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MessaggioInviato: 12/07/2013, 14:54 
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Solotecnico ha scritto:

Volevo solo comunicarvi che ho appena chiesto un prestito in banca di 7.000 euro da restituire in 5 anni per pagare l'anticipo INPS di quest'anno.
Essendo un povero programmatore che non ha né arte né parte ricado nella gestione separata dell'INPS, praticamente con aliquota al 28%................
Stiamo parlando di un fatturato di circa 30.000 annui eh badate bene non di miliardi, tolte le spese 25.000 euro circa di "utili".
Conto di quest'anno 8.000 euro di saldo INPS + 7.000 euro di anticipo INPS (più ovviamente tasse, addizionali comunali e regionali etc.)


Un esempio tipico di come le piccole aziende (ma con grandissime idee [;)])
facciano fatica ad andare avanti.

Non so se avete sentito stamattina quel signore che si fa chiamare Premier...
ha detto che stanno lavorando ad un grande progetto per attivare gli investimenti
esteri..... ma io dico... ma con le tasse che abbiamo in questo paese del menga..
ma qual è quel furbo che viene ad investire qui con una nuova azienda? [:D]

Ma ci fa... o ci è dalla nascita?

Sono davvero allibito......



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MessaggioInviato: 12/07/2013, 15:17 
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Thethirdeye ha scritto:
..ma qual è quel furbo che viene ad investire qui con una nuova azienda? [:D]

Ma ci fa... o ci è dalla nascita?

Sono davvero allibito......


La prima che hai detto! [:)]



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MessaggioInviato: 12/07/2013, 19:09 
Ikea investe in Italia, gioite fratelli !!!!!!!!!! [:D]

http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=i ... 5608,d.bGE


Ultima modifica di greenwarrior il 12/07/2013, 19:10, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 12/07/2013, 19:19 
mentre gas natural et british gas se ne vanno in croazia,investimenti di circa 500 milioni di euro sono stati portati in criazia......................coi tempi che corrono.................[:(!]


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MessaggioInviato: 27/07/2013, 01:13 
Debiti Pa: non ci sono soldi per pagarli
se non con altro debito


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http://www.rischiocalcolato.it/2013/07/ ... ebito.html

Una pioggia di miliardi sta per scendere sulle imprese private che vantano crediti con la pubblica amministrazione. Lo annunciava quattro giorni fa il ministro dell’economia Saccomanni. Allegria.

Il primo intervento, previsto per settembre, ammonta a 15,69 miliardi già messi a disposizione dal Tesoro a favore delle amministrazioni; un secondo e un terzo dovrebbero arrivare entro la fine dell’anno e nel corso del 2014, per un ammontare complessivo vicino ai 50 miliardi, dieci in più rispetto a quanto previsto del governo Monti con il D.l. 135/2013.

Tutto bene dunque? No.

Prima di tutto perché l’ammontare complessivo dei debiti della PA nei confronti dei fornitori privati non lo conosce nessuno, tantomeno il governo che dovrebbe finanziarne il pagamento. Non esiste infatti una contabilità centralizzata delle obbligazioni contratte dagli uffici della pubblica amministrazione. La Banca d’Italia stimava a fine 2011 un debito pari al 5,8% del PIL, ovvero circa 90 miliardi, calcolato sulle imprese operanti nei settori industriali, non finanziari e delle costruzioni. La CGIA di Mestre calcola questo debito in 120 miliardi. Dunque una percentuale non inferiore al 50% del debito non sarebbe pagato nel prossimo biennio per mancanza di risorse.

Il secondo motivo è che anche la prima tranche prevista da Saccomanni, i 15,69 miliardi, è frutto in parte di erogazioni da parte del dipartimento del Tesoro e in parte da spazi di disponibilità finanziaria sul patto di stabilità. Ovvero gli enti locali debitori possono sforare il patto, per complessivi 9 miliardi, ma per l’effettiva erogazione bisognerà attendere i loro provvedimenti politici.

Inoltre, dice il ministro dell’Economia, l’intera operazione è subordinata alla capacità di assorbimento dei titoli di Stato. Morale, non avendo soldi in cassa si contrarrà altro debito rispetto al fabbisogno indicato ad inizio anno. Ricordiamo, qualora ce ne fosse bisogno, che il debito pubblico è già stimato al 130,4% e la crescita del prodotto interno lordo al -1,3%.

Se le condizioni finanziarie del Paese dovessero aggravarsi nell’ultimo trimestre l’intera operazione potrebbe saltare o essere rimessa in discussione.

In sostanza il ministro dell’Economia, della quale onestà intellettuale non dubitiamo (lol! ndr http://www.grandeoriente-democratico.co ... atico.html), è combattuto fra l’urgenza di liquidare i debiti verso i privati, con effetto benefico sull’economia reale pari 0,2 punti di pil nel 2013, e il peggioramento dei dati di indebitamento netto per lo 0,5%. Una operazione a saldo negativo per lo Stato, con conseguenze imprevedibili sul rating del Paese già ad un passo dal non investment grade.

Una posizione scomoda che non gli invidiamo. Viene da chiedersi solo una cosa: ma chi si è reso responsabile di questo sfacelo la testa, la sua, non farebbe meglio a metterla sotto la sabbia?


Risposta: non solo gli autori di questo sfacelo (cioè l'ex governo Berlusconi) non mettono la testa sotto la sabbia (mentre dovrebbero stare in galera a pane e acqua)... ma hanno pure il coraggio di mettere bocca sulla faccenda autoincensandosi con la filastrocca della "responsabilità"..... [:D]

A calci sulle gengive.... e poi in galera.



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MessaggioInviato: 27/07/2013, 10:30 
Pensioni/ Spi-Cgil: Impressiona solerzia in ridare soldi a ricchi
Inps ha restituito contributo di solidarietà per pensioni d'oro
Pensioni/ Spi-Cgil: Impressiona solerzia in ridare soldi a ricchi

Roma, 26 lug. L'Inps ha restituito il contributo di solidarietà per le pensioni d'oro e per lo Spi-Cgil "è davvero impressionante la solerzia con cui in questo paese ci si affretta a restituire soldi ai ricchi". Al contrario, afferma il segretario generale Carla Cantone, "si dice sempre che mancano le risorse per aiutare le persone più in difficoltà, come i lavoratori in cassa integrazione, i pensionati con un reddito medio-basso e i giovani che non hanno un'occupazione". "La sentenza della Corte costituzionale - aggiunge la Cantone in una nota - che ha portato alla restituzione del contributo, continua a non convincerci, anche perchè non è stato utilizzato lo stesso metro di giudizio quando è stata bloccata la rivalutazione delle pensioni sopra i 1.200 euro per ben due anni. Registriamo quindi - conclude - che ancora una volta in questo paese i ricchi non piangono".



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MessaggioInviato: 27/07/2013, 12:02 
UN'IMMAGINE CHE PARLA DA SOLA (DAL '48!) [^]




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MessaggioInviato: 28/07/2013, 12:30 
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Thethirdeye ha scritto:


Debiti Pa: non ci sono soldi per pagarli
se non con altro debito


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http://www.rischiocalcolato.it/2013/07/ ... ebito.html

(cut)

Una posizione scomoda che non gli invidiamo. Viene da chiedersi solo una cosa: ma chi si è reso responsabile di questo sfacelo la testa, la sua, non farebbe meglio a metterla sotto la sabbia?


Risposta: non solo gli autori di questo sfacelo (cioè l'ex governo Berlusconi) non mettono la testa sotto la sabbia (mentre dovrebbero stare in galera a pane e acqua)... ma hanno pure il coraggio di mettere bocca sulla faccenda autoincensandosi con la filastrocca della "responsabilità"..... [:D]


A calci sulle gengive.... e poi in galera.


tratto da: http://www.affaritaliani.it/economia/po ... 72013.html

Economia

Se la PA manda in fumo una vita
Sabato, 27 luglio 2013 - 13:08:00

Egregio Direttore,

Le chiedo scusa se la importuno ma, veramente è diventato difficile continuare ad assistere tutti i giorni alle recite della poitica che se ne infischia dei problemi dalla stessa creati. La Politica è fatta da uomini più o meno capaci, più o meno onesti ma tutti con lo stesso obiettivo, pensare prima a se e poi, se avanza tempo, agli altri. A suffragio di quanto dico Le ricordo che qualcuno, a capo di una delle Regioni più grande e disatrata della Nazione, anzichè pensare a risolvere i problemi della sanità e non solo, preferiva fare altre cose a dir poco, poco edificanti per chi ricopre certi ruoli.

Ebbene la persona che Le sta scrivendo è, usando la nuova terminologia da poco creata da qualcuno, un"invisibile"che Le scrive per dirLe, che a causa dei mancati pagamenti da parte della Regione per prestazioni effetuate, e fatture mai contestate (si parla di qualche milione di Euro) ha dovuto assistere impotente al fallimento delle sue aziende con tutte le consegenze che Le lascio immaginare. Dopo che hai passato una vita a lavorare, ti ritrovi senza niente, neanche la pensione perchè nonostate abbia versato un mare di soldi non posso percepirla perchè non ho 65 anni.

Mi hanno insegnato, una volta, che quando un Ente Pubblico appalta del lavori e/o stipula delle convenzioni, il tutto dovrebbe essere suffragato da una copertura finanziaria a garanzia dei pagamenti e. qella copertura non si deve toccare altrimenti si commette un illecito, come si commette se si appaltano lavori e/o servizi senza copertura finanziaria. (Forse mi sbaglio o le mie nozioni sono obsolete), Comunque ora non ho più niente e non so cosa fare per vivere. Non mi difendo neanche dalle accuse che mi vengono mosse perchè non avrei versato l'Iva e/o i contributi. Tenga conto che per l'Iva feci un ricorso, lo vinsi in tuttii gradi delle commissioni tributarie e l'Erario ha proposto ricorso in Cassazione. Non ne ho saputo più niente (€ 1.200.000,00). In Italia non paga nessuno, paga solo chi lavora. Non mi sembra giusto.

Grazie
Antonio Sciarretta


PS. L'Invisibile è stato: Consigliere di Ammnistrazone di una Banca, Assessore Comunale, Assessore Provinciale, Presidente di un club di calcio professionistico, titolare di una emittente televisiva locale e di un quotidiano, candidato alla Regione (12.500 Voti) Cadidato alle Europee- attualmente "INVISIBILE"



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greenwarrior ha scritto:

Pensioni/ Spi-Cgil: Impressiona solerzia in ridare soldi a ricchi
Inps ha restituito contributo di solidarietà per pensioni d'oro
Pensioni/ Spi-Cgil: Impressiona solerzia in ridare soldi a ricchi

Roma, 26 lug. L'Inps ha restituito il contributo di solidarietà per le pensioni d'oro e per lo Spi-Cgil "è davvero impressionante la solerzia con cui in questo paese ci si affretta a restituire soldi ai ricchi". Al contrario, afferma il segretario generale Carla Cantone, "si dice sempre che mancano le risorse per aiutare le persone più in difficoltà, come i lavoratori in cassa integrazione, i pensionati con un reddito medio-basso e i giovani che non hanno un'occupazione". "La sentenza della Corte costituzionale - aggiunge la Cantone in una nota - che ha portato alla restituzione del contributo, continua a non convincerci, anche perchè non è stato utilizzato lo stesso metro di giudizio quando è stata bloccata la rivalutazione delle pensioni sopra i 1.200 euro per ben due anni. Registriamo quindi - conclude - che ancora una volta in questo paese i ricchi non piangono".


..ma se x loro e' un diritto acquisito,la medesima cosa dovrebbe riguardare a chi da oltre 2 anni non ha avuto aumenti pensionistici,,,,,o esistono 2 categorie di italiani serie a e srie b...............[:(!]


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(Altroché aumenti, questi mi tolgono 32,5 euro da febbraio a novembre! bastardi, dopo che ho servito una vita!)



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Ufologo 555 ha scritto:

(Altroché aumenti, questi mi tolgono 32,5 euro da febbraio a novembre! bastardi, dopo che ho servito una vita!)


sono le aliquote regionali provinciali et comunali..........hai servito e continui a servire.........................sei un servitore perenne...... [;)] [:I]


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Ecco come il fisco (meglio dire lo Stato -ndr) distrugge le imprese

1 settembre 2013

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http://www.nocensura.com/2013/09/ecco-c ... ese.html#_

PREMESSA

Il caso di seguito descritto rappresenta la pressione fiscale complessiva subita da una piccola società con due soci, che ha realizzato, nell'esercizio 2012, un utile di appena 32000 euro. Una miseria, insomma. Eppure la pretesa del fisco è tale da richiedere alla società e ai soci il pagamento di circa 27 mila euro tra tasse e contributi, ossia quasi l'85% dell'utile realizzato.

di Paolo Cardenà - In questi giorni, visto l'approssimarsi delle scadenze fiscali, sono molto impegnato con le dichiarazioni fiscali per il periodo di imposta 2012. Questo periodo, oltre ad essere sempre intenso di lavoro, ispira numerose riflessioni e altrettanti spunti sullo stato di salute delle nostre imprese, sulla pretesa tributaria che patiscono, e sul futuro che ci attende. In una di queste, sono giunto alla conclusione che, in Italia, conviene non lavorare, non imprendere. Starsene beatamente a casa curando i propri interessi, i propri hobby, e magari darsi a qualche buona lettura, ripagherebbe molto di più che fare impresa. Sarebbe molto più utile, almeno nello spirito. Perlomeno, fino a quando non accadrà qualche shock di sistema, tale da riformare strutturalmente i meccanismi fiscali al limite dell'incredibile, dell'immaginario e della sopraffazione. Mi riferisco alla sopraffazione che il fisco pratica nei confronti dei contribuenti e, nel caso specifico, di chi fa impresa.

Qualche giorno fa, mi è passata di mano una dichiarazione di un piccola società di capitali: una srl, con due soci che svolgono entrambi la propria opera all'interno della società.
La crisi, chiaramente, anche in questo caso, non ha risparmiato l'impresa: i ricavi si sono contratti significativamente, e anche l'utile è stato spinto al ribasso. Tant'è che il bilancio al 31/12/2012, presenta un utile prima delle imposte di appena 32000. Una miseria insomma, che non ripaga affatto il sacrificio sopportato dai due imprenditori, che si dedicano alla loro attività quasi 12 ore al giorno, immersi con impegno totale e dedizione in questo lavoro, trascurando i propri interessi, i propri affetti e le proprie passioni. Una storia di imprenditori onesti e laboriosi. Una storia come tante altre, in Italia.
In questo caso, nella determinazione delle imposte da pagare a carico della società in esame,nonostante l'esiguità dell'utile - certamente non sufficiente a garantire la sussistenza degli imprenditori e delle rispettive famiglie-, la tassazione pretesa dal fisco in capo alla società è di oltre 15.000 euro. 15.593 euro, per l'esattezza. Di cui, 12.024 a titolo Ires, e 3569 per Irap. Quindi, la società subisce un carico tributario di oltre il 48%.

Vi chiederete come sia possibile, immagino. E' possibile perché il legislatore fiscale, sempre in cerca di nuova materia imponibile da colpire, e quindi di nuovo gettito tributario, nel corso degli anni, ha reso indeducibili una serie di costi, sia ai fini Ires che Irap. Solo per enunciarvi qualche esempio, le società, ai fini Ires, nonostante abbiano patito un incremento dei costi finanziari per via dell'inasprimento delle condizioni bancarie, nella determinazione del reddito, non possono portare in deduzione tutti gli interessi passivi che pagano, ma possono farlo solo nei limiti del 30% del ROL (Reddito Operativo Lordo). Essendo il ROL una variabile che dipende, tra l'altro, dai ricavi conseguiti, diminuendo questi ultimi, ne deriva che si contrae anche il ROL, divenendo meno capiente ai fini della deduzione degli interessi passivi, che comunque aumentano. Invece, ai fini Irap, gli interessi passivi sono, in buona sostanza, indeducibili nella sua interezza. Quindi, aumentano gli interessi (costi), diminuiscono i ricavi, il reddito, ma si pagano più imposte.

Altro esempio emblematico riguarda le autovetture. Si pensi ai costi di acquisto, gestione e manutenzione del parco autovetture. Questi, possono essere dedotti solo per il 40% (deduzione ridotta al 20% dal primo gennaio 2013). Oppure, ancora, all'indeducibilità dei costi del personale ai fini Irap, per i quali, il legislatore riconosce comunque alcune deduzioni. Per queste componenti di costo, enunciate solo a titolo esemplificativo, il legislatore ha previsto l'indeducibilità ai fini della determinazione del reddito tassabile, ancorché siano costi sostenuti nell'ambito del normale svolgimento dell'attività di impresa, pertinenti e indispensabili al conseguimento del fine imprenditoriale.
Per via della parziale deducibilità o dell'indeducibilità totale di questi costi, accade che, paradossalmente, l'erario può fondare la pretesa tributaria su un reddito non prodotto e su un utile realizzato.

Ritornando all'esempio che ci occupa, la tassazione della società e dei due soci non si esaurisce con i 15.593 euro di tasse in capo alla società. Ma anche i soci sono colpiti dal imposizioni tributarie e contributive.
Già, per l'anno 2012, i due soci hanno corrisposto i contributi Inps sul reddito minimale individuato a circa 15000 euro. E quindi altri 3200 euro ciascuno di contributi Inps facendo salire il conto a 21993. Oltre ai contributi pagati sul reddito minimale, la legge prevede che, ciascun socio che lavora nell'azienda debba versare anche i contributi Inps a percentuale sulla parte di reddito eccedente il minimale. In questo caso, essendo il reddito fiscale di euro 43722 per via della ripresa a tassazione delle componenti di costo pocanzi enunciate, ne consegue che ciascun socio debba corrispondere all'Inps altri 1482 euro ciascuno, ancorché il reddito prodotto non sia stato prelevato in forma di utili distribuiti. E l'imposizione fiscale complessiva, con un utile di appena 32000, è già arrivata a quasi 25000 euro, ossia il 78% dell'utile prodotto nel 2012.
Ma c'è dell'altro. I due soci, nel corso del 2013, volendo prelevare l'utile netto realizzato nel 2012 , o meglio quel che rimane (16.407=32.000-15.939) anche per far fronte alle proprie spese e al pagamento dei contributi Inps in scadenza nell'anno, saranno sottoposti a un'ulteriore tassazione. Prima di tutto dovranno registrare la delibera di distribuzione dell'utile, pagando 168 euro. Poi, nel 2014, nella propria dichiarazione dei redditi dovranno riportare l'utile imputato a ciascuno di loro (8.203) che andrà a formare la base imponibile in misura del 49.72% dell'utile prelevato, in quanto, in parte, già tassato in capo alla società. Quindi, ipotizzando che lo scaglione di reddito da applicare sia il più basso (23%), ciascuno di loro, al netto degli oneri deducibili pagati nel corso del 2013, dovrà corrispondere all'erario ulteriori 900 euro tra Irpef e addizionali varie. Quindi, il conto delle imposte pagate sia dalla società che dai soci, per un misero utile di 32000 euro, sale fino ad arrivare a 27000 euro, euro più euro meno. Ossia l'85% dell'utile prodotto dalla società nel 2012. Oltre alle tasse di cui abbiamo dato nota, c'è da dire che l'impresa, durante l'esercizio, subisce altre forme di imposizione. Si pensi, ad esempio, al diritto annuale della camera di commercio, alla tassa sulla vidimazione dei libri sociali, all'eventuale IMU (indeducibile) e ad altre contribuzioni obbligatorie per legge, che, tuttavia, sono già considerate nella determinazione del risultato d'esercizio originario(32.000 euro).
C'è da dire che la pretesa del fisco non si esaurisce con questa pretesa assurda e distruttiva, che oltrepassa di molto ogni limite di sostenibilità e ragionevolezza. Invero, per i 5 anni successivi, il fisco potrà esperire eventuali controlli sulla fedeltà fiscale dell'azienda, e magari accertare ricavi superiori a quelli dichiarati, determinati in ragione agli indicatori previsti dagli studi di settori a cui la società è sottoposta.

Se pensate che il caso appena descritto costituisca un caso limite, vi state sbagliando di grosso. Benché il caso proposto offra dei piccoli margini di ottimizzazione del livello di pressione fiscale, esistono casi in cui le aziende, nonostante conseguano delle perdite anche significative, sono esposte ugualmente al pagamento di un carico fiscale eccessivo ed insostenibile. Tanto più in momenti di crisi profonda come quello attuale. Ciò è possibile per effetto della ripresa a tassazione dei costi che il fisco considera indeducibili, nonostante siano indispensabili e strumentali al raggiungimento degli scopi imprenditoriali.

Al fine di riepilogare il ragionamento proposto, vi propongo questo schema riassuntivo.


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Verso la Bancarotta: Si Schianta la Produzione Industriale,
Vi Spiego Perchè NON è Più Recuperabile.


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http://www.rischiocalcolato.it/2013/10/ ... abile.html

Partiamo dai dati da Istat e Mondo Elettrico (grafici)

Ad agosto 2013 l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,3% rispetto a luglio. Nella media del trimestre giugno-agosto l’indice ha registrato una flessione dello 0,5% rispetto al trimestre precedente.

Corretto per gli effetti di calendario, ad agosto 2013 l’indice è diminuito in termini tendenziali del 4,6% (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 22 di agosto 2012). Nella media dei primi otto mesi dell’anno la produzione è scesa del 4,0% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Ad agosto la lieve diminuzione congiunturale dell’indice complessivo destagionalizzato è associata a variazioni positive nei settori produttori di beni non energetici: beni di consumo (+2,2%), beni intermedi (+1,3%), beni strumentali (+0,1%). Segna invece una variazione negativa il comparto dell’energia (-1,6%).

Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, ad agosto 2013, diminuzioni tendenziali significative nei comparti dell’energia (-9,7%) e dei beni strumentali (-7,4%). Segna una flessione più contenuta il raggruppamento dei beni di consumo (-2,1%), mentre i beni intermedi registrano una variazione nulla.

Per quanto riguarda i settori di attività economica, ad agosto 2013 i comparti che registrano la crescita tendenziale più accentuata sono quelli della fabbricazione di mezzi di trasporto (+13,1%), della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica ed ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+12,4%) e delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+10,5%). Le diminuzioni maggiori si registrano per i settori della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-12,0%), della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-8,9%) e della fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (-8,8%).

Il nostro grafico
Produzione industriale: dati destagionalizzati Agosto 2013 indici e variazioni percentuali (base 2010=100)

Immagine

L’ultimo grafico è realizzato con i dati trimestrali della Banca D’Italia a partire dal I trimestre del 2003 fino al IV trim. del 2012, con riferimento base del 2005 fatto 100.

Immagine

A questo punto è una certezza che anche il PIL del terzo trimestre 2013 sarà negativo, e sarà il nono trimestre consecutivo. La politica (cioè il governo) in televisione sproloquia di “ripresa” e di “fine della recessione”, come abbiamo scritto al massimo si tratterà di 3-6 mesi di stagnazione dovuta al ripristino delle scorte di magazzino.

Ma ora Signore e Signori stampatevi bene nel cervello quanto segue: NON è più possibile un recupero significativo della produzine industriale italiana, se non nello spazio di decenni.

Il così detto “melting point” è già stato superato, non esiste più un singolo distretto industriale italiano che non sia in crisi o sulla via della totale cancellazione. Il motivo profondo della contrazione permanente dell’industria italiana ha un nome preciso: Deloclaizzazione


Vorrei ribadire il principio cardine del rapporto fra lo Stato e i produttori di ricchezza:

Lo Stato è quell’entità che fa le leggi e ha il monopolio della violenza, lo Stato può confiscare, multare, imprigionare, torturare e togliere le vita a “norma di legge”. Può presino ridurre una intera popolazione in schiavitù. Ma MAI, nessuno Stato MAI, ha potuto, può e potrà costringere i MIGLIORI dei suoi cittadini a dare il meglio di se stessi per produrre ricchezza.


Ora capite l’enorme portata di questa affermazione? La stiamo vivendo.

Certamente i controlli sulla così detta “evasione fiscale” sono sempre più efficaci, le sanzioni sempre più dure. Le tasse aggrediscono beni essenziali per vivere (provate a vivere senza un tetto sopra la testa se vi riesce?), la burocrazia ha un potere illimitato e una totale impunità. Gli imprenditori e le partite IVA italiane sono additate dai media e da molta opinione pubblica come ” primi responsabili” del disastro economico.

In ultimi analisi, chi fa impresa in italia è soggetto ad una pressione fiscale e burocratica che di fatto lo rende schiavo dello Stato.

Ebbene, la Rivolta di Atlante è in atto. E il calo della produzione industriale è permanente.

Piaccia o non piaccia ai nostri ridicoli e grotteschi ideologi dello Stato Sovrano, le migliori menti italiane e i cuori più coraggiosi vanno via. Proprio perchè parliamo di persone che per definizione SONO fuori dal comune, la vera e unica spina dorsale dell’Italia, costoro hanno l’intelligenza la competenza, la forza e le palle di fare ciò che è necessario.

Andarsene, produrre in un paese che ancora tuteli la loro libertà e il loro sacrosanto diritto a tenere per se la maggior parte del frutto del proprio lavoro e del proprio ingegno.


Oltre a questo è necessario contestualizzare quanto sta accadendo descrivendo i meccanismi automatici che si sono creati all’estero, proprio al di la delle alpi.

La delocalizzazione dei migliori italiani è diventata una efficiente industria. Come sempre si è partiti da un bisogno, ovvero la necessità di produrre fuori dall’italia, piano piano in Svizzera, Austria, Germania, Slovenia, Serbia e ora anche Albania e altri paesi si sono sviluppate società specializzate e ottimi professionisti pronti ad accompagnare l’imprenditore italiano nel suo percorso di delocalizzazione, e spesso (come in Svizzera) con la partecipazione delle autorità locali.

Capite bene che per l’industria italiana nel breve e nel medio periodo è finita. Per ripartire serviranno decenni e la ripresa potrà cominciare solo dal momento che saranno ripristinate in Italia condizioni fiscali, burocratiche e di certezza e rapidità del diritto, competitive ALMENO con Svizzera, Austria, Slovenia, Germania.

Ok, potete ridere.

Siate preparati, siate conasapevoli.



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 12/10/2013, 01:17 
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De Tomaso
Licenziati i 900 dipendenti

Alla fine, quello che molti temevano è accaduto: il curatore fallimentare della De Tomaso ha spedito ai 900 dipendenti dell'azienda (tra gl'impianti di Torino e di Livorno, attualmente in cassa integrazione) altrettante lettere di licenziamento. Il provvedimento scatterà il 4 gennaio 2014, se non verranno trovate soluzioni alternative.

Vicenda vergognosa. Considerato che queste fantomatiche soluzioni alternative sono state cercate, senza trovarle, per mesi, c'è da temere che questa formula sia un mero artificio retorico per non dover formalizzare un evento pressoché inevitabile. Si chiude così una vicenda indecente, che Quattroruote ha più volte stigmatizzato e che non rende onore a nessuno tra i coinvolti (esponenti politici, sindacati, sistema bancario). E poco consola il fatto che Gian Mario e Gian Luca Rossignolo, assieme a buona parte del management dell'azienda, siano stati arrestati con l'accusa di truffa ai danni dello Stato, perché a pagare il prezzo dell'imperizia e del malaffare sono 900 famiglie del tutto innocenti.

La parola alla Regione. Ora la Fiom ha chiesto un incontro in Regione (cioè lo stesso ente che, all'epoca di Mercedes Bresso, aveva preferito Rossignolo ad altri imprenditori - uno per tutti, la BMW – e che ora si ritrova proprietaria dello stabilimento ex Pininfarina e del marchio De Tomaso) e martedì ci sarà un presidio in piazza Castello. Una vergogna italiana, che speriamo serva da lezione in altri casi analoghi.


http://www.quattroruote.it/notizie/indu ... dipendenti


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MessaggioInviato: 15/10/2013, 20:48 
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L'italiana MIVAR chiude: maledette TV a LED!

Milano Vichi Apparecchi Radio, MIVAR, chiude dopo 68 anni di lavoro.

L'italiana MIVAR entro fine novembre chiuderà i battenti e quindi metterà fine alla sua storica produzione di televisori. Ad Abbiategrasso, ma in verità in tutta la Lombardia, tutti conoscono Carlo Vichi. A 90 anni rappresenta un pezzo di storia dell'imprenditoria locale. D'altronde "Milano Vichi Apparecchi Radio" nasce nel 1945, ma secondo il fondatore "l'Italia è morta nel 1945".

"Finita la guerra siamo stati superati da tutti. Dovremmo lavorare come i cinesi, con onestà e intelligenza. Il problema invece è che non sappiamo più lavorare. E i prodotti fatti senza utilizzare tutte le possibilità che la tecnologia offre vengono rifiutati dal mercato", ha spiegato Vichi a La Repubblica.

L'azienda dal 2001 è perennemente in perdita, come ha confermato Giuseppe Viganò, segretario Fim-Cisl Legnano-Magenta. "Nel 1998 aveva quasi 1000 dipendenti, nel 2008 ce n'erano ancora 500, perché Vichi pur di non chiudere ripianava ogni anno le perdite. Gli sarà costato dai 100 ai 120 milioni, senza contare i 30 spesi per costruire il nuovissimo padiglione industriale di Abbiategrasso, un edificio bellissimo, innovativo, progettato da lui stesso, mai utilizzato".

Oggi sono rimaste circa 40 persone che si occupano dell'assemblaggio delle linee TV a LED con componenti cinesi. Proseguiranno fino al termine di novembre, dopodiché a dicembre molti andranno in mobilità. E si parlerà di gestire i 24 mesi di garanzia dei prodotti venduti, nonché la manutenzione dello stabilimento. Ma basteranno 4-5 persone, non di più.

La morte del tubo catodico ha di fatto condannato l'azienda, perché la componentistica LCD è tutta orientale e i nostri costi di manodopera sono alle stelle. MIVAR vendeva in perdita: circa 80/100 euro a pezzo. Inevitabile il capolinea.

L'azienda risorgerà comunque sulle sue ceneri dando vita a "Milano Vichi Arredamenti Razionali", ma nessuno si fa troppe illusioni. Pochi tecnici, il fondatore e le figlie Luisa e Valeria lavoreranno su arredamento di design: il primo modello è un tavolo "razionale".

L'epilogo è senza dubbio triste. Mivar nei tempi d'oro produceva un terzo dei televisori venduti in Italia, senza per altro fare pubblicità perché "è come la droga, quando cominci sei costretto ad aumentare la dose". Parola di Carlo Vichi.



http://www.tomshw.it/cont/news/l-italia ... 971/1.html


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