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Migliaia di piccole e medie imprese chiudono.

23/02/2012, 18:28

Eh.... così pare.

Volevo solo sapere se questa è anche la vostra percezione
e in che misura registrate il fenomeno nelle vostre regioni, città o paesi.

Grazie

23/02/2012, 18:33

qua nella zona le piccole e medie aziende sono in grande sofferenza,e alcune chiudono x mancanza di crediti...purtroppo e'cosi' mentre altre spostano la produzione all'estero,pur non essendo in crisi...vedi omsa.....[;)]

23/02/2012, 18:34

è normale purtroppo le banche non gli danno la possibilità di lavorare...

23/02/2012, 21:02

purtroppo non è una percezione è la semplice realtà, questi vogliono vogliono e nessuno tutela la gente....non capiscono che se chiudono le aziende, dietro di loro falliscono i fornitori, e quelli prima di loro...e naturalmente falliscono le povere famiglie che stanno dietro :(

23/02/2012, 21:27

Con a capo del governo un burocrate e come ministro un banchiere non poteva essere diversamente.
Preferiscono dare credito alla grossa industria con fondi spesso a perdere, piuttosto che fornire sostegno alla spina dorsale del sistema economico italiano.
La dignità che vedo nell piccolo imprenditore, è un bene da salvaguardare. Senza la piccola e media impresa, l' Italia per come la conosciamo è morta, diventerà senza via di scampo proprietà di multinazionali a cui interessano esclusivamente brevetti di cui l' Italia è ricca.

23/02/2012, 21:35

@greenwarrior

Sono daccordo con te ...ma sottolineerei il fatto che questi maledetti che ci governano anche se fallissero tutte le imprese ... vivrebbero tranquilli lo stesso con i patrimoni che si ritrovano!!!!!!!
i volatili nel didietro sarebbero solo x noi che viviamo del nostro lavoro con la costante paura di perderlo!!!!!!!! [xx(] [xx(]

24/02/2012, 09:13

mio padre lavora in una piccola azienda calzaturiera, che fino a oggi è riuscita a tirare avanti, ma a casa ci racconta spesso che nel suo settore sono rimasti proprio in pochi a competere. E' sempre più difficile andar avanti

24/02/2012, 10:54

greenwarrior ha scritto:

Con a capo del governo un burocrate e come ministro un banchiere non poteva essere diversamente.
Preferiscono dare credito alla grossa industria con fondi spesso a perdere, piuttosto che fornire sostegno alla spina dorsale del sistema economico italiano.
La dignità che vedo nell piccolo imprenditore, è un bene da salvaguardare. Senza la piccola e media impresa, l' Italia per come la conosciamo è morta, diventerà senza via di scampo proprietà di multinazionali a cui interessano esclusivamente brevetti di cui l' Italia è ricca.


ti quoto,in effetti la gran parte dei politicanti sono azzerbinati ai piedi di questo governo,nato da un golpe bianco......[;)]ed i risultati sono questi...

24/02/2012, 11:03

Ai forconi, no, èh ....[:(!]

24/02/2012, 13:25

Chiudono anche le grosse aziende. Vi consiglio di visionare il caso relativo alla Seat pagine gialle, è illuminante.

24/02/2012, 20:00

Ufologo 555 ha scritto:

Ai forconi, no, èh ....[:(!]

Purtroppo il Movimento dei Forconi è stato assorbito dai Partiti,ma se si continua ancora così,nascerà il Movimento delle Belve Umane!!.

25/02/2012, 10:15

bleffort ha scritto:

Ufologo 555 ha scritto:

Ai forconi, no, èh ....[:(!]

Purtroppo il Movimento dei Forconi è stato assorbito dai Partiti,ma se si continua ancora così,nascerà il Movimento delle Belve Umane!!.

guarda spero sinceramente che tale movimento e tutto il corollario possa riprendere quota,altrimenti ci troveremo in mutande,con questi governanti figli dei grandi poteri,purtroppo il movimento lo hanno canalizzato x evitare possa creare problemi,e nn essere di esempio....[;)]

14/03/2012, 03:21

E questo, ahinoi, è solo l'inizio.....




[b]Lettera aperta alla Fornero: lei mi fa orrore! [/b]

Immagine

Tratto da: Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1p3LudMkj


“Non si può dare il salario minimo agli italiani, o si siederebbero a prendere il sole e mangiare pasta al pomodoro”

In linea di massima, illustrissima signora Ministro Fornero, sono d’accordo con lei. Forse l’unico punto che mi lascia scettica è la scelta degli ingredienti. Fossi stata in lei, e nelle catene d’oro che ama mostrare peggio di una Maria Antonietta con meno classe e più supponenza, avrei detto:

“Non si può dare il salario minimo agli italiani, o si siederebbero a prendere il sole e mangiare pasta al caviale a 180 Euro il piatto.”

Quanto ha ragione signora Ministro! E che bello, finalmente, sentire in Italia un ministro che parla con cognizione di causa. È vero, troppi ne abbiamo visti di italiani abbronzati anche a Febbraio, col muso ancora sporco di pomodoro e aragosta, venire a parlarci di carestia e sacrifici. Immagini cosa sarebbe questo nostro paese, se per assurdo a tutti fosse garantito di poter vivere esattamente come fate voi, parassiti ingrassati e pur sempre affamati.

Lei vede lontano, signora Ministro, e questa volta ha visto bene, e le riconosco il coraggio della sua arroganza. Lei sa di cosa parla, perché non passa giorno che lei si renda conto di quanto male ha fatto al nostro paese garantire a pusillanimi come voi di poter passare sui nostri cadaveri restando pressoché impuniti. Ogni giorno, dinnanzi ad un nuovo avviso di garanzia, o di un’inquisizione, gli italiani col muso ancora sporco si chiudono a riccio proteggendo il loro sodale che rischia il fastidio di anni di tribunali, per i tempi delle prescrizioni giudiziarie che sono ancora troppo lunghi, e che impediscono di vivere i frutti del proprio lavoro con la dovuta serenità.

Ha ragione signora Ministro. Sarebbe un paese morto il nostro, se si desse ad un lavoratore qualunque, la possibilità di stare in piedi o di sostentare la famiglia senza dover rubare, se tutti avessero un tetto sopra la testa, se le banche prestassero i soldi senza tassi da usura agli imprenditori che altri imprenditori hanno ridotto alla fame. Quale paese potrebbe mai sopravvivere in regime di giustizia sociale?

Ci sono già troppi italiani che hanno approfittato del salario garantito, e per giunta non sono stati nemmeno riconoscenti, non hanno saputo accontentarsi. Hanno dovuto rubare tutto ciò che era possibile rubare, a volte anche a loro insaputa, perché la crisi fa paura più ai ricchi che ai poveri – come disse un suo collega – che i poveri, ci sono già abituati alla povertà. I ricchi avrebbero troppa sofferenza e difficoltà di adattamento alla condizione normale.

Sarebbe bello e umano che lei si vergognasse, ma non è contemplato in questo nostro tempo in cui nessuno, alla fine, le taglierà la testa come la storia insegna e la civiltà – la nostra e non la sua – proibisce. Se le fosse una donna, un essere umano o una persona, con la memoria dei morti che il vostro sterminio ha mietuto e miete quotidianamente, andrebbe in un supermercato a guardare la gente che guarda gli scaffali; le donne che prendono in mano un prodotto e lo ripongono, pensando che in fondo si può fare a meno anche degli spaghetti, illudendosi che al fine se ne avrà agio dimagrendo, ed essendo pronte, d’estate ad andare a prendersi un po’ di sole, che almeno è gratis se non hai la stupidità di pagare per avere un po’ d’ombra da un ombrellone affittato.

Sono orgogliosa di non aver ceduto nemmeno per un attimo alla compassione, davanti alle sue lacrime egocentriche, date dall’emozione di essere davanti a una telecamera, con l’ansia di apparire perfetta stretta nel suo collare d’oro, addobbata come un albero di Natale dai suoi orecchini di diamanti. Lei mi fa orrore: è solo un sicario, pagata dalla mafia dello stato per ultimare lo sterminio che quel verme che vi ha preceduto non ha avuto il coraggio di perpetrare.

Mi piacerebbe finire inneggiando a Piazzale Loreto, ma non lo farò perché ho rispetto di tutti i Partigiani che hanno lottato e sono morti per consegnarci uno stato democratico che noi, colpevolmente abbiamo consegnato alla feccia come voi. Non siamo degni di Piazzale Loreto. Quel che le auguro, signora Ministro, è di arrivare a conoscere una vita di stenti, di non sapere come mettere insieme il pranzo con la cena, e di guardare sua figlia negli occhi con la disperazione che dà sapere di non poterle più garantire un futuro.

http://r-esistenza-settimanale.blogspot.com/rss.xml

14/03/2012, 09:05

ubatuba ha scritto:

bleffort ha scritto:

Ufologo 555 ha scritto:

Ai forconi, no, èh ....[:(!]

Purtroppo il Movimento dei Forconi è stato assorbito dai Partiti,ma se si continua ancora così,nascerà il Movimento delle Belve Umane!!.

guarda spero sinceramente che tale movimento e tutto il corollario possa riprendere quota,altrimenti ci troveremo in mutande,con questi governanti figli dei grandi poteri,purtroppo il movimento lo hanno canalizzato x evitare possa creare problemi,e nn essere di esempio....[;)]

Il Movimento dei Forconi attualmente è muto ma.. che non si illudessero!!!,sotto può covare un fuoco molto più forte.
Guarda quanto siamo arretrati rispetto a com'eravamo:


La Sicilia che disse addio al feudalesimo
Pubblicato il Friday, 09 March @ 00:45:00 CST di admin


Ricorre quest’anno il 200° anniversario della Costituzione siciliana del 1812 che consistette nel primo esempio italiano di Statuto elaborato da una assemblea costituente e che rappresentò in buona sostanza il primo contributo della Sicilia alla Stato moderno e liberale. Una costituzione che ebbe il grande merito di abolire il feudalesimo e in cui era contenuta la prima formulazione della separazione del potere legislativo da quello esecutivo La costituzione del 1812, sul modello di quella inglese, prevedeva un parlamento bicamerale e non più come lo era stato sino allora tricamerale.

Uno dei padri di quella innovativa Costituzione fu, senza dubbio, Carlo Cottone Principe di Castelnuovo.

A lui lo scultore Domenico Costantino, nell’ormai lontano 1873, dedicò la statua che i palermitani possono ancora oggi ammirare nella Piazza che porta il suo nome (anche se i palermitani chiamano Piazza Castelnuovo Piazza Politeama).

Carlo Cottone fu una nobile figura di patriota siciliano che per le sue idee, nel luglio del 1811, venne imprigionato nella fortezza di Favignana. Geloso custode delle prerogative del parlamento siciliano fu anche insigne costituzionalista e, come tale, assieme ad altri, artefice della costituzione del 1812. Infatti, assieme al nipote Principe di Belmonte e all’abate Paolo Balsamo fu il promotore della Costituzione siciliana del 1812, concepita sul modello di quella inglese. Non a caso, a quel tempo, in Sicilia, gli inglesi, con l’autorevole presenza di lord William Bentick, esercitavano la loro notevole influenza politico-economica sui Borboni e Ferdinando finì per accettarla, delegando il potere con funzioni vicarie al principe ereditario Francesco, che, tra i primi atti del suo governo, dopo averlo liberato dal carcere di Favignana, nominò Carlo Cottone ministro delle finanze.

Con la nuova Costituzione fu, come anzidetto, abolito il feudalesimo, la Camera ecclesiastica fu assorbita dalla Camera dei Pari e le città baronali si fusero con quelle reali nella Camera dei Comuni. In materia finanziaria la legislazione spettava ai Comuni. Fu inoltre adottato un sistema giuridico per cui tutti dovevano essere uguali di fronte alla legge e nessuno poteva essere imprigionato senza regolare processo. La tortura fu abolita. La stampa doveva essere libera, tranne per le questioni di ordine religioso. La Sicilia infine sarebbe stata completamente “libera” se il re fosse, un giorno, ritornato a Napoli, visto che l’ordinamento prevedeva che gli subentrasse il figlio maggiore come sovrano indipendente. Allo stesso sovrano era vietato lasciare l’Isola senza il consenso del Parlamento.

In quel lontano 1812 si può senz’altro dire che la Sicilia fu il primo ed unico Stato preunitario a dotarsi di una Costituzione moderna. Una Costituzione di illuminato stampo liberale a cui Carlo Cottone Principe di Castelnuovo diede il suo fondamentale contributo. Grande per questo fu la sua amarezza quando Ferdinando, appoggiato dalle baionette austriache, ritornando a Napoli si rimangiò riforme e Costituzione proclamando il Regno delle Due Sicilie.

Ritiratosi deluso dalla vita politica a Palermo, nella sua tenuta dei Colli, a San Lorenzo, Carlo Cottone, nel 1819, fondò l’istituto agrario, dove assieme a giovani possidenti effettuò interessanti esperimenti sui nuovi metodi agricoli da attuare in Sicilia, come la coltivazione del riso duro, l’allevamento dei bachi da seta ed il trattamento delle più svariate e diffuse malattie delle piante. A questa scuola, fortemente voluta per consentire l’istruzione e l’aggiornamento di suoi contadini, dove sorge oggi il Teatro della Verdura, questo liberale fuori dal tempo dedicò con passione l’ultima parte della sua esistenza.

Gli ultimi anni della sua vita furono pieni di indicibili sofferenze a causa di un male incurabile alla vescica, tanto d’indurlo più di una volta a tentare il suicidio. Si spense il 29 dicembre del 1829, assistito da amici fidati tra cui Ruggero Settimo, cui passò il testimone delle sue idee autonomiste e progressiste affinché portasse a compimento la sua iniziativa politica. Lasciò per testamento 40 mila onze (una cifra enorme per quei tempi) a chi avesse indotto il re restituire alla Sicilia la sua Costituzione. Appropriata la frase scolpita da Domenico Costantino nel lato destro del piedistallo della statua a Piazza Castelnuovo: “Visse quale Catone, morì quale Attico”:

Ignazio Coppola

Fonte: http://www.linksicilia.it

14/03/2012, 12:40

Italia, suicidi e imprenditori: in Veneto nasce Life Auxilium

14 marzo 2012

Immagine

Alessandro Grandi

http://www.eilmensile.it/2012/03/14/ita ... -auxilium/

La crisi internazionale ha colpito duro, anzi durissimo, soprattutto nel ricco (o ex ricco) nordest. Migliaia i posti di lavoro persi dal 2008 a oggi, ma la notizia più sconvolgente riguarda i suicidi degli imprenditori, mai così tanti come negli ultimi anni.

L’area del Veneto è fra le più colpite. Ormai sono molti gli imprenditori che denunciano situazioni finanziarie insostenibili e non ottengono alcun aiuto dalle banche. Una delle maggiori difficoltà, come sottolineano dalla Confartigianato veneta, è data dalla fatica che gli imprenditori fanno per riscuotere i crediti da altre imprese. A volte è tanto difficile farsi pagare che si finisce sul lastrico e si è costretti a chiudere baracca e burattini. E, come detto, non sono pochi quelli che decidono di farla finita, anche con la vita.

Ultima vittima della difficoltà di farsi pagare è stato Ivano Polita, artigiano di Noventa di Piave. E sono più di 30 gli imprenditori che si sono tolti la vita negli ultimi anni a causa delle difficoltà economiche.

“E’ la triste e cruda realtà che viviamo tutti noi imprenditori, danneggiati anche dalla colpevole assenza della politica” dice Ildebrando Lava della Confartigianato. “Il quadro è grave molte situazioni sono al limite della disperazione. La misura ormai è colma, non possiamo aspettare nuove tragedie, bisogna intervenire subito” continua l’esponente veneto.

Lava ha anche una proposta per le istituzioni: creare la lista nera delle aziende insolventi. Esattamente come le banche che segnalano i cattivi clienti, quelli, appunto, insolventi.

“Un tempo si moriva per i debiti. Oggi perché non si riesce a riscuotere i crediti. E’ inaccettabile.

Ben venga in questo caso l’elenco delle aziende insolventi: è giusto conoscere chi non paga e usa questo gioco per restare sul mercato” dice il segretario regionale di Confartigianato Mario Borin.

C’è però chi pensa a risolvere i problemi. Come la sezione di Asolo-Montebbeluna che negli ultimi due anni ha risparmiato una cifra di circa 400mila euro e l’ha destinata totalmente al finanziamento di un progetto per aiutare gli imprenditori in difficoltà. Si tratta del ‘Life Auxilium’, progetto voluto anche da Caritas e Centro Eidos, e si propone, primo caso nel nostro Paese, di dare un aiuto concreto a quegli imprenditori ( o ai loro familiari) che si trovano in forte difficoltà psicologica o anche economico-finanziaria. Il progetto ha una sua struttura, ospitata all’interno di un ex impianto industriale e gode della collaborazione di un pool di esperti psicoterapeuti.

“Nella maggior parte dei casi analizzati fino a ora gli imprenditori ci chiedono un aiuto psicologico. Sono molti anche quelli che chiedono di essere supportati per la loro contabilità aziendale o più semplicemente per capire in modo preciso come pagare le tasse” racconta il responsabile delle relazioni con i media Giovanni Scomparin. “I nostri esperti hanno fatto una ricerca e ci siamo resi conto che la reazione alla crisi da parte degli imprenditori si presenta in due modi. Ci sono quelli che aggrediscono il problema, cercando di uscirne, magari aprendosi a nuove ipotesi e a nuovi mercati, cercando di riorganizzare velocemente e al meglio la propria vita. Poi ci sono quelli che rinunciano e si adattano a una situazione precaria. A tutti noi forniamo supporto psicologico. Abbiamo anche approntato un numero verde dove chi ha bisogno può lasciare un messaggio e verrà richiamato in un battibaleno.Poi una volta appreso il problema il nostro pool di esperti lo valuta e definisce un percorso per l’imprenditore. Se ci sono problemi economici ci si rivolge direttamente alla Confartigianato, ma se ci sono problemi psicologici allora ci pensano direttamente i nostri psicoterapeuti. Life Auxilium non è solo ed esclusivamente un servizio per gli imprenditori ma anche per i loro familiari” conclude Scomparin
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