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I verri cambiamenti si hanno solo con le rivoluzioni, cruente o non.[8D]



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Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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MessaggioInviato: 11/01/2013, 11:40 
Il 2012 si è concluso da qualche giorno.

Nibiru non è passato e gli "Antichi Dei", Enki in primis, non sono tornati a giudicare l'operato dell'umanità a cui è stato concesso l' 'affitto' del pianeta Terra... o se sono passati non ce ne siamo accorti [:p]

Al di là delle battute (che per me comunque battute non sono se andiamo a leggere quanto ho scritto nei thread dedicati a questi temi) vorrei confrontarmi con voi se, secondo la vostra opinione, il 2012 ha rappresentato davvero una sorta di spartiacque tra un tempo "prima" e un tempo "dopo".

Ovvio che i cambiamenti non possono accadere da un giorno con l'altro, ma trattasi di processi che possiamo leggere nel lungo periodo e a volte solo dopo che si sono verificati; per esempio penso che chi vivesse negli anni '60 difficilmente si poteva rendere conto dell'importanza degli accadimenti socio-culturali di quel periodo.

Ripercorrendo questi ultimi mesi, quali eventi (se per voi ci sono stati) possono aver lasciato il segno per la promozione di un cambiamento nel prossimo futuro? Positivo o Negativo che sia?

I primi esempi che mi vengono in mente a livello geo-politico è il riconoscimento dello Stato di Palestina e la crisi siriana.

In Europa la crescita di movimenti alternativi alla politica tradizionale come i Pirati in Germania, il M5S in Italia o altre formazioni di connotazione politica diversa come (ahimè) Alba Dorata in Grecia che si pongono fuori dal paradigma europeista a tutti i costi.

In buona sostanza chiedo se secondo voi l'anno 2012 è stato davvero l'anno propedeutico a un cambiamento socio-culturale epocale... o se alla fine è stato un anno come tutti gli altri?


Ultima modifica di Atlanticus81 il 11/01/2013, 11:45, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 16/01/2013, 17:39 
Un Mondo Nuovo sta prendendo forma

Mi ha molto colpito una considerazione di Massimo Gramellini, apparsa sulla Stampa del 16 dicembre 2012. Ecco cosa scriveva: “Mi piace pensare che i Maya non avessero del tutto torto. Che il 21.12.12 non finirà il mondo, ma un altro comincerà a prendere forma. Anch’io avrò la possibilità di farne parte, se smetterò di fidarmi ciecamente dei sensi, che intercettano solo una piccola fetta di realtà, e imparerò a rinvigorire il muscolo rattrappito dell’intuizione: «La voce degli dei» come la chiamava Jung, l’unica parte immutabile e immortale di me stesso.

Per chi non ha, o non ha più, un lavoro o un affetto, la fine del mondo è già arrivata e questi sembreranno discorsi astratti, brodini caldi per anime intirizzite. Ma non è così. La crisi psicologica e poi – solo poi – economica in cui versiamo è anzitutto una crisi del modello materialista che ha dominato il Novecento. Se non torniamo a chiederci chi siamo, e non solo cosa abbiamo, finiremo per non avere più nulla. Qualunque profezia non va presa alla lettera: è l’indicatore di un cambiamento spirituale”.

Sarà un viaggio periglioso. Viviamo in società aggressive, violente, ansiose, egoistiche, materialiste: in breve, patologiche. Di una patologia anomala, che ci interroga sulla sua origine e sui suoi esiti.

La “terra-formazione” è un ipotetico processo che dovrebbe consentire di rendere un altro pianeta adatto alla vita umana. Sembra che la Terra abbia subito quel tipo di trattamento e sia stata trasformata in un habitat adatto al proliferare di psicopatici e sociopatici, ossia esseri umani che, esternamente indistinguibili dagli altri, sono però privi di empatia (compassione) e di coscienza.

Potremmo battezzare questa patologia la “Sindrome di Faust” o la “Sindrome di Atlantide”.

Faust è un imprenditore capitalista che porta avanti un titanico progetto ingegneristico ed urbanistico con l’assistenza di Mefistofele, sfruttando il servaggio, i sacrifici, la sofferenza altrui, la rapina, la pirateria, la corruzione, l’inganno, la violenza: come un conquistador, come un emissario coloniale sul libro paga della Compagnia delle Indie.

L’archetipo atlantideo, che attraversa i secoli, è quello di una civiltà intossicata dalla propria bramosia di potere, che alla fine si autodistrugge. Il progresso tecnologico disgiunto da quello morale ed un progresso materiale inseguito ossessivamente per compensare la perdita dei poteri spirituali delle origini è satanico o comunque autodistruttivo.

Atlantide è l’estremo dal quale dovremmo tenerci alla larga, ma la summenzionata terra-formazione sta atlantidizzando la civiltà globale, a partire dagli Stati Uniti e dalla NATO (il Patto Atlantico, appunto).

Tutte le persone di discernimento e di buona volontà hanno il dovere di contrastare questo deleterio esperimento di ingegneria sociale.

Il motto dell’UNESCO è: “Poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che le difese della pace devono essere costruite”.

Mi riporta alla mente la visione di un Mondo Nuovo che emergeva dalle parole di Federico Mayor Zaragoza, direttore generale dell’UNESCO tra il 1987 ed il 1999 e che potrebbe corrispondere alle attese di Gramellini.

Per Mayor le caratteristiche precipue dell’essere umano sono la capacità creativa, l’immaginazione, l’inventiva. È lì che risiede la nostra speranza di non terminare i nostri giorni come dei “burattini attaccati a delle stringhe”. La creatività, assistita dall’educazione, ci fa diventare noi stessi, sviluppa le nostre potenzialità latenti. L’istruzione ci deve insegnare a prenderci il tempo per pensare ed essere noi stessi e per sviluppare quella che lui chiama la “sovranità personale” (cioè l’autodeterminazione e la fiducia in noi stessi).

Mayor lo considera un compito gravoso, specialmente a causa della “crescente contraddizione fra la democrazia a livello nazionale e le oligarchie, o se si preferisce, plutocrazie a livello globale”. Esiste un terribile potenziale di “clonazione spirituale”, cioè a dire l’impulso all’uniformazione, una spinta diametralmente opposta alla vocazione dell’istruzione, che è quella di fungere da levatrice di esseri umani unici e preziosi.

Tuttavia, ci rassicura Mayor, non bisogna disperare, perché il futuro non è ancora stato scritto e a noi tocca il compito di impedire a qualcuno di scriverlo, giacché “appartiene ai nostri figli ed ai loro figli. Il passato è già stato scritto, ma possiamo permettere ai figli di scrivere un futuro diverso”.

Forse la causa principale dei mali della nostra società sia stata proprio l’alienazione dalla natura, che non doveva essere l’inevitabile conseguenza della nostra emancipazione dallo stato di natura (che chiamiamo cultura). Faccio infatti fatica ad immaginare che bambini cresciuti in mezzo alla natura siano a rischio di diventare adolescenti e adulti dipendenti da psicofarmaci.

La continua spinta alla razionalizzazione, alla massimizzazione, alla riduzione dello spreco (anche di risorse umane) sta facendo avverare la profezia del sociologo tedesco Max Weber (1864-1920), secondo il quale saremmo diventati “specialisti senza spirito, edonisti senza cuore”: un’accurata descrizione di uno psicopatico.

Stiamo, in pratica, costruendo società sociopatiche: un folle paradosso.

Che futuro c’è per una società che sacrifica la famiglia, il lavoro, la comunità, la natura e la vita della mente? È un comportamento suicida.

Gustavo Zagrebelsky (“Simboli al potere”, 2012, pp. 89-90) riesce, in poche righe, ad illustrare cosa c’è in ballo:

“Noi non sappiamo se la crisi attuale sia una di quelle cicliche che investono il mondo capitalistico, oppure se sia qualcosa di completamente nuovo, come nuove saranno le uscite. In ogni caso, ne constatiamo già gli effetti, più o meno evidenti, nella vita delle nazioni, i cui governi, da rappresentanti delle istanze popolari, decadono a strumenti amministrativi dell’ordine dell’economia finanziaria mondiale. Alla cementificazione del pensiero, all’espulsione delle alternative dal campo delle possibilità, all’omologazione delle aspirazioni, alla diffusione di modelli pervasivi di comportamento, di stili di vita e di status e sex symbol nelle società del nostro tempo, lavorano centri di ricerca, scuole di formazione, università degli affari, accademie, think-tanks, uffici di marketing politico e commerciale, in cui vivono e operano intellettuali e opinionisti che sono in realtà consulenti e propagandisti, consapevoli o inconsapevoli, ai quali la visibilità e il successo sono assicurati in misura proporzionale alla consonanza ideologica.

La loro influenza sul pubblico è poi garantita dall’accesso a strumenti di diffusione capillari e altamente omologanti. Non è forse lì che, prima di tutto, si stabiliscono i confini simbolici del legittimo e dell’illegittimo, del pensabile e dell’impensabile, del desiderabile e del detestabile, del ragionevole e dell’irragionevole, del dicibile e dell’indicibile? Del vivibile e dell’invivibile? Da qui provengono le forze simboliche potenti che, fino a ora, cercano di tenere insieme le nostre società….come in una religione, per di più monoteista. Ma a quale prezzo? A un prezzo molto elevato: il sacrificio della politica. La politica non può essere il luogo di decisioni solo esecutive.

Se così fosse, non sarebbe politica, bensì tecnica. La politica è, per definizione, il luogo delle possibilità e delle scelte tra le possibilità, aperto al futuro. Se le possibilità, al plurale, scomparissero per lasciare il posto a un’unica grande possibilità, cioè alla necessità, avente come alternativa soltanto la catastrofe, allora avremmo fatto un passo decisivo all’indietro, perdendo la nostra libertà politica. Perché dovrebbero esistere allora partiti politici, movimenti sociali, ideali, visioni del mondo?

Tutto ciò che si distacca dall’unico pensiero conforme al mondo che si è dato sarebbe solo devianza. Ma proprio qui, nella crisi di questo mondo, un mondo che sembra comprendere se stesso solo come “eterno presente” e che, quando cade, cerca di rimettersi in piedi tale e quale e a tutti i costi, semplicemente ricomponendosi, ricominciando da capo, come se null’altro fosse concepibile e possibile, si apre all’intelligenza politica il campo per l’assunzione delle sue responsabilità di fronte al dovere della libertà…incominciando – come è avvenuto e avverrà sempre in tutte le grandi trasformazioni – a lavorare dal basso sulle coscienze, con la potenza del simbolo, nella sua versione liberatrice, per interpretare bisogni ed aspirazioni, attrarre forze, produrre concretamente fiducia in vista di un futuro che non sia semplice ripetizione del presente”.

Abbiamo il dovere di essere il preludio di un mondo diverso, un mondo nuovo, un habitat adatto alla vita della mente, all’espansione della coscienza, all’esperienza di una qualità del sentire che normalmente resta invisibile, impercettibile, salvo in alcune sporadiche circostanze, come ad esempio un grande choc, una catastrofe che ci unisce, l’improvvisa realizzazione della propria bancarotta morale, una perdita immensa, il mistero della morte, il tenere un neonato in braccio, un certo sorriso o un certo sguardo di una persona amata, ecc.

Queste esperienze possono generare una poderosa, sebbene temporanea, capacità d’amore e di compassione (di libertà, uguaglianza, fratellanza), evidenza del fatto che si tratta di una facoltà rimasta latente nell’essenza della natura umana, oscurata da un processo “civilizzatore” e da un condizionamento educativo mal-concepiti e peggio indirizzati.

Purtroppo oggigiorno, e ormai da diverse generazioni, stiamo permettendo alla MegaMacchina di questa civiltà di colonizzare pure questo luogo sacrale che è la coscienza.

Se non cambieremo rotta trascineremo tutto il resto con noi nell’abisso involutivo verso cui siamo diretti.

Se vogliamo invertire questo corso e proseguire verso un eventuale prossimo stadio dell’evoluzione della coscienza umana e della vita sulla Terra, dovremo darci da fare, servirà un massiccio sforzo interiore ed intenzionale da parte dell’uomo.

Dovremo essere come centauri, contemporaneamente animali e spirituali, radicati nella Terra, ma rivolti al Cielo.

Immagino un’epoca, non molto distante, in cui il sistema educativo sarà flessibile ed inserito nella natura. I bambini passeranno metà del tempo nella natura ad imparare nomi di piante ed animali, come costruire utensili ed edifici, nozioni di pronto soccorso, a sviluppare l’animo artistico, fare sport e interrogarsi a vicenda sulle grandi questioni.

I bambini che giocano nella natura, si arrampicano sugli alberi, costruiscono fortezze e dighe, esplorano, non diventano obesi, non soffrono di deficit di attenzione. Crescendo, non cadono in depressione, non hanno disturbi dell’alimentazione, non rischiano di suicidarsi o di diventare dipendenti dall’alcol, dalle droghe, dagli psicofarmaci, dagli schermi digitali, non fanno i bulli e non si fanno mettere sotto dai bulli; hanno voti più alti a scuola.

Diventano adulti intraprendenti ed autodeterminati, e l’autonomia ha bisogno di cittadini autonomi, non dipendenti dal potere centrale e da tutori surrogati dei genitori.

Gli alunni imparano a cooperare, in modo da non diventare adulti antisociali.

Immersi nella natura, è più facile imparare a conoscere se stessi, i propri limiti e come gestire le interazioni umane. Meno stimoli elettronici, meno smog ed inquinamento elettromagnetico, meno alimenti tossici, meno rumori irritanti, meno sedentarietà; più natura, più spirito di iniziativa, creatività, volontariato ed apprendistato.

Esperti in pensione supervisioneranno assieme agli insegnanti certificati una varietà di progetti utili all’acquisizione di molteplici competenze (anche culinarie o teatrali). La terza età tornerà ad essere maestra della prima, come da tradizione.

Ci sarà un’intensificazione degli scambi culturali con i compagni di genitori immigrati. Grazie a questa adeguata trasmissione del patrimonio culturale e ambientale locale e globale avremo cittadini più civili, glocali ed eco-sensibili.

E.F. Schumacher (“Piccolo è bello”) ci ha insegnato che i veri problemi che affliggono il pianeta non sono economici e non sono di natura tecnica: sono filosofici.

http://versounmondonuovo.wordpress.com/ ... ndo-nuovo/



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MessaggioInviato: 16/01/2013, 21:37 
Io credo che il velo dell'illusione stia pian piano crollando. Se per migliaia di anni, l'uomo ha aspettato un salvatore che lo salvasse dall'esterno, forse è giunto il momento in cui l'uomo debba comprendere che ora tocca a lui. La via è stata tracciata, ora si tratta di seguirla e percorrerla per conto proprio. Non sarà una passeggiata, ci saranno errori e cadute ma ne vale la pena.

Personalmente, per me il 2012 è stato un anno positivo. Ho imparato a essere di più me stessa e a fidarmi più di me stessa che di quello che sento e vedo in tv. E' un ciclo che è iniziato già da diversi anni, dal 2007. Sono più libera, seguo la mia strada e non sento di essere sola in questo percorso. Dico e faccio cose che non avrei mai fatto prima, specie per quel che riguarda la spontaneità e, a volte, l'imprevedibilità. Il fatto è che più ti liberi, più desideri la libertà. [:)]

Nel 2012 ho lasciato del tutto la chiesa cattolica, mi sono battezzata di nuovo per immersione. E' stata una testimonianza, il mio messaggio all'universo che anche per me è iniziato un nuovo ciclo, una rinascita. Non è semplice perché proprio come una bambina sto imparando a decodificare nuovi stimoli, nuove modalità. Non è un rinnegare il passato ma è superare i limiti del passato con l'aiuto di Dio. Un Dio nei cieli in quanto celato, nascosto ma non lontano.
Un Dio che si manifesta anche se in modo diverso da come lo aspetti.
Un Dio che unisce ma che chiarisce anche quando è necessario.
Alterno momenti di grande benessere a momenti di stanchezza, come se avessi partecipato a una maratona. (come in questa settimana).

Non avevo letto il pezzo di Gramellini e sono d'accordo con lui [:)].



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MessaggioInviato: 25/02/2013, 21:49 
E' vero... non è più il 2012, ma... se non è cambiamento questo!

L'Italia non ha un governo. la Chiesa non ha un Papa. Se anche l'area euro dovesse crollare sarebbe pars destruens totale. Credo non siamo stati mai così vicini a poter sconfiggere il NWO. La strada è forse ancora lunga, ma questa volta sento che il cammino è stato finalmente intrapreso!

D'altronde si doveva aspettare l'apocalittico 21/12/2012 prima che la gente avesse la possibilità di sollevare il velo di Maya. ;-)

Ecco qualcosa che può aiutare a tenerlo sollevato... (forse è stato postato altrove)

http://www.progettoatlanticus.net/2013/ ... amidi.html



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MessaggioInviato: 15/03/2013, 15:35 
Il vento delle riforme e di un cambiamento epocale soffia con sempre maggior vigore.

Le prime istituzioni ad essere toccate sono state la politica italiana con il trionfo del M5S e la chiesa cattolica con l'investitura al soglio pontificio di Papa Francesco (del cui esito mi riservo di valutarne l'efficacia in un prossimo periodo)

Ma questo vento, rinvigorito proprio dal risultato elettorale italiano, raggiunge anche i palazzi di Bruxelles!

Ue: austerity, è scontro tra Francia e Germania

Il Nord Europa contro il Sud, i Paesi dell'austerity contro quelli della crescita, Germania contro Francia: ieri a Strasburgo la frattura è emersa in tutta la sua forza, al vertice dei leader Ue, anche se un'apertura, pur piccola, a una crescita un po' più rapida e meno "vincolata", sembra profilarsi all'orizzonte. Intanto Hollande tuona: troppa rigidità crea disoccupati.
"Ci servono riforme urgente - ha detto il presidente Herman Van Rompuy al termine del vertice -. Guardiamo al di là degli obiettivi di bilancio normali". "Sappiamo che il risanamento richiede tempo per dare frutti, abbassare gli spread non aiuta le persone che hanno bisogno, quindi ci servono riforme urgenti e guardiamo al di là degli obiettivi di bilancio nominali", ha assicurato in chiusura di un incontro che lascia tutti soddisfatti perché, come lo stesso Van Rompuy ha detto citando il noto bestseller erotico, in fondo crescita e austerità non sono che diverse "sfumature di grigio".

Le parole di Monti - Mario Monti, al suo ultimo Consiglio europeo, è riuscito a ottenere quello che cercava: una "flessibilità" o "golden rule" che consenta di poter ricominciare a spendere denaro pubblico quando ci si trova nella forbice tra il pareggio e il 3% di deficit. Con una lettera ai colleghi, Monti ha spiegato che l'Italia "dovrebbe oggi poter utilizzare ogni possibile ulteriore margine" previsto dal patto di stabilità "per attuare immediatamente un piano di sostegno alla creazione di posti di lavoro". E non solo le conclusioni del summit accolgono la richiesta italiana, ma anche il presidente della Commissione Josè Barroso, spiega Monti, "ha riconosciuto che non ci sono contraddizioni" tra le richieste dell'Italia e la disciplina di bilancio del Patto di stabilità e crescita.

Hollande: "Lezione dall'Italia: troppo rigore porta al rigetto" - Il presidente francese Francois Hollande mette il rischio dall'eccesso di rigore e avverte: quando il risanamento procede "troppo in fretta", allora "il rischio è il rigetto dell'Europa in quanto tale: questa è la lezione che deve essere assolutamente imparata", anche in vista delle prossime decisioni che dovrà prendere l'Ue.

"Serve flessibilità" - E ancora, dopo aver auspicato una maggiore "flessibilità se vogliamo assicurarci che la crescita sia la priorità", si è mostrato soddisfatto delle conclusioni del vertice e ha chiesto di "accelerare la messa in opera del patto per la crescita creando il più rapidamente possibile le condizioni per investire 120 miliardi di euro". Per il presidente francese è una delle tre strade da seguire per rendere la disciplina di bilancio "compatibile" con prospettive di crescita. E pure il premier spagnolo Mariano Rajoy si allinea a Francia e Italia dicendo di essere sulla linea di Monti per quanto riguarda gli investimenti.

Merkel: il rigore non va contro la crescita - La cancelliera tedesca Angela Merkel, paladina del rigore, ci tiene invece a non creare equivoci, e sottolinea che crescere si può, anche a queste condizioni e con questa politica economica: "Il consolidamento non è in contraddizione ma deve essere visto come interdipendente con la crescita", in quanto "tutto questo deve essere visto in un unico contesto per rilanciare occupazione e crescita, e non come un elemento contro l'altro".

Monti: flessibilità per premiare i Paesi virtuosi - Ma è Monti a spiegare ai Paesi nordici che ora servono "margini di flessibilità" per ricompensare i Paesi virtuosi, cioè quelli che hanno fatto già i compiti. Ovviamente tali margini "non significano spazi sconfinati e creativi", ma aiutano senza dubbio a dare un po' di sollievo.

Il vertice insomma non risolve il dilemma crescita-austerità, ma lascia intendere che qualcosa in Europa si muove, forse anche grazie al "caso Italia" illustrato da Monti ai colleghi, per dimostrare cosa succede ai governi che applicano una rigida austerity. "Monti non ha avuto il tempo di raccoglierne i frutti", dice la Merkel, ma in Europa non ne sono tutti convinti.

http://www.tgcom24.mediaset.it/economia ... ania.shtml



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MessaggioInviato: 16/04/2013, 16:57 
E' sempre più evidente, anche nelle notizie politiche trasmesse e riproposte dal sistema mediatico italiano, di quanto esista una fortissima resistenza al cambiamento nella dicotomia tra VECCHIO e NUOVO, tra STATUS-QUO e RIFORMISMO, tra "SISTEMA" e ANTI-"SISTEMA".

Credo che per potere leggere e comprendere correttamente questa fenomenologia si debba ritornare a una analisi di tipo psicanalitico del singolo e della sommatoria di più individui, ovvero della collettività intera.

Cita:

Tratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/Resistenza_al_cambiamento

Storia del concetto di resistenza
Il concetto di resistenza è stato introdotto precocemente da Freud; se ne trovano le prime tracce negli Studi sull'Isteria del 1895. La resistenza è stata scoperta in quanto ostacolo all'emersione dei sintomi, alla presa di coscienza del paziente e quindi al proseguimento e buon esito della cura. Freud la definì, giustamente, "il migliore ostacolo al lavoro terapeutico". Il concetto di resistenza assunse molta importanza negli scritti tecnici di Freud; egli comprese presto, infatti, che non bastava comunicare ai pazienti il contenuto dei pensieri rimossi se prima non si interveniva sulla resistenza (da cui: "analisi delle resistenze"). Senza questo lavoro preliminare, che a volte occupa molto spazio, l'interpretazione di contenuto può rivelarsi inutile. In seguito, con la seconda topica (1920), l'accento è posto sul concetto di 'difesa': la resistenza assunse il significato di difesa, e come tale attribuita all'Io

Tipi di resistenza
Inizialmente, Freud vede la resistenza come una tipica difesa dell'Io: sono "gli strati superiori della vita psichica che hanno attuato la rimozione", ad opporsi al trattamento analitico e infine alla stessa guarigione. Il concetto di resistenza viene col tempo ad assumere un significato più ampio:i tratta di resistenze contro la guarigione, In seguito, in Inibizione, sintomo e angoscia (1926), Freud distinse diverse forme di resistenza: oltre a quelle attribuite all'Io (che comprendono la rimozione, la resistenza di transfert e il guadagno secondario della malattia), riconosce l'esistenza delle resistenze dell'Es e del Super-Io. Appartiene alle resistenze dell'Es soprattutto la coazione a ripetere, per cui la persona è portata a ripetere, nella cura, modelli inconsci di sofferenze infantili; mentre appartiene alle resistenze del Super-Io il bisogno di punizione e la conseguente reazione terapeutica negativa. Il problema della resistenza non cessò mai di interessare Freud, che anzi vide nella tenacia delle resistenze "l'ostacolo ultimo" alla terapia psicoanalitica, e lo scoglio, quasi inevitabile, contro cui la cura va ad arrestarsi.

La resistenza in Reich
Wilhelm Reich (1897-1957) fu, tra i primi contemporanei di Freud, quello che approfondì maggiormente il concetto di resistenza. Soprattutto nella prima parte della sua opera, egli si occupò di tecnica psicoanalitica in maniera originale, e i risultati dei suoi studi sono raccolti nella sua opera oggi maggiormente ricordata, Analisi del carattere (1933). Si deve a Reich avere ripreso e portato alle sue estreme conseguenze il concetto di resistenza, per cui l'analisi delle resistenze non solo diventa per Reich necessaria prima del lavoro interpretativo (intuizione, questa, ben presente anche in Freud), ma essa viene quasi a costituire un lavoro a sé, una lenta e minuziosa decostruzione che deve aver per oggetto prima l'analisi delle resistenze, e solo successivamente, una volta smontata la corazza caratteriale, l'eventuale lavoro interpretativo sui contenuti psichici e sul transfert. Reich diede il nome di corazza caratteriale all'insieme delle resistenze e delle difese che, nei diversi individui, possono assumere stili e tonalità particolari (isterica, ossessiva, narcisistica e masochistica).




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Una frase che vuole essere un monito in questo travagliato periodo dove i "cambiamenti" sono una condizione imprescindibile della nostra quotidianità sia a livello "micro" che "macro" che "meta"

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Non capisco perchè la parola cambiamento ha sempre e solo una connotazione positiva. Come se cambiare portasse sempre a risultati migliori. Basti vedere lo pseudo cambiamento proposto dalla setta italiana 5 stelle come sia assolutamente inutile, demagogico ed irrealizzabile nonché dannoso per il paese.

Chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che lascia e non sa quel che trova :)



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Chi non risica non rosica [:p]



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Cita:
MaxpoweR ha scritto:

Chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che lascia e non sa quel che trova :)


Infatti!!!

[:D]

Proprio per questo lascerei più che volentieri la vecchia via. Quella nuova, volendo, la possiamo costruire noi.

Ma forse siete troppo pigri per volerlo fare neh?! [;)]

Preferite sollazzarvi pensando che qualcun'altro possa farlo per voi (politici)



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E come la costruisci col movimento 5 stelle? No grazie, quella strada è peggiore dell'attuale :)



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MessaggioInviato: 20/04/2013, 16:56 
Tu non la vuoi nemmeno costruire Max... e lo hai detto più volte che preferisci la "vecchia via".

Secondo me sbagli, perché la vecchia via finisce in un burrone (e lo sappiamo bene tutti)...

Per il M5S c'è un thread apposito, non fossilizziamoci solo sul M5S e parliamo di cambiamento in senso lato.

Un cambiamento di prospettiva su diversi temi:
- economici
- sociali
- di valori
- di consapevolezza

Questo è il tema del topic (o quantomeno avrebbe voluto esserlo)



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MessaggioInviato: 20/04/2013, 17:11 
E, tanto per la cronaca, questa è la vecchia via

http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=279045



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MessaggioInviato: 20/04/2013, 17:14 
Economici?
li puoi depennare, ti sei reso conto anche tu che ormai quei cambiamenti auspicabili non si possono fare a meno di dimezzare la popolazione, cosa auspicabile per te? non credo.

Sociali?
I cambiamenti sociali possibili quali sono? Se consideriamo che i cambiamenti sociali sono spesso provocati da cambiamenti economici, almeno negli ultimi 2\3 secoli, siamo fregati. A meno che tu non intenda cose come il razzismo, i diritti per le donne per le coppie di fatto ecc. ecc. per queste cose a me pare che qualcosa si stia muovendo anche in maniera rapida (soprattutto per come vanno le cose in italia) e presto si arriverà ad una soluzione che tenga conto dei diritti umani in maniera equa.

I valori perchè devono cambiare? E soprattutto chi può arrogarsi il diritto di dire alla gente in quali valori credere? E soprattutto nessuno può arrogarsi il diritto di dire che alcuni valori sono giusti ed altri sbagliati.
ti ricordo che ci hanno già provato e ci sono già riusciti, la Bibbia ti dice nulla? Il corano ti dice nulla? E cosa hanno comportato questi VALORI ALTI imposti dall'alto non si sa bene da chi?
Pretendi che tutto il mondo segua la stessa scala di valori decisa a tavolino? Scusami ma mi sembra una soluzione molto simile a quella proposta dal NWO come quelal della riduzione della popolazione :]

consapevolezza... Cos'è la consapevolezza?
Io sono consapevole, tu lo sei, in questo forum ognuno ha una propria consapevolezza, auspichi che tutti sviluppiamo lo stesso tipo di consapevolezza? A me non piacerebbe affatto.

Io non sono per la conservazione dello status quo a prescindere, ma se l'alternativa hai presupposti da te indicati nel precedente post, almeno per come li ho interpretati io, dico che l ostatus quo è molto meglio del mondo che verrebbe fuori da un mondo uniforme e tutto uguale, ma soprattutto uniformato a tavolino.


Ultima modifica di MaxpoweR il 20/04/2013, 17:16, modificato 1 volta in totale.


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