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MessaggioInviato: 11/12/2014, 15:30 
AL SUPERMERCATO..... (in Germania) [:o)]

Guarda su youtube.com


Poi dicono che non è vero che siamo dei BOCCALONI.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 22/12/2014, 19:31 
Cita:
Su oltre 16 milioni di persone lo spettro dell'esclusione sociale (keystone)
Germania, alto rischio povertà
Un cittadino su cinque non ha i soldi per pagare auto e riscaldamento


In Germania, un cittadino su cinque è a rischio povertà o esclusione sociale, perché, ad esempio, non ha i soldi per potersi permettere un'auto o pagare il riscaldamento. È quanto emerge dai dati diffusi dall'Ufficio di statistica federale DESTATIS, che, martedì, ha presentato uno studio intitolato "Vivere in Europa 2013".

I parametri tenuti in considerazione per elaborare la statistica sono la disoccupazione, la limitazione nei beni materiali e, appunto, il pericolo di cadere in situazione di povertà che riguarda quel 16,1% della popolazione che da single dispone meno di 979 euro al mese.

Dai dati risulta che, nel 2013, nella grande e solida Germania, oltre 16 milioni di persone, il 20,3% della popolazione, rispondeva ad almeno uno dei tre criteri. La tendenza è più o meno costante dal 2008, ma l'anno scorso si è verificato un leggero incremento, che si avvicina alla percentuale europea del 24,5%.


http://www.rsi.ch/news/mondo/Germania-a ... 29440.html


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MessaggioInviato: 23/12/2014, 17:16 
Germania, multe in base al reddito. Calciatore multato per 540.000€!

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Nei paesi CIVILI le multe sono commisurate al REDDITO! La multa di 1.000€ che per un lavoratore/commerciante/piccolo imprenditore è una MAZZATA (per non pensare ai disoccupati...) mentre per chi guadagna 10.000€ al mese è un decimo dello stipendio, 1/20 per chi guadagna 20.000€ e via dicendo. Per i VIP che guadagnano MILIONI, per calciatori, lobbysta, etc che guadagno migliaia di euro al giorno o all'ora è aria fresca, E PER QUESTO SPESSO SI COMPORTANO DA "PADRONI DEL MONDO", NON RISPETTANO LE REGOLE E SE NE FREGANO. Parcheggiano ovunque, fategli pure 30€ di multa, no problem.

LA MULTA - LA PUNIZIONE - DEVONO ESSERE PROPORZIONATA AL REDDITO; il calciatore dell'articolo allegato, che con sprezzo delle regole per ANNI è andato in giro senza conseguire la patente di guida, in Italia se la sarebbe cavata con poche migliaia di euro, che per un calciatore NON RAPPRESENTANO UNA PUNIZIONE, MA UNA MANCIA!!!

IN GERMANIA GLI HANNO SPILLATO DAL CONTO CORRENTE 540.000€ ... E STATE SICURI CHE L'EFFETTO è STATO LO STESSO DI UN OPERAIO CHE RICEVE UNA MULTA DI 1.000€ A LIVELLO MORALE!!!

Di questa battaglia di civiltà ne abbiamo parlato diverse volte; vi riproponiamo questo articolo:
http://www.nocensura.com/2012/12/inizia ... ttito.html

PS: NESSUN PARTITO SE NE OCCUPA, NEMMENO M5S ... SE SIETE VICINI A QUALCHE PARTITO, PROPONETELO!

http://www.nocensura.com/


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MessaggioInviato: 31/12/2014, 17:44 
Cita:
La guerra della Merkel per frenare la Fiat 500

Berlino fissa il limite delle emissioni in base al peso del veicolo. Così le auto grandi risultano meno inquinanti


Francoforte«Berlino non vuole più sentir parlare di oneri ecologici per l'auto». È il titolo di un recente articolo della Frankfurter Allgemeine Zeitung .

Qualcuno potrebbe pensare che l'industria automobilistica tedesca non abbia alcuna intenzione di affrontare il problema della futura mobilità, mettendo in campo il suo potenziale d'innovazione al fine di ridurre le emissioni di CO2. Non è proprio così, anzi è il contrario, perché Volkswagen e gli altri gruppi vedono in una più severa normativa europea un pericolo per il successo delle vetture premium made in Germany.

Nel giugno del 2013 la cancelliera Angela Merkel telefonò all'allora presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, bloccando all'ultimo minuto la decisione su un taglio delle emissioni di CO2 (dai 130 grammi del 2015 a un massimo di 95 grammi per chilometro entro il 2021). Quel progetto bloccato dalla Cancelliera prevedeva, però, che la Commissione Ue avrebbe dovuto esaminare un nuovo obiettivo di riduzione per il 2025. Vale a dire, limite massimo di emissione media di 68-78 grammi di CO2 al chilometro. Sennonché ora il governo di Berlino ha deciso di fare ancora marcia indietro.

Al massimo, stando a un comunicato congiunto tedesco-francese, l'obiettivo potrebbe essere il 2030. Lo sviluppo del settore auto dopo il 2021 sarebbe, infatti, ancora molto incerto. A questo punto il gioco ricomincia da capo con il governo tedesco nel ruolo di frenatore. C'è, però, anche un altro aspetto che ha quasi dell'incredibile, e cioè l'impossibilità di mettersi d'accordo in Europa su un unico metodo di test per misurare l'emissione effettiva di CO2 nei gas di scarico valido per tutte le Case. Il problema è sorto dopo che il Kba (l'ufficio della motorizzazione tedesca), in accordo con i ministeri dell'Economia e dell'Ambiente, ha deciso di integrare quell'etichetta energetica in uso nei frigoriferi e nelle lavatrici con una scala di efficienza ecologica, ponendo l'effettiva emissione di CO2 in diretto rapporto con il peso del veicolo.

Il risultato paradossale di questa formula, ha scritto Die Welt , è che le auto di grossa cilindrata diventano le più ecologiche, mentre le più piccole risultano le più inquinanti. In testa, la Fiat 500 che per il Kba risulterebbe una delle auto più «sporche», mentre per il ministero italiano dell'Ambiente, ma anche secondo Die Welt risulta, invece, tra le più pulite al mondo. Handelsblatt definisce la tabella del Kba uno strumento di propaganda a favore delle grosse e potenti cilindrate. E lo stesso quotidiano pubblica la foto di un Leopard 2 (1.500 grammi di CO2 per chilometro) che con l'aiuto della formula del Kba diventerebbe un efficiente veicolo ecologico a fianco della Volkswagen Golf 1.4.


http://www.ilgiornale.it/news/economia/ ... 79547.html


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MessaggioInviato: 31/12/2014, 18:15 
Cita:
nemesis-gt ha scritto:

Germania, multe in base al reddito. Calciatore multato per 540.000€!

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Nei paesi CIVILI le multe sono commisurate al REDDITO! La multa di 1.000€ che per un lavoratore/commerciante/piccolo imprenditore è una MAZZATA (per non pensare ai disoccupati...) mentre per chi guadagna 10.000€ al mese è un decimo dello stipendio, 1/20 per chi guadagna 20.000€ e via dicendo. Per i VIP che guadagnano MILIONI, per calciatori, lobbysta, etc che guadagno migliaia di euro al giorno o all'ora è aria fresca, E PER QUESTO SPESSO SI COMPORTANO DA "PADRONI DEL MONDO", NON RISPETTANO LE REGOLE E SE NE FREGANO. Parcheggiano ovunque, fategli pure 30€ di multa, no problem.

LA MULTA - LA PUNIZIONE - DEVONO ESSERE PROPORZIONATA AL REDDITO; il calciatore dell'articolo allegato, che con sprezzo delle regole per ANNI è andato in giro senza conseguire la patente di guida, in Italia se la sarebbe cavata con poche migliaia di euro, che per un calciatore NON RAPPRESENTANO UNA PUNIZIONE, MA UNA MANCIA!!!

IN GERMANIA GLI HANNO SPILLATO DAL CONTO CORRENTE 540.000€ ... E STATE SICURI CHE L'EFFETTO è STATO LO STESSO DI UN OPERAIO CHE RICEVE UNA MULTA DI 1.000€ A LIVELLO MORALE!!!

Di questa battaglia di civiltà ne abbiamo parlato diverse volte; vi riproponiamo questo articolo:
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Nei paesi civili appunto :)



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 Oggetto del messaggio: Re: Germania: locomotiva d' Europa?
MessaggioInviato: 23/02/2015, 18:49 
Cita:
Germania, Ifo in rialzo. Ma nel paese che vuole austerity povertà è a livelli record

Il dato ha deluso però il consensus. Euro accelera al ribasso. Un esercito di 12,5 milioni di residenti considerati poveri: aumento soprattutto tra pensionati.

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ROMA (WSI) - Buone notizie dal fronte macro della Germania, con l'indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese tedesche, che si attesta al record in sette mesi, dal luglio del 2014. Nel mese di febbraio, l'indice è salito a 106,8 dal 106,7 di gennaio. E' il quarto rialzo mensile consecutivo, inferiore però alle attese, con gli analisti di Bloomberg che avevano previsto un incremento più forte, a 107,7 punti. Il dato deludente ha portato l'euro a scendere a $1,1324 alle 10.07 di Francoforte.

Gli ultimi dati pubblicati sembrano avallare la ripresa dell'economia tedesca. Ma la realtà presenta diverse sfaccettature. E tra queste, come riporta il Newsweek, non manca la povertà.

La rivista americana rende noto infatti che la povertà nel paese considerato motore dell'economia dell'intera Eurozona - ossessionato dall'inflazione, contrario al QE e sempre polemico con il numero uno della Bce, Mario Draghi, promotore dell'austerity che ha messo in ginocchio un continente intero - è a livelli massimi dalla riunificazione del paese nel 1990.

Ben 12,5 milioni di residenti sono considerati "poveri", con un tasso salito dal 15% del 2012 al 15,5% nel 2013. E a dirlo è uno studio commissionato dall'organizzazione tedesca di welfare Joint Welfare Association, che indica gli stati di Berlino, Bremen e Mecklenburg-Pomerania ovest come quelli più colpiti dalla povertà. Vengono considerate povere le famiglie che dispongono di un reddito inferiore del 60% rispetto alla media nazionale.

Il maggiore rischio di povertà ricade sui "disoccupati, le madri single e le persone senza istruzioni", ma sono i pensionati che stanno facendo fronte a un aumento della povertà più di ogni altra categoria. Ulrich Schneider, direttore esecutivo dell'associazione, ha detto che "la povertà non è mai stata così alta e le spaccature regionali mai così profonde".

Il rapporto invita il governo federale ad agire per combattere la povertà, chiedendo una revisione delle politiche fiscali e cambiamenti al sistema dei beneficit. Wolfgang Strengmann-Kuhn, rappresentante parlamentare dei Verdi alla Bundestag, punta il dito contro la cancelliera tedesca Merkel, affermando che i tagli ai finanziamenti dei sistema previdenziali sono responsabili della situazione attuale, in un paese che sta diventando sempre più caratterizzato dalle diseguaglianze.

"La lotta contro la povertà non è nell'agenda del governo attuale, né lo è stata nei governi precedenti di Merkel", continua Strengmann-Kuhn. A suo avviso, è vero che la Germania sta beneficiando del basso valore dell'euro - che a suo avviso è scatenato dalla "crisi nei paesi del Sud Europa - ma sono alla fine soltanto i gruppi appartenenti alla fascia alta di reddito a trarre vantaggio da questa situazione. (Lna)


http://www.wallstreetitalia.com/article ... ecord.aspx


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 Oggetto del messaggio: Re: Germania: locomotiva d' Europa?
MessaggioInviato: 04/05/2015, 20:22 
Cita:
Parte sciopero macchinisti di 6 giorni in Germania
Lo stop più eclatante nella storia della Repubblica federale tedesca, i primi fermarsi i treni merci


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Partirà oggi alle 15 lo sciopero dei macchinisti più eclatante della storia della Repubblica federale tedesca: uno stop di 6 giorni per la circolazione su ferro, annunciato ieri dal sindacato GDL nell'ambito di una vertenza su salari e rappresentanza con la Deutsche Bahn. A fermarsi saranno prima i treni merci, seguiti da quelli per i passeggeri a partire dalle 2 di martedì. Lo sciopero colpirà tutto il paese e la circolazione riprenderà solo domenica mattina. È l'ottavo proclamato dalla piccola sigla sindacale.


http://www.ansa.it/sito/notizie/economi ... 599a7.html


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 Oggetto del messaggio: Re: Germania: locomotiva d' Europa?
MessaggioInviato: 05/05/2015, 21:10 
TUTTI I DEBITI CHE LA GERMANIA NON HA MAI PAGATO! - DITELO ALLA MERKEL

La Germania, che fa tanto la moralizzatrice con gli altri Paesi europei, è andata in default due volte in un secolo e le sono stati condonati i debiti di due guerre mondiali per consentirle di riprendersi. Fra i Paesi che le hanno condonato i debiti, la Grecia, prima di tutto, che pure era molto povera, e l'Italia.

DA NON CREDERE, VERO?

http://www.nuovoilluminismo.com/2014/07 ... -ha_9.html

Dopo la Grande Guerra, John Maynard Keynes sostenne che il conto salato chiesto dai Paesi vincitori agli sconfitti avrebbe reso impossibile alla Germania di avviare la rinascita. L'ammontare del debito di guerra equivaleva, in effetti, al 100% del Pil tedesco. Fatalmemte, nel 1923 si arrivò al grande default tedesco, con l'iperinflazione che distrusse la repubblica di Weimar. Adolf Hitler si rifiutò di onorare i debiti, i marchi risparmiati furono investiti per la rinascita economica e il riarmo, concluso, come si sa, con una seconda guerra, ben peggiore, in seguito alla quale a Berlino si richiese un secondo, enorme quantitativo di denaro da parte di numerosi Paesi. L'ammontare complessivo aveva raggiunto i 23 miliardi di dollari (di allora!)
La Germania sconfitta non avrebbe mai potuto pagare i debiti accumulati in due guerre, peraltro da essa stessa provocate.
Mentre i sovietici pretesero e ottennero il pagamento della somma loro spettante, fino all'ultimo centesimo, ottenuta anche facendo lavorare a costo zero migliaia di civili e prigionieri, il 24 agosto 1953 ben 21 Paesi, Belgio, Canada, Ceylon, Danimarca, Grecia, Iran, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Pakistan, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Repubblica francese, Spagna, Stati Uniti d'America, Svezia, Svizzera, Unione Sudafricana e Jugoslavia, con un trattato firmato a Londra le consentirono di dimezzare il debito del 50%, da 23 a 11,5 miliardi di dollari, dilazionato in 30 anni. In questo modo, la Germania poté evitare il default, che c'era di fatto. L'altro 50% avrebbe dovuto essere rimborsato dopo l'eventuale riunificazione delle due Germanie, ma nel 1990 l'allora cancelliere Kohl si oppose alla rinegoziazione dell'accordo, che avrebbe procurato un terzo default alla Germania. Italia e Grecia acconsentirono di non esigere il dovuto.



Nell'ottobre 2010 la Germania ha finito di rimborsare i debiti imposti dal trattato del 1953 con il pagamento dell'ultimo debito per un importo di 69,9 milioni di euro.

Senza l'accordo di Londra che l'ha favorita come pochi, la Germania dovrebbe rimborsare debiti per altri 50 anni. E non ci sarebbe stata la forte crescita del secondo dopoguerra dell'economia tedesca, né Berlino avrebbe potuto entrare nella Banca Mondiale, nel Fondo Monetario Internazionale e nell'Organizzazione Mondiale del Commercio (che andrebbero aboliti tutti e tre, ma questo è un discorso a parte)

Quindi: che cos'ha da lamentare la Merkel, dal momento che il suo Paese ha subito e procurato difficoltà ben maggiori e che proprio dall'Italia e dalla Grecia ha ottenuto il dimezzamento delle somme dovute per i disastri provocati con la prima e la seconda guerra mondiale? La Grecia nel 1953 era molto povera, aveva un grande bisogno di quei soldi, e ne aveva sicuramente diritto, perché aggredita dalla Germania. Eppure... Perché nessun politico italiano ricorda ai tedeschi il debito non esigito?



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 Oggetto del messaggio: Re: Germania: locomotiva d' Europa?
MessaggioInviato: 07/05/2015, 16:41 
Germania, bancomat vuoti a Berlino per lo sciopero dei portavalori

I macchinisti tedeschi non sono i soli a protestare. L'agitazione dei lavoratori della società di sicurezza della capitale tedesca ha bloccato il rifornimento degli sportelli automatici, impedendo ai cittadini di prelevare

Necessità di prelevare denaro contante ma bancomat vuoti. Non si tratta della Grecia, dove i cittadini continuano a ritirare i propri depositi dalle banche nel timore di un default del Paese, ma della Germania di Angela Merkel e del “falco” Wolfgang Schaeuble, suo ministro delle Finanze. Mentre infatti i bancomat di Atene sono ancora in funzione, pur con una mini tassa governativa di un euro su ogni prelievo, nella Repubblica democratica uno sciopero dei corrieri portavalori di Berlino, Postdam e Francoforte ha bloccato il rifornimento di denaro agli sportelli automatici. Con il risultato che molti cittadini si vedono negare la possibilità di prelevare per assenza di contanti.

Peraltro l’andamento della controversia sui contratti di lavoro a tempo indeterminato che coinvolge le società di sicurezza locale Prosegur non fa sperare in una fine imminente della mobilitazione. “Tutto dipende da come reagisce la società – ha dichiarato Andreas Splanemann, un portavoce del sindacato Ver.di che rappresenta il personale di sicurezza – ora ci sono molti bancomat che sono vuoti“. “Prosegur sta lavorando ad alta intensità sui piani di emergenza individuali – ha scritto la società in un comunicato -, non possiamo però escludere che i bancomat nella regione Berlino – Potsdam – Francoforte sull’Oder non rimangano vacanti“.

Lo sciopero dei portavalori di Berlino è l’ultimo di una serie di altre agitazioni in una nazione poco abituata a confrontarsi con simili problemi. I macchinisti hanno iniziato il 5 maggio un’astensione dal lavoro di sei giorni che sta paralizzando i viaggi in treno e intasando le autostrade in tutta la Germania. Nel mese di marzo la stessa decisione da parte dei piloti della Lufthansa AG aveva portato alla cancellazione dei voli prenotati da 220mila passeggeri. La Germania sta cercando di arginare l’influenza dei sindacati più piccoli con la stesura di una legge che limiterebbe la rappresentanza a un’unica unione per gruppo di dipendenti. La misura è in consultazione presso il Bundestag, la camera bassa del Parlamento tedesco.

Tra il 2005 e il 2013 la Germania ha perso una media di 16 giorni di lavoro l’anno per 1.000 dipendenti a causa degli scioperi, secondo la Fondazione Hans Boeckler, confederazione di ricerca dei sindacati tedeschi. Sono stati invece 139 i giorni persi in Francia e 135 in Danimarca. I 150mila giorni di lavoro che la Germania ha perso in totale nel 2013 rappresentano la cifra più alta in sei anni. Lo sciopero ferroviario, che coinvolge anche il traffico merci, è impostato per essere il più lungo nella storia tedesca e potrebbe costare alla più grande economia europea circa 500 milioni di euro, secondo l’associazione industriale DIHK. “Lo sciopero ridurrà la crescita nel secondo trimestre”, ha denunciato in un comunicato Joerg Zeuner, capo economista presso la banca di sviluppo tedesca KfW. In Germania la disoccupazione è al minimo storico dalla riunificazione, e gli scioperi indetti non puntano infatti a proteggere posti di lavoro in quanto tali. Deutsche Bahn è alle prese con il sindacato su salari, orari e la scelta di una categoria precisa di lavoratori da rappresentare.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... i/1660510/


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 Oggetto del messaggio: Re: Germania: locomotiva d' Europa?
MessaggioInviato: 07/05/2015, 20:03 
Germania taglia tasse per 1,5 mld

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Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha annunciato un taglio delle tasse dal 2016 che porterà nelle tasche dei lavoratori circa 1,5 miliardi di euro all’anno. Il provvedimento è una conseguenza del boom di entrate previsto tra il 2015 e il 2019: rispetto alle aspettative, infatti, il Fisco tedesco incasserà 38 miliardi di euro in più.

http://www.fontenews.it/germania-taglia ... r-1-5-mld/


CAPITOOOOOOOO!? [^] Visto come si POLITICA....?! [^]
E da noi, 'sti quattro ladroni .............. [:294]



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Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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 Oggetto del messaggio: Re: Germania: locomotiva d' Europa?
MessaggioInviato: 17/05/2015, 18:39 
Cita:
Anche i tedeschi 'piangeranno', invecchiamento popolazione pesa su loro economia

L'economia tedesca "per ora sta bene ma è molto probabile che non durerà ancora a lungo" perché "si atrofizza". La popolazione tedesca "diminuisce rapidamente" e questo peserà fortemente sul Pil nel prossimo futuro. La crescita tedesca dovrebbe rallentare a +1,1% nel 2020, a +0,7% nel 2030 e a +0,5% nel 2060. A sostenerlo è un report di Natixis osservando che la Germania, entro il 2060, dovrebbe perdere circa 10 milioni di abitanti: la popolazione tedesca dovrebbe così passare da 80,8 milioni nel 2013 a 67,6 milioni nel 2060 (-16,3%).

La grande priorità delle autorità tedesche, sottolineano gli analisti della banca francese, "consiste a sostenere l'immigrazione, a incoraggiare il progresso tecnologico e ad accelerare l'investimento".

Anche perché, osservano, rispetto agli altri paesi dell'area dell'euro gli investimenti, negli ultimi quindici anni, "sono stati molto bassi" in Germania: il deficit di investimento annuo si attesta a circa 1,5 del Pil in media. Senza interventi in quella direzione, quindi, "sarà ineludibile un rallentamento della crescita in Germania".

Secondo gli analisti di Natixis "l'immigrazione non riuscirà a colmare questo deficit delle nascite" e la popolazione tedesca dovrebbe attestarsi a 79,2 milioni di abitanti nel 2030 (-2%). Nel miglior dei casi la popolazione tedesca, che comunque dovrebbe crescere ancora nei prossimi 4-7 anni, dovrebbe attestarsi a 82 milioni di abitanti nel 2021.


http://www.adnkronos.com/soldi/economia ... refresh_ce


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 Oggetto del messaggio: Re: Germania: locomotiva d' Europa?
MessaggioInviato: 07/06/2015, 18:18 
Cita:
Sciopero in Germania e Deutsche Post recluta i postini polacchi
La soluzione «alternativa» trovata dal gruppo postale tedesco: reclutare i postini dalla vicina Polonia, che dista circa 100 chilometri da Berlino. Protestano i sindacati

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Postini polacchi chiamati in Germania da Deutsche Post per limitare l’impatto degli scioperi. Secondo il giornale «Tagesspiegel» il colosso postale tedesco che conta circa 500 mila dipendenti, dal mese di aprile attraverso la sua divisione DHL paket, sarebbe ricorsa alla vicina Polonia (distante circa 100 chilometri da Berlino) per risolvere il caso degli scioperi che sta rallentando l’attività del gruppo. Da mesi in Germania si susseguono astensioni dal lavoro in molteplici settori: treni e metro, asili nido, compagnie aeree e ora anche le poste. Le mobilitazioni sono state organizzate dal sindacato Verdi per diversi motivi, a partire dalla decisione di creare una nuova divisione pacchi (parcel) con 10 mila nuovi posti di lavoro che però dovrebbero avere una retribuzione inferiore rispetto alla media del gruppo. Deutsche Post è il principale gruppo di poste tedesco, fondato nel 1989 e trasformato in società per azioni nel 1996 (lo Stato Federale controlla l’azienda col 30,5%).

Le pressioni

Nei mesi scorsi l’azienda, secondo quanto riportato dalla France Press, avrebbe persino ingaggiato i suoi funzionari in sostituzione dei postini pur di non bloccare la consegna della posta. Una soluzione duramente contestata dai sindacati che si erano appellati al tribunale senza però avere ragione. Ma il gruppo di logistica non si è fermato: sembra infatti che i dirigenti di Deutsche Post abbiano esercitato pressioni sui precari perché si astenessero dallo sciopero, minacciando di non rinnovargli i contratti. Una questione su cui nei giorni scorsi è intervenuto persino il vicecancelliere, Sigmar Gabriel che, secondo «Sueddeutsche Zeitung», avrebbe scritto ai vertici di Deutsche Post una lettera in cui chiedeva il rispetto dei diritti dei lavoratori. Ora la faccenda dei polacchi: «Abbiamo ricorso provvisoriamente a dei colleghi di DHL Packet della vicina Polonia (e controllata dalla stessa Deutsche Post, ndr)- ha confermato al «Tagesspiegel» un portavoce del gruppo - si tratta di postini esperti che sono volontariamente in servizio nella zona di Berlino». Una soluzione definita «scandalosa e senza precedenti» dal sindacato Verdi.


http://www.corriere.it/economia/15_magg ... 0043.shtml


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 Oggetto del messaggio: Re: Germania: locomotiva d' Europa?
MessaggioInviato: 11/07/2015, 14:35 
La Deutsche Bank ha 54 trilioni di euro di derivati

«Non possiamo più permetterci il lusso di dirottare la maggior parte delle risorse a nostra disposizione nell’attività di banca d’affari e nei derivati». John Cryan, banchiere inglese di lungo corso, da meno di un mese alla guida di Deutsche Bank, ha aspettato qualche settimana prima di emettere questa sentenza in una dura lettera ai dirigenti. "È inutile negarlo - si legge tra l’altro - la nostra reputazione ha subito grossi danni. E ci vorrà un grande lavoro per ricostruire un clima di collaborazione con i regolatori". Altro che Trojka.

Cryan ha carta bianca da parte di Angela Merkel e del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble che gli hanno affidato una missione da far tremare i polsi: disinnescare la bomba ad orologeria dei derivati seppelliti nei bilanci dell'istituto simbolo della finanza d’oltre Reno, un incubo che pesa sulle sorti della Repubblica Federale. Vediamo perché.

L'ammontare degli strumenti derivati in mano all'istituto, secondo l’analisi compita nel settembre scorso dall’americana Zerohedge (ma la situazione, al limite, può essere solo peggiorata) si aggira su una cifra astronomica: 54.700 miliardi di euro, non invidiabile record mondiale, pari a venti volte il prodotto interno lordo tedesco e a cinque volte quello dell'eurozona. Per carità, non si tratta di un debito o di un'obbligazione a perdere. A fronte di questo tipo di operazioni, tipiche dei grandi istituti di importanza sistemica, ci sono controparti, per lo più bancarie. Deutsche Bank, insomma, ha venduto, attraverso i derivati, protezione finanziaria ad altri istituti impegnati in operazioni a rischio. Un po’ come fece a suo tempo l'americana Aig che fece da controparte alle operazioni inanzarie di Goldman Sachs, Merrill Lynch e così via, finendo sull’orlo del fallimento durante la tempesta Lehman Brothers. Quello che, probabilmente, potrebbe accadere nel caso di un tracollo finanziario di analoga potenza che potrebbe essere innescato dalla crisi greca.

In sintesi, la scelta tedesca del 2011/12 di salvare le banche trasferendo i crediti dagli istituti privati agli Stati (Italia compresa) aveva una motivazione precisa: evitare ad ogni costo che si potesse scatenare un effetto domino in grado di colpire il cuore della finanza tedesca, già impegnata nel costoso salvataggio di Commerzbank. Il problema si ripropone, in maniera più grave, oggi. Negli ultimi anni Deutsche Bank ha accresciuto la scommessa sulla finanza innovativa (e, sulla carta, più redditizia). Intanto, per far fronte ad un bilancio sempre più esagerato, la banca ha assorbito tre aumenti di capitale e ha in pratica divorato gli sportelli della Post Bank, acquisita dalle Poste grazie al sostegno del governo. Ma, soprattutto, l'obiettivo di recuperare posizioni, ha spinto i vertici dell'istituto a spingere i traders ad impegnarsi nelle attività più rischiose e spesso illegali. Deutche Bank è stata condannata sia per la manipolazione del Libor che del mercato dei cambi, per citare gli ultimi scandali. E' troppo anche per la Merkel, anche perchè i depositi della Deutsche Bank rappresentano solo un centesimo di questi 55,6 trillioni di prodotti derivati... Cipro non è nulla al confronto.

di Ugo Bertone



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 Oggetto del messaggio: Re: Germania: locomotiva d' Europa?
MessaggioInviato: 27/07/2015, 19:23 
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opinioni
La Germania non è un modello da seguire
Nicolò Cavalli, ricercatore e giornalista

“Il sud Europa deve essere più tedesco?”. La domanda, posta dallo Spiegel nel 2012, ritorna oggi, dopo che la chiusura delle trattative greche ha restituito un mix di riforme e austerità ispirato al cosiddetto consenso Berlino-Washington e un piano di privatizzazioni ritagliato sull’esperienza della riunificazione tedesca. Guidata, alla fine degli anni ottanta, dall’attuale ministro delle finanze di Berlino e dominus delle trattative europee, Wolfgang Schäuble.

Per molti, compreso il premier italiano Matteo Renzi, la risposta è sì. Considerata alla fine degli anni novanta “la malata d’Europa”, da quel momento la Germania non conosce crisi. La sua economia è cresciuta del 10 per cento tra il 2009 e il 2014. Il tasso di disoccupazione è al 4,7 per cento, quello giovanile al 7,1.

L’export supera l’import di circa 300 miliardi di euro all’anno, per un surplus commerciale pari al record dell’8,4 per cento del prodotto interno lordo (pil). Il governo ha ottenuto il pareggio assoluto di bilancio e prevede di abbattere il rapporto debito/pil al 60 per cento entro il 2020.

Un sistema dell’istruzione non competitivo

Eppure, da quindici anni l’economia tedesca ha smesso di investire a tassi accettabili, ipotecando negativamente il suo futuro. All’appello mancano 103 miliardi all’anno, necessari per mantenere stabile lo stock di capitale dell’industria.

Le imprese hanno 500 miliardi chiusi in cassaforte, così l’investimento privato è scesodal 21 per cento del 2000 al 17 per cento del 2013. I governi hanno la loro parte di responsabilità. Nonostante bassi tassi d’interesse sui titoli di stato, che rendono conveniente prendere a prestito, gli investimenti pubblici sono al 2 per cento del pil e servirebbero dieci miliardi in più all’anno per mantenere agibili le infrastrutture in futuro.

La Germania tra cinque anni avrà bisogno di 1,7 milioni di immigrati

Anche il sistema dell’istruzione è colpito dal “divario di investimento”. Le università tedesche non riescono a competere con i migliori atenei al livello globale e rimangono indietro nelle classifiche internazionali. Solo un terzo delle persone tra i 30 e i 34 anni è laureato, una quota inferiore alla media Ocse.

Tutto ciò contribuisce al ritardo del paese nella corsa all’innovazione. Decima nell’Unione europea per livello di digitalizzazione, nel settore la Germania non sforna concorrenti al livello globale dalla fondazione della Sap) nel 1972. Ora che l’information technology aumenta il suo peso nell’industria tradizionale, compresa quella automobilistica, il timore è che questo possa diventare il tallone d’Achille della competitività tedesca.

Ma, quando il governo ha tentato di incoraggiare le iscrizioni all’università, ha generato le resistenze delle imprese manifatturiere, preoccupate dal declino delle immatricolazioni al sistema apprendistato, che oggi rappresenta il principale canale di passaggio scuola-lavoro.

Un paese sempre più anziano

La coperta, d’altro canto, è corta: la fertilità tedesca è la più bassa del mondo, con otto neonati ogni mille abitanti. Nel 2035, le persone di più di 65 anni saranno 24 milioni, con un aumento del 50 per cento. Entro il 2100, ci saranno 25 milioni di tedeschi in meno e la Germania avràcessato di essere la superpotenza demografica d’Europa.



La soluzione, rappresentata fino a questo momento da un vero e proprio boom dell’immigrazione (400mila migranti netti nel solo 2012), è osteggiata in maniera crescente dalla politica, pronta ad alzare barriere anche per chi arriva dagli altri paesi dell’Unione. Eppure, la Germania nel 2020 avrà bisogno di 1,7 milioni di immigrati e, senza un mercato del lavoro in salute, non potrà mantenere a lungo la sua posizione di preminenza economica.

Aiutata dall’euro, Berlino ha potuto esportare verso il resto del mondo quando l’Europa è entrata in crisi

Le riforme Hartz, concluse dai socialdemocratici nel 2005, sono spesso indicate come la ragione del crollo della disoccupazione. In realtà, l’aumento della competitività tedesca è stato generato da una drastica “moderazione salariale”, interrotta solo negli ultimi anni: prima della grande recessione, gli stipendi sono cresciuti meno della produttività, abbassando i costi di produzione e i prezzi dei prodotti.

Questo è stato permesso dalla struttura di contrattazione tra imprese e sindacati più che dalle riforme, che pure hanno contribuito all’abbattimento del potere contrattuale dei lavoratori attraverso una diminuzione dei sussidi di disoccupazione e la creazione di una sacca da cinque milioni di “impiegati marginali” grazie ai cosiddetti minilavori.

L’effetto aggregato è stato l’abbattimento della “quota lavoro” sul reddito nazionale e un aumento della disuguaglianza nella ricchezza fino ai livelli più alti dell’area euro. Oggi, i poveri sono 12,5 milioni – la quota più elevata dalla riunificazione del paese.

Il sistema bancario peggiore del mondo

Aiutata dall’euro, che rende i suoi prodotti più convenienti, la Germania ha potuto esportare verso il resto del mondo (Asia in testa) quando l’Europa è entrata in crisi. Prima di quel momento, il boom dell’export verso i partner del vecchio continente era stato spinto da un intreccio di relazioni finanziarie che faceva perno sul sistema bancario tedesco.

“Uno dei peggiori al mondo”,secondo l’analista Paul Gambles. La scarsa capitalizzazione delle banche, compresa la Deutsche Bank, lascia il sistema vulnerabile a potenziali crolli.

Circa la metà delle piccole banche europee, lasciate fuori dalla supervisione della Bce, si trova proprioin Germania. Si tratta di banche regionali e municipali con un rapporto in molti casi di dipendenza dalla politica. Queste hanno in pancia debiti garantiti dallo stato pari al 145 per cento del pil tedesco, debiti che in futuro potrebbero finire per pesare sul bilancio pubblico.

Questa implicita garanzia di salvataggio ha spinto le banche a comportamenti azzardati per tutti gli anni 2000. Prestando denaro ai paesi periferici a rischio in cerca di facili ritorni, le banche hanno generato un flusso di capitali in grado di alimentare i deficit commerciali dei paesi del Mediterraneo, che riutilizzavano il denaro per comprare beni e servizi tedeschi, stimolando il boom della Germania mentre accumulavano squilibri insostenibili.

L’attacco dell’uomo Bce

Nel 2010, quando il castello di carte è crollato, l’Europa si è affrettata a salvare il sistema bancario trasferendo le potenziali perdite dal bilancio delle banche a quello dell’eurozona nel suo complesso attraverso il sistema Target2.



La stoccata più dura è arrivata nelle scorse settimane da Yves Mersch, uomo della Bce, durante l’assemblea annuale della DZ Bank, quarto gruppo bancario del paese.

Un’economia che non ha abbastanza lavoratori qualificati e che non ristruttura ponti e strade consuma la sua ricchezza e non è credibile quando afferma di voler crescere in maniera dinamica e sostenibile. Una società in cui gli ottantenni aumenteranno del 50 per cento nei prossimi quindici anni rischia di perdere la sua volontà di riformare e di integrare. Questo crea una tendenza a proteggere i diritti acquisiti e a sposare il conservatorismo di una società chiusa. Per questo i governi non dovrebbero solo richiedere riforme altrove ma innanzitutto attuarle nel proprio paese

A Berlino, che secondo le classifiche Ocse negli anni di Angela Merkel è caduta al 28º posto su 34 per propensione alle riforme, saranno fischiate molte orecchie.

I problemi sottolineati da Mersch non sono solamente tedeschi. Ma la soluzione del “consenso Berlino-Washington”, la medicina amara fatta trangugiare a Tsipras, equivale alla richiesta di barattare stabilità domestica con competitività estera.

Il modello è quello di un’eurozona con crescenti disuguaglianze, ampie sacche di disoccupazione soprattutto al sud e salari moderati con il solo scopo di aumentare l’export. Un’idea neomercantilista dell’economia che rischia di porre una pressione recessiva su tutta l’economia globale, dando nello stesso tempo fiato a elementi di destabilizzazione interna al continente.

Quello tedesco non è un modello da seguire.



http://www.internazionale.it/opinione/n ... a-successo


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 Oggetto del messaggio: Re: Germania: locomotiva d' Europa?
MessaggioInviato: 27/07/2015, 20:26 
vimana131 ha scritto:
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La Germania non è un modello da seguire
Nicolò Cavalli, ricercatore e giornalista

“Il sud Europa deve essere più tedesco?”. La domanda, posta dallo Spiegel nel 2012, ritorna oggi, dopo che la chiusura delle trattative greche ha restituito un mix di riforme e austerità ispirato al cosiddetto consenso Berlino-Washington e un piano di privatizzazioni ritagliato sull’esperienza della riunificazione tedesca. Guidata, alla fine degli anni ottanta, dall’attuale ministro delle finanze di Berlino e dominus delle trattative europee, Wolfgang Schäuble.

Per molti, compreso il premier italiano Matteo Renzi, la risposta è sì. Considerata alla fine degli anni novanta “la malata d’Europa”, da quel momento la Germania non conosce crisi. La sua economia è cresciuta del 10 per cento tra il 2009 e il 2014. Il tasso di disoccupazione è al 4,7 per cento, quello giovanile al 7,1.

L’export supera l’import di circa 300 miliardi di euro all’anno, per un surplus commerciale pari al record dell’8,4 per cento del prodotto interno lordo (pil). Il governo ha ottenuto il pareggio assoluto di bilancio e prevede di abbattere il rapporto debito/pil al 60 per cento entro il 2020.

Un sistema dell’istruzione non competitivo

Eppure, da quindici anni l’economia tedesca ha smesso di investire a tassi accettabili, ipotecando negativamente il suo futuro. All’appello mancano 103 miliardi all’anno, necessari per mantenere stabile lo stock di capitale dell’industria.

Le imprese hanno 500 miliardi chiusi in cassaforte, così l’investimento privato è scesodal 21 per cento del 2000 al 17 per cento del 2013. I governi hanno la loro parte di responsabilità. Nonostante bassi tassi d’interesse sui titoli di stato, che rendono conveniente prendere a prestito, gli investimenti pubblici sono al 2 per cento del pil e servirebbero dieci miliardi in più all’anno per mantenere agibili le infrastrutture in futuro.

La Germania tra cinque anni avrà bisogno di 1,7 milioni di immigrati

Anche il sistema dell’istruzione è colpito dal “divario di investimento”. Le università tedesche non riescono a competere con i migliori atenei al livello globale e rimangono indietro nelle classifiche internazionali. Solo un terzo delle persone tra i 30 e i 34 anni è laureato, una quota inferiore alla media Ocse.

Tutto ciò contribuisce al ritardo del paese nella corsa all’innovazione. Decima nell’Unione europea per livello di digitalizzazione, nel settore la Germania non sforna concorrenti al livello globale dalla fondazione della Sap) nel 1972. Ora che l’information technology aumenta il suo peso nell’industria tradizionale, compresa quella automobilistica, il timore è che questo possa diventare il tallone d’Achille della competitività tedesca.

Ma, quando il governo ha tentato di incoraggiare le iscrizioni all’università, ha generato le resistenze delle imprese manifatturiere, preoccupate dal declino delle immatricolazioni al sistema apprendistato, che oggi rappresenta il principale canale di passaggio scuola-lavoro.

Un paese sempre più anziano

La coperta, d’altro canto, è corta: la fertilità tedesca è la più bassa del mondo, con otto neonati ogni mille abitanti. Nel 2035, le persone di più di 65 anni saranno 24 milioni, con un aumento del 50 per cento. Entro il 2100, ci saranno 25 milioni di tedeschi in meno e la Germania avràcessato di essere la superpotenza demografica d’Europa.



La soluzione, rappresentata fino a questo momento da un vero e proprio boom dell’immigrazione (400mila migranti netti nel solo 2012), è osteggiata in maniera crescente dalla politica, pronta ad alzare barriere anche per chi arriva dagli altri paesi dell’Unione. Eppure, la Germania nel 2020 avrà bisogno di 1,7 milioni di immigrati e, senza un mercato del lavoro in salute, non potrà mantenere a lungo la sua posizione di preminenza economica.

Aiutata dall’euro, Berlino ha potuto esportare verso il resto del mondo quando l’Europa è entrata in crisi

Le riforme Hartz, concluse dai socialdemocratici nel 2005, sono spesso indicate come la ragione del crollo della disoccupazione. In realtà, l’aumento della competitività tedesca è stato generato da una drastica “moderazione salariale”, interrotta solo negli ultimi anni: prima della grande recessione, gli stipendi sono cresciuti meno della produttività, abbassando i costi di produzione e i prezzi dei prodotti.

Questo è stato permesso dalla struttura di contrattazione tra imprese e sindacati più che dalle riforme, che pure hanno contribuito all’abbattimento del potere contrattuale dei lavoratori attraverso una diminuzione dei sussidi di disoccupazione e la creazione di una sacca da cinque milioni di “impiegati marginali” grazie ai cosiddetti minilavori.

L’effetto aggregato è stato l’abbattimento della “quota lavoro” sul reddito nazionale e un aumento della disuguaglianza nella ricchezza fino ai livelli più alti dell’area euro. Oggi, i poveri sono 12,5 milioni – la quota più elevata dalla riunificazione del paese.

Il sistema bancario peggiore del mondo

Aiutata dall’euro, che rende i suoi prodotti più convenienti, la Germania ha potuto esportare verso il resto del mondo (Asia in testa) quando l’Europa è entrata in crisi. Prima di quel momento, il boom dell’export verso i partner del vecchio continente era stato spinto da un intreccio di relazioni finanziarie che faceva perno sul sistema bancario tedesco.

“Uno dei peggiori al mondo”,secondo l’analista Paul Gambles. La scarsa capitalizzazione delle banche, compresa la Deutsche Bank, lascia il sistema vulnerabile a potenziali crolli.

Circa la metà delle piccole banche europee, lasciate fuori dalla supervisione della Bce, si trova proprioin Germania. Si tratta di banche regionali e municipali con un rapporto in molti casi di dipendenza dalla politica. Queste hanno in pancia debiti garantiti dallo stato pari al 145 per cento del pil tedesco, debiti che in futuro potrebbero finire per pesare sul bilancio pubblico.

Questa implicita garanzia di salvataggio ha spinto le banche a comportamenti azzardati per tutti gli anni 2000. Prestando denaro ai paesi periferici a rischio in cerca di facili ritorni, le banche hanno generato un flusso di capitali in grado di alimentare i deficit commerciali dei paesi del Mediterraneo, che riutilizzavano il denaro per comprare beni e servizi tedeschi, stimolando il boom della Germania mentre accumulavano squilibri insostenibili.

L’attacco dell’uomo Bce

Nel 2010, quando il castello di carte è crollato, l’Europa si è affrettata a salvare il sistema bancario trasferendo le potenziali perdite dal bilancio delle banche a quello dell’eurozona nel suo complesso attraverso il sistema Target2.



La stoccata più dura è arrivata nelle scorse settimane da Yves Mersch, uomo della Bce, durante l’assemblea annuale della DZ Bank, quarto gruppo bancario del paese.

Un’economia che non ha abbastanza lavoratori qualificati e che non ristruttura ponti e strade consuma la sua ricchezza e non è credibile quando afferma di voler crescere in maniera dinamica e sostenibile. Una società in cui gli ottantenni aumenteranno del 50 per cento nei prossimi quindici anni rischia di perdere la sua volontà di riformare e di integrare. Questo crea una tendenza a proteggere i diritti acquisiti e a sposare il conservatorismo di una società chiusa. Per questo i governi non dovrebbero solo richiedere riforme altrove ma innanzitutto attuarle nel proprio paese

A Berlino, che secondo le classifiche Ocse negli anni di Angela Merkel è caduta al 28º posto su 34 per propensione alle riforme, saranno fischiate molte orecchie.

I problemi sottolineati da Mersch non sono solamente tedeschi. Ma la soluzione del “consenso Berlino-Washington”, la medicina amara fatta trangugiare a Tsipras, equivale alla richiesta di barattare stabilità domestica con competitività estera.

Il modello è quello di un’eurozona con crescenti disuguaglianze, ampie sacche di disoccupazione soprattutto al sud e salari moderati con il solo scopo di aumentare l’export. Un’idea neomercantilista dell’economia che rischia di porre una pressione recessiva su tutta l’economia globale, dando nello stesso tempo fiato a elementi di destabilizzazione interna al continente.

Quello tedesco non è un modello da seguire.



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a beh, ci sarà anche tante cose che vanno male, ma per viverci la Germani è di gran lunga
ma di gran lunga meglio dell'italia.
fidati


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