stato sul mercato primario qualora un Paese chieda esplicitamente aiuto).

Il principale rischio per un Paese dove la rispettiva Banca centrale stampi moneta all'occorrenza per sostenere la crescita (come peraltro la Federal Reserve ha già fatto tre volte dopo il collasso di Lehman Brothers annunciando tre piani di quantitative easing) è di alimentare potenzialmente l'inflazione.

Anche se non è un'equazione scontata. Ad esempio negli Stati Uniti dal 2008, dopo tre piani di allentamento monetario (l'ultimo dei quali prevede che la Fed stampi 40 miliardi di dollari al mese per un periodo indefinito), l'inflazione non è andata oltre il 3,8% del 2008 (favorendo peraltro una ristrutturazione gratuita del mastodontico debito pubblico americano, oltre 16mila miliardi di dollari) dato che i tassi nominali che il governo Usa paga sui titoli a 10 anni sono inferiori al 2%.

Che non sia un'equazione scontata lo dimostra anche quando accade in Giappone, dove da tempo la Banca centrale persegue politiche di allentamento monetario, vive paradossalmente con lo spettro della deflazione (dal 1997 al 2011 i prezzi sono scesi dello 0,08% secondo dati Eurostat).

E veniamo all'altra arma su cui il Giappone plurindebitato può contare rispetto a un Paese dell'area euro: il debito pubblico è detenuto quasi totalmente al suo interno. Questa dinamica offre il fianco a due vantaggi: 1) è tecnicamente inattaccabile dalla speculazione di investitori stranieri; 2) permette ai cittadini di vivere in uno strano, ma potenzialmente armonioso, equilibrio in cui siano loro stessi attraverso i propri risparmi investiti a finanziare la spesa pubblica. Ovviamente, non ci sono solo pro. Tra gli aspetti negativi dell'enorme "debito pubblico interno" del Giappone c'è la minor liquidità rispetto a un debito aperto a una platea più variegata di investitori. E, soprattutto, su questo debito incombe una spada di Damocle: la demografia. La gran parte della ricchezza dei risparmiatori giapponesi investita nel debito interno è in mano a baby boomers, coloro che sono nati tra gli anni '40 e '60, molti dei quali sono prossimi alla pensione: momento in cui - come ricorda Zingales - smetteranno di risparmiare e inizieranno a spendere. E, a quel punto, il debito giapponese potrebbe aprisi agli investitori internazionali che, a fronte di un debito pubblico pari al 236% del Pil, potrebbero chiedere un interesse maggiore rispetto allo 0,82% pagato attualmente. Mettendo a repentaglio la sostenibilità del debito.

E questo ragionamento ci porta a quello che sta accadendo adesso in Italia. Lo spread tra BTp e Bund è letteralmente crollato da luglio (quando il governatore della Bce Mario Draghi ha lanciato lo scudo anti-spread) passado da un picco di 538 a un minimo a 236. Secondo le ultime stime degli addetti ai lavori, dallo scorso novembre il flusso degli investitmenti esteri sul debito pubblico - che durante la crisi, stando ai dati Bankitaila, è calato dal picco del giugno 2011 a quota 813 miliardi fino ai 671 di ottobre 2012 - è stato positivo.

Un dato che si sposa con le dichiarazioni di rinnovata fiducia degli investitori stranieri sull'Eurozona e sul debito italiano (fra cui quella di Pimco, il maggior gestore al mondo di fondi obbligazionari, che a novembre ha annunciato di vendere titoli francesi e tedeschi rimpiazzandoli con quelli italiani e spagnoli). I mercati provano ad anticipare la ripresa economica che potrebbe esserci a partire dal 2014 mentre nel frattempo i dati del 2012 sono negativi (oggi l'Ocse ha pubblicato il Pil del terzo trimestre con Italia maglia nera d'Europa a -0,2%)



Ineccepibile. Peccato che in Europa ragionino al contrario.

22/01/2013, 16:27

Vero; perché lì vanno i parlamentari ... trombati.[8)]

27/01/2013, 19:02

ubatuba ha scritto:

Qual e' il vero obiettivo delle politiche di austerità? Solo in Italia l’applicazione del Fiscal Compact costerebbe una manovra di 45 miliardi di euro l’anno. I tecnocratici non sono impreparati: e' un piano deliberato. Distruggere, prima di costruire l'Europa Stato. L'opinione di Giuseppe Cirillo

ROMA (WSI) - Al nono giorno consecutivo di sciopero della metropolitana, il governo ha disposto una legge di emergenza che obbliga i lavoratori a tornare al lavoro. I lavoratori con coraggio hanno continuato anche stamattina la loro mobilitazione, di conseguenza la polizia è intervenuta scontrandosi con gli scioperanti, arrestandone dieci e ferendo una donna. Non è chiaro se oggi la metro tornerà a funzionare anche perché è stato indetto uno sciopero dei trasporti e delle ferrovie.

Ormai la tensione in Grecia è in un crescendo continuo e i lavoratori non hanno paura di continuare anche a costo della galera la loro battaglia contro uno stato ostaggio dei diktat degli usurai internazionali. Ma questo è solo uno dei tanti episodi di ribellione e intolleranza che stanno colpendo la disastrata Grecia. Domenica scorsa ci fu un attentato esplosivo rivendicato dagli anarchici in un centro commerciale che provocò due feriti e ancora prima furono spati colpi di kalashnikov verso la sede del partito Nuova Democrazia, leader della coalizione di governo. E in tutta questa tensione si aggiunge la costante crescita dei partiti di estrema sinistra e di estrema destra e l’aumento di casi di violenze a sfondo razziale. Il partito neonazista Alba Dorata, protagonista di queste violenze, è ora dato al 10%, un dato enorme considerando che il partito fino a pochi anni fa non superava l’1%.

Ma che paese è la Grecia dopo queste politiche di austerità? E’ un paese con debito al 152%, in continua crescita, con una liquidità dipendente dalle tranche di aiuti internazionali, con una recessione di 4,5 punti del Pil e con una disoccupazione esplosa al 26% e che potrebbe toccare il 30% nel 2013, cioè una persona su tre senza lavoro.

La Grecia è entrata in un vortice dove l’impossibilità di rivolgersi ai mercati per finanziarsi provoca la richiesta di aiuti all’Europa e al FMI, che a loro volta per concederli richiedono l’austerità, che a sua volta provoca la recessione che implica il conseguente peggioramento dei conti pubblici e quindi una crescita del debito e la richiesta di nuovi aiuti e via dicendo. Una spirale distruttiva che sta cancellando la nazione greca e che attirerà nel suo vortice, come un buco nero, tutto i paesi europei che si sono indebitati per aiutarla, che a loro volta sono agli inizi di questa spirale.

La mia domanda è questa: possibile che i preparatissimi tecnici ed economisti europei e internazionali non capiscano l’elementare regola che l’austerità durante una crisi economica non può che portare una crisi sempre più grave? E’ come provare a spegnere un’incendio buttandoci benzina al posto dell’acqua. L’antidoto naturale alle crisi è una politica di rilancio economico non il contrario. Però possiamo concedere loro, che essendo la Grecia la prima nazione ad essere entrata nella crisi dei debiti sovrani, si sia attuata una politica sbagliata.

Ma possibile che la stessa politica economica dopo aver visto i risultati economici disastrosi che portava in Grecia, sia stata replicata egualmente in Portogallo, Spagna, Italia, Francia e presto anche in Germania? E i risultati non sono stati differenti, dato che tutti paesi colpiti dalle manovre di austerità hanno peggiorato gravemente la loro crisi economica.

Parliamo anche del Fiscal Compact, un accordo dove i paesi con debiti superiori al 60% si impegnano a diminuire il loro debito 1/20 ogni anno. E rendiamoci conto che, nel caso dell’Italia, anche solo ipotizzando di rimanere in stagnazione (quando invece sicuramente saremo in recessione), l’applicazione del Fiscal Compact ci costerebbe una manovra di 45 miliardi di euro l’anno; una tassa pesante come l’IMU ha portato "solo" 30 miliardi. Una manovra di tale portata sarebbe insostenibile. Quindi la mia domanda finale è: possibile che una politica tanto scellerata sia stata fatta solo per incapacità?

La mia personalissima opinione è che, la distruzione dell’economie nazionali e l’espropriazione della sovranità nazionale da parte degli organismi comunitari siano un piano deliberato, per la creazione dell’Europa Stato. E ai tecnocrati e banchieri non importa se questo porterà le macerie in Europa, perché loro credono sicuramente che bisogna distruggere, prima di costruire. Questa non è una tesi complottistica come possono pensare alcuni, ma è un legittimo dubbio sul fatto che persone intelligenti e preparate come i tecnocrati e i banchieri europei non si rendano conto delle conseguenze delle politiche economiche di austerità e sia tutto frutto della loro incapacità. Mi dispiace ma io non ci credo.


Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Hescaton - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta

http://www.wallstreetitalia.com/article ... ciale.aspx

ma tutti questi sacrifici x cosa e x chi,oramia la situazione economica greca e'insostenibile,ulteriori sacrifici li farebbero ritornare al medioevo,forse gia' ci sono.....


Ottimo articolo uba [V]

27/01/2013, 22:16

mi accodo .)

15/05/2013, 00:55

Di austerità ci si ammala

Immagine

http://scienze.fanpage.it/di-austerita-ci-si-ammala/

di Nadia Vitali

Due ricercatori lanciano l'allarme contro i devastanti effetti delle misure di contenimento messe in atto dai Governi di diverse nazioni, in un libro che fa già discutere.

Tagli drastici ed improvvisi alla spesa pubblica, avanzata della privatizzazione nel settore della sanità, riduzione dell’assistenza pubblica: sono elementi con cui una parte sempre più ampia del mondo occidentale ha imparato a familiarizzare negli ultimi anni, a partire da quando la “Grande recessione” ha riscritto in negativo le sorti dei Paesi industrializzati di Europa ed America. Politiche volte al risparmio e al contenimento, intervenute per arginare una crisi economica che si annunciò fin dai suoi esordi come grave e profonda, che, tuttavia, stanno portando ad un nuovo devastante effetto: quello di peggiorare la salute collettiva e, di conseguenza, di aumentare in maniera crescente il divario tra le diverse classi sociali. Quella che può sembrare una banale ed ordinaria riflessione, in verità, diventa sempre più oggetto di analisi e attenzione da parte di studi scientifici che confermano come crisi ed austerità stiano incidendo drammaticamente sui bisogni dei singoli individui, sulle loro esistenze, sul loro futuro.

David Stuckler, economista dell’Università di Oxford, e Sanjay Basu, epidemiologo dell’Università di Stanford hanno presentato i risultati delle loro osservazioni partendo da diverse ricerche condotte nell’ultimo decennio; evidenziando come, a partire dal 2009 fino ad oggi, oltre diecimila suicidi e un milione di casi di diagnosi di depressione tra Europa e Nord America sarebbero da imputare alla stretta sui conti voluta dai Governi di molti Paesi che, soffocati dalla morsa della recessione, hanno risposto adottando le contromisure più immediate (e, inevitabilmente, meno lungimiranti). Scelte che, crisi a parte, sono precisa espressione di una volontà politica che non ha trovato ovunque identiche manifestazioni: i due studiosi, infatti, citano il caso della Svezia dove i programmi per il welfare e per l’assistenza pubblica, incrementati dopo la recessione, hanno portato ad una drastica diminuzione del numeri di suicidi, nonostante la disoccupazione sia cresciuta anche tra gli abitanti della nazione scandinava.

Tra i casi presi in esame, certamente merita particolare attenzione la Grecia, modello di riferimento in negativo per i politici di altri Stati (incluso il nostro), oggetto di attenzione mediatica ormai da anni, sempre più alle prese con le sue particolarità innanzitutto geografiche che ne frammentano l’identità e la realtà rendendo complessa e di difficile gestione la situazione: lì, provvedimenti come il taglio del budget destinato alle campagne di informazione e prevenzione contro l’HIV, avrebbe generato un incremento delle infezioni pari a oltre il 200% negli ultimi due anni, riconducibile in parte all’aumento del consumo e dell’abuso di droghe in un contesto in cui il 50% della popolazione giovanile risulta privo di impiego. Sempre in terra ellenica, dopo decenni di silenzio, si torna a parlare di epidemie di malaria seguite ai tagli che sono andati a toccare i programmi stagionali di disinfestazione dagli insetti. I danni riscontrati dai ricercatori includono anche carenza di medicinali essenziali, ridotte capacità di accesso alle prestazioni sanitarie, nonché “epidemie” che potevano essere perfettamente evitate attraverso la prevenzione: abuso di alcol, depressione, suicidi.

«L’austerità sta avendo un effetto devastante» ha dichiarato Stuckler: un effetto che, per oltre cinque milioni di americani, si è tradotto nella perdita di accesso alle cure mediche mentre, per la Gran Bretagna, ha significato circa 10 000 famiglie in più che non hanno più un tetto sotto il quale dormire. Per quanto riguarda il nostro Paese, è noto come il disagio sociale sia in costante aumento, con le famiglie sempre più povere, la produttività crollata, la disoccupazione record: ed il triste bollettino dei suicidi si inscrive nell’orizzonte più ampio della crisi in Europa, alla quale Stuckler aveva già dedicato diversi studi pubblicati da The Lancet e dal British Medical Journal. Quel che è peggio è che, stando così le cose, si allontana sempre più la possibilità di invertire questo circolo vizioso che, negli anni, continuerà a richiedere risorse al fine di intervenire su situazioni che potevano essere evitate all’origine, o quanto meno rese minime nelle manifestazioni: insomma, per superare la crisi economica dovrebbe essere la politica a cambiare, perché le ricette trovate potrebbero avere degli “effetti collaterali” non di poco conto.

The Body Economic: Why Austerity Kills - questo il titolo – sarà pubblicato il prossimo 21 maggio in Gran Bretagna: eppure il libro è già al centro di accese polemiche dovute all’eccessivo allarmismo di cui vengono accusati i due autori: se anche così fosse, non va dimenticato il lavoro di Stuckler e Basu come fonte di riflessione sui tempi oscuri e controversi dai quali tutti, nessuno escluso, siamo stati improvvisamente travolti come risvegliandoci da un sogno.


Fonte: http://scienze.fanpage.it/di-austerita-ci-si-ammala/

22/06/2013, 04:02

Ora l’Italia ha i conti in ordine: per questo sta morendo

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http://www.nocensura.com/2013/06/ora-li ... e-per.html

Nello stesso giorno in cui il palazzo festeggia l’annuncio del ritiro da parte della Commissione Europea della procedura di infrazione per eccesso di deficit, l’Ocse rivede in peggio le previsioni sulla disoccupazione ufficiale. Che continuerà a crescere per tutto quest’anno e per quello prossimo, fino a superare il 12%,un livello da anni Trenta del secolo scorso. Se davvero la questione sociale fosse al centro delle preoccupazioni, il secondo dato avrebbe la precedenza sul primo. Ma naturalmente non è così. Con le politiche di austerità la classe dirigente del paese ha scelto consapevolmente di pagare le riduzione dello spread finanziario con la più che proporzionale crescita dello spread sociale, il resto sono solo lacrime di coccodrillo e ipocrisia elettorale.

Il presidente della Corte dei Conti ha calcolato in 230 miliardi di euro il mancato prodotto dovuto alle politiche di austerità. Se nel 2014 sarà possibile davvero, come sostiene il governo, recuperare 10 miliardi per investimenti, sarà un ventitreesimo di ciò che si è perso. La crisi e la recessione, con i loro costi sociali sempre più alti, continueranno non malgrado, ma proprio a causa di quella scelta prioritaria di riduzione del deficit per cui oggi Monti e Letta sono premiati in Europa. Come si dice nei più falsi comunicati medici, l’operazione è tecnicamente riuscita, ma il paziente…

Immagino a questo punto la solita obiezione scandalizzata: ma la riduzione del debito pubblico è una priorità assoluta, chi la rifiuta è nemico della buona economia e delle nuove generazioni, a cui quelle vecchie spendaccione lasciano da pagare i conti delle loro dissipatezze. Per mostrare il carattere assolutamente ideologico e in malafede di questa affermazione basterebbe un dato di fatto. Cioè l’aumento dell’ammontare del debito pubblico. Da quando Berlusconi, Monti e ora Letta hanno adottato l’austerità, lo stock del debito è aumentato di quasi 200 miliardi. Quindi le politiche del rigore lasciano alle nuove generazioni più debito da pagare di quelle della “spesa facile”. Se però consideriamo troppo volgare misurarci con la brutalità di questi dati di fatto, allora andiamo alla idea di fondo.

Cosa lasciano le generazioni precedenti a quelle future? Quello che hanno ereditato dal passato, dal Colosseo alle strade agli ospedali alle scuole, e quello che hanno speso per mantenere e migliorare i beni ricevuti. Il debito non è dunque male in sé, lo diventa in base a quello che finanzia. Se si spende per migliorare la vita, l’ambiente, la cultura, si lascia un debito che le generazioni future non potranno che positivamente condividere. Se il debito serve a pagare i profitti delle banche e della finanza, la corruzione, gli F-35 e la Tav in Valsusa, allora è giusto che sia messo in discussione. Il paradosso è che le politiche di taglio del debito nel nome delle nuove generazioni lasciano sostanzialmente inalterate le spese cattive, e massacrano quelle buone.

Questa è la sostanza della austerità, che altro non è che il tentativo di continuare le politiche economiche liberiste in crisi, facendone pagare tutti i costi non genericamente a questa o a quella generazione, ma a tutte le persone più povere di tutte le generazioni e a Carnen Reinhartogni età del mondo del lavoro. Perché da noi non ci si divide aspramente su questo? Perché la politicaufficiale si scontra spesso sul nulla e mai sul debito, sull’austerità e sui patti europei che la impongono? Il conformismo delle classi dirigenti e l’assenza di uno scontro tra alternative reali, che ha come primo effetto l’astensionismo di massa, non è però solo colpa della castapolitica sindacale. Anche gli intellettuali e il mondo della informazione hanno la loro quota di responsabilità.

Negli Stati Uniti il premio Nobel Paul Krugman è arrivato agli insulti con i teorici liberisti della austerità Rogoff e Reinhart. In Italia gli esperti economici ufficiali di destra e sinistra quando vanno in tv si danno sempre ragione gli uni con gli altri. E infatti è stato ancora una volta l’americano Krugman ad attaccare Alberto Alesina e la Bocconi per i danni che le loro teorie economiche stanno combinando in Italia e in Europa. In Italia silenzio. È di questo che muore il paese, di cure sbagliate propalate e accettate da gran parte della classe dirigente politica e intellettuale per malafede, conformismo, opportunismo. Da noi più che mai la crisi economica è crisi intellettuale e morale.

(Giorgio Cremaschi, “L’operazione è tecnicamente riuscita, ma il paziente…”, da “Micromega” del 29 maggio 2013).

Fonte: http://www.libreidee.org/2013/06/ora-li ... a-morendo/

27/08/2013, 13:00

Fallimento austerity: i debiti crescono

La Grecia ringrazia Merkel: dopo essere stata massacrata
dalle tasse, ecco il risultato in un grafico.


http://www.wallstreetitalia.com/article ... scono.aspx

NEW YORK (WSI) - La prova che l'austerity non funziona raccolta in un grafico. Cittadini massacrati dalle tasse, aumento della povertà, tensioni sociali, gente che non riesce più ad arrivare a fine mese. Per cosa? La risposta è: per vedere aumentare di nuovo i debiti.

Immagine

Complimenti dunque alle politiche economiche e fiscali varate in questi anni dall'Unione europea, ormai sinonimo dei capricci di Angela Merkel.

La cancelliera tedesca ha imposto le regole all'intera Eurozona, privandola della sua sovranità, e il risultato è che il debito greco, nonostante le tasse insostenibili e la svalutazione del debito del 53%, si attesta a 321 miliardi di euro, a un valore decisamente più elevato rispetto ai livelli precedenti la crisi del 2009.


Nessuna sorpresa, dunque, per le ultime notizie, secondo cui Atene sarebbe destinata a ricevere nuovi aiuti. Lo stesso Wolfgang Schaeuble, ministro delle finanze tedesco, ha ammesso che la Grecia avrà bisogno di un nuovo pacchetto di bailout, e il commissario all'Unione europea Guenther Oettinger prevede che i finanziamenti saranno superiori a 10 miliardi di euro.

Ma viene lecito chiedersi, questo gioco del bastone e della carota (dove il bastone ha sicuramente la meglio), ha senso? Ha senso che la Grecia riceva periodicamente aiuti, e poi arrivino gli ispettori della troika a togliere ossigeno all'economia, rendendola agonizzante, e impedendo così al debiti di scendere? (al momento corrispondono al 180% del Pil).

Stando a indiscrezioni, il primo ministro greco Antonis Samaras sarebbe ormai sul punto di non rispettare più le imposizioni della troika. "Desidero liberarmi dai memorandum, far fuori la troika, avrebbe confidato ad alcuni funzionari, stufo di fare il servo dell'Unione europea e di Merkel. D'altronde, se le ricette avessero funzionato, il rospo forse sarebbe stato più facile da ingoiare. Ma le ricette hanno fatto, invece, un grande buco nell'acqua. E di questo bisogna prenderne atto.

27/08/2013, 17:55

Pensa che lo sapevamo anche noi di ufoforum che questi sarebbero stati i risultati.

31/08/2013, 16:43

Banche italiane: quei prestiti allegri ad amici e compari

di: WSI Pubblicato il 29 agosto 2013| Ora 15:06

ROMA (WSI) - Le banche italiane tirano fuori diverse scuse - additando sempre la crisi - quando si tratta di dover erogare finanziamenti a imprese o a famiglie. Ma quando invece il richiedente fa parte della schiera di amici e compari, il discorso cambia. E così si arriva a ricoprire di credito illimitato personaggi discutibili come il finanziere franco-polacco Romain Zaleski e società ancora altrettando discutibili come la sua "Carlo Tassara spa" .

Per questo motivo, come si legge nel comunicato stampa congiunto firmato da Elio Lannutti, numero uno di Adusbef e Rosario Trefiletti "Adusbef e Federconsumatori in esposti depositati ieri alle Procure della Repubblica, hanno chiesto di verificare comportamenti generosi dei banchieri verso Zaleski e Tassara beneficati da credito illimitato, al contrario restrittivi per la "clientela comune", con l’apertura di una inchiesta volta ad accertare se dietro tali allegre concessioni di credito a rischio sofferenza, non si possano configurare reati e comportamenti delittuosi, quali abusiva concessione del credito, incauti affidamenti, surrettizio controllo societario, triangolazione con società estere, già sanzionati penalmente da giudizi della Corte di Cassazione".

Il titolo del comunicato di Adusbef e Federconsumatori è più che eloquente: Banche, gli allegri fidi elargiti senza garanzie al signor Zalesky e gli omessi controlli di Bankitalia finiscono sul tavolo delle procure; e, ancora, i banchieri negano pochi spiccioli ai piccoli imprenditori revocando gli affidamenti (ad es 5.000 euro alla voce), per foraggiare amici e compari.

Insomma, un vero e proprio scandalo bancario, che viene perpetrato con Bankitalia che fa finta di niente.

Nel comunicato si ricorda che: " una prudente gestione del credito e del risparmio, impone che prima di offrire affidamenti, i banchieri ed i relativi comitati fidi, debbano scrutinare la capacità del richiedente di poter far fronte alla restituzione del debito o di offrire garanzie tangibili per evitare di iscrivere i fidi a sofferenza (arrivati a 138 mld di euro al giugno scorso) evitando così perdite nei bilanci".

Ora, il punto è che "questo principio di sana e prudente gestione del credito, può valere per i comuni mortali senza "santi in paradiso", che faticano non poco ad ottenere gli affidamenti per finanziare le loro intraprese, ma non per i "fiduciari" che alcuni banchieri possano scegliere, per poter controllare in tal modo, con generose ed illimitate aperture dei rubinetti del credito, da costituire in pegno alle stesse banche eroganti, assetti importanti del cosiddetto "capitalismo italiano".

Il comunicato prosegue: "uno di questi "fiduciari" del "salotto buono bancario", si chiama Roman Zaleski, che avrebbe accumulato a fine 2008, a seguito della grave tempesta finanziaria e la caduta dei valori di borsa delle azioni date in pegno alle banche, perdite teoriche per circa 6 miliardi di euro. Nel 2008 Unicredit si era adoperato per salvare il finanziere Zaleski, con la ristrutturazione dei debiti della Carlo Tassara, che aveva registrato un buco da 1,6 miliardi di euro con un debito per 6,1 miliardi di euro. Di questi, 4,4 miliardi gli erano arrivati da banche italiane, e 1,6 da due straniere, Bnp Paribas (900 milioni) e Royal Bank of Scotland (700)".

Unicredit piegata ai desideri del finanziarie insomma: "Montagne di quattrini, sottratti ad imprenditori più meritevoli, non per creare imprese, posti di lavoro, ricchezza, ma per comperare in Borsa pacchetti di società quotate a Milano, girate a garanzia di quei 6,1 miliardi di debiti con le stesse azioni del "salotto buono". In questi giorni si ripropone lo scandaloso problema della Carlo Tassara, ancora indebitata per 2,25 miliardi verso il sistema bancario italiano. Di questi 1,2 miliardi (per 800 milioni senza garanzie) sono debiti verso Intesa Sanpaolo mentre altri 500 milioni, in parte coperti da garanzie, sono dovuti a Unicredit, 200 milioni Mps, 150 Ubi, 130 Bpm (130 milioni), partecipate a loro volta dalla Tassara in un gigantesco conflitto di interessi tollerato da Bankitalia".

Il punto, infatti, è che "la 'Carlo Tassara spa' del finanziere franco-polacco Romain Zaleski, per procedere alla terza ristrutturazione degli oltre 2,3 miliardi di debiti, in affanno dal 2008 a causa della crisi che ha sgonfiato il valore delle sue partecipazioni assunte a debito - ha in pancia significativi pacchetti delle principali banche italiane,dall'1,7% di Intesa Sanpaolo all'1,4% di Mps, dall'1,4% di Ubi all'1,17% di Mediobanca passando per Generali (0,68%),A2A (2,5%), Bpm (0,25%) e Mittel (19%).

Tutto questo sporco giro di affari fa arrivare a una conclusione: "Concedere crediti illimitati e senza garanzie reali, rinnovandoli annualmente come le maggiori banche hanno effettuato alla Carlo Tassara, in cambio di acquisto delle azioni delle stesse banche, senza che la Banca d’Italia sia mai intervenuta, significa mettere a repentaglio il bene risparmio tutelato dalla Costituzione, senza contare le possibili violazioni penali per abusiva concessione di credito il quale, se impiegato per finalità clientelari, non può essere destinato alla clientela più meritevole soggetta a restrizioni ed addirittura a revoca con un preavviso di 24 ore (con il paradosso di 5.000 euro di fido revocato al giornale di inchiesta "La Voce delle Voci").

http://www.wallstreetitalia.com/article ... mpari.aspx

07/10/2014, 07:01

Stiglitz: paesi Euro agiscano insieme contro austerity

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Parla il Premio Nobel. Invito a disobbedire ai diktat della Germania e a seguire
l'esempio della Francia? Basta con questo "suicidio".


http://www.wallstreetitalia.com/article ... erity.aspx

PARIGI (WSI) - "Una federazione europea non dev'essere per forza solo una condivisione di dolori e austerità, ma può essere cose come gli eurobond, una strategia di crescita comune, un'unione bancaria che non sia solo sorveglianza comune". In un convegno a Parigi, il premio Nobel per l'economia Joseph Stigliz invita i paesi dell'Eurozona a unirsi. Devono "fare qualcosa di positivo insieme", su crescita e disoccupazione, e non limitarsi a "condividere il percorso suicida dell'austerità".

Un'altro più o meno tacito rimprovero alla irremovibile Germania, che rischia l'isolamento. Una doccia fredda è arrivata pochi giorni fa dalla Francia, con il ministro delle Finanze Michel Sapin che ha detto: "Non chiederemo ulteriori sforzi ai francesi. Perché il governo adotta la serietà di bilancio per rilanciare il Paese, ma rifiuta l'austerità". In poche parole, Parigi non rispetterà il vincolo di bilancio deficit/Pil, perchè ne ha abbastanza.

Una decisione che ha irritato Bruxelles e Berlino, ma che è stata appoggiata anche dall'Italia, con il premier Matteo Renzi che si è così espresso: "Sono dalla parte della Francia. I Paesi non vanno trattati come studenti. Io sto con dalla parte di Francois Hollande e Manuel Valls".

07/10/2014, 10:16

Messaggio di Thethirdeye


Girate questo articolo ai vostri amici, ai vostri parenti, ai vostri conoscenti.....

Il Professor Monti e i suoi seguaci (che di economia non capiscono un'acca)
pensano ci sia un'unica via percorribile... e continuano imperterriti nella
manipolazione delle masse tramite mainstream.

Fortunatamente, la realtà è totalmente diversa da come la dipingono loro.

Divulgate gente... prima che le strade delle nostre città,
si trasformino in aree urbane dove la guerra civile sarà il pane quotidiano.

L'articolo è di Alberto Quadrio Curzio
http://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Quadrio_Curzio



[b]Perché con un rapporto debito/Pil al 236% il Giappone
spende e spande mentre l'Italia va giù a colpi di austerity?
[/b]

di Vito Lops con un articolo di Alberto Quadrio Curzio

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... d=AbdBNSKH

[i]Il Giappone ha il 236% del debito/Pil e un deficit/Pil al 10%. Numeri che farebbero impallidire Angela Merkel, i trattati di Maastricht, Lisbona e compagnia bella. E cosa fa il premier Shinzo Abe? Ha annunciato poche ore fa un ulteriore piano espasione della spesa pubblica (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbZJ7PKH) con un primo intervento da 85 miliardi di euro. Insomma, del mantra europeo dell' austerity dalle parti di Tokyo non c'è neanche l'ombra.

Ma come mai il Giappone - che resta la terza economia del pianeta e può esibire un tasso di disoccupazione del 4,5% contro l'11% europeo - può permettersi di far galoppare la spesa pubblica pur convinvendo da tempo con parametri di indebitamento molto simili a quelli della Grecia? Non solo: lo stesso plurindebitato Giappone può permettersi di finanziare il debito pubblico americano (facendo carry trade, ovvero pagando interessi inferiori all'1% su titoli a 10 anni ai detentori dei titoli nipponici e ricevendo quasi il 2% dal Tesoro Usa) e quello europeo (il Giappone si è detto pronto ad acquistare titoli emessi dal Fondo salva-StatiEsm http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... fromSearch). Come mai?

Perché rispetto alla Grecia, o a un qualunque Paese dell'Eurozona, ha almeno due cartucce in più da giocare: la possibilità di stampare moneta della Bank of Japan e la protezione del debito pubblico da parte dei cittadini e degli investitori interni che ne detengono la quasi totalità.




quello è..
si autofinanziano
e non fanno speculazione sul proprio stato..

07/10/2014, 12:43

di certo non devono pagare interessi come capita a noi chiedendo euro alla bce.cioe' ad una banca privata......................[;)]
Ultima modifica di ubatuba il 07/10/2014, 12:46, modificato 1 volta in totale.
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