21/11/2015, 16:37
Thethirdeye ha scritto:Un'analisi economica spettacolare.
Come dargli torto?
21/11/2015, 17:25
21/11/2015, 18:03
MaxpoweR ha scritto:cinesi soprattutto, sono gli unici che non falliscono.
Dalle mie parti hanno aperto un maxi store di un HA (10mila mq) circa. boh
05/01/2016, 20:00
La vertenza alla Saeco infiamma Bologna La crisi della fabbrica del caffè simbolo di un Paese a due velocità La Philips vuole spostare il montaggio in Romania e tenere il commerciale in Emilia. I commercianti di Gaggio, come nella Torino anni 80, hanno abbassato le saracinesche] La vertenza alla Saeco infiamma Bologna
La crisi della fabbrica del caffè simbolo di un Paese a due velocità
La Philips vuole spostare il montaggio in Romania e tenere il commerciale in Emilia. I commercianti di Gaggio, come nella Torino anni 80, hanno abbassato le saracinesche
Nonostante il rischio neve anche stanotte gli operai della Saeco di Gaggio Montano, grazie alla roulotte prestata dalla Protezione Civile, hanno tenuto fermo il presidio h24 della fabbrica contro i 250 licenziamenti decisi dai proprietari olandesi della Philips. La vertenza è iniziata a fine novembre e continua ad avere un impatto molto forte sul clima politico-sindacale di Bologna, distante solo 50 chilometri. Si sono inerpicati fino all’Appennino sia il sindaco Virginio Merola sia il neo-arcivescovo Matteo Maria Zuppi e il presidente della Regione Stefano Bonaccini ha trascorso nello stabilimento l’ultimo dell’anno. E nella conferenza stampa del 29 dicembre anche Matteo Renzi ha fatto un velocissimo accenno al caso.
L’impianto della Saeco di Gaggio fa macchine domestiche per il caffè, dà lavoro da sempre a 550 dipendenti e la Philips è subentrata dal 2009 a un fondo francese di private equity. Gli olandesi dopo anni di produzione a singhiozzo, con tanta cassa integrazione, sono giunti alla conclusione che è meglio lasciare in Emilia ideazione e commerciale e portare il montaggio in Romania. Nel settore degli elettrodomestici quella della Saeco non è la prima vertenza dura degli ultimi anni, basta ricordare i casi Electrolux e Whirlpool, a confronto di lavatrici e frigoriferi però l’assemblaggio delle macchine del caffè è una lavorazione a minor valore aggiunto e pertanto la differenza del costo del lavoro pesa ancora di più.
Ma i licenziamenti della Saeco nella stagione della ripresa e del Pil che dovrebbe cominciare a correre ci raccontano il lato amaro di questa stagione dell’industria italiana. La ripartenza, quando si sarà manifestata anche più robusta di come appare oggi, non sarà una sanatoria, non impedirà un’ulteriore scrematura dell’apparato industriale italiano con quello che ne consegue in esuberi, chiusure e vertenze. Non è entusiasmante sottolinearlo, ma tra tante imprese-lepri che sfondano nell’export ce ne sono altrettante - e forse di più - che non hanno saputo reagire ai mutamenti dei mercati. E un giorno o l’altro dovranno saldare il conto con le loro inefficienze e le loro pigrizie.
Come detto il caso Saeco a Bologna fa discutere animatamente. Capita così che i politici locali si improvvisino esperti di politica industriale e lancino fantasiose ipotesi alternative, succede anche che la Fiom locale per una volta vada d’accordissimo con il ministro (bolognese) Federica Guidi e le manifestazioni di sostegno da novembre ad oggi non hanno avuto cali di tensione. In città caso mai c’è qualcuno che maliziosamente mette a confronto la visibilità della vertenza Saeco con il pudore che avvolge il caso Coop Costruzioni, 300 lavoratori senza lavoro per il crac dell’azienda che hanno ottenuto in zona Cesarini un anno di cassa integrazione. Comunque mentre Bologna, dopo i successi di attrazione del Suv Lamborghini e dell’impianto Philip Morris, si candidava a insidiare Milano come hub delle multinazionali in Italia, gli olandesi della Philips stanno guastando la festa.
Nei rapporti con il ministero dello Sviluppo economico finora sono stati arroganti, non hanno prodotto motivazioni e numeri certi e così in Emilia sono diventati il diavolo. Il governatore Bonaccini si è spinto addirittura a minacciare ritorsioni contro gli stranieri che vengono in Italia a depredarci dei nostri marchi. In realtà l’avvento delle cialde pronte ha rivoluzionato il mercato e sono entrati in gioco direttamente i grandi brand del caffè e comunque il confronto con i concorrenti della De Longhi è impietoso. I veneti producono un milione di pezzi l’anno e vanno a gonfie vele, Saeco solo centomila e hanno problemi enormi di produttività ed efficienza. A Gaggio c’è un’altra azienda del gruppo che fa i grandi distributori automatici di caffè - quelli da ufficio - e va bene perché il prodotto è più complesso, l’investimento negli impianti fissi più consistente e non si può delocalizzare in quattro e quattr’otto.
Vedremo come andrà a finire una vertenza che ha il sapore delle «eroiche battaglie» del sindacalismo del ‘900 e sulla quale la politica bolognese ha messo la faccia. A Gaggio, sull’Appennino a 700 metri di altitudine, un abitante su due deve il suo reddito alla Saeco e i commercianti, come nella Torino anni ‘80, hanno abbassato le saracinesche in segno di solidarietà con gli operai e aspettano notizie da Roma. Dopo la Befana al ministero la Philips dovrà uscire allo scoperto, si capirà qualcosa di più e dovrebbe iniziare una vera trattativa. Nessuno al tavolo potrà dimenticare che un operaio rumeno costa quasi la metà di un italiano ma nei casi Electrolux e Whirlpool, pur differenti, alla fine una mediazione s’è trovata. C’è da sperare che sia onorevole.
28/06/2016, 18:32
28/06/2016, 20:28
29/06/2016, 14:30
02/08/2016, 19:08
02/03/2017, 13:38
“messaggio in circolarità- Buon giorno a tutti. SI RICORDA CHE IL 1 MARZO 2017 vengono addebitati gli interessi debitori relativi al trimestre 1 ottobre - 31 dicembre 2016. l'importo dell'addebito è rilevabile dagli estratti conti e dagli estratti conti a scalare inviati il 31 12 2016 contraddistinti dalla voce interessi con due asterischi. VI INVITIAMO PERTANTO A PROVVEDERE PER TEMPO ALLA COPERTURA.P.S.
SI RICORDA A TUTTI COLORO CHE NON HANNO RESTITUITO L'AUTORIZZAZIONE ALL'ADDEBITO DEGLI INTERESSI INVIATAVI IL 31 12 2016. Che gli interessi non possono essere addebitati senza l'autorizzazione, PERTANTO a partire dal 1 3 2017 DECORRONO GLI INTERESSI DI MORA.
IL MANCATO ADDEBITO DEGLI INTERESSI POTREBBE PORTARE AL RECUPERO LEGALE DEGLI STESSI ED ALLA SOSPENSIONE/REVOCA DEGLI AFFIDAMENTI/ BLOCCO DEL CONTO CORRENTE.
tanto si ricorda per evitare spiacevoli incomprensioni. cordiali saluti. Centro Imprese”.
02/03/2017, 13:48
La riforma fiscale Usa. Solo tre aliquote e tasse al 15 per cento per le imprese
Attesa per la presentazione del più «fenomenale» piano fiscale dai tempi di Reagan. Spazio agli incentivi per le aziende che investono. I critici: «Ma così il deficit esploderà»
https://www.avvenire.it/mondo/pagine/tassetrump
07/10/2017, 21:57
Scomparsi artigiani e commercianti: -500mila in 10 anni
Dal 2008 ad oggi sono 'scomparsi' circa 514mila tra commercianti, artigiani, lavoratori in proprio ed altri professionisti. L'8,7% in meno mentre sembra peggiorare anche la prospettiva per il futuro: nel secondo trimestre 2017 i lavoratori indipendenti sono già a quota 5.363.000, in calo di ulteriori 84mila unità rispetto allo scorso anno. A lanciare l’allarme sul crollo del lavoro indipendente è Confesercenti, che a partire dai dati Istat ne ha tracciato la dinamica seguita nel decennio della crisi.
Un 'crollo' quello dei lavoratori indipendenti che, dice ancora lo studio della Confesercenti, "annulla di fatto anche la ripresa registrata dai lavoratori dipendenti nello stesso periodo". L'occupazione alle dipendenze, infatti, dopo lo shock iniziale, inverte la tendenza già dal 2011, con un rafforzamento della ripresa a partire dal 2014.
La scomparsa di artigiani e commercianti inoltre, si legge ancora, travolge praticamente ogni tipo di profilo professionale: calano i titolari di attività imprenditoriali in senso stretto, -10mila, per una flessione del 3,2%; più che decimati, 453mila in meno il -12,7%, anche i lavoratori in proprio, sia con dipendenti che senza. Ma "dall'apocalisse del lavoro indipendente" non si salvano nemmeno i coadiuvanti familiari, che si riducono di oltre il 21% per circa 84mila posti in meno rispetto al periodo precedente alla crisi.
Crescono invece, ma appena di 34mila unità, pari ad una variazione del 2%, le altre categorie: liberi professionisti, soci di cooperativa e collaboratori. ''Dai dati emerge con chiarezza la situazione di crisi in cui si trova ancora gran parte del tessuto imprenditoriale italiano. Una crisi così forte da annullare gli ottimi progressi ottenuti sul fronte dell'occupazione dipendente'', commenta Mauro Bussoni, segretario generale Confesercenti.
''Ditte individuali, piccoli imprenditori e lavoratori in proprio hanno sempre caratterizzato fortemente la nostra economia e, nonostante il calo, gli indipendenti costituiscono ancora circa un terzo (30,3%, era il 34,1% nel 2008) del lavoro italiano, responsabile del 20% circa del nostro Pil. Nonostante l'evidente importanza 'sistemica' degli indipendenti, però, si registra la mancanza di un piano di intervento per il loro rilancio occupazionale: sono forse figli di un dio minore", prosegue Bussoni deluso anche dal JobsAct, il più importante intervento sul lavoro degli ultimi due anni, "che li ha esclusi".
"Eppure - aggiunge- ci sono migliaia di lavoratori indipendenti che hanno interrotto nel corso di questi anni le loro attività e non hanno potuto contare su alcuna forma di protezione sociale e di sussidio contro il rischio della disoccupazione. Una crisi nella crisi, rimasta costantemente nell'ombra, offuscata dai successi ottenuti sul campo dell'occupazione dipendente grazie ad uno straordinario impegno normativo, culminato proprio con JobsAct e decontribuzione''.
Per questo Confesercenti rinnova la richiesta al governo di "un JobsAct" anche per loro. La proposta è quella di creare un Testo Unico del Lavoro Indipendente, che preveda una tassazione e contribuzione agevolata per i primi 3 anni di attività delle nuove imprese, tutele del reddito in caso di inattività temporanea o di cessazione di attività per crisi di mercato oltre "ad uno sforzo in più" per la formazione continua perché, conclude, "chi si improvvisa dura poco".
30/05/2018, 14:45
Addio Melegatti, fallisce la storica società del pandoro
Niente da fare per Melegatti, la storica aziende veronese produttrice del pandoro. Il Tribunale di Verona ha dichiarato il fallimento della Melegatti e della controllata “Nuova Marelli” di San Martino Buon Albergo.
Un finale amaro dunque per la storica azienda dolciaria. I giudici hanno accolto l’istanza presentata venerdì dal pm Alberto Sergio, constatata la pesante situazione debitoria della società. I dipendenti dell’azienda, tra diretti e lavoratori stagionali, sono 350.
Un fallimento atteso, tanto che i lavoratori con un’inserzione a pagamento sul quotidiano L’Arena di ieri hanno lanciato un appello chiedendo di separare il giudizio sulle responsabilità degli amministratori da quella delle famiglie di lavoratori, anche perché da un anno c’è un interesse da parte del fondo americano D.E. Shaw & C. che ha presentato un piano di salvataggio.
“Stiamo seguendo, come sempre ormai da settimane, la situazione della Melegatti passo dopo passo. Ora – ha detto Luca Zaia, presidente della regione Veneto – attendiamo il commissario per un primo confronto“.
30/05/2018, 15:51
vimana131 ha scritto:Addio Melegatti, fallisce la storica società del pandoro
http://www.wallstreetitalia.com/melegat ... a-pandoro/
30/05/2018, 17:25
30/05/2018, 22:10
sottovento ha scritto:vimana131 ha scritto:Addio Melegatti, fallisce la storica società del pandoro
http://www.wallstreetitalia.com/melegat ... a-pandoro/
Questa notizia mi tocca in modo particolare perché Melegatti è sempre stato il pandoro della mia infanzia e a casa nostra non c'era Natale senza un pandoro Melegatti. Quanti ricordi e scusate se è quasi estate ma un pensiero di amarcord è doveroso per questa grande azienda italiana.....