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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 28/10/2015, 19:38 
è l'ideologia di fondo che purtroppo è sbagliata. Come dice il video elementi come l'istruzione e la sanità son costi ed intesi come PESI per una economia mentre la produzione (di qualunque cosa a prescindere se questa abbia effetti positivi o negativi) è considerata un valore aggiunto.

Si è compiuto un errore di fondo nella formulazione del modello matematico che simula il benessere di una civiltà e il modello economico occidentale, della crescita infinita, ne è l'esempio più lampante.

E' lo stesso errore che hanno fatto ad esempio gli ideatori del gioco simcity dove è tutto IDENTICO alla realtà di una città con un piccolo errore devono aver sbaglaito qualcosa nella demografia perchè lì c'è sempre CARENZA DI OCCUPATI invece che il problema REALE della disoccupazione :]

Il software che usiamo da centinaia di anni è buggato, e come tutti i bug di sistema più la simulazione va avanti più questo diventa preponderante ed appariscente.



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 29/10/2015, 17:14 
Viviamo in un Sistema Carnista

La storia dell’oppressione animale è di lunga data, anche se non ha sempre accompagnato la storia dell’umanità: possiamo farla risalire alla rivoluzione neolitica, alla sedentarizzazione dei nostri antenati e alla domesticazione di alcune specie animali.

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Le relazioni dei vari gruppi umani con gli altri animali sono state e continuano ad essere molto varie, a seconda delle epoche storiche, dei diversi sviluppi culturali, filosofici e religiosi.

Possiamo però dire che l’epoca attuale è la più tragica, la più dolorosa, la peggiore per la quantità e il tipo di sofferenza inflitta agli animali non umani. La violenza e l’oppressione hanno assunto scala industriale e un’organizzazione scientifica del dominio sui corpi e sulle vite delle vittime di questo sistema. Si calcola che ogni anno vengano allevati o catturati e uccisi, per l’alimentazione umana, circa 50 miliardi di individui.

La filiera di produzione del cibo ha oggi caratteristiche totalitarie: agli animali destinati a diventare alimenti sono inflitte condizione di vita impossibili, verrebbe da dire condizioni disumane, per indicare un’assuefazione alla violenza che è un tratto tipico delle società industriali contemporanee..

Agli animali definiti da allevamento sono negate tutte le attività vitali. Negli allevamenti non esistono rapporti sessuali – la riproduzione avviene esclusivamente con reiterate inseminazioni artificiali, ripetute fino alla consunzione delle femmine, che vengono scartate e soppresse una volta scese al di sotto di certi indici di produttività come fattrici.

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L’alimentazione è forzata e non ha più nulla a che vedere con le inclinazioni fisiologiche: gli erbivori non sono nutriti con l’erba, ma con cereali a volte addirittura con farine animali, al fine di farli crescere e ingrassare più in fretta. L’uso di antibiotici e altri medicinali non è un’eccezione e nemmeno una possibilità, bensì una regola, una necessità, per mantenere “sani” – si fa naturalmente per dire – animali costretti a vivere in ambienti sovraffollati, innaturali, autentici luoghi di tortura.

Tutto questo avviene con un’organizzazione implacabile: si è creata, nell’indifferenza generale, una gigantesca macchina di nascite forzate e soppressioni di massa. Gli animali sono ridotti ad oggetti, la vita è mercificata.

Il messaggio che ci arriva dalla società industriale, dal suo apparato culturale e di comunicazione, è che tutto ciò non costituisce un problema, che questa è la sorte degli animali, che le necessità degli uomini, o meglio dei consumatori, devono essere soddisfatte ad ogni costo ed anzi vanno stimolate, moltiplicando i consumi di carni, latte, derivati animali.

In questo modo stiamo disprezzando la vita, stiamo privando della loro dignità esseri senzienti, perfettamente coscienti di quel che viene loro inflitto. Se osserviamo la sorte inflitta nel corso della storia agli animali non umani, e ci soffermiamo in particolare su come vengono trattati oggi nella società contemporanea, vediamo scorrere in filigrana la storia sempre più dura e sempre più crudele di un dominio. Gli animali sono i più indifesi fra gli oppressi. Vengono trattati così non perché siano predisposti all’oppressione e allo sterminio, non perché siano creature “naturalmente” a disposizione dell’animale umano, ma per un semplice rapporto di forza: vengono trattati così, perché è possibile trattarli così.

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Nello sguardo infelice degli animali che torturate dovreste imparare a scorgere la sofferenza di tutti, nella lotta per liberarli, una lotta per la liberazione di tutti gli oppressi, umani e non umani.

E’ ciò che hanno sperimentato nella storia, e tuttora sperimentano, innumerevoli gruppi umani, oppressi di volta in volta con motivazioni culturali o politiche o sociali, ossia per le differenze di lingua, di credo religioso, di origine geografica; o per mera convenienza all’interno di relazioni di potere in famiglia, sul posto di lavoro, nella società.

L’oppressione degli animali ha una grande legittimazione ideologica, viviamo nella società che è stata chiamata del “carnismo”: una società nella quale viene vissuto come ovvio e scontato lo sterminio sistematico degli animali non umani. Ma la mercificazione della vita è un tratto universale di questa società fondata sul denaro e riguarda gli animali umani e tutto il vivente. Viviamo nella società che sta percorrendo di gran carriera la strada dell’autodistruzione.

In questa folle corsa vengono triturati e strumentalizzati anche gli ideali più alti: la bandiera dei diritti umani è alzata sistematicamente, nella nostra parte di mondo, per giustificare azioni di guerra e occupazioni militari.

Oggi dobbiamo ripensare la posizione dell’umanità sul pianeta. I suoi rapporti con gli altri ospiti della Terra: gli animali e le piante. Dobbiamo pensare a un futuro comune, a un radicale cambio di rotta rispetto alla strada sulla quale tutti noi ci troviamo a camminare. Una via d’uscita è possibile e passa attraverso una nuova e più estesa nozione di libertà e di rispetto per l’altro, attraverso un’idea di giustizia che includa tutto il vivente. Perciò la questione animale è anche la questione dei diritti umani, del diritto alla vita, del diritto al futuro.

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Mettere il rispetto per l'animale e per tutto il vivente al centro dell'agenda politica avrebbe conseguenze rivoluzionarie, in termini economici, etici, educativi ed ecologici. Comporterebbe uno spostamento delle pratiche quotidiane, nell'alimentazione, nella sperimentazione scientifica, nel rigetto della crudeltà, nell'abbracciare ciò che vive fuori dalle categorizzazioni e dalle gerarchie che la cultura carnista ha imposto nominandole come natura, e che sono invece espressione di dominio.

"Se i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani"
[Lev Tolstoj]


http://crepanelmuro.blogspot.ch/2015/10 ... +nel+muro)


Lo sapete cosa mi piace di più del tema in questione? Oltre ovviamente alla questione etica?

La forza RIVOLUZIONARIA che il concetto avrebbe sulla forma pensiero dominante... davvero in grado di ribaltare il canone e il paradigma dello status quo esistente

E non solo... sarebbe il modo per tornare in equilibrio e armonia con la natura e con le sue energie in una rinnovata "età dell'oro", reale e concreta, in cui l'Uomo, ritornando alle origini, riscopri il suo ruolo di "custode" e non padrone del 'giardino dell'Eden'... Perché EFFETTIVAMENTE l'Uomo ha perso la capacità di coesistere in armonia ed equilibrio con la natura. E questo ci ha allontanato dal nostro ruolo e dalla capacità di interagire con la natura stessa, che poi doveva essere la condizione arcadica delle società umane prediluviane. Quelle ricordate nei miti come "L'Età dell'Oro"



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 30/10/2015, 01:29 
verissimo, purtroppo...



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 02/11/2015, 13:27 
Alcune persone mi definiscono un “AntiCapitalista”, mentre io credo che il Capitalismo sia profondamente errato, esso si basa su una crescita infinita su un pianeta finito,com’è possibile credere in tutto ciò? Io non sono contro nulla, sono a favore della natura, della felicità, della Comunità. E’ questo quello che non capisco, se questo modello di sviluppo avesse portato alla felicità collettiva il tutto avrebbe avuto un senso, ma purtroppo non è così: depressione, criminalità, malattie mentali, obesità, suicidi…sono tutti indicatori di un’infelicità collettiva e sono in continuo aumento.

Avere più soldi non significa essere più felice, guardate me per ironia della sorte quest’ultimo anno è stato il più felice della mia vita. Ho molti più amici di prima, non mi sono mai ammalato e non mi sono mai sentito così in forma! Ho scoperto che il denaro e un lavoro fisso non sono delle sicurezze reali, che l’Occidente è apparentemente ricco ma in realtà è molto più povero spiritualmente, che quello che ci spacciano per Indipendenza in realtà è Schiavitù, che noi siamo Natura e non esiste separazione, che oggi posso finalmente dire sono libero! "

Mark Boyle



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 02/11/2015, 14:11 
Atlanticus81 ha scritto:
Alcune persone mi definiscono un “AntiCapitalista”, mentre io credo che il Capitalismo sia profondamente errato, esso si basa su una crescita infinita su un pianeta finito,com’è possibile credere in tutto ciò? Io non sono contro nulla, sono a favore della natura, della felicità, della Comunità. E’ questo quello che non capisco, se questo modello di sviluppo avesse portato alla felicità collettiva il tutto avrebbe avuto un senso, ma purtroppo non è così: depressione, criminalità, malattie mentali, obesità, suicidi…sono tutti indicatori di un’infelicità collettiva e sono in continuo aumento.

Penso che il modello di crescita infinita possa realizzarsi solo grazie all'evoluzione tecnologica che porti alla colonizzazione planetaria
Ovviamente questo non significa "felicità per tutti gli uomini di buona volontà"
Ma quale è il modello che porta felicità, natura e comunità? Un modello che elimini depressioni, criminalità, malattie, obesità, suicidi ...
Personalmente penso che non esiste poichè la natura di questa esistenza è fatta di equilibri fra felicità ed infelicità, di eventi positivi ed eventi negativi.
La natura rispetta questi equilibri, l'intero universo è soggetto a tali regole ...
Come fai a non deprimerti se in un incidente perdi i tuoi cari?
Come fa a scomparire la criminalità se questa esistenza si basa sui desideri?
Sicuramente possiamo migliorare le nostre condizioni di vita, come sono cambiate dal medioevo ad oggi possono cambiare anche nel futuro
Ma non possiamo cambiare la natura di questa esistenza


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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 02/11/2015, 14:12 
Cita:
esso si basa su una crescita infinita su un pianeta finito


una persona sana di mente si ferma qui, chiude il libro che diffonde questa ideologia, e lo brucia.



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 03/11/2015, 09:49 
Guarda su youtube.com



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 06/11/2015, 15:10 
Cita:

McDONALD’S SUL VIALE DEL TRAMONTO

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FONTE: NATURALNEWS.COM

McDonald’s le sta tentando tutte pur di continuare a veder sciamare clienti dalle sue porte, ma il marchio, il prodotto e la strategia continuano a perdere terreno. Secondo molti dei franchising McDonald’s il marchio soffre di una ‘profonda depressione’ che sta conducendo piano piano questo prodotto, un tempo strafamoso, verso la fine.

Mark Kalinowski, analista di Nomura, ha effettuato un sondaggio presso 29 franchising McDonald’s negli Stati Uniti, per un totale di 226 ristoranti. Molte delle risposte date dai relativi titolari indicano chiaramente che l’ Impero McDonald’s del fast food è alla fine dei suoi giorni.



“Siamo in piena depressione e non sembrano esserci segnali di cambiamento” ha detto uno dei titolari di franchising. “Probabilmente il 30% degli operatori è insolvente”.

LO SFOGO DEI FRANCHISING: ECCO QUALI SONO I MAGGIORI PROBLEMI DI McDONALDS

Una dozzina di punti vendita si sono scagliati contro il management del gruppo, definendo le nuove iniziative di marketing del CEO Steve Easterbrook una distrazione dai problemi centrali del modello di business McDonald’s. Le nuove iniziative, come il Breakfast 24h e l’installazione dei chioschi digitali per gli ordini, non stanno affatto risolvendo i reali problemi del gruppo.

Uno di loro ha scritto: “La mancanza di coerenza della leadership di Oak Brook è davvero spaventosa, non facciamo che saltare da un’iniziativa fallita a un’altra”.

I franchising ammettono che i problemi centrali sono la qualità del cibo e il servizio clienti. Il progetto del Breakfast 24h non ha fatto che rendere più complicati sia i menu sia la gestione delle cucine. Iniziative di questo tipo non affrontano, quindi, il problema della scarsa qualità e del tipo di ingredienti che i clienti non gradiscono.

I clienti, infatti, sono sempre più informati sui 19 ingredienti delle loro patatine fritte e sulla carne dei loro hamburger che proviene da sistemi di allevamento confinato (CAFOs). Allo stesso modo, i consumatori gradiscono sempre meno gli ingredienti geneticamente modificati e si rivolgono, di conseguenza, ad altri tipi di modelli di business del settore. Dopo l’annuncio non avrebbe più utilizzato ingredienti geneticamente modificati, la nuova catena di fast food Chipotle ha visto le sue entrate impennarsi durante lo sviluppo del suo modello di business nel corso del 2015. Secondo il CEO Steve Ells, Chipotle, che si è imposta degli alti standard di qualità, quest’anno ha già aperto 48 negozi e prevede di aprirne altri 190.

FINE DI UN MODELLO

Uno dei franchising intervistati ha spiegato in dettaglio i motivi per cui il modello McDonald’s sta rapidamente diventando una cosa del passato. “Il CEO stesso ha gettato i semi della nostra disfatta. Siamo un ristorante fast-food a servizio rapido, non un fast-food rilassato del tipo Five Guys or Chipotle. E’ un sistema ormai destinato a finire” ha scritto.

Un altro degli intervistati ha detto che la Direzione Centrale non ascolta per niente i commenti dei vari punti vendita e non fa che ripetere “Se non vi sta bene, uscite dal giro”.

McDonald’s vanta più di 14.000 ristoranti negli Stati Uniti; tuttavia, il gigante dei fast-food ha vissuto finora sette trimestri di fila di calo delle vendite. Sono stati fatti dei cambiamenti, per capire cosa potesse funzionare e cosa no; alcuni di questi recenti cambiamenti sono nella giusta direzione, come l’annuncio del gruppo di rimuovere gli antibiotici dagli alimenti dei pollami utilizzati.

Ma forse è troppo poco e troppo tardi, il marchio sta ‘morendo’ nel cuore e nella mente dei consumatori che scelgono altre catene di fast-food con più alti standard di qualità e di servizio



Fonte: http://www.naturalnews.com

Link: http://www.naturalnews.com/051764_Mcdonalds_failing_business_fast_food_industry.html#ixzz3qQQBfgZT

Fonte: http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=article&sid=15799



La rinascita passa anche dalla MORTE di queste imprese e dalla presa di coscienza dei "consumatori"/cittadini che hanno in mano IL VERO POTERE e che possono condizionare il destino di queste potenti multinazionali semplicemente facendo i PROPRI INTERESSI.



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 19/11/2015, 12:03 
Il passaggio dallo stato edenitico di natura al mondo moderno per via della superbia dei pochi che si sono arrogati il diritto di comandare su tutto, fino al solve et coagula finale in cui la stessa Natura si ribella per ripristinare l'Ordine.... l'Apocalisse e il ritorno all'età dell'oro.... Ovvio l'implicito suggerimento all'Uomo per evitare la doverosa e necessaria risposta della Natura.

Sulle civiltà, una storiella

Il signor Occidente era da tempo affamato e sperso, e aveva in tasca soltanto poche monete. A un certo punto del suo vagare si imbatté finalmente in un bellissimo ristorante: posto meraviglioso dove l’azzurro fa spazio al verde e ad altre infinite tonalità di colore. Una simpatica insegna all’ingresso diceva: “Ristorante Madre Terra”.

Entrando nel locale fu subito colpito dalla sua grandezza, e soprattutto dalla presenza di enormi tavoli per la maggior parte vuoti. Si sistemò nella zona centrale dove non c’era nessuno e cominciò a chiamare il cameriere a gran voce, ma nessuno rispondeva. Chiamò ancora, e ancora nessuna risposta.

La signora Africa che le sedeva di fronte a non molta distanza, alzò lo sguardo verso di lui e con voce pacata gli disse: “Non ci sono camerieri in questo ristorante. Tutto il necessario è disposto su quel tavolo laggiù basta andare là con il piatto e scegliere cosa prendere”.

“Con questo piattino qui?” chiese il signor Occidente, prendendo in mano il piccolo piatto che aveva davanti e osservandolo perplesso.

“Le dimensione del piatto sono quelle giuste, riempiendolo ci sarà abbastanza per tutti, anche per i giorni successivi”

“E quanto costa?”

“Il cibo e l’acqua che trova su quel tavolo sono offerti dalla cuoca, la signora Natura. Non occorre pagare”

“Ah, davvero?! Bene, non lo sapevo ... Purtroppo, ho un brutto dolore alla gamba, non le dispiacerebbe andare lei a prendermi qualcosa?”

La signora Africa lo guardò con diffidenza, poi sorrise, prese il piatto dalle mani del signore e si recò al banco a fare rifornimenti per lui.

Nel frattempo però il signor Occidente, con la scaltrezza di un felino, si avvicinò al tavolo della signora Africa e allungando il braccio e la forchetta iniziò a mangiare le sue pietanze. Ad ogni boccone si guardava attorno per vedere se qualcuno lo stesse notando. Alla sua destra, a distanza ragguardevole, sedeva un signore dall’aspetto originale, molto colorito e totalmente sconosciuto, che giocherellava con il suo tovagliolo, mentre dall’altra parte c’era il signor Oriente che ad occhi chiusi restava immobile, come se dormisse, e più lontano ancora un uomo senza nome e dagli usi particolari, del tutto isolato da tutto e da tutti.

Il signor Occidente mangiò quello che era di suo gradimento e lasciò quel tanto che bastava per non farsi scoprire dalla signora Africa che intanto sopraggiungeva. E andò avanti così a lungo. Tutti i giorni la signora Africa andava a fare rifornimenti per entrambi e il signor Occidente mangiava per entrambi, senza mai muoversi, ingrassando sempre più.

Un bel giorno il signor Occidente stanco di mangiare sempre le stesse pietanze e di dover aspettare tanto tempo e di avere sempre portate per lui così misere, andò in cucina a protestare urlando contro la cuoca che in quel ristorante si mangiava poco, freddo e sempre uguale. Sgridò così forte la signora Natura che questa si piegò alla sua volontà.

“Mi dica che cosa vuole e io lo farò per lei signor Occidente? Basta che smetta di urlare, la prego”

“Io esigo due cameriere al mio servizio esclusivo”

“Capisco, signore. Ma non saprei come pagarle. Finora il nostro servizio di cucina è totalmente gratuito, ma con due cameriere non saprei come mantenere l’attività”

“Lei non si preoccupi di questo, ai soldi ci penso io. Le pagherò io il dovuto quando sarà il momento”

“Bene, se lei mi dà la sua parola io assumerò due cameriere solo per lei, signore”

Dal giorno seguente il signor Occidente fu servito e riverito da due nuove cameriere che si chiamavano Scienza e Tecnologia. Le pietanze arrivavano adesso più velocemente e su grandi vassoi di argento, ma soltanto il signor Occidente usufruiva del servizio.

Col passare dei giorni però il cibo cominciò a scarseggiare per gli altri clienti, perché il signor Occidente mangiava di più e sempre più in fretta, e ingrassava e più ingrassava e più voleva mangiare. Ci fu sempre meno cibo disponibile per gli altri, fino a che un giorno il signore sconosciuto alla sua destra morì per denutrizione, così anche il signore isolato e lontano. D’altra parte il signor Occidente non si lasciò rattristare dai lutti, tutt’altro, pensò bene di rimpiazzare i due clienti con le sue due figlie affamate: America e Australia.

Così Scienza e Tecnologia dovevano adesso servire anche le due figlie e cominciarono a lavorare più duramente. Ma i ritmi richiesti e l’avidità dei clienti era per loro insostenibile. Dovevano lavorare tantissime ore e non avevano tempo per riposare e rilassarsi. Dopo pochi giorni si lamentarono della loro situazione con la signora Natura, proprietaria del locale.

“Io non posso fare altro, più che dare le mie pietanze gratuitamente. Parlatene con il signor Occidente è lui che vi ha fatto assumere, lui deve risolvere questa situazione”

Così le due cameriere si rivolsero al signor Occidente.

“Ci penso io” disse il signor Occidente “non permetterò che manchi del cibo sul mio piatto e tanto meno su quello delle mie giovani figlie. Se voi non ce la fate a lavorare sostenendo questi ritmi, assumerete una sostanza energizzante che vi darà la forza per lavorare più duramente di quello che siete solite fare”

“E dove la troviamo questa sostanza?”

“Ce l’ha la signora Natura. La tiene nascosta in cucina. Chiedete a lei, e fatevela dare, con la forza se necessario”

Così le due cameriere tornarono dalla signora Natura e chiesero di questa sostanza segreta.

“Intendete dire il Petrolio forse?” rispose la signora Natura con apprensione “sapete che è una sostanza pericolosa che va usata con cautela, solo quando ce n’è veramente bisogno?”

“No, non lo sappiamo. Non ci interessa. Quello che ci interessa è averne un po’ subito, altrimenti moriremo dalla stanchezza o perderemo il posto di lavoro”

“Io ve la posso dare un po’, ma dovete conoscerne gli effetti sulla vostra salute e sapere che è facile che vi crei assuefazione, dalla quale è poi molto difficile liberarsi”

“Daccela e basta. Non ci interessano queste tue considerazioni, sono del tutto irrilevanti adesso” dissero in coro Scienza e Tecnologia “Daccela, dove la tieni?”

“Ce l’ho qui nel cassetto, ecco” disse Natura porgendo la scatola con le pillole di Petrolio.

“Grazie” dissero le cameriere afferrando con forza la scatola e strappandola di mano alla signora Natura.

Da quel giorno Scienza e Tecnologia furono sempre più efficienti e accrebbero le loro capacità in modo esponenziale. Riuscivano a portare enormi vassoi, riuscivano a farlo sempre più velocemente. Si stancavano poco, pochissimo, non avevano bisogno né di mangiare né di dormire. Anche se cominciavano a invecchiare, a perdere i capelli e la loro fine bellezza.

Intanto le figlie di Occidente erano cresciute e avevano anche loro a sua volta dei figli che andavano ad occupare sempre più posti nei vari tavoli più o meno disponibili in tutto il ristorante, a volte anche usando la forza.

Ne frattempo il signor Oriente non riusciva più a continuare la sua vita come prima, a mangiarsi il suo pasto in tranquillità e a farsi il suo riposino in santa pace. Notò ben presto che le cose attorno a lui erano cambiate radicalmente e ne dedusse che pure lui, se voleva sopravvivere, doveva cambiare strategia. Allora pensò bene di andare dalla cuoca Natura a protestare energicamente.

“Il signor Occidente ha avuto fino ad ora il servizio delle cameriere tutto per lui. È ingrassato, ha fatto figli. Voglio anche io due cameriere tutte per me”

Allora Natura parlò con Scienza e Tecnologia e le convinse a servire d’ora in avanti anche il signor Oriente. Dal canto loro, Scienza e Tecnologia dovettero triplicare la dose di Petrolio che assumevano quotidianamente. Purtroppo però restavano poche pillole in loro possesso. Sapendo bene la ritrosia di Natura nel dare il suo Petrolio, Scienza e Tecnologia entrarono di notte furtivamente nella cucina e rubarono tutto il Petrolio che riuscirono a trovare nascosto nei cassetti.

Il giorno dopo, quando Natura se ne avvide si disperò, ma oramai sapeva che era troppo tardi per fermare Scienza e Tecnologia, e che probabilmente nessuno le avrebbe potute riportare alla ragione. Forse soltanto quando avrebbero esaurito completamente le pillole di Petrolio.

Da allora Occidente e Oriente ingrassarono e ingrassarono sempre di più. Il cibo che il ristorante offriva gratuitamente cominciava a scarseggiare e perciò ogni giorno era una dura lotta fino all’ultimo boccone.

Poi arrivò il giorno in cui Scienza e Tecnologia si resero conto di avere a disposizione l’ultima scatola di pillole e di non avere alternative per poter continuare a lavorare a quei ritmi. Perciò ne parlarono con il signor Occidente, colui che gli aveva suggerito l’uso del Petrolio.

“Non vi preoccupate. Troverò un modo per procurarvelo, in abbondanza e a buon prezzo”

Chiesero anche riguardo al loro stipendio, visto che si avvicinava la fine del mese.

“Non vi preoccupate, vi pagherò. Forse con un po’ di ritardo, ma vi pagherò”

In realtà, Occidente sapeva bene, benissimo, che non aveva altre alternative per procurarsi dell’altro Petrolio e che non aveva soldi a sufficienza per pagare gli stipendi di Scienza e Tecnologia. Quella notte, perciò, studiò un piano.

L’indomani, quando restava una sola pillola di Petrolio, un solo giorno alla fine del mese e l’atmosfera si era fatta instabile e tesa, Occidente andò da Oriente e cominciò ad accusarlo del suo comportamento.

“A te non aspettava il servizio delle cameriere eppure te ne sei servito a tuo piacimento, nonostante fossi io a pagare tutto”

“Da quanto mi risulta non hai pagato niente ancora, potremmo fare a metà?”

“Stai zitto!” gridò Occidente, infiammando una situazione già calda “Tu devi pagare tutti questi giorni che hai usufruito del servizio, anzi, visto il tuo comportamento subdolo devi pagare l’intero conto te, tutto e solo te!”

“Mai e poi mai” rispose Oriente con aria minacciosa.

Scienza e Tecnologia corsero ad avvertire Natura della situazione critica che si stava creando.

Natura era però alle prese con ben altro. Non aveva più cibo a sufficienza e non aveva più le forze per farlo crescere perché le pillole di Petrolio avevano contaminato l’intera cucina. Era disperata.

“Ve lo avevo detto di non usare il Petrolio, se non in piccole dosi, adesso è tutto rovinato. Ci vorranno giorni e giorni per risistemare tutto. E non so davvero se le cose potranno ritornare come erano”

“Natura, devi venire di là. Oriente e Occidente rischiano la rissa, devi intervenire tu” avvisarono spaventate Scienza e Tecnologia.

“No, devono risolvere tutto da soli, hanno creato loro i loro problemi”

Intano nella sala, Occidente e Oriente avevano cominciato a picchiarsi di santa ragione. La loro stazza era talmente grossa che ad ogni loro movimento distruggevano una parte del locale. Intervennero anche America e Australia e lo scontro si trasformò in una vera e propria rissa fuori controllo.

Natura sentì le grida e il rumore. Si precipitò in sala gridando dalla disperazione e, mettendosi le mani tra i capelli, rimase per qualche istante ad osservare i suoi clienti distruggere il locale. Poi reagì all’improvviso e con fermezza ed estremo vigore cacciò a pedate tutti quanti dal suo locale, oramai devastato.

Scienza e Tecnologia rimasero in un angolo a guardare tristemente quella scena apocalittica. Natura al centro della grande sala piangeva tra le macerie di quello che era il suo meraviglioso ristorante.

Ne frattempo, in mezzo a tutta quella confusione la signor Africa aveva ancora il suo piattino e aveva appena finito il suo pasto.

“Ho del tempo libero oggi, signora Natura” disse con un timido sorriso “Si alzi, e si faccia coraggio. L’aiuterò io a risistemare il locale”

Natura fu infinitamente grata alla signora Africa e in pochi giorni riuscirono con grandi sforzi e con l’aiuto di Scienza e Tecnologia, che non assumevano più droghe, a riportare il ristorante “Madre Terra” allo splendore e alla meraviglia di un tempo.

http://creazionedivalore.blogspot.it/20 ... iella.html



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MessaggioInviato: 22/11/2015, 18:09 
Matriarcato ed economia del dono – Casa internazionale delle donne – Roma, 17 luglio 2010

Alla Casa Internazionale delle Donne di Roma per il Convegno “Matriarcato ed Economia del Dono”, nove studiose e attiviste internazionali hanno condiviso, con le numerose donne presenti, le loro ricerche ed il loro contagioso entusiasmo sui temi del femminismo odierno. E’ stata così messa in luce, da una parte, la difficoltà di riannodare il filo rosso con il passato, ma dall’altra la consapevolezza e la speranza che il lavoro di tutte tenga acceso quel piccolo lume che deve divenire faro di speranza per cambiare il buio profondo del patriarcato.

Nonostante il clima torrido, la sala “Simonetta Tosi” era stipata all’inverosimile. Sono arrivate con un dono, naturalmente: un pane dalla forma di Dea-madre, cucinato secondo la antica tradizione del lievito naturale e del forno a legna. Lo avevano usato la mattina per un rituale propiziatorio in onore di Giunone, la dea che, prima della romanizzazione, conservava gli attributi della divinità femminile pagana che il culto assegnava agli avvenimenti della vita delle donne.. E il pane è stato condiviso tra le presenti come un rito di unificazione.

L’economia del dono, come ci ha ricordato Genevieve Vaughan, che ha organizzato l’incontro odierno, è sempre esistita in tutte le tappe dell’evoluzione della specie.L’homo donans viene prima e dopo il sapiens-sapiens, perché è la madre che, insieme al linguaggio, trasmette al bambino la logica che sottende il dono, ovvero la soddisfazione dei bisogni come sua intrinseca modalità di relazione. Il dono, che tutti noi impariamo a praticare prima che le leggi del patriarcato lo ricaccino nel silenzio, è tuttavia il nostro imprinting e non riesce ad essere cancellato, ma ricompare spontaneamente nella società sebbene travestito da scambio.

E’ il dono che, agito inconsapevolmente, continua ad alimentare e a far vivere la società come il nutrimento materno, per un figlio però mostruoso e divoratore della sua stessa madre, lo scambio contro denaro. La mercificazione di tutti i doni inconsapevoli e di quelli di madre-natura sono abilmente deviati dal potere capitalistico e patriarcale per far crescere a dismisura un sistema autofago. Gettare luce sul fatto che è il dono gratuito, che le donne soprattutto continuano a praticare, che oggi alimenta l’insaziabile bulimia del capitalismo e che, riconosciuto e individuato, potrà invece finalmente essere liberato e rappresentare un autentico paradigma alternativo.

E i moderni studi matriarcali. utilizzando metodologie interdisciplinari che vanno dalla storia della cultura e delle religioni, alla antropologia, all’archeologia, al mito si propongono di ricostruire, partendo dagli studi di Bachofen e Morgan, la conoscenza storica sepolta di società che, dal paleolitico e in parte ancor oggi, ci presentano una visione sociale incentrata sull’egemonia culturale del femminile. Civiltà sacrali in cui il divino immanente conduce all’egualitarismo, al pacifismo ed al rispetto ed empatia con la Natura.. Civiltà passate che possono darci spunti però per una trasformazione della società che adotti regole di convivenza umana più accoglienti.

Alcune hanno infatti parlato di un presente sconfortante per le donne. Anche la politica neo-liberista della Comunità Europea si è trasformato in una sorta di colonizzazione, dall’apparenza soffice, ma molto aggressiva, da parte del neoliberismo, che sta distruggendo il sistema di welfare che soprattutto le donne avevano costruito e che, seppur in un’ottica capitalistica, permetteva una migliore qualità di vita. E’ allo studio un progetto che, seguendo la logica aberrante di considerare la donna anziana come un peso per il sistema pensionistico pubblico, la vuol costringere a optare per la devoluzione dei suoi beni in favore delle compagnie di assicurazione in cambio dell’assistenza e della pensione privata. Tutto questo ci fa sentire ormai la presenza dei metodi dei totalitarismi di recente memoria, ma anche dei più antichi roghi, appiccati per coprire di un velo ideologico il ben più reale disegno di appropriazione dei beni delle donne.

Senza parlare poi della famiglia. Più spesso luogo di sofferenza psicologica e di violenza fisica, viene promossa dalla onnipervasiva propaganda come obiettivo insostituibile nella vita delle giovani. La famiglia nucleare è il luogo dove avviene la separazione tra il privato e il pubblico, tra le cose “secondarie”, sessualità, emozionalità, e quelle “importanti” che riguardano la vita della società e la politica.

La storia è piena di eroi, guerre, grandi avvenimenti, ma non parla mai dei luoghi della vita quotidiana, quelli che dovrebbero influenzare la politica. Eletta luogo della procreazione e della mediazione tra il bambino e la società, la famiglia è in crisi e se ne dà colpa alla donna, che ne è il collante. Ma è l’istituzione famiglia che è entrata in crisi, perché sacrifica le donne a non poter vivere liberamente e pienamente l’affettività e la sessualità, disgiuntamente dalla procreazione e dai problemi della sopravvivenza. Cose garantite invece dalla famiglia matrilineare, dove convivono più generazioni di donne, figlie e figli della matriarca, e dove la comunità dei beni assicura un retroterra economico e una protezione affettiva che permette di scegliere liberamente un compagno e potersene liberamente separare senza che i figli ne facciano le spese .

Per fortuna la colombiana Angela Dolmetsch ci ha riaperto alla speranza di cambiamento descrivendo, con parole e immagini, di un ecovillaggio, Naschira, in cui 88 famiglie condividono i valori materni e l’ economia del dono. Un luogo in cui donne e uomini impostano la loro convivenza sulla pace, la mancanza di competitività e la condivisione del lavoro sociale. Un esperimento basato sulla coltivazione della terra e la distribuzione dei beni prodotti con forme di baratto e monete alternative. Un esperimento di cui Angela auspica la replica su larga scala, come contributo per un cambiamento globale.

E soprattutto il modo di rapportarci agli altri dovremmo cambiare. La sudafricana Bernedette Muthier e la filippina Letecia Layson, ci hanno parlato dei principi su cui si basa la convivenza delle loro comunità, che hanno resistito in parte alla colonizzazione e dove circolano parole come Coesan, Ubuntu, Capua : parole magiche che esprimono l’interdipendenza, interconnessione e dipendenza reciproca e che non esistono nel vocabolario dei popoli occidentali civilizzati e civilizzatori. “L’esistenza di una persona avviene attraverso le altre persone”. “Non c’è diritto senza obbligo”. “Il diritto dell’uno non può voler dire rinuncia dell’altro”.

Questi sono i principi che portano a ridere di chi tenta di costruire sé stesso al di fuori del suo ruolo nella comunità, di chi vuole avere spicco, così rinunciando all’eguaglianza, allo stare insieme, alla sua grande famiglia. Ne ridono, senza alcuna invidia, come di chi fa una scelta sciocca e autolesionistica. Sono i “portatori di cultura”, ci dicono, a tenerla viva e a difendere la sua unicità: artisti, musicisti. E in particolare le Babaylan, donne sagge, guaritrici, sciamane, sacerdotesse e insegnanti, custodi della tradizione. Sono i modi di vita e i principi su cui si basavano le antiche civiltà matriarcali..

Marguerite Rigoglioso infine ci ha sorpreso con l’argomento, tra la storia e il mito, delle nascite verginali. Concepimenti eccezionali, partenogenetici, delle sacerdotesse divine. Sdoppiamenti di dee nella loro figlia divina. Nel mito sono rimaste innumerevoli tracce di dee nate per partenogenesi. Non sappiamo se sia solo un mito. Qualcuno afferma di no. Si tratta comunque di un argomento affascinante e misterioso che il patriarcato ha riletto in chiave di autentici stupri di sacerdotesse, ninfe, vergini e dee da parte di divinità maschili invisibili o trasformate.

La lunga storia delle donne necessita di un paziente lavoro di ricostruzione. Possono aiutarci gli innumerevoli ritrovamenti di immagini rituali, le cosiddette “veneri”, in realtà rappresentazioni della divinità del femminile. Nella evoluzione della loro fattura e delle loro sembianze, ci consegnano tracce innumerevoli della storia delle donne e del ruolo che esse hanno ricoperto. Una storia che si sta riavvicinando e che ci fa pensare che “si può”.

Questo convegno ha avuto, in ultima analisi, la funzione di catalizzare esperienze e realtà seppur diverse ma orientate intorno ad un progetto di società alternativo a quello presente. Ma anche e soprattutto questi incontri fanno emergere prepotentemente il bisogno delle donne di ritrovare la propria identità e il conforto di incontrarsi come migranti in un mondo che non ci appartiene. Il tentativo faticoso di ritrovare un passato dimenticato ma non rimosso .

Questi momenti collettivi lasciano la consapevolezza gioiosa di aver ritrovato un tassello mancante di una gigantesca rappresentazione e di aver fatto un altro passo verso la riappropriazione della nostra immagine sbiadita, dei contorni che ci definiscono. Resta sullo sfondo il dolore e la rabbia per essere state espropriate, cancellate, estromesse. E la constatazione che, al crescere della nostra consapevolezza corrisponda un sempre più duro, perché più subdolo, tentativo di ricacciarci indietro.

http://www.iaphitalia.org/matriarcato-e ... glio-2010/



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 26/11/2015, 10:44 
Non è solo etica... certamente l'aspetto etico è fondamentale, ma il PENSIERO "Vegan" è molto di più...

Guarda su youtube.com


E' Economia, è filosofia, è cultura... è armonia ed equilibrio con la natura... è spiritualità, poiché attraverso questa 'armonia' si ritorna all'età dell'oro perduta quando "la corruzione entrò nel cuore degli uomini", ovvero quando certo antropocentrismo patriarcale pose l'uomo, e in particolare il maschio, al vertice della piramide come 'dominus' dell'intero creato.



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 Oggetto del messaggio: Re: Rinascita Sociale Globale
MessaggioInviato: 27/11/2015, 16:13 
Decrescita e lavoro

La fine dell’industrialismo in Europa, in corso d’opera da circa un trentennio, produce diversi effetti dalla trasformazione dei luoghi urbani fino ai rapporti “sociali” poiché la fine del lavoro salariato non è sostituito con nuova occupazione utile. La ricetta proposta da tutte le forze politiche che controllano le istituzioni è nota: la crescita. Sono almeno trent’anni che i media ripetono gli stessi slogan che non generano effetti positivi per il semplice motivo che la crescita è la causa della disgregazione sociale che subisce il mondo occidentale costruito sull’ideologia del capitalismo.

L’instabilità e la fine del capitalismo consentono di ridiscutere i paradigmi culturali di questa società costruita sull’egoismo, la competitività e il mercato. L’unica proposta filosofica e politica che produce soluzioni concrete emerge dalla bioeconomia, e su questo tema, che nasce negli anni ’70, c’è ancora censura e confusione poiché non è sufficientemente conosciuto e divulgato. La bioeconomia, oltre ad essere sconosciuta dalla maggioranza dei cittadini e degli amministratori, non è argomento di divulgazione mediatica, mentre i gatekeepers divulgano l’ossimoro “sviluppo sostenibile” e la propaganda della famigerata “green economy”.

Prima verità circa la filosofia politica che nasce dalla bioeconomia, e cioè la decrescita: la sua proposta non è un ritorno al passato ma l’esatto contrario, e cioè un’evoluzione culturale, sociale ed economica poiché parte dal presupposto, già dimostrato da Georgescu-Roegen, che l’economia neoclassica capitalista è sbagliata e fuorviante, in quanto ignorante, inefficiente e dannosa. La funzione della produzione bioeconomica risolve le questioni economiche-ortdosse che ignorano l’entropia, e mostra un modello per contabilizzare i flussi di materia ed energia, cioè la vera economia poiché si occupa di uso delle risorse.

La bioeconomia, non solo affronta la vera economia ma suggerisce argomentazioni di carattere qualitativo (uso razionale dell’energia) e non più solo quantitativo (economia ortodossa), aggiungendo presupposti etici circa l’uso delle risorse naturali, aprendo a temi non più meramente economici ma valoriali per la specie umana. Se partiamo dal presupposto che tutto l’impianto industriale, economico e culturale della nostra società ha circa trecento anni, ed è stato costruito su aspetti quantitativi secondo l’accumulo di risorse monetarie, è facile intuire l’ostilità dell’élite predominate e dei cittadini contro un paradigma culturale che parte da presupposti quali la felicità umana e l’equilibrio ecologico.

E’ ovvio attendersi ostilità, prima di tutto da parte delle persone poiché sono state addomesticate a consumare passivamente qualsiasi cosa proposta dalla pubblicità delle multinazionali. Le capacità persuasive delle multinazionali sono ampiamente favorite dal modello sociale dominante e dai programmi istruttivi e formativi sia scolastici e sia universitari che trasmettono nichilismo, competitività, egoismo e avidità. E’ altrettanto vero che se da un lato le istituzioni hanno programmato una società capitalista, è pure vero che gli effetti negativi consentono anche un ripensamento, partendo proprio dai disastri sociali causati dall’aumento della povertà e dalle immorali diseguaglianze economiche che riducono le opportunità a percorsi di sviluppo umano per buona parte della popolazione. In questo contesto sociale, i cittadini si auto organizzano sviluppando nuovi comportamenti economici alternativi, ma è necessario distinguerli fra dimostrazioni di mera protesta, e gli esempi di bioeconomia che rientrano nei nuovi paradigmi culturali.

Abbiamo detto in precedenza che la bioeconomia è un’evoluzione.

All’interno del paradigma odierno, meno Stato e più privati, è naturale attendersi significativi cambiamenti dalle imprese, non perché più o meno illuminate di altri soggetti, ma perché sono l’elemento, entro il sistema capitalistico, che possiedono le risorse finanziare per costruire la transizione ecologica, tant’è che se oggi troviamo le cosiddette nuove tecnologie è attraverso il loro impulso.

Dal punto di vista della teoria, anche Stato e cittadini potrebbero finanziare il cambiamento tecnologico dei modelli produttivi. Lo Stato ha, notoriamente, abdicato al potere di emettere moneta e persino a quello di controllare il credito, mentre in ambiti micro economici i cittadini stanno auto gestendo e favorendo lo sviluppo di sistemi di consumo attraverso i cosiddetti gruppi di acquisto solidale, ed anche la produzione di merci e servizi attraverso le cooperative. Se da un lato, lo sviluppo neotecnico di talune imprese rientra certamente nella bioeconomia, poiché sottoposti a processi standardizzati e verificabili; non è scontato che i modelli del basso dei cittadini siano altrettanto bioeconomici, poiché non è garantita la trasparenza e la consapevolezza dei processi, rimandata alla sensibilità, e alle capacità di coordinatori e partecipanti.

In questo periodo di transizione ove giustamente è la calata la fiducia nelle multinazionali si stanno sviluppando forme e processi di auto certificazione che si caratterizzano soprattutto per le sensibilità etiche dei cittadini stanchi di pagare merci di dubbia qualità e provenienza, e così sorgono forme spontanee di rilocalizzazioni produttive, ma sono sistemi bioeconomici?

Non è facile saperlo, ma se vogliamo sciogliere ogni dubbio, descriviamo un esempio di produzione di beni secondo la filosofia della decrescita felice. Recentemente attraverso il circolo MDF Salerno abbiamo sperimentato un esempio di produzione di un bene che non è una merce, attraverso l’economia del dono in un contesto di convivialità e reciprocità. Qual è la differenza fra un bene e una merce? Il bene viene auto prodotto in un contesto di lavoro vernacolare, non esiste il desiderio di assegnare un prezzo al bene auto prodotto, poiché è finalizzato al soddisfacimento di un bisogno necessario: mangiare olio, auto consumo. Stiamo parlando di bisogni reali e necessari: il cibo, e la trasformazione della materia prima avviene in un ambito territoriale ristretto (filiera corta), non c’è un lavoro retribuito poiché la raccolta è effettuata dai consumatori, i quali apprendono nuove abilità e allargano la loro capacità di auto sostenersi.

La materia prima è donata, pertanto non c’è un prezzo da pagare, in cambio di convivialità e/o manutenzione della materia prima, potatura delle piante che altrimenti avrebbero sprecato i loro frutti non consumati. In questa esperienza è concentrata tutta la decrescita felice: il PIL non cresce poiché non si vende una merce, c’è la auto produzione di un bene, c’è la convivialità e il senso di comunità, c’è la trasmissione di nuove conoscenze e il lavoro vernacolare, c’è la tracciabilità e la trasparenza del bene auto prodotto attraverso un’etichettatura delle cultivar, delle tecniche di produzione dell’olio, indicando la provenienza, la data di molinatura e la data di scadenza. La decrescita felice attraverso l’auto produzione di beni che non sono merci riduce lo spazio del mercato e aumenta quello della comunità, poiché crea relazioni umane finalizzate alla convivialità.

Tradotta l’esperienza in chiave decrescente è facile osservare che tutte le attività finalizzate allo scambio di “beni” che costano meno delle merci presenti sul mercato, non rientrano nella decrescita felice poiché la motivazione dell’agire è di carattere economico monetario, e quindi non si scambiano beni ma merci che hanno prezzi diversi, ma compiono percorsi diversi da quelli programmati dalla grande distribuzione organizzata. Tale processo lascia aperti dubbi e perplessità sulla trasparenza dei rapporti economici in termini di fiscalità. Invece è decrescita felice quando un gruppo di cittadini promuove un gruppo di acquisto ma partecipa attivamente alla trasformazione del bene pagando solo i costi dell’azione. La programmazione estiva delle conserve alimentari che le nostre famiglie erano abituate a fare è decrescita felice.

La ristrutturazione edilizia finalizzata a cancellare gli sprechi generati dalle dispersioni di calore attraverso le pareti, e l’impiego di un mix tecnologico con fonti alternative per soddisfare la vera domanda di energia è decrescita felice. Come si vede la decrescita è la valorizzazione di usi e costumi del passato che avevano un valore in se, ed è l’impiego di progettazioni e tecnologie più efficienti per cancellare gli sprechi generati da un modello obsoleto di produzione delle merci. In queste direzioni tutte parallele, la domanda di lavoro è immensa poiché è necessario porre rimedio a circa trecento anni di sfruttamento irrazionale delle risorse.

E’ a dir poco imbarazzante e vergognoso far credere alle persone che non ci siano posti di lavoro, quando osservando la realtà intorno a noi con gli occhi della decrescita felice le immagini si trasformano in opportunità di lavoro, un pò ovunque: rigenerazione urbana bioeconomica, conservazione del patrimonio, agricoltura, riuso e riciclo, turismo, artigianato, istruzione e formazione, ricerca applicata e tecnologie alternative etc.

https://peppecarpentieri.wordpress.com/ ... e-lavoro2/



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MessaggioInviato: 03/12/2015, 15:45 
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MessaggioInviato: 03/12/2015, 17:49 
gippo ha scritto:
Atlanticus81 ha scritto:
Alcune persone mi definiscono un “AntiCapitalista”, mentre io credo che il Capitalismo sia profondamente errato, esso si basa su una crescita infinita su un pianeta finito,com’è possibile credere in tutto ciò? Io non sono contro nulla, sono a favore della natura, della felicità, della Comunità. E’ questo quello che non capisco, se questo modello di sviluppo avesse portato alla felicità collettiva il tutto avrebbe avuto un senso, ma purtroppo non è così: depressione, criminalità, malattie mentali, obesità, suicidi…sono tutti indicatori di un’infelicità collettiva e sono in continuo aumento.

Penso che il modello di crescita infinita possa realizzarsi solo grazie all'evoluzione tecnologica che porti alla colonizzazione planetaria
Ovviamente questo non significa "felicità per tutti gli uomini di buona volontà"
Ma quale è il modello che porta felicità, natura e comunità? Un modello che elimini depressioni, criminalità, malattie, obesità, suicidi ...
Personalmente penso che non esiste poichè la natura di questa esistenza è fatta di equilibri fra felicità ed infelicità, di eventi positivi ed eventi negativi.
La natura rispetta questi equilibri, l'intero universo è soggetto a tali regole ...
Come fai a non deprimerti se in un incidente perdi i tuoi cari?
Come fa a scomparire la criminalità se questa esistenza si basa sui desideri?
Sicuramente possiamo migliorare le nostre condizioni di vita, come sono cambiate dal medioevo ad oggi possono cambiare anche nel futuro
Ma non possiamo cambiare la natura di questa esistenza


Infatti non possiamo certo cambiare la natura di questa esistenza, già considerando il fatto che nasciamo senza averlo scelto la dice lunga su quello che ci aspetta dopo aver "visto la luce" per la prima volta..
La felicità o la tristezza non stanno nel peso del portafoglio, non provengono da alcun luogo, giacciono sopite dentro ognuno di noi e si svegliano in alternanza. Accetto senza tristezza la sopraffazione della Natura sull'uomo. Non accetto invece la sopraffazione dell'uomo sull'uomo che è la forza trainante del capitalismo.. quella si che da infinita tristezza...

Tanto per fantasticazzare un po'..
Sogno un futuro come quello dipinto nel film "il pianeta verde" [:p]
(temperatura costante tutto l'anno 18/20°C di notte 23/28 di giorno.. è fondamentale per liberarsi dalla necessità di riscaldarsi [:)] )



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MessaggioInviato: 14/12/2015, 12:52 
Sursum Corda…

… diceva il Boia all’Impiccato.

Cioe`, con una doppia metafora, mentre innalziamo i cuori, appesi alla Corda della Crescita cerchiamo di rispondere alla domanda: La crescita e` intrinseca all’essere vivente ?

Immagine

Credo tutti concordiamo sul fatto che qualunque popolazione di esseri viventi, animali e piante inclusi, prospera e si riproduce aumentando in dimensione in assenza di predatori ed in presenza di risorse; in tali condizioni la crescita sara` esponenziale! Solamente la presenza di predatori e la limitatezza delle risorse frenano la crescita di qualunque popolazione di esseri viventi facendole raggiungere un equilibrio con tutti gli altri esseri, materia ed energia con cui si trova ad interagire. In questo senso, vorrei concludere che “la crescita e` intrinseca nell’essere vivente, ma il suo risultato naturale e` l’equilibrio, cioe` la non-crescita.”

In tal senso, mi sembra ragionevole accettare le varie espressioni linguistiche che presentano la crescita come effetto positivo perche` in assenza di una propensione alla crescita non ci sarebbe nessuna popolazione. E nello stesso senso, mi sembra naturale credere che i meccanismi genetici che governano gli esseri viventi, siano propensi a produrre la crescita dell’individuo e, con esso, della popolazione, ma solo fino ad un certo limite grazie a meccanismi di contro-reazione che arrestano la crescita al punto giusto.

Infatti, diventa naturale per un albero crescere al di sopra dei suoi vicini per ricevere piu` sole e piu` acqua, o per un uccello e` naturale volare piu` alto per vedere meglio dove potersi posare o trovare il cibo, o per un animale, salire in alto sull’albero in posizione piu` sicura da predatori. Certo le radici scendono, le tane sono profonde, ma mai troppo perche` lo scopo, anche per una talpa, e` sempre di raggiungere almeno la superficie. Quindi l'”alto” e` solitamente preferito al “basso” ed il “tanto” al “poco”… infatti una larga scorta di cibo e` sempre meglio di una magra, da cui l’intrinseca preferenza per la crescita quantitativa dei beni a cui l’essere vivente possa accedere. Tutte cose che la vita sulla Terra ha imparato da milioni e miliardi di anni e che quindi sono giocoforza presenti nel patrimonio genetico di tutti.

Ma qualunque essere vivente, tranne l’essere umano, non sara` mai cosi` pazzo da crescere o da accumulare i propri possessi oltre a cio` che puo` consumare o trasportare da se. Quindi trova sempre l’equilibrio alla fine della fase di crescita.

Il Culto della Crescita (economica) e` invece cosa ben diversa, in quanto non accetta che ci possa essere un fine naturale per la crescita, ma cerca sempre e comunque di rompere e sorpassare l’equilibrio naturale senza tener conto delle conseguenze negative per il resto dell’ambiente. Se applicato come i suoi sostenitori vorrebbero, il Culto della Crescita porterebbe ad una crescita esponenziale seguita da inevitabile collasso catastrofico. Tale culto, come tutti i culti del resto, e` quindi una aberrazione di una normale tendenza naturale. Nasce allora la domanda se tale culto sia diventato intrinseco nel patrimonio genetico umano, ma sarei propenso a rispondere negativamente grazie ai tantissimi esempi, per fortuna, di persone che non cedono a tale culto, ed anzi, pensano e si comportano in modo contrario.

Purtroppo pero` il Culto della Crescita e` certamente presente nella societa` moderna; ecco che la Decrescita diventa la naturale reazione, probabilmente anch’essa geneticamente programmata, per riportare il sistema all’equilibrio che potra` consentire la continuita` dell’ambiente cosi` come lo conosciamo adesso e sperabilmente senza passare attraverso catastrofi naturali e sociali.

Insomma, l’unica maniera per non finire impiccati e` quella di lasciare la corda che sembra portarci sempre piu` in alto, ed accettare di scendere dallo sgabello prima che ci scappi da sotto ai piedi.

http://www.decrescita.com/news/sursum-corda/



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